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abbazia benedettina di farfa - Gruppo Archeologico Salernitano

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ABBAZIA BENEDETTINA DI FARFA<br />

Domenica, 29 marzo<br />

PROGRAMMA<br />

Ore 7.00 - partenza da piazza della Concor<strong>di</strong>a con pullman G.T. agenzia Curcio;<br />

Organizzazione tecnica<br />

agenzia <strong>di</strong> viaggio CURCIO<br />

Ore 10.30/11.00 – Visita dell’Olioteca, con degustazione dell’olio, e dell’antica Erboristeria per<br />

l’acquisto <strong>di</strong> prodotti tipici locali: preparati secondo le antiche ricette dei monaci: tisane, liquori, olio,<br />

miele e marmellate (Accompagnati da una guida)<br />

Ore 12.00 – Visita del Complesso Monumentale dell’Abbazia e del Borgo <strong>di</strong> Farfa.<br />

La visita inizia dalla Chiesa Abbaziale che risale alla seconda metà del secolo XV. È preceduta da un<br />

cortile cui si accede tramite un Portale Romanico del ‘200 con aggiunte gotiche. Sulla facciata della<br />

chiesa un elegante Portale <strong>di</strong> fine secolo XV con lunetta affrescata da Cola dell’Amatrice, raffigurante la<br />

Madonna col Bambino tra due Santi e un committente sormontata dallo stemma del Car<strong>di</strong>nale<br />

Giovanni Battista Orsini. L’interno è a tre navate <strong>di</strong>vise da filari <strong>di</strong> colonne ioniche. Sulla parete interna<br />

della facciata il muro è decorato da un <strong>di</strong>pinto ad olio del 1561 attribuito al pittore fiammingo Hendrik<br />

van der Broek e raffigurante Il Giu<strong>di</strong>zio Universale. L’abside e le navate minori sono decorate da<br />

affreschi del XVI e XVII secolo raffiguranti Storie della Vergine, Santi e Storie Bibliche. Pregevole la<br />

cassetta eburnea (in mostra a Salerno nel 2007 – 2008) con scene della “Vita <strong>di</strong> Gesù e della Madonna”<br />

e nella volta <strong>di</strong> una navata laterale una decorazione a “Grottesche.” Il soffitto ligneo è a cassettoni con<br />

rosette dorate su fondo azzurro e con al centro lo stemma del Car<strong>di</strong>nale Giovanni Battista Orsini.<br />

Negli altari delle cappelle minori si trovano tele seicentesche <strong>di</strong> buona fattura tra cui emerge La<br />

Crocefissione copia da Francesco Trevisani. Sul pavimento tracce <strong>di</strong> mosaico cosmatesco con una<br />

scritta mutila “Magister Rain...” . Presso la porta della Basilica, nell’abside e nel transetto, sono visibili<br />

resti <strong>di</strong> antichi e<strong>di</strong>fici e della cinta muraria; pregevoli un altare carolingio e l’arcosolio <strong>di</strong> Altperto. Dal<br />

chiostro “imperiale” si accede poi al Museo Abbaziale ricco <strong>di</strong> affreschi e <strong>di</strong> statue come quella<br />

quattrocentesca della Madonna col Bambino e <strong>di</strong> due tavole opistografe <strong>di</strong> un quattrocentista seguace <strong>di</strong><br />

Antonazzo. Nel museo, preziosi i materiali archeologici tra cui il Cippo <strong>di</strong> Cures esemplare unico <strong>di</strong><br />

epigrafia sabina del VI secolo a.C. e una preziosa cassetta eburnea. Di pregio architettonico notevole<br />

sono la Torre Campanaria secc. IX-XI con vano quadrato alla base e la Cripta a semianello secc. VII-<br />

VIII nel cui ingresso trovasi un sarcofago romano del III secolo d.C. La Biblioteca conserva preziosi<br />

co<strong>di</strong>ci antichi ed è memoria sostanziale dell’attività culturale dell’<strong>abbazia</strong> nei secoli. . Ancora da visitare<br />

sono il Chiostrino romanico detto longobardo e il Chiostro Grande con epigrafi e sculture romane.<br />

(Accompagnati da una guida)<br />

Ore 14.00 - Pranzo libero ( a sacco) o al ristorante La Caravella da Positano , Località Prime case -<br />

Tel. 0765.386016 - Cell.. 393.9164738 (Giuseppe)<br />

(su prenotazione al momento dell’iscrizione).


