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IL PERIODO AUREO DELLA RAGIONERIA ITALIANA - Economia

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1. Premessa<br />

<strong>IL</strong> <strong>PERIODO</strong> <strong>AUREO</strong> <strong>DELLA</strong> <strong>RAGIONERIA</strong> <strong>ITALIANA</strong><br />

Dispensa a cura del Prof. Stefano Coronella ad uso esclusivo degli studenti<br />

La ragioneria italiana ha vissuto il proprio periodo “aureo” negli anni a cavallo tra la fine<br />

dell’ottocento e l’inizio del novecento.<br />

In quel periodo, si è registrato infatti un vero e proprio “fermento”, con riferimento allo<br />

studio, agli insegnamenti ed alla professione contabile: la nascita ed il riconoscimento giuridico<br />

del rango superiore ed universitario degli insegnamenti commerciali, i primi congressi<br />

nazionali dei ragionieri, il riconoscimento giuridico della professione di ragioniere, la fondazione<br />

dei primi moderni “Collegi”, le prime mostre di ragioneria, i primi premi ed i concorsi<br />

per le migliori opere di contabilità, la “qualificazione” delle iniziative editoriali, sia a carattere<br />

monografico che periodico.<br />

Il vigoroso sviluppo che la ragioneria conobbe in quel periodo mai più si sarebbe riscontrato<br />

in seguito: “[…] la seconda metà del secolo scorso [l’800] fu tutto un crogiuolo di svariate<br />

ed intense attività che univano la scienza ragioneristica, all’attività contabile, al perfezionamento<br />

delle tecniche applicative della partita doppia, all’adeguamento delle rilevazioni<br />

contabili alle crescenti esigenze delle nuove iniziative industriali, capitalistiche, socioeconomiche<br />

[…] ed all’affermarsi di una figura professionale quale quella del Ragioniere che<br />

diveniva consulente delle aziende” ( 1 ).<br />

Ciò posto, il presente lavoro intende evidenziare l’importanza del contesto “culturale”<br />

specifico in cui tale sviluppo ha avuto luogo e che avrebbe condotto di lì a poco alla “fondazione”<br />

dell’economia aziendale.<br />

2. L’insegnamento superiore e universitario<br />

Prima dell’Unità d’Italia l’insegnamento della ragioneria non aveva uno spazio adeguato.<br />

La stessa professione contabile poteva essere esercitata senza aver compiuto studi specifici,<br />

ma solo per il fatto di conoscere la tenuta dei libri e le più elementari operazioni di aritmetica.<br />

Solo con la “legge Casati” del 1859, che riordinò il sistema scolastico italiano, nacquero<br />

gli istituti tecnici – posti sotto il diretto controllo del Ministero dell’Agricoltura, Industria e<br />

Commercio – i quali, con il R.D. 20 ottobre 1865, furono dotati di una sezione di “Ragioneria<br />

e Commercio”, potendo così conferire lo specifico diploma di Ragioniere e Perito Commerciale.<br />

L’insegnamento della computisteria e della ragioneria riguardava un biennio e si concentrava,<br />

in particolare, al terzo e quarto anno.<br />

Inoltre, sebbene il riconoscimento del titolo di “dottore” verrà giuridicamente riconosciuto<br />

solo nel XX secolo, sempre nello stesso periodo gli studi ragioneristici si elevavano a ran-<br />

–––––––––<br />

( 1 ) CAPPELLARO I., L’evoluzione storica della professione di ragioniere, in “Storia della Ragioneria”, n° 0, Rirea,<br />

Roma, 1997, pag. 153.


Dispensa a cura del Prof. Stefano Coronella ad uso esclusivo degli studenti<br />

go universitario, grazie alle scuole superiori di commercio, ed in particolare quella di Venezia<br />

dove Fabio Besta, fin dal 1872, fu chiamato a ricoprire la prima cattedra di ragioneria ( 2 ).<br />

Le prime “Scuole Superiori di Commercio” vennero fondate in Italia nella seconda metà<br />

dell'Ottocento, seguendo l’esempio di Anversa (1852) e di Parigi (1861).<br />

Dopo Ca’ Foscari (1868) nacquero quella di Genova (1884) e di Bari (1886). Nel 1902 fu<br />

inoltre istituita l’Università Commerciale “Luigi Bocconi” di Milano. Nel 1906 fu la volta di<br />

Roma e di Torino, nel 1920 di Trieste ( 3 ) e di Napoli, nel 1922 di Palermo e di Catania, nel<br />

1926 di Firenze e nel 1929 di Bologna.<br />

Le scuole superiori di commercio furono però, almeno inizialmente, considerate come<br />

uno strumento di approfondimento della preparazione dei diplomati in ragioneria ed il titolo<br />

che rilasciavano (un attestato di licenza) non era riconosciuto come diploma di laurea. Ai fini<br />

giuridici, tale titolo era di fatto equiparato al diploma dell’istituto tecnico ad indirizzo commerciale.<br />

Solo nei primi anni del novecento, il Regio Decreto 26 novembre 1903, n. 476, concesse<br />

alle Scuole superiori di commercio di Venezia, Genova e Bari la possibilità di rilasciare un<br />

diploma speciale di laurea esattamente equipollente agli ordinari gradi superiori accademici,<br />

mentre con il Regio Decreto 15 luglio 1906 fu concesso il titolo di “dottore in scienze applicate<br />

al commercio” ai laureati delle scuole citate. Nel 1906 ottenne il riconoscimento da parte<br />

dello Stato anche l’Università Bocconi ed il relativo titolo di laurea.<br />

Infine, la legge 20 marzo 1913 attribuì definitivamente dignità universitaria a tutti gli Istituti<br />

superiori di commercio ( 4 ).<br />

Nel 1915 il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione riconobbe l’equipollenza dei titoli<br />

rilasciati dagli Scuole Superiori di Commercio, i quali furono unificati prima col titolo di<br />

“dottore in scienze economiche e commerciali” e successivamente di “dottore in economia e<br />

commercio”.<br />

Nel 1933 la giurisdizione di queste scuole passò dal Ministero dell’Agricoltura, Industria<br />

e Commercio a quello dell’Educazione Nazionale e nel 1935, con R.D. del 28 novembre, esse<br />

vennero annesse all’Università e trasformate nelle moderne Facoltà di <strong>Economia</strong> e Commercio.<br />

Come si nota, le scuole di commercio, soprattutto fra otto e novecento, ebbero vita dura<br />

per quanto riguarda il riconoscimento del rango universitario del proprio titolo di studio.<br />

Invero, la questione dell’insegnamento universitario della ragioneria fu dibattuta per decenni<br />

e la prima scintilla fu accesa in occasione del primo congresso dei ragionieri italiani del<br />

1879 ( 5 ) dove fu posto in discussione, fra l’altro, proprio la necessità di introdurre<br />

l’insegnamento della ragioneria nelle Università, fino a costituire una vera e propria Facoltà<br />

Amministrativa o Commerciale (da taluni denominata addirittura “Facoltà di Ragioneria”).<br />

–––––––––<br />

( 2 ) Fabio Besta prese servizio a Ca’ Foscari come docente di ragioneria il 27 dicembre 1872. Ricoprì la cattedra<br />

fino al febbraio 1919.<br />

( 3 ) In realtà, Trieste andrebbe annoverata fra le più antiche scuole superiori di commercio italiane, essendo stata<br />

istituita nel 1877. Tuttavia, solo nel 1920 il governo italiano, subentrato alla dominazione austro-ungarica due<br />

anni prima, le riconobbe il titolo di “Regio Istituto superiore di Scienze Economiche e Commerciali”.<br />

