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Cultura e d’intorni
Platone, la Chiesa, i “Diversi”.
Astrazioni parigine di Francesco Serra
Ci sono opere artistiche che come le incontri
ti lasciano il segno, ti affascinano, ti turbano.
Opere che ti seducono per la loro
bellezza e per ciò che ti comunicano, ma la cosa
più affascinante è come riescono ad andare al di
là del tempo, dei contesti storici e sociali essendo
sempre à la page.
Una di queste opere è “L’ecole de Platon”quadro
di Jean Delville 1898 (Musée d’Orsay – Paris).
Un’opera sorprendente dalle notevoli dimensioni
al punto che avvicinandoti ti sembra di vivere
all’interno della tela.
Il tema dell’opera è la raffi gurazione di Gesù con
i discepoli, ma il riferimento alla scuola di Platone
trasporta l’opera su di un piano differente, infatti
i discepoli sono tutti giovani intorno al maestro,
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la maggior parte nudi o seminudi, con atteggiamenti
leggiadri e pose effeminate.
Non c’è dubbio che le tematiche, atemporali di
Delville, che s’incrociano sono: Gesù, Platone e
l’omosessualità nella cultura dell’acropoli in Grecia.
La cosa più importante, fi losofi camente parlando,
è il fatto che Platone è una fi gura di riferimento
per lo sviluppo del pensiero monoteista e quindi
anche cristiano, in quanto fu il primo fi losofo a
suddividere le idee dal corpo, quindi lo spirito e
la materia. Del resto Platone è preso come riferimento,
spesso dalla Chiesa, più di Aristotele che
è visto come pensatore più materialista.
Quest’opera stupenda dovrebbe essere presa in
considerazione dalla Chiesa come riferimento a
un “cambiamento positivo” della cristianità occi-
Jean Delville, “L’ecole de Platon” (Musée d’Orsay - Paris)
dentale; poi perché la Chiesa fa così fatica a riconoscere
i diversi quando essa stessa, forse geneticamente,
appartiene più a questa categoria e
meno al concetto di famiglia in quanto tale? Dopo
tutto nella Chiesa cattolica non esiste la dizione di
“famiglia” come a priori per appartenere ad essa
(nel senso che non si sposano materialmente
con loro simili ma con un’Essenza).
Il quadro di Delville è un atto d’amore verso tutta
l’umanità e Gesù ne condividerebbe l’esistenza;
un quadro da portare nelle scuole e spiegare ai
ragazzi e alle ragazze per fare capire loro che il
diverso non esiste quando si parla d’amore, esistono
solo modi d’esprimerlo differenti.
Chi non ammette l’oggettività delle testimonianze
fi lologiche e artistiche è un inquisitore e si copre
dietro una maschera perché è un essere debole e
ha paura di mettere in gioco le proprie credenze,
cioè quella morale costruita per avere necessariamente
un riconoscimento.
Il quadro di Jean Delville ci vuole indicare un volto
differente della Chiesa cattolica aperta a tutti gli
esseri fi gli di Dio, o no?
“Se il problema del Mondo divenisse
come si deve Amare e chi si può Amare
allora sarebbe giusto che avvenisse la fi ne,
perché un mondo dove non è possibile Amare
con Dolcezza e senza Perversioni... è l’Inferno!”
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Dicembre 2009 13