Il menù proposto dallo Chef comprende:<br />

affettati misti, fagioli cotti in tegame <strong>di</strong> coccio, polenta alla conta<strong>di</strong>na, pizza fritta e<br />

sott’olio locali.<br />

Primi piatti: RISOTTO CON ZUCCA E TARTUFO (veramente da degustazione)<br />

CASARECCE ALLA SABINESE CON POMODORINI OLIVA RAIA E<br />

CARBONCELLA (olive <strong>di</strong> nostra produzione prodotto tipico e genuino)<br />

Secon<strong>di</strong> piatti: ARROSTO E GRIGLIATO CON ABBACCHIO dei nostri pascoli,<br />

POLLO ruspante e BISTECCHINA DI MAIALE<br />

Contorni: patate arrosto e insalata <strong>di</strong> campo<br />

Dessert della casa, caffè e bibite comprese<br />

Costo a persona € 25,00 (venticinque/00)<br />

Ore 16.00 – Visita del Monastero delle Suore Clarisse Eremitane e Museo del Silenzio.<br />

Ore 17.30 – Visita del Museo Civico <strong>Archeologico</strong> <strong>di</strong> Fara Sabina.<br />

Istituito nel 1980 presso l’Abbazia <strong>di</strong> Farfa il Museo Civico è stato trasferito nel 2001 a Palazzo<br />

Brancaleoni, un e<strong>di</strong>ficio rinascimentale situato nella piazza del Duomo del borgo me<strong>di</strong>evale <strong>di</strong> Fara<br />

Sabina. Nel museo sono esposti i reperti provenienti dagli scavi archeologici effettuati nel territorio a<br />

partire dagli anni ‘70 relativi ai due inse<strong>di</strong>amenti principali dell’antica Sabina tiberina: Cures ed Eretum,<br />

più volte citati dagli scrittori romani per il ruolo che svolsero nella storia della fondazione <strong>di</strong> Roma e<br />

della civiltà romana, cui passarono il testimone in queste terre.<br />

Grazie alle ricerche condotte dalla Soprintendenza archeologica del Lazio e dall’Istituto per<br />

l’archeologia etrusco-italica del CNR che hanno riportato in luce i resti <strong>di</strong> queste antiche città, è stato<br />

possibile delineare il profilo storico e culturale <strong>di</strong> questo popolo, inse<strong>di</strong>atosi in Sabina a partire dalla<br />

seconda metà dell’VIII secolo a.C. fino alla conquista da parte dei Romani nel III sec. a.C.<br />

Ore 19. 30 – Partenza per Salerno.<br />

QUOTA DI PARTECIPAZIONE<br />

€ 30,00 (trenta/00)<br />

La quota comprende: viaggio in pullman G.T.; guida; depliants illustrativi.<br />

La quota non comprende: pranzo in ristorante. Offerta libera al Monastero.<br />

Per Informazioni e Prenotazioni<br />

GRUPPO ARCHEOLOGICO SALERNITANO<br />

C/o DLF - via Dalmazia, 14 - tel/fax 089/337331 – 089/274061 - cell.ri 338/1902507 -<br />

329/0761908 – 320/8676400<br />

riunioni venerdì h. 19.00 - 20.30 – saletta Olimpia -<br />

www.gruppoarcheologicosalernitano.org; archeogruppo@alice.it


Ulteriori informazioni storiche<br />

RESTI DELLA CITTÀ DI CURES<br />

Cures era il centro che la tra<strong>di</strong>zione romana ricordava come la capitale dell’intera Sabina, citato dagli storici<br />

romani soprattutto per aver dato i natali a Numa Pompilio e ad Anco Marzio, secondo e terzo re <strong>di</strong> Roma.<br />

La storia della sua fondazione, giunta a noi grazie a Dionigi <strong>di</strong> Alicarnasso narra del principe reatino Mo<strong>di</strong>o<br />

Fabi<strong>di</strong>o che qui si stabilì in seguito a una migrazione sacra. Situato lungo la valle del torrente Corese nei<br />

pressi <strong>di</strong> Talocci (oggi comune <strong>di</strong> Fara Sabina) l’inse<strong>di</strong>amento occupava nella fase protourbana una<br />

superficie <strong>di</strong> circa 30 ettari <strong>di</strong>stribuiti su tre colli, prospicienti la valle del Tevere e dominanti il suo corso,<br />

secondo un modello inse<strong>di</strong>ativo ampiamente attestato per la Sabina Tiberina.<br />

