TECNICA ED ECONOMIA DEI TRASPORTI - Università del Sannio ...
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<strong>Università</strong> degli Studi <strong>del</strong> <strong>Sannio</strong><br />
Facoltà di Ingegneria<br />
Corso di Laurea in Ingegneria Civile<br />
Appunti di:<br />
<strong>TECNICA</strong> <strong>ED</strong> <strong>ECONOMIA</strong> <strong>DEI</strong><br />
<strong>TRASPORTI</strong><br />
Prof. ing. Mariano Gallo<br />
2002<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
2
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
PREMESSA<br />
Questi appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti si rivolgono<br />
agli allievi <strong>del</strong> Corso di Laurea in Ingegneria Civile (nuovo<br />
ordinamento — 3 anni).<br />
Essi nascono dall’esigenza di poter fornire agli studenti <strong>del</strong><br />
materiale didattico “tarato” su un corso di 6 crediti (circa 48-54<br />
ore di lezione ed esercizi in aula).<br />
Gli stessi appunti possono essere utilmente utilizzati in un corso<br />
di 9 crediti, se viene svolta in aula una esercitazione di tipo<br />
progettuale.<br />
Questi appunti non “costituiscono” né “sostituiscono” alcun libro<br />
di testo né, tanto meno, hanno la pretesa di avere alcun valore<br />
scientifico, ma puramente didattico.<br />
I libri di testo da cui sono tratte le nozioni riportate in questi<br />
appunti ed a cui si rimanda per approfondimenti sono:<br />
– G.E. Cantarella (a cura di) Introduzione alla tecnica dei<br />
trasporti e <strong>del</strong> traffico con elementi di economia dei trasporti.<br />
UTET, 2001.<br />
– E. Cascetta Teoria e metodi <strong>del</strong>l’ingegneria dei sistemi di<br />
trasporto. UTET, 1998.<br />
– M. de Luca Tecnica ed economia dei trasporti. CUEN, Napoli,<br />
1989.<br />
– B. Montella Pianificazione e controllo <strong>del</strong> traffico urbano.<br />
Mo<strong>del</strong>li e metodi. CUEN, 1996.<br />
– V. Torrieri Analisi <strong>del</strong> Sistema dei Trasporti. Falzea, 1990.<br />
L’autore è sin da ora grato a studenti e colleghi che vogliano<br />
evidenziare e comunicare i numerosi errori sicuramente presenti<br />
nel testo.<br />
3<br />
Mariano Gallo<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Finalità <strong>del</strong> corso:<br />
Introduzione al corso (1/3)<br />
Fornire agli studenti i principi fondamentali <strong>del</strong>la Tecnica ed<br />
Economia dei Trasporti, con particolare riferimento al trasporto<br />
stradale e ferroviario.<br />
La tecnica dei trasporti analizza le interazioni tra veicolo e via, per<br />
ciascun modo di trasporto (stradale, ferroviario, marittimo,<br />
aereo) utilizzando, tra l’altro, i risultati <strong>del</strong>la meccanica <strong>del</strong>la<br />
locomozione.<br />
L’analisi <strong>del</strong>le interazioni necessita <strong>del</strong>lo studio <strong>del</strong>le<br />
caratteristiche e <strong>del</strong>le componenti fondamentali dei veicoli, e <strong>del</strong>le<br />
caratteristiche <strong>del</strong>le infrastrutture di trasporto (vie e terminali);<br />
sia nel caso dei veicoli che nel caso <strong>del</strong>le infrastrutture, la<br />
progettazione è oggetto di altre discipline (l’ingegneria meccanica<br />
e l’ingegneria <strong>del</strong>le infrastrutture).<br />
Gli strumenti <strong>del</strong>la tecnica dei trasporti consentono di:<br />
– definire e progettare i requisiti funzionali dei veicoli e <strong>del</strong>le vie<br />
(ad esempio le pendenze massime ammissibili di una<br />
infrastruttura);<br />
– calcolare le prestazioni di un sistema di trasporto (tempi di<br />
percorrenza, capacità, ecc.);<br />
– tracciare i diagrammi <strong>del</strong> moto (curve spazio/tempo), utili a<br />
definire le prestazioni <strong>del</strong>l’intero sistema.<br />
4
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Introduzione al corso (2/3)<br />
L’economia dei trasporti studia le principali interazioni tra un<br />
sistema di trasporto ed il sistema socio economico in cui opera,<br />
con particolare riferimento agli effetti sui gestori di<br />
infrastrutture di trasporto, sulle aziende di trasporto, sugli<br />
utenti <strong>del</strong> sistema e sulla collettività. Infine, possono essere<br />
trattati gli effetti sul sistema economico generale e sullo sviluppo<br />
<strong>del</strong> territorio.<br />
Gli strumenti <strong>del</strong>l’economia dei trasporti consentono di:<br />
– valutare la convenienza economica (collettività) e/o finanziaria<br />
(imprenditore) di un progetto;<br />
– stimare i costi di gestione ed esercizio <strong>del</strong>le aziende di<br />
trasporto;<br />
– stimare il quantitativo di utenti che si servono di un<br />
determinato sistema di trasporto (domanda di trasporto).<br />
La tecnica ed economia dei trasporti è una disciplina di base per<br />
la Ingegneria dei sistemi di trasporto, che è quella branca<br />
<strong>del</strong>l’ingegneria che ha per scopo la analisi, la progettazione, la<br />
gestione ed il controllo dei sistemi di trasporto.<br />
Altre discipline <strong>del</strong>l’ingegneria dei sistemi di trasporto sono:<br />
– teoria dei sistemi di trasporto;<br />
– trasporti urbani e metropolitani;<br />
– progettazione dei sistemi di trasporto;<br />
– pianificazione dei trasporti.<br />
Alcune di queste discipline si studiano nei corsi di Laurea<br />
Specialistica.<br />
5<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Introduzione al corso (3/3)<br />
Sbocchi professionali <strong>del</strong>l’Ingegnere dei sistemi di trasporto:<br />
– Aziende di trasporto collettivo<br />
– Enti pubblici<br />
– Amministrazioni (Regioni, Provincie, Comuni)<br />
– Studi di progettazione e consulenza<br />
– Aziende di trasporto merci<br />
– Porti, aeroporti ed interporti<br />
– Libera professione<br />
Alcune possibili applicazioni <strong>del</strong>l’Ingegneria dei sistemi di<br />
trasporto:<br />
– Piani Regionali dei Trasporti<br />
– Piani Provinciali di Bacino<br />
– Piani Urbani <strong>del</strong>la Mobilità (PUM)<br />
– Piani Urbani <strong>del</strong> Traffico (PUT)<br />
– Progettazione sistemi di controllo semaforico<br />
– Progettazione <strong>del</strong>le reti di trasporto collettivo<br />
– Gestione <strong>del</strong>le aziende di trasporto<br />
– Gestione <strong>del</strong>l’esercizio di un sistema di trasporto collettivo<br />
– Piani di fattibilità<br />
– Valutazioni di impatto ambientale<br />
– Studi sulla domanda di mobilità<br />
– Piani di evacuazione<br />
– ..............................................<br />
6
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
<strong>TECNICA</strong> <strong>DEI</strong> <strong>TRASPORTI</strong><br />
Contenuti <strong>del</strong> corso (1/2)<br />
Trasporto stradale<br />
I veicoli<br />
Le infrastrutture<br />
Strade<br />
Intersezioni<br />
I terminali<br />
Parcheggi su strada<br />
Le interazioni tra veicoli e infrastrutture<br />
Le forze agenti sul veicolo<br />
L’equilibrio <strong>del</strong>le forze agenti sul veicolo<br />
I diagrammi <strong>del</strong> moto<br />
Le interazioni tra i veicoli<br />
Il diagramma fondamentale <strong>del</strong> deflusso<br />
Trasporto ferroviario<br />
I veicoli di trasporto ferroviario<br />
Le infrastrutture<br />
La strada ferrata<br />
Le stazioni<br />
Gli impianti di segnalamento<br />
Le interazioni tra veicoli e infrastrutture<br />
Le forze agenti sul veicolo<br />
L’equilibrio <strong>del</strong>le forze agenti sul veicolo e verifiche di<br />
stabilità<br />
Criteri di sicurezza per la circolazione in linea<br />
Capacità e potenzialità di una linea<br />
7<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
<strong>ECONOMIA</strong> <strong>DEI</strong> <strong>TRASPORTI</strong><br />
Contenuti <strong>del</strong> corso (2/2)<br />
I costi dei servizi di trasporto<br />
Costi di costruzione e manutenzione<br />
Costi di produzione dei servizi<br />
Costi di uso <strong>del</strong> servizio<br />
Il costo generalizzato<br />
La domanda di trasporto<br />
La simulazione <strong>del</strong>le scelte degli utenti<br />
I mo<strong>del</strong>li di domanda<br />
Le indagini per la stima <strong>del</strong>la domanda di mobilità<br />
L’interazione domanda-offerta<br />
La valutazione degli investimenti nel settore dei trasporti<br />
L’analisi Benefici-Costi<br />
8
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Il sistema di trasporto stradale<br />
Componenti <strong>del</strong> sistema:<br />
– Veicoli (motoveicoli, autoveicoli, autocarri, ecc.)<br />
– Infrastrutture (strade, parcheggi)<br />
– Sistemi di gestione e controllo (regole <strong>del</strong> C.d.S., impianti<br />
semaforici, ecc.)<br />
– Utenti<br />
– Ambiente esterno (per la valutazione degli impatti)<br />
I veicoli di trasporto stradale:<br />
– Ciclomotori e motoveicoli<br />
– Autoveicoli<br />
– Rimorchi e semirimorchi<br />
– Autoarticolati ed autosnodati<br />
– Autotreni autobus<br />
La sagoma limite<br />
Definisce le dimensioni massime consentite ai veicoli<br />
In funzione <strong>del</strong>la sagoma limite sono progettate le caratteristiche<br />
geometriche <strong>del</strong>le infrastrutture<br />
Altezza<br />
Larghezza<br />
Lunghezza<br />
9<br />
Altezza: 4,00-4,30 m<br />
Larghezza: 2,30-2.50 m<br />
Lunghezza: 7,50-18,00 m<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
I veicoli<br />
I limiti di massa dei veicoli<br />
– Motoveicoli 2,5 t<br />
– Autoveicoli 18,0 t (due assi) 24,0 t (tre assi)<br />
– Rimorchi da 6,0 t a 25,2 t (secondo assi)<br />
– Autoartic. e autosn. da 30,0 t a 44,0 t “<br />
– Autotreni da 24,0 t a 44,0 t “<br />
– Autobus da 19,0 t a 24,0 t “<br />
In funzione dei limiti di massa si progetta la resistenza <strong>del</strong>le<br />
infrastrutture (pavimentazioni, ponti e viadotti, ecc.)<br />
I limiti di velocità dipendono dal tipo di veicolo e dal tipo di strada.<br />
I componenti fondamentali di un veicolo sono:<br />
– la cassa<br />
– gli organi di propulsione (motore, cambio, trasmissione)<br />
– gli impianti (frenante, elettrico, ecc.)<br />
Lo studio dei componenti fondamentali di un veicolo sono oggetto<br />
di altre discipline (meccanica, elettronica, elettrotecnica)<br />
10
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Le infrastrutture stradali (1/2)<br />
Tipologie di classificazioni:<br />
– Norme CNR (1980)<br />
– Tipo I, II e III (strade a carreggiate separate con<br />
spartitraffico)<br />
– Tipo IV, V e VI (strade ad unica carreggiata)<br />
– Tipo A, B e C (strade a destinazione particolare)<br />
– Nuovo Codice <strong>del</strong>la Strada:<br />
– Autostrade<br />
– Strade extraurbane principali<br />
– Strade extraurbane secondarie<br />
– Strade urbane di scorrimento<br />
– Strade urbane di quartiere<br />
– Strade locali<br />
Le strade per appartenere alle diverse categorie devono<br />
possedere alcune caratteristiche, relativamente a:<br />
– Ambito territoriale (urbano o extraurbano)<br />
– Numero di corsie per senso di marcia<br />
– Velocità di progetto<br />
– Presenza e larghezza spartitraffico<br />
– Larghezza corsia<br />
– Capacità di riferimento per senso di marcia<br />
Per quanto riguarda la capacità gli ordini di grandezza sono:<br />
– 1.800-2.000 veic/h per corsia per strade extraurbane e urbane<br />
di scorrimento<br />
– 1.000-1.700 veic/h per corsia per strade urbane di quartiere e<br />
strade locali<br />
11<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Le infrastrutture stradali (2/2)<br />
Definizione di capacità:<br />
E’ il numero massimo di veicoli che possono attraversare nell’unità<br />
di tempo una sezione stradale<br />
Le strade extraurbane sono classificate anche secondo la loro<br />
funzione di collegamento in:<br />
– Statali: grandi direttrici <strong>del</strong> traffico nazionale, congiungono<br />
capoluoghi di regione o capoluoghi di provincia di regioni diverse,<br />
collegano alla rete stradale i porti, gli aeroporti, i centri di<br />
maggiore importanza turistica e culturale, ...<br />
– Regionali: direttrici <strong>del</strong> traffico regionale, collegano i capolughi<br />
di provincia <strong>del</strong>la regione o i comuni con la rete strdale,...<br />
– Provinciali: collegano al capoluogo di provincia ed alla rete<br />
statale e regionale i singoli comuni,...<br />
– Comunali: collegano il comune con le sue frazioni e con le<br />
stazioni ferroviarie, gli aeroporti i porti, ...<br />
I criteri di progettazione geometrica e strutturale <strong>del</strong>le strade<br />
sono oggetto <strong>del</strong> corso di Fondamenti di infrastrutture viarie<br />
12
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Le intersezioni<br />
Sono i punti di confluenza ed intersezione di più tronchi stradali<br />
Rivestono una fondamentale importanza in quanto sono la<br />
principale causa di congestione e di incidenti<br />
Definizioni:<br />
Corrente veicolare: insieme di veicoli che seguono la stessa<br />
traiettoria (effettuano la stessa manovra) ad una intersezione<br />
Punti di conflitto: punti di intersezione tra le diverse correnti<br />
veicolari (manovre)<br />
Tipologie di intersezioni:<br />
– Non semaforizzate (con regole di priorità): sono regolate da<br />
segnali di STOP, Dare precedenza o, secondo il C.d.S. con la<br />
precedenza a destra<br />
– Semaforizzate: sono regolate da un impianto semaforico che dà<br />
il via libera, alternativamente, alle varie correnti riducendo o<br />
annullando i punti di conflitto<br />
13<br />
Punto di conflitto<br />
Correnti veicolari<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
I parcheggi (1/2)<br />
Sono i luoghi destinati alla sosta dei veicoli stradali<br />
Di distinguono in:<br />
– Parcheggi su strada: ricavati ai margini <strong>del</strong>la carreggiata o in<br />
appositi spazi (piazze, strade chiuse)<br />
– Parcheggi fuori strada: apposite strutture, al di fuori <strong>del</strong>la<br />
carreggiata stradale (parcheggi multipiano e parcheggi a stalli<br />
mobili)<br />
Uno spazio di sosta è denominato stallo; le dimensioni di uno<br />
stallo sono 4,5-5,0 x 2,2-2,3 m.<br />
Gli stalli possono essere:<br />
– longitudinali<br />
(22 posti auto ogni<br />
100 metri)<br />
– inclinati (30, 45 o 60 gradi)<br />
(38-41 posti auto<br />
ogni 100 metri)<br />
– a pettine<br />
(43 posti auto ogni<br />
100 metri)<br />
14
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
I parcheggi (2/2)<br />
La capacità di un parcheggio (C S), su strada o fuori strada, è pari<br />
al numero massimo di vetture che può usufruire <strong>del</strong> parcheggio in<br />
un giorno; essa dipende dal numero di stalli (n S) e dalla durata<br />
media <strong>del</strong>la sosta (t S):<br />
C S = n S / t S<br />
I parcheggi multipiano sono, in generale, strutture di sosta a<br />
pagamento, con un gran numero di stalli, disposti su più piani.<br />
Essi sono molto usati come parcheggi di interscambio modale<br />
(park and ride) e come parcheggi seminterrati nei centri cittadini.<br />
I parcheggi a stalli mobili consentono, a parità di spazio, di<br />
disporre un numero più elevato di stalli; gli svantaggi sono: i tempi<br />
di servizio ed i costi di gestione elevati. Sono utilizzati<br />
soprattutto nei condomini.<br />
15<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Sistema di riferimento<br />
Le forze agenti sul veicolo<br />
x<br />
z<br />
y<br />
Fissare un sistema di riferimento è utile per poter individuare e<br />
studiare le diverse componenti <strong>del</strong>le forze che agiscono sul veicolo.<br />
Le forze che agiscono su un veicolo possono essere distinte in:<br />
– Forze di aderenza<br />
– Forza peso<br />
– Resistenze al moto (forze che si oppongono al moto <strong>del</strong> veicolo)<br />
o resistenza al rotolamento<br />
o resistenza in curva<br />
o componente <strong>del</strong>la forza peso che si oppone al moto (per<br />
moto in salita)<br />
o resistenza aerodinamica<br />
– Forze frenanti<br />
– Forze di trazione<br />
16<br />
Verso <strong>del</strong> moto
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Aderenza (1/4)<br />
Lungo l’asse verticale (z), la sede stradale esercita una reazione<br />
uguale ed opposta alla risultante, Fz tot, di tutte le forze verticali<br />
scaricate dal veicolo (in generale la componente <strong>del</strong>la forza peso<br />
ortogonale alla pavimentazione).<br />
Tale reazione, ancora pari a Fz tot, è distribuita tra le superfici di<br />
impronta dei pneumatici:<br />
Fz i<br />
s pz i<br />
Fz tot<br />
Le pressioni superficiali medie (tensioni normali) che agiscono<br />
sulle aree di impronta dei pneumatici sono date da:<br />
σ s = Fz i / s pz i = Fz / s pz (ipotizzando una distribuzione uniforme<br />
dei carichi)<br />
Alle tensioni normali, σ s, se il veicolo è in movimento, si accoppiano<br />
<strong>del</strong>le tensioni tangenziali, τ s, agenti nel piano xy, che dipendono dal<br />
tipo di contatto tra pneumatici e pavimentazione.<br />
Si ha aderenza quando le due superfici a contatto “non scorrono”<br />
tra loro.<br />
Si ha attrito quando, invece, le superfici a contatto “scorrono”<br />
tra loro.<br />
17<br />
∑ i Fz i = Fz tot<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Aderenza (2/4)<br />
Consideriamo le sole componenti secondo l’asse <strong>del</strong> moto <strong>del</strong>le<br />
tensioni tangenziali ed indichiamone il valore medio con τ s y; la<br />
forza tangenziale totale che la pavimentazione trasmette ad ogni<br />
pneumatico è pari a:<br />
Fy = τ s y s pz<br />
Il rapporto tra Fy ed Fz è un coefficiente, pari evidentemente al<br />
rapporto tra τ s y e σ s (intesi sempre come valori medi):<br />
Fy / Fz = τ s y / σ s = f<br />
Fino ad un certo valore <strong>del</strong> rapporto Fy / Fz si rimane in condizione<br />
di aderenza (senza scorrimento relativo tra le superfici a<br />
contatto), oltre un certo limite si è in condizioni di attrito (si ha<br />
scorrimento relativo tra le superfici a contatto).<br />
Il coefficiente di aderenza limite, f ay, è il valore limite <strong>del</strong> rapporto<br />
Fy / Fz oltre il quale si passa in condizioni di attrito.<br />
Pertanto, per permanere in condizioni di aderenza si deve avere:<br />
Fy ≤ f ay Fz<br />
La quantità f ay Fz è detta forza di aderenza massima, ed è il<br />
valore massimo <strong>del</strong>la forza tangenziale che la sede stradale può<br />
trasmettere al pneumatico.<br />
18
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Aderenza (3/4)<br />
Se il pneumatico scorre rispetto alla sede stradale, la forza che si<br />
instaura tra i corpi a contatto è detta forza di attrito ed è pari<br />
a:<br />
Fa y = f att Fz<br />
dove:<br />
f att è detto coefficiente di attrito<br />
Si ha sempre: f att < f ay<br />
Entrambi i coefficienti si ricavano sperimentalmente e dipendono<br />
da diversi fattori:<br />
– natura e caratteristiche <strong>del</strong>la superficie stradale<br />
– disegno <strong>del</strong> battistrada e pressione <strong>del</strong> pneumatico<br />
– velocità di avanzamento <strong>del</strong> veicolo<br />
– presenza di acqua, umidità, polvere ghiaccio<br />
Valori indicativi <strong>del</strong> coefficiente di aderenza:<br />
– conglomerato bituminoso asciutto 0,4-0,6<br />
– “ “ umido 0,3-0,5<br />
– “ “ bagnato 0,1-0,3<br />
– conglomerato cementizio asciutto 0,6-0,8<br />
– “ “ umido 0,4-0,5<br />
– “ “ bagnato 0,2-0,4<br />
– strada oleosa 0,1-0,2<br />
– ghiaccio 0,05-0,1<br />
Si noti come la forza massima trasmissibile, pari al prodotto <strong>del</strong><br />
coefficiente di aderenza per la risultante <strong>del</strong>le forze verticali, si<br />
dimezzi al passare da strada asciutta a strada bagnata.<br />
19<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Aderenza (4/4)<br />
Se si considera il veicolo nel suo insieme:<br />
– in fase di moto la forza di aderenza massima è proporzionale al<br />
peso che il veicolo scarica sulle ruote motrici (peso aderente,<br />
Fz ad):<br />
Fy ≤ f ay Fz ad<br />
– in fase di frenatura la forza di aderenza massima è<br />
proporzionale al peso che il veicolo scarica sulle ruote frenanti<br />
(peso frenato, Fz fr):<br />
Fy ≤ f ay Fz fr<br />
Per le autovetture, in generale, solo due ruote sono motrici, per<br />
cui il peso aderente è inferiore (circa ½) al peso totale; per le auto<br />
a trazione integrale (4x4) il peso aderente è pari al peso totale.<br />
Invece, in generale, tutte le ruote sono frenanti, per cui il peso<br />
frenato è pari al peso totale.<br />
Nella figura seguente si riporta l’andamento teorico <strong>del</strong>le forze<br />
(normali e tangenziali) trasmesse dalla sede stradale al<br />
pneumatico (in precedenza si è sempre considerato un loro valore<br />
medio, come se fossero uniformemente distribuite), nel caso di<br />
veicolo fermo e di veicolo in movimento:<br />
Forza Normale Forza tangenziale<br />
Fz Fz<br />
20<br />
Fy = 0 Fy
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Resistenze al moto (1/5)<br />
Sono tutte le forze esterne che si oppongono al moto di un veicolo<br />
Resistenza al rotolamento<br />
Durante il moto di un veicolo stradale, la reazione <strong>del</strong>la<br />
pavimentazione, risultante degli sforzi normali trasmessi alla<br />
ruota, è spostata dal lato <strong>del</strong> moto rispetto all’asse <strong>del</strong>la ruota:<br />
Fz<br />
ef<br />
Fz<br />
21<br />
Nasce pertanto una “coppia<br />
resistente” pari a: Fz ef<br />
L’eccentricità ef, e pertanto la<br />
resistenza, aumenta<br />
all’aumentare <strong>del</strong>la velocità<br />
Sperimentalmente si è visto che, per veicoli in moto rettilineo, la<br />
resistenza al rotolamento si può esprimere come una forza pari a:<br />
rr = m (c + b v2 )<br />
dove:<br />
m è la massa <strong>del</strong> veicolo (kg)<br />
c e b sono parametri sperimentali (m/sec2 ; 1/m)<br />
v è la velocità <strong>del</strong> veicolo (m/sec)<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Forza peso<br />
Resistenze al moto (2/5)<br />
E’ una forza che si somma alle resistenze solo per veicoli su di un<br />
piano inclinato; ha lo stesso segno <strong>del</strong>le resistenze per moto in<br />
salita; ha segno opposto per moto in discesa.<br />
La forza peso è diretta verso il centro <strong>del</strong>la terra, è applicata al<br />
baricentro <strong>del</strong> veicolo ed è pari a:<br />
P = m g<br />
dove:<br />
m è la massa complessiva <strong>del</strong> veicolo (kg)<br />
g è l’accelerazione di gravità (9,81 m/sec2 )<br />
Nel caso di un veicolo su un piano inclinato, la componente che si<br />
oppone al moto è:<br />
P sen(γ)<br />
P sen(γ) ≅ P tg (γ) = P i = m g i<br />
γ<br />
P cos(γ)<br />
P<br />
con “i” pendenza <strong>del</strong>la livelletta (positiva se salita)<br />
