luglio/agosto - Caritas Diocesana di Palermo

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spiritualità di Angelo Tomasello È lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità L’indimenticabile esperienza di due seminaristi a Rimini Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito «Èlo è la verità», con questo tema si è svolta dal 29 aprile a 2 maggio ’10, nella tradizionale cornice della Fiera di Rimini, la 33ª Convocazione Nazionale del Rinnovamento nello Spirito. Il Pastorale di Palermo, quest’anno, ha offerto a due giovani del nostro Seminario la possibilità di partecipare all’Incontro e sono stati scelti Salvatore Biancorrosso e Angelo Tomasello. Per i due giovani seminaristi è stata un’esperienza davvero indimenticabile che lascerà segni indelebili nel loro cammino formativo. Nei quattro giorni di attività assembleare, l’immancabile Celebrazione eucaristica quotidiana è stata presieduta, via via, dai Cardinali Sandri, Herranz Casado e Dias e l’ultimo giorno da mons. Lambiasi, vescovo di Rimini. Il Card. Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, nella sua omelia, ha invitato i presenti a rispondere alla richiesta «dateci del vostro olio» che proviene dal mondo di oggi, dando una testimonianza di fede nel Signore Risorto. Nell’omelia della Celebrazione del secondo giorno, il Card. Herranz Casado, presidente emerito del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, ha ricordato come, in virtù del battesimo, tutti siamo chiamati ad annunziare il Vangelo. Sulla stessa scia si è collocato il Card. Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli, che ha affermato: «testimoniare Cristo significa portare al mondo il suo profumo». L’ultimo giorno, infine mons. Lambiasi, nella sua omelia ha detto che «il cristiano non è amato perché amabile, ma è amabile perché è amato da Dio». Degne di nota le due meditazioni di padre Raniero Cantalamessa, Predicatore della Casa pontificia. Nella prima, 26 InformaCaritas luglio/agosto duemiladieci sul senso del peccato, il frate ha accompagnato per mano i presenti nel ricercare dentro di sé il «fittone», una specie di radice madre dell’albero peccato, del peccato radicale, che consiste nel non riconoscere Dio, nel rifiutarsi di dargli la gloria che gli spetta. Nella seconda meditazione sul sacerdozio, il cappuccino ha ricordato ai sacerdoti presenti che la Chiesa deve avere umiltà «perché possa risplendere di Cristo». Proprio con la seconda relazione di p. Cantalamessa ha preso il via la Festa sacerdotale, importantissimo momento dell’incontro di RnS. I ventimila partecipanti hanno potuto rendere grazie al Signore per il dono dei sacerdoti che fa alla sua Chiesa. Grazie alla testimonianza di cinque sacerdoti (don Fortunato Di Noto, fondatore della Associazione «Meter» per la tutela dell’infanzia, p. Felice Sciannameo, M.C.C.J., missionario in Uganda, il cistercense Dom Pietro Maria Bacillari, p. Mario Marafioti, S.J., che dedica il suo servizio a tutti quelli che si sentono ultimi e don Giosy Cento, sacerdote e cantautore cristiano) si è potuto riflettere sull’alta dignità del Ministero ordinato. A segnare la giornata del Primo maggio c’è stata, invece, la preghiera di guarigione con Damian Stayne, laico, fondatore della comunità «Cor et Lumen Christi», impegnato da diversi anni nel ministero di guarigione in tutto il mondo. Stayne ha improntato la sua relazione sulla riscoperta del valore della Parola di Dio, che non deve essere solo ascoltata nella mente o suscitare emozioni, ma che deve essere e diventare Parola di rivelazione. Stayne ha anche reso testimonianza di come il Signore, attraverso il suo ministero di guarigione, abbia guarito in sette anni oltre 35.000 persone in tutto il mondo. A dimostrare l’importanza della testimonianza del RnS per la Chiesa italiana, la Convocazione ha dedicato una tavola rotonda alla «Evangelizzazione del sociale» e alla «Emergenza educativa». Prendendo spunto dall’enciclica «Caritas in veritate» di Benedetto XVI e moderati da Domenico Delle Foglie, portavoce di «Scienza e vita», sono intervenuti Francis Campbell, ambasciatore della Gran Bretagna presso la Santa Sede, l’onorevole Alfredo Mantovano, sottosegretario al ministero dell’Interno e Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello Ior. Così ha concluso: «Come può un credente dire di avere lo Spirito Santo e non vivere di Spirito Santo? Non portare lo Spirito Santo agli altri? Il senso è proprio lo Spirito è la verità che ricevuta ti fa vivere, camminare, servire e testimoniare. Questa è l’effusione dello Spirito Santo: la scelta di essere, e per sempre, di Cristo». Molti, vuoi per non conoscenza, vuoi per le errate declinazioni del Movimento in cui si sono imbattuti, hanno finito per ridurre il RnS alle espressioni esteriori, riti, canti, gestualità vivace. Ad uno sguardo più attento si vede invece che dietro la gestualità tipica e i canti coinvolgenti, caratteristici del movimento, c’è il bisogno di amare Dio, la necessità di lodarlo in modo non convenzionale e uniforme e l’urgenza di mostrare e testimoniare al mondo l’appartenenza al Signore.
