Human Herpesvirus
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<strong>Human</strong> <strong>Herpesvirus</strong>
Aspetti tassonomici<br />
La famiglia delle Herpesviridae è divisa in 3<br />
sottofamiglie (a, b, g)<br />
Queste differiscono per:<br />
• grado di omologia<br />
• organizzazione genomica<br />
• spettro d’ospite cellulare<br />
• ed altre proprietà biologiche (velocità di<br />
replicazione, effetto litico, azione oncogena)
Herpesviridae che infettano l’Uomo<br />
Sottofamiglia Virus patogeni per l’uomo<br />
Alphaherpesvirinae HSV-1 e HSV-2, ovvero HHV-1 e HHV-2<br />
VZV ovvero HHV-3<br />
Betaherpesvirinae CMV ovvero HHV-5<br />
HHV-6<br />
HHV-7<br />
Gammaherpesvirinae EBV ovvero HHV-4<br />
HHV-8
HHV6<br />
Gamma herpesvirus<br />
EBV<br />
Lymphocryptovirus<br />
HHV7<br />
Rhadinovirus<br />
EHV2 HVS<br />
Herpes Virus<br />
HVS<br />
HHV8<br />
Beta herpesvirus<br />
HCMV<br />
Alpha herpesvirus<br />
HSV1<br />
HSV2<br />
EHV1<br />
PRV<br />
VZV
Caratteristiche dei membri della famiglia<br />
Herpesviridae<br />
Dimensioni 100-200 nm<br />
Simmetria del capside icosaedrica<br />
Capsomeri 162, 9,5 x 12,5 A<br />
Envelope lipidico presente<br />
Sensibilità all’etere e cloroformio è inattivata l’infettività virale<br />
Biosintesi virale nucleo<br />
Acido nucleico DNA a doppio filamento<br />
Sede assemblaggio delle particelle virali nucleo<br />
Inclusioni intranucleari, eosinofile
Proprietà<br />
• HSV si replica in vitro in cellule epiteliali e<br />
fibroblastiche umane e animali; ha crescita<br />
rapida; mostra un evidente effetto citopatico<br />
• VZV si replica bene in cellule epiteliali e<br />
fibroblasti umani<br />
• CMV cresce in vitro, seppure lentamente, solo<br />
nei fibroblasti umani; ECP evidente<br />
• HHV-6 e 7 replicano in vitro nei linfociti T CD4+<br />
• EBV cresce in vitro solo nei linfociti B;<br />
• HHV-8 non cresce facilmente in vitro
Struttura<br />
Le Herpesviridae sono caratterizzati da virioni<br />
relativamente grandi (150-250 nm), composti da 4<br />
elementi strutturali:<br />
• involucro (envelope) ricco di spicole, proveniente<br />
dalle membrane (nucleare e citoplasmatica) della cellula ospite<br />
• tegumento amorfo o zona granulare, struttura<br />
fibrosa tipica degli herpesvirus composta da<br />
proteine globulari<br />
• capside icosaedrico, diametro 100-110 nm, costituito<br />
da 162 capsomeri, i capsomeri sono percorsi da una<br />
cavità longitudinale cilindrica<br />
• core toroidale contenente proteine e genoma<br />
virale.
Struttura
Antigeni<br />
• L’envelope è provvisto di proiezioni<br />
glicoproteiche codificate dal virus<br />
• La composizione delle proteine capsidiche e<br />
d’involucro varia notevolmente nell’ambito della<br />
famiglia.<br />
• Anticorpi diretti contro le glicoproteine dell’<br />
involucro hanno effetto neutralizzante nei<br />
confronti dell’infettività
Genoma<br />
• La lunghezza del doppio filamento è compresa fra<br />
125 e 229 (Kb)<br />
• Rispetto agli altri membri della famiglia, il genoma di<br />
CMV vanta le dimensioni maggiori, mentre quello di<br />
VZV ha la dimensioni più esigue<br />
• La massa media del genoma è circa 100 megadaltons<br />
Si riconoscono<br />
cinque tipi di architettura genomica<br />
in base alla presenza e disposizione di sequenze<br />
ripetitive.
Architettura genomica<br />
UL Us<br />
Per esempio HSV1, HSV2 e CMV presentano un medesimo schema fondamentale,<br />
che comprende una regione unique long (UL) e una regione unique short (Us).<br />
Dette regioni sono fiancheggiate da repeats.
Sono virus “patogeni”, ma presentano una patogenicità<br />
limitata, come dimostrato dal fatto che la maggior<br />
parte delle infezioni decorre in modo inapparente.<br />
La patogenicità di questi virus è in buona parte<br />
dovuta alla capacità di interagire con le difese<br />
immunologiche dell’ospite.<br />
Soggetto immunocompetente<br />
Soggetto immunocompromesso
Soggetto immunocompromesso<br />
Le infezioni sintomatiche sono principalmente<br />
appannaggio di determinate categorie di soggetti<br />
nei quali il sistema immunitario….<br />
• per motivi fisiologici (neonati o anziani)<br />
• o per motivi farmacologici (nei soggetti sottoposti a<br />
trattamenti immunosoppressivi perché riceventi<br />
di trapianto)<br />
• o per motivi patologici (come nel caso di pazienti con<br />
infezione da HIV)<br />
…..non risponde adeguatamente agli stimoli antigenici.
Soggetto trapiantato<br />
Il tipo di infezione erpetica che colpisce il paziente<br />
sottoposto a trapianto è strettamente<br />
dipendente dal tempo trascorso dal trapianto<br />
• Periodo precoce: precoce:primo primo mese HSV, HHV HHV-6,7 6,7<br />
• Periodo intermedio: dal secondo mese<br />
al sesto mese CMV<br />
HHV HHV-6,7 6,7<br />
EBV<br />
(trapianto di midollo)<br />
• Periodo tardivo: dopo il sesto mese HHV HHV-8<br />
EBV<br />
(trapianto di organo)
Virus esogeno<br />
individuo sieronegativo<br />
Virus esogeno<br />
Individuo sieropositivo<br />
Virus endogeno<br />
Herpes Virus<br />
tipi di infezione<br />
Infezione primaria<br />
Infezione non primaria<br />
reinfezione<br />
Infezione non primaria<br />
riattivazione
Latenza<br />
• Caratteristica delle Herpesviridae è la capacità<br />
di rimanere allo stato latente, dopo l'infezione<br />
primaria, per molti anni o a vita, riattivandosi di<br />
tanto in tanto<br />
• Le riattivazioni, spesso caratterizzate da<br />
manifestazioni cliniche evidenti, sono provocate<br />
da stimoli diversi o da una depressione<br />
dell'immunità cellula - mediata<br />
• La latenza si attua in un tipo specifico di<br />
cellula per ogni specie di herpesvirus
Latenza<br />
Virus Cellula ospite per la<br />
latenza<br />
HSV1, 2 e VZV neuroni gangliari sensitivi<br />
CMV leucociti (monociti?)<br />
EBV linfociti B<br />
HHV6, 7 linfociti CD4<br />
HHV8 ?
