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Quinta - IRRE Emilia Romagna

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e comune e diffuso).<br />

Confronto con tutti i protagonisti<br />

interni e le istituzioni del territorio<br />

(colloqui, tavole rotonde, questionari,<br />

amico critico).<br />

3.3. della conoscenza condivisa<br />

della situazione attuale dell’istituto:<br />

spazi, persone (competenze professionali,<br />

preferenze), strumenti e<br />

dotazioni, risorse finanziarie<br />

Non fermarsi alla superficie e cercare<br />

di approfondire; acquisire<br />

diversi punti di vista; utilizzare la<br />

triangolazione.<br />

Questionari; misure precise<br />

dell’esistente (es. n. di ore investite<br />

in: Collegi, commissioni,<br />

riunioni monodisciplinari, ecc.);<br />

mappatura precisa dell’esistente<br />

pedagogico-didattico (n. di ore in<br />

parternariato, attività integrative,<br />

extracurricolari, ecc.); distribuzione<br />

nell’anno delle attività.<br />

3.4. della conoscenza condivisa<br />

dell’ambiente, del territorio, della<br />

mentalità e delle abitudini<br />

dell’utenza<br />

Non fermarsi alla superficie e cercare<br />

di approfondire; acquisire<br />

diversi punti di vista; utilizzare la<br />

triangolazione.<br />

Questionari per rilevare bisogni,<br />

apprezzamenti e proposte.<br />

3.5. di un sistema di valutazione e<br />

monitoraggio che sia in grado di<br />

fornire informazioni costanti<br />

sull’attuazione del progetto in itinere<br />

e nei tempi stabiliti<br />

Autovalutazione rigorosa e di dettaglio<br />

organizzata in un sistema;<br />

riflessione su quanto nelle valutazioni<br />

possono pesare suggestioni,<br />

pregiudizi, effetti alone.<br />

Gruppo ristretto; utilizzo di strumenti<br />

di misurazione empirici<br />

costruiti ad hoc; eventuale avvio<br />

all’autocertificazione e al libro<br />

delle procedure;<br />

formazione sull’autovalutazione<br />

per il gruppo ristretto.<br />

12<br />

Autonomia scolastica e P.O.F.<br />

3.6. di uno o più responsabili della<br />

costruzione della proposta di POF<br />

Consultazione e coinvolgimento;<br />

ideologia del miglioramento<br />

costante.<br />

Il capo di istituto col suo staff o<br />

col GPA come “struttura di servizio”.<br />

3.7. della disponibilità a variare<br />

spesso l’orario<br />

Una struttura organizzativa flessibile,<br />

che consenta moduli e differenziazione,<br />

compensazioni, periodi<br />

intensivi e recuperi, non può<br />

avere un orario rigido uguale tutto<br />

l’anno.<br />

Ufficio orario; software apposito;<br />

specialista.<br />

4. Come si procurano le informazioni<br />

necessarie<br />

Fra informazioni cercate e problemi<br />

occorre una costante circolarità:<br />

prima consultazione ➔ individuazione<br />

del “bisogno” ➔ osservazione<br />

e documentazione sul nuovo<br />

“bisogno”. Esempio: se da un sondaggio<br />

si richiede un ampliamento<br />

dell’offerta formativa verso il teatro<br />

o la musica, occorrerà indagare<br />

sia eventuali esperienze pregresse<br />

degli allievi sia le risorse professionali<br />

interne ed esterne e il<br />

fabbisogno economico, di spazi e<br />

materiali. Distinguere diversi livelli<br />

di informazione: ad es. conoscere<br />

sia il “bisogno” (settimana<br />

corta), sia il motivo (week-end,<br />

riposo e recupero sonno, bisogno<br />

di coltivare hobby, ecc.) può far<br />

progettare attività opzionali il<br />

sabato mattino e non la chiusura<br />

della scuola.<br />

Con questionari, ma non solo;<br />

unire ai questionari: approfondimenti<br />

(pianificati, ma anche occasionali)<br />

ottenuti con colloqui (più<br />

o meno formali) con osservatori<br />

interni ed esterni all’istituto, riconosciuti<br />

come osservatori obiettivi<br />

o anche semplici utenti e prota-<br />

gonisti;<br />

indicatori e misurazioni empiriche<br />

elaborate.<br />

Il gruppo di valutazione-autovalutazione<br />

può assumere la responsabilità<br />

dell’organizzazione di un<br />

osservatorio. L’osservatorio<br />

potrebbe costituirsi in rete anche<br />

nel microcosmo sociale con<br />

eventuali altri istituti scolastici,<br />

con l’ente locale o la circoscrizione<br />

e la parrocchia o altri circoli<br />

e associazioni.<br />

5. Come si utilizzano le informazioni?<br />

A seconda del livello del processo<br />

in cui si situano e del motivo della<br />

loro ricerca. In genere le informazioni<br />

di base si usano per capire il<br />

tipo di scuola che serve all’utenza<br />

specifica, sia per capire come sviluppare<br />

il curricolo nazionale, sia<br />

per costruire il curricolo locale<br />

(occorre congruenza fra analisi del<br />

territorio, dell’ambiente e<br />

dell’utenza e metodologie didattiche<br />

utilizzate) (identità o mission<br />

della scuola). Le informazioni servono<br />

per realizzare una didattica<br />

congruente nei suoi due significati:<br />

didattica come organizzazione del<br />

curricolo (modulare) e didattica<br />

come metodologia di animazione<br />

del processo di insegnamentoapprendimento.<br />

Un metodo per trattare le informazioni<br />

di base è anche quello della<br />

decantazione dei problemi, per far<br />

emergere le priorità e i punti strategici,<br />

per capire dove è più opportuno<br />

investire.<br />

Alle informazioni occorre fornire<br />

un senso. Il senso alle informazioni<br />

viene fornito isolando i dati di<br />

fatto riconosciuti e collegandoli fra<br />

loro. Un esempio molto semplice<br />

di senso attribuito alle informazioni<br />

può essere questo. Dall’analisi<br />

della situazione si hanno queste<br />

informazioni isolate: siamo in un<br />

paese di montagna e gli allievi, che<br />

vivono anche sparsi nelle frazioni,<br />

hanno poche occasioni di incontrarsi<br />

e sono un po’ chiusi; fra<br />

l’utenza c’è amore per le tradizioni<br />

e per la cultura della castagna,

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