22
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Resistenza in curva<br />
Resistenze al moto (3/5)<br />
E’ molto modesta per veicoli stradali. E’ dovuta al moto di deriva<br />
prodotto dall’azione <strong>del</strong>la forza centrifuga sul veicolo.<br />
La forza centrifuga è una forza applicata al baricentro <strong>del</strong> veicolo,<br />
con direzione nel piano <strong>del</strong> moto ed ortogonale alla tangente alla<br />
traiettoria, pari a:<br />
Fc = m v2 / R<br />
con:<br />
m massa <strong>del</strong> veicolo (kg)<br />
v velocità <strong>del</strong> veicolo (m/sec)<br />
R raggio <strong>del</strong>la curva (m)<br />
Sperimentalmente si è visto che, per i veicoli stradali, la<br />
resistenza in curva è proporzionale alla forza centrifuga:<br />
dove c c vale 0,01-0,02.<br />
Fc<br />
R<br />
r c = c c m v 2 / R<br />
23<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Resistenza aerodinamica<br />
Resistenze al moto (4/5)<br />
E’ la resistenza che incontra un veicolo muovendosi in un fluido, in<br />
questo caso aria.<br />
Si scompone in: Frontale<br />
Posteriore<br />
Laterale<br />
Per le autovetture, in generale, si trascurano i termini dovuti alla<br />
resistenza posteriore e laterale.<br />
La resistenza aerodinamica, nel verso <strong>del</strong> moto,si calcola con la<br />
seguente formula sperimentale:<br />
r ay = ½ c y s y ρ v ry 2<br />
dove:<br />
c y è il coefficiente di forma <strong>del</strong> veicolo (si misura<br />
sperimentalmente nelle gallerie <strong>del</strong> vento; per<br />
autovetture varia da 0,28 a 0,40)<br />
sy è l’area <strong>del</strong>la sezione maestra <strong>del</strong> veicolo (la più estesa<br />
<strong>del</strong>le sezioni trasversali <strong>del</strong> veicolo; 1,5-2,2 mq per le<br />
autovetture)<br />
ρ è la densità <strong>del</strong>l’aria (circa 1,2 kg/m3 )<br />
vry è la velocità relativa <strong>del</strong> veicolo rispetto a quella <strong>del</strong><br />
vento nella direzione <strong>del</strong> moto (m/sec)<br />
24
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Forza resistente complessiva<br />
Resistenze al moto (5/5)<br />
E’ la somma di tutte le resistenze al moto:<br />
R y = ± m g i + ½ c y s y ρ v ry 2 + cc m v 2 / R + m (c + b v 2 )<br />
che si può sinteticamente scrivere (noti tutti i termini):<br />
R y = W + Z v 2<br />
Le resistenze al moto hanno, pertanto, andamento quadratico<br />
con la velocità.<br />
25<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
ESERCITAZIONE SULLE RESISTENZE AL MOTO<br />
Calcolare il valore <strong>del</strong>la resistenza totale cui è soggetta<br />
un’autovettura che ha le seguenti caratteristiche:<br />
massa: m = 500 kg<br />
superficie maestra: sy = 2 mq<br />
coeff. di forma: cy = 0,32<br />
coeff. per resist. al rotol.: c = 0,25 m/sec2 b = 5*10-6 1/m<br />
coeff. per resist. in curva: cc = 0,02<br />
L’auto sta percorrendo una curva di raggio 1 km ed una livelletta di<br />
pendenza pari al 6 %, con la velocità di 60 km/h.<br />
Il vento è assente.<br />
26
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Forza frenante (1/2)<br />
La forza frenante può essere anche essa vista come una forza<br />
esterna al veicolo, anche se prodotta da impianti frenanti facenti<br />
parte <strong>del</strong> veicolo stesso.<br />
Essa si ottiene applicando alle ruote una coppia frenante di verso<br />
opposto al senso di rotazione <strong>del</strong>le ruote.<br />
Esempi di sistemi frenanti per le autovetture:<br />
Freno a disco Freno a tamburo<br />
dove:<br />
per il freno a disco:<br />
FF è la forza che la pinza (ferodi), solidale al veicolo, applica<br />
al disco, solidale alla ruota<br />
è il coefficiente di attrito tra pinza e disco<br />
f F<br />
f F F F<br />
d F/2<br />
d<br />
per il freno a tamburo:<br />
F F è la forza che le ganasce, solidali al veicolo, applicano<br />
alla superficie interna di un cilindro cavo (tamburo),<br />
solidale alla ruota<br />
f F è il coefficiente di attrito tra ganasce e tamburo<br />
27<br />
f F F F<br />
F F<br />
d F/2<br />
d<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Forza frenante (2/2)<br />
In entrambi i casi nasce una coppia frenante esprimibile come:<br />
Freno a disco: C F = f F F F d F/2<br />
Freno a tamburo: C F = f F F F d F<br />
La forza frenante si ottiene dall’equilibrio alla rotazione <strong>del</strong>la<br />
ruota intorno al proprio asse:<br />
d/2<br />
d<br />
Ry<br />
r F = C F/(d/2)<br />
Pertanto la forza frenante assume i seguenti valori:<br />
Freno a disco: r F = f F F F d F/d<br />
Freno a tamburo: r F = 2 f F F F d F/d<br />
C F<br />
P<br />
Fz = -P<br />
28<br />
verso <strong>del</strong> moto
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Forza di trazione (1/9)<br />
La forza di trazione è applicata al veicolo e ne favorisce il moto.<br />
La trazione in un veicolo terrestre può avvenire in due modi<br />
differenti:<br />
– attraverso il motore che produce una coppia motrice che a sua<br />
volta è trasmessa alle ruote motrici<br />
– attraverso una forza esterna, applicata in un punto di traino<br />
(per i veicoli trainati, quali rimorchi, vagoni ferroviari o funicolari)<br />
Esaminiamo il caso di un veicolo motore e vediamo quali<br />
caratteristiche ha la coppia motrice.<br />
I motori possono essere elettrici o a combustione interna (a<br />
benzina o a gasolio); nel seguito ci si riferisce a questi ultimi.<br />
Per un motore a combustione interna, si definisce, per via teorica,<br />
una curva che lega la potenza N1 (unità di misura kW) al numero di<br />
giri <strong>del</strong> motore n1 (unità di misura giri/sec), note le caratteristiche<br />
<strong>del</strong> motore (numero dei cilindri, area <strong>del</strong> pistone, corsa dei pistoni,<br />
pressione media durante la fase di espansione <strong>del</strong> pistone, ecc.):<br />
N1 = N1(n1)<br />
La coppia C1 presente sull’albero motore si calcola come rapporto<br />
tra la potenza ed il numero di giri:<br />
C1 = N1/n1<br />
29<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Forza di trazione (2/9)<br />
In generale, il calcolo teorico di queste caratteristiche è<br />
praticamente impossibile (diversi fattori relativi al rendimento <strong>del</strong><br />
motore ed alla difficoltà di calcolo <strong>del</strong>la pressione di espansione<br />
non possono essere valutati correttamente senza una<br />
sperimentazione), ed è effettuato solo in una fase preliminare di<br />
progettazione <strong>del</strong> motore.<br />
In generale le caratteristiche di coppia e potenza si ricavano<br />
sperimentalmente su un banco di prova; più precisamente, si<br />
ricava la curva coppia/n. di giri, C1(n1), sul banco di prova e si<br />
calcola la corrispondente potenza come N1 = C1 n1.<br />
L’andamento <strong>del</strong>le curve di coppia e di potenza, per un motore a<br />
combustione interna, sono di seguito riportate.<br />
Curva di coppia Curva di potenza<br />
30
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Forza di trazione (3/9)<br />
Il numero di giri <strong>del</strong> motore viene trasferito alle ruote (numero di<br />
giri <strong>del</strong>le ruote) attraverso gli organi di trasmissione (cambio,<br />
albero di trasmissione, differenziale).<br />
Alle ruote si può definire una coppia C ed una potenza N; la<br />
potenza sarà pari alla potenza <strong>del</strong> motore moltiplicato per il<br />
rendimento <strong>del</strong>la trasmissione:<br />
con η circa uguale a 0,87.<br />
N = N1 η<br />
La coppia è pari al rapporto tra la potenza e la velocità angolare<br />
ω <strong>del</strong>le ruote:<br />
C = N/ω<br />
Considerato che la velocità angolare <strong>del</strong>le ruote è legata al<br />
numero di giri <strong>del</strong>le ruote n dalla relazione:<br />
ω = 2 π n<br />
Si possono definire, pertanto, due relazioni, analoghe a quelle<br />
definite per il motore (in corrispondenza <strong>del</strong>l’albero motore), anche<br />
per le ruote motrici:<br />
C = C(n) N = N(n)<br />
Queste relazioni hanno lo stesso andamento <strong>del</strong>le precedenti.<br />
31<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Forza di trazione (4/9)<br />
Il numero di giri <strong>del</strong>le ruote è legato al numero di giri <strong>del</strong> motore<br />
dalla relazione:<br />
n = n1 / (m c m p)<br />
dove:<br />
m c è il rapporto al cambio, pari al rapporto tra il numero di<br />
giri <strong>del</strong> motore ed il numero di giri che, tramite un<br />
ingranaggio riduttore, viene trasmesso all’albero di<br />
m p<br />
trasmissione secondario (m c = n1/n2)<br />
è il rapporto al ponte, pari al rapporto tra il numero di<br />
giri <strong>del</strong>l’albero di trasmissione secondario ed il numero di<br />
giri che, tramite il differenziale, viene trasmesso alle<br />
ruote (m p = n2/n)<br />
Entrambi i rapporti sono molto maggiori di 1 (ad esempio pari a<br />
6).<br />
Esempio:<br />
Giri motore 5.000 giri/min<br />
Se fossero m c = m p = 1 si dovrebbero avere 5.000 giri al minuto<br />
<strong>del</strong>le ruote; ciò comporterebbe una velocità <strong>del</strong> veicolo (in prima<br />
marcia) pari a:<br />
v = 5.000 x π d = 5.000 x 3,14 x 0,8 = 12.560 m/min = 753 km/h<br />
dove d è il diametro <strong>del</strong>la ruota.<br />
Utilizzando, invece, i rapporti al ponte e al cambio (ad esempio 5 e<br />
5):<br />
v = (5.000/25) x 3,14 x 0,8 = 502 m/min = 30 km/h<br />
32
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Forza di trazione (5/9)<br />
Esaminiamo l’equilibrio di una ruota motrice, soggetta ad una<br />
coppia di trazione C, alla forza peso P ed alle resistenze al moto<br />
Ry:<br />
d/2<br />
d<br />
Ry<br />
Fz = -P<br />
Per l’equilibrio alla rotazione intorno al centro <strong>del</strong>la ruota, si ha:<br />
Fy = C/(d/2) = T<br />
dove T è detto sforzo di trazione applicato alle ruote motrici.<br />
C<br />
P<br />
Esso non può mai superare il valore limite <strong>del</strong>la forza di aderenza.<br />
33<br />
Fy<br />
verso <strong>del</strong> moto<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Forza di trazione (6/9)<br />
A sua volta, la velocità <strong>del</strong> veicolo v, è legata al numero di giri <strong>del</strong>le<br />
ruote dalla relazione:<br />
v = π d n<br />
Pertanto, la relazione tra coppia e numero di giri può essere<br />
trasformata in una relazione tra forza di trazione e velocità <strong>del</strong><br />
veicolo:<br />
C = C(n) ⇒ T = T(v)<br />
Le due relazioni, a meno <strong>del</strong>la scala di rappresentazione grafica,<br />
coincidono e, sia l’una che l’altra, prendono il nome di<br />
caratteristica di trazione di un veicolo.<br />
34
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Forza di trazione (7/9)<br />
Curva caratteristica di trazione “ideale”<br />
Affinché un motore sia utilizzabile ai fini <strong>del</strong>la trazione è<br />
opportuno che la caratteristica di trazione (C = C(n) o T = T(v))<br />
sia decrescente, in modo che sia possibile:<br />
– disporre di un’ampia gamma di valori di coppie alle ruote;<br />
– disporre di coppie motrici [sforzi di trazione] maggiori in<br />
corrispondenza di numeri di giri [velocità] minori, in modo da<br />
poter ridurre il tempo necessario per raggiungere il moto a<br />
regime;<br />
– ottenere un comportamento autoregolante <strong>del</strong> motore: se una<br />
causa esterna (ad esempio aumento <strong>del</strong>le resistenze) fa<br />
allontanare il motore da una condizione di funzionamento a<br />
regime (equilibrio tra resistenze e sforzi di trazione), è il motore<br />
stesso a ritrovare un’altra condizione di funzionamento a<br />
regime.<br />
Il motore ideale è un motore a potenza costante:<br />
N = C ω = cost.<br />
Per tale motore si ha anche, viste le relazioni tra ω ed n, tra C e T<br />
e tra n e v:<br />
C n = cost. T v = cost.<br />
Per un motore ideale, pertanto, la caratteristica di trazione è<br />
iperbolica.<br />
35<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
N<br />
n [v]<br />
Forza di trazione (8/9)<br />
T 2<br />
T 1<br />
T [C]<br />
Caratteristica di trazione ideale<br />
Il motore è autoregolante: un veicolo che viaggia in equilibrio (tra<br />
forze di trazione e resistenze) alla velocità v 1 con sforzo di<br />
trazione T 1 se incontra <strong>del</strong>le maggiori resistenze (o un’altra causa<br />
esterna), ad esempio una livelletta in salita, diminuisce la propria<br />
velocità a v 2; al nuovo regime il veicolo è in grado di produrre uno<br />
sforzo di trazione maggiore T 2, tale da compensare l’incremento di<br />
resistenze al moto e ritrovare una nuova condizione di equilibrio.<br />
Solo i motori elettrici si avvicinano ad avere una caratteristica di<br />
trazione ideale.<br />
Per i motori a combustione interna, si utilizza il cambio in modo da<br />
avvicinarsi ad una caratteristica ideale di trazione, sfruttando i<br />
tratti decrescenti <strong>del</strong>la curva caratteristica. Più precisamente, si<br />
cerca di utilizzare il motore per un numero di giri compresi tra la<br />
coppia massima e la potenza massima.<br />
Si ricordi che la caratteristica di trazione è relativa al veicolo<br />
(relazione tra coppia [trazione] e numero giri ruote [velocità]) e<br />
non al motore.<br />
36<br />
v 2<br />
v 1<br />
v [n]
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Forza di trazione (9/9)<br />
Il cambio<br />
Un motore a combustione interna ha una caratteristica di<br />
trazione ben diversa da quella ideale (crescente per un basso<br />
numero di giri e decrescente successivamente), con una curva di<br />
potenza non costante:<br />
C, N C N<br />
Il cambio consente, a parità di numero di giri all’albero motore, di<br />
variare il numero di giri all’albero di trasmissione secondario e<br />
quindi alle ruote.<br />
Scegliendo opportunamente i rapporti è possibile ottenere un<br />
inviluppo <strong>del</strong>le caratteristiche di trazione tali da avvicinarsi ad una<br />
caratteristica ideale sfruttando i tratti decrescenti <strong>del</strong>le curva di<br />
coppia. In generale, si tende ad utilizzare il motore in un intervallo<br />
di numero di giri compreso tra il valore corrispondente alla coppia<br />
massima e quello corrispondente alla potenza massima.<br />
C<br />
Primo rapporto<br />
Secondo<br />
Terzo<br />
37<br />
n<br />
Quarto<br />
n<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
L’equilibrio <strong>del</strong>le forze agenti su un veicolo (1/5)<br />
Il legame tra le forze agenti sul veicolo è definito tramite il<br />
secondo principio <strong>del</strong>la dinamica:<br />
F = m a<br />
dove:<br />
F è la risultante <strong>del</strong>le forze agenti sul veicolo (N)<br />
m è la massa <strong>del</strong> veicolo (kg)<br />
a è l’accelerazione applicata al veicolo (m/sec2 )<br />
Nel seguito si considera solo l’equilibrio nel verso <strong>del</strong> moto.<br />
Se si indica con T la forza motrice e con R la risultante <strong>del</strong>le<br />
resistenze al moto, la relazione che governa il moto <strong>del</strong> veicolo è:<br />
T − R = m a = m dv/dt = r in<br />
r in = m a rappresenta la forza di inerzia cui è sottoposto il veicolo.<br />
In condizioni di moto uniforme la forza di inerzia è nulla e si ha<br />
perfetto equilibrio tra forza motrice e resistenze al moto:<br />
T − R = 0<br />
Il veicolo durante il moto passa continuamente da fasi di<br />
accelerazione (T > R) a fasi con moto a regime (T = R) a fasi di<br />
decelerazione (T < R). In generale la fase di perfetto equilibrio <strong>del</strong>le<br />
forze si ha solo su tratti rettilinei e per brevi intervalli di tempo.<br />
38
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
L’equilibrio <strong>del</strong>le forze agenti su un veicolo (2/5)<br />
La forza di inerzia lungo l’asse <strong>del</strong> moto ha sempre verso opposto<br />
all’accelerazione <strong>del</strong> veicolo; essa è somma <strong>del</strong>l’inerzia <strong>del</strong>le masse<br />
traslanti e di quella <strong>del</strong>le masse rotanti <strong>del</strong> veicolo.<br />
In generale, si tiene conto <strong>del</strong>l’inerzia <strong>del</strong>le masse rotanti<br />
moltiplicando la massa m <strong>del</strong> veicolo per un coefficiente µ<br />
maggiore di 1.<br />
In definitiva l’equazione che definisce il moto di un veicolo, detta<br />
equazione <strong>del</strong>la trazione, è data da:<br />
T − R = µ m dv/dt = m E dv/dt<br />
dove:<br />
µ assume valori compresi tra 1,1 ed 1,3<br />
m E è detta massa equivalente <strong>del</strong> veicolo<br />
Considerato che sia la forza di trazione che le resistenze sono<br />
funzioni <strong>del</strong>la velocità <strong>del</strong> veicolo, l’equazione <strong>del</strong>la trazione si può<br />
scrivere:<br />
T(v) − R(v) = µ m dv/dt<br />
L’integrazione <strong>del</strong>l’equazione <strong>del</strong>la trazione consente di conoscere<br />
istante per istante i parametri <strong>del</strong> moto <strong>del</strong> veicolo e, quindi, in<br />
ultima analisi le prestazioni <strong>del</strong> veicolo stesso.<br />
39<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
L’equilibrio <strong>del</strong>le forze agenti su un veicolo (3/5)<br />
L’integrazione <strong>del</strong>l’equazione <strong>del</strong>la trazione consente il<br />
tracciamento dei diagrammi <strong>del</strong> moto ed il calcolo <strong>del</strong>le<br />
prestazioni <strong>del</strong> veicolo isolato.<br />
L’integrazione <strong>del</strong>l’equazione <strong>del</strong>la trazione viene fatta alle<br />
differenze finite, con un procedimento di calcolo iterativo.<br />
L’equazione <strong>del</strong>la trazione alle differenze finite si scrive come:<br />
da cui:<br />
T(v) − R(v) = µ m ∆v/∆t<br />
∆v = [T(v) − R(v)] ∆t/(µ m)<br />
40
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
L’equilibrio <strong>del</strong>le forze agenti su un veicolo (4/5)<br />
Procedura:<br />
si fissano l’istante di tempo iniziale t 0, l’incremento di tempo ∆t,<br />
la velocità iniziale v 0 (= 0 se il veicolo parte da fermo)<br />
detta v t la velocità al generico istante t (pari a v 0 all’istante di<br />
tempo t 0)<br />
si calcolano T(v t) ed R(v t), rispettivamente dalla curva<br />
caratteristica di trazione e dalla formula per le resistenze totali<br />
si calcola l’incremento di velocità corrispondente:<br />
∆v(t) = [T(v t) − R(v t)] ∆t/(µ m)<br />
si ottiene il nuovo valore di velocità alla fine <strong>del</strong>l’intervallo ∆t come<br />
v(t+∆t) = v(t) + ∆v(t)<br />
si calcola la velocità media nell’intervallo di tempo (t, t+∆t) come<br />
v m = [v(t) + v(t+∆t)]/2<br />
si calcola lo spazio percorso nell’intervallo di tempo (t, t+∆t) come<br />
∆s = v m ∆t<br />
si calcola il tempo percorso sommando tutti i ∆t e lo spazio<br />
percorso sommando tutti i ∆s<br />
41<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
L’equilibrio <strong>del</strong>le forze agenti su un veicolo (5/5)<br />
Il diagramma in cui si riporta sull’asse orizzontale il tempo e<br />
sull’asse verticale lo spazio percorso è detto diagramma <strong>del</strong> moto.<br />
Utilizzando l’integrazione <strong>del</strong>l’equazione <strong>del</strong>la trazione è possibile<br />
calcolare:<br />
– lo spazio di arresto di un veicolo ed il tempo di frenatura<br />
– il tempo che occorre per raggiungere la velocità di regime<br />
(tempo di avviamento) ed il relativo spazio percorso (spazio di<br />
accelerazione)<br />
– la velocità massima di un veicolo, la velocità media e la velocità<br />
commerciale<br />
– il tempo impiegato a percorrere una data tratta<br />
– ....<br />
In effetti, dal tracciamento <strong>del</strong> diagramma <strong>del</strong> moto si possono<br />
ricavare tutte le caratteristiche <strong>del</strong> moto <strong>del</strong> veicolo isolato e le<br />
sue prestazioni.<br />
42
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
ESERCITAZIONE SULL’INTEGRAZIONE DELL’EQUAZIONE DELLA<br />
TRAZIONE<br />
Si tracci il diagramma <strong>del</strong> moto in avviamento, fino al<br />
raggiungimento <strong>del</strong>la velocità massima, per un veicolo che ha le<br />
seguenti caratteristiche:<br />
massa m = 1.000 kg<br />
potenza N = 65 kW<br />
coeff. masse rotanti µ = 1,1<br />
coeff. di aderenza f ay = 0,4<br />
peso aderente 60% peso totale<br />
resistenze al moto R(v) = 200 + v 2<br />
caratteristica di trazione ideale T v = N<br />
Si ipotizzi che in avvio si sia nelle condizioni limite <strong>del</strong>l’aderenza<br />
43<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
SVOLGIMENTO (PRIMA ITERAZIONE)<br />
Le relazioni degli sforzi di trazione e <strong>del</strong>le resistenze sono:<br />
T(v) = N/v = 65.000/v<br />
R(v) = 200 + v 2<br />
Si fissi ∆t = 10 sec<br />
All’istante di tempo iniziale si ha v = 0, per cui lo sforzo di<br />
trazione è pari al massimo trasferibile per aderenza, mentre le<br />
resistenze sono pari a 200 N:<br />
T(0) = f ay 0,6 m g = 0,4 x 0,6 x 1.000 x 9,81 = 2.354 N<br />
R(0) = 200 N<br />
La variazione di velocità è pari a:<br />
∆v(0) = [T(0) − R(0)] ∆t/(µ m) = (2.354 − 200)x10 / (1,1 x 1.000)<br />
= 19,6m/sec<br />
La velocità media è pari a:<br />
v m = (0 + 19,6)/2 = 9,8 m/sec<br />
Spazio percorso:<br />
∆s = v m ∆t = 9,8 x 10 = 98 m<br />
44
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
SVOLGIMENTO (SECONDA ITERAZIONE)<br />
Alla seconda iterazione si ha:<br />
R(19,6) = 200 + 19,6 2 = 584,2 N<br />
Lo sforzo di trazione è il più piccolo tra quello trasmissibile per<br />
trazione e quello calcolato con la caratteristica di trazione:<br />
T(19,6) = min (2.354; 65.000/19,6) = min (2.354; 3.316) =<br />
2.354 N<br />
La variazione di velocità è pari a:<br />
∆v(10”) = [T(19,6) − R(19,6)] ∆t/(µ m) = (2.354 − 584,2)x10 / (1,1<br />
x 1.000) = 16,1 m/sec<br />
La velocità alla fine <strong>del</strong> tratto è pari a: 19,6 + 16,1 = 35,7 m/sec<br />
La velocità media è pari a:<br />
v m = (19,6 + 35,7)/2 = 27,7 m/sec<br />
Spazio percorso:<br />
∆s = v m ∆t = 27,7 x 10 = 277 m<br />
45<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
SVOLGIMENTO (TERZA ITERAZIONE)<br />
Alla terza iterazione si ha:<br />
R(35,7) = 200 + 35,7 2 = 1.474 N<br />
Lo sforzo di trazione è il più piccolo tra quello trasmissibile per<br />
trazione e quello calcolato con la caratteristica di trazione:<br />
T(35,7)= min (2.354; 65.000/35,7) = min (2.354; 1821) = 1.821 N<br />
La variazione di velocità è pari a:<br />
∆v(20”) = [T(35,7) − R(35,7)] ∆t/(µ m) = (1.821 − 1.474)x10 / (1,1<br />
x 1.000) = 3,2 m/sec<br />
La velocità alla fine <strong>del</strong> tratto è pari a: 35,7 + 3,2 = 38,9 m/sec<br />
La velocità media è pari a:<br />
v m = (35,7 + 38,9)/2 = 37,3 m/sec<br />
Spazio percorso:<br />
∆s = v m ∆t = 37,3 x 10 = 373 m<br />
