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L’EVOLUZIONE DEL PART-TIME IN ITALIA NEGLI ANNI<br />

DELLA FLESSIBILITÀ DEL LAVORO: LE DIFFERENZE TRA<br />

OCCUPAZIONE MASCHILE E FEMMINILE E<br />

TRA LE DIVERSE REGIONI DEL PAESE (*)<br />

Claudio Qu<strong>in</strong>tano<br />

Rosalia Castellano<br />

Antonella Rocca (**)<br />

1. INTRODUZIONE<br />

Qu<strong>in</strong>tano C. (a cura di) (2007), Scritti di Statistica Economica 14, Quaderni di discussione, Di<strong>part</strong>imento di<br />

Statistica e Matematica per la Ricerca Economica, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, n. 30, Napoli.<br />

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Il lavoro a tempo parziale, <strong>in</strong> questi ultimi decenni, ha assunto sempre<br />

maggiore importanza, non tanto per l’aumento <strong>del</strong>l’<strong>in</strong>cidenza dei lavoratori che<br />

scelgono o ripiegano verso questa tipologia di lavoro, quanto per una serie di<br />

fattori più ampi e complessi, nell’ambito dei quali esso va ad <strong>in</strong>serirsi e ad<br />

assumere funzioni e utilità <strong>del</strong> tutto nuove.<br />

Ci si riferisce, <strong>in</strong> <strong>part</strong>icolare, alle misure, poche ancora quelle presenti nel<br />

nostro Paese, volte a favorire l’aumento <strong>del</strong>la <strong>part</strong>ecipazione femm<strong>in</strong>ile al<br />

mondo <strong>del</strong> lavoro e, qu<strong>in</strong>di, al percorso più generale verso la <strong>flessibilità</strong> che<br />

ancora stenta a decollare <strong>in</strong> Italia e che, <strong>in</strong>vece, <strong>in</strong> molti Paesi si è dimostrata,<br />

accanto alla maggiore presenza di strutture di child-care, la pr<strong>in</strong>cipale<br />

determ<strong>in</strong>ante non solo per l’accrescimento dei tassi di <strong>part</strong>ecipazione femm<strong>in</strong>ile<br />

all’attività lavorativa, quanto anche, e soprattutto, per l’aumento dei tassi di<br />

(*) Il presente lavoro è stato svolto nell’ambito <strong>del</strong>l’attività di ricerca <strong>del</strong> Di<strong>part</strong>imento di Statistica e<br />

Matematica per la Ricerca Economica, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”.<br />

La stampa degli estratti <strong>del</strong> presente lavoro sarà f<strong>in</strong>anziata con i fondi di dotazione <strong>del</strong>lo stesso<br />

Di<strong>part</strong>imento.<br />

(**) Claudio Qu<strong>in</strong>tano è Professore Ord<strong>in</strong>ario di Statistica economica; Rosalia Castellano è<br />

Professore Ord<strong>in</strong>ario di Rilevazione e controllo dei dati economici; Antonella Rocca è Dottorando<br />

<strong>in</strong> Statistica applicata al territorio, presso il Di<strong>part</strong>imento di Statistica e Matematica per la Ricerca<br />

Economica <strong>del</strong>l’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”.


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natalità. È ben noto a tutti, <strong>in</strong>fatti, come l’Italia si sia dist<strong>in</strong>ta <strong>in</strong> questi ultimi<br />

decenni per presentare ancora tassi di <strong>part</strong>ecipazione <strong>del</strong>le donne al mondo <strong>del</strong><br />

lavoro tra i più bassi <strong>in</strong> Europa, ma, allo stesso tempo, anche tassi di fertilità tra<br />

i più bassi al mondo. Molti Autori hanno discusso su questo s<strong>in</strong>golare primato e<br />

tutti sono concordi sul fatto che tale situazione non discende dall’assenza di<br />

desiderio di maternità da <strong>part</strong>e <strong>del</strong>le donne, quanto dalla carenza di un <strong>in</strong>sieme<br />

di condizioni e di strutture di sostegno che ne risultano, purtroppo, necessari<br />

presupposti.<br />

Negli scorsi decenni, <strong>in</strong>fatti, a livello <strong>in</strong>ternazionale ed <strong>in</strong> maniera<br />

generalizzata per tutti i Paesi <strong>in</strong>dustrializzati, si è assistito ad un <strong>in</strong>cremento<br />

<strong>del</strong>la <strong>part</strong>ecipazione femm<strong>in</strong>ile al mercato <strong>del</strong> lavoro ed ad un corrispondente<br />

decl<strong>in</strong>o dei tassi di natalità, ma mentre <strong>in</strong> Paesi come Stati Uniti, Svezia,<br />

Danimarca e Norvegia, a <strong>part</strong>ire dagli <strong>anni</strong> Novanta, il tasso di fertilità ha<br />

<strong>in</strong>iziato a risalire, <strong>in</strong> Italia, così come <strong>in</strong> Spagna ed <strong>in</strong> Grecia, non si è registrata<br />

alcuna <strong>in</strong>versione di tendenza. Tra i motivi pr<strong>in</strong>cipali che sembrerebbero aver<br />

determ<strong>in</strong>ato nei Paesi Scand<strong>in</strong>avi tale cambiamento di rotta, un ruolo di rilievo è<br />

stato svolto proprio dal <strong>part</strong>-<strong>time</strong>, scelto come strategia per la conciliazione<br />

degli impegni familiari e professionali.<br />

Infatti, la possibilità di lavorare a tempo parziale costituisce per coloro che<br />

non vogliono r<strong>in</strong>unciare all’<strong>in</strong>dipendenza economica, ma che, allo stesso tempo,<br />

desiderano avere dei figli <strong>in</strong> molti casi l’unica possibilità per comb<strong>in</strong>are queste<br />

due esigenze troppo spesso, purtroppo, <strong>in</strong>conciliabili.<br />

I dati più recenti mostrano, però, ancora un’eccessiva riluttanza, da <strong>part</strong>e<br />

<strong>del</strong>le imprese, a concedere il lavoro <strong>part</strong>-<strong>time</strong> che, qu<strong>in</strong>di, presenta scarsa<br />

applicazione rispetto all’offerta e, allo stesso tempo, il persistere di una<br />

consolidata penalizzazione nelle opportunità di carriera e nelle possibilità di<br />

fruizione di corsi di formazione o di premi aziendali per coloro che scelgono<br />

questa forma di lavoro. Ciò nonostante la normativa attualmente <strong>in</strong> vigore <strong>in</strong><br />

Italia, <strong>in</strong> ottemperanza a quanto sancito a livello comunitario, abbia<br />

esplicitamente espresso il pr<strong>in</strong>cipio di non discrim<strong>in</strong>azione <strong>del</strong> lavoratore a<br />

tempo parziale, rispetto all’equivalente a tempo pieno, ovvero l’esistenza dei<br />

Qu<strong>in</strong>tano C., Castellano R. e Rocca A. (2007), L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>flessibilità</strong> <strong>del</strong><br />

lavoro: le differenze tra occupazione maschile e femm<strong>in</strong>ile e tra le diverse regioni <strong>del</strong> Paese, <strong>in</strong> Qu<strong>in</strong>tano C. (a<br />

cura di), Scritti di Statistica economica 14, Quaderni di discussione, Di<strong>part</strong>imento di Statistica e Matematica per<br />

la Ricerca Economica, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, n. 30, Napoli.


L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong>…<br />

medesimi diritti per quel che riguarda la retribuzione oraria, il diritto alle ferie ed<br />

al periodo di prova, la durata <strong>del</strong> periodo di astensione per maternità e<br />

conservazione <strong>del</strong> posto di lavoro per malattia, la tutela per <strong>in</strong>fortunio e malattie<br />

professionali, la tutela <strong>del</strong>la salute e <strong>del</strong>la sicurezza, le <strong>in</strong>iziative datoriali di<br />

formazione professionale, i diritti s<strong>in</strong>dacali e l’accesso ai servizi sociali aziendali<br />

ed al collocamento.<br />

In questo articolo, dopo alcuni brevi richiami normativi sulla<br />

regolamentazione <strong>italia</strong>na attuale e passata, ed un’analisi dei pr<strong>in</strong>cipali elementi<br />

di convenienza <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> da <strong>part</strong>e <strong>del</strong>le imprese, si procederà a fare il punto<br />

sulle condizioni e caratteristiche dei lavoratori a tempo parziale <strong>in</strong> Italia dopo<br />

l’entrata <strong>in</strong> vigore <strong>del</strong>la legge Biagi, sulla base dei dati ISTAT e Banca d’Italia,<br />

tentando di comprendere quali siano gli elementi caratterizzanti questa tipologia<br />

di lavoratori e quali le esigenze rimaste ancora disattese.<br />

2. ALCUNI RICHIAMI SULL’EVOLUZIONE DELLA DISCIPLINA<br />

NORMATIVA SUL LAVORO A TEMPO PARZIALE IN ITALIA<br />

Il lavoro a tempo parziale è stato <strong>in</strong>trodotto <strong>in</strong> Italia solo <strong>negli</strong> <strong>anni</strong><br />

Settanta, esclusivamente nella forma orizzontale 1 ed a discrezionalità<br />

<strong>del</strong>l’azienda a fronte di situazioni gravi e documentate. Esso rappresentava,<br />

dunque, <strong>in</strong> quegli <strong>anni</strong>, un istituto nuovissimo, <strong>in</strong>teso come una sorta di premio,<br />

di concessione che il datore di lavoro poteva rilasciare al lavoratore <strong>in</strong> un<br />

momento di <strong>part</strong>icolare difficoltà. F<strong>in</strong> dalla sua <strong>in</strong>troduzione, molti lavoratori,<br />

nonostante le possibilità di applicazione rimanessero estremamente limitate,<br />

manifestarono <strong>in</strong>teresse verso questa forma di lavoro, <strong>in</strong> <strong>part</strong>icolare le donne<br />

con figli piccoli o con genitori anziani non autosufficienti, professionisti con un<br />

1 Si ricorda che il <strong>part</strong>-<strong>time</strong> di tipo orizzontale si configura come una giornata lavorativa più corta<br />

mentre <strong>in</strong> quello di tipo verticale il <strong>part</strong>-<strong>time</strong>r lavora a orario ridotto secondo un calendario<br />

concordato, per esempio tempo pieno il lunedì e martedì, tempo parziale i restanti giorni <strong>del</strong>la<br />

settimana. Vi è, poi, anche il <strong>part</strong>-<strong>time</strong> misto, che prevede una comb<strong>in</strong>azione <strong>del</strong>le modalità<br />

orizzontale e verticale.<br />

Qu<strong>in</strong>tano C., Castellano R. e Rocca A. (2007), L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>flessibilità</strong> <strong>del</strong><br />

lavoro: le differenze tra occupazione maschile e femm<strong>in</strong>ile e tra le diverse regioni <strong>del</strong> Paese, <strong>in</strong> Qu<strong>in</strong>tano C. (a<br />

cura di), Scritti di Statistica economica 14, Quaderni di discussione, Di<strong>part</strong>imento di Statistica e Matematica per<br />

la Ricerca Economica, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, n. 30, Napoli<br />

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doppio lavoro più o meno dichiarato e studenti che volevano mantenersi agli<br />

studi (Merl<strong>in</strong>i, 2004).<br />

Il primo <strong>in</strong>tervento legislativo sul lavoro a tempo parziale <strong>in</strong> Italia risale al<br />

1984, anno <strong>in</strong> cui, con la legge n. 863 <strong>del</strong> 19 dicembre, si è tentato per la prima<br />

volta di discipl<strong>in</strong>arne le condizioni, ma senza <strong>in</strong>trodurre quei necessari elementi<br />

di <strong>flessibilità</strong> che avrebbero consentito di sfruttarne le potenzialità ed i vantaggi.<br />

Ci si riferisce, <strong>in</strong> <strong>part</strong>icolare, al divieto esplicito <strong>del</strong>le clausole di elasticità ed al<br />

lavoro supplementare 2 .<br />

Solo nel 2000, con il decreto legislativo n. 61 <strong>del</strong> 25 febbraio, f<strong>in</strong>alizzato ad<br />

attuare la direttiva <strong>del</strong>l’UE 97/81 <strong>del</strong> 15 dicembre 1997, sono stati <strong>in</strong>trodotti<br />

alcuni cambiamenti alla materia e si è proceduto ad <strong>in</strong>quadrare con più<br />

precisione il lavoro a tempo parziale, ponendolo <strong>in</strong> stretto riferimento con quello<br />

a tempo pieno ed <strong>in</strong>tendendo con il primo un’attività ad orario <strong>in</strong>feriore rispetto a<br />

quello previsto dai contratti collettivi di lavoro o per periodi predeterm<strong>in</strong>ati nel<br />

corso <strong>del</strong>la settimana, <strong>del</strong> mese o <strong>del</strong>l’anno. L’espressione tempo pieno si<br />

collega qu<strong>in</strong>di all’effettuazione <strong>del</strong>l’orario normale di lavoro, come stabilito dalla<br />

legge n. 196/1997 <strong>in</strong> 40 ore settimanali o dal m<strong>in</strong>or orario stabilito dall’apposito<br />

contratto collettivo di lavoro. Per tempo parziale si <strong>in</strong>tende, <strong>in</strong>vece, l’orario<br />

fissato dal contratto <strong>in</strong>dividuale di lavoro, <strong>in</strong>feriore a quello normale, senza un<br />

limite m<strong>in</strong>imo fissato. Sempre con il presente decreto, <strong>in</strong>oltre, viene sancita la<br />

dist<strong>in</strong>zione tra lavoro a tempo parziale di tipo orizzontale, che prevede la<br />

riduzione <strong>del</strong>l’orario giornaliero di lavoro, <strong>part</strong>-<strong>time</strong> verticale, che <strong>in</strong>troduce la<br />

possibilità di lavorare a tempo pieno ma per un numero m<strong>in</strong>ore di giorni, anche<br />

con la possibilità di seguire l’andamento ciclico <strong>del</strong>l’<strong>in</strong>tensità di alcune<br />

prestazioni lavorative, e forme di lavoro a tempo parziale miste.<br />

Il successivo decreto <strong>del</strong> 26 febbraio 2001 <strong>in</strong>troduce importanti <strong>in</strong>novazioni<br />

<strong>in</strong>erenti il lavoro supplementare e le tanto auspicate clausole elastiche, al f<strong>in</strong>e di<br />

2 Le clausole di elasticità attengono all’accordo tra le <strong>part</strong>i di modificare il rapporto di lavoro <strong>part</strong><strong>time</strong><br />

<strong>in</strong> corso di svolgimento. In <strong>part</strong>icolare, la clausola elastica prevede la possibilità di variare <strong>in</strong><br />

aumento la prestazione di lavoro <strong>part</strong>-<strong>time</strong>. Il lavoro supplementare, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, è quello che si svolge<br />

oltre il tempo parziale e nei limiti <strong>del</strong> tempo pieno.<br />

Qu<strong>in</strong>tano C., Castellano R. e Rocca A. (2007), L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>flessibilità</strong> <strong>del</strong><br />

lavoro: le differenze tra occupazione maschile e femm<strong>in</strong>ile e tra le diverse regioni <strong>del</strong> Paese, <strong>in</strong> Qu<strong>in</strong>tano C. (a<br />

cura di), Scritti di Statistica economica 14, Quaderni di discussione, Di<strong>part</strong>imento di Statistica e Matematica per<br />

la Ricerca Economica, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, n. 30, Napoli.


L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong>…<br />

tentare di venire <strong>in</strong>contro, allo stesso tempo, alle esigenze di competitività <strong>del</strong>le<br />

imprese e agli <strong>in</strong>teressi dei lavoratori.<br />

Inf<strong>in</strong>e, nel febbraio 2003, con la def<strong>in</strong>itiva approvazione <strong>del</strong>la legge Biagi,<br />

vi è stata una totale revisione <strong>del</strong>le varie tipologie di contratti di lavoro, con<br />

l’obiettivo prioritario di <strong>in</strong>trodurre la tanto auspicata <strong>flessibilità</strong>, sebbene essa sia<br />

stata concepita soprattutto sul versante <strong>del</strong>le esigenze <strong>del</strong>le imprese. Sono<br />

ormai trascorsi tre <strong>anni</strong> dall’entrata <strong>in</strong> vigore di questa legge e sono state<br />

numerose le critiche agli effetti che essa ha sortito, tra le quali, soprattutto,<br />

quella di aver peggiorato ulteriormente le condizioni dei precari, ma pochi di<br />

coloro che sollevano queste critiche ricordano come nella legge stessa si<br />

facesse riferimento ad un approccio al monitoraggio <strong>del</strong>le politiche, che,<br />

sebbene tanto auspicato, risulta ad oggi ancora disatteso. La norma, <strong>in</strong>fatti,<br />

rimanda al futuro il completamento <strong>del</strong>le <strong>flessibilità</strong> “al marg<strong>in</strong>e” via via<br />

<strong>in</strong>trodotte, auspicando un rafforzamento degli ammortizzatori sociali ed una<br />

sistematizzazione di regole e tutele nello Statuto dei lavoratori. In tema di lavoro<br />

a tempo parziale, <strong>in</strong> <strong>part</strong>icolare, la legge Biagi si poneva come obiettivo<br />

l’abrogazione e l’<strong>in</strong>tegrazione di ogni disposizione <strong>in</strong> contrasto con l’obiettivo<br />

<strong>del</strong>l’<strong>in</strong>centivazione <strong>del</strong> lavoro a tempo parziale. Le pr<strong>in</strong>cipali novità <strong>in</strong>trodotte<br />

andavano nel verso di ampliare la <strong>flessibilità</strong> a beneficio <strong>del</strong>le imprese, al f<strong>in</strong>e di<br />

accrescerne la domanda, con lo scopo di favorire soprattutto l’offerta di lavoro<br />

proveniente dalla componente femm<strong>in</strong>ile. Non si sono registrati, purtroppo, <strong>in</strong><br />

questi <strong>anni</strong>, segnali forti neanche da <strong>part</strong>e <strong>del</strong>la contrattazione collettiva, forse<br />

per una certa resistenza verso il <strong>part</strong>-<strong>time</strong> proveniente anche dalle<br />

organizzazioni s<strong>in</strong>dacali, nonostante la legge lasci addirittura al s<strong>in</strong>golo datore<br />

di lavoro la possibilità di concordare direttamente con ciascun lavoratore<br />

marg<strong>in</strong>i per <strong>in</strong>tese flessibili (Sestito, 2006).<br />

Inf<strong>in</strong>e, l’ultima modifica alla discipl<strong>in</strong>a vigente risale all’ottobre <strong>del</strong> 2003,<br />

decreto legislativo n. 276/03, che ha ulteriormente aumentato <strong>flessibilità</strong> ed<br />

elasticità <strong>del</strong>l’istituto, prevedendo la possibilità di applicazione <strong>del</strong> lavoro a<br />

tempo parziale anche ai contratti a tempo determ<strong>in</strong>ato ed ha esteso<br />

l’opportunità di ricorrere al <strong>part</strong>-<strong>time</strong> a tutti i settori di attività. Il decreto, <strong>in</strong>oltre,<br />

Qu<strong>in</strong>tano C., Castellano R. e Rocca A. (2007), L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>flessibilità</strong> <strong>del</strong><br />

lavoro: le differenze tra occupazione maschile e femm<strong>in</strong>ile e tra le diverse regioni <strong>del</strong> Paese, <strong>in</strong> Qu<strong>in</strong>tano C. (a<br />

cura di), Scritti di Statistica economica 14, Quaderni di discussione, Di<strong>part</strong>imento di Statistica e Matematica per<br />