I materiali <strong>di</strong> rinvenuti nel corso degli scavi illustrano lo sviluppo del centro nella fase <strong>di</strong> fondazione<br />

(seconda metà dell’VIII secolo a.C.) e il suo passaggio verso una <strong>di</strong>mensione urbana nell’orientalizzante. La<br />

rilevanza <strong>di</strong> Cures dal punto <strong>di</strong> vista archeologico risiede nel fatto <strong>di</strong> essere l’unico centro abitato fino ad<br />

oggi indagato: l’in<strong>di</strong>viduazione e l’esplorazione <strong>di</strong> questa area occupata dalla fine del IX secolo a.C. da<br />

capanne, mentre nel VI sorgeranno e<strong>di</strong>fici più complessi con tetti in tegole. Il recupero <strong>di</strong> una considerevole<br />

quantità <strong>di</strong> reperti, ha costituito la base per allargare lo sguardo su tutta l’area della Sabina Tiberina fornendo<br />

un quadro abbastanza completo della cultura materiale, del sistema economico, produttivo e <strong>di</strong> scambio<br />

dell’inse<strong>di</strong>amento sabino nelle fasi più antiche. In età romana la sommità del colle venne abbandonata ed<br />

utilizzata a partire dal IV secolo d.C. come necropoli.<br />

LA STORIA DELL’ABITATO ERETUM<br />

Eretum (oggi in località Casacotta, nel comune <strong>di</strong> Montelibretti), situata nella valle del Tevere al confine con<br />

la regione dei Latini, era una delle due città più importanti della Sabina Tiberina.<br />

Nel corso del VII secolo iniziò l’organizzazione dell’inse<strong>di</strong>amento in senso urbano che si andò estendendo su<br />

un colle separato dalle alture circostanti destinate a necropoli, secondo uno schema ben noto in Etruria e nel<br />

Lazio. In epoca arcaica l’abitato occupava tutta la collina, con una superficie <strong>di</strong> 18-21 ettari, ed era privo <strong>di</strong><br />

sistema <strong>di</strong>fensivo murario.<br />

Gli scavi della necropoli <strong>di</strong> Colle del Forno - eseguiti sotto la <strong>di</strong>rezione scientifica del Centro <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o per<br />

l’archeologia etrusco-italica del CNR - hanno permesso <strong>di</strong> ricostruire l’organizzazione dell’inse<strong>di</strong>amento<br />

dall’VIII fino al II secolo a.C. corre<strong>di</strong> delle tombe della prima metà del VI documentano una fiorente attività<br />

artigianale a opera <strong>di</strong> officine locali anche se non mancano oggetti <strong>di</strong> importazione che testimoniano i<br />

rapporti con le popolazioni della riva opposta del Tevere. La continua menzione <strong>di</strong> Eretum nei conflitti tra<br />

Romani e Sabini sottolinea la tenace resistenza della città <strong>di</strong> fronte all’espansionismo romano.<br />

Dal III secolo a.C la necropoli <strong>di</strong> Colle del Forno cadde in <strong>di</strong>suso e l’altura fu sfruttata come terreno<br />

agricolo. Un rituale <strong>di</strong> desacralizzazione dell’area, probabilmente dovuto al crollo delle tombe, è<br />

testimoniato dal ritrovamento <strong>di</strong> una fossa votiva databile alla metà del II secolo a.C. che accoglieva, oltre ad<br />

anfore vinarie, brocche e ollette <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse misure in ceramica a vernice nera, i resti ossei <strong>di</strong> un gran<strong>di</strong>oso<br />

sacrificio (12 pecore, 2 cani, 1 maiale, parte <strong>di</strong> un equino e <strong>di</strong> un bue).<br />

Con la romanizzazione Eretum perse gradualmente la sua importanza fino a <strong>di</strong>ventare, nell’età imperiale, un<br />

villaggio in cui passava la stazione <strong>di</strong> posta della via Salaria e la zona venne utilizzata dai generali, dai<br />

consoli e dai senatori romani per la costruzione delle loro ville. Successivamente l’inse<strong>di</strong>amento fu<br />

abbandonato, probabilmente con l’inizio delle scorrerie barbariche, perché poco <strong>di</strong>fen<strong>di</strong>bile.<br />

a cura <strong>di</strong> Corinna Fumo - <strong>Gruppo</strong> <strong>Archeologico</strong> <strong>Salernitano</strong> -

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