46
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
SVOLGIMENTO (QUARTA ITERAZIONE)<br />
Alla quarta iterazione si ha:<br />
R(38,9) = 200 + 38,9 2 = 1.713 N<br />
Lo sforzo di trazione è:<br />
T(38,9) = 65.000/38,9 = 1670 N<br />
Essendo lo sforzo di trazione inferiore alle resistenze, la velocità<br />
di 38,9 m/sec non si raggiunge; la velocità massima si ottiene<br />
eguagliando T ed R:<br />
200 + v 2 = 65.000/v<br />
v 3 + 200 v — 65.000 = 0<br />
Per tentativi si ottiene v = 38,55 m/sec = 139 km/h<br />
La velocità massima è, pertanto, raggiunta in poco meno di 30”.<br />
Lo spazio percorso in 30” è pari a: 98 + 277 + 373 = 748 m<br />
La velocità media nei 30” è pari a = 748 m / 30 sec = 24,9 m/sec<br />
= 89,8 km/h<br />
47<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
I diagrammi <strong>del</strong> moto “tipo” (1/10)<br />
Sono diagrammi <strong>del</strong> moto “semplificati” e rappresentativi di<br />
andamenti ricorrenti <strong>del</strong> moto di un veicolo isolato.<br />
Diamo preventivamente <strong>del</strong>le definizioni sulle grandezze<br />
cinematiche rappresentative <strong>del</strong> moto di un veicolo isolato.<br />
Si indichi con:<br />
t il generico istante di tempo in cui si osserva in veicolo<br />
(misurato rispetto ad un tempo zero di riferimento)<br />
s(t) l’ascissa curvilinea che individua la posizione <strong>del</strong> veicolo<br />
all’istante di tempo t (misurata rispetto ad una<br />
ascissa zero di riferimento)<br />
Si definisce velocità istantanea (all’istante t):<br />
v(t) = ds(t)/dt<br />
Se indichiamo con t 1 e t 2 due istanti di tempo (con t 2 > t 1), si<br />
definisce velocità media nell’intervallo di tempo (t 1, t 2):<br />
v M(t 1, t 2) = [s(t 2) − s(t 1)]/(t 2 − t 1)<br />
La stessa relazione indica la velocità commerciale media se<br />
nell’intervallo di tempo (t 1, t 2) il veicolo si è arrestato (velocità<br />
nulla) per un certo periodo di tempo (ad esempio arresto al<br />
semaforo o arresto di un autobus ad una fermata).<br />
48
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
I diagrammi <strong>del</strong> moto “tipo” (2/10)<br />
Si definisce accelerazione istantanea (all’istante t):<br />
a(t) = dv(t)/dt<br />
Analogamente a quanto visto per la velocità si può definire una<br />
accelerazione media:<br />
a M(t 1, t 2) = [v(t 2) − v(t 1)]/(t 2 − t 1)<br />
Si definisce contraccolpo o jerking, la variazione <strong>del</strong>l’accelerazione<br />
nel tempo:<br />
j(t) = da(t)/dt<br />
j M(t 1, t 2) = [a(t 2) − a(t 1)]/(t 2 − t 1)<br />
Le variazioni di accelerazione sono indesiderate dagli utenti dei<br />
sistemi di trasporto collettivo, per cui per tali sistemi si cerca di<br />
mantenere dei livelli di marcia che li limitino al minimo.<br />
I diagrammi rappresentativi <strong>del</strong>le variazioni <strong>del</strong>le grandezze<br />
cinematiche nel tempo sono detti diagrammi <strong>del</strong> moto.<br />
I diagrammi di interesse sono:<br />
s = s(t) diagramma <strong>del</strong>lo spazio percorso<br />
v = v(t) diagramma <strong>del</strong>la velocità<br />
a = a(t) diagramma <strong>del</strong>l’accelerazione<br />
j = j(t) diagramma <strong>del</strong> contraccolpo<br />
49<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
I diagrammi <strong>del</strong> moto “tipo” (3/10)<br />
I diagrammi <strong>del</strong> moto “tipo” sono diagrammi semplificati che<br />
consentono un rapido, anche se approssimato calcolo, <strong>del</strong>le<br />
prestazioni di un veicolo isolato.<br />
I diagrammi <strong>del</strong> moto reali devono essere costruiti tramite<br />
l’integrazione <strong>del</strong>l’equazione <strong>del</strong>la trazione.<br />
Di seguito esaminiamo 3 diagrammi <strong>del</strong> moto tipo, che si<br />
avvicinano a diagrammi <strong>del</strong> moto reali, con un grado sempre<br />
migliore di approssimazione:<br />
– diagramma <strong>del</strong> moto a velocità uniforme, detto anche<br />
diagramma rettangolare, per la forma assunta dal diagramma<br />
<strong>del</strong>la velocità<br />
– diagramma <strong>del</strong> moto con variazione lineare <strong>del</strong>la velocità, detto<br />
anche diagramma trapezio, per la forma assunta dal<br />
diagramma <strong>del</strong>la velocità<br />
– diagramma <strong>del</strong> moto con variazione lineare <strong>del</strong>la accelerazione,<br />
detto anche diagramma a contraccolpi costanti<br />
In ognuno dei tre casi calcoleremo il tempo di percorrenza<br />
complessivo, ed altre grandezze utili a descrivere il moto.<br />
50
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
I diagrammi <strong>del</strong> moto “tipo” (4/10)<br />
Diagramma rettangolare<br />
Si ipotizza che il veicolo viaggi a velocità uniforme per l’intera<br />
tratta; tale diagramma, molto approssimato, può essere usato,<br />
per un calcolo di massima, solo se i tempi di avviamento e di<br />
frenatura sono trascurabili rispetto al tempo totale di viaggio.<br />
Detti: l AB lo spazio da percorrere<br />
v M la velocità media ipotizzata costante<br />
il tempo di percorrenza totale è dato da: t AB = l AB/v M<br />
L’accelerazione è teoricamente infinita agli istanti di tempo<br />
iniziale e finale <strong>del</strong> moto. La velocità è, come detto, costante, per<br />
cui il diagramma <strong>del</strong>la velocità è rettangolare e lo spazio percorso<br />
ha andamento lineare:<br />
v(t) = v M s(t) = v M t<br />
v(t)<br />
v M<br />
0 tAB s(t)<br />
l AB<br />
0 t AB<br />
51<br />
t<br />
t<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
I diagrammi <strong>del</strong> moto “tipo” (5/10)<br />
Diagramma Trapezio<br />
Si suddivide il moto <strong>del</strong> veicolo in 3 fasi:<br />
– avviamento intervallo di tempo (0, t 1)<br />
– regime intervallo di tempo (t 1, t 2)<br />
– frenatura intervallo di tempo (t 2, t AB)<br />
Nella fase di avviamento si ipotizza un moto uniformemente<br />
accelerato (accelerazione costante, velocità lineare):<br />
a(t) = a M v(t) = a M t<br />
In questa fase, lo spazio percorso si calcola come l’integrale tra 0<br />
e t <strong>del</strong> diagramma <strong>del</strong>le velocità:<br />
s(t) = ∫ 0, t v(t) dt = ∫ 0, t a M t dt = (a M t 2 )/2<br />
Alla fine <strong>del</strong>la fase di avviamento si ha:<br />
v(t 1) = v MAX = a M t 1<br />
52<br />
(1)<br />
s(t 1) = (a M t 1 2 )/2 (2)<br />
Sostituendo nella (2) al posto di t 1 il rapporto v MAX/a M (ricavabile<br />
dalla (1)), si ottiene:<br />
s(t 1) = v 2 MAX/(2 a M)
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
I diagrammi <strong>del</strong> moto “tipo” (6/10)<br />
Diagramma Trapezio<br />
Nella fase di regime il moto è uniforme e valgono le seguenti<br />
relazioni:<br />
a(t) = 0 v(t) = v MAX s(t) = s(t 1) + v MAX (t − t 1)<br />
Lo spazio percorso alla fine <strong>del</strong>la fase di regime è:<br />
s(t 2) = s(t 1) + v MAX (t 2 − t 1)<br />
La fase di frenatura è analoga a quella di avviamento:<br />
Lo spazio di frenatura è dato da:<br />
a(t) = − a’ M<br />
v(t) = v MAX − a’ M (t − t 2)<br />
s(t) = s(t 2) + (a’ M t 2 )/2<br />
s(t 2, t AB) = (a’ M t 2 )/2 = v 2 MAX/(2 a’ M)<br />
Lo spazio totale percorso è pari a:<br />
l AB = v 2 MAX/(2 a M) + v MAX (t 2 − t 1) + v 2 MAX/(2 a’ M)<br />
53<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
I diagrammi <strong>del</strong> moto “tipo” (7/10)<br />
Diagramma Trapezio<br />
Il tempo totale di percorrenza è dato dalla somma <strong>del</strong>:<br />
tempo di avviamento t 1 = v MAX/a M<br />
durata <strong>del</strong>la fase a regime (t 2 − t 1)<br />
tempo di frenatura (t AB − t 2) = v MAX/a’ M<br />
t AB = v MAX/a M + (t 2 − t 1) + v MAX/a’ M<br />
Ricavando (t 2 − t 1) dalla formula per il calcolo <strong>del</strong>lo spazio totale<br />
percorso, si ha:<br />
(t 2 − t 1) = l AB/v MAX − v MAX/(2 a M) − v MAX/(2 a’ M)<br />
t AB = l AB/v MAX + v MAX/(2 a M) + v MAX/(2 a’ M)<br />
I due termini v MAX/(2 a M) e v MAX/(2 a’ M) sono detti perditempo,<br />
rispettivamente in avviamento ed in frenatura.<br />
Se a M = a’ M si ha:<br />
t AB = l AB/v MAX + v MAX a M<br />
Il diagramma trapezio, se l AB è inferiore alla somma <strong>del</strong>lo spazio di<br />
avviamento e <strong>del</strong>lo spazio di frenatura, degenera in un diagramma<br />
triangolare, in cui è assente la fase di regime.<br />
54
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Diagramma Trapezio<br />
a(t)<br />
a M<br />
a’ M<br />
v(t)<br />
v MAX<br />
s(t)<br />
l AB<br />
I diagrammi <strong>del</strong> moto “tipo” (8/10)<br />
0<br />
t 1 t 2 t AB<br />
55<br />
t<br />
t<br />
t<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
I diagrammi <strong>del</strong> moto “tipo” (9/10)<br />
Diagramma ad accelerazione lineare e contraccolpi costanti<br />
Anche in questo caso si individuano le tre fasi di avviamento,<br />
regime e frenatura.<br />
La fase di avviamento e la fase di frenatura sono divise in tre<br />
intervalli di tempo; durante il primo ed il terzo intervallo di ogni<br />
fase si considera l’accelerazione variabile linearmente<br />
(contraccolpo costante e diverso da zero):<br />
j(t) = j M a(t) = j M t<br />
Nella fase intermedia il contraccolpo è nullo e l’accelerazione è<br />
costante (vedi caso precedente).<br />
Nell’ipotesi in cui i contraccolpi (4 in totale) siano in valore<br />
assoluto tra loro uguali e siano uguali i valori <strong>del</strong>l’accelerazione<br />
massima e <strong>del</strong>la decelerazione massima e trascurando un termine<br />
infinitesimo di ordine superiore, il tempo di percorrenza <strong>del</strong>la<br />
tratta è pari a:<br />
t AB = l AB/v MAX + v MAX/a M + a M/j M<br />
Rispetto al caso precedente c’è l’ulteriore perditempo a M/j M.<br />
Di seguito si riportano i 4 diagrammi <strong>del</strong> moto.<br />
Questo diagramma è quello che più si avvicina alla realtà.<br />
56
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
I diagrammi <strong>del</strong> moto “tipo” (10/10)<br />
Diagramma ad accelerazione lineare e contraccolpi costanti<br />
a(t)<br />
a M<br />
a M<br />
v(t)<br />
v MAX<br />
s(t)<br />
l AB<br />
j(t)<br />
j M<br />
j M<br />
0<br />
t 1 t 2 t AB<br />
57<br />
t<br />
t<br />
t<br />
t<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Interazione tra veicoli nel trasporto stradale (1/3)<br />
L’interazione tra più veicoli stradali che utilizzano la stessa<br />
infrastruttura di trasporto è studiata tramite la teoria dei flussi<br />
di traffico.<br />
Definizioni fondamentali<br />
– flusso f (veic./h) numero di veicoli che attraversano una<br />
data sezione stradale nell’unità di tempo<br />
– velocità v (km/h) velocità media dei veicoli presenti in un<br />
tronco stradale<br />
– densità k (veic./km) rapporto tra il numero di veicoli presenti<br />
in un tronco stradale, in un determinato<br />
istante di tempo, e la lunghezza <strong>del</strong><br />
tronco stesso<br />
0,5 km<br />
La relazione che lega le tre grandezze, flusso, velocità e densità è<br />
detta relazione fondamentale <strong>del</strong> traffico stradale:<br />
f = k v<br />
Sperimentalmente si può ricavare la relazione tra velocità e<br />
densità v = v(k), e da questa ricavare le relazioni v = v(f) e k = k(f).<br />
58<br />
k = 10 veic./km
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Interazione tra veicoli nel trasporto stradale (2/3)<br />
Sperimentalmente si è visto che:<br />
– per densità tendenti a 0, la velocità <strong>del</strong> deflusso è prossima ad<br />
un valore massimo detta velocità libera di deflusso v 0<br />
– la velocità decresce all’aumentare <strong>del</strong>la densità<br />
– per valori densità tendenti al valore <strong>del</strong>la densità limite k L<br />
(veicoli accodati), la velocità tende a zero<br />
Queste osservazioni sperimentali possono essere mo<strong>del</strong>lizzate<br />
con diversi mo<strong>del</strong>li analitici; il più semplice è il mo<strong>del</strong>lo di<br />
Greenshields, che ipotizza una relazione lineare tra velocità e<br />
densità:<br />
v (km/h)<br />
v 0<br />
0<br />
In questa ipotesi le relazioni v = v(f) e k = k(f) hanno andamento<br />
quadratico.<br />
Il flusso corrispondente ai punti di massimo <strong>del</strong>le parabole è la<br />
capacità <strong>del</strong>la strada; i corrispondenti valori di densità e velocità<br />
sono detti critici (k CR e v CR).<br />
59<br />
k L<br />
k (veic./km)<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Interazione tra veicoli nel trasporto stradale (3/3)<br />
f (veic./h)<br />
Cap<br />
f*<br />
v (km/h)<br />
v 0<br />
v CR<br />
k CR<br />
k L<br />
k (veic./km)<br />
Se si esaminano i diagrammi v = v(f) e k = k(f) si nota che lo<br />
stesso flusso f* si può avere sotto due diverse condizioni:<br />
– in corrispondenza di una velocità minore <strong>del</strong>la velocità critica<br />
(densità maggiore <strong>del</strong>la densità critica)<br />
– in corrispondenza di una velocità maggiore <strong>del</strong>la velocità critica<br />
(densità minore <strong>del</strong>la densità critica)<br />
I diagrammi v = v(f) e k = k(f) possono essere suddivisi in due rami,<br />
rappresentativi di diverse condizioni <strong>del</strong> deflusso:<br />
– ramo stabile, per v > v CR (k < k CR)<br />
– ramo instabile, per v < v CR (k > k CR)<br />
Sul ramo stabile, un aumento di densità comporta una<br />
diminuzione <strong>del</strong>la velocità, ma un aumento <strong>del</strong> flusso; viceversa, sul<br />
ramo instabile, un aumento <strong>del</strong>la densità comporta una ulteriore<br />
diminuzione <strong>del</strong>la velocità ed anche una diminuzione <strong>del</strong> flusso,<br />
instaurando fenomeni di stop-and-go. Sul ramo instabile i livelli di<br />
servizio <strong>del</strong>la strada sono modesti.<br />
60<br />
k CR<br />
k L<br />
k (veic./km)
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
INTRODUZIONE<br />
TRASPORTO FERROVIARIO<br />
Caratteristiche fondamentali:<br />
– trasporto a guida vincolata<br />
– utilizzabile per trasporti su distanze brevi (trasporto urbano e<br />
metropolitano), medie (trasporto pubblico locale e regionale) e<br />
medio-lunghe (intercity, eurostar e treni ad alta velocità)<br />
– la regolazione <strong>del</strong>la marcia non è “a vista”, come per il trasporto<br />
stradale, ma su sistemi di segnalamento, che consentono una<br />
elevata sicurezza <strong>del</strong>la marcia<br />
VEICOLI FERROVIARI<br />
Possibili classificazioni:<br />
– in relazione alla struttura:<br />
o veicoli ad assi<br />
o veicoli a carrelli<br />
– in relazione alla capacità di trazione:<br />
o veicoli motori<br />
– locomotive (se hanno solo funzione di trazione)<br />
– automotrici (se anche anche funzione di carico)<br />
o veicoli rimorchiati<br />
– in relazione alla alimentazione:<br />
o motori elettrici<br />
o motori diesel<br />
– in relazione al carico trasportato:<br />
o passeggeri<br />
o merci<br />
61<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Veicoli ferroviari (1/2)<br />
In generale i veicoli ferroviari sono raggruppati e collegati tra loro<br />
per formare un convoglio, che può comprendere uno o più veicoli<br />
motori ed uno o più veicoli rimorchiati<br />
La lunghezza totale <strong>del</strong> convoglio può essere teoricamente<br />
qualunque; essa è limitata dai vincoli imposti dalle caratteristiche<br />
<strong>del</strong>la via (ad esempio la lunghezza dei binari nelle stazioni) e dalla<br />
potenza <strong>del</strong> sistema di trazione<br />
Viene indicato con rodiggio il numero di assi ed il loro<br />
accoppiamento nei carrelli: si possono avere carrelli ad 1, 2 o 3<br />
assi; il numero di carrelli per ogni veicolo è, tranne casi particolari,<br />
pari a 2 o 3<br />
Esempi di schemi di rodiggio<br />
Si possono avere altri schemi di rodiggio per treni a composizione<br />
fissa (elettrotreni per trasporto passeggeri)<br />
62
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Veicoli ferroviari (2/2)<br />
Principali caratteristiche fisiche di alcuni tipi di carrozze<br />
(trasporto passeggeri) e di carri merci (trasporto <strong>del</strong>le merci)<br />
Carrozze Carri merci<br />
Numero assi 4 2 o 4<br />
Lunghezza totale [m] 17,8 — 26,4 10,58 — 19,9<br />
Larghezza cassa [m] 2,85 — 2,9 2,68 — 3,03<br />
Passo carrelli [m] 2,15 — 2,50 1,80<br />
Massa a pieno carico [t] 31 — 42 36 — 80<br />
Massa per asse (max) [t/asse] 7,8 — 10,5 18 — 20<br />
Principali caratteristiche fisiche di alcuni tipi di locomotive<br />
Elettrica Diesel-Elettrica<br />
Numero assi 4 — 6 4<br />
Lunghezza totale [m] 16,8 — 18,3 14,1<br />
Massa [t] 82 — 120 76<br />
Massa per asse (max) [t/asse] 20 — 20,5 19<br />
Numero motori 4 — 6 2<br />
Velocità massima [km/h] 150 — 200 130<br />
Sforzo di trazione massimo [kN] 215 — 240 216<br />
Le componenti di un veicolo sono:<br />
– organi di rotolamento (sala montata)<br />
– sospensioni e carrelli<br />
– sistemi di trazione<br />
– sistemi di frenatura<br />
63<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
La sala montata<br />
La sala montata è costituita da un assile cui sono rigidamente<br />
collegate le due ruote (massa complessiva 1.000 — 1.500 kg)<br />
il collegamento con la cassa o con il telaio <strong>del</strong> carrello avviene<br />
tramite le estremità <strong>del</strong>l’assile, detti fuselli, sui quali poggiano i<br />
cuscinetti, in genere <strong>del</strong> tipo a rotolamento<br />
Fusello<br />
Bordino<br />
Assile<br />
La superficie di rotolamento <strong>del</strong>le ruote ha un profilo troncoconico,<br />
sia per “centrare” nei binari l’asse (nella marcia in<br />
rettifilo), sia per sopperire, seppure solo in parte alla assenza <strong>del</strong><br />
differenziale; infatti, la conicità <strong>del</strong>le ruote compensa in parte la<br />
differenza di rotolamento tra la ruota esterna e la ruota interna<br />
in curva.<br />
64
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Sospensioni e carrelli<br />
Il collegamento tra la cassa e le sale montate è di tipo elastico.<br />
La parte di veicolo il cui peso grava direttamente sulle rotaie<br />
prende il nome di massa non sospesa (sale montate e carrelli); la<br />
restante parte è la massa sospesa.<br />
Le sospensioni devono garantire il parallelismo tra gli assi.<br />
Per veicoli ad assi, vi è solo una sospensione (collegamento tra<br />
sala montata e cassa); se si è in presenza di carrelli vi sono <strong>del</strong>le<br />
sospensioni primarie (collegamenti tra sale montate e carrello) e<br />
<strong>del</strong>le sospensioni secondarie (collegamenti tra carrelli e cassa)<br />
Sospensione secondaria<br />
Sospensione primaria<br />
65<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Sistemi di trazione<br />
I sistemi di trazione che si utilizzano nei veicoli ferroviari sono di<br />
due tipi: elettrici e diesel<br />
Gli schemi dei sistemi di trazione possono essere:<br />
o elettrici<br />
o diesel<br />
o misti: il motore diesel è collegato meccanicamente ad un<br />
generatore di energia elettrica che fornisce l’energia per i<br />
motori elettrici, al loro volta collegati agli assi motori<br />
Pantografo<br />
Motore diesel e cambio<br />
Motore diesel<br />
Linea aerea<br />
Alternatore<br />
Equipaggiamento di trazione<br />
Il motore elettrico può essere a corrente continua o a corrente<br />
alternata.<br />
La caratteristica di trazione si avvicina a quella iperbolica; in<br />
realtà, la caratteristica è più decrescente, poiché la potenza <strong>del</strong><br />
motore non è costante, ma leggermente decrescente.<br />
66<br />
Motore elettrico
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Sistemi di frenatura (1/2)<br />
I sistemi di frenatura hanno la funzione di regolare la velocità <strong>del</strong><br />
treno o al limite annullarla.<br />
Per motivi di sicurezza, i freni agiscono su tutte le ruote <strong>del</strong><br />
convoglio.<br />
I freni possono essere:<br />
o freni a disco<br />
o freni a ceppi<br />
o freni elettrici<br />
Per i freni a disco si rimanda a quanto visto per i veicoli stradali.<br />
Nei freni a ceppi l’azione frenate si ottiene per effetto <strong>del</strong>l’attrito<br />
che nasce accostando un ceppo in ghisa al cerchione <strong>del</strong>la ruota<br />
I freni elettrici sfruttano il principio <strong>del</strong>la reversibilità dei motori di<br />
trazione; essi possono funzionare come generatori di energia,<br />
trasformando l’energia meccanica in energia elettrica. Poiché tale<br />
energia non può essere accumulata, essa viene dissipata a bordo<br />
<strong>del</strong> veicolo tramite apposite resistenze di frenatura. Solo in alcuni<br />
casi tale energia può essere recuperata e riutilizzata.<br />
67<br />
f F F F<br />
F F<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Sistemi di frenatura (2/2)<br />
Gli impianti di frenatura devono soddisfare specifici requisiti per<br />
garantire che l’azione frenante sia sempre efficace e che i rischi di<br />
funzionamento siano ridotti al minimo:<br />
– unicità: il comando <strong>del</strong> freno deve essere unico e deve<br />
consentire di azionare tutti i freni dei singoli veicoli<br />
– continuità: deve essere garantita la continuità <strong>del</strong>l’impianto<br />
lungo tutto il treno<br />
– automatismo: in caso di rottura <strong>del</strong> gancio di collegamento tra<br />
veicoli il freno deve entrare in azione automaticamente<br />
– moderabilità: l’azione frenante deve essere moderabile a<br />
seconda dei casi (dal semplice rallentamento alla frenata in<br />
emergenza)<br />
– inesauribilità: successive manovre di frenatura devono essere<br />
possibili senza che l’impianto riduca la sua efficienza<br />
L’impianto che si usa in ferrovia è di tipo pneumatico: la forza<br />
frenante viene esercitata da cilindri alimentati da aria compressa<br />
Il sistema funziona a depressione: nel sistema c’è sempre<br />
pressione, e un abbassamento di pressione provoca la frenatura.<br />
L’intensità <strong>del</strong>l’azione frenante dipende dalla pressione <strong>del</strong>la<br />
condotta: quando la pressione è nulla si ha la massima forza<br />
frenante.<br />
L’impianto è automatico, perché in caso di spezzamento <strong>del</strong><br />
convoglio, interrompendosi anche i collegamenti flessibili tra i<br />
veicoli, si annulla la pressione e si ha la frenatura immediata. Lo<br />
stesso sistema consente una frenatura immediata se per qualche<br />
motivo si rompe il sistema frenante<br />
68
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Infrastrutture ferroviarie (1/3)<br />
L’infrastruttura principale dei sistemi di trasporto ferroviari è la<br />
“strada ferrata”, la cui sovrastruttura è costituita da:<br />
– massicciata o ballast: si interpone tra l’armamento ed il piano<br />