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ha elim<strong>in</strong>ato l’obbligo di comunicazione, da <strong>part</strong>e <strong>del</strong> datore di lavoro, alla<br />

direzione prov<strong>in</strong>ciale <strong>del</strong> lavoro mentre ha lasciato quello di <strong>in</strong>formazione verso<br />

le rappresentanze s<strong>in</strong>dacali. Inoltre, la marcata <strong>flessibilità</strong> si riscontra anche<br />

nella possibilità di modificare, nel corso <strong>del</strong> tempo, l’orario pattuito<br />

orig<strong>in</strong>ariamente, di effettuare lavoro supplementare, ovvero oltre il tempo<br />

parziale, ma nel limite <strong>del</strong> lavoro a tempo pieno e, addirittura, di poter svolgere<br />

lavoro straord<strong>in</strong>ario.<br />

3. IL PART-TIME COME OPPORTUNITÀ PER LE AZIENDE<br />

La crisi economica che sta <strong>in</strong>teressando <strong>in</strong> questi <strong>anni</strong> <strong>in</strong> <strong>part</strong>icolar modo<br />

l’Italia ha imposto alle imprese la necessità di sottoporsi a profondi mutamenti<br />

che condizionano l’ambiente circostante, di cui devono tener conto. Come è<br />

noto, essendo sempre più forte il peso <strong>del</strong>le competenze professionali<br />

qualificate richieste nelle economie sviluppate come quella <strong>italia</strong>na, i relativi<br />

costi registrati sono molto <strong>in</strong>cidenti, anche rispetto al costo <strong>del</strong> capitale. Tali<br />

figure professionali, per loro natura, risultano di conseguenza sempre più<br />

sv<strong>in</strong>colate dalla prestazione oraria. Il processo di ristrutturazione organizzativa,<br />

orientato alla <strong>flessibilità</strong> (Pace, 2006) ed <strong>in</strong>centrato soprattutto sulla<br />

m<strong>in</strong>imizzazione dei costi fissi, viene però ostacolato da vari elementi di rigidità,<br />

primo fra tutti quello che attiene al mercato <strong>del</strong> lavoro. Una forma di<br />

organizzazione <strong>del</strong> lavoro che <strong>in</strong> situazioni come queste risulti v<strong>in</strong>cente deve<br />

basarsi <strong>in</strong>fatti proprio sulla riduzione dei costi associati alle posizioni non<br />

completamente saturabili (ISTAT, 2004).<br />

In un tale contesto il <strong>part</strong>-<strong>time</strong>, unitamente ad altre forme di lavoro<br />

flessibile, risulta allora una grande opportunità per le imprese nel verso <strong>del</strong>la<br />

flessibilizzazione di tutte quelle posizioni la cui domanda di lavoro non ha<br />

andamento stabile nel tempo e va ad <strong>in</strong>teressare tutte le figure professionali, da<br />

quelle meno qualificate, quali gli operai co<strong>in</strong>volti <strong>in</strong> produzioni che presentano<br />

stagionalità o comunque un ciclo, gli impiegati, la cui mole di lavoro si modifica<br />

Qu<strong>in</strong>tano C., Castellano R. e Rocca A. (2007), L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>flessibilità</strong> <strong>del</strong><br />

lavoro: le differenze tra occupazione maschile e femm<strong>in</strong>ile e tra le diverse regioni <strong>del</strong> Paese, <strong>in</strong> Qu<strong>in</strong>tano C. (a<br />

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la Ricerca Economica, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, n. 30, Napoli.


L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong>…<br />

notevolmente, ad esempio, <strong>in</strong> base all’andamento <strong>del</strong>le vendite, ma anche i<br />

dirigenti ed i consulenti, la cui produttività, già da tempo, è sv<strong>in</strong>colata da<br />

qualsiasi riferimento temporale e si connette esclusivamente ai risultati<br />

raggiunti.<br />

Aff<strong>in</strong>ché, ovviamente, le aziende riescano ad applicare <strong>in</strong> maniera davvero<br />

conveniente il <strong>part</strong>-<strong>time</strong>, è necessario che esse realizz<strong>in</strong>o un’attenta analisi<br />

organizzativa, <strong>in</strong> base alla quale l’effettiva utilità sia valutata non sulla base<br />

<strong>del</strong>le persone, ma <strong>del</strong>le condizioni organizzative esistenti e che conduca ad una<br />

struttura organizzativa che sia <strong>in</strong> tutti gli aspetti più flessibile e polivalente, che<br />

consenta di ridurre al m<strong>in</strong>imo il lavoro nei periodi di bassa produzione e di<br />

att<strong>in</strong>gere a tutte le risorse a disposizione nei momenti di maggiore domanda.<br />

In questa direzione sono andate proprio le clausole di elasticità e di<br />

<strong>flessibilità</strong> <strong>in</strong>trodotte nell’ottobre 2003, <strong>in</strong> base alle quali è possibile modificare<br />

nel tempo, e con un limite di preavviso di soli due giorni (che il contratto di<br />

lavoro può prevedere di elim<strong>in</strong>are <strong>del</strong> tutto), l’orario <strong>del</strong> lavoro, <strong>in</strong> modo da<br />

mettere a disposizione <strong>del</strong>le imprese strumenti ottimali per fronteggiare<br />

improvvisi picchi di lavoro (Cavallotti, 2004).<br />

Nonostante l’<strong>in</strong>discutibilità dei su esposti vantaggi, numerose risultano,<br />

ancora, le resistenze culturali che frenano <strong>in</strong> azienda la diffusione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong><br />

e <strong>del</strong>le altre forme di lavoro flessibile, <strong>in</strong> quanto spesso ancora concepite come<br />

possibili responsabili <strong>del</strong>la perdita di efficienza (Sestito, 2006).<br />

4. LE CONSEGUENZE PRATICHE ED IL DIBATTITO APERTO A<br />

QUALCHE ANNO DALL’ENTRATA IN VIGORE DELLA LEGGE<br />

BIAGI<br />

Uno dei pr<strong>in</strong>cipali obiettivi <strong>del</strong>la legge Biagi consisteva nel portare alla luce<br />

le f<strong>in</strong>te collaborazioni, aff<strong>in</strong>ché fossero convertite <strong>in</strong> assunzioni, e nel legalizzare<br />

<strong>in</strong>tere nicchie di mercato di lavoro a nero. In realtà, l’obiettivo <strong>in</strong> <strong>part</strong>e è stato<br />

pure raggiunto, ma poco sembra essere cambiato nelle condizioni dei<br />

lavoratori, rimaste nella sfera <strong>del</strong> precariato. Ad avviso di molti, la riforma ha<br />

Qu<strong>in</strong>tano C., Castellano R. e Rocca A. (2007), L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>flessibilità</strong> <strong>del</strong><br />

lavoro: le differenze tra occupazione maschile e femm<strong>in</strong>ile e tra le diverse regioni <strong>del</strong> Paese, <strong>in</strong> Qu<strong>in</strong>tano C. (a<br />

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C. Qu<strong>in</strong>tano, R. Castellano e A. Rocca<br />

semplicemente prodotto l’effetto di legalizzare una condizione assolutamente<br />

lesiva per il lavoratore, <strong>in</strong> quanto le aziende, più che alla <strong>flessibilità</strong>, sembrano<br />

<strong>in</strong>teressate ad abbattere il costo <strong>del</strong> lavoro. Le forme di lavoro atipiche sono<br />

pertanto scelte prevalentemente allo scopo di ridurre tale costo.<br />

L’IRES (Istituto di Ricerche Economiche e Sociali) 3 ha <strong>in</strong>fatti stimato che<br />

l’<strong>in</strong>cremento dei costi per l’impresa nel passaggio dalle collaborazioni<br />

occasionali a quelle a progetto è <strong>del</strong> 21,73% e passa al 41,81% se si considera<br />

il lavoro dipendente. Il problema consiste nel fatto che le persone impiegate con<br />

un contratto di lavoro atipico non si vedono garantiti i diritti più elementari, sia <strong>in</strong><br />

term<strong>in</strong>i salariali, <strong>in</strong> quanto la loro retribuzione si mantiene solitamente a livelli<br />

più bassi, sia <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di contributi previdenziali, <strong>in</strong> un sistema pensionistico<br />

basato sul metodo contributivo. Il tanto auspicato Statuto dei lavoratori, che<br />

avrebbe dovuto seguire alla legge Biagi, doveva prevedere un riord<strong>in</strong>o <strong>del</strong>le<br />

aliquote contributive e l’<strong>in</strong>troduzione di una sorta di <strong>in</strong>dennità di precarietà, già<br />

sperimentata <strong>in</strong> Francia, da erogare alla scadenza <strong>del</strong> contratto al lavoratore <strong>in</strong><br />

tutti i casi <strong>in</strong> cui il rapporto di lavoro non evolvesse <strong>in</strong> un contratto di lavoro<br />

dipendente, a tempo <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ato o anche a tempo determ<strong>in</strong>ato. Una tale<br />

<strong>in</strong>iziativa, <strong>in</strong>fatti, avrebbe pure l’effetto di <strong>in</strong>centivare l’impresa all’assunzione<br />

def<strong>in</strong>itiva <strong>del</strong> lavoratore.<br />

Accanto agli svantaggi dovuti alla quasi certezza, per questi lavoratori, di<br />

non vedersi r<strong>in</strong>novato il contratto alla scadenza, si aggiungono pure le<br />

discrim<strong>in</strong>azioni dovute al fatto che nessun imprenditore ha <strong>in</strong>teresse ad<br />

<strong>in</strong>vestire su di loro <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di formazione e gratificazioni (Boeri e Garibaldi,<br />

2006; Sestito, 2006).<br />

3 L’IRES è un’associazione no profit, fondata dalla CGIL nel 1979, su <strong>in</strong>iziativa, tra gli altri, di Bruno<br />

Trent<strong>in</strong>, Giuliano Amato e Vittorio Foa, f<strong>in</strong>alizzata alla promozione, progettazione e realizzazione<br />

di studi e ricerche sul lavoro e sui suoi cambiamenti (IRES,<br />

http://aziende.economia.virgilio.it/racconti/r138_cococorapporto2.html).<br />

Qu<strong>in</strong>tano C., Castellano R. e Rocca A. (2007), L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>flessibilità</strong> <strong>del</strong><br />

lavoro: le differenze tra occupazione maschile e femm<strong>in</strong>ile e tra le diverse regioni <strong>del</strong> Paese, <strong>in</strong> Qu<strong>in</strong>tano C. (a<br />

cura di), Scritti di Statistica economica 14, Quaderni di discussione, Di<strong>part</strong>imento di Statistica e Matematica per<br />

la Ricerca Economica, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, n. 30, Napoli.


L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong>…<br />

5. LA DIFFUSIONE DEL LAVORO A TEMPO PARZIALE IN BASE AI<br />

DATI ISTAT<br />

L’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e statistica <strong>italia</strong>na periodica più importante dedicata al<br />

monitoraggio <strong>del</strong> mercato <strong>del</strong> lavoro è la Rilevazione Cont<strong>in</strong>ua sulle Forze di<br />

Lavoro, eseguita dall’ISTAT <strong>in</strong> modo cont<strong>in</strong>uativo nel corso <strong>del</strong>l’anno ed i cui<br />

risultati vengono s<strong>in</strong>tetizzati con riferimento ad ogni trimestre.<br />

Dagli ultimi dati disponibili, diffusi nel marzo <strong>del</strong> 2006 e riferiti ad una<br />

media <strong>del</strong>l’anno 2004, gli occupati sono oltre 22 milioni di unità. Su 100 di essi,<br />

solo 39 sono donne. Quando si considerano esclusivamente i lavoratori a<br />

tempo parziale, che costituiscono soltanto il 13% <strong>del</strong> totale, il peso <strong>del</strong>la<br />

componente femm<strong>in</strong>ile è pari al 77% e sale addirittura all’83% nel sub-universo<br />

dei lavoratori dipendenti. Piuttosto bilanciata, <strong>in</strong>vece, la suddivisione di genere<br />

con riferimento al tipo di contratto a tempo determ<strong>in</strong>ato o <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ato dei<br />

lavoratori. Pertanto, si può sicuramente affermare che le donne, considerate da<br />

sempre dalla letteratura forze di lavoro non primarie, pur lavorando <strong>in</strong> media<br />

meno degli uom<strong>in</strong>i, prevalgono <strong>in</strong> tutti i contratti di lavoro atipico, <strong>in</strong>tendendo<br />

con questa espressione quelli diversi dal tradizionale contratto a tempo pieno<br />

ed <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ato.<br />

La distribuzione per età dei lavoratori nel complesso non evidenzia una<br />

significativa differenza di genere: il 55% <strong>del</strong>le donne e degli uom<strong>in</strong>i che<br />

lavorano ha un’età compresa tra i 35 ed i 54 <strong>anni</strong>.<br />

Le donne che lavorano a tempo parziale sono <strong>part</strong>icolarmente presenti nel<br />

Nord <strong>del</strong> Paese mentre l’<strong>in</strong>cidenza degli uom<strong>in</strong>i è superiore nel Mezzogiorno,<br />

quando confrontata con quella complessiva degli occupati per ri<strong>part</strong>izione<br />

geografica. Una tale evidenza merita senz’altro qualche approfondimento. Una<br />

tesi che, <strong>in</strong>fatti, nel seguito si tenterà di verificare è quella per cui nel primo<br />

caso, quello riferito alle donne, il <strong>part</strong>-<strong>time</strong> rappresenti una scelta di<br />

conciliazione mentre nel secondo, probabilmente, esprima un ripiego <strong>in</strong><br />

assenza di forme di lavoro alternative più stabili. Inoltre, mentre per gli uom<strong>in</strong>i la<br />

Qu<strong>in</strong>tano C., Castellano R. e Rocca A. (2007), L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>flessibilità</strong> <strong>del</strong><br />

lavoro: le differenze tra occupazione maschile e femm<strong>in</strong>ile e tra le diverse regioni <strong>del</strong> Paese, <strong>in</strong> Qu<strong>in</strong>tano C. (a<br />

cura di), Scritti di Statistica economica 14, Quaderni di discussione, Di<strong>part</strong>imento di Statistica e Matematica per<br />

la Ricerca Economica, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, n. 30, Napoli<br />

207


208<br />

C. Qu<strong>in</strong>tano, R. Castellano e A. Rocca<br />

condizione di <strong>part</strong>-<strong>time</strong> si associa essenzialmente alla fascia d’età più giovane,<br />

nelle donne risulta più equamente distribuita <strong>in</strong> tutte le fasce d’età.<br />

Sia i contratti a tempo parziale che quelli a tempo determ<strong>in</strong>ato sono diffusi<br />

soprattutto nel settore dei servizi 4 .<br />

Nella Tab. 5.1. i valori assoluti relativi al numero dei lavoratori sono stati<br />

relativizzati facendo emergere la contrapposizione tra lavoratori a tempo pieno<br />

e a tempo parziale, sul totale dei lavoratori, per ciascuno dei caratteri sociodemografici<br />

considerati. È possibile <strong>in</strong> tal modo rilevare che una lavoratrice su 4<br />

lavora a tempo parziale mentre l’equivalente percentuale tra gli uom<strong>in</strong>i non<br />

raggiunge neanche il 5% sul totale dei lavoratori, ma scende ulteriormente nel<br />

sub-collettivo dei soli lavoratori dipendenti (3,75%). Anche tra i lavoratori a<br />

tempo determ<strong>in</strong>ato nel confronto per genere l’<strong>in</strong>cidenza <strong>del</strong>le donne (14,5%) è<br />

superiore a quella degli uom<strong>in</strong>i (9,89%) mentre <strong>in</strong> quello territoriale l’<strong>in</strong>cidenza<br />

<strong>del</strong> Centro-Sud è superiore a quella dei colleghi <strong>del</strong> Nord. In <strong>part</strong>icolare, nel<br />

Mezzogiorno, i lavoratori a tempo determ<strong>in</strong>ato costituiscono il 16,4% di tutti i<br />

lavoratori dipendenti mentre nel Nord tale percentuale non raggiunge il 10,4%.<br />

6. LA DIFFUSIONE DEL PART-TIME TRA I LAVORATORI<br />

DIPENDENTI IN BASE AI DATI DELL’INDAGINE BANCA<br />

D’ITALIA RIFERITA AL 2004<br />

Nonostante la Rilevazione cont<strong>in</strong>ua sulle forze di lavoro <strong>del</strong>l’ISTAT<br />

costituisca, senza dubbio, l’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e <strong>italia</strong>na più approfondita sul mercato <strong>del</strong><br />

lavoro, nel seguito si farà riferimento ai dati desunti da un’altra <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e<br />

periodica di tipo multitematico, anch’essa di grande importanza a livello<br />

nazionale, <strong>in</strong> quanto <strong>in</strong> quest’ultima, accanto alle <strong>in</strong>formazioni sulla condizione<br />

lavorativa degli <strong>in</strong>tervistati, ne sono rese disponibili molte altre di estrema<br />

rilevanza.<br />

4 Si fa notare che con le modifiche <strong>in</strong>trodotte dal decreto legislativo n. 276/03 <strong>in</strong> vigore dal<br />

24/10/03, orientate ad aumentare la <strong>flessibilità</strong> e l’elasticità <strong>del</strong> contratto di lavoro <strong>part</strong>-<strong>time</strong>, è<br />

stata consentita l’estensione <strong>del</strong> lavoro a tempo parziale anche ai contratti di lavoro a tempo<br />

determ<strong>in</strong>ato (Cavallotti, 2004).<br />

Qu<strong>in</strong>tano C., Castellano R. e Rocca A. (2007), L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>flessibilità</strong> <strong>del</strong><br />

lavoro: le differenze tra occupazione maschile e femm<strong>in</strong>ile e tra le diverse regioni <strong>del</strong> Paese, <strong>in</strong> Qu<strong>in</strong>tano C. (a<br />

cura di), Scritti di Statistica economica 14, Quaderni di discussione, Di<strong>part</strong>imento di Statistica e Matematica per<br />

la Ricerca Economica, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, n. 30, Napoli.


