Ricami d'Oriente in una pianeta del Settecento - Banca Carige
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<strong>Ricami</strong> d’Oriente <strong>in</strong> <strong>una</strong> <strong>pianeta</strong> <strong>del</strong> <strong>Settecento</strong><br />
Curiosità<br />
di Agnese Avena
<strong>Ricami</strong> ottomani nella Chiesa di Nostra Signora <strong>del</strong> Carm<strong>in</strong>e.<br />
Nell’antica sacrestia <strong>del</strong>la chiesa genovese è custodito un prezioso<br />
parato liturgico che, per l’atipicità iconografica dei motivi ricamati<br />
che caratterizzano alcune sue componenti, è oggetto di notevole <strong>in</strong>teresse<br />
e curiosità.<br />
Il parato, <strong>in</strong>completo, è composto da<br />
<strong>una</strong> <strong>pianeta</strong> corredata di stola e di manipolo,<br />
da <strong>una</strong> borsa da corporale e<br />
da un velo da calice.<br />
I manufatti, realizzati <strong>in</strong> raso di seta nera,<br />
sono profilati lungo i bordi da galloni<br />
a ventaglietti <strong>in</strong> argento dorato 1 .<br />
Già da un primo esame superficiale<br />
emerge chiaramente la divergenza stilistica<br />
e qualitativa che contrappone<br />
la <strong>pianeta</strong> ed il velo da calice – ricchi<br />
di motivi decorativi ed evocativi – alle<br />
più sobrie <strong>in</strong>segne liturgiche ed alla<br />
borsa da corporale.<br />
La <strong>pianeta</strong> – sopravveste liturgica <strong>in</strong>dossata<br />
dal sacerdote durante la celebrazione<br />
<strong>del</strong>la Messa – è impreziosita<br />
da ricami a riporto <strong>in</strong> sete policrome<br />
ed <strong>in</strong> oro filato 2 che la connotano<br />
come paramento sontuoso e solenne<br />
e, dunque, pert<strong>in</strong>ente a celebrazioni<br />
liturgiche importanti.<br />
Alcune caratteristiche <strong>del</strong> manufatto,<br />
tuttavia, evidenziano <strong>una</strong> funzione<br />
orig<strong>in</strong>ariamente diversa da quella<br />
oggi espletata.<br />
I ricami sono applicati ad un telo rettangolare<br />
lungo e stretto, concluso<br />
lungo i bordi da un motivo smerlato<br />
cont<strong>in</strong>uo, <strong>in</strong> oro filato a punto passato.<br />
La presenza di cuciture e giunture<br />
con <strong>in</strong>serti <strong>in</strong> raso di seta nera di fattura<br />
analoga ma non identica, denotano<br />
<strong>una</strong> manomissione ed un reimpiego.<br />
I lembi s<strong>in</strong>istro e destro <strong>del</strong> telo<br />
sono stati proposti rispettivamente<br />
sul davanti e sul dietro <strong>del</strong>la <strong>pianeta</strong>,<br />
mentre l’<strong>in</strong>serto centrale, decorato<br />
solo lungo i lati, è stato tagliato e<br />
trasformato <strong>in</strong> velo da calice 3 .<br />
L’analisi dei motivi decorativi per-<br />
Curiosità<br />
mette di cogliere la diversa connotazione<br />
che <strong>in</strong> orig<strong>in</strong>e doveva qualificare<br />
il prezioso tessuto, un manufatto<br />
di produzione ottomana, probabilmente<br />
turca. L’<strong>in</strong>tervento di <strong>una</strong><br />
manifattura orientale - impiegata<br />
nella realizzazione di un “pezzo” dest<strong>in</strong>ato<br />
forse all’esportazione <strong>in</strong> Occidente<br />
- si ev<strong>in</strong>ce dalla componente<br />
evocativa ed <strong>in</strong> parte fantasiosa con<br />