di fondazione<br />
– armamento: insieme <strong>del</strong>le traverse, degli attacchi e <strong>del</strong>le rotaie<br />
La sovrastruttura ha il compito di ripartire i carichi concentrati<br />
sulle rotaie i carichi distribuiti sul terreno.<br />
Di seguito si riporta la figura <strong>del</strong>la sovrastruttura con le principali<br />
dimensioni in cm:<br />
Ballast<br />
Traversa<br />
La massicciata o ballast<br />
Ha la funzione di ripartire sul terreno i carichi trasmessi dal<br />
veicolo; deve essere in grado di assorbire i carichi statici e<br />
dinamici senza deformazioni permanenti.<br />
69<br />
Rotaie<br />
100 143,5 100<br />
60 490<br />
60<br />
Fondazione<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Infrastrutture ferroviarie (2/3)<br />
Traverse, rotaie e attacchi<br />
Le due rotaie costituiscono il binario e sono collegate tra loro con<br />
le traverse, che hanno il compito di assicurare la distanza<br />
costante tra le rotaie e di ripartire sulla massicciata le forze<br />
concentrate agenti sulle rotaie stesse<br />
Le traverse sono distanziate tra loro circa 60 — 70 cm<br />
I materiali utilizzati per le traverse sono:<br />
– legno: sono le più antiche e tuttora le più diffuse; hanno<br />
dimensioni medie pari a circa 260 x 25 x 15 cm; il legno è<br />
opportunamente trattato per evitare fenomeni di<br />
decomposizione;<br />
– calcestruzzo armato: possono essere monoblocco in c.a.<br />
precompresso o biblocco, costituite da due elementi in c.a.<br />
collegati da una barra di acciaio.<br />
La rotaia è una trave di acciaio con sezione trasversale a forma di<br />
fungo; svolge le funzioni di appoggio e di guida per le ruote. La<br />
massa per metro può variare, a seconda dei carichi (statici e<br />
dinamici) cui deve essere sottoposta (da 49 a 60 kg/m). Le<br />
rotaie sono prodotte in barre di lunghezza compresa tra 18 e 36<br />
m.<br />
74 mm<br />
150 mm<br />
70<br />
45 mm<br />
172 mm
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Infrastrutture ferroviarie (3/3)<br />
Il distanziamento tra le rotaie (parti interne <strong>del</strong> fungo) è detto<br />
scartamento; in Italia, ed in gran parte <strong>del</strong>l’Europa, lo<br />
scartamento è di 1435 mm; il valore <strong>del</strong>lo scartamento è<br />
aumentato in curva, per consentire l’inserimento dei carrelli con<br />
assi tra loro paralleli<br />
Il collegamento <strong>del</strong>le rotaie alle traverse avviene tramite gli<br />
attacchi, che possono essere di tipo diretto (ormai in disuso) o di<br />
tipo indiretto: la rotaia è collegata ad una piastra di appoggio<br />
mediante collegamenti elastici (arpioni) o mediante bulloni; la<br />
piastra di appoggio è a sua volta collegata alla traversa<br />
Deviatoi o scambi<br />
Sono i dispositivi che consentono ai sistemi a guida vincolata di<br />
avere traiettorie che divergono da una stessa direzione,<br />
convergono ad una stessa direzione (deviatoio semplice); con il<br />
deviatoio doppio sono consentite intersezioni tra i binari, con<br />
possibilità di cambi di traiettorie<br />
Telaio ad aghi Controrotaie<br />
71<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Stazioni ferroviarie (1/2)<br />
Le stazioni ferroviarie sono impianti in cui vengono effettuate le<br />
operazioni essenziali per lo svolgimento <strong>del</strong> servizio di trasporto<br />
Le stazioni possono essere suddivise in funzione <strong>del</strong> servizio in:<br />
– stazioni per servizio passeggeri<br />
– stazioni per le merci<br />
Nel seguito ci si riferisce alle sole stazioni passeggeri<br />
Agli effetti <strong>del</strong> movimento tra e dei collegamenti tra le direzioni si<br />
hanno:<br />
– stazioni di fermata: consentono la sola salita e discesa dei<br />
passeggeri, senza possibilità di scambio con altre linee<br />
– stazioni passanti: rispetto alle precedenti consentono<br />
l’interscambio tra linee diverse, lungo una stessa direzione<br />
– stazioni di bivio e stazioni di incrocio: consentono l’interscambio<br />
anche su linee dirette verso (o provenienti da) altre direzioni<br />
In relazione alla forma <strong>del</strong> piano stazione si suddividono in stazioni<br />
passanti e stazioni di testa; le seconde, collocate nelle grandi<br />
città (Napoli, Roma, Milano), comportano l’inversione di marcia <strong>del</strong><br />
veicolo<br />
La configurazione <strong>del</strong>la stazione è progettata in funzione di:<br />
– collegamenti tra le direzioni<br />
– capacità di sosta<br />
– capacità di circolazione<br />
72
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Possibili schemi di stazioni<br />
Stazioni ferroviarie (2/2)<br />
Stazioni di fermata<br />
Stazioni passanti<br />
Stazioni di bivio<br />
Stazioni di incrocio<br />
73<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
I sistemi di circolazione in ferrovia (1/6)<br />
Introduzione<br />
I sistemi di circolazione in ferrovia sono basati su una logica a<br />
distanziamento di spazio; ormai in disuso sono i sistemi basati<br />
sul distanziamento temporale.<br />
Il sistema a distanziamento di spazio garantisce il rispetto di<br />
intervalli di sicurezza tra diversi convogli suddividendo la linea in<br />
sezioni, dette anche sezioni di blocco, in cui è consentita la<br />
circolazione di un solo convoglio per volta.<br />
In corrispondenza <strong>del</strong>l’ingresso di ogni tratta deve essere<br />
presente un addetto o, più comunemente, un impianto di<br />
segnalamento che indica al macchinista <strong>del</strong> treno che<br />
sopraggiunge la via libera o impedita per la tratta in questione.<br />
La verifica <strong>del</strong>le condizioni di sicurezza e la conseguente<br />
autorizzazione ad inoltrarsi nella sezione può avvenire in diverso<br />
modo:<br />
– Regime <strong>del</strong> giunto o <strong>del</strong> blocco telefonico<br />
– Blocco semiautomatico<br />
– Blocco automatico<br />
Le prime due metodologie richiedono personale di stazione all’inizio<br />
di ogni sezione di blocco.<br />
74
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
I sistemi di circolazione in ferrovia (2/6)<br />
Regime <strong>del</strong> giunto o <strong>del</strong> blocco telefonico<br />
Richiede la presenza di addetti all’inizio di ogni tratta (in generale<br />
l’inizio di ogni tratta coincide con una stazione) che sono posti in<br />
collegamento telefonico tra loro.<br />
Le tratte sono normalmente a via impedita. Quando un convoglio<br />
deve inoltrarsi in una tratta, l’addetto presente nella sezione di<br />
ingresso chiede telefonicamente all’addetto presente all’inizio<br />
<strong>del</strong>la tratta successiva se la tratta è libera, cioè se il treno<br />
precedente ha oltrepassato la sezione di uscita (il treno è<br />
“giunto”).<br />
Il tempo necessario allo scambio di informazioni (qualche minuto)<br />
riduce la potenzialità <strong>del</strong>la linea.<br />
Questo sistema è in uso solo su tratte secondarie e poco<br />
trafficate <strong>del</strong>le FS ed è in fase di sostituzione con sistemi più<br />
avanzati.<br />
75<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
I sistemi di circolazione in ferrovia (3/6)<br />
Blocco semiautomatico<br />
Il criterio è analogo al blocco telefonico, solo che lo scambio <strong>del</strong>le<br />
informazioni tra le stazioni avviene tramite un circuito elettrico ed<br />
un sistema di leve, con le quali richiedere e concedere il consenso.<br />
Per motivi di sicurezza, il segnale può essere tecnicamente posto<br />
a via libera solo se è pervenuto il consenso; inoltre all’ingresso di<br />
ogni tratta è disposto un dispositivo di occupazione (con dei<br />
pedali elettromeccanici) che, automaticamente, chiude il segnale a<br />
monte, impedendo al sistema di aprirlo fino a quando, uscendo<br />
dalla tratta, lo stesso convoglio non agisce su un altro dispositivo<br />
detto di liberazione.<br />
Blocco automatico<br />
Una linea attrezzata con il sistema di segnalamento a blocco<br />
automatico è suddivisa in sezioni di lunghezza non inferiore allo<br />
spazio di frenatura relativo ai convogli più veloci presenti sulla<br />
tratta (la lunghezza minima è di 1.200 m).<br />
Ogni sezione è protetta da un segnale di blocco, posto<br />
normalmente a via libera.<br />
Il segnale (all’inizio <strong>del</strong>la tratta) è mantenuto nella posizione di via<br />
libera da un dispositivo elettromagnetico (relè) cui arriva,<br />
attraverso il circuito di binario (tale circuito utilizza come<br />
conduttori le rotaie), corrente alternata generata da una<br />
sorgente di forza elettromotrice posta all’altra estremità <strong>del</strong>la<br />
tratta.<br />
76
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
I sistemi di circolazione in ferrovia (4/6)<br />
Il transito di un veicolo sul binario mette in contatto elettrico le<br />
due rotaie (la sala montata “chiude” il circuito), non arriva più<br />
corrente al relè ed il segnale di blocco si dispone a via impedita.<br />
V<br />
R<br />
Sezione di blocco<br />
Nel caso in cui si interrompa l’erogazione di energia elettrica o non<br />
funzioni il generatore di forza elettromotrice, il sistema pone<br />
automaticamente a via impedita il segnale di blocco.<br />
Qualunque sia il regime di circolazione ed il sistema adottato, ogni<br />
segnale di blocco deve essere preceduto da un segnale di<br />
protezione, che dà un avviso di via impedita al convoglio in arrivo,<br />
se il segnale di blocco successivo è a via impedita.<br />
77<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
I sistemi di circolazione in ferrovia (5/6)<br />
Il segnale di protezione è posto ad una distanza dal segnale di<br />
blocco (che lo segue) tale da consentire al convoglio di potersi<br />
arrestare in condizioni di sicurezza senza oltrepassare il segnale<br />
di blocco.<br />
Per sistema a blocco automatico, se le sezioni hanno una<br />
lunghezza pari o prossima a quella minima, un segnale funge sia<br />
da segnale di blocco per la propria tratta che da segnale di<br />
protezione per la tratta successiva (doppio segnalamento).<br />
V<br />
Segnali di blocco<br />
V<br />
Doppio segnalamento<br />
Segnale di protezione<br />
V V<br />
G<br />
R<br />
V<br />
Per motivi di sicurezza ed a seconda <strong>del</strong>la velocità <strong>del</strong> convoglio si<br />
possono prevedere più sezioni di blocco a via impedita, ad esempio<br />
2; in ogni caso è necessaria la presenza <strong>del</strong> segnale di protezione.<br />
78<br />
G<br />
R
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
I sistemi di circolazione in ferrovia (6/6)<br />
Il sistema a blocco automatico, nella forma più elaborata, utilizza<br />
le cosiddette correnti codificate.<br />
La corrente dei circuiti di binario viene fatta passare attraverso<br />
dispositivi codificatori, che la interrompono ciclicamente con<br />
frequenze (per le FS) di 75, 120, 180 e 270 impulsi al minuto.<br />
In corrispondenza di ogni segnale è posto un dispositivo in grado<br />
di decodificare la corrente in arrivo e, a seconda <strong>del</strong>la frequenza,<br />
determina il messaggio per il segnale ed invia al segnale a monte<br />
una corrente codificata con frequenza diversa ma dipendente da<br />
quella <strong>del</strong>la corrente in arrivo.<br />
Ad esempio, se un convoglio è presente in una tratta, al segnale di<br />
blocco a monte non arriva alcuna corrente ed il segnale si pone a<br />
“via impedita”; lo stesso segnale invia al segnale di monte una<br />
corrente codificata a frequenza 75, che pone ad “avviso di via<br />
impedita” il segnale ed invia al segnale ancora a monte una<br />
corrente codificata con frequenza 270; tale frequenza pone a “via<br />
libera” il segnale ed invia al segnale ancora di monte una corrente<br />
ancora con frequenza 270.<br />
V V<br />
G<br />
R<br />
270<br />
Correnti codificate<br />
270<br />
75<br />
79<br />
V<br />
270 270<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
ESERCITAZIONE: I diagrammi <strong>del</strong> moto “tipo”<br />
Un veicolo isolato percorre una linea che congiunge tre località A,<br />
B e C:<br />
A B C<br />
5 km 15 km<br />
Le caratteristiche <strong>del</strong> veicolo sono:<br />
massa m = 1.000 kg<br />
potenza N = 65 kW<br />
resistenze al moto R(v) = 200 + v 2<br />
caratteristica di trazione ideale T v = N<br />
Il tracciato è in piano ed in rettilineo<br />
L’accelerazione (a) e la decelerazione media (a’) sono uguali e pari<br />
a: a = a’ = 1,0 m/sec 2<br />
I contraccolpi medi sono tutti uguali tra loro e pari a:<br />
j = 0,8 m/sec 3<br />
Nell’ipotersi che il veicolo si fermi in B per 3 minuti, calcolare:<br />
– tempo totale di percorrenza tra A e C, utilizzando i tre<br />
diagrammi <strong>del</strong> moto tipo<br />
– velocità media e velocità commerciale media nei tre casi<br />
– spazio di avviamento e di frenatura nei tre casi<br />
– differenze percentuali nei tre casi<br />
80
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Capacità e potenzialità di una linea (1/4)<br />
Per due convogli che si susseguono possono essere definiti due<br />
tipi di distanziamente:<br />
– Distanziamento spaziale D SP: è la distanza che intercorre tra i<br />
piani verticali perpendicolari alla traiettoria <strong>del</strong>la corrente e<br />
tangenti alle estremità anteriori dei convogli<br />
– Distanziamento temporale D T: è il tempo necessario affinché il<br />
piano tangente al convoglio che segue raggiunga la posizione <strong>del</strong><br />
piano tangente al convoglio che precede<br />
Si definiscono, analogamente, gli intervalli spaziale (I SP) e<br />
temporale (I T) le analoghe grandezze, facendo riferimento ai piani<br />
verticali perpendicolari alla traiettoria <strong>del</strong>la corrente e tangenti<br />
alla estremità posteriore <strong>del</strong> convoglio che precede ed anteriore al<br />
convoglio che segue<br />
Detta v la velocità <strong>del</strong> convoglio che segue, sussitono le seguenti<br />
relazioni:<br />
D SP = v D T I SP = v I T<br />
Della L la lunghezza <strong>del</strong> convoglio che precede si ha:<br />
I SP<br />
D SP = I SP + L<br />
81<br />
D SP<br />
L<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Capacità e potenzialità di una linea (2/4)<br />
Il numero di convogli che transiterebbe nell’unità di tempo per la<br />
sezione ferroviaria se il distanziamento temporale (secondi) si<br />
manterrebbe costante, è detto volume o flusso V:<br />
V = 1/D T (conv./s) V = 3600/D T (conv./h)<br />
Si definisce potenzialità P di una linea il numero massimo di<br />
convogli che, nell’unità di tempo, può transitare per la sezione;<br />
essa è pari all’inverso <strong>del</strong> distanziamento temporale minimo D T min:<br />
P = 1/D T min (conv./s) P = 3600/D T min (conv./h)<br />
Il distanziamento temporale minimo è pari al distanziamento<br />
spaziale minimo, D SP min, diviso la velocità <strong>del</strong> convoglio che segue:<br />
D T min = D SP min/v<br />
dove DSP min è pari alla somma di:<br />
sPR = v tPR spazio percorso nel tempo di percezione e reazione<br />
sA spazio di arresto<br />
s0 franco di sicurezza<br />
L lunghezza <strong>del</strong> convoglio che precede<br />
tPR tempo di percezione e reazione<br />
s PR<br />
s A<br />
82<br />
s 0<br />
D SP min<br />
L
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Capacità e potenzialità di una linea (3/4)<br />
Nell’ipotesi di decelerazione costante (a m) lo spazio di arresto è<br />
dato da (vedi diagramma <strong>del</strong> moto trapezio):<br />
Per cui si ha:<br />
s a = v 2 /(2 a m)<br />
D T min = t PR + v/(2 a m) +(s 0 + L)/v (s)<br />
P = 1/[ t PR + v/(2 a m) +(s 0 + L)/v] (conv./s)<br />
P = 3.600/[ t PR + v/(2 a m) +(s 0 + L)/v] (conv./h)<br />
Si definisce capacità nominale <strong>del</strong>la linea, C N, l’inverso <strong>del</strong> minimo<br />
distanziamento temporale che può essere garantito con<br />
continuità nell’unità di tempo, D T 0 , in condizioni di sicurezza; esso<br />
dipende dalla tipologia dei sistemi di circolazioni adottati per la<br />
linea:<br />
C N = 1/D T 0 (conv./s) CN = 3.600/D T 0 (conv./h)<br />
La capacità nominale può anche essere espressa in termini di<br />
passeggeri trasportati, noto il numero di veicoli per convoglio N e<br />
la capacità di ogni singolo vagone p:<br />
C N = p N/D T 0 (pass./s) CN = 3.600 p N/D T 0 (pass./h)<br />
83<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Capacità e potenzialità di una linea (4/4)<br />
La capacità effettiva, C E, si ottiene moltiplicando la capacità<br />
nominale per due coefficienti riduttivi (minori di 1):<br />
– il fattore di carico (σ), è il rapporto tra l’occupazione media dei<br />
veicoli p M e l’occupazione massima teorica p (σ = p M/p); assume<br />
valori compresi tra 0,8 e 0,95; in fase di progettazione tale<br />
valore può essere imposto in funzione <strong>del</strong> comfort di viaggio che<br />
si vuole dare all’utente (grado di occupazione massimo dei<br />
veicoli);<br />
– il fattore di utilizzazione (Γ), è il rapporto tra il distanziamento<br />
D T 0 ed il valore che può essere realmente rispettato per avere<br />
una elevata regolarità di esercizio D T 00 (Γ = DT 0 / DT 00 ); assume<br />
valori compresi tra 0,7 e 0,9;<br />
Le capacità effettive sono, pertanto:<br />
C E = Γ/D T 0 (conv./s) CE = 3.600 Γ/D T 0 (conv./h)<br />
C E = Γ σ p N/D T 0 (pass./s) CE = 3.600 Γ σ p N/D T 0 (pass./h)<br />
Esempio di calcolo di capacità effettiva per una metropolitana:<br />
D T 0 = 5 min = 300 sec<br />
p = 150 pass./veic.<br />
N = 5 veic.<br />
Γ = 0,8<br />
σ = 0,9<br />
C E = 0,0027 conv./s = 9,6 conv./h = 1,8 pass./s = 6.480 pass./h<br />
84
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Le resistenze al moto per i veicoli ferroviari (1/3)<br />
Resistenza al rotolamento ed ai perni<br />
Per i veicoli ferroviari la resistenza al rotolamento è dovuta a due<br />
fattori:<br />
– la deformabilità di ruota ed infrastruttura, nel caso ferroviario<br />
molto modesta, al contrario <strong>del</strong> caso stradale<br />
– l’attrito tra i fuselli (perni) ed i cuscinetti <strong>del</strong>le boccole, che<br />
dipende dal tipo di cuscinetto utilizzato (a strisciamento o a<br />
rotolamento); tale resistenza è più elevata all’avviamento e<br />
prevale rispetto alla precedente<br />
La resistenza totale al rotolamento, dovuta ai due fattori sopra<br />
descritti, è <strong>del</strong>l’ordine di 1-2 N per ogni kN di peso.<br />
Resistenza dovuta al peso <strong>del</strong> veicolo<br />
Il peso <strong>del</strong> veicolo risulta produrre una resistenza se il veicolo si<br />
muove su una livelletta in salita; tale resistenza è negativa<br />
(favorisce il moto) in discesa. Non vi sono differenze rispetto a<br />
quanto visto per i veicoli stradali, cui si rimanda.<br />
85<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Le resistenze al moto per i veicoli ferroviari (2/3)<br />
Resistenza in curva<br />
I veicoli ferroviari sono dotati di assi paralleli tra loro, fissi e non<br />
orientabili.<br />
Ciò comporta, nell’avanzamento in curva, una resistenza<br />
all’avanzamento dovuto alla non perfetta iscrizione dei veicolo in<br />
curva.<br />
Infatti, per effetto <strong>del</strong> parallelismo e <strong>del</strong>la rigidezza torsionale il<br />
veicolo tenderebbe a muoversi di moto rettilineo; per imporgli una<br />
traiettoria curva è necessario esercitare una azione trasversale<br />
(perpendicolare alla traiettoria) in corrispondenza <strong>del</strong>le ruote<br />
anteriori.<br />
Questa azione viene esercitata dalla rotaia sul bordino. Tale<br />
azione comporta una rotazione che viene ostacolata dalle forze di<br />
attrito che nascono per i moti relativi ruota/rotaia.<br />
La resistenza specifica (N/kN) in curva è data da:<br />
rs c = 800/R (N/kN)<br />
dove R è il raggio <strong>del</strong>la curva in metri.<br />
86
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Le resistenze al moto per i veicoli ferroviari (3/3)<br />
Resistenza aerodinamica<br />
La formula per il calcolo <strong>del</strong>la resistenza aerodinamica è uguale a<br />
quella utilizzata per i veicoli stradali:<br />
r a = ½ c y s y ρ v ry 2<br />
con c y variabile tra 0,6 e 1 e s y variabile tra 9 e 10 m 2 .<br />
A questa va aggiunta la resistenza laterale; per il moto in galleria<br />
si utilizza una formula analoga sostituendo a c y un coefficiente c g<br />
che tiene conto <strong>del</strong>le caratteristiche <strong>del</strong>la galleria e <strong>del</strong> treno.<br />
Formule globali per le resistenze ordinarie<br />
Le resistenze al rotolamento, ai perni ed aerodinamica<br />
costituiscono le cosiddette “resistenze ordinarie”, relative al<br />
moto in rettilineo ed in piano di un convoglio ferroviario.<br />
Per esse sono state proposte <strong>del</strong>le formule di resistenza specifica<br />
complessiva, ottenute sperimentalmente:<br />
treni viaggiatori leggeri<br />
rs = 1,9 +0,00026 V 2 [N/kN]<br />
treni viaggiatori normali<br />
rs = 2 +0,00028 V 2 [N/kN]<br />
locomotive isolate e treni merci<br />
rs = 2,5 +0,00003 V 2 [N/kN]<br />
Treni ad alta velocità (Giapponesi)<br />
rs = 1,2 + 0,025 V + 0,00014 V 2 [N/kN]<br />
dove V è la velocità in km/h.<br />
87<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
La stabilità in curva dei veicoli ferroviari (1/4)<br />
Le forze agenti sul veicolo<br />
Un veicolo ferroviario in curva è soggetto, oltre alla forza peso P,<br />
alla forza centrifuga F c, diretta verso l’esterno <strong>del</strong>la curva.<br />
La forza centrifuga, oltre a comportare problemi di sicurezza per<br />
la stabilità <strong>del</strong> veicolo, sottopone i passeggeri ad accelerazioni<br />
trasversali, riducendo il comfort di marcia.<br />
Per garantire una elevata qualità di marcia è necessario limitare<br />
la velocità <strong>del</strong> veicolo in curva, in modo che la forza centrifuga<br />
assuma un valore accettabile per i passeggeri; come si vedrà<br />
successivamente, altre limitazioni alla velocità <strong>del</strong> veicolo in curva<br />
sono imposte dalle verifiche di stabilità <strong>del</strong> veicolo.<br />
La relazione che lega la velocità v alla accelerazione centripeta a c<br />
ed al raggio di curvatura R è:<br />
v =<br />
88<br />
R ac<br />
I valori massimi ammessi per a c sono da 0,6 a 1,0 m/s 2 ; i valori più<br />
bassi si usano per i treni a lunga percorrenza ed i valori più alti per<br />
le metropolitane.<br />
Per poter avere una velocità maggiore a parità di a c ed R, si usa<br />
rialzare la rotaia esterna rispetto a quella interna (sovralzo in<br />
curva); in questo modo parte <strong>del</strong>la forza centrifuga è compensata<br />
dalla componente <strong>del</strong>la forza peso parallela al piano di calpestio.