( 4 ) In ogni caso, già prima, i loro “diplomati” ottenevano automaticamente l’abilitazione all’insegnamento negli<br />

istituti d’istruzione tecnica di secondo grado relativamente ad una serie di materie, fra cui anche la ragioneria e<br />

la computisteria, e potevano quindi fregiarsi del titolo di “professore”.<br />

( 5 ) Cfr. il paragrafo successivo.<br />

2


Dispensa a cura del Prof. Stefano Coronella ad uso esclusivo degli studenti<br />

Decisivo in tal senso fu poi il terzo congresso di Milano del 1885, dove venne solennemente<br />

affermato che il ragioniere avesse il diritto di laurearsi e presentarsi pertanto nel mondo<br />

professionale con la stessa dignità giuridica di altri professionisti quali medici, farmacisti,<br />

avvocati, ingegneri, ecc..<br />

Questa particolare attenzione degli operatori di categoria ha condotto a diverse proposte,<br />

ha alimentato proficui dibattiti e ha suscitato progetti di riforma che hanno poi portato alla<br />

nascita delle moderne Facoltà di <strong>Economia</strong> e Commercio.<br />

3. I congressi nazionali<br />

Un fondamentale avvenimento che testimonia il “fermento” culturale di quegli anni è riconducibile<br />

all’organizzazione dei primi congressi nazionali dei ragionieri italiani.<br />

Il primo in assoluto, che ha rappresentato una vera e propria “pietra miliare”, si è svolto a<br />

Roma dal 5 al 14 ottobre 1879 nella famosa sala capitolina degli Orazi e dei Curiazi.<br />

L’importanza di tale congresso va ben oltre il fatto di aver richiamato centinaia di studiosi<br />

e di professionisti da tutta Italia ( 6 ).<br />

I lavori, infatti, sono stati essenziali per la crescita della nostra disciplina, sia a livello teorico<br />

che pratico.<br />

Tale congresso, ormai entrato nella storia – se non nella leggenda – vide anzitutto il famoso<br />

incontro-scontro tra Fabio Besta e Giuseppe Cerboni.<br />

Si occupò inoltre di tre temi cruciali: i diritti ed i doveri del ragioniere di fronte alla società,<br />

le associazioni ed i collegi professionali, i metodi di scrittura e l’insegnamento ( 7 ).<br />

Tali temi furono discussi in due sessioni: la prima fu dedicata alla professione, ai professionisti<br />

e alle “istituzioni speciali” ( 8 ), la seconda ai metodi e all’insegnamento.<br />

Il congresso voleva anzitutto ottenere dallo Stato il riconoscimento giuridico della professione<br />

di ragioniere, nonché spingere alla costituzione di associazioni per la tutela della professione.<br />

Auspicava inoltre la fondazione di nuove accademie per promuovere gli studi ragioneristici.<br />

Oltre a ciò si discusse sugli insegnamenti e, molto a lungo, sui “metodi di scrittura”.<br />

Quest’ultimo, come si comprende agevolmente, è stato un punto nodale per la crescita della<br />

nostra disciplina, visto che gli studi teoretici al riguardo erano molto scarsi e i termini “metodo”<br />

e “sistema”, benché estremamente differenti, venivano spesso confusi fra loro o utilizzati<br />

addirittura come sinonimi ( 9 ).<br />

Infine, si definì un nuovo programma di insegnamento per la sezione di Ragioniera e<br />

Commercio degli Istituti Tecnici, il quale suscitò ulteriori dibattiti negli anni a seguire nelle<br />

more della riforma dei programmi di tali istituti.<br />

I congressi successivi si svolsero a Firenze (1881), Milano (1885), Bologna (1888), Ge-<br />

–––––––––<br />

( 6 ) Gli iscritti al congresso erano ben 564 anche se poi solo circa un terzo di questi vi partecipò effettivamente.<br />

( 7 ) Le riunioni erano frequentate con particolare partecipazione. Ognuno intendeva fornire il proprio contributo.<br />

I lavori venivano chiusi a tarda sera per riprendere la mattina presto, con ritmi, quindi, particolarmente serrati.<br />

( 8 ) Con il termine “istituzioni speciali” si intendevano le accademie e i collegi dei ragionieri, strettamente connessi<br />

quindi con la professione.<br />

( 9 ) Il primo autore a mettere chiaramente a fuoco e a scindere i due concetti è stato Fabio Besta.<br />

3


Dispensa a cura del Prof. Stefano Coronella ad uso esclusivo degli studenti<br />

nova (1892), Roma (1895), Venezia (1899), Milano (1902), Bologna (1905), Genova (1910),<br />

Roma (1911), Napoli (1921) e Trieste (1924).<br />

Tutti questi, sulla spinta vigorosa del primo, si proposero fra l’altro di elevare gli studi<br />

ragioneristici – obiettivo, lo si è appena visto, pienamente raggiunto solo nel 1935 con<br />

l’istituzione delle Facoltà di <strong>Economia</strong> – e di nobilitare la figura del ragioniere-professionista.<br />

Quello del 1879 è però rimasto nella storia in quanto ha rappresentato un “punto di rottura”<br />

con la precedente situazione di “stallo” istituzionale, una vera e propria presa di coscienza<br />

da parte di una categoria professionale che fino ad allora non aveva dato segni significativi di<br />

esistenza.<br />

In altri termini, esso ha rappresentato “[…] una tappa importante del processo formativo<br />

della nostra disciplina, in quanto segnò il risveglio degli studi contabili” ( 10 ).<br />

Non a caso, proprio in seguito al congresso di Roma del 1879 si cominciarono ad istituire<br />

i primi collegi dei ragionieri e si avviarono lunghi e travagliati dibattiti che condussero successivamente<br />

al riconoscimento giuridico della professione contabile e all’istituzione delle<br />

Facoltà di <strong>Economia</strong> e Commercio.<br />

4. Il riconoscimento giuridico della professione contabile e l’istituzione dei Collegi dei<br />

Ragionieri<br />

La questione del riconoscimento giuridico della qualifica di ragioniere “libero professionista”<br />

è stata una vicenda tormentata e che forse solo oggi, con l’unificazione dell’albo dei<br />

Ragionieri e quello dei Dottori Commercialisti, può dirsi chiusa.<br />

Nel XIX secolo l’esercizio professionale nel nostro Paese era subordinato a regole piuttosto<br />

“blande”.<br />

Ciò, anzitutto, a causa della mancanza, fino al 1865, di un apposito diploma di ragioniere.<br />

Inoltre, poiché nei diversi Stati pre-unitari la relativa regolamentazione era estremamente<br />

variegata ( 11 ).<br />

Fu il primo Congresso Nazionale dei Ragionieri Italiani del 1879, sopra ricordato, che richiamò<br />

con forza l’attenzione sulla necessità di regolamentare con precisione tale attività,<br />

–––––––––<br />

( 10 ) ANTONI T., Nel centenario del “primo congresso dei Ragionieri Italiani (Roma ottobre 1879), in “Rivista<br />

Italiana di Ragioneria e di <strong>Economia</strong> Aziendale”, n° 12, dicembre 1979, pag. 415.<br />

( 11 ) Prima dell’unificazione la regolamentazione dell’esercizio della professione di ragioniere era alquanto diversificata.<br />

Nel Regno di Sardegna esistevano i “regi liquidatori”, istituiti fin dal 1620 e soggetti ad una rigida regolamentazione,<br />

mentre nel Regno delle Due Sicilie la professione veniva esercitata da tutte le persone ritenute<br />

“competenti in materia”, indipendentemente dal titolo di studio e dalla preparazione culturale. Solo per la specifica<br />

funzione di Perito Giudiziario veniva effettuato un pubblico controllo da parte dei Tribunali. Nella parte di<br />