Oncogenicità<br />
TUMORI UMANI ASSOCIATI PRESENZA DI ONCOGENI<br />
NEL GENOMA<br />
HSV CARCINOMA DELLA CERVICE +<br />
VZV _ _<br />
CMV _ +<br />
EBV LINFOMA DI BURKIT _<br />
CARCINOMA NASO-FARINGEO<br />
HHV 6 ? ?<br />
HHV 7 ? ?<br />
HHV 8 SARCOMA DI KAPOSI ?<br />
• Attività oncogena nella specie umana è svolta dalle<br />
Alphaherpesvirinae e dalle Gammaherpesvirinae.<br />
• HHV6 è stato putativamente implicato in rari linfomi a cellule B.
HSV HSV-1 e HSV-2
HERPES VIRUS<br />
Il virus dell’herpes simplex è un virus a DNA che fa<br />
parte della famiglia degli Herpesviridae.<br />
Dell’ herpes simplex sono noti due<br />
differenti sierotipi che possiedono<br />
antigeni comuni e antigeni specifici,<br />
HSV HSV-1 e HSV-2.<br />
Hanno un 50% di omologia di<br />
sequenza e si distinguono per<br />
minime differenze antigeniche.<br />
Hanno come ospite naturale l’uomo,<br />
ma la suscettibilità all’infezione è<br />
estesa anche a diversi animali<br />
Entrambi possono essere causa di<br />
lesioni connatali.
HSV HSV- 1<br />
L’infezione<br />
L’infezione da da HSV HSV--11 si contrae sovente nella prima infanzia<br />
per contagio interumano diretto da soggetti portatori di lesioni<br />
evidenti clinicamente o da soggetti con infezioni asintomatiche<br />
o eliminatori del virus con la saliva.<br />
L’HSV-1 è il maggiore responsabile<br />
delle manifestazioni erpetiche<br />
cutanee o mucose localizzate nella<br />
cute della zona periorale o nella<br />
mucosa buccale.
HSV HSV-2<br />
L’infezione<br />
L’infezione da da HSV HSV--22 è spesso a trasmissione sessuale e<br />
quindi tipica dell’età adulta. Il virus penetra nell’organismo<br />
sempre attraverso lesioni di continuo delle superficie cutanee<br />
e mucose; nella sede di penetrazione iniziale hanno luogo la<br />
replicazione virale e le manifestazioni cliniche dell’infezione<br />
primaria<br />
L’HSV-2 è il maggiore responsabile<br />
dell’herpes genitale localizzato nella<br />
cute e nelle mucose genitali<br />
maschili e femminili.
Ciclo infettivo<br />
• Attacco dei virioni alle cellule suscettibili mediante interazione delle<br />
glicoproteine dell’envelope con recettori specifici.<br />
• Fusione dell’envelope con la membrana citoplasmatica, indotta<br />
dalla glicoproteina B (gpB), che consente l’ingresso del<br />
nucleocapside nel citoplasma.<br />
• Migrazione del capside verso il nucleo e liberazione del DNA virale<br />
nel nucleo attraverso un poro nucleare<br />
• Replicazione virale regolata in maniera sequenziale con<br />
produzione di mRNA precoci immediati, precoci ritardati e tardivi (a,<br />
b, g)<br />
• Assemblaggio delle particelle virali nel nucleo<br />
• Liberazione lenta del virus infettante maturo dalle cellule infette<br />
attraverso il reticolo endoplasmico<br />
• Morte della cellula sede di infezione produttiva
Come gli altri herpesvirus sono caratterizzati dalla capacità di<br />
provocare infezioni che, dopo l’esaurimento della fase clinica<br />
susseguente all’infezione primaria, si mantengono allo stato<br />
latente per moltissimi anni o per tutta la vita, riattivandosi di<br />
tanto in tanto, con la ricomparsa di manifestazioni cliniche<br />
evidenti in seguito a una serie di stimoli diversi o per una<br />
diminuzione della reattività cellulo-mediata.
TIPI DI INFEZIONE ERPETICA<br />
L’infezione erpetica può manifestarsi con differenti modalità:<br />
• infezione infezione primaria primaria in caso di prima infezione;<br />
• infezione infezione persistente<br />
persistente quando, pur in assenza di malattia conclamata,<br />
si ha la produzione di virus infettante;<br />
• infezione infezione latente latente quando, pur essendo presente il genoma virale<br />
all’interno delle cellule nervose, non viene prodotto virus infettante<br />
• infezione infezione ricorrente<br />
ricorrente quando il paziente presenta una o più recidive<br />
con una sintomatologia più sfumata e di durata limitata nel tempo.<br />
La carica virale infettante, la virulenza dell’agente patogeno e<br />
la risposta immunitaria dell’ospite rappresentano i fattori<br />
determinanti l’evoluzione della malattia dopo il contagio!!
Infezione attiva, latente e ricorrente nell’ herpes labiale
SINTOMATOLOGIA:<br />
• INFEZIONE PRIMARIA<br />
HERPES LABIALIS<br />
VESCICOLE E ULCERAZIONI ORALI ED OCULARI (gengivostomatite e<br />
cheratite);<br />
DOLORE, LINFOADENOPATIA;<br />
SINTOMI SISTEMICI: FEBBRE, MIALGIA, CEFALEA<br />
RISOLUZIONE: 10 gg<br />
RARAMENTE: FORME MENINGOENCEFALITICHE E VISCERALI<br />
•INFEZIONE RICORRENTE<br />
SINTOMATOLOGIA ATTENUATA<br />
VESCICOLE POCO NUMEROSE<br />
ASSENZA DI SINTOMI SISTEMICI
SINTOMATOLOGIA:<br />
• INFEZIONE PRIMARIA<br />
HERPES GENITALIS<br />
VESCICOLE E ULCERAZIONI DEI GENITALI ESTERNI E DELLA CERVICE;<br />
DOLORE, DISURIA, LEUCORREA E LINFOADENOPATIA INGUINALE;<br />
SINTOMI SISTEMICI: FEBBRE, MIALGIA, CEFALEA<br />
RISOLUZIONE: 21 gg<br />
RARAMENTE: FORME MENINGOENCEFALITICHE E VISCERALI<br />
•INFEZIONE RICORRENTE<br />
SINTOMATOLOGIA ATTENUATA<br />
VESCICOLE POCO NUMEROSE<br />
ASSENZA DI SINTOMI SISTEMICI<br />
RISOLUZIONE: 7gg<br />
¼ DEI CASI ASINTOMATICHE
IMPORTANZA DELL’ EPIDEMIOLOGIA<br />
Essendo l’infezione da herpes simplex praticamente endemica, studi<br />
epidemiologici standardizzati possono:<br />
• contribuire a migliorare le conoscenze sull’epidemia dell’herpes genitale<br />
• fornire informazioni sulle strategie di prevenzione<br />
• orientare gli studi sulla stessa prevenzione
INCIDENZA INFEZIONE HSV-1<br />
L’infezione da HSV-1 è praticamente ubiquitaria ed endemica
INCIDENZA INFEZIONE HSV-2<br />
L’AFRICA, e in particolar modo la zona sub-sahariana, è il paese in cui c’è<br />
la più alta prevalenza dell’HSV-1 (94,9%) e dell’HSV-2 (50-70%) <br />
Uganda, Kenya, Congo, Cameroon.<br />
In Africa del Sud l’infezione da HSV-2 e l’infezione da HIV sono<br />
strettamente associate<br />
Anche negli USA la sieroprevalenza è molto alta: circa 45 milioni di<br />
abitanti statunitensi sono positivi per l’HSV-2!
