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Microclima, aerazione e illuminazione alla base ... - Gruppo 24 Ore

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IGIENE DEL LAVORO<br />

Articolo<br />

IGIENE E SICUREZZA<br />

In un ambiente di lavoro è necessario garantire condizioni di benessere accettabili<br />

<strong>Microclima</strong>, <strong>aerazione</strong> e <strong>illuminazione</strong><br />

<strong>alla</strong> <strong>base</strong> delle linee guida CTIPL-ISPESL<br />

di Marco Masi, Regione Toscana, Coordinatore del Comitato Tecnico Interregionale della Prevenzione nei<br />

Luoghi di Lavoro ­ Commissione Salute delle Regioni e Province Autonome, e Omar Nicolini, Azienda USL<br />

di Modena, Coordinatore del GdL CTIPL “<strong>Microclima</strong> e <strong>illuminazione</strong>”<br />

<strong>Microclima</strong>, <strong>aerazione</strong><br />

e <strong>illuminazione</strong> nei luoghi di<br />

lavoro sono il tema centrale delle<br />

linee guida del Coordinamento<br />

tecnico per la sicurezza nei luoghi<br />

di lavoro delle Regioni<br />

e delle Province autonome<br />

1° giugno 2006, redatto in<br />

collaborazione con l’ISPESL.<br />

Il testo del documento<br />

è stato predisposto al fine<br />

di fornire indicazioni operative<br />

per i diversi attori della sicurezza<br />

(addetti <strong>alla</strong> sicurezza in azienda,<br />

progettisti, consulenti, medici<br />

competenti, rappresentanti<br />

dei lavoratori per la sicurezza,<br />

operatori degli organi<br />

di vigilanza) e per evidenziare<br />

i diversi aspetti della sicurezza<br />

e della salute connessi<br />

al microclima, <strong>alla</strong> qualità<br />

dell’aria e <strong>alla</strong> <strong>illuminazione</strong><br />

degli ambienti di lavoro.<br />

58<br />

I l<br />

Il testo integrale delle linee guida del Coordinamento<br />

tecnico interregionale della prevenzione nei luoghi di<br />

lavoro 1° giugno 2006 è disponibile nella sezione “Documentazione<br />

integrativa” all’indirizzo:<br />

2006 è stato certamente un anno<br />

che ha riservato particolari attenzioni<br />

all’insieme dei rischi fisici e,<br />

più in generale, <strong>alla</strong> prevenzione e<br />

<strong>alla</strong> promozione della salute e sicurezza<br />

nei luoghi di lavoro.<br />

Circa i rischi da agenti fisici, gli<br />

eventi di maggior impatto sul mondo<br />

della prevenzione sono certamente<br />

l’effettiva entrata in vigore del decreto<br />

di recepimento della direttiva europea<br />

2002/44/CEE, sulle misure di<br />

prevenzione dai rischi da esposizione<br />

a vibrazioni, e del decreto di recepimento<br />

della direttiva 2003/10/CE,<br />

sulla prevenzione dei rischi da esposizione<br />

a rumore nei luoghi di lavoro.<br />

L’anno che si è da poco concluso<br />

ha permesso, inoltre, di delineare<br />

compiutamente e attivare i percorsi<br />

formativi per i Responsabili e gli Addetti<br />

dei Servizi di Prevenzione e Protezione<br />

ed ha riavviato il processo di<br />

formulazione del Testo unico sulla salute<br />

e sicurezza nei luoghi di lavoro.<br />

In tutte queste situazioni è stata significativa<br />

la presenza delle Regioni<br />

che si è potuta esprimere in modo organico<br />

grazie al Comitato Tecnico Interregionale<br />

della Prevenzione nei luoghi<br />

di Lavoro (CTIPL), che opera nel<br />

contesto della Commissione Salute<br />

delle Regioni e Province Autonome,<br />

attraverso gruppi di lavoro attivati sulle<br />

più rilevanti aree tematiche del set-<br />

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tore, dalle attrezzature di lavoro ai luoghi<br />