Italia soggetta all’influenza napoleonica (la Repubblica Cisalpina) veniva applicato un vecchio regolamento per<br />

l’abilitazione dell’esercizio della professione di “pubblico ragioniere” risalente al 1805 che prevedeva, per<br />

l’ottenimento della qualifica di ragioniere, la frequenza di un corso ginnasiale e uno di aritmetica teorica. Era<br />

inoltre richiesto un tirocinio pratico di tre anni da tenersi presso un ragioniere approvato. Infine, bisognava superare<br />

un esame con quattro prove (tre di aritmetica e una di contabilità). Con l’unità d’Italia si cercò di uniformare<br />

tali norme e, successivamente all’istituzione degli istituti tecnici con indirizzo commerciale (cfr. il paragrafo 2),<br />

con i regolamenti 18 ottobre 1865 n° 1742 e 28 luglio 1866 n° 3133, per poter operare come ragioniere si richiese<br />

il conseguimento dello specifico diploma, il compimento di una pratica biennale ed il superamento di un apposito<br />

esame di abilitazione davanti ad una commissione di ragionieri. Fu però previsto un regime transitorio<br />

volto a sanare situazioni “di fatto” relative a professionisti che già esercitavano la professione, pur se sprovvisti<br />

dei titoli suddetti.<br />

4


Dispensa a cura del Prof. Stefano Coronella ad uso esclusivo degli studenti<br />

nonché di prevedere dei supporti – quali i collegi – che potessero elevare la posizione dei ragionieri.<br />

D’altronde, in conseguenza del crescente sviluppo economico di quegli anni, pure la professione<br />

vide allargare i propri confini e le proprie potenzialità ( 12 ).<br />

Nello specifico, per quanto riguarda la prima questione, si pensò di presentare un progetto<br />

di legge in Parlamento contenente un elenco di requisiti che l’“aspirante” professionista doveva<br />

possedere per ottenere la “patente” professionale ( 13 ): richiesta questa ribadita anche nei<br />

congressi successivi. Grazie a questo “moto popolare” della categoria, nel 1893 fu nominata<br />

una prima commissione parlamentare e, due anni dopo, venne presentato un disegno di legge,<br />

il quale, tuttavia, non ebbe seguito.<br />

Dopo varie peripezie, solo nel 1906, ed in particolare con la legge n° 327 del 15 luglio<br />

1906 (ed annesso regolamento del 9 dicembre del medesimo anno) veniva formalmente riconosciuta<br />

l’attività del ragioniere come “libero professionista”, subordinandone l’esercizio<br />

all’iscrizione presso un “collegio”.<br />

I “collegi” dei ragionieri sono, invero, molto antichi. Libere associazioni di ragionieri o<br />

“collegi” erano infatti già sorte nei secoli precedenti, anche se con finalità diverse da quelle<br />

prospettate nel congresso di Roma. Il primo, in ordine temporale è il Collegio dei Rasonati di<br />

Venezia del 1581, a cui ha fatto seguito il Collegio dei Ragionati di Milano del 1742.<br />

I primi collegi “moderni” sorsero invece a partire dal 1880, dopo l’esempio di Milano, un<br />

po‘ ovunque, proprio sulla spinta data in tal senso dal primo Congresso dei Ragionieri Italiani<br />

del 1879, nel quale era stato deciso che in ogni provincia dovessero sorgere associazioni o<br />

Collegi i quali, oltre a promuovere gli studi di contabilità, dovevano tutelare anche il decoro e<br />

la crescita della professione di ragioniere.<br />

La costituzione di questi collegi, peraltro, è stata determinante ai fini dello sviluppo della<br />

regolamentazione della professione contabile ( 14 ).<br />

–––––––––<br />

( 12 ) Il ragioniere superò in questo periodo “[…] i precedenti ruoli che lo vedevano soprattutto impegnato in funzioni<br />

legate all’amministrazione di patrimoni o in incarichi di amministratore giudiziario […] vide estendersi i<br />

suoi compiti relativamente ad aspetti di carattere commerciale, economico e finanziario, che andarono acquisendo<br />

maggiore importanza in relazione all’aumentare delle dimensioni aziendali, all’accrescersi della complessità<br />

delle strutture produttive e della dinamica degli scambi”. AMADUZZI A., Percorsi di ricerca tra storia della ragioneria,<br />

aziende e contabilità, dottrine e professioni, Giuffrè, Milano, 2004, pag. 286.<br />

( 13 ) In particolare, si richiedeva il conseguimento del diploma di ragioniere, di aver compiuto una pratica biennale<br />

e di aver superato un apposito esame di abilitazione davanti ad una commissione di ragionieri. In pratica tali<br />

richieste vennero fatte proprie dalla Legge 15 luglio 1906 n° 327 che regolamentò la struttura della professione<br />

del ragioniere.<br />

( 14 ) Non va inoltre trascurato, nel processo di sviluppo della scienza contabile, l’apporto di tipo prevalentemente<br />

teorico fornito in particolare dall’“Accademia Privata dei Logismofili”, fondata nel 1813 a Bologna su iniziativa<br />

di alcuni giovani ragionieri che, già da qualche anno, si riunivano periodicamente per scambiarsi opinioni sui<br />

propri lavori e studi. Nel 1828 essa prese il nome di “Accademia dei Ragionieri”, che nel 1940 mutò in “Accademia<br />

Nazionale di Ragioneria”. Nel 1980 ha assunto definitivamente il nome di “Accademia Italiana di <strong>Economia</strong><br />

Aziendale”. Da rammentare anche l’Istituto Nazionale per l’Incremento degli Studi di Ragioneria, nato<br />

nel 1909 come naturale proseguimento dell’Associazione Nazionale dei Ragionieri di Roma con lo scopo “[…]<br />

di dare maggiore incremento agli studi scientifici e pratici della Ragioneria, di tutelare ed elevare la dignità della<br />

funzione di Ragioniere e di farne meglio apprezzare la importanza nella moderna società” (art. 2 dello Statuto<br />

approvato dal Congresso in seduta del 6 aprile 1909). Per raggiungere tale scopo, si legge nello statuto (art. 3),<br />

l’Istituto si sarebbe avvalso di una serie di strumenti, quali congressi, conferenze, referendum, mostre e concorsi<br />

a premio per incoraggiare l’operosità degli studiosi, nonché della costituzione di una speciale biblioteca con le<br />

migliori pubblicazioni sulla ragioneria. Anche se poi l’Istituto non raggiunse pienamente gli scopi prefissatisi (di<br />

fatto venne sciolto nel 1922 dopo un lungo periodo di inoperosità e perdita di interesse da parte degli iscritti), si<br />

tratta comunque di un’iniziativa meritoria che appalesa il grado di attenzione da parte degli studiosi e dei profes-<br />

5


Dispensa a cura del Prof. Stefano Coronella ad uso esclusivo degli studenti<br />

Invero, dal 1893 al 1906 i diversi affinamenti e revisioni delle istanze, delle comunicazioni<br />

e delle proposte rivolte al parlamento per l’approvazione della relativa legge passarono<br />

attraverso i collegi dell’intero Paese, i quali espressero – in verità non tutti velocemente – le<br />

proprie considerazioni in merito. Ogni collegio nominò inoltre dei delegati che periodicamente<br />

si riunivano per seguire da vicino l’andamento della questione.<br />

A commento di quanto sopra riportato, ci sembrano illuminanti le parole di Giovanni<br />

Massa, scritte nel 1912: “In nessun altro tempo come al presente fiorirono gli uffici professionali<br />

ormai estesi in ogni parte d’Italia ed in alcune città, come a Milano, a Torino, a Genova,<br />

a Firenze saliti in grande considerazione. La professione libera del ragioniere nei tempi<br />

passati era presso a che sconosciuta; anche quando l’estendersi degli affari la rese necessaria,<br />

era esercitata da pochi ragionieri e molti empirici. Il riconoscimento legale dell’esercizio della<br />

professione ottenuto dopo tanti anni di lotta della nostra classe ha già tolti in questi pochi anni<br />

i maggiori inconvenienti e certo varrà ad assicurare un avvenire sempre migliore” ( 15 ).<br />

