Numero 110 - Anno XIX, Gennaio/Febbraio 2011 - Club Plein Air BdS
Numero 110 - Anno XIX, Gennaio/Febbraio 2011 - Club Plein Air BdS
Numero 110 - Anno XIX, Gennaio/Febbraio 2011 - Club Plein Air BdS
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
ibellione di piazza ha un confine<br />
davvero molto effimero. E in un<br />
mondo in cui la crisi è ancora ben<br />
lontana dall’essere realmente e<br />
definitivamente sconfitta e in cui<br />
i protagonisti di culture politiche<br />
contrapposte non riescono in<br />
nessun modo a dialogare, pensare<br />
che i nostri politici possano vivere<br />
al di sopra delle leggi che<br />
vincolano tutti gli altri, infischiandosene<br />
della morale e in<br />
perenne sfida con chicchessia diventa<br />
davvero drammatico:<br />
quanto reggerà la nostra Italia<br />
prima di scoppiare?<br />
La domanda non è peregrina<br />
come potrebbe apparire né<br />
l’accostamento con altre realtà nazionali<br />
è, se vogliamo, del tutto<br />
fuorviante, anche se il consolidamento<br />
in Italia delle libertà è un<br />
fatto ineluttabile che ha profondamente<br />
segnato a ogni livello la società.<br />
Ma il problema irrisolto è<br />
che, da qualunque parte si veda la<br />
cosa e qualunque sia l’opinione politica<br />
di ciascuno di noi, appare<br />
ormai della massima priorità che la<br />
classe politica italiana “torni tra la<br />
gente”; sia in grado di costruire e<br />
di eseguire un progetto chiaro e<br />
decifrabile di sviluppo sociale ed<br />
economico pur in questo frangente<br />
internazionale di crisi. E’ necessario<br />
che tutta la classe politica, non<br />
una parte sola, si assuma finalmente<br />
il compito che le spetta:<br />
proporre modelli e attuarli, senza<br />
crogiolarsi dietro ai proclami, se è<br />
eletta a tale scopo, salvo poi essere<br />
punita con l’alternanza se ha<br />
fallito o se il progetto attuato non<br />
è stato in grado di risolvere i problemi<br />
che doveva risolvere.<br />
Ho letto da qualche parte<br />
di recente l’opinione di uno storico<br />
della politica: l’Italia è molto brava<br />
– scriveva - ad adattarsi al decadimento<br />
della coscienza pubblica e<br />
allo spappolamento delle istituzioni;<br />
ha dato prova, nel corso dei<br />
tumultuosi decenni ‘70-‘80 e ‘80-<br />
‘90, di sorprendente elasticità e<br />
capacità di progresso, nonostante<br />
le pletoriche difficoltà. E ora? Chi<br />
governa non ce la fa ad attuare il<br />
suo programma, chi sta<br />
all’opposizione non ce la fa a fare<br />
proposte alternative e nel migliore<br />
(o peggiore dei casi) urla e strepita<br />
contro qualunque proposta del<br />
campo avversario. Tutta la politica<br />
è allo sbando e lo stallo che stiamo<br />
vivendo ci condanna a rimanere<br />
nella palude senza uscirne. Anche i<br />
giornali cavalcano l’onda della di-<br />
sputa più becera, alimentano conflitti<br />
tra personalità politiche e negano<br />
all’opinione pubblica<br />
un’informazione scevra da storture<br />
e ambiguità. In questo modo le varie<br />
controversie che attanagliano le<br />
istituzioni, i poteri e la politica producono<br />
un effetto devastante.<br />
La gente comune invece ha<br />
bisogno di essere ascoltata, di essere<br />
posta al centro delle disamine<br />
politiche, di essere coinvolta nella<br />
soluzione dei veri problemi della<br />
quotidianità: ha bisogno di essere<br />
realmente rappresentata; ed è<br />
necessario che tra la classe politica<br />
e la società civile sia riformulato<br />
una sorta di nuovo patto, affinché<br />
gli eletti siano realmente portatori<br />
delle esigenze degli elettori<br />
e non liberi di fare quel che vogliono<br />
una volta eletti. Invece<br />