cui l’ignoto ricamatore “cita” alcuni<br />
particolari aspetti <strong>del</strong>la cultura e <strong>del</strong>la<br />
religiosità islamica. L’<strong>in</strong>serto centrale,<br />
ricamato sull’estremità <strong>del</strong> telo<br />
oggi corrispondente al davanti <strong>del</strong>-<br />
Stola, manipolo e borsa da corporale<br />
<strong>in</strong> raso di seta e galloni a fuselli.<br />
A fronte:<br />
Bouquet con fiori di malva.<br />
Ricamo a riporto (<strong>pianeta</strong>, part.).<br />
61
la <strong>pianeta</strong>, propone <strong>una</strong> moschea con<br />
alti e slanciati m<strong>in</strong>areti (o più probabilmente<br />
un mausoleo circondato da<br />
piante). Ad esso corrisponde, sul dietro<br />
<strong>del</strong> paramento, un riquadro con<br />
tre dervisci <strong>in</strong>tenti nella danza -<br />
chiaramente riconoscibili per abbigliamento<br />
e posture - <strong>in</strong>seriti <strong>in</strong> un<br />
giard<strong>in</strong>o con pergolato e piante stilizzate<br />
(immag<strong>in</strong>e <strong>del</strong> Paradiso).<br />
Le tre figure - che simbolicamente <strong>in</strong>dossano<br />
la candida veste con gonna<br />
conica e portano il copricapo marrone<br />
simbolo <strong>del</strong>la pietra tombale che<br />
vogliono porre sulle passioni terrene<br />
- danzano con <strong>una</strong> mano abbassata<br />
verso la terra e l’altra girata verso il cielo,<br />
mentre il piede s<strong>in</strong>istro rimane puntato<br />
a terra e la gamba destra dà slancio<br />
alla rotazione.<br />
Ancora più curioso risulta il calligramma,<br />
affiancato lateralmente da<br />
mezzal<strong>una</strong> con stella, ripetuto due volte<br />
sotto i motivi descritti. Evidente richiamo<br />
al “tugra” di un sultano, esso<br />
risulta tuttavia un disegno di fantasia,<br />
evocativo <strong>del</strong> sultanato e dei suo fasti 4 .<br />
Nel loro <strong>in</strong>sieme, i motivi descritti circoscrivono<br />
un preciso contesto ambientale,<br />
storico e religioso. Immediato<br />
è il riferimento a due città <strong>del</strong>la Turchia,<br />
Konia - località nella quale il movimento<br />
dei Dervisci è stato fondato<br />
nel XIII secolo 5 - e Istambul, importante<br />
centro <strong>del</strong>l’impero ottomano dove<br />
è possibile ammirare la loro Tekke<br />
di Eyup 6 . Qui la particolare componente<br />
mistica che ne co<strong>in</strong>volge gli aderenti<br />
viene proposta ancora oggi, soprattutto<br />
<strong>in</strong> chiave turistica, per la spettacolarità<br />
ed il co<strong>in</strong>volgimento <strong>del</strong>la<br />
danza e dei canti con cui si esprime.<br />
Un ulteriore aspetto <strong>in</strong>teressante sotto<br />
il profilo decorativo ed iconografico,<br />
è conferito dai ricami floreali e vegetali<br />
che <strong>in</strong>vestono tutto il telo lungo<br />
i bordi: bouquets fioriti, emergenti<br />
da stretti cest<strong>in</strong>i stilizzati, conclusi<br />
da fiocchi e nastr<strong>in</strong>i, diramano steli fo-<br />
Pianeta <strong>in</strong> raso di seta con ricami<br />
a riporto e galloni a fuselli (dietro).<br />
I “dervisci rotanti”.<br />
Ricamo a riporto (<strong>pianeta</strong>, part.).<br />
62 Curiosità
gliati e fioriti rispettivamente alla destra<br />
ed alla s<strong>in</strong>istra di un ramoscello<br />