In chiusura di paragrafo pare inoltre opportuno segnalare che dopo le prime lauree (riconosciute)<br />

presso le Scuole Superiori di Commercio, cominciarono anche le prime manifestazioni<br />

di vita di quella parte della professione che diventò successivamente quella del dottore<br />

commercialista.<br />

Un primo incontro tra i “laureati” si ebbe a Torino nel 1911 e a seguire vennero create<br />

delle associazioni professionali “di fatto”, antesignane degli “Ordini” dei dottori commercialisti,<br />

che sarebbero poi stati regolati dal R.D. 24 gennaio 1924, n° 103, il quale sancì la separazione<br />

tra ragionieri collegiati e dottori commercialisti.<br />

5. Le mostre ed i concorsi per le migliori opere di ragioneria<br />

La prima mostra “generale” di ragioneria fu tenuta in occasione dell’Esposizione Generale<br />

Italiana che si svolse a Torino nel 1884 ( 16 ). Le successive vennero allestite<br />

nell’Esposizione Nazionale di Palermo (1891-1892) e nell’Esposizione Italo-Americana di<br />

Genova (1892).<br />

Lo scopo di tali manifestazioni era quello di creare un momento di confronto e di dibattito<br />

per studiosi e professionisti sia su argomenti di carattere teorico che applicativo.<br />

In alcuni casi i lavori presentati erano connessi prevalentemente a specifiche categorie di<br />

aziende: ne sono esempi le mostre speciali di ragioneria approntate nell’Esposizione Internazionale<br />

di Macinazione e Panificazione di Milano (1887) e nella Mostra Vinicola di Asti<br />

(1891). A queste si deve aggiungere la Mostra di Ragioneria applicata alle Aziende agrarie<br />

del 1904, svoltasi a Roma presso la sede della Società degli Agricoltori Italiani.<br />

Con tali iniziative si intendeva richiamare l’attenzione della comunità scientifica e degli<br />

operatori del settore sull’importanza della contabilità nell’amministrazione e nell’andamento<br />

–––––––––<br />

sionisti verso il tema dello sviluppo degli studi e dell’applicazione pratica della ragioneria nelle aziende.<br />

( 15 ) MASSA G., Appendice Prima. Cenni sui progressi della ragioneria dalla fondazione del regno d’Italia ad<br />

oggi, in MASSA G. (a cura di), Trattato completo di Ragioneria, Vol. XII, Storia e Bibliografia, Il Monitore dei<br />

Ragionieri, Milano, 1912, pag. 95.<br />

( 16 ) Gli espositori furono quasi duecento per circa cinquecento opere complessive, alcune antiche, altre moderne.<br />

Queste ultime vertevano sia su temi di carattere scientifico e didattico che su lavori professionali o connessi<br />

all’amministrazione delle aziende, pubbliche e private.<br />

6


Dispensa a cura del Prof. Stefano Coronella ad uso esclusivo degli studenti<br />

delle aziende, nonché di raccogliere i più importanti contributi in materia venuti alla luce in<br />

quegli anni.<br />

In quelle occasioni, venivano offerti anche dei premi – talvolta in denaro, talaltra rappresentati<br />

da medaglie – agli espositori.<br />

Ma venivano attribuiti anche premi “speciali” alla carriera, come nel caso della mostra di<br />

ragioneria di Torino, nella quale venne assegnata la medaglia d’oro ad Antonio Tonzig.<br />

Sempre con lo scopo di divulgare la conoscenza ragioneristica, furono in questo periodo<br />

indetti anche dei concorsi a premio specifici per le migliori opere presentate.<br />

Si ricorda, a titolo di esempio, quello bandito il 10 dicembre 1894 dalla Società Storica<br />

Lombarda in tema di Storia della Ragioneria Italiana. Tale concorso fu vinto da Plinio Bariola<br />

(da cui il volume: BARIOLA P., Storia della ragioneria italiana premiata al Concorso della<br />

Società Storica Lombarda, Tipografia Ambrosiana, Milano, 1897), il quale riscosse milleduecento<br />

lire per la vincita (si pensi che il salario di un operaio all’epoca era pari a circa settecento<br />

lire all’anno).<br />

Il concorso indetto dalla Società Storica Lombarda ha rappresentato una tappa estremamente<br />

significativa per il percorso di crescita e di affermazione della storia della ragioneria.<br />

Questo concorso, in un certo senso, ha infatti tracciato un “crinale”, potendo essere interpretato<br />

contemporaneamente come un punto di arrivo ed un punto di partenza. Un punto di<br />

arrivo inteso come culmine del crescente interesse manifestato verso la storia della ragioneria,<br />

tanto da indurre la Società Storia Lombarda a bandire uno specifico concorso con un premio<br />

estremamente allettante. Un punto di partenza perché tale concorso, ed in particolare i<br />

lavori presentati, hanno costituito un nuovo, formidabile stimolo per gli studiosi di storia della<br />

ragioneria.<br />

Da rammentare è anche il concorso indetto nel 1913 dall’allora Accademia dei Ragionieri<br />

di Bologna in occasione del primo centenario della sua fondazione che vide vincitore Giovanni<br />

Germani con il volume La ragioneria come scienza moderna (Fratelli Bocca, Torino,<br />

1914), al quale andarono, oltre alla medaglia d’oro dell’Accademia, mille lire di premio ( 17 ).<br />

Giovanni Germani, peraltro, deve essere ricordato in quanto, ancora giovanissimo, vinse<br />

il premio con un interessantissimo saggio sulla ragioneria i cui contenuti non avrebbe purtroppo<br />

poi potuto sviluppare ulteriormente essendo stato di lì a poco colto dalla morte a soli<br />

ventisette anni.<br />

6. La “qualificazione” delle iniziative editoriali<br />

Per lo sviluppo della nostra disciplina è stata fondamentale la “maturazione” dei prodotti<br />

“a stampa”, ovvero delle pubblicazioni che, sotto varie forme tecniche, hanno alimentato e<br />

diffuso la conoscenza ragioneristica nelle scuole, nelle università e nel mondo professionale.<br />

Invero, dalla prima opera a stampa fino all’unità d’Italia, si assiste ad una sostanziale autonomia<br />

ed indipendenza dei vari autori e dei relativi scritti, nonché ad una scarsa diffusione<br />

dei loro lavori.<br />

–––––––––<br />

( 17 ) Per comprendere pienamente l’importanza dei suddetti premi in denaro si pensi che nel 1900 lo stipendio<br />

medio annuo di un operaio era di poco inferiore a settecento lire.<br />

7


Dispensa a cura del Prof. Stefano Coronella ad uso esclusivo degli studenti<br />

Negli ultimi trent’anni del XIX secolo si registra invece un vero e proprio “salto di qualità”<br />

degli strumenti di diffusione del pensiero ragioneristico.<br />

In questo periodo si rileva anzitutto una vera e propria proliferazione di testi scientifici e<br />

didattici, con una progressione di crescita di tipo esponenziale.<br />

Mentre fino alla prima metà dell’ottocento le opere di ragioneria sono state estremamente<br />

rare (dal medioevo fino al 1860 se ne contano poco più di centocinquanta) dall’unità d’Italia<br />

in poi la bibliografia di Giuseppe Cerboni (fino al 1888) e le bibliografie aggiuntive del Luchini<br />

(dal 1885 al 1895 e dal 1895 al 1898) ne hanno invece censite diverse centinaia ( 18 ).<br />

