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Fulvio Delle Donne, Su un codice stravagante del cosiddetto ...

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<strong>Su</strong> <strong>un</strong> <strong>codice</strong> <strong>stravagante</strong> <strong>del</strong>l’epistolario di Pier <strong>del</strong>la Vigna<br />

117<br />

II, p. 59, rr. 14-15), è scritto, invece, «commodum sperant», mentre è<br />

completamente omesso nel ms. di Paris, B. N. F., Lat. 8563, c. 75r, usato<br />

come base per la citata edizione in preparazione per il Centro Europeo<br />

di Studi Normanni.<br />

Quindi, in questi casi, si potrebbe pensare anche che il compilatore<br />

<strong>del</strong> ms. 400 abbia avuto presente <strong>un</strong> mo<strong>del</strong>lo derivato direttamente dalla<br />

cancelleria, e che l’abbia tagliato nella maniera che più gli conveniva.<br />

Ma tale atteggiamento, come abbiamo visto, non è <strong>un</strong>ivoco. Risulta, invece,<br />

più semplice pensare che il ms. 400 sia stato organizzato come<br />

<strong>un</strong>a personale raccolta di mo<strong>del</strong>li epistolari da <strong>un</strong> notaio di qualche cancelleria<br />

(magari <strong>un</strong>o di quelli che esularono dopo la caduta <strong>del</strong> regime<br />

svevo, come Enrico di Isernia, Pietro da Prezza o, forse, anche Nicola<br />

da Rocca 9 ), perché se ne potesse servire come <strong>un</strong>a sorta di prontuario<br />

retorico ogni volta che ne sentiva la necessità. Magari, i documenti che<br />

conservano l’escatocollo possono essere stati scritti da <strong>un</strong> medesimo notaio,<br />

che conservava le minute dei propri scritti 10 . Del resto, spicca il fatto<br />

che alc<strong>un</strong>e lettere siano raggruppate per argomento ovvero per tipologia<br />

(ad es. le consolationes ai nn. 166-179), per incipit (ad es. 40 e 41), o per destinatario<br />

(ad es. le lettere 20-21 indirizzate a Tommaso di Savoia, o le 31-<br />

33 indirizzate a Pavia, o le 37-39, indirizzate a Tivoli). Tali raccolte non<br />

sono rare, anche perché venivano usate spesso come libri di testo – per<br />

dir così – nelle scuole di dictamen (praticamente propedeutiche alla professione<br />

notarile), sia quelle locali, sia quelle connesse con gli studia più<br />

organizzati: in pratica, i manoscritti che tramandano l’epistolario di Pier<br />

<strong>del</strong>la Vigna, sia in forma organizzata sistematicamente, sia in forma non<br />

organizzata sistematicamente ebbero quasi sempre questo scopo. Del<br />

resto, dato il grande sviluppo che l’insegnamento <strong>del</strong> dictamen epistolare<br />

redazione piccola in 5 libri (e, poi, di quella grande in 6 libri) cfr. F. <strong>Delle</strong> <strong>Donne</strong>, Die<br />

Probleme der Überliefer<strong>un</strong>g von Dictamina in der Zeit Friedrichs II., in Briefkultur im 13. <strong>un</strong>d 14.<br />

Jahrh<strong>un</strong>dert, in corso di stampa.<br />

9 <strong>Su</strong> Enrico di Isernia cfr. soprattutto H.M. ScHalleR, Enrico Da Isernia (Henricus de<br />

Isernia), in Dizionario Biografico degli Italiani, 42, Roma 1993, pp. 743-746; K. Hampe, Beiträge<br />

zur Geschichte der letzten Staufer. Ungedruckte Briefe aus der Samml<strong>un</strong>g des Magisters Heinrich<br />

von Isernia, Leipzig 1910; su <strong>un</strong> suo trattato retorico e le sue fonti cfr. B. ScHalleR, Der<br />

Traktat des Heinrich von Isernia De coloribus rethoricis, «Deutsches Archiv für Erforsch<strong>un</strong>g des<br />

Mittelalters» 49, 1993, pp. 113-154. <strong>Su</strong> Pietro da Prezza cfr. soprattutto e. mülleR, Peter<br />

von Prezza, ein Publizist der Zeit des Interregnums, Hei<strong>del</strong>berg 1913; R.m. KlooS, Petrus de Prece<br />

<strong>un</strong>d Konradin, «Quellen <strong>un</strong>d Forsch<strong>un</strong>gen aus italienischen Archiven <strong>un</strong>d Bibliotheken»<br />

34, 1954, pp. 88-108. <strong>Su</strong> Nicola da Rocca cfr. l’Introduzione a nicola Da Rocca, Epistolae.<br />

10 Così, forse, è capitato con Nicola da Rocca nel ms. Paris, B. N. F., Lat. 8567, dove<br />

i dictamina conservano il nome <strong>del</strong>l’autore: cfr. l’Introduzione a nicola Da Rocca, Epistolae.

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