centrale. La scarsa precisione con cui<br />
il ricamatore “descrive” le piant<strong>in</strong>e<br />
non permette un immediato riconoscimento<br />
<strong>del</strong>le stesse, identificabili, tuttavia,<br />
con la malva, pianta apprezzata<br />
per le proprietà medicamentose e<br />
curative 7 .<br />
La manifattura ottomana proposta per<br />
i decori, sembra confermata sia dai<br />
punti impiegati nel ricamo – punto<br />
passato orizzontale e diagonale realizzato<br />
<strong>in</strong> sete poco ritorte e filati metallici<br />
– sia dal supporto utilizzato, <strong>una</strong><br />
rada e sottile tela di l<strong>in</strong>o bianca, che<br />
sembra essere stata riportata su raso<br />
solo <strong>in</strong> un secondo momento 8 .<br />
La disposizione e la resa iconografica<br />
dei bouquets, la <strong>del</strong>icata policromia<br />
dei m<strong>in</strong>uti fiorell<strong>in</strong>i dai petali screziati<br />
e la presenza di nastr<strong>in</strong>i dall’andamento<br />
nervoso, <strong>in</strong>ducono a ritenere<br />
settecenteschi questi ricami, preludio<br />
ai decori neoclassici di f<strong>in</strong>e secolo.<br />
Risulta più difficile circoscrivere l’epoca<br />
<strong>in</strong> cui è stato confezionato il parato<br />
liturgico, ornato da galloni di <strong>una</strong><br />
tipologia frequentemente riscontrata<br />
<strong>in</strong> Liguria nel <strong>Settecento</strong>, ma riproposta<br />
ancora nel secolo successivo. La<br />
trasformazione – probabilmente avvenuta<br />
nel corso <strong>del</strong> XIX secolo - va<br />
tuttavia circoscritta ad un ambito<br />
temporale antecedente i primi anni ‘60<br />
<strong>del</strong> XX secolo quando, <strong>in</strong> seguito alle<br />
normative <strong>del</strong> Concilio Vaticano II,<br />
l’uso di manipoli e borse da corporale<br />
è stato abolito ed il colore liturgico<br />
nero è divenuto facoltativo.<br />
Non è possibile stabilire, attualmente,<br />
quando il telo orientale sia giunto<br />
a Genova, chi lo abbia donato alla<br />
Chiesa o abbia commissionato la sua<br />
trasformazione.<br />
I documenti presenti nell’archivio<br />
parrocchiale non forniscono <strong>in</strong>dicazioni<br />
al proposito.<br />
In mancanza di notizie sicure, è pos-<br />
Pianeta (davanti).<br />
Mausoleo ottomano.<br />
Ricamo a riporto (<strong>pianeta</strong>, part.).<br />
Curiosità<br />
63
sibile ipotizzare che la <strong>pianeta</strong> ed il<br />
velo di calice siano stati confezionati<br />
a Genova utilizzando il più antico<br />
manufatto ottomano completandolo,<br />
dove necessario, con <strong>in</strong>serti serici di<br />
produzione locale. Lungo i bordi <strong>del</strong>la<br />
<strong>pianeta</strong>, <strong>in</strong>fatti, il raso - tecnicamente<br />
identico a quello <strong>del</strong> telo ricamato<br />
- presenta un timbro coloristico<br />
differente.<br />
Ancora nell’anonimato rimane, dunque,<br />
il donatore di questo oggetto così<br />
particolare, dest<strong>in</strong>ato ad <strong>una</strong> chiesa<br />
con la quale egli doveva certamente<br />
avere legami, forse a motivo <strong>del</strong> giuspatronato<br />
di <strong>una</strong> cappella.<br />
Tra i parrocchiani benemeriti citati nei<br />
Libri <strong>del</strong>la Fabbriceria <strong>del</strong>la parrocchia<br />