Ma oltre a ciò si assiste alla nascita e alla diffusione di nuovi “strumenti” divulgativi: trattati,<br />

dizionari, enciclopedie, riviste di settore e “collane” specifiche di studio.<br />

In particolare, nell’arco di pochi anni si è passati da una diffusione delle conoscenze di<br />

tipo “atomistico”, quindi caratterizzata da singoli contributi, spesso in concorrenza fra loro,<br />

ad una di tipo “sistemico”, ovvero contraddistinta da una sinergia, un disegno comune delle<br />

iniziative editoriali.<br />

Per quanto riguarda i trattati, va anzitutto ricordato il fondamentale lavoro di Vincenzo<br />

Gitti e Giovanni Massa i quali, tra il 1883 e il 1892, curarono la pubblicazione del Trattato<br />

completo di ragioneria, la prima opera omnia di contabilità. Edito in cinque grandi volumi,<br />

per quasi cinquemila pagine complessive, essa costituisce un’opera monumentale per l’epoca,<br />

soprattutto considerando l’inesistenza di prodotti analoghi ( 19 ).<br />

Negli anni successivi il Massa continuò ad aggiornare e a rielaborare tale lavoro, fino ad<br />

arrivare alla sua stesura definitiva in dodici volumi nel 1905-1907, poi ripubblicati, con poche<br />

modifiche, nel 1912-1914 ( 20 ).<br />

–––––––––<br />

( 18 ) Cfr. AMADUZZI A., Percorsi di ricerca..., op. cit., pag. 176; MINISTERO DEL TESORO – <strong>RAGIONERIA</strong><br />

GENERALE DELLO STATO, Elenco cronologico delle opere di computisteria e ragioneria venute alla luce in Italia<br />

dal 1202 sino al 1888, quarta edizione, Tipografia Nazionale, Roma, 1889; LUCHINI E., Storia della ragioneria<br />

italiana e bibliografia, in MASSA G. (a cura di), La professione del ragioniere, Amministrazione del periodico<br />

“Il ragioniere”, Milano, 1898, pag. 337 e segg. (Bibliografia computistica italiana – appendici I e II).<br />

( 19 ) Si veda: GITTI V., MASSA G., Trattato completo di ragioneria, Tipografia della Rivista di Contabilità (Giovanni<br />

Massa editore), Milano-Novara, 1883-1892. L’opera si articola come segue: Parte preliminare: Computisteria<br />

(1889); Parte I: Ragioneria generale (1883); Parte II: Ragioneria delle aziende private (1884); Parte III:<br />

Ragioneria delle aziende pubbliche (1888); Parte IV: Funzioni speciali del ragioniere (1889).<br />

( 20 ) Cfr. MASSA G. (a cura di), Trattato completo di ragioneria, Monitore dei Ragionieri, Milano, 1912-1914.<br />

L’opera è suddivisa come segue: Vol I: Aritmetica applicata (1913); Vol. II: Tavole numeriche (1914); Vol. III:<br />

Ragioneria teoretica (1913); Vol. IV: Aziende private. Parte prima (1912); Vol. V: Aziende private. Parte seconda<br />

(1913); Vol. VI: Ragioneria delle aziende pubbliche. Parte I. Aziende pubbliche in generale. Lo Stato<br />

(1912); Vol. VII: Ragioneria delle aziende pubbliche. Parte II. Comuni e provincie (1914); Vol. VIII: Ragioneria<br />

delle aziende pubbliche. Parte III. Opere pie. Aziende minori (1913); Vol. IX: Amministrazioni – Perizie<br />

(1914); Vol. X: Liquidazioni (1914); Vol. XI: Fallimento (1912); Vol. XII: Storia e bibliografia (1912).<br />

L’edizione precedente (1905-1907) fu stampata presso l’editore Gelmetti (primi cinque volumi), il Monitore dei<br />

Ragionieri (sesto, settimo, ottavo e dodicesimo volume) e Galimberti, Politti & C. (dal nono all’undicesimo volume).<br />

Presso il Monitore dei Ragionieri nel 1908 venne stampato un tredicesimo ed ultimo volume, sconosciuto<br />

ai più, contenente l’indice analitico dell’opera e una numerosa serie di fotografie dei più illustri studiosi della<br />

nostra disciplina, in buona parte attinti già alla citata monografia del Luchini del 1898. Per quanto siamo riusciti<br />

ad appurare, questo tredicesimo volume non è presente nell’ultima edizione del 1912-14. Negli ultimi anni<br />

dell’800 il Massa propose anche una versione diversa del suo trattato: contrariamente alle edizioni citate, le quali<br />

sono di stampo interamente ragioneristico, questa era multidisciplinare e forniva tutte le nozioni di cui abbisogna<br />

un ragioniere professionista. Nei nove volumi di questa raccolta, intitolata La professione del ragioniere, sono<br />

contenute infatti, oltre a monografie di computisteria, ragioneria, storia della ragioneria e pratica professionale,<br />

opere di diritto (privato, commerciale, costituzionale ed amministrativo) e di scienze sociali (statistica, economia<br />

e scienza delle finanze). Quest’opera vide la luce fra il 1896 ed il 1899 con il contributo di due diverse case editrici.<br />

Alcuni volumi sono infatti stati pubblicati dall’Amministrazione del Periodico “Il Ragioniere”, altri dalla<br />

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Dispensa a cura del Prof. Stefano Coronella ad uso esclusivo degli studenti<br />

Di questo periodo sono anche le enciclopedie metodiche e tematiche ed i dizionari. Per<br />

quanto concerne quelli incentrati in particolare sulla nostra disciplina, si deve anzitutto ricordare<br />

l’Enciclopedia di amministrazione, industria e commercio, curata da Giuseppe Cerboni<br />

ed edita in fascicoli periodici dalla Casa editrice Vallardi a partire dal 1891 ( 21 ).<br />

Si tratta di un’opera in cinque grandi volumi, di oltre seimila pagine complessive, in gran<br />

parte dedicati alla nostra disciplina, e strutturate sotto forma di dizionario enciclopedico,<br />

quindi consultabile attraverso un indice delle materie in ordine alfabetico ( 22 ).<br />

Fra l’altro, pare opportuno ricordare che alla stesura delle voci “contabili” dell’opera<br />

hanno collaborato le migliori menti dell’epoca ( 23 ).<br />

Prevalentemente dedicato alla computisteria e alla ragioneria è anche il Dizionario teorico-pratico<br />

di ragioneria, ossia della scienza economico-amministrativa di Annibale Taddei.<br />

Sviluppato in due grandi volumi, anch’essi strutturati sotto forma di dizionario enciclopedico,<br />

editi dalla Tipografia Cooperativa vide la luce tra il 1872 ed il 1873. Nel 1885-1889<br />

venne pubblicata, per i tipi della Tipografia Tiberina, l’edizione rivista ed aggiornata<br />

dall’autore, intitolata Dizionario teorico-pratico di ragioneria e computisteria ( 24 ).<br />

Un’analoga speciale attenzione per i vocaboli della computisteria e della ragioneria si riscontra<br />

nel Saggio di un dizionario commerciale computistico ed amministrativo di Filippo<br />

–––––––––<br />

“Casa editrice del risveglio educativo”, entrambe di Milano. In questo caso non è prevista una numerazione dei<br />

diversi volumi, ma ognuno di essi è visto come un’opera a sé stante, forse per lasciare aperto il trattato<br />

all’accoglimento di ulteriori contributi, che però non si sono registrati.<br />

( 21 ) Cfr. Enciclopedia di Amministrazione, Industria e Commercio. Dizionario pratico ad uso dei Commercianti,<br />

Industriali, Banchieri, Imprenditori, Amministratori, Giuristi, Ragionieri, Segretari comunali, Ufficiali di aziende<br />

pubbliche e private, ecc. Opera diretta dal Comm. Giuseppe Cerboni. Consigliere della Corte dei Conti, già<br />