di lavoro e ai cantieri, dagli agenti<br />

fisici a quelli chimici e altri ancora.<br />

Il Comitato rappresenta un’ulteriore<br />

occasione di innovazione nella costruzione<br />

del sistema a rete della prevenzione<br />

e sicurezza dei luoghi di lavoro<br />

e costituisce un raccordo operativo<br />

fra le varie Amministrazioni pubbliche.<br />

È stato creato, pertanto, un sistema<br />

di relazioni permanenti fra Ministeri,<br />

INAIL, ISPESL ecc., finalizzato<br />

a scambiare dati e informazioni<br />

utili <strong>alla</strong> prevenzione, a progettare e a<br />

programmare iniziative comuni e uniformi,<br />

oltre che a condividere, in sede<br />

tecnica, contributi su provvedimenti<br />

discussi in Conferenza Stato-Regioni.<br />

In effetti, fin d<strong>alla</strong> promulgazione<br />

del D.Lgs. n. 626/1994, le Regioni e<br />

le Province autonome così come le<br />

altre Istituzioni, in particolare l’ISPE-<br />

SL, si sono sentite impegnate nell’emanazione<br />

di indirizzi operativi<br />

coordinati che costituissero un supporto<br />

tecnico all’applicazione di una<br />

legislazione sempre più complessa.<br />

A far capo dalle «Linee Guida per<br />

l’applicazione del D.Lgs. 626/94»,<br />

pubblicate nel 1996, è iniziata una<br />

importante produzione di indicazioni<br />

sull’interpretazione delle principali<br />

leggi sulla tutela della salute e della<br />

sicurezza nei luoghi di lavoro che<br />

prosegue ancora oggi.<br />

6 marzo 2007 ­ N. 5


<strong>Microclima</strong>, <strong>aerazione</strong><br />

e <strong>illuminazione</strong><br />

Tra le molte attività che il Comitato<br />

ha portato a compimento nel 2006,<br />

un particolare rilievo assumono le linee<br />

guida su microclima, <strong>aerazione</strong> e<br />

<strong>illuminazione</strong> nei luoghi di lavoro, recentemente<br />

pubblicate [1] . Questo documento<br />

parte d<strong>alla</strong> considerazione<br />

che, per ottenere situazioni di benessere<br />

in un ambiente di lavoro, occorre<br />

garantire condizioni accettabili dal<br />

punto di vista sia del microclima (ovvero<br />

relativamente alle grandezze termo-igro-anemometriche),<br />

sia della<br />

qualità dell’aria, sia del livello di <strong>illuminazione</strong>.<br />

Questo può essere ottenuto attraverso<br />

scambi naturali con l’ambiente<br />

esterno o, quando si renda necessario,<br />

mediante l’utilizzo di appositi dispositivi<br />

meccanici.<br />

L’uso intelligente delle risorse “naturali”<br />

è conveniente sia per la qualità<br />

della vita sia perché consente indubbie<br />

economie nella fase di costruzione<br />

e di gestione dei sistemi meccanici,<br />

avendo sempre attenzione <strong>alla</strong> salute<br />

e <strong>alla</strong> sicurezza degli occupanti,<br />

siano essi clienti, fruitori o lavoratori.<br />

Come nascono<br />

le linee guida<br />

Nonostante la materia sia regolamentata<br />

da numerose leggi e normative<br />

tecniche, ancora oggi tanta parte<br />

della progettazione industriale spesso<br />

non si sofferma con la dovuta attenzione<br />

su questi fattori di rischio.<br />

Anche la valutazione del comfort<br />

da microclima, da qualità dell’aria e<br />

da <strong>illuminazione</strong>, purtroppo, è spesso<br />

sottovalutata nei documenti aziendali<br />

di valutazione dei rischi e ancor più<br />

trascurata è l’identificazione e l’attuazione<br />

di misure tecniche, organizzative<br />

e procedurali volte a migliorare<br />

l’ambiente di lavoro e, quindi, il benessere<br />

dei lavoratori.<br />

L’opportunità di redigere delle linee<br />

guida sul microclima, sull’<strong>aerazione</strong><br />

e sull’<strong>illuminazione</strong> nei luoghi<br />

di lavoro era maturata già nel 2003<br />

quando, nell’ambito del Comitato In-<br />

6 marzo 2007 ­ N. 5<br />

IGIENE E SICUREZZA<br />

terregionale, venne formalizzata l’esigenza<br />

di:<br />

l elaborare linee guida sulla valutazione<br />

del rischio microclimatico e sugli<br />

standard prestazionali degli impianti<br />

aeraulici;<br />

l effettuare una ricognizione su attualità<br />

e limiti dei rapporti aeroilluminanti<br />

previsti dai Regolamenti Edilizi<br />

comunali, puntualizzando i comportamenti<br />

degli operatori dei Servizi<br />

territoriali durante la fase di valutazione<br />

dei progetti di ristrutturazione o<br />

