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rivista El Aleph - WhipArt

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28<br />

se tutto fosse ancora giocabile.<br />

Proprio analizzando questa sua strategia di topicizzazione del<br />

passato, ho potuto notare che, al contrario di quello che si potrebbe<br />

credere, questa strategia non ha come esito l’archiviazione di quel<br />

passato o la guarigione dai suoi influssi. Al contrario, invece, conduce<br />

sistematicamente i suoi protagonisti sul baratro, sull’abisso,<br />

come se il vero scopo del percorso fosse quello: provare la vertigine.<br />

Cosa mi può dire a proposito?<br />

Mi sembra che abbia ragione, il problema difatti è che invece di pacificare,<br />

queste reinvenzioni rinfocolano. È come se il trauma si reinneschi, c’è anche<br />

qualcosa di masochistico, come quando fa male un dente e con la lingua si tende<br />

a tormentarselo. Si tende a rivivere il trauma, almeno questo è tipico di come è<br />

strutturata la mia testa, piuttosto ossessiva, compulsiva, ruminativa, ripetitiva,<br />

per cui tendo sempre a tornare al passato.<br />

Percorrendo la sua produzione narrativa ho dovuto usare, soprattutto<br />

a causa della mia formazione universitaria, gli strumenti<br />

della narratologia con i quali, come dei bisturi, ho sezionato i suoi<br />

testi. Come si pone di fronte a questa operazione? Secondo lei il rischio<br />

della sovrainterpretazione è più alto della effettiva possibilità<br />

di una più profonda comprensione del testo?<br />

Questa è una domanda a cui decisamente è difficile rispondere. Per quanto<br />

riguarda la mia esperienza direi che quando la sensibilità, l’istinto e l’empatia<br />

dell’analizzatore sono forti, diventano delle garanzie. In quei casi mi riconosco,<br />

mentre altre volte, quando le analisi sono condotte troppo scolasticamente, no.<br />

Per esempio, è successo recentemente che uno studente abbia fatto una tesi su di<br />

me, sul mondo dell’infanzia, in pratica sui racconti e su Verderame. E devo dire<br />

che sono rimasto sorpreso dalla sua acutezza, dal fatto che abbia capito molte<br />

cose che erano tra le righe, non dette, alluse e lui le ha colte. Altre volte mi sono<br />

sentito, forse non proprio frainteso, ma sovrainterpretato o sottointerpreatato.<br />

Mi è sembrato però paradigmatico dell’operazione in sé. Si trattava senz’altro di<br />

un lettore sensibile e attento, che aveva letto in profondità anche agli altri libri.<br />

Ma alla fine mi sembra che ci sia un tasso di errore fisiologico, come dire che<br />

su dieci tentativi di interpretazione sette sono ragionevoli, mentre gli altri tre<br />

meno. Ma c’è anche un’altra questione da tenere in considerazione: il fatto che<br />

l’autore, in fondo, nel confrontarsi con un’interpretazione delle proprie opere,<br />

non abbia il diritto esclusivo di interpretazione. Anche perché spesso noi sappia-

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