siamo ridotti a una classe politica<br />
che sembra ormai concentrata solo<br />
a rappresentare se stessa, autoreferente<br />
e autogiudicante: e la<br />
gente si allontana sempre più disgustata<br />
da questo burlesco "teatrino<br />
della politica".<br />
Perfino la chiesa, pur tanto<br />
agevolata dall’attuale governo, ha<br />
sentito il dovere di intervenire in<br />
questo delicato momento che attraversa<br />
l’Italia per bocca del Cardinale<br />
Angelo Bagnasco che, nella<br />
sua prolusione all’ultima riunione<br />
della Conferenza episcopale italiana,<br />
di cui è presidente, ha dichiarato:<br />
«Chiunque accetta di assumere<br />
un mandato politico deve essere<br />
consapevole della misura e<br />
della sobrietà, della disciplina e<br />
dell'onore che esso comporta, come<br />
anche la nostra Costituzione<br />
ricorda».<br />
Il capo dei vescovi italiani,<br />
pur senza mai fare nomi, mostra<br />
grande preoccupazione per il modello<br />
che emerge da "determinati<br />
spettacoli" anche se non tralascia<br />
le insidie per le nuove generazioni<br />
che vengono da chi non riconosce<br />
il diritto alla vita e la famiglia basata<br />
sulla coppia uomo-donna. «Il<br />
successo basato sull'artificiosità, la<br />
scalata furba, il guadagno facile,<br />
l'ostentazione e il mercimonio di sé<br />
portano a un "disastro antropologico"»,<br />
è il suo severo monito. E sui<br />
giovani Bagnasco aggiunge: «Se si<br />
ingannano i giovani, se si trasmettono<br />
ideali bacati cioè guasti dal di<br />
dentro, se li si induce a rincorrere<br />
miraggi scintillanti quanto illusori,<br />
si finisce per trasmettere un senso<br />
distorcente della realtà, si oscura<br />
la dignità delle persone, si manipo-<br />
IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 41<br />
lano le mentalità, si depotenziano<br />
le energie del rinnovamento generazionale».<br />
Pur nella mia laicità, non<br />
posso che trovarmi assolutamente<br />
in linea con le parole dell’alto prelato;<br />
così come mi riconosco in un<br />
altro passaggio del cardinale Bagnasco:<br />
«Troppi oggi, seppur ciascuno<br />
a modo suo, contribuiscono<br />
al turbamento generale, a una certa<br />
confusione, a un clima di reciproca<br />
delegittimazione». Non è solo<br />
la classe politica ma anche altre<br />
leve dello stato che stanno debordando<br />
da tempo ai loro compiti e<br />
che provano ormai da anni a mostrare<br />
i muscoli pur di vincere la<br />
loro battaglia. L'invito rivolto a tutti<br />
è in sostanza quello di fermarsi<br />
un attimo a riflettere. E' necessario<br />
fermarsi tutti in tempo. E’ necessario<br />
che si smetta questa guerra di<br />
tutti contro tutti perché alla fine<br />
stanno rimanendo solo le macerie.<br />
E’ necessario che a questa<br />
Italia sia restituita la normalità e la<br />
speranza, che nel suo complesso il<br />
Paese possa ringiovanire, tornando<br />
a crescere dal punto di vista culturale<br />
e quindi anche sociale ed economico,<br />
battendo i catastrofismi e<br />
uscendo dalla melma che lo sta<br />
paralizzando. Cambiare si può e<br />
si deve. E si deve pensare a tutti<br />
perché tutti abbiano sogni da<br />
realizzare e possano realizzarli:<br />
chi è più giovane perché è giovane,<br />
chi è già anziano perché ha<br />
già sacrificato per la società i<br />
suoi anni migliori.<br />
Proviamo a dare oggi un senso<br />
rinnovato alla parola democrazia<br />
Credo che lo dobbiamo a<br />
noi stessi e che tutto sommato ce<br />
lo meritiamo, anche perché altrimenti<br />
sarebbe inutile festeggiare<br />
i 150 anni dell’unità di questo nostro<br />
stato che non riesce ancora<br />
ad essere, dopo un secolo e mezzo,<br />
una vera unica nazione.<br />
Maurizio Karra