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Aprile - Comunità Spirito Santo

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A cinque anni dalla sua chiamata al cielo<br />

Ricordiamo Giovanni Paolo II<br />

Anch’io mi inserisco come piccola goccia<br />

nel fiume di parole versate attorno a Giovanni<br />

Paolo II.<br />

Giovanni Paolo ha invitato al dialogo.<br />

L’attenzione generale si è puntata in alto,<br />

al dialogo tra grandi religioni o tra le nazioni<br />

del mondo, dimenticando che spesso<br />

non c’è dialogo né comunicazione tra<br />

chi vive vicino, nella stessa famiglia.<br />

E’ merce molto rara oggi, che un giovane<br />

padre trovi la possibilità di raccontare<br />

qualcosa di importante ai figli, di essere<br />

memoria, di essere testimone o insegnare<br />

un’esperienza di vita che aiuti il suo<br />

bambino a divenire uomo. Molti psicologi<br />

contemporanei parlano di paternità<br />

negata. Tra padre e figlio esiste spesso un<br />

silenzio che uccide.<br />

Il defunto pontefice ha avuto il carisma<br />

della paternità e fu punto di riferimento<br />

per grande parte dell’umanità che ha<br />

espresso il suo rapporto filiale elaborando<br />

il lutto che si è manifestato nell’impressionante<br />

stringersi uniti attorno alla sua<br />

salma, con una partecipazione spontanea<br />

mai visto fino ad allora. Il gesto simbolico<br />

di un’umanità che aveva perso il padre<br />

e si trovava come smarrita.<br />

Di questo grande uomo, riconosciuto dal<br />

sensus fidelium come “santo subito”, non<br />

è possibile dire tutto, ricordo due aspetti<br />

di ciò che io, padre, ho visto e ritengo utile<br />

trasmettere alla memoria dei figli. Anzitutto<br />

invito, a fare anche memoria prolungata<br />

dei suoi predecessori: Giovanni<br />

XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo I, senza i<br />

quali non si può capire molto della sintesi<br />

operata nel pontificato di Giovanni<br />

Paolo II.<br />

Nel fare memoria di Giovanni Paolo II,<br />

voglio evidenziare un secondo aspetto<br />

che mi pare utile trasmettere ai figli, una<br />

vicenda personale che è stata per me<br />

molto significativa: ho appreso la notizia<br />

della morte del Papa alle ore 21.37 di sabato<br />

2 aprile 2005 mentre mi trovavo<br />

nella sala d’attesa del pronto soccorso di<br />

un ospedale accompagnando il mio anziano<br />

padre a seguito di una seria patologia<br />

riacutizzatasi in modo repentino. .<br />

Ho condiviso la notizia della sua morte in<br />

quella attesa con altri uomini e donne di<br />

tutte le età, che dallo stato di salute di<br />

poche ore prima erano entrati nel mondo<br />

della malattia, dell’incertezza per il futuro,<br />

del dolore fisico e per alcuni della<br />

morte fisica.<br />

Il più grande insegnamento trasmesso<br />

dalla paternità di Giovanni Paolo II ai suoi<br />

figli di tutte le generazioni, è stato come<br />

combattere e vivere e, nella sofferenza<br />

della malattia, sperare con fede certa che<br />

il male e la morte sono sconfitti e l’ultima<br />

parola è la vita immortale che Cristo risorto<br />

ci dona. Di questo noi figli facciamo<br />

memoria di tale santo padre.<br />

il Volto di Carate<br />

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