L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong>…<br />

Tab. 5.1. – Distribuzione dei lavoratori <strong>italia</strong>ni nel complesso e con riferimento ai soli<br />

lavoratori dipendenti a tempo pieno, parziale, a tempo determ<strong>in</strong>ato e a tempo<br />

<strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ato per genere, classi di età, area geografica, e settore di attività<br />

economica. Valori <strong>in</strong> migliaia di unità ottenuti come media per l’anno 2004.<br />

LAVORATORI IN COMPLESSO<br />

tempo parziale tempo pieno Totale<br />

M F T M F T M F T<br />

Classe d'età<br />

15-24 9,74 27,63 17,19 90,26 72,37 82,81 100 100 100<br />

25-34 4,68 25,16 13,21 95,32 74,84 86,79 100 100 100<br />

35-54 3,07 25,08 11,70 96,93 74,92 88,30 100 100 100<br />

55 e oltre 9,43 21,44 13,23 90,57 78,56 86,77 100 100 100<br />

Totale<br />

Area geografica<br />

4,76 24,98 12,68 95,24 75,02 87,32 100 100 100<br />

Nord-Ovest 3,78 25,17 12,68 96,22 74,83 87,32 100 100 100<br />

Nord-Est 3,96 25,97 13,09 96,04 74,03 86,91 100 100 100<br />

Centro 5,57 26,02 14,04 94,43 73,98 85,96 100 100 100<br />

Mezzogiorno 5,66 22,90 11,43 94,34 77,10 88,57 100 100 100<br />

Totale<br />

Settore di attività<br />

4,76 24,98 12,68 95,24 75,02 87,32 100 100 100<br />

Agricoltura 6,73 21,10 11,11 93,27 78,90 88,89 100 100 100<br />

Industria 2,49 18,59 6,17 97,51 81,41 93,83 100 100 100<br />

Servizi 6,14 26,61 15,86 93,86 73,39 84,14 100 100 100<br />

Totale 4,76 24,98 12,68 95,24 75,02 87,32 100 100 100<br />

DI CUI LAVORATORI DIPENDENTI<br />

tempo parziale tempo pieno Totale<br />

M F T M F T M F T<br />

Classe d'età<br />

15-24 7,97 25,17 15,23 92,03 74,83 84,77 100 100 100<br />

25-34 4,01 24,52 13,08 95,99 75,48 86,92 100 100 100<br />

35-54 2,77 24,96 12,11 97,23 75,04 87,89 100 100 100<br />

55 e oltre 4,99 16,91 9,52 95,01 83,09 90,48 100 100 100<br />

Totale<br />

Area geografica<br />

3,75 24,30 12,46 96,25 75,70 87,54 100 100 100<br />

Nord-Ovest 2,66 24,86 12,69 97,34 75,14 87,31 100 100 100<br />

Nord-Est 2,84 25,57 13,24 97,16 74,43 86,76 100 100 100<br />

Centro 4,31 25,21 13,62 95,69 74,79 86,38 100 100 100<br />

Mezzogiorno 4,94 21,55 10,84 95,06 78,45 89,16 100 100 100<br />

Totale<br />

Settore di attività<br />

3,75 24,30 12,46 96,25 75,70 87,54 100 100 100<br />

Agricoltura 6,03 14,93 8,89 93,97 85,07 91,11 100 100 100<br />

Industria 1,75 16,78 5,53 98,25 83,22 94,47 100 100 100<br />

Servizi 5,22 26,41 16,17 94,78 73,59 83,83 100 100 100<br />

Totale 3,75 24,30 12,46 96,25 75,70 87,54 100 100 100<br />

Qu<strong>in</strong>tano C., Castellano R. e Rocca A. (2007), L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>flessibilità</strong> <strong>del</strong><br />

lavoro: le differenze tra occupazione maschile e femm<strong>in</strong>ile e tra le diverse regioni <strong>del</strong> Paese, <strong>in</strong> Qu<strong>in</strong>tano C. (a<br />

cura di), Scritti di Statistica economica 14, Quaderni di discussione, Di<strong>part</strong>imento di Statistica e Matematica per<br />

la Ricerca Economica, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, n. 30, Napoli<br />

209


210<br />

C. Qu<strong>in</strong>tano, R. Castellano e A. Rocca<br />

Segue Tab. 5.1.<br />

DI CUI LAVORATORI DIPENDENTI<br />

tempo determ<strong>in</strong>ato tempo <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ato Totale<br />

M F T M F T M F T<br />

Classe d'età<br />

15-24 33,09 36,74 34,63 66,91 63,26 65,37 100 100 100<br />

25-34 11,56 17,59 14,23 88,44 82,41 85,77 100 100 100<br />

35-54 5,86 10,29 7,73 94,14 89,71 92,27 100 100 100<br />

55 e oltre 6,91 7,10 6,98 93,09 92,90 93,02 100 100 100<br />

Totale<br />

Area geografica<br />

9,89 14,50 11,84 90,11 85,50 88,16 100 100 100<br />

Nord-Ovest 7,18 10,38 8,63 92,82 89,62 91,37 100 100 100<br />

Nord-Est 8,14 13,01 10,37 91,86 86,99 89,63 100 100 100<br />

Centro 9,17 14,62 11,60 90,83 85,38 88,40 100 100 100<br />

Mezzogiorno 13,75 21,25 16,41 86,25 78,75 83,59 100 100 100<br />

Totale<br />

Settore di attività<br />

9,89 14,50 11,84 90,11 85,50 88,16 100 100 100<br />

Agricoltura 41,49 66,42 49,52 58,51 33,58 50,48 100 100 100<br />

Industria 8,62 9,73 8,90 91,38 90,27 91,10 100 100 100<br />

Servizi 9,12 14,39 11,85 90,88 85,61 88,15 100 100 100<br />

Totale 9,89 14,50 11,84 90,11 85,50 88,16 100 100 100<br />

Fonte: Elaborazioni ad hoc su dati ISTAT (2006a) riferiti ad una media dei valori per l’anno 2004.<br />

(*) Da notare che l’<strong>in</strong>sieme dei lavoratori dipendenti a tempo parziale non è disgiunto da quello dei<br />

lavoratori a tempo determ<strong>in</strong>ato <strong>in</strong> quanto dall’ottobre 2003 è stato possibile <strong>in</strong>trodurre il <strong>part</strong>-<strong>time</strong><br />

anche nei contratti di lavoro a tempo determ<strong>in</strong>ato.<br />

Ci si riferisce all’Indag<strong>in</strong>e sui Bilanci <strong>del</strong>le Famiglie Italiane eseguita dalla<br />

Banca d’Italia ogni due <strong>anni</strong>. L’ultima wave per la quale al momento si dispone<br />

dei microdati è quella riferita all’anno 2004, che presenta, come sempre,<br />

un’<strong>in</strong>tera sezione (allegato B1) dedicata ai lavoratori dipendenti e prevede la<br />

rilevazione, anche sufficientemente dettagliata, di un’ampia batteria di<br />

<strong>in</strong>formazioni <strong>in</strong>erenti il lavoro, tra le quali il tipo di contratto, se a tempo<br />

determ<strong>in</strong>ato o <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ato, se a tempo pieno o parziale, il numero di ore<br />

lavorate ed il numero di ore che ciascuno avrebbe desiderato lavorare.<br />

Quest’ultima <strong>in</strong>formazione è un <strong>in</strong>dicatore importante <strong>del</strong>la volontarietà o meno<br />

<strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> e <strong>del</strong> lavoro a tempo pieno, ovvero consente di <strong>in</strong>dividuare quante<br />

persone che lavorano a tempo pieno desidererebbero lavorare un m<strong>in</strong>or<br />

numero di ore e quante, <strong>in</strong>vece, lavorano a tempo parziale solo perché non<br />

hanno trovato un’occupazione a tempo pieno oppure, pur desiderando di<br />

Qu<strong>in</strong>tano C., Castellano R. e Rocca A. (2007), L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>flessibilità</strong> <strong>del</strong><br />

lavoro: le differenze tra occupazione maschile e femm<strong>in</strong>ile e tra le diverse regioni <strong>del</strong> Paese, <strong>in</strong> Qu<strong>in</strong>tano C. (a<br />

cura di), Scritti di Statistica economica 14, Quaderni di discussione, Di<strong>part</strong>imento di Statistica e Matematica per<br />

la Ricerca Economica, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, n. 30, Napoli.


L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong>…<br />

lavorare <strong>part</strong>-<strong>time</strong>, vorrebbero farlo per un numero di ore maggiore, andando<br />

qu<strong>in</strong>di ad alimentare l’esercito dei sotto-occupati.<br />

Inoltre, essendo l’Indag<strong>in</strong>e <strong>in</strong> oggetto una rilevazione multitematica, risulta<br />

molto <strong>in</strong>teressante <strong>in</strong>crociare le notizie sulla tipologia <strong>del</strong> lavoro con altre di<br />

varia natura, quali quelle socio-demografiche ed <strong>in</strong> <strong>part</strong>icolare sulle<br />

caratteristiche familiari dei lavoratori, nonché quelle sulle condizioni<br />

economiche, <strong>in</strong> modo da poter formulare un identikit <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong>r più preciso.<br />

Poiché si ha motivo di pensare che il fenomeno possa presentare<br />

comportamenti differenziati a livello territoriale, si è ritenuto opportuno<br />

procedere ad un’analisi separata <strong>del</strong>le caratteristiche <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> gruppi di<br />

regioni opportunamente <strong>in</strong>dividuati <strong>in</strong> base a criteri di omogeneità rispetto ai<br />

pr<strong>in</strong>cipali <strong>in</strong>dicatori socio-economici considerati.<br />

Inf<strong>in</strong>e, attraverso l’applicazione di un mo<strong>del</strong>lo di regressione logistica, si<br />

cercherà di capire l’effettiva <strong>in</strong>cidenza dei fattori ritenuti determ<strong>in</strong>anti nel profilo<br />

<strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong>r sulla sua condizione di lavoratore a tempo parziale, per verificare<br />

se e quali caratteristiche si associano a tale scelta.<br />

6.1. UN IDENTIKIT DEL LAVORATORE A TEMPO PARZIALE<br />

L’attività di lavoro dipendente costituisce l’unica occupazione dichiarata da<br />

quasi il 99% degli <strong>in</strong>tervistati, con differenze m<strong>in</strong>ime di genere (Tab. 6.1.1.). Per<br />

converso, l’attività lavorativa è secondaria nel 5,6% dei casi quando ci si<br />

riferisce esclusivamente al collettivo dei lavoratori a tempo parziale, percentuale<br />

che sale addirittura al 12,67% per i soli uom<strong>in</strong>i. Anche tra i lavoratori a tempo<br />

determ<strong>in</strong>ato ed <strong>in</strong>ter<strong>in</strong>ali l’<strong>in</strong>cidenza di coloro che dichiarano un’attività<br />

secondaria sale, rispettivamente, f<strong>in</strong>o al 6,47% e 7,10%.<br />

Passando alle caratteristiche sociodemografiche, il lavoratore <strong>part</strong>-<strong>time</strong><br />

tipo presenta caratteristiche piuttosto differenziate nei due generi (Tab. 6.1.2.).<br />

Qu<strong>in</strong>tano C., Castellano R. e Rocca A. (2007), L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>flessibilità</strong> <strong>del</strong><br />

lavoro: le differenze tra occupazione maschile e femm<strong>in</strong>ile e tra le diverse regioni <strong>del</strong> Paese, <strong>in</strong> Qu<strong>in</strong>tano C. (a<br />

cura di), Scritti di Statistica economica 14, Quaderni di discussione, Di<strong>part</strong>imento di Statistica e Matematica per<br />

la Ricerca Economica, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, n. 30, Napoli<br />

211


212<br />

C. Qu<strong>in</strong>tano, R. Castellano e A. Rocca<br />

Tab. 6.1.1. – Lavoratori dipendenti per genere, tipologia di attività, pr<strong>in</strong>cipale o secondaria, e<br />

tipologia di contratto, a tempo pieno o parziale, a tempo <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ato,<br />

determ<strong>in</strong>ato o <strong>in</strong>ter<strong>in</strong>ale (valori percentuali riferiti al 2004).<br />

Tipologia di<br />

LAVORATORI DIPENDENTI<br />

contratto Attività pr<strong>in</strong>cipale Attività secondaria Totale<br />

di lavoro M F T M F T M F T<br />

A tempo parziale 87,33 96,06 94,40 12,67 3,94 5,60 100 100 100<br />

A tempo pieno 99,23 99,54 99,35 0,77 0,46 0,65 100 100 100<br />

Totale 98,86 98,88 98,87 1,14 1,12 1,13 100 100 100<br />

A tempo <strong>in</strong>determ. 99,39 99,78 99,55 0,61 0,22 0,45 100 100 100<br />

A tempo determ. 93,91 93,12 93,53 6,09 6,88 6,47 100 100 100<br />

Inter<strong>in</strong>ale 95,39 0,69 92,90 4,61 11,09 7,10 100 100 100<br />

Totale 98,86 98,88 98,87 1,14 1,12 1,13 100 100 100<br />

Fonte: Elaborazioni ad hoc su dati rilevati per l’Indag<strong>in</strong>e 2004 dalla Banca d’Italia (2006).<br />

Tab. 6.1.2. – Lavoratori dipendenti per genere, tipologia di contratto a tempo pieno o parziale<br />

e le pr<strong>in</strong>cipali variabili socio-demografiche (valori percentuali riferiti al 2004).<br />

Variabili<br />

LAVORATORI DIPENDENTI<br />

sociodemografiche A tempo parziale A tempo pieno Totale<br />

M F T M F T M F T<br />

Classe d'età<br />

F<strong>in</strong>o a 30 <strong>anni</strong> 38,27 18,33 22,12 20,72 20,85 20,77 21,26 20,37 20,90<br />

Da 31 a 40 <strong>anni</strong> 30,39 36,67 35,48 30,84 32,33 31,39 30,83 33,16 31,78<br />

Da 41 a 50 <strong>anni</strong> 13,16 34,85 30,73 29,11 30,67 29,69 28,62 31,47 29,79<br />

Da 51 a 65 <strong>anni</strong> 16,25 9,62 10,88 19,15 15,91 17,96 19,06 14,71 17,28<br />

Oltre i 65 <strong>anni</strong> 1,93 0,52 0,79 0,18 0,23 2,00 0,23 0,29 0,25<br />

Totale<br />

Titolo di studio<br />

100 100 100 100 100 100 100 100 100<br />

Nessun titolo 0,82 0,63 0,66 0,67 0,19 0,50 0,68 0,27 0,51<br />

Licenza elementare<br />

Licenza media<br />

13,10 9,32 10,04 7,91 5,18 6,91 8,07 5,97 7,21<br />

<strong>in</strong>feriore<br />

Diploma profess. (3<br />

36,26 35,36 35,53 38,49 25,03 33,55 38,42 27,00 33,74<br />

<strong>anni</strong>)<br />

Diploma di media<br />

2,72 7,67 6,73 8,90 8,19 8,64 8,71 8,09 8,45<br />

superiore<br />

Diploma<br />

36,51 36,55 36,54 34,18 45,08 38,19 34,26 43,45 38,03<br />

univ.o/laurea breve 0,91 2,40 2,12 1,20 1,32 1,25 1,19 1,53 1,33<br />

Laurea<br />

Specializzazione<br />

9,32 8,08 8,32 8,42 14,76 10,75 8,45 13,49 10,52<br />

post-laurea 0,35 0,00 0,07 0,22 0,23 0,23 0,23 0,19 0,21<br />

Totale 100 100 100 100 100 100 100 100 100<br />

Qu<strong>in</strong>tano C., Castellano R. e Rocca A. (2007), L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>flessibilità</strong> <strong>del</strong><br />

lavoro: le differenze tra occupazione maschile e femm<strong>in</strong>ile e tra le diverse regioni <strong>del</strong> Paese, <strong>in</strong> Qu<strong>in</strong>tano C. (a<br />

cura di), Scritti di Statistica economica 14, Quaderni di discussione, Di<strong>part</strong>imento di Statistica e Matematica per<br />

la Ricerca Economica, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, n. 30, Napoli.


Segue Tab. 6.1.2.<br />

L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong>…<br />

Stato civile<br />

Coniugato/a 36,79 72,19 65,46 63,56 54,89 60,38 62,73 58,20 60,87<br />

Celibe/nubile 59,83 16,95 25,09 31,82 30,84 31,46 32,70 28,18 30,85<br />

Separato/divorziato 2,55 8,90 7,69 4,16 11,26 6,77 4,11 10,81 6,86<br />

Vedovo/a 0,82 1,96 1,75 0,45 3,01 1,39 0,46 2,81 1,42<br />

Totale<br />

N. di figli<br />

100 100 100 100 100 100 100 100 100<br />

0 70,78 35,55 42,24 48,41 49,68 48,88 49,11 46,98 48,23<br />

1 9,59 25,09 22,15 20,92 23,99 22,05 20,57 24,20 22,06<br />

2 12,08 34,22 30,01 23,71 22,27 23,18 23,35 24,55 23,84<br />

3 5,58 4,64 4,82 5,81 3,59 5,00 5,81 3,79 4,98<br />

4 1,97 0,50 0,78 0,98 0,46 0,79 1,01 0,47 0,79<br />

5 - - - 0,06 0,02 0,04 0,06 0,01 0,04<br />

6 - - - 0,05 0,00 0,03 0,04 0,00 0,03<br />

7 - - - 0,06 0,00 0,04 0,06 0,00 0,03<br />

Totale 100 100 100 100 100 100 100 100 100<br />

di cui con meno di 3 <strong>anni</strong><br />

0 97,90 89,57 91,15 92,10 93,81 92,73 92,28 93,00 92,58<br />

1 2,10 9,84 8,37 7,46 6,02 6,93 7,29 6,75 7,07<br />

2 0,00 0,60 0,49 0,44 0,17 0,34 0,43 0,25 0,36<br />

Totale 100 100 100 100 100 100 100 100 100<br />

di cui tra i 3 ed i 18 <strong>anni</strong><br />

0 79,58 53,72 58,63 65,52 69,91 67,13 65,95 66,82 66,31<br />

1 9,88 28,41 24,89 20,47 19,34 20,05 20,14 21,07 20,52<br />

2 10,22 16,25 15,10 11,81 9,65 11,02 11,76 10,91 11,41<br />

3 0,32 1,52 1,29 1,94 1,08 1,62 1,89 1,16 1,59<br />

4 0,00 0,10 0,08 0,26 0,00 0,17 0,25 0,02 0,16<br />

5 - - - 0,01 0,02 0,01 0,01 0,01 0,01<br />

Totale<br />

di cui maggiorenni<br />

100 100 100 100 100 100 100 100 100<br />

0 84,19 76,73 78,15 79,07 75,60 77,80 79,23 75,82 77,83<br />

1 8,14 14,50 13,29 11,75 16,41 13,46 11,64 16,04 13,45<br />

2 6,16 8,42 7,99 8,06 7,53 7,86 8,00 7,70 7,88<br />

3 1,52 0,17 0,43 1,02 0,42 0,80 1,04 0,37 0,76<br />

4 0,00 0,17 0,14 0,04 0,04 0,04 0,04 0,07 0,05<br />

5 - - - 0,05 0,00 0,03 0,05 0,00 0,03<br />

Totale<br />

Area geografica<br />

100 100 100 100 100 100 100 100 100<br />

Nord-Ovest 9,79 27,06 23,78 25,89 31,07 27,79 25,39 30,30 27,40<br />

Nord-Est 18,07 33,32 30,42 23,29 26,17 24,35 23,13 27,54 24,94<br />

Centro 18,71 19,35 19,23 21,32 21,90 21,53 21,24 21,41 21,31<br />

Mezzogiorno 24,62 9,67 12,51 19,54 13,50 17,32 19,69 12,77 16,85<br />

Isole 28,81 10,60 14,06 9,96 7,37 9,01 10,54 7,99 9,50<br />

Totale 100 100 100 100 100 100 100 100 100<br />

Fonte: Elaborazioni ad hoc su dati rilevati per l’Indag<strong>in</strong>e 2004 dalla Banca d’Italia (2006).<br />

Qu<strong>in</strong>tano C., Castellano R. e Rocca A. (2007), L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>flessibilità</strong> <strong>del</strong><br />

lavoro: le differenze tra occupazione maschile e femm<strong>in</strong>ile e tra le diverse regioni <strong>del</strong> Paese, <strong>in</strong> Qu<strong>in</strong>tano C. (a<br />

cura di), Scritti di Statistica economica 14, Quaderni di discussione, Di<strong>part</strong>imento di Statistica e Matematica per<br />

la Ricerca Economica, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, n. 30, Napoli<br />

213


214<br />

C. Qu<strong>in</strong>tano, R. Castellano e A. Rocca<br />

Gli uom<strong>in</strong>i che lavorano a tempo parziale, un’esigua m<strong>in</strong>oranza, <strong>in</strong> quasi il<br />

70% dei casi hanno un’età <strong>in</strong>feriore ai 40 <strong>anni</strong>, per lo più vivono nel<br />

Mezzogiorno e sono celibi. La relazione <strong>in</strong>tercorrente tra il numero dei figli e la<br />

condizione di lavoratore a tempo parziale è senza ombra di dubbio negativa, se<br />

si pensa che oltre un lavoratore <strong>part</strong>-<strong>time</strong> su 7 non ha figli, mentre tra quelli che<br />

lavorano a tempo pieno tale condizione rappresenta, con il 48,41%, una<br />

m<strong>in</strong>oranza. Inoltre, l’<strong>in</strong>cidenza degli uom<strong>in</strong>i con due figli che lavorano <strong>part</strong>-<strong>time</strong><br />