In ITALIA<br />
PREVALENZA<br />
DELL’INFEZIONE<br />
HSV-2 IN ITALIA<br />
– Uno degli ultimi studi (2004) condotto a Roma in soggetti non ad<br />
alto rischio dimostra come la sieroprevalenza dell’HSV-1 sia dell’<br />
51,6% e la sieroprevalenza del HSV-2 sia 5,5%.<br />
– La più alta prevalenza di sieropositività all’HSV2 è stata<br />
riscontrata nelle donne in gravidanza (7.6 - 8,4% nel Nord<br />
Italia).
HERPES E GRAVIDANZA<br />
Un incremento della sieroprevalenza è stato riportato nelle donne<br />
in gravidanza (dal 12,8% al 23,7%)
HERPES E GRAVIDANZA<br />
LA GRAVIDANZA PUO’ FAVORIRE L’ISORGENZA DI FORME GRAVI<br />
ENCEFALITICHE NELLE INFEZIONI PRIMARIE DA HSV<br />
GRAVIDANZA INFEZIONE<br />
HERPETICA<br />
INFEZIONE PRIMARIA (RARA)<br />
VIREMIA MATERNA<br />
TRASMISSIONE TRANSPLACENTARE<br />
INFEZIONE RICORRENTE<br />
TRASMISSIONE DURANTE<br />
IL PASSAGGIO NEL<br />
CANALE DEL PARTO
HERPES E GRAVIDANZA<br />
INFEZIONE PRIMARIA (5% DEI CASI)<br />
III TRIMESTRE:<br />
INFEZIONE FETALE NEL 50%<br />
• INFEZIONE DISSEMINATA<br />
POLIVISCERALE<br />
• ENCEFALITE;<br />
• LESIONI CUTANEE MULTIPLE<br />
MORTALITA’: 30%<br />
GRAVI SEQUELE IN<br />
COLORO CHE<br />
SOPRAVVIVONO<br />
I-II TRIMESTRE:<br />
INFEZIONE FETALE NEL 20-50%<br />
• ABORTO<br />
• PARTO PRETERMINE DI<br />
FETO NON VITALE<br />
• FETOPATIA (IDROCEFALO,<br />
CORIORETINITE)<br />
• IUGR (RITARDO DI<br />
CRESCITA INTRAUTERINO)<br />
• NEONATO SANO
HERPES E GRAVIDANZA<br />
INFEZIONE RICORRENTE (95% DEI CASI)<br />
INFEZIONE LIMITATA ALLA CUTE<br />
INFEZIONE DISSEMINATA POLIVISCERALE<br />
± LESIONI CUTANEE<br />
MORTALITA’: 30%<br />
GRAVI SEQUELE IN<br />
COLORO CHE<br />
SOPRAVVIVONO<br />
MALATTIA MANIFESTA TRA IL 6° E IL 12° GIORNI DI VITA POSTNATALE<br />
LA GRAVITA’ DELLA MALATTIA E’ MOLTO VARIABILE:<br />
FORSE ASSOCIATA AL LIVELLO DI Ab TRASMESSI DALLA MADRE
MALATTIA ERPETICA CONNATALE<br />
L’ herpes simplex può essere responsabile di infezione del<br />
neonato durante il parto.<br />
La malattia erpetica neonatale è una condizione seria ma<br />
estremamente rara (1 / 10000 feti nati vivi).<br />
Sebbene possa essere<br />
sostenuta da entrambi i tipi di<br />
virus, l’agente etiologico è di<br />
solito il tipo 2.
• L’infezione contratta durante il passaggio attraverso il<br />
canale da parto è più frequente (90%) e può provocare<br />
aborto, morte fetale i.u., fetopatia (lesioni nervose, viscerali,<br />
cutanee)<br />
• Stessi esiti per ’infezione fetale per via transplacentare<br />
(5%)
Poiché l’infezione perinatale da HSV rappresenta un<br />
problema medico e sociale di notevole importanza è<br />
indicato uno studio clinico-sierologico della popolazione<br />
femminile in epoca preconcezionale.<br />
• Donne senza anticorpi anti HSV<br />
in gravidanza sarà effettuato uno studio sierologico una<br />
volta al mese. Se la sierologia rimane negativa per tutto<br />
l’arco della gravidanza non esiste alcun problema. Se<br />
invece durante questi controlli si assiste a una chiara<br />
sieroconversione, siamo in presenza di infezione contratta in<br />
gravidanza con possibile fetopatia;<br />
PARTO CESAREO INUTILE come misura profilattica se<br />
l’infezione si trasmette per via transplacentare!
• Donne con anticorpi anti HSV<br />
si eseguirà un monitoraggio sierologico allo scopo di<br />
evidenziare eventuali recidive o reinfezioni.<br />
La recidiva sarà svelata da un aumento degli anticorpi nel test<br />
di FC mentre il test IF o ELISA per le IgM specifiche risulterà<br />
negativo;<br />
La reinfezione risulterà caratterizzata anch’essa da un<br />
aumento degli anticorpi e positiva al test di IF e ELISA<br />
PARTO CESAREO (prima che si rompano le membrane o<br />
entro le 4-6 h dalla rottura per preservare il neonato dal<br />
contagio!)
Diagnosi di laboratorio<br />
• Dimostrazione della presenza di cellule giganti<br />
multinucleate caratteristiche, contenenti inclusioni<br />
intranucleari eosinofile nei raschiamenti della base<br />
delle vescicole (HSV, CMV, HVZ)<br />
• Isolamento del virus in colture cellulari suscettibili<br />
• Osservazione al microscopio elettronico<br />
• Ricerca di antigeni specifici mediante ELISA, IF<br />
• Aumento del titolo anticorpale mediante reazioni di<br />
neutralizzazione, FC, emoagglutinazione, IF, ELISA<br />
(coppie di sieri)
Profilassi<br />
• EVITARE IL CONTATTO TRA INDIVIDUI AFFETTI DA ECZEMA, O ALTRE<br />
ESTESE LESIONI CUTANEEE, E PORTATORI DI LESIONI ERPETICHE CUTANEE O<br />
MUCOSE.<br />
• IL PRESERVATIVO RIDUCE IL RISCHIO DELL’INFEZIONE. INFATTI IL<br />
RISCHIO DI TRASMETTERE AL PARTNER L’INFEZIONE SALE AL 10%<br />
NON USANDO IL CONDOM DURANTE IL PERIODO DI UN ANNO.<br />
• LE IMMUNOGLOBULINE POSSONO ESSERE UTILIZZATE NEL TENTATIVO DI<br />
RIDURRE IL RISCHIO DI CONTAGIO NEL NEONATO O DI DISSEMINAZIONE<br />
NELL’ECZEMA ERPETICO.<br />
• SI POSSONO UTILIZZARE FARMACI PER LA PROFILASSI DELLE<br />
INFEZIONI DA HSV COME L’ L’ACYCLOVIR<br />
ACYCLOVIR (250 mg/m2 ogni 8 ore per e.v.)<br />
• VACCINI PER LA PREVENZIONE DELLE RECIDIVE NON SEMBRANO EFFICACI<br />
E NON E’ ANCORA SICURO CHE SIANO DEL TUTTO INNOCUI
NUOVE PROSPETTIVE<br />
Data l’alta prevalenza dell’infezione da HSV in molti paesi lo<br />
sviluppo di un vaccino fornirebbe un mezzo efficace di<br />
controllo.<br />
Attualmente sono in sperimentazione vaccini contenenti<br />
esclusivamente le glicoproteine del peplos e in particolare la<br />
glicoproteina gD<br />
Ancora oggi non sono ancora del tutto efficaci e sicuri !
