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Quinta - IRRE Emilia Romagna

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Autonomia scolastica e P.O.F.<br />

di Anna Bonora<br />

e Paolo Senni<br />

IRRSAE <strong>Emilia</strong> <strong>Romagna</strong><br />

L’opzione metodologica:<br />

una risorsa per il riconoscimento,<br />

la rappresentazione<br />

e l’esercizio<br />

dell’identità dell’istituto.<br />

Procurarsi e usare informazioni<br />

utili alla pianificazione<br />

dell’offerta formativa.<br />

Dal PEI al POF: non solo sigle<br />

Pare che l’anno scolastico<br />

1999/2000 nella scuola italiana<br />

non sia destinato ad essere ricordato<br />

per il buco nero dei computer a<br />

causa del doppio zero letto come<br />

1900 e non come 2000, ma per<br />

essere l’anno delle prove e degli<br />

esperimenti di POF.<br />

Anche se ci sembra che al di là<br />

delle parole e delle sigle, sia che si<br />

tratti di PEI o di POF o di altro,<br />

sempre di progettazione o di contratto<br />

con l’utenza o di bilancio o<br />

di pubblica dichiarazione di intenti<br />

o di proposta di soluzione di problemi<br />

si debba trattare o di tutte<br />

queste cose insieme, la domanda<br />

che da più parti sorge è se il POF<br />

dovrà essere diverso dal PEI<br />

(ammesso che i PEI fossero oggetti<br />

ben definiti cui riferirsi)? E se sì,<br />

come? In che cosa? Proviamo a<br />

fermarci un attimo sulle parole. La<br />

“P” di POF sta per “piano” invece<br />

di “progetto” della “P” di PEI.<br />

Fatto salvo il fatto che nel linguaggio<br />

della programmazione politica<br />

o territoriale o aziendale esiste<br />

anche l’espressione “piano progetto”,<br />

piano sembra richiamare qualcosa<br />

di vasto e aperto, “progetto”<br />

qualcosa di più definito e circoscritto.<br />

“Progetto” si usa per una<br />

casa, per un libro, “piano”, oltreché<br />

per un furto, un’azione crimi-<br />

6<br />

Per avvicinarsi alla costruzione del P.O.F.<br />

Una riflessione sull’opzione metodologica e<br />

un identikit esplorativo<br />

nosa o un gioco, sicuramente per<br />

territori vasti (nazioni, regioni,<br />

province, comunità montane,<br />

comuni, quartieri) e per il coinvolgimento<br />

di molti soggetti o enti nei<br />

campi più disparati (piano sanitario,<br />

piano quinquennale, piano di<br />

evacuazione, piano di studi, ecc).<br />

Si esce da uno sguardo anche<br />

superficiale alla prima parola<br />

dell’acronimo POF con l’idea che<br />

ciò che è richiesto alle scuole sia,<br />

rispetto al PEI, qualcosa di più<br />

ampio e complesso, ferma restando<br />

l’area semantica comune alle<br />

due parole, che si può sintetizzare<br />

nella “concatenazione logica di<br />

elementi e risorse con lo scopo di<br />

raggiungere obiettivi sotto forma<br />

di processi e prodotti”. Ciò che in<br />

PEI indicava l’oggetto del progettare<br />

veniva designato con due<br />

parole: una “educativo”, indicava<br />

il “cosa” si doveva progettare,<br />

l’educazione, e l’altra “di Istituto”,<br />

indicava il “dove” e il “per chi”,<br />

nella scuola e per gli allievi. In<br />

POF invece è presente un’unica<br />

specificazione di “piano”, identificata<br />

con un sostantivo “offerta”<br />

accompagnato da un aggettivo<br />

“formativa”. All’idea di educazione<br />

si sostituisce l’idea di formazione<br />

e si introduce l’idea nuova di<br />

“offerta” che induce, a sua volta,<br />

l’idea di possibilità di scelta (da<br />

parte di qualcuno) ovviamente fra<br />

una molteplicità e, di conseguenza,<br />

possibilità di opzioni e percorsi<br />

diversi. Al tempo stesso viene tolta<br />

la specificazione di luogo (l’stituto),<br />

quasi a implicare che altri luoghi<br />

possano concorrere a formare<br />

l’offerta formativa. Infatti l’idea di<br />

“offerta” richiama l’idea di “luogo<br />

o luoghi in cui si dispensa” ciò che<br />

si offre; di conseguenza è come se<br />

si dicesse che il “piano” va fatto<br />

per presentare a qualcuno, l’utenza,<br />

i cittadini, i percorsi di formazione<br />

(istruzione più educazione)<br />

interni ed esterni all’istituto. In<br />

buona sostanza se funziona l’interpretazione<br />

di “piano” nel senso di<br />

vastità, complessità, tempi corti e<br />

lunghi, molti partner e molti luoghi,<br />

si apre lo scenario di una progettazione<br />

territoriale interattiva:<br />

con altre scuole, enti amministrativi<br />

vari, associazioni culturali, sportive<br />

e ricreative, che si prolunga<br />

nel tempo. E “offerta formativa”<br />

richiama l’idea di percorsi, obiettivi<br />

individuali, opzioni, flessibilità,<br />

moduli, all’interno di un quadro<br />

formativo, che sappiamo essere<br />

caratterizzato dalle quattro mete<br />

del rapporto Delors-Unesco: sapere,<br />

saper fare, saper vivere con gli<br />

altri e saper essere. Quanto finora<br />

detto, d’altra parte, è a grandi linee<br />

anche ciò che si dice del POF<br />

nell’articolo 3 del DPR “Schema di<br />

Regolamento in materia di autonomia<br />

delle istituzioni scolastiche”,<br />

che più avanti verrà analizzato.<br />

Prima riflessione: l’opzione<br />

metodologica come strumento di<br />

qualità della scuola<br />

Ciò premesso, seguono due ambiti<br />

di riflessione: uno sulle cosiddette<br />

“opzioni metodologiche” nella<br />

recente storia normativa, l’altro in<br />

via più spiccia e operativa, una<br />

specie di primo vademecum con<br />

alcune proposte.<br />

L’interesse e l’enfasi sugli aspetti<br />

metodologici contenuti da diversi<br />

punti di vista nel DPR “Schema di<br />

Regolamento in materia di autonomia<br />

delle istituzioni scolastiche”,<br />

nei materiali della Commissione<br />

tecnico-scientifica incaricata dal<br />

Ministro della Pubblica Istruzione<br />

di individuare “le conoscenze fondamentali<br />

su cui si baserà<br />

l’apprendimento dei giovani nella<br />

scuola italiana nei prossimi decenni”<br />

(D.M. n.50 del 21 gennaio<br />

1997 e n. 84 del 5 febbraio 1997)

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