Ragioniere Generale dello Stato colla collaborazione di distinti Professori, Avvocati, Ragionieri, Funzionari,<br />

Industriali, Commercianti, ecc., Vallardi, Milano, s.d.. Tra il 1924 ed il 1942 la casa editrice Vallardi incaricò<br />

inoltre, prima Augusto Salvadori (che curò il primo volume) poi Ugo Monetti (che curò tutti i volumi successivi)<br />

di aggiornare tale enciclopedia. Vide così la luce, in sette volumi, l’Enciclopedia di Amministrazione, Ragioneria<br />

Commercio Banca, Borsa (con riferimento alle varie discipline affini e sussidiarie), Vallardi, Milano, 1924-<br />

1942.<br />

( 22 ) L’Enciclopedia del Cerboni è stata la prima del suo genere di stampo prevalentemente ragioneristico. Prima<br />

di questa erano apparse l’Enciclopedia del negoziante, pubblicata in sei grandi volumi fra il 1839 ed il 1843 e il<br />

Dizionario della economia politica e del commercio curato da Gerolamo Boccardo fra il 1857 ed il 1861. La<br />

prima è stata ristampata tre volte, fino al 1850, mentre la seconda ha avuto tre edizioni, l’ultima delle quali risale<br />

al 1881-1882. Si tratta tuttavia di vaste opere in materia giuridico-economica e commerciale: per questo motivo,<br />

le voci di carattere prettamente ragioneristico non sono molte e presentano uno sviluppo estremamente essenziale.<br />

( 23 ) A titolo di esempio si ricordano: Carlo Ghidiglia (voce Storia della ragioneria), Clitofonte Bellini (voce<br />

Contabilità camerale), Giovanni Rossi (voci Abaco, Aritmetica, Bilancia dei Conti, Bilancio di apertura, Bilancio<br />

di chiusura, Bilancio di verificazione, Capitale, Logismografia, Mastro, Scrittura doppia a scacchiera),<br />

Giovanni Rota (voci Conto di Cassa, Corrispondenti, Duplice tipo di analisi, Ente economico-amministrativo,<br />

Funzioni amministrative, Giornale Mastro, Libri di Commercio, Libro Mastro, Partita doppia, Partita semplice,<br />

Partitario, Patrimonio, Rendiconto, Quadro dei conti, Scritture), Achille Sanguinetti (voce Amministratore),<br />

Alessandro De Brun (voci Computista e computisteria, Contabilità, Contabilità finanziaria, Controllo, Entrata e<br />

uscita, Errori e correzioni, Esercizio amministrativo, Esercizio finanziario, Esercizio patrimoniale) e Giuseppe<br />

Cerboni stesso (voci Amministrazione, Azienda). Considerando che si tratta solo di alcuni esempi, il lungo elenco<br />

sopra citato è anche indicativo della vastità e dell’importanza dello spazio riservato alla ragioneria in tale opera,<br />

pur se insieme ad altre importanti materie “commerciali”.<br />

( 24 ) Cfr. TADDEI A., Dizionario teorico-pratico di ragioneria, ossia della scienza economico-amministrativa,<br />

Tipografia Cooperativa, Roma-Milano, 1872-1873 e TADDEI A., Dizionario teorico-pratico di ragioneria e<br />

computisteria, Tipografia Artero, Roma, 1881 (tomo I) - Tipografia Tiberina, Roma, 1885 (tomo II). Da segnalare,<br />

come peculiarità dell’opera, la presenza di una bibliografia sintetica dei principali studiosi di ragioneria,<br />

che è possibile rintracciare in ordine alfabetico fra le altre voci.<br />

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Dispensa a cura del Prof. Stefano Coronella ad uso esclusivo degli studenti<br />

Parmetler del 1873 ( 25 ). La portata di tale iniziativa fu però piuttosto limitata: l’opera, infatti,<br />

è poco più di un prontuario sintetico, il quale si contraddistingue tuttavia per la facilità e per<br />

la velocità di consultazione.<br />

Un’impostazione completamente diversa veniva invece seguita in altri tipi di enciclopedie,<br />

come la Sinossi della cultura universale e pratica, edita dalla Società Editrice Libraria fra<br />

il 1907 ed il 1914 ( 26 ).<br />

Scopo dell’opera era quello di divulgare alcune specifiche scienze, verso cui all’epoca il<br />

pubblico stava manifestando un particolare interesse: astronomia, chimica, ecc.. Dei sei grandi<br />

volumi complessivi, ben tre, per un totale di circa ottocento pagine, sono in parte centrati<br />

sulla computisteria e sulla ragioneria ( 27 ).<br />

A partire dall’ultimo trentennio del XIX secolo si registra anche uno sviluppo vertiginoso<br />

delle riviste specificamente centrate sulla ragioneria.<br />

La maggior parte di esse sorse proprio negli ultimi trent’anni dell’800, per lo più ad opera<br />

di diversi Collegi dei Ragionieri principalmente con lo scopo di affrontare problemi pratici,<br />

ma anche teorici, legati alla professione. Altre vennero fondate su impulso di studiosi che utilizzavano<br />

tali periodici per diffondere le proprie idee e le proprie posizioni dottrinali.<br />

L’importanza delle riviste, rispetto ad altri tipi di pubblicazioni, risiede essenzialmente<br />

sulla velocità di divulgazione dei contenuti. Invero, le dispute tra gli studiosi sono quasi sempre<br />

passate attraverso le pagine delle riviste: la loro periodicità e la diffusione fra gli “addetti<br />

del settore” consentiva infatti di intessere dibattiti e favoriva scambi di opinioni – in maniera<br />

“aperta” – fra gli studiosi in tempi decisamente ristretti.<br />

Il Massa, nel suo Trattato di Ragioneria, ha censito ben trentuno riviste pubblicate solo<br />

fra il 1873 ed i primi anni del ’900 ( 28 ).<br />

Molte altre seguirono negli anni immediatamente successivi, ma quasi tutte ebbero vita<br />

molto breve. Alcune – fra varie difficoltà – durarono più a lungo: quasi sempre si tratta tuttavia<br />

di iniziative con una diffusione piuttosto limitata, sia in termini temporali che spaziali ( 29 ).<br />

Vale senz’altro la pena di ricordare quelle che, fra le tante, si sono distinte per lo spessore<br />

culturale degli articoli pubblicati, per la profondità dei temi trattati, per la vastità delle informazioni<br />

contenute e per l’autorevolezza dei propri fondatori e direttori.<br />

La Rivista di contabilità fu fondata nel 1876 da Giovanni Massa e venne pubblicata per<br />

cinque anni, prima di fondersi – nel 1881 – con la rivista Il ragioniere, la quale era sorta nel<br />

1879 per opera di Vincenzo Gitti. In circa trent’anni di vita fu fra le riviste della nostra disciplina<br />

più lette in assoluto ( 30 ).<br />

Va poi ricordato Il logismografo, nato nel 1877 ad opera di Giovanni Rossi, il quale la utilizzò<br />

prevalentemente come cassa di risonanza per la divulgazione delle idee logismografiche.<br />

–––––––––<br />

( 25 ) Cfr. PARMETLER F., Saggio di un dizionario commerciale computistico ed amministrativo ad uso delle persone<br />

d’affari e della gioventù delle scuole e degli istituti tecnici, Paravia, Roma, 1873.<br />

( 26 ) Sinossi della cultura universale e pratica compilata sulla “Bibliotek des allgemeinen und praktischen Wissens”<br />

di E. Muller-Baden con numerosi rifacimenti ed aggiunte originali, Società Editrice Libraria, Milano, s.d.<br />