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
La stabilità in curva dei veicoli ferroviari (2/4)<br />
Il sovralzo h non può superare il valore di 160 mm, considerato che<br />
non tutti i convogli percorrono la curva alla velocità massima e<br />
che un convoglio può, per qualche motivo, anche arrestarsi in<br />
curva.<br />
P senβ<br />
P<br />
F c cosβ<br />
La forza trasversale residua F r, secondo la direzione parallela al<br />
piano di calpestio è data da: F r = F c cos β − P sen β<br />
Siccome:<br />
F r = P/g a r, con a r accelerazione residua (o “non compensata”)<br />
F c = (P/g) (v 2 /R) cos β ≈ 1 sen β ≈ tg β = h/s<br />
si ha:<br />
P/g a r = (P/g) (v 2 /R) − P (h/s) a r = (v 2 /R) − g (h/s)<br />
Fissato il valore di a r la velocità massima ammissibile v lim è:<br />
s<br />
v = R [ a<br />
lim<br />
r<br />
89<br />
+<br />
F c<br />
β<br />
g ( h/<br />
s)]<br />
h<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
La stabilità in curva dei veicoli ferroviari (3/4)<br />
Stabilità al ribaltamento<br />
La stabilità al ribaltamento si studia verificando quale è la<br />
velocità limite in corrispondenza <strong>del</strong>la quale si eguagliano le forze<br />
ribaltanti e le forze stabilizzanti.<br />
A<br />
P senβ<br />
R 1<br />
L’equilibrio alla rotazione rispetto al punto B, mostra che la<br />
condizione limite (forze ribaltanti uguali alle forze stabilizzanti) si<br />
ha quando: (F c cos β − P sen β) d = (F c sen β + P cos β) c<br />
Dividendo entrambi i membri per cos β si ha:<br />
Considerato che F c = (P/g) (v 2 /R), si ottiene:<br />
v lim<br />
=<br />
c<br />
P<br />
g R<br />
F c cosβ<br />
c + d ( h/<br />
s)<br />
d − c ( h/<br />
s)<br />
90<br />
s<br />
β<br />
c<br />
F c<br />
P cosβ+F c senβ<br />
B<br />
R 2<br />
S<br />
d<br />
h<br />
F c<br />
c + d tanβ<br />
= P<br />
d − c tanβ
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
La stabilità in curva dei veicoli ferroviari (4/4)<br />
Stabilità allo svio (o deragliamento)<br />
Lo studio <strong>del</strong>la stabilità allo svio richiede la determinazione <strong>del</strong>le<br />
forze di interazione ruota-rotaia nelle zone di contatto. Per<br />
effetto <strong>del</strong>la forza centrifuga e <strong>del</strong>la spinta di bordino, il contatto<br />
<strong>del</strong>la ruota anteriore esterna tende a spostarsi verso il bordino; lo<br />
svio avviene se la ruota riesce a sollevarsi e a superare la rotaia.<br />
Al sollevamento <strong>del</strong>la ruota si oppongono le forze di attrito.<br />
Y<br />
β<br />
Q<br />
Detto f il coefficiente di attrito tra le superfici a contatto, le<br />
condizioni di stabilità si hanno quando la forza lungo il piano<br />
tangente (tendente a riportare la ruota verso il basso) è<br />
maggiore o uguale alle forze di attrito; in questa condizione,<br />
infatti, la ruota è in grado di riportarsi nella condizione normale:<br />
Q sen β − Y con β ≥ (Y sen β + Q cos β) f<br />
Tenendo conto anche di altri fattori (attrito ruota interna e<br />
posizione <strong>del</strong> punto di contatto), si è visto che tale condizione di<br />
sicurezza equivale a imporre: Y/Q ≤ 0,8<br />
Inoltre, si deve verificare la stabilità <strong>del</strong>la via (slineamento <strong>del</strong><br />
binario; sperimentalmente si è visto che la spinta massima<br />
trasversale capace di provocare lo slineamento è pari a:<br />
H = 10 +(2 Q/3)<br />
dove H è la spinta trasversale (kN) e Q è il carico sull’asse (kN).<br />
91<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Sistemi di trasporto urbano e metropolitano<br />
Sono sistemi di trasporto collettivo utilizzati in ambito urbano e<br />
metropolitano.<br />
Una possibile classificazione è la seguente:<br />
– sistemi a guida libera con motore di trazione a bordo<br />
– autobus<br />
– dim. veicolo: corto (minibus), medio, lungo, autosnodato<br />
– trazione: diesel, elettrica, ibrida, energie alternative<br />
– filobus<br />
– monomodale<br />
– bimodale e trimodale<br />
– sistemi a guida vincolata con motore di trazione a bordo<br />
– sistemi in sede promiscua (tram)<br />
– sistemi in sede riservata<br />
– metropolitana leggera (LRT)<br />
– metropolitana (RRT)<br />
– ferrovia suburbana (RGR)<br />
– sistemi in sede riservata a guida completamente<br />
automatica<br />
– sistemi in sede riservata su monorotaia<br />
– sistemi in sede riservata a lievitazione magnetica<br />
– sistemi a guida vincolata con motore di trazione a terra<br />
– sistemi di trasporto a fune<br />
– funicolare<br />
– funivia<br />
– ascensori<br />
– sistemi di trasporto con infrastrutture mobili<br />
– scala mobile<br />
– nastro trasportatore<br />
92
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Autobus (1/2)<br />
E’ il sistema di trasporto collettivo più utilizzato.<br />
Vantaggi: elevata versatilità (può essere messo in esercizio sulle<br />
strade ordinarie, le dimensioni contenute di alcuni<br />
mo<strong>del</strong>li possono consentirne l’uso su strade strette, è<br />
possibile variare i tracciati <strong>del</strong>le linee, le fermate<br />
possono essere disposte quasi ovunque e cambiate di<br />
posizione) ed economicità (non richiede forti costi di<br />
investimento, manutenzione ed esercizio)<br />
Svantaggi: prestazioni limitate in termini di regolarità di esercizio<br />
(è soggetto al traffico veicolare), capacità di<br />
trasporto (abbastanza inferiori a quelle dei sistemi su<br />
ferro) e velocità commerciali (modeste per l’elevato<br />
numero di fermate, per le prestazioni dei veicoli e per<br />
l’influenza <strong>del</strong> traffico veicolare)<br />
Tipologia dei veicoli e loro caratteristiche principali:<br />
Lunghezza<br />
(m)<br />
Larghezza<br />
(m)<br />
Capacità<br />
(posti)<br />
Autobus corto<br />
o minibus<br />
Autobus<br />
medio<br />
93<br />
Autobus lungo<br />
Autobus<br />
snodato<br />
6-7 8-9 11-12 16-18<br />
2,1 2,5 2,5 2,5<br />
20-40<br />
(10 a sedere)<br />
80<br />
(16 a sedere)<br />
120<br />
(20 a sedere)<br />
180<br />
(30 a sedere)<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Autobus (2/2)<br />
Il rapporto tra posti a sedere e posti in piedi varia a seconda <strong>del</strong><br />
tipo di servizio: per autobus urbani la % di posti a sedere è<br />
modesta (10-15 %); per autobus suburbani si arriva al 40 %; per<br />
autobus interurbani oltre il 65 %; per autobus granturismo il 100<br />
%.<br />
Motorizzazioni:<br />
– Diesel: è la tipologia più diffusa; la potenza massima varia tra i<br />
75 ed i 165 kW<br />
– Elettrici: in generale sono minibus utilizzati nei centri storici per<br />
ridurre gli impatti sull’ambiente (inquinamento acustico ed<br />
atmosferico); la ricerca tende di risolvere i problemi legati alle<br />
limitate capacità <strong>del</strong>le batterie, con conseguente ridotta<br />
autonomia; hanno elevati costi di acquisto e manutenzione<br />
– Ibridi: hanno a bordo due motori, uno elettrico alimentato da un<br />
alternatore, il quale è alimentato da un motore termico a<br />
benzina; alcune batterie interposte tra i due motori<br />
immagazzinano energia per rilasciarla quando serve (in salita o<br />
nei centri storici in cui si viaggia in “tutto elettrico)<br />
– Alimentati da altre fonti energetiche: GPL, Metano, ecc.<br />
In diversi casi gli autobus viaggiano in corsia preferenziale, in<br />
generale per non oltre il 60 % <strong>del</strong> percorso.<br />
94
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Filobus<br />
Sono veicoli dotati di motore elettrico (a bordo) alimentati<br />
attraverso un bifilare aereo.<br />
Le caratteristiche geometriche e di capacità sono analoghe a<br />
quelle degli autobus medi, lunghi e autosnodati.<br />
Rispetto agli autobus classici possono essere individuati i<br />
seguenti vantaggi e svantaggi:<br />
Vantaggi: motore elettrico (ridotti consumi energetici, modesto<br />
inquinamento acustico ed atmosferico)<br />
Svantaggi: la presenza <strong>del</strong>l’alimentazione aerea vincola i tracciati<br />
ed ha un impatto visivo sull’ambiente urbano<br />
Filobus bimodale<br />
Può essere utilizzato indifferentemente come autobus o filobus;<br />
esso consente di razionalizzare la rete di trasporto, eliminando la<br />
rigida distinzione tra linee automobilistiche e linee filoviarie.<br />
Il funzionamento autonomo può essere a trazione diesel, dieselelettrica<br />
o a batteria.<br />
Filobus trimodale<br />
Permette l’utilizzo di tre fonti di energia di trazione differenti e<br />
distinte: linea aerea, motore diesel e batteria<br />
95<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Tram<br />
Il tram può essere assimilato ad un filobus con guida vincolata su<br />
rotaie annegate nella pavimentazione; sono possibili, pertanto,<br />
condizioni di circolazione su sede promiscua.<br />
In generale, però, i sistemi tranviari viaggiano per buona parte <strong>del</strong><br />
percorso in corsia riservata.<br />
I veicoli possono avere una capacità nettamente superiore agli<br />
autobus e filobus: la lunghezza di un veicolo arriva fino a 30 m e la<br />
capacità può arrivare a superare i 250 posti.<br />
Vantaggi: capacità medio-alta, possibilità di esercizio sia su sede<br />
riservata che promiscua, costi di investimento ridotti<br />
rispetto a quelli di una metropolitana<br />
Svantaggi: necessita di costi di investimento maggiori rispetto a<br />
quelli per gli autobus, i tracciati sono “vincolati” dalle<br />
rotaie, i bifilari di alimentazione hanno un impatto visivo<br />
sull’ambiente urbano<br />
Esiste una vasta gamma di mezzi, raggruppabili in 4 classi:<br />
1. veicoli ad 1 cassa e 4 assi lungh. 13-14 m<br />
2. veicoli con 2 casse e 4 assi (articolati) lungh. 18 m<br />
3. veicoli con 2 casse e 6 assi (articolati) lungh. 19-21 m<br />
4. veicoli con 3 casse e 8 assi (dopp. articolati) lungh. 26-30 m<br />
La guida può essere monodirezionale o bidirezionale.<br />
La via è costituita da rotaie immerse nella pavimentazione<br />
(scartamento pari a 1435 mm).<br />
96
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Metropolitana (1/2)<br />
La metropolitana è un sistema di trasporto ad elevata capacità e<br />
regolarità; i costi elevati di costruzione e gestione si giustificano<br />
solo per città di grandi dimensioni, nei casi di domanda di<br />
trasporto molto elevata.<br />
Esistono tre tipologie di metropolitana, che hanno ambiti di<br />
applicazione e costi diversi:<br />
– Metropolitana leggera (Light Rail Transit — LRT)<br />
– Metropolitana (Rapid Rail Transit — RRT)<br />
– Ferrovia Suburbana o Metropolitana Regionale (Regional<br />
Railway — RGR)<br />
Metropolitana leggera (LRT)<br />
– sistema intermedio tra quello tranviario e quello metropolitano<br />
classico<br />
– opera prevalentemente in sede propria (sono consentite per<br />
brevi tratti commistioni con il traffico privato — intersezioni)<br />
– viaggia in galleria nei centri storici urbani<br />
– i veicoli sono costituiti da 2 a 4 casse ed hanno lunghezze fino<br />
a 35 m e capacità fino a 100 passeggeri per ogni cassa<br />
– la velocità commerciale arriva a 40 km/h<br />
– la capacità <strong>del</strong>la linea arriva a 10.000-15.000 pass./h<br />
– la trazione è elettrica, come per la metropolitana classica<br />
97<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Metropolitana (2/2)<br />
Metropolitana (RRT)<br />
– opera esclusivamente in sede protetta e, nei centri urbani,<br />
prevalentemente in galleria<br />
– richiede elevati costi di investimento, per cui si giustifica solo in<br />
corridoi metropolitani con domanda di trasporto molto forte<br />
– i costi di costruzione in galleria possono arrivare ad oltre 500<br />
milioni di Euro a km<br />
– i costi di gestione, invece, se calcolati per passeggero<br />
trasportato sono relativamente ridotti<br />
– la convenienza economica di una metropolitana si ha dai<br />
15.000-20.000 pass./h per senso di marcia<br />
– la capacità di linea arriva fino a 35.000 pass./h<br />
– i convogli sono costituiti da più veicoli (vagoni) di lunghezza pari<br />
a 17 m ed una capacità di carico fino a 250 posti; ogni convoglio<br />
ha almeno due vagoni<br />
– la velocità commerciale arriva a 50 km/h<br />
– la trazione è elettrica, come per i sistemi di trasporto<br />
ferroviario<br />
– l’intertempo tra due passaggi successivi può arrivare fino a 90<br />
s (frequenza di 40 conv./h)<br />
– la velocità massima può arrivare a 100 km/h e le accelerazioni<br />
fino a 1,2 m/s 2<br />
– l’armamento è, in generale, come quello ferroviario<br />
Metropolitana Regionale (RGR)<br />
– ha caratteristiche <strong>del</strong> tutto simili a quelle di una ferrovia<br />
ordinaria, solo che opera in ambito metropolitano e regionale<br />
(distanze <strong>del</strong>l’ordine dei 30-50 km)<br />
– molto spesso le vetture sono a due piani<br />
98
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Altri sistemi in sede riservata<br />
(Sistemi di trasporto non convenzionali)<br />
Sistemi a guida completamente automatica (Automated<br />
Guideway Transit — AGT)<br />
Sono provvisti di veicoli la cui guida è completamente controllata<br />
da un elaboratore elettronico che sostituisce in tutto il guidatore.<br />
Pur viaggiando in sede completamente riservata hanno, in<br />
generale, ruote gommate e la rotaia è costituita da travi in<br />
acciaio o cemento armato; alcune ruote sono portanti altre sono<br />
ruote di guida<br />
La dimensione e la capacità sono molto più modeste rispetto ai<br />
sistemi di metropolitana; sono usati soprattutto come navette<br />
negli aeroporti<br />
Monorotaie<br />
I veicoli sono supportati e guidati da un solo elemento viario<br />
(trave), in generale sopraelevato.<br />
La costruzione <strong>del</strong>la via può avvenire senza eccessivo intralcio alla<br />
circolazione, e con una occupazione di suolo limitata. Sono sistemi<br />
estremamente silenziosi, ma di impatto visivo notevole.<br />
Sistemi a lievitazione magnetica (maglev)<br />
Si basano su sistemi in grado di tenere sollevato il veicolo dalla<br />
infrastruttura mediante forze di repulsione magnetica.<br />
Sono oggetto di ricerca; sono sistemi di trasporto con velocità<br />
nettamente superiori rispetto ai sistemi convenzionali.<br />
99<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Sistemi di trasporto a fune (1/2)<br />
I sistemi di trasporto a fune sono caratterizzati dall’avere il<br />
sistema di trazione (motore) all’esterno <strong>del</strong> veicolo.<br />
La forza di trazione è trasmessa ai veicoli (trainati) tramite cavi<br />
ad altissima resistenza.<br />
I sistemi di trasporto a fune possono essere adoperati per due<br />
tipi di servizi:<br />
– servizio a navetta (impianti a moto discontinuo)<br />
– servizio ad anello (impianti a moto continuo)<br />
In generale, il motore si trova in corrispondenza di una <strong>del</strong>le<br />
stazioni.<br />
I principali sistemi di trasporto a fune sono:<br />
– funicolare<br />
– funivia<br />
– ascensore<br />
Le funicolari e gli ascensori funzionano come sistemi a navetta (il<br />
secondo è a chiamata); la funivia funziona come un sistema ad<br />
anello o a navetta.<br />
100
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Sistemi di trasporto a fune (2/2)<br />
Funicolare<br />
E’ un sistema di trasporto a fune con veicoli poggiati al suolo ed<br />
utilizzato, in generale, su tratti di breve lunghezza (2-4 km) e con<br />
forti dislivelli (oltre il 10 %). Le velocità sono limitate (inferiori ai 12<br />
m/s).<br />
Esistono funicolari completamente automatizzate utilizzate in<br />
alcuni casi anche in piano (es. sistema Poma 2000).<br />
Funivia<br />
Sono impianti in cui i veicoli si muovono sospesi su <strong>del</strong>le funi di<br />
acciaio; il contatto <strong>del</strong>l’impianto con il suolo si ha solo in<br />
corrispondenza <strong>del</strong>le stazioni e dei piloni di sostegno intermedi.<br />
Si distinguono i sistemi monofune da quelli bifune; nel primo caso<br />
un’unica fune ha funzione portante e traente; nel secondo, invece,<br />
vi è una fune con funzione portante ed un’altra con funzione<br />
traente.<br />
La cabine possono avere diverse dimensioni: da meno di 10 posti<br />
(impianti monofune) fino a 150 posti (impianti bifune). La velocità<br />
di regime è <strong>del</strong>l’ordine di 10 m/s. Il moto può essere circolare o a<br />
navetta.<br />
Ascensori<br />
Sono sistemi a navetta, molto spesso a chiamata, utilizzati per<br />
superare forti dislivelli o all’interno di edifici. La velocità, in genere,<br />
non supera i 3 km/h ma può arrivare nei grattacieli a 30 km/h.<br />
101<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Sistemi di trasporto con infrastrutture mobili<br />
Sono sistemi di trasporto di ausilio alla mobilità pedonale:<br />
– scale mobili<br />
– nastri trasportatori<br />
Sono sistemi continui, nel senso che il nastro o la scala non si<br />
fermano in stazione per permettere la salita e la discesa dei<br />
passeggeri. In generale sono sistemi utilizzati in edifici di grandi<br />
dimensioni, quali: grandi magazzini, stazioni, aeroporti, ecc.<br />
Negli ultimi anni c’è una tendenza ad utilizzare questi sistemi<br />
all’interno e/o per l’accesso ai centri storici e città d’arte (ad<br />
esempio Perugia e Orvieto).<br />
Scale mobili<br />
In generale si usano su pendenze fino a 30 gradi; hanno una<br />
larghezza di 0,55-0,65 m se è previsto un posto per gradino e di<br />
0,90-1,10 m se sono previsti due posti per gradino. La velocità non<br />
supera, di norma, 0,9 m/s. La lunghezza <strong>del</strong> piano inclinato,<br />
solitamente, non supera i 16 m. La scala mobile può funzionare<br />
solo in salita, solo in discesa o in entrambi (marcia banalizzata). Il<br />
funzionamento può essere continuo o essere attivato in<br />
automatico da un sensore che rileva il passaggio <strong>del</strong>l’utente<br />
attraverso la zona di accesso.<br />
Nastri trasportatori<br />
Sono marciapiedi mobili orizzontali o leggermente inclinati;<br />
velocità e larghezze sono analoghe a quelle <strong>del</strong>le scale mobili.<br />
Esistono nastri trasportatori che possono raggiungere velocità<br />
maggiori, con opportune tecnologie.<br />
102
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Confronto tra prestazioni per sistemi di trasporto<br />
Sistema di trasporto<br />
Parametro<br />
RGR<br />
RRT<br />
LRT<br />
TRAM<br />
BUS<br />
140-200<br />
120-300<br />
100-200<br />
80-120<br />
40-120<br />
Capacità vetture (posti/veic.)<br />
1-10<br />
3-10<br />
2-4<br />
1-3<br />
1<br />
N. vetture per convoglio<br />
140-2.000<br />
360-3.000<br />
200-800<br />
80-360<br />
40-120<br />
Capacità convoglio (posti/conv.)<br />
80-130<br />
80-100<br />
60-100<br />
60-70<br />
40-80<br />
Velocità massima (km/h)<br />
10-30<br />
20-40<br />
40-90<br />
60-120<br />
60-120<br />
Frequenza massima (conv./h)<br />
103<br />
10.000-<br />
35.000<br />
40-70<br />
15.000-<br />
30.000<br />
25-60<br />
6.000-<br />
20.000<br />
20-45<br />
4.000-<br />
15.000<br />
12-20<br />
2.400-<br />
8.000<br />
15-25<br />
Capacità di linea (pass./h)<br />
Velocità commerciale (km/h)<br />
1.200-4.500<br />
500-2.000<br />
350-800<br />
200-500<br />
200-500<br />
Distanza tra le stazioni (m)<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
I parametri di esercizio dei sistemi<br />
di trasporto collettivo (1/8)<br />
I principali parametri di esercizio di una linea di un sistema<br />
trasporto collettivo sono:<br />
– velocità commerciale media<br />
– frequenza <strong>del</strong> servizio (o, in alternativa, intertempo)<br />
– capacità oraria<br />
– tempo di giro<br />
– numero di veicoli necessari al servizio<br />
– posti-km e veicoli-km (misurano il quantitativo di offerta di<br />
trasporto prodotta)<br />
– passeggeri-km (misurano il quantitativo di servizio utilizzato<br />
dagli utenti)<br />
Velocità commerciale media<br />
E’ il rapporto tra il lunghezza <strong>del</strong>la linea ed il tempo medio di<br />
percorrenza <strong>del</strong>la stessa, comprensivo <strong>del</strong> tempo di sosta alle<br />
fermate:<br />
vCM = lAB/tAB dove:<br />
l AB<br />
è la lunghezza <strong>del</strong>la linea<br />
t AB è il tempo di percorrenza <strong>del</strong>la linea comprensivo dei tempi di<br />
sosta alle fermate<br />
La velocità commerciale media può essere calcolata, ovviamente,<br />
anche tratta per tratta.<br />
104
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
I parametri di esercizio dei sistemi<br />
di trasporto collettivo (2/8)<br />
Frequenza <strong>del</strong> servizio<br />
La frequenza f i di una linea i è il numero di veicoli (autobus, treni,<br />
ecc.) di quella linea che passano per una fermata in un’ora.<br />
L’unità di misura <strong>del</strong>la frequenza è veic./h.<br />
Ad esempio, i valori di frequenza utilizzati nei sistemi di trasporto<br />
collettivo su gomma variano da 3 a 12 veicoli/ora in ambito urbano;<br />
valori inferiori di frequenza sono utilizzati in ambito extraurbano.<br />
L’intertempo I i di una linea i è il distanziamento temporale tra il<br />
passaggio successivo di due veicoli <strong>del</strong>la linea per una qualunque<br />
fermata.<br />
L’unità di misura <strong>del</strong>l’intertempo è minuti.<br />
La relazione che lega l’intertempo con la frequenza è la seguente:<br />
I i = 60/f i<br />
Esempio: f i = 3 veicoli/ora I i = 20 minuti<br />
f i = 6 veicoli/ora I i = 10 minuti<br />
f i = 12 veicoli/ora I i = 5 minuti<br />
105<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
I parametri di esercizio dei sistemi<br />
di trasporto collettivo (3/8)<br />
La frequenza (o l’intertempo) influisce molto sulla qualità <strong>del</strong><br />
servizio per gli utenti.<br />
Essa, infatti, influenza il tempo di attesa t a degli utenti alle<br />
fermate. La relazione che lega l’intertempo (o la frequenza) al<br />
tempo di attesa (nell’ipotesi di servizio regolare ed arrivo casuale<br />
degli utenti alle fermate) è la seguente:<br />
t a = I i/2 = 30/f i<br />
Capacità oraria<br />
La capacità oraria C i di una linea i è il carico massimo, in termini di<br />
passeggeri, trasportabile su una certa tratta; essa può essere<br />
calcolata come visto per la capacità effettiva di una linea di<br />
trasporto ferroviario. Più rapidamente essa può essere calcolata<br />
in funzione <strong>del</strong>la frequenza (o <strong>del</strong>l’intertempo) e <strong>del</strong>la capacità <strong>del</strong><br />
veicolo. Si parla di carico massimo perché il numero di passeggeri<br />
a bordo dei veicoli di una linea di trasporto varia da una tratta<br />
all’altra.<br />
La capacità oraria è data da: C i = f i x Cap i<br />
dove Cap i è il capacità <strong>del</strong> veicolo esercito sulla linea i.<br />
In fase di progettazione, la frequenza e la capacità <strong>del</strong> veicolo<br />
devono essere fissate in modo da ottenere una capacità oraria<br />
maggiore <strong>del</strong> carico max.<br />
106
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
I parametri di esercizio dei sistemi<br />
di trasporto collettivo (4/8)<br />
Diagramma di carico di una linea<br />
pass/h<br />
Tempo di giro<br />
Il tempo di giro TG i è il tempo che impiega un veicolo in esercizio su<br />
di una linea a compiere un giro completo, cioè a passare due volte<br />
per una stessa fermata. Esso comprende i tempi di inversione ai<br />
capilinea (o al capolinea nel caso di linea circolare).<br />
Il tempo di inversione al capolinea TI i è il tempo che intercorre tra<br />
l’arrivo di un veicolo al capolinea e la partenza <strong>del</strong>lo stesso per la<br />
corsa successiva (di ritorno per linee A/R); esso tiene conto <strong>del</strong><br />
tempo necessario all’inversione <strong>del</strong> veicolo, dei tempi di riposo <strong>del</strong><br />
personale viaggiante e dei tempi di recupero (fissati per<br />
recuperare eventuali ritardi in linea).<br />
107<br />
Capacità oraria<br />
Carico massimo<br />
Fermate<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
I parametri di esercizio dei sistemi<br />
di trasporto collettivo (5/8)<br />
Il tempo di giro si calcola come:<br />
Linea A/R (due capilinea):<br />
TG i = (L A, i + L R, i)/v CM, i + 2 TI i<br />
Linea Circolare (un capolinea):<br />
TG i = L i/v CM, i + TI i<br />
dove:<br />
TGi LA, i<br />
LR, i<br />
Li vCM, i<br />
TIi è il tempo di giro in ore<br />
è la lunghezza <strong>del</strong>la linea in andata in km<br />
è la lunghezza <strong>del</strong>la linea in ritorno in km<br />
è la lunghezza totale <strong>del</strong>la linea circolare in km<br />
è la velocità commerciale in km/h<br />
è il tempo di inversione al capolinea in ore<br />
108
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
I parametri di esercizio dei sistemi<br />
di trasporto collettivo (6/8)<br />
Numero di veicoli necessari per il servizio<br />
Il numero di veicoli NV i necessari per poter esercire la linea i<br />
rispettando la frequenza di esercizio f i si calcola come:<br />
oppure:<br />
NV i = Int(TG i x f i) + 1<br />
NV i = Int(60 x TG i /I i) + 1<br />
Tale valore si incrementa, in generale, <strong>del</strong> 10-20% per tener conto<br />
<strong>del</strong>le esigenze di manutenzione e <strong>del</strong>la possibilità di guasti o di<br />
corse supplementari.<br />
Ad esempio, se il tempo di giro è 50 minuti occorre un veicolo per<br />
mantenere una frequenza di 1 veic./h; infatti, alla fine <strong>del</strong> tempo di<br />
giro lo stesso veicolo può effettuare anche la corsa successiva.<br />
Se il tempo di giro è invece di 1 h e 10 min occorrono 2 veicoli per<br />
mantenere la frequenza di 1 veic./h; infatti occorre un secondo<br />
veicolo per mantenere la stessa frequenza.<br />
109<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Posti-km e veicoli-km<br />
I parametri di esercizio dei sistemi<br />
di trasporto collettivo (7/8)<br />
Sono indicatori <strong>del</strong>la quantità di servizio prodotto; possono<br />
riferirsi ad un’ora, un giorno o altro intervallo temporale di<br />
riferimento.<br />
I veicoli-km prodotti in un’ora e in un giorno sono dati<br />
rispettivamente da:<br />
veicoli-km = f i x L i<br />
veicoli-km = ∑ h=1,...,24 f i(h) x L i<br />
110<br />
(in un’ora)<br />
(in un giorno)<br />
dove f i(h) è la frequenza relativa all’ora h <strong>del</strong> giorno.<br />
I posti-km si calcolano in modo analogo, tenendo conto <strong>del</strong>la<br />
capacità dei singoli veicoli Cap i :<br />
posti-km = f i x L i x Cap i<br />
(in un’ora)<br />
posti-km = ∑ h=1,...,24 f i(h) x L i x Cap i(h) (in un giorno)<br />
dove Cap i(h) è la capacità dei veicoli utilizzati nell’ora h <strong>del</strong> giorno.