costruzione di nuovi insediamenti<br />

produttivi.<br />

A seguito di questa determinazione<br />

fu istituito, presso il Comitato, uno<br />

specifico <strong>Gruppo</strong> di Lavoro denominato<br />

“<strong>Microclima</strong> ed <strong>illuminazione</strong>”,<br />

costituito da esperti individuati dalle<br />

Regioni.<br />

A tal proposito, è da rilevare la<br />

disponibilità manifestata dall’ISPE-<br />

SL, sin dall’istituzione del <strong>Gruppo</strong> di<br />

lavoro, a collaborare con una qualificata<br />

presenza di propri tecnici per il<br />

raggiungimento degli obiettivi fissati.<br />

Fin dalle prime fasi di discussione,<br />

il <strong>Gruppo</strong> di Lavoro convenne sull’opportunità<br />

di inserire le elaborazioni<br />

in un unico documento di linee di<br />

indirizzo, al fine di consentire una<br />

trattazione organica e quanto più possibile<br />

completa.<br />

Successivamente, questa determinazione<br />

si era consolidata anche in<br />

relazione alle evidenti lacune del progetto<br />

legislativo del cosiddetto Testo<br />

unico presentato durante la passata legislatura.<br />

Dopo circa tre anni di lavoro, di<br />

incontri, confronti e discussioni, anche<br />

pubbliche, si è approdati <strong>alla</strong> versione<br />

definitiva approvata il 1° giugno<br />

2006.<br />

La struttura del testo<br />

Il testo delle linee guida si articola<br />

in tre parti. Nella prima parte vengono<br />

trattati gli ambienti termici moderati,<br />

ambienti severi caldi e freddi, la<br />

<strong>aerazione</strong> naturale e la ventilazione<br />

forzata, l’<strong>illuminazione</strong> naturale, artificiale<br />

e d’emergenza. Sono richiamati<br />

gli aspetti fisiologici, le patolo-<br />

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IGIENE DEL LAVORO<br />

Articolo<br />

gie correlate e le implicazioni per la<br />

salute e la sicurezza sul lavoro, nonché<br />

la qualità delle condizioni ambientali<br />

e le possibilità di intervento<br />

per il loro miglioramento (si veda il<br />

riquadro 1).<br />

Nella seconda parte, dopo una ricognizione<br />

sui vincoli e sulle opportunità<br />

legate ai temi del contenimento<br />

energetico, sono raccolti, commentati<br />

e portati a sintesi i requisiti e gli standard<br />

progettuali di <strong>aerazione</strong>, ventilazione,<br />

microclima e <strong>illuminazione</strong><br />

nelle principali tipologie produttive,<br />

con una particolare attenzione ai locali<br />

adibiti a pubblico spettacolo, ad attività<br />

commerciali, a quelli destinati all’attività<br />

scolastica e ospedaliera, agli<br />

ambienti industriali, ai locali ausiliari<br />

e agli uffici (si veda il riquadro 2).<br />

La terza parte è dedicata alle indicazioni<br />

operative. Sono proposti approfondimenti<br />

sulla valutazione del rischio,<br />

sulla strumentazione e sulle modalità<br />

di misura, sulla gestione e manutenzione<br />

degli impianti aeraulici, sui dispositivi<br />

di protezione individuale per<br />

gli ambienti termici severi, sul controllo<br />

sanitario dei lavoratori e sulla valutazione<br />

dei progetti di nuovi insediamenti<br />

produttivi (si veda il riquadro 3).<br />

Negli allegati, vengono descritti,<br />

infine, i principali inquinanti indoor,<br />

la bibliografia e i siti web, la legislazione<br />

e la normativa tecnica, il glossario,<br />

le unità di misura e le grandezze<br />

utilizzate nel testo, al fine di offrire la<br />

più ampia panoramica sulla materia.<br />

Conclusioni<br />

Con la pubblicazione di questo testo<br />

si è voluto fornire, dunque, un<br />

valido supporto a tutti gli operatori<br />

della prevenzione e, in particolare, ai<br />

progettisti che quotidianamente si<br />

misurano con la necessità di progettare<br />

degli ambienti confortevoli per il<br />

benessere dei lavoratori.<br />

A tale fine è stato utile l’apporto<br />

di molti soggetti, a cominciare dalle<br />

parti sociali che, con il loro prezioso<br />

contributo, hanno arricchito i vari documenti.<br />

l<br />

[1] Il testo delle Linee guida su microclima, <strong>aerazione</strong> e <strong>illuminazione</strong> nei luoghi di lavoro èo a disposizione sul sito istituzionale<br />

dell’ISPESL, all’indirizzo http://www.ispesl.it/Linee_guida/tecniche/LGMicroClima062006.pdf.<br />