è pari alla metà di coloro che, con due figli, presentano una condizione<br />

lavorativa a tempo pieno.<br />

Dunque, il lavoro <strong>part</strong>-<strong>time</strong>, nel caso degli uom<strong>in</strong>i, si <strong>del</strong><strong>in</strong>ea, molto<br />

chiaramente, <strong>in</strong> prevalenza non come uno strumento di <strong>flessibilità</strong> e di<br />

conciliazione, quanto come un ripiego <strong>in</strong> attesa di una sistemazione a tempo<br />

pieno.<br />

Completamente diverso il quadro che si prospetta analizzando le<br />

medesime caratteristiche demografiche nelle donne. La lavoratrice <strong>part</strong>-<strong>time</strong> ha<br />

un’età nel 70% dei casi compresa tra i 31 ed i 50 <strong>anni</strong>, un titolo di studio<br />

perfettamente all<strong>in</strong>eato con quello dei colleghi uom<strong>in</strong>i e concentrato sulla<br />

licenza di scuola media <strong>in</strong>feriore e sul diploma di scuola media superiore ed <strong>in</strong><br />

oltre il 72% dei casi è coniugata, percentuale che tra le lavoratrici a tempo pieno<br />

si attesta <strong>in</strong>vece sotto il 55%.<br />

Con riferimento al numero di figli, mentre la metà <strong>del</strong>le lavoratrici<br />

dipendenti a tempo pieno non ha figli, tra le <strong>part</strong>-<strong>time</strong>rs tale percentuale scende<br />

sotto il 36%. Quasi la metà di queste donne ha almeno un figlio nella fascia<br />

d’età compresa tra i 3 ed i 18 <strong>anni</strong>. La distribuzione territoriale <strong>del</strong>le lavoratrici<br />

<strong>part</strong>-<strong>time</strong> fa registrare una maggiore <strong>in</strong>cidenza nel Nord-Est <strong>del</strong> Paese, a<br />

scapito soprattutto <strong>del</strong> Mezzogiorno, se tale distribuzione è confrontata con le<br />

donne che lavorano a tempo pieno, ad <strong>in</strong>dicare, se ve ne fosse pure bisogno,<br />

una maggiore vivacità <strong>del</strong> mercato <strong>del</strong> lavoro nella zona Nord-Orientale<br />

<strong>del</strong>l’Italia.<br />

Qu<strong>in</strong>tano C., Castellano R. e Rocca A. (2007), L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>flessibilità</strong> <strong>del</strong><br />

lavoro: le differenze tra occupazione maschile e femm<strong>in</strong>ile e tra le diverse regioni <strong>del</strong> Paese, <strong>in</strong> Qu<strong>in</strong>tano C. (a<br />

cura di), Scritti di Statistica economica 14, Quaderni di discussione, Di<strong>part</strong>imento di Statistica e Matematica per<br />

la Ricerca Economica, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, n. 30, Napoli.


L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong>…<br />

6.2. LE PROFESSIONI PRIVILEGIATE NELL’ACCESSO AL LAVORO PART-<br />

TIME<br />

La figura professionale <strong>in</strong> cui il lavoro <strong>part</strong>-<strong>time</strong> è maggiormente diffuso è<br />

senza dubbio quella operaia, con un differenziale che, <strong>in</strong> percentuale, senza<br />

dist<strong>in</strong>zione di genere, supera i 5 punti percentuali nel confronto con il lavoro a<br />

tempo pieno (Tab. 6.2.1.).<br />

Tab. 6.2.1. – Lavoratori dipendenti per genere, tipologia di contratto a tempo pieno o parziale<br />

e le pr<strong>in</strong>cipali variabili legate alla situazione lavorativa (valori percentuali riferiti<br />

al 2004).<br />

Variabili LAVORATORI DIPENDENTI<br />

Socio- demografiche A tempo parziale A tempo pieno Totale<br />

M F T M F T M F T<br />

Qualifica professionale<br />

Operaio 58,45 48,80 50,63 52,58 32,00 45,02 52,76 35,21 45,56<br />

Impiegato 18,97 37,96 34,35 35,05 46,58 39,28 34,55 44,93 38,81<br />

Insegnante 3,88 7,36 6,70 2,07 13,73 6,35 2,12 12,51 6,38<br />

Impiegato direttivo/quadro 1,68 1,03 1,15 5,51 4,55 5,16 5,39 3,88 4,77<br />

Dirigente, alto funzionario, ecc. 0,64 0,51 0,54 2,61 1,05 2,03 2,55 0,94 1,89<br />

Libero professionista 2,91 0,19 0,70 0,22 0,14 0,19 0,31 0,15 0,24<br />

Imprenditore <strong>in</strong>dividuale 0,00 0,37 0,30 0,15 0,04 0,11 0,15 0,11 0,13<br />

Lavoratore autonomo 1,20 0,36 0,52 0,24 0,14 0,20 0,27 0,18 0,23<br />

Titolare/coadiuv. impresa fam. 1,18 0,10 0,30 0,13 0,10 0,12 0,16 0,10 0,14<br />

Socio/gestore di società 0,36 0,00 0,07 0,27 0,15 0,23 0,28 0,12 0,21<br />

In cerca di prima occupazione 0,00 0,69 0,56 0,00 0,15 0,05 0,00 0,25 0,10<br />

Disoccupato 3,55 0,82 1,34 0,54 0,35 0,47 0,64 0,44 0,56<br />

Casal<strong>in</strong>ga 0,00 0,53 0,43 0,03 0,13 0,07 0,03 0,21 0,10<br />

Pensionato da lavoro 1,31 0,32 0,51 0,20 0,08 0,16 0,24 0,12 0,19<br />

Pensionato non da lavoro 0,82 0,00 0,16 0,00 0,13 0,05 0,03 0,10 0,06<br />

Studente 3,14 0,62 1,10 0,21 0,30 0,25 0,31 0,37 0,33<br />

Volontario/militare di leva - - - 0,08 0,00 0,05 0,08 0,00 0,05<br />

Lavoratore atipico 1,93 0,35 0,65 0,10 0,39 0,21 0,16 0,38 0,25<br />

Totale 100 100 100 100 100 100 100 100 100<br />

Settore di attività economica<br />

Agricoltura 13,39 5,80 7,22 4,85 3,98 4,53 5,10 4,33 4,79<br />

Estrazione di m<strong>in</strong>erali 12,83 17,69 16,79 36,16 19,92 30,21 35,46 19,50 28,93<br />

Costruzioni, edilizia 18,27 1,42 4,56 10,67 2,50 7,68 10,90 2,29 7,38<br />

Commercio 9,62 21,25 19,08 10,74 16,66 12,91 10,71 17,53 13,50<br />

Trasporti 4,74 2,33 2,78 5,70 1,67 4,22 5,67 1,79 4,09<br />

Intermediaz. Monetaria 0,37 4,30 3,56 3,30 4,85 3,87 3,21 4,75 3,84<br />

Attività immobiliari, <strong>in</strong>form. 3,83 4,67 4,51 3,12 4,41 3,59 3,14 4,46 3,68<br />

Servizi domestici 6,46 14,94 13,36 1,79 5,67 3,21 1,93 7,42 4,18<br />

Pubblica Amm<strong>in</strong>istrazione 30,28 26,44 27,16 23,54 39,86 29,52 23,74 37,32 29,30<br />

Organizz. e organismi <strong>in</strong>ternaz. 0,23 1,16 0,99 0,13 0,48 0,26 0,13 0,61 0,33<br />

Totale 100 100 100 100 100 100 100 100 100<br />

Qu<strong>in</strong>tano C., Castellano R. e Rocca A. (2007), L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>flessibilità</strong> <strong>del</strong><br />

lavoro: le differenze tra occupazione maschile e femm<strong>in</strong>ile e tra le diverse regioni <strong>del</strong> Paese, <strong>in</strong> Qu<strong>in</strong>tano C. (a<br />

cura di), Scritti di Statistica economica 14, Quaderni di discussione, Di<strong>part</strong>imento di Statistica e Matematica per<br />

la Ricerca Economica, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, n. 30, Napoli<br />

215


216<br />

C. Qu<strong>in</strong>tano, R. Castellano e A. Rocca<br />

Segue Tab. 6.2.1.<br />

Tipologia di contratto<br />

A tempo <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ato 32,55 69,33 62,34 91,96 91,04 91,63 90,11 86,89 88,79<br />

A tempo determ<strong>in</strong>ato 58,83 28,82 34,52 7,43 8,45 7,80 9,03 12,34 10,39<br />

Di lavoro <strong>in</strong>ter<strong>in</strong>ale 8,62 1,84 3,13 0,61 0,51 0,57 0,85 0,77 0,82<br />

Totale<br />

Dimensioni aziendali<br />

100 100 100 100 100 100 100 100 100<br />

F<strong>in</strong>o a 4 addetti 26,86 21,20 22,27 10,14 12,26 10,92 10,67 13,97 12,02<br />

Da 5 a 9 addetti 26,87 26,04 26,20 23,95 21,86 23,18 24,04 22,66 23,47<br />

Da 20 a 49 addetti 12,64 17,85 16,86 16,43 11,84 14,75 16,32 12,98 14,95<br />

Da 50 a 99 addetti 4,17 7,78 7,09 11,50 8,54 10,42 11,28 8,40 10,09<br />

Da 100 a 499 addetti 8,80 5,62 6,23 9,10 6,53 8,16 9,09 6,36 7,97<br />

500 addetti e oltre 1,89 6,10 5,30 9,83 7,75 9,06 9,58 7,43 8,70<br />

Pubblica Amm<strong>in</strong>istrazione 18,78 15,41 16,05 19,04 31,22 23,52 19,03 28,20 22,79<br />

Totale<br />

N. mesi di lavoro<br />

100 100 100 100 100 100 100 100 100<br />

1 0,00 1,35 1,10 0,26 0,19 0,24 0,26 0,41 0,32<br />

2 2,99 1,76 1,99 0,38 0,82 0,54 0,47 1,00 0,68<br />

3 4,53 2,31 2,74 0,99 0,70 0,88 1,10 1,01 1,06<br />

4 1,82 3,14 2,89 0,65 1,09 0,81 0,69 1,48 1,01<br />

5 8,15 0,47 1,93 0,53 0,42 0,49 0,77 0,43 0,63<br />

6 6,28 5,44 5,60 1,85 1,34 1,66 1,99 2,13 2,04<br />

7 0,75 0,00 0,14 0,40 0,71 0,52 0,41 0,58 0,48<br />

8 8,50 3,08 4,11 0,88 1,03 0,94 1,12 1,43 1,24<br />

9 5,53 1,46 2,24 0,90 0,94 0,92 1,05 1,04 1,04<br />

10 3,35 2,76 2,87 0,68 0,80 0,73 0,76 1,18 0,93<br />

11 0,25 0,15 0,17 0,24 0,13 0,20 0,24 0,13 0,20<br />

12 57,84 78,07 74,23 92,22 91,82 92,07 91,15 89,19 90,35<br />

Totale 100 100 100 100 100 100 100 100 100<br />

Fonte: Elaborazioni ad hoc su dati rilevati per l’Indag<strong>in</strong>e 2004 dalla Banca d’Italia (2006).<br />

Anche rispetto a queste caratteristiche, emerge una situazione piuttosto<br />

differenziata nei generi, che conferma alcune <strong>del</strong>le ipotesi avanzate nel<br />

paragrafo precedente.<br />

Il lavoratore <strong>part</strong>-<strong>time</strong> è <strong>in</strong> oltre il 58% dei casi un operaio mentre il peso di<br />

coloro che con un tale tipo di impiego svolgono un’attività impiegatizia è<br />

<strong>in</strong>feriore alla metà rispetto a quelli che lavorano a tempo pieno. Contenute, ma<br />

costantemente molto più elevate <strong>del</strong>le corrispondenti dei lavoratori a tempo<br />

pieno, le aliquote riferite alle qualifiche dei lavoratori autonomi (libero<br />

professionista, lavoratore autonomo, titolare o coadiuvante di un’impresa<br />

familiare, pensionato) e quelle che riguardano le condizioni di precarietà, quali<br />

Qu<strong>in</strong>tano C., Castellano R. e Rocca A. (2007), L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>flessibilità</strong> <strong>del</strong><br />

lavoro: le differenze tra occupazione maschile e femm<strong>in</strong>ile e tra le diverse regioni <strong>del</strong> Paese, <strong>in</strong> Qu<strong>in</strong>tano C. (a<br />

cura di), Scritti di Statistica economica 14, Quaderni di discussione, Di<strong>part</strong>imento di Statistica e Matematica per<br />

la Ricerca Economica, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, n. 30, Napoli.


L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong>…<br />

disoccupato e lavoratore atipico. Nel primo caso, qu<strong>in</strong>di, si <strong>in</strong>dividuano quelli<br />

per i quali il lavoro <strong>part</strong>-<strong>time</strong> rappresenta una precisa scelta di conciliazione con<br />

un’altra attività lavorativa; nel secondo, esclusivamente una condizione di<br />

precarietà.<br />

Nel caso <strong>del</strong>le donne, il <strong>part</strong>-<strong>time</strong> si associa prevalentemente a condizioni<br />

di lavoro più stabili, ma <strong>in</strong>teressa, <strong>in</strong> quasi la metà dei casi, solamente la<br />

qualifica operaia mentre le impiegate <strong>part</strong>-<strong>time</strong> hanno un peso di quasi 10 punti<br />

percentuali <strong>in</strong>feriore rispetto alle colleghe che lavorano a tempo pieno. La<br />

maggiore stabilità <strong>del</strong> lavoro <strong>part</strong>-<strong>time</strong> nel caso femm<strong>in</strong>ile viene confermata<br />

pure dalla distribuzione <strong>del</strong>la variabile che <strong>in</strong>dica il numero di mesi di lavoro<br />

svolti nel corso <strong>del</strong>l’anno di riferimento: quasi 8 donne su 10 hanno lavorato per<br />

l’<strong>in</strong>tero anno solare, mentre la medesima percentuale tra gli uom<strong>in</strong>i non<br />

raggiunge il 58%. Inoltre, dai dati relativi alla tipologia di contratto <strong>part</strong>-<strong>time</strong>, si<br />

nota che per quasi il 60% dei <strong>part</strong>-<strong>time</strong>rs uom<strong>in</strong>i si tratta di un contratto a tempo<br />

determ<strong>in</strong>ato mentre per le donne quasi il 70% dei contratti <strong>part</strong>-<strong>time</strong> sono a<br />

tempo <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ato.<br />

Con riferimento al settore di attività economica, il lavoro <strong>part</strong>-<strong>time</strong> è diffuso<br />

soprattutto nel terziario ed <strong>in</strong> <strong>part</strong>icolar modo nel commercio e nei servizi<br />

domestici. Un dato forse meno scontato è la consistente presenza,<br />

pr<strong>in</strong>cipalmente tra gli uom<strong>in</strong>i, <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> nel settore primario, consentito solo<br />

da pochi <strong>anni</strong> dalla normativa.<br />

6.3. PART-TIMERS SOTTO-OCCUPATI E DESIDERIO DI PART-TIME<br />

Un’analisi <strong>part</strong>icolarmente <strong>in</strong>teressante che l’enorme patrimonio<br />

<strong>in</strong>formativo proveniente dall’Indag<strong>in</strong>e Banca d’Italia ha reso possibile riguarda<br />

l’<strong>in</strong>crocio tra il numero di ore lavorate mediamente a settimana da ciascun<br />

lavoratore e l’orario che, <strong>in</strong>vece, ognuno di essi avrebbe desiderato lavorare.<br />

Prima di <strong>in</strong>crociare le due <strong>in</strong>formazioni, appare utile analizzarne la distribuzione<br />

univariata e le relative contrapposizioni rispetto al genere <strong>del</strong> lavoratore<br />

(Tab.6.3.1.).<br />

Qu<strong>in</strong>tano C., Castellano R. e Rocca A. (2007), L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>flessibilità</strong> <strong>del</strong><br />

lavoro: le differenze tra occupazione maschile e femm<strong>in</strong>ile e tra le diverse regioni <strong>del</strong> Paese, <strong>in</strong> Qu<strong>in</strong>tano C. (a<br />

cura di), Scritti di Statistica economica 14, Quaderni di discussione, Di<strong>part</strong>imento di Statistica e Matematica per<br />

la Ricerca Economica, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, n. 30, Napoli<br />

217


218<br />

C. Qu<strong>in</strong>tano, R. Castellano e A. Rocca<br />

Tab. 6.3.1. – Lavoratori dipendenti per genere, tipologia di contratto a tempo pieno o parziale,<br />

numero di ore mediamente lavorate a settimana e numero di ore che avrebbero<br />

desiderato lavorare (valori percentuali riferiti al 2004).<br />

LAVORATORI DIPENDENTI<br />

Numero di ore A tempo parziale A tempo pieno Totale<br />

M F T M F T M F T<br />

lavorate <strong>in</strong> media a settimana<br />

Meno di 10 ore 4,58 2,79 3,13 0,39 0,31 0,36 0,52 0,79 0,63<br />

da 10 a 19 ore 11,05 14,05 13,48 0,97 2,24 1,44 1,28 4,50 2,60<br />

da 20 a 29 ore 36,94 59,38 55,12 1,21 6,73 3,24 2,32 16,79 8,25<br />

da 30 a 39 ore 17,35 16,64 16,77 23,44 37,29 28,53 23,25 33,34 27,39<br />

da 40 a 49 ore 28,98 6,34 10,64 66,90 50,44 60,86 65,72 42,02 56,00<br />

50 ore e più 1,10 0,81 0,86 7,09 2,98 5,58 6,90 2,56 5,13<br />

Totale 100 100 100 100 100 100 100 100 100<br />

che avrebbero desiderato lavorare a settimana<br />

Meno di 10 ore 1,66 0,13 0,35 1,01 0,23 0,74 1,03 0,21 0,71<br />

da 10 a 19 ore 17,31 12,21 12,94 0,78 2,04 1,22 1,11 3,93 2,22<br />

da 20 a 29 ore 28,35 54,53 50,77 1,84 11,40 5,17 2,37 19,42 9,05<br />

da 30 a 39 ore 22,55 26,24 25,71 44,99 51,62 47,30 44,54 46,90 45,47<br />

da 40 a 49 ore 29,55 6,68 9,96 47,68 33,20 42,63 47,32 28,27 39,85<br />

50 ore e più 0,59 0,22 0,27 3,70 1,51 2,94 3,64 1,27 2,71<br />

Totale 100 100 100 100 100 100 100 100 100<br />

Fonte: Elaborazioni ad hoc su dati rilevati per l’Indag<strong>in</strong>e 2004 dalla Banca d’Italia (2006).<br />

Un dato estremamente significativo che emerge è la m<strong>in</strong>ore dispersione<br />

<strong>del</strong> numero di ore lavorate mediamente dalle donne <strong>part</strong>-<strong>time</strong>, concentrate tra le<br />

20 e le 29 ore <strong>in</strong> quasi il 60% dei casi e la presenza di quasi il 30% degli uom<strong>in</strong>i<br />

che, pur lavorando <strong>part</strong>-<strong>time</strong>, ha f<strong>in</strong>ito per svolgere mediamente tra le 40 e le 49<br />

ore a settimana. Dai dati riferiti ai lavoratori a tempo pieno si evidenzia <strong>in</strong>vece<br />

come le donne, mediamente, dedich<strong>in</strong>o al lavoro un m<strong>in</strong>or numero di ore a<br />

settimana.<br />

Altrettanto <strong>in</strong>teressante risulta la seconda <strong>part</strong>e <strong>del</strong>la tavola, riferita al<br />

numero di ore che ciascuno avrebbe desiderato lavorare a settimana, volta ad<br />

evidenziare alcune <strong>del</strong>le discrasie presenti nel mercato <strong>del</strong> lavoro <strong>italia</strong>no. Al<br />

f<strong>in</strong>e di agevolarne la lettura, è stato utilizzato lo sfondo più scuro per <strong>in</strong>dicare la<br />

zona relativa al <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong>volontario e quello più chiaro, <strong>in</strong>vece, per la<br />

domanda di <strong>part</strong>-<strong>time</strong> che il mercato ha lasciato disattesa 5 . Coerentemente a<br />

5 Si fa notare che per <strong>in</strong>dividuare coloro che, pur lavorando <strong>part</strong>-<strong>time</strong>, avrebbero desiderato lavorare<br />

a tempo pieno è necessario <strong>in</strong>crociare le due <strong>in</strong>formazioni, ovvero quella sul numero di ore<br />

Qu<strong>in</strong>tano C., Castellano R. e Rocca A. (2007), L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>flessibilità</strong> <strong>del</strong><br />

lavoro: le differenze tra occupazione maschile e femm<strong>in</strong>ile e tra le diverse regioni <strong>del</strong> Paese, <strong>in</strong> Qu<strong>in</strong>tano C. (a<br />

cura di), Scritti di Statistica economica 14, Quaderni di discussione, Di<strong>part</strong>imento di Statistica e Matematica per<br />

la Ricerca Economica, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, n. 30, Napoli.