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Passeggeri-km<br />
I parametri di esercizio dei sistemi<br />
di trasporto collettivo (8/8)<br />
E’ un indicatore <strong>del</strong>la quantità di servizio “venduto” agli utenti;<br />
anche esso può riferirsi ad un’ora, un giorno o altro intervallo<br />
temporale di riferimento.<br />
I passeggeri-km trasportati in un’ora o in un giorno sono dati da:<br />
passeggeri-km = ∑ k∈Ki ∑ h∈Hi p k (c h) x L k<br />
dove:<br />
k rappresenta il generico tratto <strong>del</strong> percorso Ki <strong>del</strong>la linea i<br />
h è l’indice rappresentante la generica corsa ch ed Hi il totale<br />
<strong>del</strong>le corse<br />
pk(ch) il numero di passeggeri a bordo <strong>del</strong>la tratta k sulla<br />
corsa ch la lunghezza <strong>del</strong>la tratta k<br />
L k<br />
L’indice si riferirà all’ora o al giorno a seconda se si considerano<br />
nella sommatoria le corse <strong>del</strong>l’ora o <strong>del</strong> giorno.<br />
111<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
ESERCITAZIONE SUI PARAMETRI DI ESERCIZIO <strong>DEI</strong> SISTEMI DI<br />
TRASPORTO COLLETTIVO<br />
Una azienda di trasporto gestisce le due linee riportate in figura,<br />
a servizio <strong>del</strong>le località indicate con A, B, C, D, E.<br />
vCM= 15 km/h km Domanda<br />
D<br />
Origine/Destinazione oraria<br />
2 km<br />
(passeggeeri/h)<br />
A<br />
3 km 2 km<br />
B<br />
112<br />
O\D A B C D E<br />
A - 150 50 20 10<br />
B 100 - 100 80 40<br />
C 100 70 - 30 15<br />
D 50 60 30 - 100<br />
E 20 40 30 100 -<br />
Le due linee A-B-C e D-B-E sono entrambe andata e ritorno e con<br />
due capilinea; il tempo di inversione al capolinea sia pari a 5<br />
minuti. I veicoli a disposizione <strong>del</strong>l’azienda hanno una capacità<br />
totale (posti a sedere più posti in piedi) pari a 50 posti/veicolo.<br />
Progettare la frequenza di ogni linea con un coefficiente di<br />
riempimento dei veicoli pari all’85%.<br />
Calcolare il numero di autobus necessari su ogni linea (parco<br />
veicolare).<br />
Calcolare i posti-km ed i pass.-km.<br />
E<br />
4 km<br />
C
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Introduzione alla Economia dei Trasporti<br />
L’Economia dei Trasporti studia le problematiche economiche<br />
connesse ai sistemi di trasporto; dei molteplici aspetti studiati ci<br />
si occuperà di:<br />
– costi dei servizi di trasporto<br />
o costi di costruzione e manutenzione <strong>del</strong>le infrastrutture<br />
o costi di produzione dei servizi di trasporto<br />
o costi di uso <strong>del</strong> servizio<br />
– domanda di trasporto<br />
o stima <strong>del</strong>la domanda di mobilità (indagini e mo<strong>del</strong>li)<br />
o interazione domanda/offerta<br />
– valutazione degli investimenti<br />
o analisi economica<br />
– analisi benefici-costi<br />
o analisi finanziaria<br />
Per quanto riguarda i costi dei servizi di trasporto, di seguito si<br />
riportano le metodologie di stima utili ad una valutazione<br />
<strong>del</strong>l’investimento nella fase di progetto preliminare.<br />
Nei progetti di massima ed esecutivi si utilizzano stime analitiche<br />
(computi metrici) non oggetto di questo corso.<br />
113<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
I costi dei servizi di trasporto<br />
I soggetti che sopportano i costi connessi ad un sistema di<br />
trasporto possono essere raggruppati in tre categorie:<br />
– soggetti proprietari e/o gestori <strong>del</strong>l’infrastruttura e <strong>del</strong> relativo<br />
sistema di controllo (ad esempio: Ferrovie <strong>del</strong>lo Stato, Società<br />
Autostrade, ecc.)<br />
– soggetti produttori <strong>del</strong> servizio di trasporto (ad esempio:<br />
aziende di trasporto collettivo, Trenitalia, ecc.)<br />
– soggetti fruitori <strong>del</strong> sistema di trasporto (utenti)<br />
A questi va aggiunta la collettività che, in molti casi, sopporta i<br />
costi, sia monetari (tasse) che non monetari (impatti), di un<br />
sistema di trasporto.<br />
Ad esempio:<br />
− la costruzione (e manutenzione) di una strada statale è<br />
effettuata con soldi pubblici e quindi con costi diretti sulla<br />
collettivita (che pertanto assume il ruolo di proprietario e<br />
gestore)<br />
− le aziende di trasporto collettivo hanno <strong>del</strong>le sovvenzioni<br />
Regionali indispensabili per mantenere i prezzi dei titoli di<br />
viaggio a valori politicamente accettabili (la collettività assume<br />
parte dei costi di produzione <strong>del</strong> servizio)<br />
Tre sono le tipologie di costi connessi ad un sistema di trasporto:<br />
– costi di costruzione e manutenzione <strong>del</strong>l’infrastruttura<br />
– costi di produzione <strong>del</strong> servizio<br />
– costi di uso <strong>del</strong> servizio<br />
114
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Costi di costruzione e manutenzione<br />
Sono costi che ricadono sul proprietario <strong>del</strong>l’infrastruttura e/o<br />
sulla collettività<br />
Infrastrutture stradali e ferroviarie<br />
Il costo di costruzione di una infrastruttura può essere valutato<br />
come costo a km; esso dipende dalle caratteristiche planoaltimetriche<br />
<strong>del</strong> tracciato, dal tipo di piattaforma e dalle opere<br />
d’arte necessarie (ponti, viadotti, gallerie, ecc.).<br />
Per le ferrovie, in particolare, devono essere considerati tra i costi<br />
tutti gli impianti (segnalamento, comunicazione, alimentazione,<br />
illuminazione, ecc.).<br />
Una valutazione preliminare può essere effettuata considerando i<br />
km di infrastruttura con determinate caratteristiche (in<br />
viadotto, in galleria, in trincea, in rilevato, ecc.); ad ogni tipologia<br />
può essere attribuito, per analogia con i costi sostenuti in<br />
progetti precedenti, un costo a km (Euro/km). Tra i costi non<br />
devono essere dimenticati gli eventuali espropri. Il costo totale di<br />
costruzione è dato dalla somma dei prodotti tra il costo a km di<br />
una data tipologia per i km <strong>del</strong>la stessa tipologia.<br />
A titolo puramente indicativo:<br />
– il costo a km di una infrastruttura stradale varia tra 1 e 7<br />
milioni di Euro a km.<br />
– il costo di una infrastruttura ferroviaria, invece, supera, in<br />
genere, i 15 milioni di Euro a km.<br />
I costi di manutenzione sono valutati a km per anno; in questo<br />
caso, anche le condizioni climatiche e il quantitativo e la tipologia<br />
<strong>del</strong> traffico previsto (% di mezzi pesanti o tipologie di treni)<br />
influenza il costo di manutenzione. Anche i costi di manutenzione<br />
sono stimati per analogia.<br />
115<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Costi di produzione dei servizi di trasporto (1/6)<br />
Sono costi che ricadono sul produttore <strong>del</strong> servizio; in alcuni casi,<br />
parte di questi costi sono trasferiti alla collettività (sovvenzioni<br />
alle aziende di trasporto collettivo).<br />
Nel caso <strong>del</strong> trasporto stradale individuale, il produttore <strong>del</strong><br />
servizio è l’utente <strong>del</strong> servizio stesso.<br />
Tali costi comprendono:<br />
– costi di acquisizione dei veicoli<br />
– costi di gestione<br />
o gestione e manutenzione veicoli<br />
o gestione terminali<br />
Possono anche essere suddivisi in:<br />
– costi fissi (indipendenti dal traffico)<br />
– costi variabili (funzione <strong>del</strong> traffico)<br />
Di seguito si riportano dei cenni sui metodi di stima dei costi di<br />
produzione <strong>del</strong> servizio per:<br />
– il sistema di trasporto stradale individuale<br />
– il sistema di trasporto stradale collettivo<br />
– il sistema di trasporto ferroviario<br />
116
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Costi di produzione dei servizi di trasporto (2/6)<br />
Trasporto stradale individuale<br />
Si distinguono:<br />
– costi fissi<br />
o acquisto <strong>del</strong> veicolo<br />
o tasse e assicurazioni<br />
– costi variabili (in funzione dei km percorsi)<br />
o carburante<br />
o lubrificanti<br />
o pneumatici<br />
o manutenzioni e riparazioni<br />
Il costo di acquisto <strong>del</strong> veicolo dipende dalla tipologia <strong>del</strong> veicolo e<br />
dalle sue caratteristiche; può essere valutato dai listini <strong>del</strong>le<br />
diverse case produttrici. Tale costo può essere ripartito tra i<br />
diversi anni di uso <strong>del</strong> veicolo come spese di ammortamento.<br />
La tassa di possesso è funzione (attualmente in Italia) <strong>del</strong>la<br />
potenza <strong>del</strong> motore. Il costo <strong>del</strong>l’assicurazione dipende dai prezzi<br />
di mercato <strong>del</strong>le diverse società assicuratrici.<br />
I costi variabili sono valutati come costi a km. Essi possono<br />
essere calcolati voce per voce, in funzione dei consumi e dei costi<br />
dei materiali, oppure forfettariamente, usando apposite tabelle da<br />
riviste specializzate; ad esempio il costo a km di una autovettura<br />
è circa 0,15-0,30 Euro/km.<br />
Il calcolo di questi costi è utile per le valutazioni economiche<br />
relative a progetti che possono portare a ridurre l’uso<br />
<strong>del</strong>l’autovettura (sistemi su ferro).<br />
117<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Costi di produzione dei servizi di trasporto (3/6)<br />
Trasporto stradale collettivo<br />
Per una azienda di trasporto collettivo i costi da valutare per la<br />
produzione <strong>del</strong> servizio sono:<br />
costi di acquisizione veicoli<br />
costi di gestione veicoli ed infrastrutture<br />
I costi di acquisizione si rilevano dai listini <strong>del</strong>le case produttrici.<br />
I costi di gestione sono:<br />
– costi di manutenzione ordinaria: valutabili pari a circa l’1 %<br />
all’anno <strong>del</strong> costo di acquisto;<br />
– costi di manutenzione straordinaria: valutabili pari a circa il<br />
10 % <strong>del</strong> costo di acquisto ogni 5 anni;<br />
– costi di esercizio: valutabili pari al costo di 3 addetti/anno per<br />
ogni veicolo di linea;<br />
– costi di manutenzione <strong>del</strong>le infrastrutture: valutabili pari al 5 %<br />
<strong>del</strong> costo di realizzazione <strong>del</strong>l’opera ogni 5 anni e, per i depositi e<br />
magazzini, in aggiunta il costo di un custode.<br />
I costi annuali di gestione CAG possono essere valutati in maniera<br />
analitica come:<br />
CAG = Cp + Ct + Cq + Ca + Cm + Cg dove:<br />
Cp costo <strong>del</strong> personale aziendale<br />
Ct costo per la trazione<br />
Cq quote di ammortamento capitale<br />
Ca costo per assicurazioni e tasse di circolazione<br />
Cm costo per la manutenzione<br />
Cg spese generali<br />
118
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Costi di produzione dei servizi di trasporto (4/6)<br />
Costo <strong>del</strong> personale aziendale<br />
E’ dato da:<br />
Cp = ∑ cp(y) Py Az<br />
dove:<br />
cp(y) è la retribuzione media contrattuale di un addetto di<br />
categoria y<br />
è il numero di addetti <strong>del</strong>la categoria y<br />
P y Az<br />
Il numero di addetti è valutabile come:<br />
– personale di guida, valutabile pari a 2,5-3,5 addetti per veicolo<br />
per anno<br />
– altro personale di movimento, pari al 20-30% <strong>del</strong> personale di<br />
guida<br />
– personale amministrativo, pari al 10-15% <strong>del</strong> personale di guida<br />
– personale ausiliario, pari ad 1 addetto ogni dieci veicoli <strong>del</strong><br />
parco, comprensivo dei veicoli di scorta (15-20% dei veicoli in<br />
esercizio)<br />
Costo per la trazione<br />
E’ dato da:<br />
dove:<br />
C car è il costo <strong>del</strong> carburante<br />
C lub è il costo dei lubrificanti<br />
C pne è il costo dei pneumatici<br />
C t = C car + C lub + C pne<br />
Ognuno di questi costi C x è dato da: C x = c x⋅(q x⋅PA)<br />
con: PA percorrenza annua <strong>del</strong> veicolo (km), c x costo unitario<br />
materiale (Euro/x), q x consumo unitario (x/km).<br />
119<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Costi di produzione dei servizi di trasporto (5/6)<br />
Costo per la manutenzione<br />
E’ dato da:<br />
C m = c m PA<br />
con c m costo per km <strong>del</strong>la manutenzione (dipende dai programmi di<br />
manutenzione di ogni singolo veicolo).<br />
Quote di ammortamento<br />
I costi attribuibili alle quote di ammortamento sono espresse<br />
come somma di tre aliquote:<br />
Av ammortamento veicoli<br />
Au ammortamento uffici<br />
ammortamento depositi<br />
A d<br />
Ogni quota di ammortamento è calcolata in funzione <strong>del</strong>la vita<br />
utile dei veicoli o <strong>del</strong> periodo di ammortamento degli edifici.<br />
Costo per assicurazioni e tasse di circolazione<br />
Derivano direttamente dalle tariffe vigenti.<br />
Spese generali<br />
Comprendono le spese per: forniture elettriche, acqua, telefono,<br />
pulizie, riscaldamento e climatizzazione, cancelleria, spese legali<br />
ed interessi passivi.<br />
Si assume per esse un valore pari al 10-20% <strong>del</strong> totale dei costi<br />
precedenti.<br />
120
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Costi di produzione dei servizi di trasporto (6/6)<br />
Trasporto ferroviario<br />
Il costo di esercizio di un sistema di trasporto ferroviario può<br />
essere stimato in diversi modi.<br />
Un metodo proposta dalla UIC fornisce il costo per passeggero e<br />
per unità di distanza percorsa C e [Euro/pass-km]:<br />
C e = C 1+C 2/d+(1/p){(C 3 + d C 4)/T+[(t + c)/n p]C 5+(1/n p)C 6+(n v/n pC 7)}<br />
dove:<br />
C1 costi funzione dei pass. per dist. percorsa (tasse e assicurazioni)<br />
C2 costi funzione dei pass. trasportabili (biglietteria, prenot., controllo<br />
stazioni, ecc.)<br />
d distanza <strong>del</strong> trasporto (km)<br />
p coefficiente di occupazione medio dei posti offerti<br />
C3 costi fissi per treno (spese per la formazione dei treni, deposito,<br />
ecc.)<br />
C4 costi funzione dei treni per dist. percorsa (condotta treni, parte<br />
spese energia, parte spese infrastrutture, ecc.)<br />
T tonnellate lorde movimentate<br />
t tara <strong>del</strong>le vetture<br />
c carico medio<br />
np numero dei posti offerti per vettura<br />
C5 costi funzione <strong>del</strong> peso lordo rimorchiato per distanza percorsa<br />
(parte <strong>del</strong>le spese di: energia, infrastrutture, materiale rotabile, ecc.)<br />
C6 costi funzione dei veicoli per distanza percorsa (controllo veicoli,<br />
pulizia treni, ecc.)<br />
nv numero <strong>del</strong>le vetture per giorni necessarie per il trasporto<br />
C7 costi funzione dei veicoli per giorni di materiale necessario ai<br />
passeggeri<br />
121<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Costi di uso <strong>del</strong> servizio (1/4)<br />
I costi di uso <strong>del</strong> servizio sono quelli sopportati dagli utenti <strong>del</strong><br />
sistema di trasporto; per il sistema di trasporto stradale<br />
individuale, parte di tali costi coincidono con i costi di produzione<br />
<strong>del</strong> servizio.<br />
In generale, un utente di un sistema di trasporto, per utilizzare il<br />
sistema stesso, “spende” <strong>del</strong>le risorse non solamente monetarie;<br />
il costo totale sopportato dall’utente per l’uso <strong>del</strong> servizio è detto<br />
costo generalizzato.<br />
Il costo generalizzato C G, in termini puramente formali, può essere<br />
considerato somma di 4 aliquote:<br />
CG = CM + CT + CCOM + CSIC dove:<br />
CM rappresenta le risorse monetare spese per effettuare lo<br />
spostamento (pedaggi, carburante, biglietti, ecc.)<br />
CT rappresenta le risorse, in termini di tempo, spese per<br />
effettuare lo spostamento (tempo di attesa alle fermate,<br />
tempo di viaggio, ecc.)<br />
CCOM rappresenta il costo connesso alla mancanza di comfort<br />
<strong>del</strong>lo spostamento<br />
CSIC rappresenta il costo connesso ai rischi (mancanza di<br />
sicurezza <strong>del</strong> viaggio)<br />
Questi ultimi due termini non sono di facile valutazione, ma<br />
influenzano non poco le scelte di viaggio degli utenti.<br />
122
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Costi di uso <strong>del</strong> servizio (2/4)<br />
Il costo generalizzato assume diversi aspetti a seconda <strong>del</strong>le<br />
problematiche per le quali è utile conoscere i costi sostenuti dagli<br />
utenti; si possono individuare, pertanto, due tipologie di costo<br />
generalizzato:<br />
– costo generalizzato effettivo<br />
– costo generalizzato percepito<br />
Il costo generalizzato effettivo comprende i costi reali sostenuti<br />
dall’utente per effettuare uno spostamento; quello percepito è<br />
legato alla percezione dei costi da parte <strong>del</strong>l’utente; esempio:<br />
– spostamento su auto propria:<br />
o il costo generalizzato effettivo comprende tutti i costi di<br />
produzione <strong>del</strong> servizio (carburante, lubrificante,<br />
pneumatici, quote di ammortamento, eventuali pedaggi<br />
autostradali e/o di sosta) ed il tempo effettivo speso per<br />
effettuare il viaggio<br />
o il costo generalizzato percepito comprende solo alcuni<br />
costi di produzione <strong>del</strong> servizio (carburante ed eventuali<br />
pedaggi autostradali e/o di sosta), il tempo percepito<br />
dall’utente, che può essere diverso da quello effettivo (ad<br />
esempio gli utenti tendono a dare un peso diverso ai tempi<br />
per effettuare il viaggio se spesi in coda ad un semaforo o<br />
in marcia)<br />
– spostamento su mezzo collettivo:<br />
o il costo generalizzato effettivo comprende il costo <strong>del</strong><br />
biglietto ed i tempi effettivi spesi per effettuare il viaggio<br />
o il costo generalizzato percepito comprende il costo <strong>del</strong><br />
biglietto, i tempi percepiti dall’utente in modo diverso a<br />
seconda se di attesa, a bordo, di accesso egresso,<br />
l’assenza di comfort<br />
123<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Costi di uso <strong>del</strong> servizio (3/4)<br />
Il costi effettivi si calcolano per le valutazioni economiche degli<br />
investimenti, mentre i costi percepiti si usano per simulare le<br />
scelte di viaggio degli utenti.<br />
Sia il costo percepito che quello effettivo dovrebbero a rigore<br />
comprendere esplicitamente i costi legati al comfort ed alla<br />
sicurezza. In generale, però, tali fattori non sono tenuti<br />
esplicitamente in conto nei costi sostenuti dagli utenti; più<br />
precisamente, nel costo effettivo si trascurano questi aspetti,<br />
valutando in altro modo comfort e sicurezza all’interno <strong>del</strong>le<br />
analisi economiche; nel costo percepito si tiene conto di un<br />
termine, da calibrare, legato alla specifica variabile, che tiene<br />
conto dei questi fattori non misurabili.<br />
Il costo generalizzato effettivo C GE può essere calcolato come:<br />
CGE = CME + βT TE dove:<br />
CME è il costo monetario effettivo (Euro)<br />
TE è il tempo di viaggio effettivo (h)<br />
βT è il valore unitario <strong>del</strong> tempo (Euro/h)<br />
Il costo monetario effettivo comprende tutti i costi monetari (ad<br />
esempio anche il consumo dei pneumatici).<br />
Il β T, detto anche VOT (Value Of Time), può essere calibrato o<br />
fissato esogenamente; in generale dipende dal motivo <strong>del</strong>lo<br />
spostamento (per spostamenti per lavoro vale sui 10-15 Euro)<br />
124
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Costi di uso <strong>del</strong> servizio (4/4)<br />
Il costo generalizzato percepito C GP può essere calcolato come:<br />
CGP = CMP + βA/E TA/E + βA TA + βB TB + βSPEC dove:<br />
è il costo monetario percepito (Euro)<br />
è il tempo di accesso/egresso al sistema (h)<br />
è il valore unitario <strong>del</strong> tempo di accesso egresso (Euro/h)<br />
è il tempo di attesa (h)<br />
è il valore unitario <strong>del</strong> tempo di attesa (Euro/h)<br />
è il tempo a bordo <strong>del</strong> veicolo (h)<br />
è il valore unitario <strong>del</strong> tempo a bordo (Euro/h)<br />
βSPEC è una costante specifica che tiene conto dei fattori<br />
sicurezza, comfort, privacy, ecc. (Euro)<br />
CMP TA/E βA/E TA βA TB βB I β vanno calibrati opportunamente; ad esempio, detto 1 il valore<br />
percepito <strong>del</strong> tempo a bordo, il tempo di attesa vale da 2 a 3, cioè<br />
l’utente percepisce il tempo di 2 o 3 volte il tempo a bordo.<br />
Il tempo di accesso/egresso è il tempo che impiega l’utente a<br />
raggiungere la stazione o la fermata di partenza <strong>del</strong> proprio<br />
viaggio sul sistema di trasporto collettivo; il suo peso può variare<br />
a seconda <strong>del</strong> modo di trasporto utilizzato per raggiungere la<br />
stazione/fermata (piedi, auto, ecc.).<br />
125<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
La domanda di mobilità<br />
Definizioni<br />
La domanda di mobilità (o domanda di trasporto) può essere<br />
definita come il numero di utenti, con determinate<br />
caratteristiche, che utilizza un sistema di trasporto in un<br />
determinato periodo di tempo (ora, giorno, ecc.).<br />
L’unità di misura <strong>del</strong>la domanda di mobilità è utenti/tempo, ad<br />
esempio:<br />
– trasporto stradale individuale veic./h<br />
– trasporto ferroviario pass./h<br />
– trasporto stradale collettivo pass./h<br />
Per tutte le tre tipologie di trasporto si può anche parlare di<br />
spostamenti/h. La domanda di mobilità è, pertanto, un flusso di<br />
spostamenti.<br />
In ogni caso, il periodo temporale di riferimento può essere diverso<br />
dall’ora; ad esempio 15 minuti, una fascia oraria di 2 o 3 ore, un<br />
giorno o l’anno.<br />
La scelta <strong>del</strong> periodo di riferimento varia, in generale, secondo gli<br />
scopi <strong>del</strong>lo studio che si sta effettuando: ad esempio si sceglie<br />
l’anno per le valutazioni economiche degli interventi, mentre un<br />
periodo di 15 minuti può essere adoperato negli studi per la<br />
progettazione dei sistemi di regolazione semaforica.<br />
In ogni caso, la domanda di trasporto risulta dall’aggregazione dei<br />
singoli spostamenti che interessano il sistema di trasporto nel<br />
periodo di riferimento considerato.<br />
126
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Introduzione allo studio <strong>del</strong>la domanda di mobilità<br />
Lo studio <strong>del</strong>la domanda di mobilità serve a stimare “i carichi” sul<br />
sistema di trasporto, intesi, in questo caso, come il numero di<br />
utenti che si serve di un sistema di trasporto esistente o come il<br />
numero di utenti che si servirebbe di un sistema di trasporto da<br />
progettare.<br />
Stimata la domanda di trasporto è possibile, pertanto, verificare<br />
il funzionamento di un sistema già esistente o progettare un<br />
nuovo sistema di trasporto.<br />
Un qualsiasi studio sulla mobilità che interessa un sistema di<br />
trasporto (esistente o da progettare) avviene secondo le<br />
seguenti fasi:<br />
1. individuazione <strong>del</strong>l’area di studio<br />
2. suddivisione in zone <strong>del</strong>l’area di studio (zonizzazione)<br />
3. definizione <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo di offerta <strong>del</strong> sistema di trasporto<br />
4. stima (tramite indagini o mo<strong>del</strong>li) <strong>del</strong>la domanda di trasporto<br />
che interessa l’area di studio (matrici OD)<br />
5. simulazione <strong>del</strong>l’interazione domanda/offerta (calcolo dei<br />
flussi di traffico sulle diverse componenti <strong>del</strong> sistema)<br />
I risultati ottenuti dalla fase 5 (flussi sulle componenti <strong>del</strong><br />
sistema di trasporto) possono essere utilizzati per effettuare<br />
valutazioni sul funzionamento di un sistema esistente o per<br />
progettare un nuovo sistema di trasporto.<br />
Di seguito si descrivono sinteticamente le singole fasi <strong>del</strong><br />
processo di analisi <strong>del</strong>la domanda di mobilità, rinviando a lezioni<br />
successive l’approfondimento <strong>del</strong>le fasi 3, 4 e 5.<br />
127<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Individuazione <strong>del</strong>l’area di studio<br />
Si definisce area di studio l’area geografica all’interno <strong>del</strong>la quale<br />
si trova il sistema di trasporto (che si intende progettare o sul<br />
quale si intende intervenire) e nella quale si ritiene si esauriscano<br />
la maggior parte degli effetti degli interventi progettati.<br />
Il confine <strong>del</strong>l’area di studio è detto cordone; tutto ciò che si trova<br />
al di fuori <strong>del</strong> cordone è detto ambiente esterno, <strong>del</strong> quale<br />
interessano solo le interconnessioni con l’area di studio; tali<br />
interconnessioni sono rappresentate con dei nodi, detti centroidi<br />
esterni, posti in corrispondenza dei punti in cui il cordone “taglia”<br />
le infrastrutture di trasporto per l’ingresso e l’uscita dall’area di<br />
studio.<br />
Esempio:<br />
Si voglia progettare la rete di trasporto collettivo su gomma di<br />
una città di medie dimensioni; l’area di studio coincide con il<br />
territorio comunale.<br />
Ferrovia<br />
Centroide esterno<br />
Ambiente esterno<br />
128<br />
Fiume<br />
Area di studio<br />
Cordone
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Zonizzazione (1/3)<br />
Uno spostamento che interessa l’area di studio può avere, in<br />
generale, un qualunque punto di origine ed un qualunque punto di<br />
destinazione. I possibili punti di origine e destinazione sono,<br />
pertanto, teoricamente, infiniti.<br />
Per poter descrivere il fenomeno <strong>del</strong>la mobilità è necessario<br />
ricondurre ad un numero finito le origini e le destinazioni degli<br />
spostamenti. Ciò si può ottenere attraverso la zonizzazione.<br />
La zonizzazione consiste nel partizionare l’area di studio in zone di<br />
traffico (di numero finito); in questo modo è possibile stimare il<br />
numero di spostamenti che si hanno tra una zona di origine o ed<br />
una zona di destinazione d.<br />
Ad ogni zona si associa un punto (detto nodo centroide) in cui si<br />
ipotizza siano concentrati tutti i punti di origine degli<br />
spostamenti che hanno origine dalla zona e tutti i punti di<br />
destinazione di tutti gli spostamenti che hanno destinazione in<br />
quella zona. In questo modo si commette una approssimazione,<br />
che sarà tanto migliore quanto maggiore è il numero <strong>del</strong>le zone.<br />
Esempio:<br />
Origine<br />
Nodi centroidi<br />
Zone di traffico<br />
129<br />
Destinazione<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Zonizzazione (2/3)<br />
Il nodo centroide è disposto baricentricamente rispetto alla<br />
localizzazione <strong>del</strong>le residenze e <strong>del</strong>le attività <strong>del</strong>la zona.<br />
Criteri di zonizzazione<br />
La zonizzazione deve essere effettuata in modo da rendere<br />
accettabile l’approssimazione di sostituire alla molteplicità di<br />
punti di origine (destinazione) <strong>del</strong>la zona un unico punto.<br />
Dal punto di vista applicativo esistono diverse possibili<br />
zonizzazioni per lo stesso problema; alcuni criteri da seguire sono:<br />
– i separatori fisici <strong>del</strong> territorio (fiumi, ferrovie, ecc.) di solito<br />
vengono utilizzati come confini di zona, in quanto impediscono<br />
un collegamento “diffuso” tra zone adiacenti, ma solo in punti<br />
limitati (ponti, sottopassaggi, ecc.)<br />
– le zone di traffico si ottengono, in generale, aggregando le<br />
particelle censuarie <strong>del</strong>l’ISTAT, in modo da poter utilizzare i<br />
dati <strong>del</strong> censimento<br />
– si può adottare un diverso dettaglio di zonizzazione in funzione<br />
<strong>del</strong>la diversa precisione che si vuole ottenere; ad esempio zone<br />
più piccole nel centro storico e più grandi in periferia<br />
– in generale si tende ad aggregare zone omogenee dal punto di<br />
vista insediativo (residenziale, industriale, ecc.)<br />
Ad ogni zona di traffico individuata si attribuisce un numero<br />
progressivo ed un nodo centroide, che assume lo stesso numero<br />
<strong>del</strong>la zona. Anche i centroidi esterni sono numerati; ad essi si<br />
danno numeri progressivi a partire da quello successivo all’ultimo<br />
numero di zona.<br />
130
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Zonizzazione (3/3)<br />
Esempio di zonizzazione e di numerazione dei nodi centroidi<br />
18<br />
17<br />
1<br />
19<br />
1<br />
2<br />
2<br />
3<br />
3<br />
4<br />
4<br />
20<br />
6<br />
5<br />
10<br />
8<br />
7<br />
6 7<br />
28<br />
5<br />
10<br />
8<br />
9<br />
9<br />
12<br />
21<br />
13<br />
12<br />
13<br />
27<br />
131<br />
11<br />
11<br />
14<br />
14<br />
22<br />
16<br />
16<br />
26<br />
15<br />
15<br />
23<br />
25<br />
24<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Definizione <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo di offerta<br />
<strong>del</strong> sistema di trasporto (1/2)<br />
Il mo<strong>del</strong>lo di offerta di trasporto rappresenta una schematica e<br />
parziale rappresentazione <strong>del</strong>le infrastrutture e dei servizi di<br />
trasporto; le metodologie di costruzione ed implementazione dei<br />
mo<strong>del</strong>li di offerta saranno approfonditi successivamente.<br />
In questa fase preliminare ci si limita ad indicare dei criteri su<br />
come possono essere selezionate le infrastrutture ed i servizi<br />
rilevanti per lo studio <strong>del</strong>la mobilità, che saranno poi<br />
rappresentate con il mo<strong>del</strong>lo di offerta.<br />
Gli elementi (infrastrutture e servizi) da selezionare dipendono<br />
dagli scopi <strong>del</strong>lo studio.<br />
Ad esempio, se si vuole studiare un piano di circolazione per un<br />
centro abitato non è detto sia necessario considerare tutti i<br />
collegamenti viari come rilevanti per la mobilità, ma, ad esempio, si<br />
possono trascurare una serie di strade secondarie o locali, non<br />
interessate da forti flussi di traffico.<br />
Se si vuole studiare la domanda di trasporto su una<br />
metropolitana, per verificarne il livello di servizio, è necessario<br />
considerare sia l’infrastruttura ed i servizi (corse) <strong>del</strong>la<br />
metropolitana che le infrastrutture (strade) ed i servizi (linee di<br />
trasporto su gomma) che ricadono nell’area servita dalla<br />
metropolitana; questi, infatti, influenzano il funzionamento <strong>del</strong>la<br />
metropolitana, sia perché adducono utenza, sia perché possono<br />
essere sistemi di trasporto alternativi.<br />
132
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Definizione <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo di offerta<br />
<strong>del</strong> sistema di trasporto (2/2)<br />
L’insieme degli elementi considerati è anche detta “rete di base” o<br />
schema di base ed è, di solito, rappresentata graficamente<br />
evidenziando le infrastrutture sulle quali avvengono i servizi di<br />
trasporto (assi stradali, ferroviari, stazioni, ecc.).<br />
Successivamente, la rete di base sarà trasformata nel vero e<br />
proprio mo<strong>del</strong>lo di offerta di trasporto, nel quale ogni elemento<br />
possederà <strong>del</strong>le caratteristiche quantitative ben precise (es.<br />
tempi di percorrenza, tempi di attesa, costi, ecc.).<br />
Rete di Base<br />
133<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Le matrici OD (1/3)<br />
Nelle lezioni successive saranno approfondite le fasi di stima <strong>del</strong>la<br />
domanda di mobilità e di simulazione <strong>del</strong>l’interazione<br />
domanda/offerta (calcolo dei flussi di utenti sulle componenti <strong>del</strong><br />
sistema).<br />
Ora si forniscono <strong>del</strong>le definizioni fondamentali relative alle matrici<br />
origine/destinazione (matrici OD).<br />
Una matrice OD rappresenta gli spostamenti che interessano<br />
l’area di studio, in un determinato periodo di tempo, suddivisi per<br />
luoghi (zone) di origine e di destinazione.<br />
Pertanto, la matrice OD è una matrice quadrata, con un numero<br />
di righe e di colonne pari al numero di zone più il numero di<br />
centroidi esterni.<br />
Il generico elemento d od <strong>del</strong>la matrice rappresenta il numero di<br />
spostamenti che, nell’unità di tempo considerata, hanno origine<br />
nella zona o e destinazione nella zona d (rappresenta, pertanto,<br />
un flusso di spostamenti).<br />
La somma degli elementi <strong>del</strong>la i-esima riga rappresenta il totale<br />
dei flussi emessi dalla zona i-esima nell’unità di tempo, ed è detto<br />
flusso “emesso” o “generato” dalla zona:<br />
d o. = ∑ d d od<br />
134
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Le matrici OD (2/3)<br />
Analogamente si può definire un flusso “attratto” dalla zona d<br />
come:<br />
d .d = ∑ o d od<br />
Il numero totale di spostamenti che interessano l’area di studio<br />
nell’unità di tempo considerato è dato dalla somma di tutti gli<br />
elementi <strong>del</strong>la matrice OD:<br />
d .. = ∑ o ∑ d d od<br />
La matrice OD può essere partizionata in quattro settori, in<br />
relazione al tipo di zona di origine e di destinazione:<br />
– si parla di spostamenti interni all’area di studio se la zona di<br />
origine e di destinazione sono entrambe interne all’area di<br />
studio; in particolare, gli spostamenti che hanno origine e<br />
destinazione all’interno <strong>del</strong>la stessa zona sono detti intrazonali<br />
(essi non sono simulabili dal mo<strong>del</strong>lo), gli altri sono detti<br />
interzonali;<br />
– sono spostamenti di scambio quelli che hanno l’origine e la<br />
destinazione una all’interno e l’altra all’esterno <strong>del</strong>l’area di<br />
studio; si dividono in spostamenti di scambio I-E (interniesterni)<br />
ed E-I (esterni-interni);<br />
– sono spostamenti di attraversamento quelli che hanno sia<br />
l’origine che la destinazione esterne all’area di studio, ma<br />
attraversano l’area di studio, ovvero ne utilizzano il sistema di<br />
trasporto.<br />
135<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Le matrici OD (3/3)<br />
Tipologie di spostamento e loro individuazione nella matrice OD<br />
O\D 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28<br />
1<br />
2<br />
3<br />
4<br />
5<br />
6<br />
7<br />
8<br />
9<br />
10<br />
11<br />
12<br />
13<br />
14<br />
15<br />
16<br />
17<br />
18<br />
19<br />
20<br />
21<br />
22<br />
23<br />
24<br />
25<br />
26<br />
27<br />
28<br />
Spostamenti Interni-Interni<br />
(I-I)<br />
Spostamenti di scambio<br />
Esterni-Interni (I-E)<br />
136<br />
Spostamenti di scambio<br />
Interni-Esterni (I-E)<br />
Spostamenti di<br />
attraversamento<br />
Esterni-Esterni (E-E)<br />
Le matrici OD possono essere caratterizzate in funzione <strong>del</strong>le<br />
caratteristiche degli spostamenti rilevanti ai fini <strong>del</strong>l’analisi:<br />
– unità temporale di riferimento (ora, fascia oraria, giorno, anno)<br />
– periodo di tempo di riferimento (ora di punta, giorno <strong>del</strong>la sett.)<br />
– modo <strong>del</strong>lo spostamento (piedi, auto, autobus, ecc.)<br />
– motivo <strong>del</strong>lo spostamento (Casa-Lavoro, Casa-Acquisti, ecc.)<br />
Si possono avere tutte le possibili combinazioni, ad esempio:<br />
– matrice OD <strong>del</strong>l’ora di punta su auto per tutti i motivi<br />
– matrice OD giornaliera tutti i modi motivo Casa-Lavoro ...