59


60<br />

IGIENE DEL LAVORO<br />

Articolo<br />

IGIENE E SICUREZZA<br />

<strong>Microclima</strong><br />

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Riquadro 1<br />

Si definisce microclima il complesso dei parametri fisici ambientali che caratterizzano l’ambiente<br />

locale (ma non necessariamente confinato) e che, assieme a parametri individuali, quali l’attività<br />

fisica e l’abbigliamento, determinano gli scambi termici fra l’ambiente stesso e gli individui che<br />

operano in queste zone spaziali circoscritte, sia al chiuso sia all’aperto, adibite a luoghi di vita o di<br />

lavoro.<br />

In condizioni fisiologiche, nell’organismo umano la temperatura corporea interna (o del nucleo)<br />

rimane relativamente costante malgrado le ampie variazioni termoigrometriche ambientali, e questa<br />

condizione può essere mantenuta solo se esiste un equilibrio tra il calore generato internamente<br />

e quello ceduto/assorbito nei confronti dell’ambiente circostante.<br />

L’equilibrio termico è garantito dall’ipotalamo, a partire da informazioni relative <strong>alla</strong> temperatura<br />

corporea ricevute da ricettori sensibili al caldo e al freddo. In presenza di un discostamento dalle<br />

condizioni di comfort termico vengono attivate una sequenza di procedure per lo smaltimento del<br />

calore in eccesso (aumento della circolazione sanguigna, sudorazione), o per la produzione di<br />

ulteriore calore (brividi, aumento del tono muscolare, attività). Quando questi meccanismi non sono<br />

più sufficienti, si manifestano fenomeni via via più gravi, sino al colpo di calore o a episodi di<br />

assideramento e, all’estremo, la morte.<br />

Da evidenziare, inoltre, che il malessere provocato da cattive condizioni microclimatiche è causa di<br />

una riduzione della percezione di altri fattori di rischio e favorisce il verificarsi di infortuni sul lavoro.<br />

Negli ambienti di lavoro i rischi da microclima sono particolarmente rilevanti in alcuni settori<br />

dell’industria, ove le caratteristiche del lay­out o il lavoro all’aperto impongono ai lavoratori<br />

condizioni tali da impegnare i meccanismi di adattamento e di accomodazione ai limiti delle<br />

possibilità fisiologiche, ma spesso riguarda anche situazioni che derivano da cattiva progettazione,<br />

incuria, maldestra concezione del risparmio energetico a danno del comfort o della salute dei<br />

lavoratori. Gli ambienti termici nei quali specifiche e ineludibili esigenze produttive (vicinanza a<br />

forni ceramici o fusori, accesso a celle frigo o in ambienti legati al ciclo alimentare del freddo ecc.) o<br />

condizioni climatiche esterne in lavorazioni effettuate all’aperto, in agricoltura, in edilizia, nei<br />

cantieri di cava, nelle opere di realizzazione e manutenzione delle strade ecc.) determinano la<br />

presenza di parametri termoigrometrici stressanti vengono definiti “severi”. Negli altri casi, nei quali<br />

è comunque sempre perseguibile l’ottenimento del comfort termoigrometrico, si parla di ambienti<br />

“moderati”.<br />

Per la valutazione del rischio si ricorre a indici distinti per ambienti severi caldi o freddi:<br />

l al primo tipo di ambienti fanno riferimento il WBGT e la procedura PHS (procedura più dettaglia­<br />

ta, che consente il calcolo del tempo massimo di esposizione);<br />

l per il secondo tipo di ambienti si ricorre <strong>alla</strong> determinazione dell’indice Ireq (isolamento dell’abbigliamento<br />

richiesto) per confronto con Icl come indice del raffreddamento globale ed <strong>alla</strong> determinazione<br />

del WCI­tch come indice del raffreddamento localizzato.<br />

Il comfort termico viene valutato, invece, sulla <strong>base</strong> degli indici PPD e PMV, come indici di discomfort<br />

generale, e PD per correnti d’aria, differenza verticale di temperatura, temperatura del pavimento e<br />