L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong>…<br />

quanto emerso <strong>in</strong> precedenza, si nota che è dagli uom<strong>in</strong>i che lavorano a tempo<br />

parziale che proviene il maggior desiderio di convertire il <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> un lavoro a<br />

tempo pieno, visto che sono oltre la metà quelli che vorrebbero lavorare almeno<br />

30 ore a settima. La prevalenza <strong>del</strong>le donne, <strong>in</strong>vece (54,53%), ritiene ottimale<br />

un’attività lavorativa con un numero di ore settimanali comprese tra le 20 e le<br />

29.<br />

Tra coloro che lavorano a tempo pieno, la maggiore <strong>in</strong>soddisfazione<br />

riguarda la componente femm<strong>in</strong>ile: oltre la metà <strong>del</strong>le donne vorrebbe lavorare<br />

tra le 30 e le 39 ore (51,62%) e più <strong>del</strong> 13% ancora meno mentre gli uom<strong>in</strong>i che<br />

lavorano a tempo pieno considerano ottimale un’attività che li impegni almeno<br />

30 ore <strong>in</strong> oltre il 96% dei casi.<br />

Questi risultati sono posti maggiormente <strong>in</strong> evidenza quando queste<br />

<strong>in</strong>formazioni vengono <strong>in</strong>crociate tra di loro.<br />

Per i lavoratori a tempo parziale (Tab. 6.3.2.), la maggiore concentrazione<br />

dei valori lungo la diagonale pr<strong>in</strong>cipale nel collettivo maschile <strong>in</strong>dica proprio la<br />

più marcata rispondenza per questo sub-campione tra la propria condizione e le<br />

esigenze manifestate.<br />

Con riferimento ai lavoratori a tempo pieno (Tab. 6.3.3.), è possibile notare<br />

un’accentuata soddisfazione da <strong>part</strong>e degli uom<strong>in</strong>i <strong>in</strong> merito al numero di ore<br />

lavorate, concentrate essenzialmente nelle tipiche fasce tra le 30 e le 39 ore e<br />

tra le 40 e le 49 ore, sebbene non sia da sottovalutare una consistente quota di<br />

essi, oltre il 30%, che ha lavorato <strong>in</strong> media tra le 40 e le 49 ore a settimana, ma<br />

avrebbe preferito lavorare meno, tra le 30 e le 39 ore. Nel collettivo femm<strong>in</strong>ile si<br />

evidenzia una rispondenza alle aspettative per il numero di ore lavorate quando<br />

queste non superano le 39, con aliquote lungo la diagonale pr<strong>in</strong>cipale <strong>del</strong>la<br />

tavola pari almeno al 75%. Tra coloro che <strong>in</strong>vece hanno lavorato un numero di<br />

ore superiore è più elevata l’<strong>in</strong>cidenza di quelli che avrebbero voluto lavorare<br />

meno, che costituisce il 42% tra coloro che hanno lavorato tra le 40 e le 49 ore<br />

lavorate e sul tempo che <strong>in</strong>vece si sarebbe desiderato lavorare, come posto <strong>in</strong> evidenza nella<br />

successiva Tab. 6.3.2. Il confronto tra le <strong>part</strong>i con sfondo colorato <strong>del</strong>la tavola e le equivalenti<br />

righe <strong>del</strong>la <strong>part</strong>e superiore <strong>del</strong>la stessa pone <strong>in</strong> evidenza solamente, <strong>in</strong> caso di differenze non<br />

contenute, un mancato <strong>in</strong>contro tra la quantità di domanda e di offerta di lavoro.<br />

Qu<strong>in</strong>tano C., Castellano R. e Rocca A. (2007), L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>flessibilità</strong> <strong>del</strong><br />

lavoro: le differenze tra occupazione maschile e femm<strong>in</strong>ile e tra le diverse regioni <strong>del</strong> Paese, <strong>in</strong> Qu<strong>in</strong>tano C. (a<br />

cura di), Scritti di Statistica economica 14, Quaderni di discussione, Di<strong>part</strong>imento di Statistica e Matematica per<br />

la Ricerca Economica, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, n. 30, Napoli<br />

219


220<br />

C. Qu<strong>in</strong>tano, R. Castellano e A. Rocca<br />

e supera l’80% tra quelle che hanno lavorato per un numero di ore settimanali<br />

ancora superiore 6 .<br />

Tab. 6.3.2. – Lavoratori dipendenti <strong>part</strong>-<strong>time</strong> per genere, numero di ore mediamente lavorate<br />

a settimana e numero di ore che avrebbero desiderato lavorare (valori<br />

percentuali riferiti al 2004).<br />

Ore<br />

Ore lavorate<br />

desiderate<br />

Maschi Femm<strong>in</strong>e<br />


L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong>…<br />

Tab. 6.3.3. – Lavoratori dipendenti a tempo pieno per genere, numero di ore mediamente<br />

lavorate a settimana e numero di ore che avrebbero desiderato lavorare (valori<br />

percentuali riferiti al 2004).<br />

Ore<br />

Ore lavorate<br />

desiderate<br />

Maschi Femm<strong>in</strong>e<br />


222<br />

C. Qu<strong>in</strong>tano, R. Castellano e A. Rocca<br />

ripetuta separatamente sui due subcampioni, si nota che nel collettivo maschile<br />

sono ancora titolo di studio e numero di figli a non presentare alcuna<br />

associazione con la condizione lavorativa mentre nel caso <strong>del</strong>le donne tutte le<br />

variabili risultano significative, sebbene per la classe d’età ed il numero dei figli<br />

essa si attesti solamente sull’1%.<br />

Tab. 6.3.5. – Indice di cont<strong>in</strong>genza <strong>del</strong> χ 2 e <strong>in</strong>dice di cont<strong>in</strong>genza quadratica media (φ)<br />

calcolati tra la variabile che esprime la condizione di lavoro a tempo pieno o<br />

parziale e le variabili <strong>in</strong>dicate, di volta <strong>in</strong> volta, <strong>in</strong> <strong>in</strong>testazione di riga.<br />

Lavoratori dipendenti considerati nel complesso ed <strong>in</strong> base alla suddivisione<br />

di genere (valori percentuali riferiti al 2004).<br />

Variabili χ 2 Significatività <strong>del</strong> χ 2 φ<br />

Maschi + femm<strong>in</strong>e<br />

Classe d’età 27,6868


L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong>…<br />

7. UNO STUDIO DEL PART-TIME IN RELAZIONE ALLE<br />

CARATTERISTICHE TERRITORIALI<br />

I risultati emersi f<strong>in</strong>ora hanno posto <strong>in</strong> evidenza come il fenomeno <strong>del</strong> <strong>part</strong><strong>time</strong><br />

presenti aspetti piuttosto differenziati, oltre che rispetto al genere degli<br />

<strong>in</strong>dividui, anche sul territorio nazionale. Per lo studio di un fenomeno complesso<br />

come il ricorso al lavoro a tempo parziale, <strong>in</strong> un Paese come l’Italia, <strong>in</strong>fatti,<br />

caratterizzato dalla presenza di rilevanti divari territoriali di tipo sia economico<br />

che socio-culturale, si rende necessaria un’analisi differenziata <strong>in</strong> relazione a<br />

contesti territoriali specifici. A tal f<strong>in</strong>e, non ritenendo discrim<strong>in</strong>ante la tipica<br />

ri<strong>part</strong>izione territoriale per macro-aree utilizzata solitamente, che si collega<br />

prettamente a v<strong>in</strong>coli di contiguità <strong>del</strong> territorio, si è ritenuto opportuno<br />

procedere preventivamente ad un’analisi <strong>del</strong>lo stesso volta ad <strong>in</strong>dividuare <strong>del</strong>le<br />

similarità che presc<strong>in</strong>dano dai conf<strong>in</strong>i geografici. Pertanto, considerando un<br />

dettaglio regionale, sono considerati alcuni rilevanti <strong>in</strong>dicatori demo-economici<br />

ricavati da altra fonte 7 , <strong>in</strong> modo da ottenere nuove caratterizzazioni territoriali<br />

(Qu<strong>in</strong>tano e Romano, 2004).<br />

7.1. GLI INDICATORI SOCIO-ECONOMICI ED I CORRISPONDENTI<br />

RAGGRUPPAMENTI TERRITORIALI<br />

Gli <strong>in</strong>dicatori selezionati al f<strong>in</strong>e di <strong>in</strong>dividuare contesti territoriali omogenei<br />

sono tutti di fonte ISTAT e ricavati direttamente dalla Contabilità Nazionale, da<br />

fonte anagrafica e dalla Rilevazione Cont<strong>in</strong>ua sulle Forze di Lavoro (ISTAT,<br />

2006b). Si tratta, <strong>in</strong> quasi tutti i casi, di dati di natura censuaria. Nei rimanenti,<br />

essi sono comunque riferiti all’<strong>in</strong>tera popolazione attraverso il processo di<br />

riporto degli stessi all’universo.<br />

7 Gli <strong>in</strong>dicatori utilizzati ai f<strong>in</strong>i di questa analisi sono variabili di natura demografica ed economica<br />

che si ritiene possano <strong>in</strong>fluenzare il fenomeno <strong>del</strong> ricorso al lavoro parziale. La loro<br />

considerazione simultanea consente di accomunare le regioni che, complessivamente, rispetto a<br />

questi aspetti, presentano una certa omogeneità. I dati a cui si fa riferimento sono tutti di fonte<br />

ISTAT (2006b) e ricavati direttamente dalla Contabilità Nazionale, da fonte anagrafica, dal<br />

Censimento <strong>del</strong>l’Industria e Servizi e dalla Rilevazione Cont<strong>in</strong>ua sulle Forze di Lavoro. Sono tutti<br />

riferiti all’universo <strong>del</strong>la popolazione <strong>italia</strong>na con dettaglio regionale.<br />

Qu<strong>in</strong>tano C., Castellano R. e Rocca A. (2007), L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>flessibilità</strong> <strong>del</strong><br />

lavoro: le differenze tra occupazione maschile e femm<strong>in</strong>ile e tra le diverse regioni <strong>del</strong> Paese, <strong>in</strong> Qu<strong>in</strong>tano C. (a<br />

cura di), Scritti di Statistica economica 14, Quaderni di discussione, Di<strong>part</strong>imento di Statistica e Matematica per<br />

la Ricerca Economica, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, n. 30, Napoli<br />

223


224<br />

C. Qu<strong>in</strong>tano, R. Castellano e A. Rocca<br />

Qui di seguito la lista degli <strong>in</strong>dicatori utilizzati.<br />

Unità di lavoro: ovvero quantità di lavoro standard a tempo pieno, valori<br />

<strong>in</strong> migliaia di unità relativi al 2003 e relativizzati rispetto al totale Italia;<br />

PIL: <strong>in</strong> milioni di euro al 2005, relativo al 2003 e reso pro-capite<br />

rapportandolo al totale <strong>del</strong>la popolazione di ciascuna regione alla data 1/1/2004;<br />

Spesa <strong>del</strong>le famiglie: <strong>in</strong> milioni di euro al 2005, relativa al 2003 e resa<br />

pro-capite come sopra;<br />

Condizione professionale: separatamente per uom<strong>in</strong>i e donne, sono<br />

considerati gli occupati, le persone <strong>in</strong> cerca di occupazione e le non forze<br />

lavoro, valori <strong>in</strong> migliaia di unità, riferiti alla media 2004 e relativizzati rispetto al<br />

totale per ogni regione (occupati+<strong>in</strong> cerca di occupazione+non forze lavoro). Ai<br />

f<strong>in</strong>i <strong>del</strong>l’esecuzione <strong>del</strong>l’analisi, poiché tali tre <strong>in</strong>dicatiori risultano esaustivi <strong>del</strong>la<br />

condizione professionale, per evitare di <strong>in</strong>serire fattori che siano comb<strong>in</strong>azione<br />

l<strong>in</strong>eare di altri 8 , si è escluso quello che <strong>in</strong>dica le persone <strong>in</strong> cerca di lavoro; tale<br />

omissione non ha causato alcuna perdita di <strong>in</strong>formazione <strong>in</strong> quanto, da un<br />

precedente esperimento, si è verificato che la sua correlazione con la variabile<br />

che <strong>in</strong>dica l’<strong>in</strong>cidenza degli occupati nella regione è molto elevata e,<br />

ovviamente, di segno negativo.<br />

Classi d’età: ai f<strong>in</strong>i <strong>del</strong>la migliore rispondenza con l’analisi <strong>in</strong> oggetto, esse<br />

sono state composte nel seguente modo: meno di 3 <strong>anni</strong>, tra i 3 ed i 14 <strong>anni</strong>, tra<br />

i 15 ed i 64 <strong>anni</strong>, 65 <strong>anni</strong> e più, valori <strong>in</strong> unità, riferiti al 1/1/05 relativizzati<br />

rispetto al totale <strong>del</strong>la popolazione. In questo caso la variabile esclusa, per<br />

evitare l’<strong>in</strong>troduzione di <strong>in</strong>formazione completamente ridondante, è stata quella<br />

che <strong>in</strong>dica l’<strong>in</strong>cidenza <strong>del</strong>la popolazione <strong>in</strong> età compresa tra i 15 ed i 64 <strong>anni</strong>;<br />

tale sotto<strong>in</strong>sieme <strong>del</strong>la popolazione, <strong>del</strong> resto, costituendo la popolazione <strong>in</strong> età<br />

da lavoro, è già stata ampiamente presa <strong>in</strong> considerazione nella precedente<br />

categoria di <strong>in</strong>dicatori, riferiti alla condizione professionale. Anche <strong>in</strong> questo<br />

caso la fonte è ISTAT.<br />

8 Sebbene nell’analisi <strong>in</strong> componenti pr<strong>in</strong>cipali la presenza di multicoll<strong>in</strong>earità non <strong>in</strong>tacchi la validità<br />

dei risultati, trattandosi di un metodo di s<strong>in</strong>tesi <strong>del</strong>l’<strong>in</strong>formazione di <strong>part</strong>enza, si è preferito<br />

escludere dall’analisi variabili completamente ridondanti, essendo il numero di osservazioni<br />

disponibili comunque limitato, pari al numero <strong>del</strong>le regioni <strong>italia</strong>ne.<br />

Qu<strong>in</strong>tano C., Castellano R. e Rocca A. (2007), L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>flessibilità</strong> <strong>del</strong><br />

lavoro: le differenze tra occupazione maschile e femm<strong>in</strong>ile e tra le diverse regioni <strong>del</strong> Paese, <strong>in</strong> Qu<strong>in</strong>tano C. (a<br />

cura di), Scritti di Statistica economica 14, Quaderni di discussione, Di<strong>part</strong>imento di Statistica e Matematica per<br />

la Ricerca Economica, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, n. 30, Napoli.


L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong>…<br />

Settore di attività economica. Il dettaglio settoriale prescelto è il<br />

seguente:<br />

- settore primario (agricoltura, caccia, silvicoltura e pesca)<br />

- settore secondario (estrazione di m<strong>in</strong>erali, attività manifatturiere, produzione<br />

e distribuzione di energia e gas, costruzioni)<br />

- commercio<br />

- alberghi e ristoranti<br />

- trasporto<br />

- <strong>in</strong>termediazione monetaria e f<strong>in</strong>anziaria<br />

- attività immobiliari<br />

- istruzione, sanità e altri servizi sociali, altri servizi pubblici<br />

per ciascuno di essi è stata considerata l’<strong>in</strong>cidenza <strong>del</strong> numero di addetti<br />

rispetto al totale nella regione. I valori sono ricavati dal Censimento<br />

<strong>del</strong>l’Industria e dei Servizi <strong>del</strong> 2001 e le aliquote che esprimono l’<strong>in</strong>cidenza <strong>del</strong><br />

settore istruzione+sanità e altri servizi sociali e altri servizi pubblici sono state<br />

escluse. Il motivo per cui si è deciso di scartare proprio l’<strong>in</strong>cidenza degli addetti<br />

<strong>in</strong> questo settore discende dalla considerazione che è quello che si presenta<br />

con maggiore uniformità sull’<strong>in</strong>tero territorio nazionale, non essendo, <strong>del</strong> resto,<br />

<strong>in</strong> questo caso, <strong>in</strong>teressati a cogliere le differenze nell’erogazione dei servizi<br />

pubblici.<br />

La s<strong>in</strong>tesi di detti <strong>in</strong>dicatori misurati per le venti regioni <strong>italia</strong>ne è stata<br />

realizzata attraverso l’analisi <strong>in</strong> componenti pr<strong>in</strong>cipali. Tale tecnica, come è<br />

noto, consente di riassumere il contenuto <strong>in</strong>formativo <strong>in</strong>sito <strong>in</strong> una serie di<br />

<strong>in</strong>dicatori che, come quelli considerati <strong>in</strong> questa sede, si presentano<br />

<strong>part</strong>icolarmente correlati, attraverso un nuovo e più ristretto numero di variabili.<br />

Come si ev<strong>in</strong>ce dalla proiezione degli <strong>in</strong>dicatori sul piano fattoriale<br />

<strong>in</strong>dividuato dalle prime due componenti (Fig.7.1.1.), il primo fattore, che spiega<br />

quasi il 45% <strong>del</strong> totale <strong>del</strong>la variabilità <strong>del</strong> fenomeno <strong>in</strong> esame, è direttamente<br />

connesso con il livello di ricchezza <strong>del</strong>la regione. Le variabili relative al PIL pro-<br />

Qu<strong>in</strong>tano C., Castellano R. e Rocca A. (2007), L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>flessibilità</strong> <strong>del</strong><br />

lavoro: le differenze tra occupazione maschile e femm<strong>in</strong>ile e tra le diverse regioni <strong>del</strong> Paese, <strong>in</strong> Qu<strong>in</strong>tano C. (a<br />

cura di), Scritti di Statistica economica 14, Quaderni di discussione, Di<strong>part</strong>imento di Statistica e Matematica per<br />

la Ricerca Economica, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, n. 30, Napoli<br />

225


226<br />

C. Qu<strong>in</strong>tano, R. Castellano e A. Rocca<br />

capite, alla spesa familiare pro-capite e alla percentuale di occupati, sia maschi<br />

che femm<strong>in</strong>e, si contrappongono nettamente a quelle che denotano l’<strong>in</strong>cidenza<br />