I vaccini anti HSV-2 possono essere divisi in due categorie<br />
principali:<br />
• Vaccini profilattici: che puntano a proteggere dall’infezione o dalla<br />
malattia da HSV l’individuo non infetto; ad oggi questi vaccini sono<br />
solamente sperimentati sugli animali<br />
• Vaccini terapeutici: che puntano a ridurre la frequenza e/o la<br />
severità degli episodi nell’individuo infetto; molto utile vista la<br />
diffusione dell’infezione ad oggi.<br />
Quale che sia l’esito delle sperimentazioni quello che<br />
va sottolineato è che, data la grande diffusione e<br />
precocità del contagio interumano (in particolare il<br />
tipo 1), difficilmente un vaccino potrebbe avere un<br />
reale valore profilattico a meno di non poterlo<br />
somministrare poco dopo la nascita ed ad una<br />
elevatissima quota della popolazione!
VIRUS VARICELLA ZOSTER<br />
VIRUS A DNA A DOPPIA ELICA, FAMIGLIA HERPESVIRIDAE<br />
OSPITE NATURALE: UOMO<br />
CICLO INFETTIVO: simile a quello dell’herpes simplex<br />
CONTAGIOSITA’:<br />
Le infezioni naturali sono altamente contagiose; il<br />
virus è presente in sede extracellulare ad alto titolo<br />
nel liquido vescicolare delle lesioni<br />
TRASMISSIONE: secrezioni respiratorie<br />
TROPISMO: tessuti di origine ectodermica
VIRUS VARICELLA ZOSTER<br />
VARICELLA: MALATTIA ESANTEMATICA DA INFEZIONE<br />
PRIMARIA DA VZV<br />
SINTOMATOLOGIA:<br />
•PERIODO PRODROMICO<br />
cefalea, febbre, malessere<br />
•RASH CUTANEO: MACULE-PAPULE-VESCICOLE-CROSTE<br />
“Rush cutaneo a cielo stellato”<br />
diffusione dal volto, al tronco ed alle estremità. Durata: 7-10 giorni<br />
•COMPLICANZE<br />
Sovrinfezione batterica delle lesioni cutanee, polmonite, cerebellite,<br />
encefalite, epatite, nefrite, pericardite, s. di Reye
VIRUS VARICELLA ZOSTER<br />
PERSISTENZA DI VZV IN STATO LATENTE NEI<br />
GANGLI SENSITIVI<br />
RIATTIVAZIONE<br />
(DEFICIT DELLA IMMUNITA’ CELLULO-MEDIATA)<br />
HERPES ZOSTER<br />
•SINTOMATOLOGIA<br />
dolore ed iperestesia nel territorio di distribuzione di una radice nervosa<br />
eruzione vescicolare circoscritta alla stessa area<br />
•COMPLICANZE<br />
nevralgia posterpetica, congiuntivite, ulcerazioni corneali, sovrainfezione<br />
batterica, meningoencefalite
1/3 DEI CASI 1-4 aa<br />
VARICELLA DECORSO BENIGNO<br />
1.5/3 DEI CASI 5-9 aa<br />
NEL BAMBINO IMMUNO-DEPRESSO RUSH EMORRAGICO<br />
DIFFUSO<br />
20-30% POLMONITE<br />
ZOSTER<br />
1/3 DEI CASI IN GIOVANI<br />
2/3 IN ANZIANI COMPLICANZA COMUNE<br />
NPH<br />
NEVRALGIA POSTERPETICA<br />
NEGLI INDIVIDUI IMMUNO-DEPRESSI VESCICOLE<br />
EMORRAGICHE<br />
SPESSO<br />
DISSEMINATE
VIRUS VARICELLA ZOSTER
VIRUS VARICELLA ZOSTER<br />
Thoracic 4 th nerve(T4)
VIRUS VARICELLA ZOSTER<br />
Thoracic 10 th nerve(T10)
VARICELLA<br />
Terapia: Aciclovir, farmaco antivirale attivo sugli<br />
<strong>Herpesvirus</strong> (dose 15 mg/Kg/die e.v.).<br />
Riduce l’intensità e la durata del quadro clinico e contrasta la<br />
disseminazione viscerale dell’infezione. E’ indicato solo nei<br />
casi piu’ gravi e quando il paziente e’ immunodepresso:<br />
tumori, trapianto d’organo o midollo, steroidi ad alte dosi,<br />
malattie immunodeficitarie congenite e acquisite, neonati o in<br />
caso di complicanza: polmonite, encefalite.<br />
Profilassi: passiva con gammaglobuline iperimmuni (VZIG)<br />
entro 48 ore dall’esposizione.<br />
Il vaccino e’ ancora sperimentale.
Infezione da CMV<br />
il virus delle ghiandole salivari
• β-herpesvirus<br />
herpesvirus<br />
Caratteristiche<br />
• Fra i virus che infettano l’uomo HCMV dispone del<br />
genoma più esteso, 240 ~kbasi con codifica di 230<br />
proteine<br />
• La replicazione è lenta, simile a quella di HSV, con<br />
l’attivazione sequenziale di prodotti genici immediate immediate immediate immediate<br />
early, early early early early early early e late late late late<br />
• Nel corso dell’infezione oltre ai virioni vengono<br />
prodotti i DB (dense (dense bodies) e i NIEP (non (non infectious infectious<br />
enveloped enveloped particles)
Eterogeneità<br />
• CMV dimostra un considerevole<br />
polimorfismo genomico e fenotipico<br />
• L’analisi del DNA virale consente di<br />
identificare diversi ceppi (utilità<br />
epidemiologica)<br />
• Variazioni antigeniche sono state documentate ma<br />
non sono importanti ai fini classificativi o clinici
Fluidi e cellule implicati nell’infezione<br />
CMV può essere isolato da:<br />
• saliva<br />
• secrezioni cervicali<br />
• seme<br />
• urine<br />
• leucociti
CMV è un virus<br />
viremico<br />
Macrofagi<br />
granulociti<br />
cellule endoteliali<br />
sangue<br />
Organo/tessuto<br />
Macrofagi<br />
granulociti<br />
fibroblasti<br />
cellule muscolari lisce etc<br />
cellule epiteliali<br />
secrezioni<br />
La fase ematica dell’infezione prelude o<br />
è contemporanea alla diffusione generalizzata del virus<br />
Annemarie Grefte 1994<br />
cellula endoteliale positiva (Fattore VIII)<br />
Deve il suo nome all’aumento delle dimensioni delle cellule infette con i<br />
grossi corpi inclusi intranucleari
Trasmissione<br />
• Contatto mucoso (bacio)<br />
• Atto sessuale<br />
• Contagio verticale<br />
• Via parenterale: trapianto<br />
d’organo, trasfusioni<br />
(leucociti)
Epidemiologia<br />
• HCMV infetta solo l’uomo, ma è ubiquitario<br />
• Nei Paesi economicamente evoluti il 50% degli<br />
adulti è portatore di anticorpi specifici<br />
• La sieroprevalenza nel primo quinquennio di<br />
vita è 10-15%, elevandosi nel giovane adulto
Escrezione del virus<br />
• Prolungata nel caso di bambini infettati<br />
in sede connatale o perinatale (anche<br />
per oltre 5 anni)<br />
• Anche gli adulti che siano affetti da<br />
infezione primaria o da riattivazione,<br />
soprattutto se immunodepressi, possono<br />
eliminare per lunghi periodi il virus
La patogenicità di CMV è in buona parte dovuta alla capacità di interagire<br />
con le difese immunologiche dell’ospite.<br />
CMV raggiunge questo equilibrio utilizzando una serie di strategie per evadere le<br />
difese immunitarie dell’ospite. In questo modo CMV è capace di persistere a lungo<br />
nell’ospite sano, essere trasmesso quindi ad altri individui senza raggiungere<br />
elevati livelli di replicazione, causa di malattia.<br />
Host immune<br />
system<br />
CMV<br />
Interazione bilaterale
Infezione primaria e latenza<br />
• CMV ha la capacità di causare un’infezione<br />
primaria acuta, permanendo quindi<br />
nell’organismo ospite in stato latente<br />
• Leucociti, endotelio, tubuli renali e<br />
ghiandole salivari possono dare ricetto al<br />
virus latente o in forma lentamente<br />
replicativa.
