Poesie di Ossian figlio di Fingal antico poeta Celtico

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X 58 X Ma rupe rifcontrò : Fingallo immoto Stettefi : rotte rotolaro addietro Le ichiere fue , né rotoiar ficure; L' alta del Re gì' incalza: il campo è tutto Ricoperto d'Eroi: frappollo colle Solo fu fchermo alle fuggenti fquadre . Vide Frotalio la lor fuga , e l' ira Sorfe nel petto Tuo r torbido il guardo Tien fitto al iiiol ; chiama Tubar : Tubarre y Il mio popol fuggì j celsò d' alzarli La gloria mia , che più mi refta } io voglio Pugnar col Re; fento T ardor dell' alma; Manda Cantor , che la battaglia chieda . Tu non opporti r ma , Tubarre , io amo Una donzella , che foggiorna apprefTo L' acque di Tano , ella è d' Erman la figlia > Uta dal bianco len , dal dolce (guardo . Efla la figlia d' Iniitor (a) paventa ^ E al mio partir traffe dal petto il Tuo Delicato Ibfpiro : or vanne , e dille Che baffo io fon (6) , ma che Ibltanto in lei lì mio tenero cor prendea diletto . Così parlò pronto a pugnar, ma lungi Non era il IbavifTirao fofpiro Della bcir Uta : ella in maichili fpoglie Avea feguito il fuo guerrier fui mare Sotto lucido elmetto ella volgea Furtivamente 1' amorofo fguardo Al giovinetto : ma fcorgendo adeffo Avviarfi ì Cantor j tre volte I' aita CO Ura piobnbilinente non fapeva, che Coniala foffe già morta . Di Qjif'fia è la celebre Cornala innamorata di Fingal . e in conTeguenza temeva che ft rifveqii;^re l'antica paflìone lii Frothal per quella doiizel.'a . Jl Ttad. Ingl. , .^ (*) Fono che io muoja. In quofle pccfie anche i più feroci fi ricordano d' effer uomini, né temono tanto d'cflerviu- t; . quanto di cedere . ^
X 39 X Di man le cadde , il crin volava fciolco SpdW fpefri gonfiavanie i fofpiri Il candidctto feno; innalza gli occhi Dolce-languend verfo il Re; volea Parlar, tre volte lo tentò, tre volte Morì lui labbro la tremante voce . Fingalio ode il Cantor, ratto fen venne Col luo pofTente acciar : le mortali aite Si rifcontraro, ed i fendenti alzarli Di loro fpade ; ma dilcefe il brando ImpetLiofo dì Fingalio , e in due Spezzò lo feudo al giovinetto : erpoflo E' '1 luo bel fianco ; ei mezzo chino Vede la morte : olcurità s' accolle a terra Sull'alma ad Uta , per le guancie a rivi Difcorrono le lagrime , ella corre Per ricoprirlo col Tuo feudo , un tronco Le fi' attraverfa , incefpica, riv'erfafi ^ Sul fuo braccio di neve , elmetto e fctrdo Le cadono , e dil'coprefi il bel feno La nera chioma fui terreno è fparfa . Vide il Re la donzella , e pietà n' ebbe » Ferma il brando innalzato , a lor fi china Umanamente , e nei parlar full' occhio Gli Impuntava la lagrima pietofa . O Re di Sora , di Fingalio il brando Non paventar . Non lo macchiò giammai Sangue di vinto , e di guerrier caduto Petto mai non pafsò: Sul Torà ondofo S' allegri il popoi tuo , goda la bella Vergine del tuo amor : perchè mai devi Cader nel freico giovenil tuo fiore ? Frotallo udì del Re le voci; e a un punto Ei vide alzarfi la donzeì'la amata . Stetterfi entrambi in lor bellezza muti , Come due verdi giovinette piante Sulla pianura , alLor che il loffio avverfo , , Cef-
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