nella seconda metà <strong>del</strong>l’Ottocento<br />
e nel primo Novecento emerge<br />
il nome dei Marchesi Serra Gerace,<br />
giuspatroni <strong>del</strong>la Cappella maggiore<br />
con tutti gli obblighi f<strong>in</strong>anziari<br />
relativi “al decoro (tutela, manutenzione<br />
e arredo) di altare maggiore<br />
e coro” 9 . Dalla stessa fonte si ev<strong>in</strong>ce<br />
come l’impegno <strong>del</strong>la nobile famiglia<br />
assumesse un rilievo particolare<br />
<strong>in</strong> occasione <strong>del</strong>le celebrazioni liturgiche<br />
<strong>del</strong> 1° e <strong>del</strong> 2 novembre,<br />
quando veniva loro richiesto di f<strong>in</strong>anziare<br />
anche l’illum<strong>in</strong>azione <strong>del</strong><br />
presbiterio con “quattro torchie da<br />
accendersi qui per i Vespri ed il Mattut<strong>in</strong>o<br />
dei Morti, la sera <strong>del</strong>la festa di<br />
Tutti i Santi ed alla messa cantata <strong>del</strong><br />
2 novembre” 10 . Non è pertanto da<br />
escludere l’ipotesi che il parato solenne<br />
sia stato realizzato per la funzione<br />
<strong>del</strong> 2 novembre su commissione<br />
<strong>del</strong>la famiglia che garantiva particolare<br />
fasto a queste funzioni .<br />
La presenza dei motivi ottomani<br />
non ha, qu<strong>in</strong>di, compromesso il riutilizzo:<br />
il lum<strong>in</strong>oso raso nero, scelto<br />
come fondo <strong>del</strong> manufatto più antico<br />
per la sua preziosità e regalità, è<br />
colore pert<strong>in</strong>ente alle celebrazioni liturgiche<br />
ed alle commemorazioni<br />
dei defunti; ad esso sono strettamente<br />
connessi, simbolicamente, i fiori di<br />
malva, a loro volta connotati da valenza<br />
funeraria <strong>in</strong> ambito religioso<br />
cristiano.<br />
Un significato religioso universale, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e,<br />
può essere attribuito ai “dervisci<br />
rotanti”, <strong>in</strong> quanto nella loro danza<br />
vorticosa, desiderosi di raggiungere<br />
l’estasi, <strong>in</strong>vocano ed <strong>in</strong>neggiano all’unico<br />
Dio.<br />
Nel mese di maggio 2007 il parato verrà<br />
proposto al pubblico nella sacrestia<br />
<strong>del</strong>la Chiesa di Nostra Signora <strong>del</strong> Carm<strong>in</strong>e<br />
e di S. Agnese <strong>in</strong> occasione di<br />
un’esposizione di preziosi paramenti<br />
e di oggetti liturgici <strong>in</strong> argento.<br />
Bibliografia<br />
Opere manoscritte:<br />
Fabbriceria <strong>del</strong>la Chiesa Parrocchiale di N.S.<br />
<strong>del</strong> Carm<strong>in</strong>e e S. Agnese, ms (1853-1913), 1907,<br />
Archivio parrocchiale <strong>del</strong>la chiesa di N.S. <strong>del</strong><br />
Carm<strong>in</strong>e e S. Agnese di Genova.<br />
Opere a stampa:<br />
Umur S. Osmanli Padiflah Tu¤ralari. Cem Yay<strong>in</strong>evi,<br />
Istanbul 1980.<br />
Palazzo Pitti. Galleria <strong>del</strong> costume, n. 4, Firenze<br />
1990.<br />
Hattste<strong>in</strong> Markus- Delius Peter (a cura di), Islam.<br />
Arte e architettura, ed. italiana Milano 2001.<br />
Tezcan Hülya, Osmanli saray<strong>in</strong><strong>in</strong> çocuklari,<br />
Istambul 2006.<br />
Un r<strong>in</strong>graziamento particolare a don Davide<br />
Bern<strong>in</strong>i, Parrocchia di N.S. <strong>del</strong> Carm<strong>in</strong>e e S.<br />