CMV<br />
Host immune<br />
system<br />
• non-specific humoral immunity: the complement system<br />
non-specific cellular immunity: neutrophils, eosinophils,<br />
monocytes and natural killer (NK)<br />
• specific humoral immunity (immunoglobulins, secreted<br />
by B lymphocytes<br />
• specific cellular immunity (T lymphocytes)<br />
CMV<br />
disease<br />
Bilateral interaction<br />
Interference with host immunocompetence<br />
due to immunosuppresive therapy<br />
infection with HIV<br />
pregnancy<br />
CMV<br />
Host immune<br />
system
Latenza ed impatto sull’immunità<br />
I meccanismi che controllano la latenza<br />
non sono noti<br />
• Il virus deprime l’espressione di<br />
antigeni del complesso maggiore<br />
d’istocompatibilità, prevenendo la lisi<br />
cellulare mediata immunologicamente<br />
Questo può contribuire<br />
alla persistenza del virus nell’organismo
Riattivazione<br />
L’attivazione virale dallo stato latente può<br />
aver luogo:<br />
• dopo immunosoppressione,<br />
• in corso di altri eventi morbosi,<br />
• in seguito all’uso di agenti chemioterapici
Consiste<br />
Infezione secondaria<br />
• nella riattivazione di un’infezione latente,<br />
oppure<br />
• nella reinfezione causata da un nuovo<br />
ceppo virale
Patogenesi delle lesioni d’organo<br />
• Causate direttamente dall’effetto citopatico<br />
virale o indirettamente dalla risposta<br />
immunitaria<br />
• Un esempio del primo meccanismo è la retinite<br />
nell’immunodepresso grave<br />
• Nella polmonite la replicazione virale nel<br />
tessuto polmonare è modesta, l’infiammazione<br />
è intensa e la sintomatologia è minacciosa per<br />
la vita
Quadro clinico<br />
• La prima infezione è spesso asintomatica<br />
nel soggetto immunocompetente, o può<br />
consistere in una sindrome<br />
mononucleosica (giovane adulto)<br />
• Può essere grave nel neonato,<br />
producendo esito letale o lesioni<br />
insidiosamente evolutive
Sindrome mononucleosica<br />
Comprende febbre, linfadenopatia, linfocitosi<br />
atipica<br />
Rispetto a quella da EBV mancano gli anticorpi<br />
eterofili, è infrequente o modesta l’angina, minore<br />
l'interessamento linfonodale e splenico<br />
Come nelle forme da EBV, sono frequenti anomalie<br />
immunologiche transitorie (agglutinine fredde,<br />
crioglobulinemia mista, anticorpi antinucleo, attività<br />
anticomplementare)
Malattia d’organo e d’apparato<br />
nell’immunocompetente<br />
• Epatocitolisi lieve (regolarmente presente)<br />
Più raramente:<br />
– Guillain-Barrè<br />
– miocardite<br />
– eruzioni cutanee<br />
– trombocitopenia, anemia emolitica
Malattia sistemica<br />
nell’immunodepresso<br />
La malattia citomegalica si manifesta più<br />
spesso come “sindrome da CMV” con:<br />
– febbre prolungata oltre le 48 ore<br />
– malessere<br />
– leucopenia, linfocitosi atipica<br />
– epatosplemomegalia<br />
– mialgie, artralgie
Malattia d’organo<br />
nell’immunodepresso<br />
In forma frequentemente grave possiamo<br />
osservare soprattutto nell’immunodepresso:<br />
– polmonite<br />
– malattia gastrointestinale<br />
– epatite<br />
– retinite (AIDS)<br />
– encefalite<br />
– poliradiculopatia e miopatia (AIDS)
CITOMEGALOVIRUS E GRAVIDANZA<br />
•INFEZIONE IN GRAVIDANZA<br />
CONTAGIO VERTICALE (MATERNO-FETALE)<br />
TRANSPLACENTARE<br />
ASCENDENTE<br />
(anche attraverso membrane intatte)<br />
INFEZIONE DURANTE IL PARTO<br />
CONTATTO DIRETTO<br />
(virus nelle secrezioni cervico-vaginali)<br />
INFEZIONE POST-NATALE<br />
CONTATTO CON LA MADRE (secrezioni<br />
orofaringee, rinofaringee..)<br />
ALLATTAMENTO AL SENO<br />
INFEZIONE<br />
ENDOUTERINA:<br />
FETOPATIA GRAVE<br />
GENERALMENTE NON<br />
ASSOCIATE A MALATTIA<br />
CONCLAMATA NEONATALE<br />
INFEZIONE FETALE ANCHE NELLE RIATTIVAZIONI E REINFEZIONI
CITOMEGALOVIRUS E GRAVIDANZA<br />
INFEZIONE PRIMARIA<br />
RISCHIO DI TRASMISSIONE AL FETO<br />
20-50%<br />
DI QUESTI, IL 2% PRESENTA<br />
SEGNI DI FETOPATIA<br />
INFETTIVA ALLA NASCITA<br />
LE FORME GRAVI SONO UNA<br />
MINORANZA<br />
INFEZIONE SECONDARIA<br />
RISCHIO DI TRASMISSIONE AL FETO<br />
1%<br />
GENERALMENTE ALLA<br />
NASCITA NON SONO<br />
PRESENTI SEGNI DI<br />
FETOPATIA INFETTIVA<br />
IL 10% DEI CASI DI INFEZIONE ENDOUTERINA DI BAMBINI NATI<br />
APPARENTEMENTE SANI, PRESENTA ENTRO I PRIMI ANNI DI VITA<br />
SORDITA’ E RITARDO MENTALE DI DIVERSO GRADO<br />
UN ULTERIORE 10% PRESENTERA’ SVILUPPO PSICOMOTORIO<br />
DIFETTOSO
= PROBABILITA’ DI INFEZIONE FETALE<br />
I TRIMESTRE II TRIMESTRE III TRIMESTRE<br />
PROBABILITA’ DI FETOPATIA GRAVE<br />
TRASMISSIONE VERTICALE NEL I TRIMESTRE:<br />
FORMA GRAVE<br />
PREMATURITA’, RITARDATO ACCRESCIMENTO<br />
MICROCEFALIA, SPESSO ASSOCIATA A CALCIFICAZIONI CEREBRALI<br />
CORIORETINITE<br />
CITOMEGALOVIRUS E GRAVIDANZA<br />
EPATOSPLENOMEGALIA<br />
ITTERO PRECOCE, CID, PIASTRINOPENIA, PETECCHIE
CITOMEGALOVIRUS E GRAVIDANZA<br />
