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n° 44

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Cultura<br />

L’analisi di un<br />

nuovo strumento<br />

di comunicazione<br />

di massa<br />

di Gianni Quilici<br />

Quanti tra chi<br />

legge “Arcipelago”<br />

sono<br />

inseriti in<br />

Facebook?<br />

E quanti<br />

sanno che cosa sia precisamente?<br />

Brevemente lo spiego.<br />

FB sono più pagine, di cui<br />

uno può gratuitamente disporre<br />

sul web, sulle quali<br />

può scrivere pensieri, elaborare<br />

note, inserire foto<br />

e video, scrivere e ricevere<br />

posta pubblica o privata,<br />

chattare, interagendo con<br />

altri (gli amici), da cui devi<br />

essere accettato e che deve<br />

accettare.<br />

È uno strumento formidabile<br />

per chi vuole conoscere<br />

persone ed anche per chi<br />

vuole informare delle sue<br />

attività sia singoli che associazioni,<br />

forze politiche, imprese<br />

culturali-commerciali<br />

ecc, ecc.<br />

Detto questo è evidente<br />

che molto dipende da come<br />

uno lo usa o meglio ancora<br />

se ha idee, immagini, desideri<br />

e capacità di interagire<br />

a livelli non banali.<br />

La maggioranza di ciò che<br />

intravedo indossa la maschera<br />

delle battutine, del<br />

commentino o della diffusione<br />

di materiali diversi<br />

(video, quiz, foto, giochini<br />

ecc, ecc).<br />

C’è una minoranza, tuttavia,<br />

che ha motivati interessi<br />

(politici o letterari), che pone<br />

confronti, può consentire<br />

conoscenze profonde,<br />

scambi proficui.<br />

Però, come in ogni fenomeno,<br />

quali sono i tratti dominanti?<br />

Partiamo da un fatto<br />

Leggo che il prof. Jonathan<br />

Zimmerman, della<br />

New York University, sostiene<br />

che tre adolescenti<br />

FACEBOOK:<br />

piaceri e rischi<br />

dei nuovi strumenti<br />

interattivi...<br />

americani su quattro trascorrono<br />

ogni possibile<br />

istante incollati a Facebook<br />

o MySpace... Le chat, sostiene<br />

Zimmerman, sono la<br />

nuova possente droga da cui<br />

questi giovani sono ormai<br />

dipendenti.<br />

Se allarghiamo lo spazio<br />

virtuale ai giochini elettronici<br />

e ai video da un lato; e<br />

dall’altro ai cellulari e agli<br />

sms questo dato appare più<br />

o meno possibile anche per<br />

gli adolescenti italiani ed, in<br />

ogni modo, questo è il profilo<br />

dominante dei nostri<br />

Tempi. Viviamo in un’epoca<br />

in cui alla televisione si<br />

sta progressivamente sostituendo<br />

il computer. Perché<br />

questo consente non solo di<br />

vedere e sentire, ma anche di<br />

connettersi nel mondo. Non<br />

essendo soltanto spettatore,<br />

ma sentendosi protagonista<br />

in prima persona: attraverso<br />

scambi o facendosi conoscere<br />

(video, foto, blog....)<br />

La domanda è: quale<br />

bisogno soddisfa?<br />

Il bisogno di riempire un<br />

vuoto. Il vuoto, sempre difficoltoso,<br />

del rapporto di sé<br />

con sé.<br />

Anche un libro, un film,<br />

una partita a carte, un incontro<br />

riempiono un vuoto.<br />

Qui però c’è molto di più.<br />

Puoi dialogare con altri, con<br />

molti altri, anche con chi<br />

non conoscevi, puoi dialogare<br />

senza fatica, troncando,<br />

con un pretesto, facilmente<br />

e passando ad altro, senza<br />

dover uscire, dover ascoltare,<br />

incontrare i soliti visi. C’è<br />

infine l’attrazione del mistero:<br />

la possibilità di trovare<br />

l’ideale immaginativo.<br />

I rischi sono enormi.<br />

Immaginiamo di togliere<br />

l’accesso ad internet e di<br />

sequestrare il cellulare a milioni<br />

di individui (non solo<br />

adolescenti), che vivono in<br />

simbiosi con questi. Potrebbero<br />

continuare tranquillamente<br />

a vivere?<br />

Il primo rischio è noto:<br />

alla vita reale, alla fatica di<br />

costruire rapporti dinamici<br />

con chi ti sta d’intorno, si<br />

sostituisce una vita virtuale,<br />

che senti più appagante,<br />

perché più facile, più imprevedibile.<br />

Il secondo: si rinuncia alla<br />

solitudine. Ossia a quella<br />

condizione che ti consente<br />

di concentrarti, percepire<br />

il tuo io, raccogliere intuizioni,<br />

elaborarle, creare, che<br />

solo può dare senso alla comunicazione.<br />

Sopra, Alicia e Piccoli<br />

Il terzo rischio: si vive<br />

frammentariamente, pensieri<br />

brevi, desideri brevi,<br />

memoria breve inseguendo<br />

stimoli, non elaborandoli,<br />

continuamente insoddisfatti,<br />

perché nulla o poco diventa<br />

davvero nostro.<br />

E tutto questo non riguarda<br />

soltanto gli adolescenti,<br />

ma tutti coloro che vivono la<br />

modernità. Si può utilizzarla<br />

da padroni, si può utilizzarla<br />

da schiavi. Il problema non<br />

è soltanto individuale è pure<br />

sociale, cioè politico.<br />

Foto di Gianni Quilici

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