<strong>del</strong>le non forze lavoro di genere femm<strong>in</strong>ile, <strong>in</strong>nanzitutto, ma anche maschile. È<br />

possibile notare che le regioni più ricche si caratterizzano per un’economia<br />

basata prevalentemente sull’<strong>in</strong>dustria, sul commercio e sull’<strong>in</strong>termediazione<br />

commerciale e monetaria mentre le più povere trovano sostentamento<br />

soprattutto nel commercio.<br />

Component 2<br />

1,0<br />

0,5<br />

0,0<br />

-0,5<br />

-1,0<br />

-1,0<br />

non_forze_f<br />

ad_comm<br />

Component Plot <strong>in</strong> Rotated Space<br />

<strong>anni</strong>3_14<br />

non_forze_m<br />

-0,5<br />

ad_agr<br />

ad_trasp<br />

meno3<strong>anni</strong><br />

Qu<strong>in</strong>tano C., Castellano R. e Rocca A. (2007), L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>flessibilità</strong> <strong>del</strong><br />

lavoro: le differenze tra occupazione maschile e femm<strong>in</strong>ile e tra le diverse regioni <strong>del</strong> Paese, <strong>in</strong> Qu<strong>in</strong>tano C. (a<br />

cura di), Scritti di Statistica economica 14, Quaderni di discussione, Di<strong>part</strong>imento di Statistica e Matematica per<br />

la Ricerca Economica, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, n. 30, Napoli.<br />

0,0<br />

Component 1<br />

add_<strong>in</strong>form<br />

ad_second<br />

ad_<strong>in</strong>term<br />

unita_lavoro<br />

ad_albris<br />

<strong>anni</strong>65epiu<br />

0,5<br />

Spesa_fam<br />

occup_m<br />

occup_f<br />

Fig. 7.1.1. - Analisi <strong>in</strong> componenti pr<strong>in</strong>cipali applicata su una batteria di <strong>in</strong>dicatori sociodemografici<br />

rilevati sulle regioni <strong>italia</strong>ne. Proiezione dei punti-modalità <strong>del</strong>le variabili<br />

adoperate nello studio sulle prime due dimensioni.<br />

Fonte: Elaborazioni ad hoc su dati ISTAT (2006b).<br />

1,0<br />

PIL


L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong>…<br />

Il secondo fattore è chiaramente legato alla differente specializzazione<br />

economica <strong>del</strong>le regioni, vedendo contrapposte, da una <strong>part</strong>e, le attività legate<br />

all’<strong>in</strong>dustria e, dall’altra, quelle <strong>del</strong> terziario, ed <strong>in</strong> <strong>part</strong>icolare l’attività di<br />

trasporto, magazz<strong>in</strong>aggio e comunicazioni, di <strong>in</strong>termediazione monetaria e<br />

f<strong>in</strong>anziaria e immobiliari, noleggio, <strong>in</strong>formatica e ricerca professionale ed<br />

imprenditoriale. Da notare il ruolo neutrale <strong>del</strong> settore primario, coerente con la<br />

caratteristica <strong>del</strong>l’output prodotto, composto da beni atti a soddisfare i bisogni<br />

primari e spesso ad elevata deperibilità che, come tali, sono presenti <strong>in</strong> modo<br />

piuttosto uniforme sull’<strong>in</strong>tero territorio nazionale.<br />

Quanto al terzo fattore, la cui rappresentazione è stata omessa per motivi<br />

di rappresentabilità <strong>del</strong> grafico, come può ev<strong>in</strong>cersi chiaramente dalla Tab.<br />

7.1.1. <strong>del</strong>le coord<strong>in</strong>ate fattoriali <strong>del</strong>le variabili, esso sembra maggiormente<br />

legato alla struttura demografica <strong>del</strong>la popolazione, dato che risultano<br />

strettamente <strong>in</strong> antitesi l’<strong>in</strong>cidenza dei bamb<strong>in</strong>i con meno di 3 <strong>anni</strong> al peso degli<br />

anziani con oltre 64 <strong>anni</strong>.<br />

Tab. 7.1.1. –Indicatori <strong>in</strong>seriti nell’Analisi <strong>in</strong> componenti pr<strong>in</strong>cipali, significato e coord<strong>in</strong>ate<br />

registrate sulle prime 3 componenti. Metodo di rotazione Varimax con normalizzazione di<br />

Kaiser. La convergenza <strong>del</strong>la rotazione è stata ottenuta con 8 iterazioni.<br />

Indicatori Etichetta<br />

Coord<strong>in</strong>ate sulle componenti<br />

pr<strong>in</strong>cipali<br />

1 2 3<br />

Unità di lavoro unita_lavoro ,236 ,140 ,346<br />

PIL PIL ,945 ,117 -,233<br />

Spesa familiare spesa_fam ,921 ,189 -,209<br />

Occupati maschi occup_m ,967 -,105 ,069<br />

Non forze lavoro maschi non_forze_m -,855 ,055 -,418<br />

Occupati femm<strong>in</strong>e occup_f ,956 -,070 -,238<br />

Non forze lavoro femm<strong>in</strong>e non_forze_f -,958 ,069 ,199<br />

Popolazione con meno di 3 <strong>anni</strong> meno3<strong>anni</strong> ,100 ,074 ,927<br />

Popolazione tra i 3 e i 14 <strong>anni</strong> <strong>anni</strong>3_14 -,441 -,018 ,851<br />

Popolazione con 65 <strong>anni</strong> e più <strong>anni</strong>65epiu ,203 -,045 -,935<br />

Addetti nel settore primario ad_agr -,375 -,195 ,261<br />

Addetti nel settore secondario ad_second ,219 -,908 -,235<br />

Addetti nel commercio ad_comm -,714 ,385 ,314<br />

Addetti alberghi e ristoranti ad_albris ,550 ,317 ,181<br />

Addetti ai trasporti ad_trasp -,274 ,919 ,029<br />

Addetti nell’<strong>in</strong>termediaz. mon. e f<strong>in</strong>. ad_<strong>in</strong>term ,289 ,826 -,146<br />

Addetti al terziario avanzato add_<strong>in</strong>form ,233 ,778 ,003<br />

(*) Per una def<strong>in</strong>izione più precisa <strong>del</strong>le modalità <strong>del</strong>le variabili, si rimanda al par. 7.1.<br />

Fonte: Elaborazioni ad hoc su dati ISTAT (2006b).<br />

Qu<strong>in</strong>tano C., Castellano R. e Rocca A. (2007), L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>flessibilità</strong> <strong>del</strong><br />

lavoro: le differenze tra occupazione maschile e femm<strong>in</strong>ile e tra le diverse regioni <strong>del</strong> Paese, <strong>in</strong> Qu<strong>in</strong>tano C. (a<br />

cura di), Scritti di Statistica economica 14, Quaderni di discussione, Di<strong>part</strong>imento di Statistica e Matematica per<br />

la Ricerca Economica, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, n. 30, Napoli<br />

227


228<br />

C. Qu<strong>in</strong>tano, R. Castellano e A. Rocca<br />

Tuttavia, gli aspetti demografici risultano correlati anche a quelli<br />

economici, confermando ciò che è già ampiamente noto, ovvero la maggiore<br />

presenza di bamb<strong>in</strong>i e ragazzi nelle regioni economicamente deboli, che <strong>in</strong>fatti<br />

nei decenni passati hanno fatto ancora registrare tassi di natalità piuttosto<br />

sostenuti, ed una maggiore <strong>in</strong>cidenza di anziani nelle regioni più ricche.<br />

La Fig. 7.1.2., contenente la proiezione dei punti-regione sul piano<br />

fattoriale <strong>in</strong>dividuato, evidenzia, lungo il primo asse, la contrapposizione tra le<br />

regioni <strong>del</strong> Mezzogiorno e quelle <strong>del</strong>l’estremo Nord, ovvero Trent<strong>in</strong>o-Alto Adige<br />

e Valle d’Aosta, seguite via via dalle altre regioni settentrionali. Lungo la<br />

seconda dimensione si rileva <strong>in</strong>vece la netta contrapposizione tra le regioni<br />

Lazio e Liguria, da una <strong>part</strong>e, e quasi tutte le altre dall’altra.<br />

Sulla base di questi risultati, confermativi <strong>in</strong> <strong>part</strong>e <strong>del</strong>le ipotesi avanzate, si<br />

è proceduto con l’applicazione di una tecnica di raggruppamento <strong>del</strong>le regioni,<br />

la cluster analysis di tipo gerarchico, al f<strong>in</strong>e di <strong>in</strong>dividuare un numero ristretto di<br />

gruppi omogenei di regioni rispetto alle coord<strong>in</strong>ate che le stesse presentano sui<br />

primi tre fattori <strong>in</strong>dividuati con l’analisi <strong>in</strong> componenti pr<strong>in</strong>cipali 9 .<br />

9 Il motivo per cui non si è proceduto direttamente al raggruppamento <strong>del</strong>le regioni sulla base dei<br />

valori che <strong>in</strong> esse assumono gli <strong>in</strong>dicatori considerati consiste nella necessità di procedere<br />

preventivamente alla s<strong>in</strong>tesi di una carica <strong>in</strong>formativa <strong>part</strong>icolarmente ricca e, per certi versi,<br />

ridondante.<br />

Qu<strong>in</strong>tano C., Castellano R. e Rocca A. (2007), L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>flessibilità</strong> <strong>del</strong><br />

lavoro: le differenze tra occupazione maschile e femm<strong>in</strong>ile e tra le diverse regioni <strong>del</strong> Paese, <strong>in</strong> Qu<strong>in</strong>tano C. (a<br />

cura di), Scritti di Statistica economica 14, Quaderni di discussione, Di<strong>part</strong>imento di Statistica e Matematica per<br />

la Ricerca Economica, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, n. 30, Napoli.


REGR factor score 2 for analysis 3<br />

3,00000<br />

2,00000<br />

1,00000<br />

0,00000<br />

-1,00000<br />

-2,00000<br />

-2,00000<br />

Calabria<br />

Sicilia<br />

Puglia<br />

Basilica<br />

-1,00000<br />

L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong>…<br />

Campania<br />

Molise<br />

Sardegna<br />

Abruzzo<br />

Liguria<br />

Friuli-V<br />

Umbria<br />

0,00000<br />

1,00000<br />

REGR factor score 1 for analysis 3<br />

2,00000<br />

Qu<strong>in</strong>tano C., Castellano R. e Rocca A. (2007), L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>flessibilità</strong> <strong>del</strong><br />

lavoro: le differenze tra occupazione maschile e femm<strong>in</strong>ile e tra le diverse regioni <strong>del</strong> Paese, <strong>in</strong> Qu<strong>in</strong>tano C. (a<br />

cura di), Scritti di Statistica economica 14, Quaderni di discussione, Di<strong>part</strong>imento di Statistica e Matematica per<br />

la Ricerca Economica, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, n. 30, Napoli<br />

Lazio<br />

Toscana<br />

Piemonte<br />

Marche<br />

Lombardi<br />

Emilia R<br />

Veneto<br />

Valle d'<br />

Trent<strong>in</strong>o<br />

Fig. 7.1.2. - Analisi <strong>in</strong> componenti pr<strong>in</strong>cipali applicata su una batteria di <strong>in</strong>dicatori sociodemografici<br />

rilevati sulle regioni <strong>italia</strong>ne. Proiezione dei punti-regioni sulle prime due<br />

dimensioni.<br />

Fonte: Elaborazioni ad hoc su dati ISTAT (2006b).<br />

I risultati sono stati molto <strong>in</strong>teressanti. Inizialmente, si era pensato di<br />

considerare solamente 3 gruppi di regioni, ma l’analisi <strong>del</strong> dendrogramma e<br />

<strong>del</strong>le fasi <strong>del</strong> processo di agglomerazione (Fig. 7.1.3. e Tab. 7.1.2.) hanno fatto<br />

scartare questa ipotesi al f<strong>in</strong>e di limitare l’aggregazione ad un livello di <strong>in</strong>erzia<br />

nei gruppi contenuto. In <strong>part</strong>icolare, <strong>in</strong>fatti, le regioni Lazio e Liguria non si<br />

associano a nessun’altra f<strong>in</strong>o ad un livello di <strong>in</strong>erzia molto elevato; pertanto, si è<br />

ritenuto più conveniente considerare ciascuna di esse come un gruppo a sé. Le<br />

altre regioni si uniscono <strong>in</strong>vece ad un livello di <strong>in</strong>erzia più basso, costituendo 4<br />

gruppi abbastanza dist<strong>in</strong>ti: il primo gruppo è formato da Piemonte, Toscana,<br />

229


230<br />

C. Qu<strong>in</strong>tano, R. Castellano e A. Rocca<br />

Friuli-Venezia Giulia e Umbria, a cui subito dopo si unisce anche l’Emilia<br />

Romagna. Vi è poi un secondo gruppo formato da Abruzzo e Molise, cui si<br />

associano prima la Basilicata e poi le Marche. Il terzo gruppo è composto dalle<br />

regioni meridionali, ovvero da Calabria e Sicilia, cui si uniscono subito dopo il<br />

gruppo formato da Campania e Puglia e la Sardegna. Inf<strong>in</strong>e, un quarto gruppo,<br />

composto da Valle d’Aosta, Lombardia, Veneto e Trent<strong>in</strong>o-Alto Adige. Lazio e<br />

Liguria rappresentano, rispettivamente, i gruppi 5 e 6. Pertanto, si può<br />

concludere che l’usuale ri<strong>part</strong>izione geografica <strong>del</strong> Paese <strong>in</strong> Nord, Centro e Sud<br />

risulta, ai f<strong>in</strong>i <strong>del</strong>la considerazione dei succitati <strong>in</strong>dicatori socio-economici,<br />

validata solo <strong>in</strong> <strong>part</strong>e 10 .<br />

Fig. 7.1.3. – Dendrogramma derivante dall’applicazione <strong>del</strong>la Cluster Analysis di tipo<br />

gerarchico alle 20 regioni <strong>italia</strong>ne sulla base degli <strong>in</strong>dicatori socio-economici misurati nelle<br />

stesse.<br />

Fonte: Elaborazioni ad hoc su dati ISTAT (2006b).<br />

10 Occorre tenere presente che i criteri che hanno determ<strong>in</strong>ato la formazione dei gruppi non sono<br />

completamente <strong>in</strong>tuibili a <strong>part</strong>ire dal grafico relativo alla rappresentazione <strong>in</strong> coord<strong>in</strong>ate<br />

cartesiane dei primi 2 fattori riportato nella Fig. 7.1.2., avendo concorso alla formazione dei<br />

gruppi anche il III fattore.<br />

Qu<strong>in</strong>tano C., Castellano R. e Rocca A. (2007), L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>flessibilità</strong> <strong>del</strong><br />

lavoro: le differenze tra occupazione maschile e femm<strong>in</strong>ile e tra le diverse regioni <strong>del</strong> Paese, <strong>in</strong> Qu<strong>in</strong>tano C. (a<br />

cura di), Scritti di Statistica economica 14, Quaderni di discussione, Di<strong>part</strong>imento di Statistica e Matematica per<br />

la Ricerca Economica, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, n. 30, Napoli.


L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong>…<br />

Tab. 7.1.2. - Aggregazione <strong>del</strong>le regioni nel processo di formazione dei gruppi<br />

nell’applicazione <strong>del</strong>la cluster analysis di tipo gerarchico e coefficienti<br />

esprimenti il livello di <strong>in</strong>erzia al quale è avvenuta l’unione.<br />

Cluster uniti Coefficiente di<br />

Passo<br />

Gruppo formato<br />

Cluster 1 Cluster 2<br />

<strong>in</strong>erzia<br />

1 Piemonte Toscana 1 0,013<br />

2 (1) Friuli-Venezia G. 1 0,046<br />

3 Abruzzo Molise 2 0,347<br />

4 (1) Umbria 1 0,452<br />

5 Calabria Sicilia 3 0,473<br />

6 (2) Basilicata 2 0,502<br />

7 (1) Emilia-Romagna 1 0,732<br />

8 Valle d’Aosta Lombardia 4 0,812<br />

9 Campania Puglia 9 1,242<br />

10 (3) Sardegna 3 1,318<br />

11 Marche (2) 2 1,503<br />

12 (9) (3) 3 1,642<br />

13 (1) (2) 1-2 2,136<br />

14 (4) Veneto (4) 2,211<br />

15 (4) Trent<strong>in</strong>o (4) 2,947<br />

16 (1) (3) 1-3 5,686<br />

17 Liguria Lazio 5-6 6,393<br />

18 (1) (4) 1-4 6,677<br />

19 (1) Liguria 1-5-6 11,739<br />

Fonte: Elaborazioni ad hoc su dati rilevati per l’Indag<strong>in</strong>e 2004 dalla Banca d’Italia (2006).<br />

Passando alla caratterizzazione dei gruppi rispetto alle variabili che hanno<br />

concorso a def<strong>in</strong>irli, è possibile notare come il gruppo 3 (Tab. 7.1.3.), composto<br />

da tutte le regioni meridionali ad eccezione <strong>del</strong>la Basilicata, si caratterizzi per la<br />

maggiore condizione di povertà e presenza di giovani e con specializzazione<br />

prevalentemente nelle attività commerciali e dei trasporti. Il primo gruppo<br />

presenta <strong>in</strong>vece una situazione piuttosto <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea con la media nazionale,<br />

rappresentata dal baricentro. Condizioni economiche molto favorevoli<br />

caratterizzano <strong>in</strong>vece il gruppo 4, nonostante la notevole eterogeneità <strong>del</strong>le<br />

regioni che vi ap<strong>part</strong>engono rispetto alle specializzazioni economiche. Piuttosto<br />

omogeneo il gruppo composto da Basilicata, Molise, Abruzzo e Marche, regioni<br />

che non solo risultano geograficamente conf<strong>in</strong>anti, ma che sono accomunate<br />

anche per la morfologia <strong>del</strong> territorio e per una densità abitativa non elevata,<br />

fattori, questi, che, come si sa, si riflettono direttamente sull’economia di un<br />

territorio.<br />

Qu<strong>in</strong>tano C., Castellano R. e Rocca A. (2007), L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>flessibilità</strong> <strong>del</strong><br />

lavoro: le differenze tra occupazione maschile e femm<strong>in</strong>ile e tra le diverse regioni <strong>del</strong> Paese, <strong>in</strong> Qu<strong>in</strong>tano C. (a<br />

cura di), Scritti di Statistica economica 14, Quaderni di discussione, Di<strong>part</strong>imento di Statistica e Matematica per<br />

la Ricerca Economica, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, n. 30, Napoli<br />

231


232<br />

C. Qu<strong>in</strong>tano, R. Castellano e A. Rocca<br />

Tab. 7.1.3. - Raggruppamenti <strong>del</strong>le regioni <strong>italia</strong>ne risultanti dalla Cluster Analysis di tipo<br />

gerarchico applicata alle 20 regioni <strong>italia</strong>ne sulla base degli <strong>in</strong>dicatori socioeconomici<br />

misurati nelle stesse.<br />

Gruppo Regioni<br />

1 Piemonte, Toscana, Friuli-Venezia Giulia, Umbria, Emilia-Romagna<br />

2 Marche, Abruzzo, Molise, Basilicata<br />

3 Campania, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna<br />

4 Valle d’Aosta, Lombardia, Veneto, Trent<strong>in</strong>o-Alto Adige<br />

5 Lazio<br />

6 Liguria<br />

Fonte: Elaborazioni ad hoc su dati ISTAT (2006b).<br />

Inf<strong>in</strong>e, Lazio e Liguria, pur nella loro diversità, fanno registrare valori molto<br />

elevati rispetto alla seconda componente, ad <strong>in</strong>dicare la presenza <strong>in</strong> queste<br />

regioni di un’economia basata prevalentemente sul settore terziario.<br />

7.2. LE CARATTERISTICHE DEI LAVORATORI PART-TIME NELLE AREE<br />

TERRITORIALI INDIVIDUATE<br />

Una volta <strong>in</strong>dividuati i raggruppamenti di regioni omogenee rispetto agli<br />

<strong>in</strong>dicatori socio-economici prescelti, si è ritenuto <strong>in</strong>teressante analizzare le<br />

caratteristiche <strong>del</strong> lavoro a tempo parziale separatamente <strong>in</strong> ciascuno di tali<br />

macro-raggruppamenti. Al f<strong>in</strong>e di verificare se esso è concepito ed utilizzato<br />

ovunque come strumento di conciliazione e <strong>flessibilità</strong> o se, <strong>in</strong> taluni contesti,<br />

esso costituisce esclusivamente una forma di sotto-occupazione, ovvero un<br />

ripiego <strong>in</strong> assenza di un lavoro a tempo pieno, si è tentato di caratterizzare tali<br />

raggruppamenti rispetto alla volontarietà o meno <strong>del</strong> ricorso allo stesso.<br />

Quest’ultima è <strong>in</strong>fatti considerata un <strong>in</strong>dicatore di <strong>part</strong>icolare importanza per la<br />

comprensione dei segnali provenienti dal mercato <strong>del</strong> lavoro. Tale volontarietà è<br />

stata misurata con una variabile dicotomica costruita sulla base <strong>del</strong>le risposte<br />

fornite dai lavoratori <strong>part</strong>-<strong>time</strong> ai quesiti <strong>in</strong>erenti il numero di ore mediamente<br />

lavorate a settimana nel corso <strong>del</strong>l’anno ed il numero di ore che essi avrebbero<br />

<strong>in</strong>vece desiderato lavorare. Pertanto, è stato considerato <strong>part</strong>-<strong>time</strong>r <strong>in</strong>volontario,<br />

ovvero “obbligato”, colui che ha dichiarato di aver lavorato un numero di ore<br />

<strong>in</strong>feriore rispetto a quello desiderato. Ne viene da sé che ciò che è stato def<strong>in</strong>ito<br />

Qu<strong>in</strong>tano C., Castellano R. e Rocca A. (2007), L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>flessibilità</strong> <strong>del</strong><br />

lavoro: le differenze tra occupazione maschile e femm<strong>in</strong>ile e tra le diverse regioni <strong>del</strong> Paese, <strong>in</strong> Qu<strong>in</strong>tano C. (a<br />

cura di), Scritti di Statistica economica 14, Quaderni di discussione, Di<strong>part</strong>imento di Statistica e Matematica per<br />

la Ricerca Economica, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, n. 30, Napoli.