TRASMISSIONE VERTICALE NEL II TRIMESTRE<br />
MANIFESTAZIONI MENO GRAVI ED ALCUNE ASSENTI<br />
TRASMISSIONE VERTICALE NEL III TRIMESTRE<br />
NEONATO APPARENTEMENTE SANO<br />
FETOPATIA MANIFESTA ALLA NASCITA<br />
MORTALITA’: 20%<br />
RISCHIO DI LESIONI PERMANENTI IN COLORO CHE<br />
SOPRAVVIVONO: 80%
Il virus:<br />
CMV e trapianto<br />
• ha effetto intrinsecamente<br />
immunosoppressivo e favorisce altre<br />
infezioni opportunistiche<br />
• aumenta il rischio di rigetto<br />
dell’allotrapianto<br />
• contribuisce alla disfunzione del viscere<br />
trapiantato<br />
• accelera l’evoluzione di lesioni<br />
aterosclerotiche<br />
aumenta il costo totale del trapianto
CMV e trapianto<br />
• Tutte le forme di trapianto “maggiore”<br />
sono soggette a rischio di infezione da CMV<br />
• CMV è il patogeno isolato più<br />
frequentemente dopo trapianto di organo<br />
solido (OS)<br />
• La severità della malattia è in relazione con<br />
il grado di immunosoppressione
Diagnosi<br />
Può essere accertata con:<br />
• metodi indiretti (aumento del titolo<br />
anticorpale: IF, ELISA, emoagglutinazione, FC)<br />
• metodi diretti (cito/istopatologia:<br />
identificazione di cellule citomegaliche<br />
caratteristiche con inclusioni intranucleari e<br />
citoplasamtiche, isolamento del virus da<br />
sangue, urine o altri fluidi, determinazione<br />
quantitativa dell’antigenemia pp65)<br />
• E’ recente l’introduzione di procedimenti<br />
“molecolari” (PCR)
CITOMEGALOVIRUS: DIAGNOSI<br />
DIAGNOSI PRENATALE<br />
DIAGNOSI DI INFEZIONE MATERNA<br />
•SIEROLOGICA (SIEROCONVERSIONE)<br />
•COLTURE VIRALI O INDIVIDUAZIONE DEL DNA VIRALE MEDIANTE PCR<br />
(fluido cervicale e vaginale, fluido orofaringeo e nasofaringeo, urina)<br />
DIAGNOSI DI INFEZIONE FETALE:<br />
•PCR SU BIOPSIA DI VILLI CORIALI<br />
•AMNIOCENTESI E COLTURA DEL LIQUIDO AMNIOTICO<br />
•CORDOCENTESI E DOSAGGIO DELLE IgM SPECIFICHE<br />
DIAGNOSTICHE<br />
SOLO IN CASO<br />
DI POSITIVITA’
CITOMEGALOVIRUS: DIAGNOSI<br />
DIAGNOSI NEONATALE<br />
•IgM NEL SANGUE DEL CORDONE<br />
•COLTURA VIRALE, PCR SU SECRETO NASOFARINGEO E URINA<br />
NEL CASO DI INFEZIONE CONNATALE IL VIRUS COMPARE<br />
NELLE URINE SOLO DOPO 3-12 SETTIMANE<br />
LA DIAGNOSI DI INFEZIONE FETALE NON HA ALCUN<br />
VALORE PROGNOSTICO PER QUANTO RIGUARDA LO<br />
SVILUPPO E LA GRAVITA’ DELLA FETOPATIA
CITOMEGALOVIRUS: CONTROLLO<br />
PREVENZIONE<br />
ALLO STATO ATTUALE SONO RACCOMANDABILI SOLO MISURE<br />
IGIENICHE GENERICHE<br />
TERAPIA<br />
Ganciclovir<br />
?
Virus di Epstein Epstein-Barr<br />
Epstein Epstein-Barr Barr
Tassonomia<br />
• Il virus di Epstein-Barr, EBV, è un<br />
membro delle Herpesviridae.<br />
• Appartiene alla sottofamiglia<br />
Gammaherpesvirinae, genere<br />
Lymphocryptovirus.<br />
• L'infezione è comune, diffusa<br />
ubiquitariamente e, in età infantile,<br />
solitamente subclinica.
Infezione acuta e oncogenicità<br />
• La mononucleosi infettiva (M.I.) con anticorpi<br />
eterofili è la manifestazione morbosa più comune<br />
(interessa soprattutto l’adolescente, il giovane<br />
adulto).<br />
• La MI comprende la triade clinica costituita da<br />
febbre, linfoadenopatia, angina.<br />
• Inoltre EBV provoca il linfoma di Burkitt africano<br />
e il carcinoma nasofaringeo.<br />
• Fattore di rischio per lo sviluppo di altre sindromi<br />
linfoproliferative in soggetti immunocompromessi.<br />
(es. XLPS= sindrome linfoproliferatia legata al<br />
cromosoma X)
Anticorpi eterofili, linfoma e virus<br />
• Paul-Bunnell (1932); Davidsohn (1937):<br />
descrizione di agglutinine attive (anticorpi<br />
eterofili) su emazie di montone<br />
• Descrizione di un linfoma insolito con predilezione<br />
di capo e collo (Burkitt, 1958)<br />
• Epstein, Barr, Achong (1964): descrizione di<br />
particelle virali simili-erpetiche in colture di cellule<br />
di linfoma di Burkitt.
Aspetti virologici<br />
• Simmetria icosaedrica, = 180-200 mm,<br />
involucro complesso. Nucleocapside = 100 nm,<br />
162 capsomeri allineati regolarmente con il<br />
“modulo erpetico" 5:3:2.<br />
• Virione costituito da numerosi polipeptidi<br />
distinguibili all'analisi SDS-PAGE.<br />
• Genoma a DNA lineare, doppio filamento, 172 kb,<br />
101 3 megadaltons.<br />
• In vivo cresce produttivamente nelle cellule<br />
epiteliali orafaringee e nei linfociti B; ambedue i tipi<br />
di cellula hanno recettori di superficie per EBV.
Spettro d’ospite e tropismo<br />
Lo spettro d’ospite ed il tropismo di tessuto di EBV<br />
sono determinati dalla limitata distribuzione del recettore<br />
cellulare, che è costituito dal recettore per il<br />
componente C3d del complemento (CR2 o CD21) e<br />
da un corecettore costituito dalle molecole di classe II<br />
del sistema HLA.<br />
Tali recettori sono espressi sulle cellule B dell’uomo e<br />
dei primati e sulle cellule epiteliali dell’orofaringe e<br />
del naso faringe.