asimmetria radiante come indici di discomfort localizzato.<br />

6 marzo 2007 ­ N. 5


6 marzo 2007 ­ N. 5<br />

IGIENE E SICUREZZA<br />

Qualità dell’aria indoor<br />

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IGIENE DEL LAVORO<br />

Articolo<br />

Riquadro 2<br />

Per “aria indoor” si intende quella presente negli ambienti confinati; è caratterizzata d<strong>alla</strong> presenza<br />

di sostanze di varia natura che provengono sia dall’interno delle costruzioni (originati d<strong>alla</strong> stessa<br />

presenza umana o da emissioni di materiali e attività) sia dall’esterno, ma che non sono naturalmente<br />

presenti nell’aria esterna di sistemi ecologici di elevata qualità.<br />

Gli inquinanti presenti nell’aria indoor possono essere generati da più fonti, ognuna delle quali di<br />

difficile identificazione e non particolarmente dominante, in modo sia occasionale sia continuativo:<br />

è spesso di modesta entità e assume sovente un carattere diffuso.<br />

Gli effetti dell’inquinamento dell’aria degli ambienti confinati, amplificati da una sempre maggiore<br />

permanenza delle persone in spazi chiusi, possono interessare vari organi e apparati ma le patologie<br />

sono ascrivibili a due gruppi principali:<br />

l le Building Related Illness (BRI) o “Malattia correlata all’edificio”, aventi un quadro clinico ben<br />

definito e per le quali può essere identificato uno specifico agente causale, come le alveoliti<br />

allergiche estrinseche, le infezioni da rickettsie, da virus e da funghi, asma bronchiale, febbre da<br />

umidificatori, febbre di Pontiac e legionellosi;<br />

l le Sick Building Syndrome (SBS) o “Sindrome da edificio malato”, caratterizzate da un quadro<br />

clinico sfumato non facilmente riconducibili a un unico agente causale.<br />

L’<strong>aerazione</strong> naturale (o ventilazione naturale) degli spazi chiusi è uno dei principali elementi che<br />

concorrono al mantenimento di una buona qualità dell’aria indoor, ma contribuisce anche su altri<br />

versanti al benessere dell’individuo. Più analiticamente si può affermare che l’<strong>aerazione</strong> naturale<br />

non solo ha lo scopo di assicurare un adeguato ricambio d’aria per ridurre la presenza di inquinanti<br />

nell’ambiente chiuso, ma serve anche a:<br />

l controllare il valore di umidità relativa, riducendo la formazione di condensa del vapore d’acqua<br />

sulle pareti e, quindi, il rischio della formazione di colonie batteriche;<br />

l favorire gli scambi convettivi ed evaporativi e, quindi, permettere una migliore termoregolazione<br />

corporea negli ambienti caldi.<br />

È da rilevare, poi, che l’<strong>aerazione</strong> naturale assume rilevanza anche ai fini della sicurezza antincendio,<br />

limitando la formazione di concentrazioni esplosive o asfissianti di aerodispersi.<br />

La ventilazione meccanica (o “forzata”) è, invece, la soluzione impiantistica in cui il rinnovo dell’aria<br />

è realizzato con ventilatori, che prelevano aria all’esterno dell’edificio e la distribuiscono utilizzando<br />

(almeno parzialmente) una canalizzazione.<br />

La corretta progettazione di un impianto di ventilazione presuppone di mantenere la purezza<br />

dell’aria mediante l’immissione nell’ambiente di una adeguata quantità di aria di rinnovo, prelevata<br />

in luogo adeguato e correttamente filtrata, e anche di ottenere una efficace e omogenea distribuzione<br />

della stessa in ogni parte del locale, evitando fastidiose correnti.<br />

La legislazione inerente ai luoghi di lavoro richiede:<br />

l la presenza, ovunque possibile, di una adeguata <strong>aerazione</strong> naturale;<br />

l il ricorso, in caso di carenza di <strong>aerazione</strong> naturale, agli impianti di ventilazione forzata;<br />

l le tutele per gli operatori (impianti sempre funzionanti, portate adeguate, velocità dell’aria non<br />

eccessive, <strong>alla</strong>rmi nei casi di mal funzionamento, pulizia regolare ecc.) nel caso di ricorso a impianti<br />