Agnese, e al dott. Stefano Pitto, Ufficio Relazioni<br />
Esterne <strong>Banca</strong> <strong>Carige</strong>.<br />
64 Curiosità<br />
Note<br />
1 Il parato ( PIANETA: cm. 101 x 70, STO-<br />
LA: cm. 200 x 22,5, MANIPOLO: cm. 88 x<br />
22, VELO DA CALICE: cm. 58,5 x 52, BOR-<br />
SA DA CORPORALE: cm. 24 x 23,5) è realizzato<br />
<strong>in</strong> raso da 5 faccia ordito, prodotto da<br />
tutti i fili (organz<strong>in</strong>o di seta, torsione Z, 100<br />
fili ca. al cm.) e le trame (seta, torsione S, 30<br />
colpi ca. al cm.) <strong>del</strong> fondo, <strong>in</strong> seta nera. La <strong>pianeta</strong><br />
presenta fodera <strong>in</strong> louis<strong>in</strong>e di seta nera con<br />
<strong>in</strong>terfodera <strong>in</strong> tela di l<strong>in</strong>o bianca. Il velo da calice<br />
è foderato <strong>in</strong> taffettà di seta nera. Stola, manipolo<br />
e borsa da corporale sono foderati con<br />
raso da 5 di seta nera faccia trama, non presentano<br />
alcun ricamo e sono decorati unicamente<br />
con galloni a fuselli.<br />
I galloni a fuselli (cm. 1,7 e cm. 3,5) <strong>in</strong> oro filato,<br />
riccio e lamellare (lam<strong>in</strong>etta di rame dorato<br />
avvolta su anima di seta gialla, torsione S), sono<br />
lavorati a mezzo punto e a punto tela a determ<strong>in</strong>are<br />
ventaglietti s<strong>in</strong>goli e doppi, questi ultimi<br />
alternati ad armellette quadrate a punto stuoia.<br />
2 Ricamo per applicazione <strong>in</strong> fili di seta policroma<br />
(x capi, torsione S poco apprezzabile)<br />
a punto passato orizzontale e diagonale nei colori<br />
avorio, rosa <strong>in</strong> diverse gradazioni, lilla,<br />
viola <strong>in</strong> diverse gradazioni, verde <strong>in</strong> diverse<br />
gradazioni, nocciola, rosso e nero; ricamo per<br />
applicazione <strong>in</strong> oro filato (lam<strong>in</strong>etta d’argento<br />
dorato avvolta su anima di seta gialla, torsione<br />
Z e torsione S) a punto passato orizzontale<br />
e diagonale, su rada tela di l<strong>in</strong>o bianca,<br />
applicata al tessuto di fondo. I ricami sono<br />
contornati da doppia profilatura <strong>in</strong> oro fi-<br />
Motivo decorativo derivato da un tugra<br />
ottomano (<strong>pianeta</strong>, part.).<br />
A fronte:<br />
Velo da calice <strong>in</strong> raso di seta con fiori<br />
di malva, profilato da gallone a fuselli.
lato con radi punti di fermatura a punto stuoia.<br />
3 Velo da calice: parato quadrato di stoffa utilizzato<br />
per coprire il calice f<strong>in</strong>o all’Offertorio<br />
e dopo la Comunione.<br />
4 Tugra o tughra è un particolare calligramma<br />
<strong>in</strong> caratteri arabi, proprio e caratteristico <strong>del</strong>l’Impero<br />
Ottomano, redatto appositamente per<br />
ogni Sultano, ad evidenziarne le caratteristiche<br />
di forza e sovranità. Inizialmente utilizzato per<br />
“siglare” documenti ufficiali, è stato <strong>in</strong> seguito<br />
apposto su monumenti pubblici ed edifici,<br />
f<strong>in</strong>o a trasformarsi <strong>in</strong> motivo decorativo. Cfr.<br />
S. Umur, Osmanli Padiflah Tu ralari. Cem Yay<strong>in</strong>evi,<br />
Istambul 1980; Hülya Tezcan, Osmanli<br />
saray<strong>in</strong><strong>in</strong> çocuklari, Istambul 2006, pp 37- 41.<br />