L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong>…<br />

genericamente come un <strong>in</strong>dicatore di volontarietà può anche essere <strong>in</strong>teso<br />

semplicemente come un segnale di sotto-occupazione, che si configura anche<br />

quando il numero di ore che si desidera lavorare, pur essendo superiore a<br />

quello <strong>del</strong>le ore lavorate, rientra comunque nella sfera <strong>del</strong> lavoro <strong>part</strong>-<strong>time</strong>.<br />

I gruppi di regioni <strong>in</strong>dividuati fanno registrare un evidente sbilanciamento <strong>in</strong><br />

term<strong>in</strong>i di numerosità campionaria, che però deriva direttamente dalla<br />

eterogeneità <strong>del</strong>la dimensione <strong>del</strong>le <strong>part</strong>izioni territoriali costituenti i gruppi.<br />

Infatti, le differenze con riferimento all’<strong>in</strong>cidenza dei lavoratori <strong>part</strong>-<strong>time</strong> sul<br />

totale dei lavoratori dipendenti sono piuttosto contenute, oscillando tra un<br />

m<strong>in</strong>imo di 7,48% <strong>del</strong> terzo raggruppamento, quello composto da tutte regioni<br />

meridionali, ed il 10,70% <strong>del</strong> quarto, formato <strong>in</strong>vece da regioni che si collocano<br />

tutte all’estremo Nord <strong>del</strong> Paese (Tab. 7.2.1.).<br />

Tab. 7.2.1.- Caratteristiche campionarie dei cluster di regioni <strong>italia</strong>ne <strong>in</strong>dividuate.<br />

Cluster Numerosità<br />

di cui <strong>part</strong><strong>time</strong><br />

1 1.862 172 9,24<br />

2 420 34 8,09<br />

3 1.442 148 10,26<br />

4 1.823 195 10,70<br />

5 655 49 7,48<br />

6 209 21 10,05<br />

Italia <strong>in</strong>tera 6.411 619 9,65<br />

% <strong>part</strong>-<strong>time</strong> Volontarietà % di volontarietà<br />

No 70<br />

Sì 102<br />

No 17<br />

Sì 18<br />

No 65<br />

Sì 83<br />

No 90<br />

Sì 105<br />

No 25<br />

Sì 24<br />

No 13<br />

Sì 8<br />

No 280<br />

Sì 340<br />

Fonte: Elaborazioni ad hoc su dati rilevati per l’Indag<strong>in</strong>e 2004 dalla Banca d’Italia (2006).<br />

No 40,8<br />

Sì 59,2<br />

No 48,4<br />

Sì 51,6<br />

No 44,1<br />

Sì 55,9<br />

No 46,2<br />

Sì 53,8<br />

No 50,8<br />

Sì 49,2<br />

No 61,5<br />

Sì 38,5<br />

No 45,2<br />

Sì 54,8<br />

Le differenze nelle percentuali di lavoratori <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong>volontari non<br />

risultano <strong>in</strong> nessun caso significative quando misurate per tutte le coppie di<br />

possibili comb<strong>in</strong>azioni tra i raggruppamenti <strong>in</strong>dividuati (Tab. 7.2.2.).<br />

L’omogeneità nelle condizioni socio-economiche dei clusters <strong>in</strong>dividuati non<br />

Qu<strong>in</strong>tano C., Castellano R. e Rocca A. (2007), L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>flessibilità</strong> <strong>del</strong><br />

lavoro: le differenze tra occupazione maschile e femm<strong>in</strong>ile e tra le diverse regioni <strong>del</strong> Paese, <strong>in</strong> Qu<strong>in</strong>tano C. (a<br />

cura di), Scritti di Statistica economica 14, Quaderni di discussione, Di<strong>part</strong>imento di Statistica e Matematica per<br />

la Ricerca Economica, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, n. 30, Napoli<br />

233


234<br />

C. Qu<strong>in</strong>tano, R. Castellano e A. Rocca<br />

sembrano qu<strong>in</strong>di <strong>in</strong> nessun caso spiegare questo aspetto sottostante al lavoro<br />

<strong>part</strong>-<strong>time</strong>, quando si considera un livello di significatività <strong>del</strong> 5% ri<strong>part</strong>ito tra le<br />

due code.<br />

Tab. 7.2.2. - Confronti a coppie tra i gruppi <strong>in</strong>dividuati dai cluster <strong>in</strong> relazione alla percentuale<br />

di <strong>part</strong>-<strong>time</strong>rs <strong>in</strong>volontari (pi e pj), ovvero che avrebbero desiderato lavorare un<br />

numero maggiore di ore nel corso <strong>del</strong>l’anno precedente.<br />

Coppie di cluster a<br />

pi pj z Sign.<br />

confronto<br />

1,2 40,8 48,4 –0,8203 0,2061<br />

1,3 40,8 44,1 –0,5957 0,2743<br />

1,4 40,8 46,2 –1,0408 0,1492<br />

1,5 40,8 50,8 –1,2473 0,1056<br />

1,6 40,8 61,5 –1,8085 0,0351<br />

2,3 48,4 44,1 0,4546 0,3264<br />

2,4 48,4 46,2 0,2373 0,4052<br />

2,5 48,4 50,8 –0,2150 0,4168<br />

2,6 48,4 61,5 –0,9462 0,1711<br />

3,4 44,1 46,2 –0,3870 0,3483<br />

3,5 44,1 50,8 –0,8159 0,2061<br />

3,6 44,1 61,5 –1,4965 0,0668<br />

4,5 46,2 50,8 –0,5767 0,2810<br />

4,6 46,2 61,5 –1,3338 0,0918<br />

5,6 50,8 61,5 –0,8231 0,2061<br />

Fonte: Elaborazioni ad hoc su dati rilevati per l’Indag<strong>in</strong>e 2004 dalla Banca d’Italia (2006).<br />

Per completare l’analisi <strong>del</strong> fenomeno <strong>del</strong> lavoro <strong>part</strong>-<strong>time</strong> nei gruppi di<br />

regioni formati, è utile andare ad <strong>in</strong>dividuare quali fattori risultano determ<strong>in</strong>anti<br />

nella scelta di lavorare <strong>part</strong>-<strong>time</strong>, ovvero cercare di capire se esiste un nesso di<br />

causalità tra alcune caratteristiche personali <strong>del</strong> lavoratore e la sua condizione<br />

a tempo pieno o parziale.<br />

A tal f<strong>in</strong>e, si è <strong>in</strong>trodotto un mo<strong>del</strong>lo di regressione logistica <strong>in</strong> cui la<br />

probabilità di lavorare <strong>part</strong>-<strong>time</strong> è mo<strong>del</strong>lata rispetto al genere, all’età, al numero<br />

di figli ed al reddito <strong>del</strong> lavoratore 11 . I risultati <strong>del</strong>l’analisi (Tab. 7.2.3.), che sono<br />

11 Va sottol<strong>in</strong>eato che l’<strong>in</strong>clusione <strong>del</strong>la variabile reddito percepito dal lavoratore dipendente ha<br />

risposto esclusivamente ad un’esigenza di tipo strumentale, non essendo <strong>in</strong> questo contesto<br />

<strong>in</strong>teressati a verificarne la relazione di dipendenza con il <strong>part</strong>-<strong>time</strong>, quanto, piuttosto, ad ottenere<br />

un mo<strong>del</strong>lo di regressione che contenesse un carattere quantitativo sicuramente correlato con la<br />

condizione di lavoratore <strong>part</strong>-<strong>time</strong> o a tempo pieno. Inoltre, <strong>in</strong>izialmente, tra i regressori era stato<br />

Qu<strong>in</strong>tano C., Castellano R. e Rocca A. (2007), L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>flessibilità</strong> <strong>del</strong><br />

lavoro: le differenze tra occupazione maschile e femm<strong>in</strong>ile e tra le diverse regioni <strong>del</strong> Paese, <strong>in</strong> Qu<strong>in</strong>tano C. (a<br />

cura di), Scritti di Statistica economica 14, Quaderni di discussione, Di<strong>part</strong>imento di Statistica e Matematica per<br />

la Ricerca Economica, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, n. 30, Napoli.


L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong>…<br />

stati <strong>in</strong> un secondo momento ripetuti anche sul solo collettivo femm<strong>in</strong>ile (Tab.<br />

7.2.4.), evidenziano una diversità dei gruppi di regioni <strong>in</strong> relazione alla<br />

significatività <strong>del</strong>la variabile numero di figli. Quest’ultima, <strong>in</strong>fatti, presenta<br />

un’<strong>in</strong>fluenza significativa sulla condizione di lavoratore <strong>part</strong>-<strong>time</strong> solo nei<br />

clusters 1 e 4, composti da tutte regioni <strong>del</strong> Centro-Nord, avvalorando l’ipotesi<br />

che <strong>in</strong> questi contesti esso risponda essenzialmente ad una scelta di<br />

conciliazione tra impegni lavorativi e familiari. Poco rilevante il peso <strong>del</strong>la<br />

variabile età <strong>in</strong> tutti i gruppi, dall’<strong>in</strong>fluenza statisticamente significativa solo per i<br />

gruppi 3, 4 e 5, composti da tutte le regioni <strong>del</strong> Sud, Marche, Abruzzo e Molise<br />

e da quelle <strong>del</strong>l’estremo Nord. Evidentemente, <strong>in</strong> queste regioni il <strong>part</strong>-<strong>time</strong> si<br />

associa maggiormente ad una condizione di precarietà che, come tale,<br />

<strong>in</strong>teressa maggiormente i giovani.<br />

Tab. 7.2.3. - Risultati <strong>del</strong>la regressione logistica ottenuta considerando come variabile<br />

dipendente il <strong>part</strong>-<strong>time</strong> e come variabili <strong>in</strong>dipendenti il reddito percepito dal<br />

lavoratore (YLM), l’età <strong>in</strong> <strong>anni</strong> (eta), il genere (sex) ed il numero di figli (figlio)<br />

sui sotto<strong>in</strong>siemi di unità considerati nei 6 clusters di regioni <strong>italia</strong>ne<br />

<strong>in</strong>dividuate e sul totale Italia.<br />

Cluster Variabili significative Variabili escluse Cox&Snell Negelkerke<br />

–2LL<br />

1 YLM, sex, figlio eta 0,214 0,465 697,85<br />

2 YLM, sex figlio, eta 0,125 0,290 181,57<br />

3 YLM, sex, eta figlio 0,170 0,351 686,88<br />

4 YLM, sex, figlio, eta 0,246 0,498 727,11<br />

5 YLM, sex, eta figlio 0,188 0,454 213,793<br />

6 YLM eta, figlio, sex 0,233 0,488 80,21<br />

Italia <strong>in</strong>tera YLM, sex, figlio, eta 0,197 0,418 2.671,8<br />

Fonte: Elaborazioni ad hoc su dati rilevati per l’Indag<strong>in</strong>e 2004 dalla Banca d’Italia (2006).<br />

La variabile età perde qualsiasi significato statistico nel collettivo composto<br />

da sole donne, evidenziando, <strong>in</strong> questo caso, la maggiore uniformità <strong>del</strong>la<br />

distribuzione <strong>del</strong> fenomeno <strong>part</strong>-<strong>time</strong> sull’<strong>in</strong>tero arco di vita <strong>del</strong>la donna,<br />

<strong>in</strong>serito anche il titolo di studio <strong>del</strong> lavoratore dipendente <strong>in</strong> <strong>anni</strong>, ma quest’ultimo è stato presto<br />

scartato <strong>in</strong> quanto <strong>in</strong> nessun caso è risultato significativo con la condizione di lavoro a tempo<br />

pieno o meno.<br />

Qu<strong>in</strong>tano C., Castellano R. e Rocca A. (2007), L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>flessibilità</strong> <strong>del</strong><br />

lavoro: le differenze tra occupazione maschile e femm<strong>in</strong>ile e tra le diverse regioni <strong>del</strong> Paese, <strong>in</strong> Qu<strong>in</strong>tano C. (a<br />

cura di), Scritti di Statistica economica 14, Quaderni di discussione, Di<strong>part</strong>imento di Statistica e Matematica per<br />

la Ricerca Economica, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, n. 30, Napoli<br />

R 2<br />

R 2<br />

235


236<br />

C. Qu<strong>in</strong>tano, R. Castellano e A. Rocca<br />

avvalorando ancora di più l’ipotesi precedente, <strong>in</strong> base alla quale il <strong>part</strong>-<strong>time</strong> è<br />

s<strong>in</strong>onimo di precarietà specialmente nel collettivo maschile.<br />

Tab. 7.2.4. - Risultati <strong>del</strong>la regressione logistica ottenuta considerando come variabile<br />

dipendente il <strong>part</strong>-<strong>time</strong> e come variabili <strong>in</strong>dipendenti il reddito percepito dal<br />

lavoratore (YLM), l’età <strong>in</strong> <strong>anni</strong> (eta), il genere (sex) ed il numero di figli (figlio)<br />

sui sotto<strong>in</strong>siemi di unità considerati nei 6 clusters di regioni <strong>italia</strong>ne<br />

<strong>in</strong>dividuate e sul totale Italia. Collettivo <strong>del</strong>le sole lavoratrici dipendenti.<br />

Cluster<br />

Variabili<br />

significative<br />

Variabili escluse<br />

Cox&Snell<br />

R 2<br />

Negelkerke<br />

R 2<br />

–2LL<br />

eta YLM, figlio età 0,260 0,428 548,54<br />

figlio, eta YLM figlio, età 0,150 0,280 104,68<br />

figlio, eta YLM figlio, età 0,240 0,370 339,54<br />

eta YLM, figlio età 0,300 0,460 555,89<br />

figlio, eta YLM figlio, età 0,310 0,520 126,55<br />

figlio, eta YLM figlio, età 0,300 0,500 56,69<br />

eta YLM, figlio età 0,250 0,400 1.814,97<br />

Fonte: Elaborazioni ad hoc su dati rilevati per l’Indag<strong>in</strong>e 2004 dalla Banca d’Italia (2006).<br />

Poiché il percorso di analisi eseguito non ha evidenziato l’esistenza di una<br />

<strong>part</strong>icolare differenza <strong>del</strong> fenomeno <strong>del</strong> lavoro <strong>part</strong>-<strong>time</strong> nei gruppi di regioni<br />

<strong>in</strong>dividuati <strong>in</strong> base a criteri di omogeneità demo-economici, è possibile avanzare<br />

l’ipotesi per cui tali criteri di raggruppamento non costituiscono fattori realmente<br />

discrim<strong>in</strong>anti <strong>in</strong> merito alle caratteristiche <strong>del</strong> lavoro <strong>part</strong>-<strong>time</strong>. Pertanto, si è<br />

ritenuto opportuno procedere ripetendo gli stessi passi sfruttando le note<br />

ri<strong>part</strong>izioni geografiche caratterizzate dalla condizione di contiguità identificate<br />

come Nord, Centro e Sud (Tabb. I.1.1.-I.1.2.-I.1.3.-I.1.4., <strong>in</strong> Appendice), da una<br />

<strong>part</strong>e, e da Nord-Ovest, Nord-Est, Centro, Sud e Isole (Tabb. I.2.1.-I.2.2.-I.2.3.-<br />

I.2.4., <strong>in</strong> Appendice), dall’altra.<br />

I risultati ottenuti sono abbastanza <strong>in</strong>teressanti quando si considera la<br />

seconda suddivisione <strong>in</strong> c<strong>in</strong>que macrori<strong>part</strong>izioni, <strong>in</strong> quanto consentono di<br />

evidenziare alcune differenze significative nella manifestazione <strong>del</strong> fenomeno<br />

(Tabb.I.2.1. e I.2.4.). In <strong>part</strong>icolare, statisticamente significative risultano le<br />

differenze esistenti nella percentuale di <strong>part</strong>-<strong>time</strong>rs sotto-occupati tra il Nord-<br />

Ovest ed il Nord-Est <strong>del</strong> Paese, tra il Nord-Ovest ed il Sud. Il Nord-Est, oltre che<br />

Qu<strong>in</strong>tano C., Castellano R. e Rocca A. (2007), L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>flessibilità</strong> <strong>del</strong><br />

lavoro: le differenze tra occupazione maschile e femm<strong>in</strong>ile e tra le diverse regioni <strong>del</strong> Paese, <strong>in</strong> Qu<strong>in</strong>tano C. (a<br />

cura di), Scritti di Statistica economica 14, Quaderni di discussione, Di<strong>part</strong>imento di Statistica e Matematica per<br />

la Ricerca Economica, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, n. 30, Napoli.