notiziee dalla diocesi di Maria Butera MONASTERO DELLA VISITAZIONE: UN POLMONE DI PREGHIERA PER LA CHIESA E PER LA CITTÀ DI PALERMO ultratrentennale che mi lega all’attuale Madre supe- L’amicizia riora del Monastero della Visitazione, Suor Maria Eletta Demma, mi ha consentito domenica 30 maggio 2010 di vivere una profonda esperienza spirituale. Sono stata infatti invitata a partecipare alla celebrazione eucaristica, presieduta dall’Arcivescovo Mons. Paolo Romeo, in occasione del 400° anniversario di fondazione della famiglia religiosa delle Visitandine, avvenuta nella solennità della SS. Trinità ad Annecy nel 1610. Può apparire singolare che un vescovo, come lo era San Francesco di Sales, attento alle necessità concrete degli uomini del suo tempo, dopo avere creato, insieme a Santa Francesca Giovanna Chantal, una comunità di suore dedite alla carità verso gli ultimi, abbia poi trasformato la sua fondazione in un ordine monastico di vita claustrale. Il Vangelo però ci dice che non c’è contraddizione tra vita attiva e contemplazione, ma la preghiera è l’anima di tutta la missionarietà della Chiesa. Infatti Mons. Romeo ha sottolineato nell’omelia la grandezza del dono che sono le 26 visitandine per la nostra Chiesa locale, perchè dalle mura del monastero di via San Francesco di Sales, l’orazione elevata a Dio passa attraverso l’offerta della loro vita e questo naturalmente arricchisce di grazie feconde la nostra comunità ecclesiale diocesana. Inoltre L’Arcivescovo ha ricordato che Gesù ha voluto che si diffondesse la devozione al Suo Sacro Cuore, oggi patrimonio spirituale della Chiesa universale, attraverso la rivelazione privata ad una visitandina: Santa Margherita Maria Alacoque. Personalmente credo molto nel valore dei claustrali anche nella vita frenetica vita contemporanea. Infatti quasi sempre all’interno della preparazione alla Cresima accompagno una volta questi fratelli che il Signore mi affida temporaneamente per la catechesi presso il monastero di clausura. La prima cosa che colpisce chi non è abituato a frequentare tali luoghi è quella di trovare donne “normali” che parlano,sorridono con una luminosità che viene dal profondo e che sono “stranamente” aggiornatissime sugli eventi della città e del mondo. Allora coloro che stanno approfondendo la catechesi, incontrando le monache fanno un secondo passaggio: clausura non è fuga vigliacca dai problemi, non è isolamento autoreferenziale, ma è un cuore che si dilata fino ad accogliere il mondo intero e portarlo davanti a Dio attraverso il dono di sé. Comprendono inoltre che il monastero può essere anche un luogo di ascolto per le proprie angosce, di profonda condivisione di offerta di senso per la propria vita nel momento in cui si pensa di averne smarrito il baricentro. Infine quelle grate, che poi vengono regolarmente aperte per salutare amabilmente i visitatori, sono solo indicatrici del cielo, dell’eternità. I valori di questo mondo se sono autenticamente umani e cristiani vanno perseguiti con tutta la coerenza e l’impegno possibili, ma non sono realtà definitive. Noi camminiamo tra il “già” e il “non ancora”, siamo nel mondo, ma come scrive l’autore della lettera a Diogneto, il compimento della nostra vita non è quaggiù. E i claustrali ci testimoniano con il loro stile di vita che la loro separazione non è reale,ma simbolica. Quindi essa ci invita a pensare che il Regno di Dio che inizia su questa terra non si conclude su di essa, ma va verso la Città santa, la Gerusalemme celeste. E domenica 30 maggio il canto celestiale delle suore, nascoste agli occhi di tutti, ma fortemente presenti al mio cuore, mi ha aiutato a pregustare, mentre sono ancora nel tempo, un pezzetto di quel Paradiso nel quale Gesù è andato a preparare un posto per ciascuno di noi. luglio/agosto duemiladieci InformaCaritas 27
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