di ventilazione forzata.<br />

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62<br />

IGIENE DEL LAVORO<br />

Articolo<br />

IGIENE E SICUREZZA<br />

Illuminazione naturale e artificiale<br />

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Riquadro 3<br />

Quello che è definito “luce” sono le radiazioni elettromagnetiche che l’occhio umano è in grado di<br />

percepire e, precisamente, quelle che hanno una lunghezza d’onda compresa tra 400 e 780<br />

nanometri (nm). La luce è, quindi, la sensazione soggettiva prodotta dall’interazione di queste<br />

radiazioni con l’apparato visivo.<br />

Molte delle impressioni sensoriali dell’uomo sono di natura ottica e necessitano della luce come<br />

veicolo di informazione; per questo ha una rilevanza fondamentale nella percezione del mondo e,<br />

dunque, nelle attività umane e influenza grandemente le relazioni fisiologiche, emozionali, psicologiche<br />

dell’uomo.<br />

L’atto del vedere si esplica in una complessa sequenza di fenomeni fisici, chimici e nervosi e si<br />

manifesta concretamente attraverso la percezione delle forme, del colore, del rilievo e del movimento<br />

degli oggetti. Nell’apparato della visione, l’occhio è l’elemento ricevitore e le radiazioni<br />

luminose stimolano le cellule fotosensibili della retina generando impulsi nervosi che, mediante<br />

il nervo ottico, giungono <strong>alla</strong> zona della corteccia cerebrale deputata <strong>alla</strong> trasformazione dei<br />

segnali in percezione visiva, vale a dire in una cosciente rappresentazione luminosa delle informazioni<br />

ricevute dal mondo esterno.<br />

L’<strong>illuminazione</strong> di un ambiente di lavoro deve disporre di corretti sistemi di <strong>illuminazione</strong> naturale<br />

e artificiale per soddisfare esigenze fondamentali, quali:<br />

l buona visibilità ­ per svolgere correttamente una determinata attività, l’oggetto della visione deve essere<br />

percepito e inequivocabilmente riconosciuto con facilità, velocità e accuratezza;<br />

l comfort visivo ­ l’insieme dell’ambiente visivo deve soddisfare necessità di carattere fisiologico<br />

e psicologico;<br />

l sicurezza ­ le condizioni di <strong>illuminazione</strong> devono sempre consentire sicurezza e facilità di movimento e un<br />

pronto e sicuro discernimento dei pericoli insiti nell’ambiente di lavoro.<br />

L’<strong>illuminazione</strong> naturale è quella che si ottiene utilizzando la luce diurna, vale a dire quella parte di<br />

energia che il sole fornisce <strong>alla</strong> terra e che può essere diretta o riflessa d<strong>alla</strong> volta celeste e dalle<br />

varie superfici dell’ambiente esterno e interno. Nell’<strong>illuminazione</strong> degli ambienti, l’impiego della<br />

luce diurna è importante sia per la qualità della visione e le caratteristiche di gradevolezza e<br />

accettazione da parte degli occupanti, sia per ragioni connesse al risparmio energetico. Inoltre, il<br />

contributo della luce naturale nell’<strong>illuminazione</strong> degli interni va privilegiato in quanto la presenza,<br />

nell'involucro di un edificio, di aperture verso l’esterno permette di cogliere le modulazioni del<br />

ciclo della luce, cui sono legate importanti funzioni fisiologiche, e di mantenere un legame visivo<br />

col mondo circostante, che è un bisogno psicologico elementare dell’uomo.<br />

Per queste ragioni, l’<strong>illuminazione</strong> con luce naturale degli ambienti di lavoro deve essere adottata<br />

in tutti i casi in cui le attività o le lavorazioni non necessitano esplicitamente, per il loro stesso<br />

espletamento, di un’<strong>illuminazione</strong> naturale ridotta o assente.<br />

L’<strong>illuminazione</strong> artificiale è quella prodotta dai corpi illuminanti intenzionalmente introdotti per lo<br />

svolgimento dei compiti visivi richiesti, in quel determinato luogo, e per compensare la carenza o<br />

l’assenza di <strong>illuminazione</strong> naturale. Quindi, la progettazione di un impianto di <strong>illuminazione</strong> deve<br />

essere coerente con le caratteristiche dell’ambiente (dimensioni, forma, proprietà fotometriche<br />

delle superfici interne, presenza di luce diurna ecc.), con la sua funzione generale (commerciale,<br />

produttiva, sanitaria ecc.) e con i compiti visivi degli utilizzatori.<br />

6 marzo 2007 ­ N. 5

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