(1907-1914).<br />

( 27 ) Gli autori sono Riccardo Pietrasanta – studioso abbastanza noto dei primi del ‘900 – e Giulio Giussani.<br />

( 28 ) Cfr. MASSA G., Trattato completo di ragioneria, Vol. XII: Storia e bibliografia, op. cit., pagg. 377-380.<br />

( 29 ) L’unica eccezione, come evidenzieremo fra breve, è rappresentata dalla Rivista Italiana di Ragioneria (oggi<br />

Rivista Italiana di Ragioneria e di <strong>Economia</strong> Aziendale) fondata nel 1901 e tutt’ora esistente, nonché diffusa<br />

all’intero ambito nazionale.<br />

( 30 ) Sempre Giovanni Massa, nel 1905, fondò Il Monitore dei Ragionieri, che è stato pubblicato fino al 1926.<br />

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Dispensa a cura del Prof. Stefano Coronella ad uso esclusivo degli studenti<br />

Altra rivista “illustre”, anche grazie alla persona del suo fondatore, è la Rivista di amministrazione<br />

e contabilità, sorta nel 1881 ad opera di Ettore Mondini, la quale, anch’essa fra le<br />

più longeve, cessò dopo ben quarant’anni di vita, nel 1921.<br />

Inoltre, si rammenta la Rivista italiana di ragioneria (oggi Rivista Italiana di Ragioneria<br />

e di <strong>Economia</strong> Aziendale), la quale, fondata su iniziativa del Collegio dei Ragionieri di Roma<br />

nel 1901 e a lungo diretta da Ugo Monetti è la sola rivista di quell’epoca ancora attualmente<br />

esistente dopo oltre cento anni di attività ( 31 ).<br />

Da ricordare, infine, anche la Rivista dei Ragionieri, organo ufficiale dell’Accademia dei<br />

Ragionieri di Padova, fondata nel 1905 e diretta per lunghi anni da Pietro D’Alvise. Nel 1925<br />

cambiò il nome in “Rivista di ragioneria e studi affini”.<br />

Fra le pubblicazioni di tipo divulgativo, dobbiamo ricordare anche quelle contenute nelle<br />

“collane” di studi, prima quelle di tipo “generico”, e successivamente quelle di tipo “specifico”.<br />

Invero, le collane di studi di tipo “generico” – le prime a comparire negli ultimi anni del<br />

XIX secolo – raccoglievano volumi di svariate materie, fra cui anche alcuni tomi che trattavano<br />

di contabilità. Nei decenni successivi, invece, nacquero le collane di tipo “specifico”,<br />

con riferimento precipuo alla ragioneria.<br />

La più nota delle collane “generiche” è senz’altro rappresentata dai Manuali Hoepli.<br />

Com’è noto, tali manuali sono stati stampati con lo scopo di diffondere il più possibile le conoscenze<br />

tecniche nei più svariati ambiti: dalla matematica all’ingegneria, dalla chimica alla<br />

medicina, dall’agronomia all’alimentazione, dalla meccanica al diritto, dalle arti alla geografia,<br />

ecc.. In circa settant’anni di vita – il primo numero è uscito nel 1875 – essi hanno affrontato<br />

argomenti riguardanti tutto lo scibile umano, anche relativamente ad aspetti assai particolari.<br />

Insieme ai manuali di carattere generale (noti sono i volumi sulla ragioneria, la logismografia,<br />

la computisteria, la contabilità industriale, ecc.) si riscontrano numerosi lavori di contabilità<br />

applicata (allo Stato, ai Comuni, alle banche, alle cooperative, alle aziende elettriche,<br />

ecc.).<br />

Considerando tutti i numeri della collana, su circa millecinquecento titoli (per complessivi<br />

quattromilacinquecento pubblicazioni, tenendo conto anche delle edizioni successive alla<br />

prima) alcune decine riguardano la nostra disciplina.<br />

Si pensi che un’opera di contabilità si ritrova già fra i primi venti manuali Hoepli: si tratta, in<br />

particolare, de La logismografia di Celestino Chiesa (numero XVI della collana), edito nel 1878.<br />

Tale circostanza costituisce un valido indicatore dello sviluppo della ragioneria e dell’importanza<br />

che essa andava assumendo in quel periodo nel panorama scientifico italiano ( 32 ).<br />

Oltre il citato Celestino Chiesa, in tale collana sono stati pubblicati gli scritti di illustri autori<br />

come Clitofonte Bellini, Vincenzo Gitti, Alessandro De Brun, Carlo Dompé, Enrico Ga-<br />

–––––––––<br />

( 31 ) La prima serie della Rivista italiana di ragioneria, nacque come bollettino del Collegio dei Ragionieri di<br />

Roma, ma ben presto assunse respiro nazionale e si impose come la principale rivista del settore. Dopo la direzione<br />

di Adolfo Salvatori e Ottorino Raimondi (dal 1901 al 1907), di Adolfo Salvatori (dal 1908 al 1914) e Pilade<br />

Mosconi (dal 1915 al 1918) la rivista fu per ben trentasei anni (dal 1918 al 1954) diretta da Ugo Monetti, che<br />

ne diventò anche proprietario ed editore. La Rivista Italiana di Ragioneria e di <strong>Economia</strong> Aziendale rappresenta<br />

ancora oggi per tutti gli aziendalisti italiani un fondamentale punto di riferimento.<br />

( 32 ) Non è un caso che il primo manuale Hoepli di contabilità sia incentrato sulla logismografia. Due anni prima<br />

(1876), infatti, Giuseppe Cerboni aveva introdotto il suo metodo nella contabilità dello Stato.<br />

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Dispensa a cura del Prof. Stefano Coronella ad uso esclusivo degli studenti<br />

gliardi, Giovanni Rota, solo per citare i più noti.<br />

Iniziative analoghe, di carattere divulgativo, anche se di minor spessore, riguardano le<br />

pubblicazioni nella collana della “Biblioteca del Popolo”: piccoli volumi di sessantaquattro<br />

pagine ciascuno per contenere i costi stampati (e ristampati) a centinaia dal 1873 fino alla metà<br />

del XX secolo.<br />

In materia contabile le pubblicazioni non sono numerose, ma anche in questo caso è interessante<br />

rilevare che fra le prime venti è presente un opuscolo di ragioneria. Si tratta, in particolare,<br />

del volume numero 20, intitolato La Tenuta dei Libri in scrittura semplice e doppia,<br />

del 1876 ( 33 ).<br />

A seguire si ricorda la “Biblioteca degli studenti”, pubblicata da Raffaello Giusti di Livorno:<br />

piccoli compendi ( 34 ) di varie discipline (lettere, scienze ed arti), fra cui è presente, fra<br />

gli oltre settecento titoli pubblicati, anche un pregevole lavoro di Carlo Ghidiglia ( 35 ).<br />

Sul finire dell’800 e nei primi anni del ‘900 si assistette poi alla nascita delle collane<br />

“specifiche”, ovvero centrate sulla ragioneria.<br />

L’opera più nota in tal senso, se non altro per la sua inusuale estensione, è rappresentata<br />

dalla “Biblioteca di ragioneria applicata”, fondata e diretta per moltissimi anni da Giovanni<br />

Rota e pubblicata dalla Utet in ben centodiciotto monografie racchiuse in quarantanove volumi<br />

(più uno di indice generale) a partire dal 1912 ( 36 ).<br />

Di esse, ventidue si occupano delle diverse tipologie di aziende pubbliche, otto delle aziende<br />

civili ed agricole, quattordici delle aziende commerciali, quaranta delle aziende industriali,<br />

sette delle aziende di credito, venti delle aziende di servizi e sette di problematiche legate<br />

alle gestioni speciali e professionali.<br />

Anche in questo caso, alla collana hanno collaborato nomi illustri fra i quali, oltre allo<br />

stesso Giovanni Rota, si ricordano Alessandro De Brun, Vincenzo Vianello, Giovanni Cova,<br />