L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong>…<br />

dal Nord-Ovest, è statisticamente diverso dalle Isole; il Centro è diverso dal Sud<br />

e quest’ultimo anche dalle Isole. È <strong>in</strong>teressante osservare che la m<strong>in</strong>ore<br />

<strong>in</strong>cidenza di coloro che desiderano lavorare di più si registra al Sud, seguito dal<br />

Nord-Est <strong>del</strong> Paese mentre le percentuali di sotto-occupazione maggiori si<br />

riscontrano nelle Isole e nel Nord-Ovest <strong>del</strong> Paese, con aliquote che <strong>in</strong> entrambi<br />

i casi superano il 50% <strong>del</strong> totale <strong>del</strong>le persone che lavorano <strong>part</strong>-<strong>time</strong>. Tale<br />

eterogeneità, pertanto, non può essere assolutamente colta quando si fa<br />

riferimento alla suddivisione <strong>del</strong> Paese <strong>in</strong> Nord, Centro e Sud, per l’effetto di<br />

compensazione <strong>del</strong> fenomeno nel Nord, da una <strong>part</strong>e, e nel Sud <strong>del</strong> Paese,<br />

dall’altra.<br />

L’analisi basata sulla costruzione di mo<strong>del</strong>li di regressione logistica<br />

all’<strong>in</strong>terno di ciascuna ri<strong>part</strong>izione territoriale (Tabb. I.1.2., I.1.3., I.2.2. e I.2.3.)<br />

<strong>in</strong>dividuata evidenzia l’esistenza di un nesso di causalità tra il numero dei figli e<br />

la condizione di lavoratore a tempo pieno o parziale esclusivamente nel Nord<br />

<strong>del</strong> Paese, sia quando si consideri la ri<strong>part</strong>izione <strong>in</strong> tre macro-regioni che quella<br />

a c<strong>in</strong>que. Anche la variabile età presenta un’<strong>in</strong>fluenza significativa solamente al<br />

Nord, nel primo caso, ed esclusivamente nel Nord-Ovest, nel secondo. Viene<br />

pertanto confermata l’ipotesi <strong>in</strong> base alla quale solo nell’Italia settentrionale il<br />

lavoro <strong>part</strong>-<strong>time</strong> risponde pr<strong>in</strong>cipalmente ad esigenze di conciliazione tra<br />

impegni familiari e professionali.<br />

8. CONCLUSIONI<br />

Le profonde trasformazioni nella legislazione <strong>in</strong> materia di organizzazione<br />

<strong>del</strong> lavoro attuate <strong>negli</strong> ultimi <strong>anni</strong> <strong>in</strong> risposta ai mutamenti <strong>in</strong>tervenuti nella<br />

società e nel sistema economico <strong>in</strong> generale sono risultate <strong>del</strong> tutto <strong>in</strong>adeguate<br />

a fronteggiare i problemi legati alla disoccupazione, i cui livelli cont<strong>in</strong>uano ad<br />

essere drammatici <strong>in</strong> talune aree <strong>del</strong> nostro Paese. Il mercato <strong>del</strong> lavoro<br />

<strong>italia</strong>no, <strong>in</strong>fatti, non si è dimostrato capace di adeguarsi alle mutate condizioni<br />

economiche generali, recependo e trasformando riforme che avrebbero dovuto<br />

Qu<strong>in</strong>tano C., Castellano R. e Rocca A. (2007), L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>flessibilità</strong> <strong>del</strong><br />

lavoro: le differenze tra occupazione maschile e femm<strong>in</strong>ile e tra le diverse regioni <strong>del</strong> Paese, <strong>in</strong> Qu<strong>in</strong>tano C. (a<br />

cura di), Scritti di Statistica economica 14, Quaderni di discussione, Di<strong>part</strong>imento di Statistica e Matematica per<br />

la Ricerca Economica, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, n. 30, Napoli<br />

237


238<br />

C. Qu<strong>in</strong>tano, R. Castellano e A. Rocca<br />

favorire la riduzione <strong>del</strong>la disoccupazione, <strong>in</strong> strumenti da utilizzare a discapito<br />

dei lavoratori stessi. Le condizioni dei lavoratori sono <strong>in</strong>fatti andate<br />

progressivamente peggiorando, facendo emergere un vero e proprio dualismo<br />

tra quelli di serie A, dal lavoro ancora sicuro, a tempo <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ato, e quelli di<br />

serie B, caratterizzati da vari tipi di <strong>in</strong>certezza e discrim<strong>in</strong>azione sul proprio<br />

futuro (Cont<strong>in</strong>i e Trivellato, 2005).<br />

Accanto a queste considerazioni, la consapevolezza di un forte zoccolo<br />

duro di disoccupazione dal carattere ormai strutturale e la cont<strong>in</strong>ua perdita di<br />

terreno <strong>del</strong>l’Italia rispetto al resto <strong>del</strong> mondo non solo <strong>in</strong> materia di occupazione,<br />

ma anche nella <strong>part</strong>ecipazione <strong>del</strong>le donne al mondo <strong>del</strong> lavoro e nella<br />

<strong>flessibilità</strong> aprono la strada ad ulteriori riflessioni.<br />

Le riforme <strong>del</strong> lavoro attuate sono ancora <strong>in</strong>sufficienti ed <strong>in</strong>adeguate. Al<br />

legislatore si pone l’arduo compito di def<strong>in</strong>ire una radicale riforma <strong>del</strong> mercato<br />

<strong>del</strong> lavoro che, però, non potrà sortire effetti significativi se prima non verranno<br />

risolti problemi ben noti e radicati nel nostro Paese che si collegano ai profondi<br />

divari socio-economici che dividono il territorio nazionale.<br />

Qualunque riforma, <strong>in</strong> altre parole, dovrà tener conto che nessuno dei<br />

possibili provvedimenti può adattarsi adeguatamente al territorio nazionale nel<br />

suo <strong>in</strong>sieme, ma dovrà necessariamente considerare gli aspetti estremamente<br />

diversi che caratterizzano il mercato <strong>del</strong> lavoro sul territorio. Strumenti come<br />

<strong>flessibilità</strong>, lavoro atipico e <strong>part</strong>-<strong>time</strong> assumono connotazioni completamente<br />

diverse quando calati <strong>in</strong> contesti così differenti.<br />

Pertanto, come dimostrano pure le evidenze empiriche compiute <strong>in</strong> questo<br />

articolo, anche quando gli strumenti ci sono, essi risultano spesso <strong>in</strong>capaci di<br />

sortire gli effetti per i quali sono stati predisposti; così capita che il <strong>part</strong>-<strong>time</strong><br />

possa divenire solamente un ripiego per chi non riesca a trovare di meglio<br />

mentre numerosi lavoratori a tempo pieno desidererebbero impegnarsi <strong>in</strong><br />

un’attività per un m<strong>in</strong>or numero di ore.<br />

Disoccupazione, sotto-occupazione e assenza di strumenti di conciliazione<br />

tra lavoro ed impegni familiari sono problemi che m<strong>in</strong>ano nel profondo una<br />

Qu<strong>in</strong>tano C., Castellano R. e Rocca A. (2007), L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>flessibilità</strong> <strong>del</strong><br />

lavoro: le differenze tra occupazione maschile e femm<strong>in</strong>ile e tra le diverse regioni <strong>del</strong> Paese, <strong>in</strong> Qu<strong>in</strong>tano C. (a<br />

cura di), Scritti di Statistica economica 14, Quaderni di discussione, Di<strong>part</strong>imento di Statistica e Matematica per<br />

la Ricerca Economica, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, n. 30, Napoli.


L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong>…<br />

società ed <strong>in</strong> presenza dei quali, specie per le dimensioni che essi raggiungono<br />

<strong>in</strong> talune aree <strong>del</strong> nostro Paese, non può esservi alcun futuro sostenibile.<br />

Qu<strong>in</strong>tano C., Castellano R. e Rocca A. (2007), L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>flessibilità</strong> <strong>del</strong><br />

lavoro: le differenze tra occupazione maschile e femm<strong>in</strong>ile e tra le diverse regioni <strong>del</strong> Paese, <strong>in</strong> Qu<strong>in</strong>tano C. (a<br />

cura di), Scritti di Statistica economica 14, Quaderni di discussione, Di<strong>part</strong>imento di Statistica e Matematica per<br />

la Ricerca Economica, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, n. 30, Napoli<br />

239


APPENDICE<br />

Tab. I.1.1. - Caratteristiche campionarie dei raggruppamenti <strong>del</strong>le unità campionarie rispetto<br />

alle macroaree di regioni <strong>italia</strong>ne Nord, Centro e Sud.<br />

Macroarea Numerosità<br />

di cui <strong>part</strong><strong>time</strong><br />

Qu<strong>in</strong>tano C. (a cura di) (2007), Scritti di Statistica Economica 14, Quaderni di discussione, Di<strong>part</strong>imento di<br />

Statistica e Matematica per la Ricerca Economica, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, n. 30, Napoli.<br />

240<br />

% <strong>part</strong>-<strong>time</strong> Volontarietà % di volontarietà<br />

Nord 3.356 336 10,00 No 150<br />

Sì 182<br />

Centro 1.366 119 8,70 No 57<br />

Sì 62<br />

Sud 1.689 165 10,26 No 65<br />

Sì 83<br />

Italia <strong>in</strong>tera 6.411 619 9,80 No 280<br />

Sì 340<br />

Fonte: Elaborazioni ad hoc su dati rilevati per l’Indag<strong>in</strong>e 2004 dalla Banca d’Italia (2006).<br />

No 44,8<br />

Sì 55,2<br />

No 48,0<br />

Sì 52,0<br />

No 44,1<br />

Sì 55,9<br />

No 45,2<br />

Sì 54,8<br />

Tab. I.1.2. - Risultati <strong>del</strong>la regressione logistica ottenuta considerando come variabile<br />

dipendente il <strong>part</strong>-<strong>time</strong> e come variabili <strong>in</strong>dipendenti il reddito percepito dal<br />

lavoratore (YLM), l’età <strong>in</strong> <strong>anni</strong> (eta), il genere (sex) ed il numero di figli (figlio)<br />

sui sotto<strong>in</strong>siemi di unità considerati nelle 3 macroaree di regioni <strong>italia</strong>ne<br />

considerate e sul totale Italia.<br />

Macroarea Variabili significative<br />

Variabili<br />

escluse<br />

Cox&Snell<br />

R 2<br />

Negelkerke<br />

R 2<br />

–2LL<br />

Nord YLM, sex, figlio,<br />

eta<br />

0,238 0,498 1.271,06<br />

Centro YLM, sex figlio, eta 0,179 0,400 539,96<br />

Sud YLM, sex figlio, eta 0,160 0,340 784,47<br />

Italia <strong>in</strong>tera YLM, sex, figlio,<br />

eta<br />

0,197 0,418 2.671,79<br />

Fonte: Elaborazioni ad hoc su dati rilevati per l’Indag<strong>in</strong>e 2004 dalla Banca d’Italia (2006).<br />

Tab. I.1.3. - Risultati <strong>del</strong>la regressione logistica ottenuta considerando come variabile<br />

dipendente il <strong>part</strong>-<strong>time</strong> e come variabili <strong>in</strong>dipendenti il reddito percepito dal<br />

lavoratore (YLM), l’età <strong>in</strong> <strong>anni</strong> (eta), il genere (sex) ed il numero di figli (figlio)<br />

sui sotto<strong>in</strong>siemi di unità considerati nelle 3 macroaree di regioni <strong>italia</strong>ne<br />

considerate e sul totale Italia. Collettivo <strong>del</strong>le sole lavoratrici dipendenti.<br />

Macroarea Variabili significative<br />

Variabili<br />

escluse<br />

Cox&Snell<br />

R 2<br />

Negelkerke<br />

R 2<br />

–2LL<br />

Nord YLM, figlio, eta 0,286 0,453 1.006,13<br />

Centro YLM figlio, eta 0,261 0,433 347,92<br />

Sud YLM figlio, eta 0,222 0,359 388,36<br />

Italia <strong>in</strong>tera YLM, figlio eta 0,250 0,400 1.814,97<br />

Fonte: Elaborazioni ad hoc su dati rilevati per l’Indag<strong>in</strong>e 2004 dalla Banca d’Italia (2006).


L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong>…<br />

Tab. I.1.4. - Confronti a coppie tra i gruppi <strong>in</strong>dividuati dalle 3 macrori<strong>part</strong>izioni di regioni<br />

<strong>italia</strong>ne (1=Nord, 2=Centro, 3=Sud) <strong>in</strong> relazione alla percentuale di <strong>part</strong>-<strong>time</strong>rs<br />

<strong>in</strong>volontari (pi e pj), ovvero che avrebbero desiderato lavorare un numero<br />

maggiore ore nel corso <strong>del</strong>l’anno precedente.<br />

Coppie di macrori<strong>part</strong>izioni a<br />

pi pj z Sign.<br />

confronto<br />

1,2 44,8 48,0 –0,6022 0,2743<br />

1,3 44,8 44,1 0,1481 0,4404<br />

2,3 48,0 44,1 0,6509 0,2578<br />

Fonte: Elaborazioni ad hoc su dati rilevati per l’Indag<strong>in</strong>e 2004 dalla Banca d’Italia (2006).<br />

Tab. I.2.1. - Caratteristiche campionarie dei raggruppamenti <strong>del</strong>le unità campionarie rispetto<br />

alle macroaree di regioni <strong>italia</strong>ne Nord-Ovest, Nord-Est, Centro e Sud e Isole.<br />

Macroarea Numerosità<br />

di cui <strong>part</strong><strong>time</strong><br />

Nord-Ovest 1.757 147 8,37<br />

Nord-Est 1.599 189 11,82<br />

Centro 1.366 115 8,71<br />

Sud 1.081 78 7,21<br />

Isole 609 87 14,29<br />

Italia <strong>in</strong>tera 6.411 619 9,80<br />

Qu<strong>in</strong>tano C., Castellano R. e Rocca A. (2007), L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>flessibilità</strong> <strong>del</strong><br />

lavoro: le differenze tra occupazione maschile e femm<strong>in</strong>ile e tra le diverse regioni <strong>del</strong> Paese, <strong>in</strong> Qu<strong>in</strong>tano C. (a<br />

cura di), Scritti di Statistica economica 14, Quaderni di discussione, Di<strong>part</strong>imento di Statistica e Matematica per<br />

la Ricerca Economica, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, n. 30, Napoli<br />

241<br />

% <strong>part</strong>-<strong>time</strong> Volontarietà % di volontarietà<br />

No 77<br />

Sì 71<br />

No 74<br />

Sì 115<br />

No 57<br />

Sì 62<br />

No 27<br />

Sì 50<br />

No 46<br />

Sì 42<br />

No 280<br />

Sì 340<br />

Fonte: Elaborazioni ad hoc su dati rilevati per l’Indag<strong>in</strong>e 2004 dalla Banca d’Italia (2006).<br />

No 52,1<br />

Sì 47,9<br />

No 39,1<br />

Sì 60,9<br />

No 48,0<br />

Sì 52,0<br />

No 34,9<br />

Sì 65,1<br />

No 52,3<br />

Sì 47,7<br />

No 45,2<br />

Sì 54,8<br />

Tab. I.2.2. - Risultati <strong>del</strong>la regressione logistica ottenuta considerando come variabile<br />

dipendente il <strong>part</strong>-<strong>time</strong> e come variabili <strong>in</strong>dipendenti il reddito percepito dal<br />

lavoratore (YLM), l’età <strong>in</strong> <strong>anni</strong> (eta), il genere (sex) ed il numero di figli (figlio)<br />

sui sotto<strong>in</strong>siemi di unità considerati nelle 5 macroaree di regioni <strong>italia</strong>ne<br />

considerate e sul totale Italia.<br />

Macroarea Variabili significative<br />

Variabili<br />

escluse<br />

Cox&Snell<br />

R 2<br />

Negelkerke<br />

R 2<br />

–2LL<br />

Nord-Ovest YLM, sex, figlio, eta 0,227 0,517 561,32<br />

Nord-Est YLM, sex, figlio eta 0,249 0,482 703,01<br />

Centro YLM, sex figlio, eta 0,179 0,400 539,96<br />

Sud YLM, sex figlio, eta 0,129 0,319 409,19<br />

Isole YLM, sex figlio, eta 0,213 0,380 354,14<br />

Italia <strong>in</strong>tera YLM, sex, figlio, eta 0,197 0,418 2.671,79<br />

Fonte: Elaborazioni ad hoc su dati rilevati per l’Indag<strong>in</strong>e 2004 dalla Banca d’Italia (2006).


242<br />

C. Qu<strong>in</strong>tano, R. Castellano e A. Rocca<br />

Tab. I.2.3. - Risultati <strong>del</strong>la regressione logistica ottenuta considerando come variabile<br />

dipendente il <strong>part</strong>-<strong>time</strong> e come variabili <strong>in</strong>dipendenti il reddito percepito dal<br />

lavoratore (YLM), l’età <strong>in</strong> <strong>anni</strong> (eta), il genere (sex) ed il numero di figli (figlio)<br />

sui sotto<strong>in</strong>siemi di unità considerati nelle 5 macroaree di regioni <strong>italia</strong>ne<br />

considerate e sul totale Italia. Collettivo <strong>del</strong>le sole lavoratrici dipendenti.<br />

Macroarea Variabili significative<br />

Variabili<br />

escluse<br />

Cox&Snell<br />

R 2<br />

Negelkerke<br />

R 2<br />

–2LL<br />

Nord-Ovest YLM, figlio, eta 0,282 0,471 463,55<br />

Nord-Est YLM, figlio eta 0,289 0,437 535,89<br />

Centro YLM figlio, eta 0,261 0,433 347,92<br />

Sud YLM figlio, eta 0,190 0,338 206,73<br />

Isole YLM figlio, eta 0,259 0,383 174,71<br />

Italia <strong>in</strong>tera YLM, figlio eta 0,250 0,400 1.814,97<br />

Fonte: Elaborazioni ad hoc su dati rilevati per l’Indag<strong>in</strong>e 2004 dalla Banca d’Italia (2006).<br />

Tab. I.2.4. - Confronti a coppie tra i gruppi <strong>in</strong>dividuati dalle 5 macrori<strong>part</strong>izioni di regioni<br />

<strong>italia</strong>ne (1=Nord-Ovest, 2=Nord-Est, 3=Centro, 4=Sud, 5=Isole) <strong>in</strong> relazione alla<br />

percentuale di <strong>part</strong>-<strong>time</strong>rs <strong>in</strong>volontari (pi e pj), ovvero che avrebbero desiderato<br />

lavorare un numero maggiore ore nel corso <strong>del</strong>l’anno precedente.<br />

Coppie di macrori<strong>part</strong>izioni a<br />

pi pj z Sign.<br />

confronto<br />

1,2 52,1 39,1 2,3772 0,0087<br />

1,3 52,1 48,0 0,6650 0,2546<br />

1,4 52,1 34,9 2,4630 0,0069<br />

1,5 52,1 52,3 –0,0296 0,4880<br />

2,3 39,1 48,0 –1,5383 0,0618<br />

2,4 39,1 34,9 0,6434 0,2611<br />

2,5 39,1 52,3 –2,0565 0,0197<br />

3,4 48,0 34,9 1,8173 0,0344<br />

3,5 48,0 52,3 –0,6097 0,2709<br />

4,5 34,9 52,3 –2,2476 0,0122<br />

Fonte: Elaborazioni ad hoc su dati rilevati per l’Indag<strong>in</strong>e 2004 dalla Banca d’Italia (2006).<br />

Qu<strong>in</strong>tano C., Castellano R. e Rocca A. (2007), L’evoluzione <strong>del</strong> <strong>part</strong>-<strong>time</strong> <strong>in</strong> Italia <strong>negli</strong> <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>flessibilità</strong> <strong>del</strong><br />

lavoro: le differenze tra occupazione maschile e femm<strong>in</strong>ile e tra le diverse regioni <strong>del</strong> Paese, <strong>in</strong> Qu<strong>in</strong>tano C. (a<br />

cura di), Scritti di Statistica economica 14, Quaderni di discussione, Di<strong>part</strong>imento di Statistica e Matematica per<br />

la Ricerca Economica, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, n. 30, Napoli.


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