Il ricamo qui proposto costituisce <strong>una</strong> fantasiosa<br />
variante di un tugra simile ad esempio a quello<br />
<strong>del</strong> Sultano Selim III (1789-1807) riprodotto<br />
<strong>in</strong> un dip<strong>in</strong>to <strong>del</strong>la f<strong>in</strong>e <strong>del</strong> XVIII secolo conservato<br />
ad Isatambul al Museo <strong>del</strong> Topkapi Saray.<br />
La funzione decorativa è ancor più evidenziata<br />
dalla disposizione non corretta con cui<br />
Curiosità<br />
questo “disegno”, non compreso nel suo significato,<br />
è stato applicato al telo.<br />
5 L’Ord<strong>in</strong>e dei Dervisci rotanti – diffuso <strong>in</strong><br />
Anatolia, Siria ed Egitto – è stato fondato nel<br />
XIII secolo a Konia dal poeta mistico Djaläl<br />
Al-Dªn Al Rümi, soprannom<strong>in</strong>ato Mevlana.<br />
Le reliquie <strong>del</strong> mistico sono custodite nel Mausoleo<br />
di Konia, oggi sede di un importante museo<br />
di Arti islamiche.<br />
6 La tekke ottagonale <strong>in</strong> stile rococò dove i dervisci<br />
si riunivano f<strong>in</strong>o agli anni ’20 <strong>del</strong> XX secolo,<br />
epoca <strong>del</strong>l’avvento al potere di Atatürk,<br />
si trova all’<strong>in</strong>terno <strong>del</strong>la Moschea di Eyup, nel<br />
quartiere di Galata.<br />
7 I fiori raffigurati rispettano solo <strong>in</strong> parte le<br />
caratteristiche reali <strong>del</strong>la pianta di malva; il numero<br />
dei petali, ad esempio, è qui ampliato da<br />
c<strong>in</strong>que a sette. Il ricamatore ha certamente fatto<br />
riferimento ed utilizzato <strong>una</strong> stampa tratta<br />
da un Florilegio, ossia da <strong>una</strong> <strong>del</strong>le raccolte<br />
di disegni di piante e fiori diffusi nel Seicento<br />
e nel <strong>Settecento</strong> <strong>in</strong> Europa e probabil-<br />
mente già pervenuti nei territori <strong>del</strong>l’Impero<br />
Ottomano, nel secolo XVIII ormai aperto all’Occidente.<br />
Cfr. Markus Hattste<strong>in</strong>, L’Impero<br />
ottomano. Storia, pp. 541-543 <strong>in</strong> Markus<br />
Hattste<strong>in</strong>- Peter Delius (a cura di), Islam. Arte<br />
e architettura, Milano 2001.<br />
8 Il gusto orientale, ottomano, che predilige i<br />
supporti leggeri (organdis di seta, garza e tela<br />
rada di l<strong>in</strong>o) per ricami <strong>in</strong> filati metallici e<br />
sete policrome - supporto e tecnica adottata anche<br />
nel telo <strong>in</strong> esame - è riscontrabile, ad esempio,<br />
<strong>in</strong> <strong>una</strong> veste da bamb<strong>in</strong>o menzionata <strong>in</strong><br />
fiehzade ve hanim sultanlar<strong>in</strong> giyim kuflami ,<br />
pp. 223- 225, fig. n.185 p. 223 <strong>in</strong> Hülya Tezcan,<br />
Osmanli saray<strong>in</strong><strong>in</strong> çocuklari, Istambul<br />
2006 e <strong>in</strong> un velo da sposa turco riutilizzato<br />
per la confezione di un abito, <strong>in</strong> Stefania Ricci,<br />
Scheda n. 13 p. 46, fig. p. 47, <strong>in</strong> Palazzo Pitti.<br />
Galleria <strong>del</strong> costume, Firenze 1990.<br />
9 Fabbriceria <strong>del</strong>la Chiesa Parrocchiale <strong>del</strong> Carm<strong>in</strong>e<br />
e di S.Agnese, ms (1853- 1913), 1907.<br />
10 Ibid., 1907.<br />
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