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Variazioni temporali <strong>del</strong>la domanda di mobilità (1/3)<br />
La domanda di mobilità è variabile nel tempo; ad esempio, il<br />
numero di spostamenti che avvengono in un’area urbana sono<br />
diversi da un’ora all’altra <strong>del</strong>la giornata, ma sono diversi anche<br />
nella stessa ora di due giorni diversi.<br />
La dinamica temporale <strong>del</strong>la domanda di mobilità può essere<br />
studiata su tre orizzonti temporali:<br />
– variazioni di lungo periodo o trend<br />
– variazioni nel corso di un determinato periodo di riferimento<br />
– variazioni fra intervalli di tempo di identiche caratteristiche<br />
Variazioni di lungo periodo (trend)<br />
Sono variazioni di lungo periodo <strong>del</strong> livello o <strong>del</strong>la struttura <strong>del</strong>la<br />
domanda di mobilità; ad esempio la variazione <strong>del</strong>la domanda di<br />
trasporto nel corso degli anni, dovuta a variazioni dei parametri<br />
socioeconomici e territoriali. Di seguito si riporta un grafico<br />
indicizzato <strong>del</strong>la domanda di trasporto su mezzi privati e collettivi<br />
dal 1960 ad oggi, posto 100 il valore <strong>del</strong>la domanda al 1960.<br />
1200<br />
1100<br />
1000<br />
900<br />
800<br />
700<br />
600<br />
500<br />
400<br />
300<br />
200<br />
100<br />
0<br />
1960<br />
1965<br />
1970<br />
1975<br />
1980<br />
1985<br />
137<br />
1990<br />
1995<br />
Filovie e autobus<br />
Metrò, tranvie e<br />
funicolari<br />
Autovetture<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Variazioni temporali <strong>del</strong>la domanda di mobilità (2/3)<br />
Variazioni nel corso di un determinato periodo di riferimento<br />
Sono anche dette variazioni intraperiodali. Sono le variazioni <strong>del</strong>la<br />
domanda di mobilità che si verificano all’interno di un periodo di<br />
analisi che comprenda più periodi elementari di riferimento (ad<br />
esempio la variazione <strong>del</strong>la domanda oraria nel corso <strong>del</strong>la<br />
giornata o la variazione <strong>del</strong>la domanda giornaliera tra i diversi<br />
giorni <strong>del</strong>la settimana). Tali variazioni si ripetono ciclicamente<br />
come andamento, anche se i valori <strong>del</strong>la domanda nei singoli<br />
sottoperiodi possono assumere valori diversi.<br />
18%<br />
16%<br />
14%<br />
12%<br />
10%<br />
8%<br />
6%<br />
4%<br />
2%<br />
0%<br />
5.00<br />
% di spostamenti rispetto al totale <strong>del</strong> giorno<br />
600<br />
7.00<br />
8.00<br />
9.00<br />
10.00<br />
11.00<br />
138<br />
12.00<br />
Ore <strong>del</strong> giorno<br />
13.00<br />
14.00<br />
15.00<br />
16.00<br />
17.00<br />
18.00
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Variazioni temporali <strong>del</strong>la domanda di mobilità (3/3)<br />
Variazioni fra intervalli di tempo di identiche caratteristiche<br />
Sono anche dette variazioni interperiodali. Ad esempio sono le<br />
variazioni <strong>del</strong>la domanda nell’ora di punta antimeridiana di diversi<br />
giorni con caratteristiche simili (tra le 7:30 e le 8:30 di due<br />
mercoledì successivi).<br />
Queste variazioni non sono dovute ad eventi sistematici, ma dalla<br />
intrinseca aleatorietà <strong>del</strong> fenomeno <strong>del</strong>la mobilità.<br />
Nella realtà i tre tipi di dinamica si sovrappongono tra loro in<br />
modo spesso non distinguibile.<br />
139<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
La mo<strong>del</strong>lizzazione <strong>del</strong>l’offerta di trasporto (1/7)<br />
Definizioni<br />
Per mo<strong>del</strong>lo di offerta si intende un mo<strong>del</strong>lo matematico che<br />
simula gli aspetti rilevanti (topologici, funzionali e prestazionali)<br />
<strong>del</strong> funzionamento di un sistema di trasporto.<br />
La costruzione <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo di offerta avviene a valle <strong>del</strong>le fasi di<br />
individuazione <strong>del</strong>l’area di studio, zonizzazione ed estrazione <strong>del</strong>la<br />
rete di base.<br />
In generale, la maggior parte dei mo<strong>del</strong>li di offerta di trasporto<br />
sono dei grafi pesati (cioè dei grafi ai cui elementi è attribuita una<br />
caratteristica quantitativa, ad esempio tempi di percorrenza).<br />
Si definisce grafo G una coppia ordinata di insiemi: l’insieme dei<br />
nodi N e l’insieme degli archi o rami L.<br />
Ad ogni nodo è attribuito un numero: i, j, k, l, ecc.<br />
Un arco (o ramo) è definito dalla coppia di nodi che esso connette<br />
(i, j); in generale, per rappresentare le reti di trasporto si<br />
utilizzano grafi orientati, nei quali gli archi hanno un verso, per cui<br />
sono individuati da una coppia ordinata di nodi: (i, j) ≠ (j, i).<br />
Esempio di grafo orientato:<br />
1 2<br />
3 4<br />
Nodi: N = {1; 2; 3; 4}<br />
Archi: L = {(1, 2); (1, 3); (2, 3);<br />
(2, 4); (3, 1); (3, 4);<br />
(4, 2)}<br />
140
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
La mo<strong>del</strong>lizzazione <strong>del</strong>l’offerta di trasporto (2/7)<br />
In un grafo si definisce percorso una sequenza di archi nel quale il<br />
nodo finale di ciascun arco coincide con il nodo iniziale <strong>del</strong><br />
successivo.<br />
Per la simulazione <strong>del</strong>l’offerta di trasporto interessano solo i<br />
percorsi elementari, cioè quei percorsi che non passano mai due<br />
volte per lo stesso nodo.<br />
Tutti i possibili percorsi elementari che hanno il nodo 1 come nodo<br />
iniziale, per il grafo riportato nella figura precedente, sono:<br />
(1, 2)<br />
(1, 3)<br />
(1, 2) (2, 3)<br />
(1, 2) (2, 4)<br />
(1, 3) (3, 4)<br />
(1, 2) (2, 3) (3, 4)<br />
(1, 3) (3, 4) (4, 2)<br />
Un grafo si dice connesso se, per ogni coppia di nodi <strong>del</strong> grafo,<br />
esiste almeno un percorso che abbia come estremi i nodi in<br />
questione.<br />
Esempio:<br />
Grafo Connesso Grafo non connesso<br />
1 2<br />
3 4<br />
141<br />
1 2<br />
3 4<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
La mo<strong>del</strong>lizzazione <strong>del</strong>l’offerta di trasporto (3/7)<br />
I grafi sono utilizzati per la rappresentazione topologica e<br />
funzionale dei sistemi di trasporto; essi diventano reti di<br />
trasporto nel momento in cui ad ogni ramo è associata una<br />
caratteristica quantitativa, che può essere una costante (ad es.<br />
tempo di percorrenza su una tratta ferroviaria) o una funzione di<br />
una serie di parametri (ad es. tempo di percorrenza su una rete<br />
stradale, funzione dei flussi).<br />
Di seguito si forniscono degli esempi di mo<strong>del</strong>lizzazione <strong>del</strong>l’offerta<br />
di trasporto per un sistema di trasporto stradale individuale e<br />
per un sistema di trasporto stradale collettivo (estendibile ai<br />
sistemi di trasporto ferroviario).<br />
Sistema di trasporto stradale individuale<br />
Nel grafo rappresentativo di una rete di trasporto stradale i nodi<br />
rappresentano punti fisici <strong>del</strong> territorio e precisamente sono<br />
situati in corrispondenza di intersezioni tra diverse strade o in<br />
corrispondenza di strozzature su una stessa strada; gli archi<br />
orientati rappresentano i collegamenti tra questi diversi punti,<br />
cioè tratti di strada con caratteristiche geometriche, funzionali e<br />
prestazionali omogenee.<br />
Ad esempio, un tratto di strada tra due intersezioni a senso<br />
unico è rappresentata con un solo arco, secondo il verso di<br />
percorrenza; una strada a doppio senso di marcia è<br />
rappresentata con due archi, rappresentativi ciascuno <strong>del</strong> proprio<br />
senso di marcia.<br />
142
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
La mo<strong>del</strong>lizzazione <strong>del</strong>l’offerta di trasporto (4/7)<br />
Strada a doppio senso<br />
58 59<br />
Strada a senso unico<br />
58 59<br />
I nodi rappresentativi di intersezioni sono detti nodi reali, per<br />
distinguerli dai nodi centroidi; gli archi rappresentativi di tratti di<br />
strada sono detti archi reali. I nodi reali sono numerati<br />
progressivamente a partire da numeri successivi a quelli utilizzati<br />
per i centroidi.<br />
I nodi centroidi sono collegati alla rete di trasporto tramite archi<br />
fittizi detti archi connettori, rappresentativi degli spostamenti<br />
che avvengono per raggiungere la rete di base, a partire dal luogo<br />
reale di origine <strong>del</strong>lo spostamento.<br />
143<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
La mo<strong>del</strong>lizzazione <strong>del</strong>l’offerta di trasporto (5/7)<br />
Esempio di mo<strong>del</strong>lo di offerta per una rete di trasporto privato.<br />
21<br />
22<br />
20<br />
19<br />
Nodi reali<br />
23<br />
16<br />
11<br />
10<br />
Archi reali<br />
3<br />
8<br />
12<br />
18<br />
4<br />
24<br />
1<br />
6<br />
15<br />
9<br />
7<br />
Archi Connettori<br />
25<br />
14<br />
17<br />
13<br />
5<br />
2<br />
26<br />
Per semplicità i nodi reali non<br />
sono stati numerati<br />
27<br />
28<br />
144
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
La mo<strong>del</strong>lizzazione <strong>del</strong>l’offerta di trasporto (6/7)<br />
Sistema di trasporto stradale collettivo (o trasporto ferroviario)<br />
Un mo<strong>del</strong>lo di offerta di un sistema di trasporto collettivo (su<br />
ferro o su gomma) rappresenta le diverse fasi <strong>del</strong>lo spostamento:<br />
– accesso al sistema (pedonale o in altro modo)<br />
– attesa alla fermata/stazione<br />
– viaggio a bordo <strong>del</strong> veicolo<br />
– egresso dal sistema<br />
Il grafo relativo ad un sistema di trasporto collettivo, pertanto,<br />
presenta una varietà maggiore di tipologie di archi e nodi rispetto<br />
a quello relativo al sistema di trasporto privato.<br />
Tipologie di nodi:<br />
– nodi centroidi<br />
– nodi pedonali<br />
– nodi fermata<br />
– nodi di linea<br />
Tipologie di archi:<br />
– archi connettori<br />
– archi pedonali<br />
– archi di salita<br />
– archi di discesa<br />
– archi di linea<br />
145<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
La mo<strong>del</strong>lizzazione <strong>del</strong>l’offerta di trasporto (7/7)<br />
In generale, in uno spostamento su un sistema di trasporto<br />
collettivo il mo<strong>del</strong>lo prevede che l’utente percorra i seguenti archi:<br />
Arco connettore (dal centroide di origine ad un nodo pedonale)<br />
Archi pedonali (fino a giungere ad un nodo fermata)<br />
Arco di salita (congiunge il nodo fermata ad un nodo di linea)<br />
Archi di linea (rappresentano la parte <strong>del</strong>lo spostamento a bordo<br />
<strong>del</strong> veicolo)<br />
Arco di discesa (dal nodo di linea corrispondente alla fermata)<br />
Archi pedonali (fino a giungere al nodo pedonale collegato al<br />
centroide)<br />
Arco connettore (fino al nodo centroide di destinazione)<br />
Esempio:<br />
Nodi centroidi Archi connettori<br />
Nodi pedonali Archi pedonali<br />
Nodi fermata Archi pedonali<br />
Nodi di linea Archi di salita<br />
Archi di discesa<br />
Archi di linea<br />
146
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Le funzioni di costo per il trasporto stradale (1/7)<br />
Ad ogni arco di un grafo rappresentativo di un sistema di<br />
trasporto è attribuita una caratteristica quantitativa.<br />
Tale caratteristica può rappresentare il costo generalizzato<br />
sostenuto dall’utente per percorrere quell’arco, o una aliquota<br />
<strong>del</strong>lo stesso costo (ad esempio il solo tempo di percorrenza).<br />
Tale caratteristica può essere:<br />
– una costante; in questo caso si parla di costo <strong>del</strong>l’arco;<br />
– una funzione <strong>del</strong> numero di utenti sull’arco; in questo caso si<br />
parla di funzione di costo <strong>del</strong>l’arco.<br />
Gli archi cui è attribuito un costo indipendente dal flusso di utenti<br />
sono detti non congestionati; viceversa sono detti congestionati<br />
gli archi cui è attribuita una funzione di costo.<br />
Analogamente sono dette congestionate le reti che hanno alcuni o<br />
tutti gli archi congestionati.<br />
In generale:<br />
– le reti di trasporto stradale individuale sono rappresentate da<br />
mo<strong>del</strong>li di offerta con reti congestionate (il tempo di<br />
percorrenza su un arco stradale dipende dal flusso di veicoli che<br />
lo percorre)<br />
– le reti di trasporto ferroviario e stradale collettivo sono<br />
rappresentate da mo<strong>del</strong>li di offerta con reti non congestionate<br />
(si assume, nella maggior parte dei casi, che il tempo di<br />
percorrenza su un arco di un sistema di trasporto collettivo sia<br />
indipendente dal numero di utenti che lo percorre)<br />
147<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Le funzioni di costo per il trasporto stradale (2/7)<br />
Costi e Funzioni di costo per le reti di trasporto privato<br />
Per le reti di trasporto privato (stradale), in generale, si assume<br />
che il costo associato ad un arco sia pari solo al tempo impiegato<br />
per percorrerlo.<br />
Archi connettori<br />
Per gli archi connettori si assume che tale tempo (t a) sia<br />
indipendente dal flusso di autoveicoli (archi non congestionati) e<br />
pari al rapporto tra la lunghezza <strong>del</strong>l’arco L a ed una velocità media<br />
di percorrenza v a, funzione <strong>del</strong>le caratteristiche <strong>del</strong>la rete non<br />
rappresentata sul grafo:<br />
t a = L a/v a<br />
Si può assumere una velocità di:<br />
– 15-20 km/h in zone urbane centrali<br />
– 20-30 km/h in zone urbane periferiche<br />
– 30-40 km/h in ambito extraurbano<br />
148
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Le funzioni di costo per il trasporto stradale (3/7)<br />
Archi reali<br />
Gli archi reali, invece, si assumono congestionati, cioè il tempo di<br />
percorrenza sull’arco dipende dal flusso, f a, sull’arco stesso. Il<br />
tempo di percorrenza di un arco reale è dato dalla somma di due<br />
aliquote:<br />
– il tempo di running, tr a, impiegato per percorrere l’arco<br />
– il tempo di attesa, tw a, all’intersezione al termine <strong>del</strong>l’arco<br />
t a(f a) = tr a(f a) + tw a(f a)<br />
Reti stradali extraurbane<br />
Il tempo di running è preponderante rispetto al tempo di attesa<br />
alle intersezioni che viene, pertanto trascurato:<br />
t a(f a) = tr a(f a)<br />
La funzione di costo più utilizzata è la BPR, che assume la<br />
seguente forma:<br />
β<br />
L<br />
⎛ ⎞<br />
a ⎛ La<br />
La<br />
⎞ f<br />
= + α⎜<br />
− ⎟<br />
⎜ a<br />
t<br />
⎟<br />
a(<br />
fa)<br />
v0<br />
⎝ vc<br />
v0<br />
⎠⎝<br />
Cap a ⎠<br />
dove:<br />
v0 è la velocità a flusso nullo sull’arco (km/h)<br />
vc è la velocità critica sull’arco (km/h)<br />
fa è il flusso sull’arco (veic/h)<br />
Capa è la capacità <strong>del</strong>l’arco (veic/h)<br />
α e β sono coefficienti adimensionali da calibrare<br />
Possibili valori: α = 0,7-1,0 e β = 2-4<br />
149<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Le funzioni di costo per il trasporto stradale (4/7)<br />
Andamento <strong>del</strong>la funzione BPR<br />
ta (min)<br />
9<br />
8<br />
7<br />
6<br />
5<br />
4<br />
3<br />
2<br />
1<br />
0<br />
0<br />
L = 2 km α = 1<br />
v0 = 110 km/h β =4<br />
vc = 40 km/h Cap =2000 veic/h<br />
100<br />
200<br />
300<br />
400<br />
500<br />
600<br />
700<br />
800<br />
900<br />
1000<br />
1100<br />
1200<br />
Reti stradali urbane<br />
Nelle reti stradali urbane il tempo di attesa alle intersezioni non è<br />
trascurabile, anzi è in molti casi preponderante rispetto al tempo<br />
di running; pertanto, devono essere considerati entrambi i termini.<br />
Il tempo di running è calcolato come rapporto tra la lunghezza<br />
<strong>del</strong>l’arco e la velocità media di percorrenza che può essere<br />
ipotizzata dipendente dal flusso:<br />
tr a = L a/v a(f a)<br />
150<br />
1300<br />
1400<br />
Flusso (veic/h)<br />
1500<br />
1600<br />
1700<br />
1800<br />
1900<br />
2000<br />
2100<br />
2200<br />
2300<br />
2400
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Le funzioni di costo per il trasporto stradale (5/7)<br />
La velocità in ambito urbano dipende da diversi fattori; una<br />
possibile formula empirica per il suo calcolo è data da:<br />
2 va(fa) = 31,1 + 2,8 Lua − 1,2 Pa − 12,8 Ta − 10,4 Da − 1,4 INT +<br />
− (0,000053 + 0,000123 X)(fa/Lua) 2<br />
dove:<br />
Lua è la larghezza utile <strong>del</strong>l’arco (larghezza geometrica meno<br />
spazio occupato dalla sosta) in metri<br />
Pa è la pendenza media in %<br />
è il grado di tortuosità <strong>del</strong>la strada in scala [0; 1]<br />
Ta Da è il grado di disturbo alla circolazione stradale in scala [0; 1]<br />
INT è il numero di intersezioni secondarie per km<br />
X vale 0 se è possibile il sorpasso, 1 altrimenti<br />
In alcuni casi il tempo di running è considerato indipendente dal<br />
flusso, per cui si trascura l’ultimo termine <strong>del</strong>la formula.<br />
Il tempo di attesa alle intersezioni si calcola in modo diverso se<br />
l’intersezione è semaforizzata o non semaforizzata.<br />
Le formule, di tipo semiempirico, sono diverse e di non facile<br />
memoria, per cui si rimanda a testi specifici.<br />
Per intersezioni semaforizzate le più utilizzate sono le formule di<br />
Webster, <strong>del</strong> Manuale <strong>del</strong>la Capacità, di Doherty e di Ackcelik; in<br />
tutte le formule compaiono come variabili: la durata <strong>del</strong> ciclo<br />
semaforico (verde+giallo+rosso), la durata <strong>del</strong> tempo di verde, la<br />
capacità <strong>del</strong>l’accesso all’intersezione ed il flusso di veicoli.<br />
151<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Le funzioni di costo per il trasporto stradale (6/7)<br />
Per le intersezioni non semaforizzate le formule utilizzate sono<br />
anche esse semiempiriche; dipendono dalla geometria<br />
<strong>del</strong>l’intersezione, dal tipo di manovra che deve essere effettuata,<br />
dal flusso che deve effettuare la suddetta manovra e dal flusso di<br />
veicoli <strong>del</strong>le manovre che entrano in conflitto con la manovra in<br />
questione.<br />
Le formule <strong>del</strong> ritardo alle intersezioni forniscono, al variare <strong>del</strong><br />
flusso di veicoli, il ritardo medio per veicolo (sec/veic). Una formula<br />
molto usata nelle pratiche applicazioni è la formula di Doherty,<br />
che deriva dalla formula di Webster semplificandola:<br />
1<br />
2 0,<br />
55 fa<br />
tw a = C ( 1 − V / C)<br />
+<br />
(sec/veic)<br />
2<br />
( V / C)<br />
Sa<br />
[( V / C)<br />
Sa<br />
− fa]<br />
dove:<br />
C è la durata <strong>del</strong> ciclo semaforico (sec)<br />
V è la durata <strong>del</strong> verde efficace (sec)<br />
Sa è il flusso di saturazione <strong>del</strong>l’accesso (veic/sec) pari alla<br />
capacità <strong>del</strong>l’accesso se il semaforo fosse sempre verde<br />
fa è il flusso di veicoli (veic/sec)<br />
Il flusso di saturazione si calcola con una procedura, detta<br />
metodo inglese, per cui:<br />
Sa = 0,15 Lua K1 K2 K3 ... (veic/sec)<br />
dove Lu a è la larghezza utile <strong>del</strong>l’accesso in metri ed i K i sono<br />
coefficienti correttivi che tengono conto di diversi fattori quali:<br />
pendenza <strong>del</strong>l’accesso, tipo di manovra, presenza di disturbo<br />
dovuta alla sosta, presenza di attraversamenti pedonali,<br />
composizione <strong>del</strong> flusso, ecc.<br />
152
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Le funzioni di costo per il trasporto stradale (7/7)<br />
La formula di Doherty, così come quella di Webster dalla quale<br />
deriva, fornisce un valore infinito <strong>del</strong> ritardo per f a ≥ (V/C) S a.<br />
Ciò sarebbe vero se le condizioni di sovrasaturazione <strong>del</strong> flusso<br />
perdurassero per un tempo infinito; ciò non è vero per un sistema<br />
di trasporto in cui la domanda è variabile nel tempo. Pertanto, si<br />
considera valida la formula in questione per f a ≤ 0,95 (V/C) S a e si<br />
utilizza il suo prolungamento lineare per f a > 0,95 (V/C) S a.<br />
Andamento grafico Formula di Doherty.<br />
tw (sec/veic)<br />
90<br />
80<br />
70<br />
60<br />
50<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
0<br />
C = 90 sec<br />
V = 45 sec<br />
S = 3600 veic/h<br />
75<br />
150<br />
225<br />
300<br />
375<br />
450<br />
525<br />
600<br />
675<br />
750<br />
825<br />
900<br />
153<br />
975<br />
f (veic/h)<br />
1050<br />
1125<br />
1200<br />
1275<br />
1350<br />
1425<br />
1500<br />
1575<br />
1650<br />
1725<br />
1800<br />
1875<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Le funzioni di costo per il trasporto collettivo (1/3)<br />
In generale, i sistemi di trasporto collettivo (su gomma o su ferro)<br />
sono rappresentati da mo<strong>del</strong>li di rete non congestionata; cioè si<br />
ipotizza che il tempo di percorrenza su un arco sia indipendente<br />
dal numero di passeggeri che percorrono l’arco stesso.<br />
Questa ipotesi è accettabile, nella maggior parte dei casi e a<br />
meno di trascurare un eventuale costo percepito connesso<br />
all’affollamento dei veicoli, visto che le velocità commerciali medie<br />
dei veicoli sono poco influenzate dal numero di passeggeri a bordo<br />
o che sale e scende dai veicoli.<br />
Di seguito si descrive, per ogni tipologia di arco di una rete di<br />
trasporto collettivo, la metodologia per il calcolo <strong>del</strong> tempo<br />
connesso all’attraversamento <strong>del</strong>l’arco.<br />
Archi connettori ed archi pedonali.<br />
Il tempo di percorrenza <strong>del</strong>l’arco tp a si calcola come rapporto tra<br />
la lunghezza <strong>del</strong>l’arco L a e la velocità media Vp a sull’arco stesso:<br />
tp a = L a/Vp a<br />
dove Vp a è assunta pari alla velocità media di un pedone (0,8-0,9<br />
m/s = 2,9-3,2 km/h) se si assume che il passeggero raggiunga a<br />
