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rivista El Aleph - WhipArt

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14<br />

cielo una bestemmia, ora doveva tornare alla taverna e dirgliene quattro, che al<br />

proprietario gliel’aveva detto, basta con il barbera delle bustine che poi mi sento<br />

male e finisce come l’ultima volta che ho parlato per mezzora della semifinale<br />

di coppa Italia con un ratto gigante a mezzo baffo e il giorno dopo gli altri barboni<br />

mi hanno detto che invece era l’Alcide, il mendicante che puzza di vongole<br />

crude e cimici spiaccicate sulla lamiera, quello di cui tutti hanno paura per cosa<br />

possa uscirgli dal profondo della gola quando parla e mai nessuno gli si vuole<br />

avvicinare. Ma Santo Nicola dice che invece è proprio lui, e non l’Alcide, che lo<br />

segue da molto tempo e che sa che è stato molto cattivo; ma siccome è Natale<br />

ha deciso di dargli una possibilità, e lo renderà ricco come mai lo è stato se comincerà<br />

a fare il bravo, e già immaginavo la faccia del barbone sporco e allampanato<br />

illuminarsi, le pupille strabuzzate allargarsi e mi sentivo entrar dentro i<br />

suoi dubbi, nelle sue valutazioni, diffidenze, aspettative, dritto nel cuore della<br />

storia, e lì stavo immergendomi a braccia piene come un sub nella gioia della<br />

barriera corallina, se le urla di masse di studenti contro il governo e la riforma<br />

scolastica non mi avessero tirato fuori di botto dal mood narrativo mentre attraversavo<br />

la piazza che era tutto un vociare, un crepitare di slogan e cori da stadio,<br />

un mercato di richieste di diritti e difesa del pubblico avverso al privato usurpatore.<br />

E pensai che non era proprio possibile per uno scrittore vivere in città,<br />

così molesta di grida e rumori urbani, come facevo a impegnarmi a creare cose<br />

utili per allietare tanta gente sotto l’albero se tutti quegli idioti seguitavano a far<br />

baccano. E neanche ci potevano tutti quei poliziotti incascati, quelli tentavano di<br />

portare un po’ di calma con i loro manganelli ma gli studenti erano troppi, sembrava<br />

l’orda di Balduvia, e per giunta avrebbero lamentato un comportamento<br />

eccessivo da parte dell’autorità, e tutti lì a dargli ragione, ma loro, gli sbirri,<br />

alla fine erano come professori, e una volta non si bacchettavano gli studenti per<br />

mantenere l’ordine in nell’aula? E tutti ‘sti problemi per il manganello al posto<br />

della bacchetta! Ma ognuno è pur sempre figlio del proprio tempo, no?<br />

Ma non avevo tempo per pensare alle problematiche dell’educazione dei giovani<br />

in Italia, bastava già quel professore mezzo comunista e napoletano, dovevo<br />

trovare un racconto di Natale da proporre al direttore e avevo lasciato il mio<br />

barbone a metà. Pensai che Santo Nicola potesse fargli firmare un contratto<br />

dove il bonario clochard si prendeva l’impegno di sostituirlo definitivamente nei<br />

suoi impegni di Babbo Natale, ‘chè lui ormai era troppo vecchio per star tutta la<br />

notte sveglio in giro su una slitta con quel freddo, scivolar per i camini in giro<br />

per il mondo, che poi alcuni erano davvero troppo stretti e lui non era mai riuscito<br />

a seguire una dieta regolare; troppi sforzi, e l’artrite e la sciatalgia non gli<br />

davano più pace, troppo dura, davvero troppo dura la vita da Babbo Natale, caro<br />

il mio ubriacone, gli diceva. Perciò aveva deciso di dar via tutto: vestito, renne,<br />

barba, stivali, vischio, perfino il laboratorio. Così il barbone firmava il contratto

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