Linfotropismo<br />
• Il virus cresce in vitro solo nei linfociti B umani<br />
e di certi primati; generalmente non produce<br />
effetto citopatico.<br />
• A seguito dell'infezione, cellule che contengono il<br />
genoma virale si trasformano o immortalizzano.<br />
• Le cellule trasformate sono positive alla ricerca<br />
degli antigeni virali in sede nucleare e alla ricerca<br />
del genoma virale mediante saggi di ibridazione<br />
POTENTE MITOGENO DELLE CELLULE B CHE<br />
IMMORTALIZZA
Linfotropismo<br />
• I linfociti B (e certi linfociti null con recettori per il<br />
complemento) sono dotati di recettore per EBV.<br />
• Nel nucleo della cellula infetta compare EBNA (antigene<br />
nucleare) prima che inizi la sintesi di proteine virali.<br />
• Nelle cellule trasformate alcune copie del genoma virale<br />
possono integrarsi nel DNA cellulare, benchè la maggior<br />
parte rimanga in forma libera, circolare, non integrata<br />
(episomale).<br />
• L'integrazione viene stimolata da mitogeni B-specifici .<br />
• La cellula ospite si immortalizza sia che il virus sia<br />
integrato, sia che sia episomale, sia che si trovi in<br />
ambedue le forme.
Latenza<br />
• Per la maggior parte del tempo EBV rimane<br />
latente sia in vivo (nel linfociti circolanti) sia<br />
in vitro (in linee cellulari trasformate).<br />
• La trasmissione parenterale è rara ma<br />
riveste importanza nel paziente trapiantato.
Epidemiologia<br />
• Negli USA e nel Regno Unito prima dei 5 anni il<br />
50% della popolazione è sieroconvertita.<br />
• Nell'età adulta il 90-95% della popolazione è in<br />
possesso di anticorpi.<br />
• Nei paesi tropicali e nei gruppo socio-economici<br />
inferiori gli anticorpi compaiono prima.
Prima infezione<br />
• La malattia clinicamente manifesta compare<br />
più frequentemente negli adolescenti e nelle<br />
popolazioni dove l'infezione primaria ha luogo<br />
tardivamente (fra i 15 e 24 anni). (2 anni prima in<br />
media nella donna, all’età di 14-16 anni).<br />
• L'incidenza è uguale in uomini e donne<br />
• Gli adolescenti e gli adulti con infezione primaria<br />
sviluppano una M.I. nel 25-70% dei casi.
Viral shedding<br />
• Cariche virali modeste sono documentabili nella faringe dei<br />
malati con M.I. (50-100% dei casi).<br />
• EBV viene emesso dall'orofaringe per lunghi periodi<br />
(fino a 18 mesi) dopo la prima infezione.<br />
• Il virus può essere isolato dal tampone faringeo o<br />
gargarizzato di 12-25% dei sieropositivi sani.<br />
• Gli immunosoppressi (pazienti con tumori solidi,pazienti con<br />
HIV-1,trapiantati renali,pazienti critici affetti da leucemie o<br />
linfomi) emettono il virus con frequenza maggiore.
Circolazione<br />
• Il virus è labile nell'ambiente esterno.<br />
• Trattasi di un agente molto diffuso a bassa<br />
contagiosità che richiede contatto intimo tra<br />
virus shedder asintomatico e individuo<br />
suscettibile.<br />
• Il contagio avviene spesso con le goccioline di<br />
saliva (malattia del “bacio” o dei “college”).<br />
• Le epidemie non esistono.<br />
• La morbilità più alta si osserva nei collegi<br />
universitari e fra i militari.
Patogenesi della MI<br />
• La via di penetrazione del virus è l'orofaringe.<br />
• Le cellule dell'epitelio sono dotate di recettori per EBV<br />
(recettori identici o correlati al recettore per il terzo<br />
componente del complemento C3d).<br />
• Il virus infetta anche le cellule B linfocitarie (considerati il<br />
bersaglio elettivo) che infiltrano la mucosa orofaringea.<br />
• Nel corso dei 30-50 gg di incubazione il virus si<br />
dissemina nel tessuto linforeticolare, sistemicamente.
Fasi iniziali del processo infettivo<br />
Sono disponibili poche informazioni sugli eventi iniziali dell’infezione.<br />
Dopo 4-6 settimane d’incubazione elevati titoli virali si osservano nei lavaggi<br />
orofaringei e nella saliva<br />
References<br />
•1. Borza, C.M. and Hutt-Fletcher, L.M. Alternate replication in B cells and epithelial cells switches tropism of Epstein-Barr virus. Nat. Med. 8, 594-599 (2002).<br />
•2. Imai, S., Nishikawa, J. and Takada, K. Cell-to-cell contact as an efficient mode of Epstein-Barr virus infection of diverse human epithelial cells. J. Virol. 72, 4371-4378(1998).
Clinica:<br />
MONONUCLEOSI<br />
- febbre di durata molto variabile (pochi giorni o anche<br />
un mese);<br />
- angina rossa (o pseudo-membranosa o lacunare “a<br />
placche”);<br />
- poliadenomegalia diffusa;<br />
- epatomegalia e splenomegalia;<br />
- esantema maculo-papuloso (10 %) simile a quello<br />
della rosolia o del morbillo.
MONONUCLEOSI
Quadro ematologico<br />
• Linfomonocitosi atipica che caratterizza il<br />
sangue periferico comprende le cellule di Downey.<br />
• Trattasi di linfociti T CD8+, soppressori/citotossici,<br />
attivati.<br />
• Il citoplasma è generalmente grande, basofilo,<br />
vacuolizzato, con margini talvolta “arrotolati”; il<br />
nucleo è ovale, reniforme, lobulato, con cromatina<br />
irregolare; talora sono riconoscibili nucleoli.<br />
• Nel complesso, il quadro ematologico periferico<br />
appare polimorfo.<br />
• Il midollo osseo è normale.
Risposta immune<br />
• La risposta immune contro il virus è umorale e<br />
cellulare.<br />
• La risposta immune cellulare antivirale include<br />
cellule T citotossiche specifiche e cellule natural<br />
killer.<br />
• Fra gli anticorpi vi sono<br />
– quelli diretti contro il virus, anti-EBV<br />
contro quattro principali sistemi - antigene:<br />
VCA (capside antigen)<br />
EA/D (early antigen - diffuse component)<br />
EA/R (early antigen - restricted component)<br />
EBNA (Epstein Barr neclear antigens)<br />
– anticorpi eterofili.
Anticorpi eterofili<br />
• Agglutinano le emazie di pecora e di cavallo,<br />
emolizzano le emazie di bue.<br />
• La classe immunoglobulinica è prevalentemente<br />
IgM<br />
• Non v'è buona correlazione fra gravità della<br />
malattia e titolo eterofili.<br />
• Il significato patogenetico è incerto
Autoanticorpi<br />
Sono anche frequenti auto-anticorpi contro<br />
– piastrine<br />
– neutrofili<br />
– linfociti<br />
– antigeni nucleari
Evoluzione degli anticorpi durante la MI da EBV<br />
t = mesi<br />
COMPORTAMENTO NON CANONICO DEI MARKERS ANTICORPALI
Risoluzione e Latenza<br />
• Con la guarigione clinica il virus non viene<br />
eliminato, ma persiste allo stato latente, nei<br />
linfociti B della memoria, potendo riattivarsi<br />
soprattutto in corso di immunosoppressione.<br />
• Dopo l’infezione primaria, i linfociti B del<br />
sangue periferico contengono EBV nella<br />
proporzione di un cellula su 10 5 - 10 6 .<br />
• La MI non ricompare, comunque.