Ugo Monetti e Clitofonte Bellini.<br />

Fra le altre collane “specifiche”, merita menzione la “Biblioteca di Ragioneria e<br />

d’Amministrazione” della Vallardi, che, insieme ad altre testate, andava a formare la “Biblioteca<br />

Enciclopedica Vallardi” e dove sono apparsi alcuni fra i primi scritti di Alberto Ceccherelli<br />

(La logismologia – 1915) e (La tecnica del bilancio con particolare riguardo alle aziende<br />

bancarie – 1921), ed opere di Ugo Monetti (Aziende postali, telegrafiche e telefoniche nel<br />

loro ordinamento amministrativo-contabile – 1914), Benedetto Lorusso (Il commercio di<br />

commissione e di rappresentanza – 1915); Giovanni Cova (Aziende patrimoniali o signorili –<br />

1916), Pietro D’Alvise (Le liquidazioni nei giudizi di graduazione – 1917).<br />

Negli anni immediatamente successivi – i primi numeri sono del 1923 – è apparsa la<br />

“Collana di Manuali di Organizzazione Aziendale e di Ragioneria applicata”, diretta da Ugo<br />

–––––––––<br />

( 33 ) Negli anni successivi in questa collana comparvero opuscoli intitolati La logismografia, Elementi di ragioneria<br />

spiegati al popolo, Storia della ragioneria (con appendice bibliografica) ed alcuni prontuari di conti fatti.<br />

( 34 ) I volumi di questa collana contenevano dei riassunti per tutte le materie d’esame negli istituti superiori.<br />

( 35 ) Cfr. GHIDIGLIA C., Compendio di ragioneria, Raffaello Giusti, Livorno, 1909. Tale fu il successo del volume<br />

che a questa seguirono altre sei edizioni (1913, 1917, 1920, 1921, 1924 e 1933). Manualetti analoghi, con<br />

alcuni compendi di amministrazione e ragioneria, sono stati pubblicati anche dall’editore Laterza di Bari.<br />

( 36 ) Il titolo completo della collana è il seguente: Biblioteca di ragioneria applicata. Enciclopedia metodica di<br />

amministrazione e contabilità diretta dal Prof. Rag. Giovanni Rota e compilata dei più competenti Autori specialisti.<br />

Raccolta di monografie aziendali indispensabile, a quanti si occupano di amministrazione, e per<br />

l’insegnamento professionale, commerciale e industriale, Utet, Torino, anni vari. Tutte le monografie furono<br />

ristampate separatamente nel decennio successivo con una veste editoriale più economica.<br />

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Dispensa a cura del Prof. Stefano Coronella ad uso esclusivo degli studenti<br />

Monetti ed edita dalla Casa editrice della Rivista Italiana di Ragioneria, anche se il progetto<br />

editoriale non riuscì pienamente e la pubblicazione si limitò a pochi numeri.<br />

Degli anni trenta è la “Biblioteca contabile Paravia”, curata da Carlo Dompé, nata con lo<br />

scopo precipuo di fornire ai giovani diplomati che si avviavano alla carriera di “contabilità ed<br />

amministrazione” un utile strumento di arricchimento professionale. In particolare, si tratta di<br />

dieci copiosi volumi, ognuno dei quali si occupa di una specifica tipologia di aziende (mercantili,<br />

commerciali, industriali, bancarie, agricole, ecc.).<br />

Infine, curata ancora una volta da Giovanni Massa, si ricorda una collana estremamente<br />

peculiare. Si tratta della “Biblioteca di ragioneria”, pubblicata in cinque grandi volumi dal<br />

Monitore dei Ragionieri nel 1911. I primi due volumi si occupano di ragioneria generale e di<br />

ragioneria applicata e vi hanno collaborato, fra gli altri, autori come Ettore Mondini, Giuseppe<br />

Cerboni, Giovanni Rossi. Il terzo racchiude numerosi casi professionali tratti dalla realtà<br />

operativa, ovvero saggi di lavori professionali dei ragionieri. Il quarto contiene il testo – tradotto<br />

in italiano “moderno” – delle prime opere antiche di ragioneria, ovvero di Luca Pacioli,<br />

Domenico Manzoni, Alvise Casanova e Angelo Pietra. Infine, il quinto volume riporta i testi<br />

integrali degli atti dei primi quattro Congressi dei ragionieri italiani ( 37 ).<br />

7. Considerazioni conclusive<br />

Nelle brevi pagine che precedono si è cercato di evidenziare come nel mezzo secolo precedente<br />

la nascita dell’economia aziendale, ed in particolare nell’ultimo ventennio del XIX<br />

secolo, sia stata posta in essere una vera e propria “rivoluzione culturale” nell’ambito della<br />

disciplina ragioneristica.<br />

Invero, nell’arco di pochi anni sono stati interessati a fondo il profilo formativo, scientifico<br />

e professionale.<br />

Le note vicende politiche – l’unità d’Italia – ed economiche – l’affermazione della rivoluzione<br />

industriale nel nostro Paese – aiutarono i “ragionieri” a prendere coscienza del loro<br />

ruolo cruciale nell’ambito della società ( 38 ).<br />

Ed essi risposero con iniziative di carattere fondamentale: la qualificazione<br />

dell’insegnamento superiore e universitario, l’organizzazione di congressi nazionali, la lotta<br />

per il riconoscimento giuridico della professione e l’istituzione dei Collegi, la predisposizione<br />

di mostre tematiche e di concorsi per le migliori opere di ragioneria.<br />

A ciò si deve aggiungere l’impiego sempre più massiccio e sistematico degli strumenti<br />

divulgativi del pensiero quali riviste, trattati, collane e enciclopedie.<br />

Pare quasi che in un ristretto arco di tempo i ragionieri abbiano voluto recuperare secoli<br />

caratterizzati da un atteggiamento passivo, da più parti definito addirittura “sonnolento”.<br />

–––––––––<br />

( 37 ) Ovvero quelli svoltisi a Roma nel 1879, a Firenze nel 1881, a Milano nel 1885 e a Bologna nel 1888.<br />

( 38 ) Non a caso in quegli anni si tennero relazioni e si scrissero articoli sulla “funzione sociale” della ragioneria.<br />

Cfr. per tutti: CAVAGNARI C., La funzione sociale della Ragioneria. Conferenza tenuta a Cremona il 16 Maggio<br />

1901 (collegio dei Ragionieri in Cremona), Mandelli, Cremona, 1901; RUGGIERI A., La funzione sociale della<br />

Ragioneria, in “Rivista di Ragioneria”, n° 4, gennaio-febbraio 1902; MARCHI A., La Ragioneria nella sua funzione<br />

sociale: Prelezione al Corso di computisteria e Ragioneria dell'anno scolastico 1911-1912, tenuta nel R.<br />

Istituto tecnico di Aquila degli Abruzzi, Fratelli Marchi, Camerino, 1912; LORUSSO B., La funzione sociale del<br />

ragioniere, in “Rivista Italiana di Ragioneria”, n° 2, febbraio 1922.<br />

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Dispensa a cura del Prof. Stefano Coronella ad uso esclusivo degli studenti<br />

Peraltro, lo si deve rilevare, considerando il bassissimo tasso di scolarizzazione, le difficoltà<br />

di spostamento, di comunicazione e di interazione, il “fermento culturale” descritto appare<br />

come un fatto di straordinaria forza e rilevanza ed evidenzia una vitalità degli studiosi e<br />

degli operatori della nostra disciplina che non si sarebbe più manifestata, con una tale intensità,<br />

negli anni a venire.<br />

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