Oncogenicità<br />
• L’infezione latente da EBV è associata alla<br />
generazione di linee B-linfocitarie<br />
immortalizzate<br />
• Questo dimostra il potere oncogeno del<br />
virus
Neoplasie e sindromi linfoproliferative<br />
• Linfoma di Burkitt africano: associazione con EBV nel<br />
90% dei casi<br />
• LB extra-africano: associazione nel 15% dei casi<br />
• Carcinoma nasofaringeo (squamoso o indifferenziato,<br />
Cina meridionale); associazione nel 100% dei casi<br />
• Altri linfomi B-linfocitari dell'immunodepresso, nell’AIDS<br />
in particolare; nell’atassia-teleangectasia<br />
• Sindromi linfoproliferative policlonali<br />
nell'immunosoppresso (soprattutto nel trapiantato renale e<br />
midollare)
Diagnosi<br />
a) clinica<br />
b) emocromo: linfomonocitosi assoluta con aumento anche<br />
di alcuni linfociti atipici detti “attivati”: sono linfociti<br />
T che non contengono il virus e che si oppongono<br />
(insieme ai linfociti NK) alla proliferazione dei<br />
c)<br />
linfociti infetti.<br />
aumento modesto delle transaminasi (quasi costante)<br />
d) reazioni sierologiche: reazione di Paul-Bunnel delle<br />
agglutinine eterofile, (aspecifica, ma precoce); titoli anti-<br />
VCA di tipo IgM e IgG; titolo anti EBNA-1 di tipo IgG.<br />
Gli anticorpi IgM anti VCA sono il primo marker anticorpale<br />
che compare ed indice di infezione primaria acuta.<br />
Gli anticorpi anti-EBNA sono gli ultimi a comparire e<br />
indicano per lo piu’ un’infezione non piu’ recente.
MONONUCLEOSI<br />
Prognosi: e’ buona.<br />
Rarissime le complicanze: respiratorie (broncopolmonite<br />
interstiziale); ematologiche (piastrinopenia, anemia emolitica,<br />
rottura di milza); cardiache (miocarditi); neurologiche<br />
(meningo-encefaliti, sindrome di Guillain-Barre’).<br />
Possibile gravita’ in soggetti immunodefedati: sovrinfezioni<br />
gravi, tumori.<br />
Terapia:<br />
sintomatica: antipiretici (paracetamolo), ma non l’Aspirina<br />
(rischio di sindrome di Reye: encefalopatia non infiammatoria<br />
associata a degenerazione adiposa del fegato).<br />
Secondo Alcuni nei casi piu’ gravi e prolungati: cortisonici.
HHV 6<br />
HHV7<br />
HHV8
Linfociti B, T (CD3+),<br />
CD4+, cellule timiche,<br />
gliali, megacariociti e<br />
fibroblasti
SOTTOTIPO A omologia del 70-90%<br />
HHV – 6 (omologia del 60%<br />
SOTTOTIPO B con HCMV )<br />
B SESTA MALATTIA<br />
A DIVERSO RUOLO ??<br />
ASSOCIATO ANCHE A POLMONITE in BMT<br />
-Sindrome di RASAI-DORFMAN<br />
(istiocitosi linfoadenopatia<br />
cervicale benigna)<br />
-varie malat. linfoproliferative<br />
genoma -cronic fatigue syndrome<br />
sani malati<br />
4% 22%<br />
IL GENOMA DI HHV-6 SI RITROVA NEL 90% DEI<br />
SOGGETTI DECEDUTI per AIDS IN VARI TESSUTI<br />
HHV-6 gene p42 attiva la trascrizione di HIV<br />
HHV-6 FA AUMENTARE L’ESPRESSIONE di CD4<br />
NELLE CELLULE INFETTATE<br />
= trapianto di midollo
HHV – 6 DIAGNOSI<br />
ISOLAMENTO IN COLTURE di PBL IN PRESENZA DI<br />
MITOGENI E FATTORI DI CRESCITA.<br />
PCR per GENOMA<br />
SIEROLOGIA IIF usando le linee di PBL<br />
infettate con HHV-6<br />
PBL= leucociti del sangue periferico
-<br />
HHV - 7<br />
ISOLATO NEL 1989 dai PBL ATTIVATI<br />
DI INDIVIDUO SANO<br />
(ISOLATO DA BAMBINI CON SINDROMI FEBBRILI ACUTE)<br />
NON ASSOCIATO A MALATTIE NELL’UOMO<br />
- OMOLOGIA CON HHV – 6 CIRCA 30%<br />
-CROSS -REATTIVITA’ ANTIGENICA CON HHV-6:<br />
sieroconversione per HHV - 6 si alza anche<br />
Ab 82 -93% della popolazione<br />
Ab anti HHV-7<br />
-SIEROCONVERSIONE TRA IL 1° E IL 2° ANNO DI VITA<br />
-il virus si isola dal 75% delle salive di adulti sani<br />
LATENZA cellule T CD4 +
HHV-7 DIAGNOSI<br />
EFFETTO CPE sui PBL SIMILE A QUELLO DI HHV-6<br />
PCR per GENOMA VIRALE<br />
Sono stati identificati primer molto specifici<br />
SIEROLOGIA : non significativa
HHV -8<br />
Isolato nel 1997 in linfoblasti di tipo B provenienti da un linfoma<br />
associato a KS<br />
Sequenza del DNA<br />
omologia con EBV (gammaherpesvirus)<br />
Sequenze di HHV-8 si identificano nel 95% dei sarcomi di Kaposi<br />
Non è ubiquitario, ma limitato ad alcune aree geografiche<br />
Si trasmette con le stesse modalità dell’HIV<br />
DIAGNOSI: PCR
HHV-8: associato al Sarcoma di Kaposi<br />
Le sequenze gnomiche di HHV-8 sono state trovate in<br />
tutte le forme del sarcoma.<br />
La presenza di HHV-8 è stata anche chiaramente messa<br />
in relazione con alcune forme di linfomi delle cellule B.<br />
Nel genoma di HHV-8 è presente un omologo dell’ IL 6<br />
vicino ad un blocco di geni altamente conservato<br />
Disfunzioni dei meccanismi di regolazione<br />
dell’espressione di questa citochina sono state correlate<br />
con la patogenesi di linfomi delle cellule B oltre che del<br />
sarcoma di Kaposi.<br />
v-IL-6 conserva rispetto a c-IL-6 residui di cisteina<br />
importanti per la formazione di ponti disolfuro e un<br />
segnale peptidico amino-terminale; inoltre la regione<br />
legante il recettore è altamente conservata.<br />
Questa scoperta lascia ipotizzare che v-IL-6 sia alla base<br />
dell’azione oncogena di HHV-8.