piedi la fermata/stazione <strong>del</strong> sistema (autobus. tram,<br />
metropolitana).<br />
Velocità diverse possono essere assunte se si prevede che<br />
l’utente raggiunga la fermata/stazione con altri mezzi, come nel<br />
caso di sistemi park-and-ride.<br />
154
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Le funzioni di costo per il trasporto collettivo (2/3)<br />
Archi di salita<br />
Agli archi di salita è attribuito un tempo pari al tempo medio di<br />
attesa tw a <strong>del</strong>l’utente alla fermata. Tale tempo medio di attesa è<br />
pari alla metà <strong>del</strong>l’intertempo <strong>del</strong>la linea I L, nel caso di sistemi ad<br />
elevata frequenza e bassa/media regolarità (autobus urbani,<br />
metropolitane, ecc.); se vi sono, invece, più linee che portano<br />
l’utente alla stessa destinazione, il tempo di attesa va calcolato<br />
cumulando le corse <strong>del</strong>le diverse linee (intertempo calcolato in<br />
funzione <strong>del</strong>la frequenza cumulata <strong>del</strong>le diverse linee).<br />
Se, invece, il sistema è a bassa frequenza ed elevata regolarità<br />
(autobus extraurbani, treni a media e lunga percorrenza, ecc.),<br />
l’utente non si reca in modo “casuale” alla fermata, per cui il<br />
tempo medio di attesa si fissa in modo diverso. Infatti, l’utente si<br />
recherà alla fermata un certo tempo prima <strong>del</strong>la partenza <strong>del</strong>la<br />
corsa che deve prendere (10-15 minuti), a prescindere dalla sua<br />
frequenza.<br />
Archi di discesa<br />
Il tempo di percorrenza <strong>del</strong>l’arco di discesa td a è fissato in<br />
funzione <strong>del</strong> tipo di veicolo <strong>del</strong> sistema di trasporto; ad esempio si<br />
può fissare un tempo di 2-5 sec per un autobus e di 10-30 sec per<br />
un treno (considerata la possibilità di coda in discesa).<br />
155<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Le funzioni di costo per il trasporto collettivo (3/3)<br />
Archi di linea<br />
Il tempo di percorrenza su un arco di linea tl a si calcola attraverso<br />
i diagrammi <strong>del</strong> moto o in funzione <strong>del</strong>la velocità commerciale<br />
media misurata sul sistema.<br />
Per un sistema su ferro (metropolitana, ferrovia, ecc.) in sede<br />
completamente riservata, il tempo di percorrenza su un arco di<br />
linea si può calcolare, in funzione <strong>del</strong>le caratteristiche di velocità<br />
massima, accelerazione, contraccolpo e tempo di sosta alla<br />
fermata/stazione come:<br />
tl a = L a/v MAX + v MAX/a M + a M/j M + ts a<br />
dove ts a è il tempo medio di sosta connesso all’arco a, assunto<br />
pari alla metà <strong>del</strong> tempo medio di sosta connesso al nodo origine<br />
di a più la metà <strong>del</strong> tempo medio di sosta connesso al nodo<br />
destinazione di a.<br />
Per i sistemi in sede totalmente o parzialmente promiscua (tram,<br />
autobus, ecc.) si preferisce misurare (o, in fase di progetto,<br />
fissare, in funzione di ciò che accade in realtà simili) la velocità<br />
commerciale media <strong>del</strong>la linea, che dipende non solo dalle<br />
caratteriche dei veicoli (velocità, accelerazione, ecc.), ma anche<br />
dal traffico stradale sulla sede promiscua. Detta v CM tale velocità<br />
media, il tempo medio di percorrenza è dato da:<br />
tl a = L a/v CM<br />
156
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
La stima <strong>del</strong>la domanda di mobilità<br />
La domanda di mobilità può essere stimata utilizzando:<br />
– indagini dirette<br />
– mo<strong>del</strong>li matematici<br />
Le indagini dirette consistono nel rilevare le caratteristiche<br />
attuali <strong>del</strong>la domanda di mobilità mediante conteggi di traffico<br />
e/o interviste agli utenti <strong>del</strong> sistema di trasporto.<br />
I mo<strong>del</strong>li matematici consentono di stimare la domanda di<br />
mobilità attuale e futura, in funzione di caratteristiche socioeconomiche<br />
e territoriali <strong>del</strong>l’area di studio e <strong>del</strong> sistema di<br />
trasporto in essa operante.<br />
La calibrazione dei mo<strong>del</strong>li matematici si basa, comunque, su<br />
risultati di apposite indagini sulla mobilità; i risultati di alcune<br />
tipologie di indagine (conteggi dei flussi di traffico) possono,<br />
inoltre, essere utilizzati per migliorare le stime di matrici OD<br />
ottenute tramite mo<strong>del</strong>li o tramite altre tipologie di indagine.<br />
Di seguito si tratteranno le principali tipologie di indagine per la<br />
stima <strong>del</strong>la domanda di mobilità; successivamente si forniranno<br />
dei cenni sui sistemi di mo<strong>del</strong>li matematici utilizzabili per la stima<br />
<strong>del</strong>la domanda di trasporto.<br />
157<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Le indagini per la stima <strong>del</strong>la domanda (1/12)<br />
Le principali metodologie di indagine sulla domanda di mobilità<br />
sono:<br />
– indagini sui flussi di traffico<br />
– indagini su aree ristrette<br />
– indagini al cordone<br />
– indagini su aree vaste<br />
– indagini sulla domanda di sosta<br />
Tranne le indagini sui flussi di traffico, tutte le indagini sono di<br />
tipo campionario, cioè sono rivolte solo ad un sottoinsieme<br />
(campione) <strong>del</strong> totale di persone interessate dallo studio<br />
(universo). Il campione deve sempre essere estratto a caso.<br />
Indagini sui flussi di traffico<br />
Sono indagini tese a rilevare l’entità e la composizione <strong>del</strong> flusso<br />
di traffico che, in un determinato periodo di tempo, attraversa<br />
una prefissata sezione <strong>del</strong> sistema di trasporto.<br />
Tali indagini possono essere effettuate sul:<br />
– sistema di trasporto privato; consiste nel rilevare composizione<br />
<strong>del</strong> flusso veicolare ed il numero totale di veicoli di ogni<br />
categoria che attraversa una sezione stradale nell’unità di<br />
tempo;<br />
– sistema di trasporto collettivo; consiste nel rilevare il numero<br />
di passeggeri a bordo dei veicoli <strong>del</strong> sistema di trasporto<br />
collettivo che attraversano una data sezione stradale,<br />
solitamente suddivisi per linea e/o per corsa.<br />
158
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Le indagini per la stima <strong>del</strong>la domanda (2/12)<br />
I risultati <strong>del</strong>l’indagine forniscono informazioni utili per:<br />
– verificare il funzionamento <strong>del</strong> sistema di trasporto corrente<br />
– verificare la capacità dei mo<strong>del</strong>li (domanda, offerta ed<br />
interazione domanda/offerta) di riprodurre la realtà<br />
– tarare i mo<strong>del</strong>li matematici per la stima <strong>del</strong>la domanda<br />
– migliorare le matrici OD ottenute con mo<strong>del</strong>li o indagini su aree<br />
vaste<br />
– individuare la variazione temporale <strong>del</strong>la domanda di trasporto<br />
nel corso <strong>del</strong>la giornata (individuazione <strong>del</strong>l’ora di punta)<br />
Tali indagini sono anche note con il nome di conteggi di traffico.<br />
Sistema di trasporto privato<br />
I conteggi di traffico sui sistemi di trasporto privato tendono a<br />
rilevare:<br />
– la composizione <strong>del</strong> flusso (motoveicoli, autoveicoli, mezzi<br />
pesanti, autobus, ecc.)<br />
– l’entità <strong>del</strong> flusso (in generale il conteggio avviene contando i<br />
flussi di traffico su intervalli di 15 minuti)<br />
I metodi di conteggio possono essere classificati in due tipologie:<br />
– conteggi manuali<br />
– conteggi automatici<br />
159<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Le indagini per la stima <strong>del</strong>la domanda (3/12)<br />
I conteggi manuali consistono nel far rilevare ad un operatore i<br />
passaggi dei veicoli attraverso la sezione stradale; essi possono<br />
essere eseguiti usando una semplice scheda cartacea sulla quale<br />
barrare una casella per ogni veicolo che attraversa la sezione<br />
stradale (la scheda è suddivisa in più quadranti ognuno relativo<br />
ad una categoria di veicoli), oppure usando dei “contacolpi”<br />
manuali, in numero pari alle categorie dei veicoli, montati su un<br />
unico supporto: ogni contacolpi è azionato dall’operatore al<br />
passaggio di un veicolo <strong>del</strong>la corrispondente categoria per la<br />
sezione strdale. Il contatore è poi periodicamente letto ed il<br />
numero progressivo riportato su di una apposita scheda.<br />
I conteggi automatici consistono nel disporre sulla pavimentazione<br />
stradale (o all’interno di essa) un detector che rileva il<br />
passaggio degli assi o dei veicoli. Diverse sono le tipologie di<br />
detector utilizzabili i più comuni sono:<br />
− tubi di gomma chiusi ad una estremità e collegati ad una<br />
membrana all’altra; il passaggio di un asse <strong>del</strong> veicolo crea una<br />
pressione all’interno <strong>del</strong> tubo che fa scattare la membrana che<br />
provoca l’avanzamento <strong>del</strong> conteggio. Questi contatori contano<br />
il numero di assi e non sono in grado di fornire alcuna<br />
classificazione dei veicoli;<br />
− spire metalliche (fisse inserite nella pavimentazione o removibili)<br />
attraversate da corrente elettrica che produce un campo<br />
elettromagnetico; il passaggio di un veicolo provoca una<br />
alterazione <strong>del</strong> campo elettromagnetico e l’avanzamento <strong>del</strong><br />
contatore. I mo<strong>del</strong>li più sofisticati, in funzione <strong>del</strong>l’entità<br />
<strong>del</strong>l’alterazione, riescono a distinguere i mezzi pesanti dai mezzi<br />
leggeri.<br />
160
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Le indagini per la stima <strong>del</strong>la domanda (4/12)<br />
Altre metodologie di conteggio automatico si basano sull’utilizzo<br />
di telecamere.<br />
I conteggi manuali hanno il vantaggio di una maggiore precisione<br />
nella classificazione dei flussi di traffico e la possibilità di poter<br />
essere organizzati senza acquisire attrezzature di costo elevato;<br />
viceversa, hanno un costo per ora di rilievo abbastanza elevato<br />
(costo <strong>del</strong> personale).<br />
Viceversa, i conteggi automatici non forniscono una buona<br />
precisione per quanto riguarda la classificazione dei flussi di<br />
traffico, ma possono costare molto meno se effettuati su lunghi<br />
periodi di tempo. Per ottenere una classificazione <strong>del</strong> flusso si<br />
effettuano, per brevi periodi di tempo rispetto alla durata totale<br />
<strong>del</strong>l’indagine, anche dei conteggi manuali, ipotizzando costanti le %<br />
<strong>del</strong>le diverse categorie di veicoli.<br />
In generale, i conteggi manuali si utilizzano se l’indagine viene<br />
effettuata su diversi archi per un limitato intervallo di tempo (ad<br />
esempio solo nell’ora di punta <strong>del</strong>la giornata); viceversa, i conteggi<br />
automatici si usano se si vuole monitorare l’andamento <strong>del</strong><br />
traffico per un lungo periodo di tempo.<br />
Sistema di trasporto collettivo<br />
I conteggi dei passeggeri sono effettuati a bordo dei veicoli o alle<br />
fermate (conteggi di passeggeri saliti e discesi) necessariamente<br />
in modo manuale (scheda cartacea); in alcuni casi si effettuano<br />
anche <strong>del</strong>le interviste ad un campione di passeggeri.<br />
161<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Le indagini per la stima <strong>del</strong>la domanda (5/12)<br />
Indagini su aree ristrette<br />
Consistono nello studio <strong>del</strong>la domanda di mobilità che interessa<br />
un singolo nodo <strong>del</strong>la rete stradale (intersezione) o un particolare<br />
insediamento (università, centro commerciale, aeroporto, ecc.).<br />
La prima tipologia di indagine è necessaria quando si vuole<br />
progettare o verificare il funzionamento di una intersezione<br />
stradale; anche in questo caso si effettuano dei conteggi di<br />
flusso, solo che essi devono essere distinti per manovra (svolta a<br />
dx, svolta a sx ed attraversamento) e per accesso<br />
all’intersezione. La metodologia di conteggio deve essere<br />
necessariamente manuale; in generale ad ogni operatore si affida<br />
il conteggio di non più di 3 manovre (6 se l’intersezione è<br />
semaforizzata). Gli operatori devono porsi in una posizione da cui<br />
possono osservare il traffico <strong>del</strong>le diverse manovre (tipicamente in<br />
cima ad un palazzo). Ovviamente, le schede sono progettate in<br />
modo da tale da facilitare il riconoscimento <strong>del</strong>le manovre da<br />
parte degli operatori (disegno <strong>del</strong>l’intersezione) e l’inserimento dei<br />
dati (riquadri diversi per ogni manovra).<br />
La seconda tipologia si usa quando si vuole conoscere la mobilità<br />
attratta o generata da un insediamento (ad es. università); in<br />
questo caso si intervistano gli utenti (ad es. studenti)<br />
<strong>del</strong>l’insediamento stesso. Le schede che si utilizzano sono simili a<br />
quelle utilizzate per le indagini su aree vaste, ma più semplificate e<br />
con domande mirate alla tipologia di attività che si svolge<br />
all’interno <strong>del</strong>l’insediamento. Per la strutturazione <strong>del</strong>la scheda di<br />
indagine e relative “domande” si rimanda a quanto si dirà per le<br />
indagini su aree vaste.<br />
162
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Le indagini per la stima <strong>del</strong>la domanda (6/12)<br />
Indagini al cordone<br />
Le indagini al cordone servono a rilevare i flussi di scambio (I-E ed<br />
E-I) e di attraversamento (E-E) che interessano l’area di studio.<br />
Per ridurre i costi <strong>del</strong>l’indagine, il cordone deve essere scelto in<br />
modo da minimizzare il numero di intersezioni con le infrastrutture<br />
e, cioè, in modo da limitare il numero di centroidi esterni (detti<br />
anche centroidi al cordone).<br />
L’indagine è effettuata sia “contando” i veicoli che attraversano la<br />
sezione al cordone (in ingresso ed in uscita) che “intervistando”<br />
un campione casuale di utenti <strong>del</strong> sistema di trasporto. Per<br />
quanto riguarda i conteggi, essi possono essere effettuati con le<br />
metodologie esaminate per le indagini sui flussi di traffico.<br />
L’estrazione <strong>del</strong> campione avviene, in generale, “fermando”<br />
l’autoveicolo che sopraggiunge dopo la fine <strong>del</strong>l’intervista<br />
precedente; ovviamente, tali indagini richiedono l’assistenza <strong>del</strong>le<br />
forze <strong>del</strong>l’ordine e deve essere scelta con cura la posizione in cui<br />
far fermare i veicoli (dove c’è una buona visibilità).<br />
L’intervistatore, potrà fare solo un numero limitato di domande,<br />
per motivi di tempo; le domande indispensabili sono: origine e<br />
destinazione <strong>del</strong>lo spostamento, ora di partenza ed ora prevista<br />
di arrivo, motivo <strong>del</strong>lo spostamento, occupazione <strong>del</strong> conducente,<br />
zona di residenza, frequenza <strong>del</strong>lo spostamento. Altre<br />
informazioni possono essere richieste in funzione degli scopi<br />
<strong>del</strong>l’indagine.<br />
163<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Le indagini per la stima <strong>del</strong>la domanda (7/12)<br />
Indagini su aree vaste<br />
Sono le indagini che occorre fare quando è necessario conoscere<br />
la mobilità che interessa un territorio esteso, come può essere un<br />
comune o un insieme di comuni. In generale, tale indagine, in grado<br />
di fornire la matrice OD degli spostamenti interni (e talvolta di<br />
quelli di scambio dall’interno verso l’esterno), è accoppiata ad una<br />
indagine al cordone.<br />
L’indagine su aree vaste, detta anche indagine OD a domicilio,<br />
consiste nel rilevare, mediante interviste dirette, le<br />
caratteristiche <strong>del</strong>la mobilità dei componenti di un campione di<br />
famiglie di residenti, e nel dedurne le caratteristiche per l’intera<br />
popolazione.<br />
L’universo è costituito da tutte le famiglie residenti nell’area di<br />
studio; si intervistano tutti i componenti di una famiglia perché<br />
all’interno di essa sono presenti diverse categorie di persone<br />
(lavoratori, studenti, casalinghe etc.), cui corrispondono diverse<br />
esigenze di mobilità.<br />
Il campione di famiglie può essere estratto dall’elenco dei<br />
capifamiglia disponibile presso l’anagrafe <strong>del</strong> comune.<br />
E’ indispensabile intervistare, tornando ripetutamente a domicilio,<br />
tutti gli elementi <strong>del</strong> campione, anche quelli più difficili da<br />
contattare perché spesso assenti da casa; in caso contrario si<br />
possono commettere <strong>del</strong>le gravi imprecisioni, dato che il motivo<br />
<strong>del</strong>la non reperibilità può essere dovuto proprio ad una particolare<br />
tendenza a spostarsi.<br />
164
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Le indagini per la stima <strong>del</strong>la domanda (8/12)<br />
La dimensione <strong>del</strong> campione va definita in modo da avere una<br />
buona precisione sulle stime <strong>del</strong>la domanda di mobilità; da<br />
esperienze fatte si può ritenere valido un campione pari al 2-4%<br />
<strong>del</strong>l’universo <strong>del</strong>le famiglie.<br />
Le informazioni base da raccogliere in una indagine O/D a domicilio<br />
sono le seguenti:<br />
– luoghi di origine e di destinazione degli spostamenti compiuti nel<br />
giorno (per tutti gli spostamenti);<br />
– ora di inizio e di fine <strong>del</strong>lo spostamento;<br />
– modo <strong>del</strong>lo spostamento;<br />
– motivo <strong>del</strong>lo spostamento.<br />
Ulteriori informazioni utili per l’analisi qualitativa e quantitativa<br />
<strong>del</strong>la mobilità, finalizzate prevalentemente alla stima <strong>del</strong>la sua<br />
evoluzione futura, sono: costo <strong>del</strong>lo spostamento, attività<br />
lavorativa degli intervistati, reddito o parametri ad esso collegati,<br />
autovetture eventualmente possedute, etc.<br />
Le domande devono riferirsi agli spostamenti realmente effettuati<br />
nel giorno precedente a quello <strong>del</strong>l’intervista. E’ errato raccogliere<br />
informazioni sugli spostamenti che normalmente vengono fatti;<br />
così facendo sarebbero esclusi gli spostamenti occasionali e non<br />
si terrebbe conto di spostamenti consuetudinari che, per motivi<br />
accidentali, talvolta non sono fatti.<br />
E’ impossibile intervistare l’intero campione in un solo giorno: le<br />
informazioni raccolte si riferiscono a più giorni (considerati<br />
equivalenti tra di loro).<br />
165<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Le indagini per la stima <strong>del</strong>la domanda (9/12)<br />
Le schede per le interviste dirette devono essere predisposte<br />
molto accuratamente, in quanto possono portare a degli errori<br />
gravi nella valutazione <strong>del</strong>la domanda, o a carenze di informazioni.<br />
E’ possibile elencare alcuni criteri da tener presente nella<br />
progettazione <strong>del</strong>la scheda di indagine:<br />
– bisogna evitare <strong>del</strong>le domande troppo personali o riguardanti il<br />
reddito; se occorre quest’ultima informazione si possono usare<br />
<strong>del</strong>le “domande ombra” (ad es. numero di auto possedute etc.);<br />
– le domande devono essere chiare e le risposte facilmente<br />
codificabili;<br />
– per le domande per le quali è prevista una serie di risposte tra<br />
le quali scegliere è opportuno prevedere la voce “altro...”; in sede<br />
di codifica si può verificare se tra queste ve ne è una più<br />
frequente e inserirla nella serie <strong>del</strong>le possibili risposte;<br />
– ogni scheda va numerata in modo da facilitare la localizzazione<br />
<strong>del</strong>l’intervistato (prime cifre coincidenti con la zona di<br />
residenza);<br />
– ogni scheda va firmata dall’intervistatore sia per<br />
responsabilizzarlo, sia per sapere a chi rivolgersi per indicazioni<br />
poco chiare.<br />
166
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Le indagini per la stima <strong>del</strong>la domanda (10/12)<br />
Programmi di caricamento, verifica, ed elaborazione dati.<br />
I dati raccolti con le schede sono caricati su elaboratori<br />
elettronici, riportando i dati codificati <strong>del</strong>l’intervista.<br />
La codifica è affidata ai codificatori, cioè a persone distinte dagli<br />
intervistatori, che, nei giorni immediatamente successivi alle<br />
singole interviste, traducono le risposte in codice. Il loro lavoro<br />
rappresenta una verifica puntuale <strong>del</strong>le schede di intervista e può<br />
consentire correzioni di eventuali errori commessi dagli<br />
intervistatori.<br />
I risultati codificati <strong>del</strong>le interviste vanno sottoposti ad una serie<br />
di test finalizzati alla correzione degli errori o ad individuare<br />
interviste fittizie.<br />
Gli errori più comuni da scovare in fase di codifica e/o di<br />
elaborazione sono i seguenti:<br />
– Interviste fittizie.<br />
– Informazioni errate. In taluni rapporti di interviste autentiche si<br />
trovano dati evidentemente scorretti.<br />
– Contraddizioni. Due risposte antitetiche non possono essere<br />
entrambe esatte. Ad es. assenza di studenti in famiglia e<br />
spostamenti casa-studio non nulli.<br />
– Risposte incomplete. L’intervistato a volte può trascurare di<br />
rispondere a qualche domanda, o può capitare che la risposta<br />
non venga annotata.<br />
In alcuni casi si può far fronte ad alcuni errori e recuperare<br />
l’intervista, in altri casi essa deve essere scartata.<br />
167<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Le indagini per la stima <strong>del</strong>la domanda (11/12)<br />
Le indagini sulla domanda di sosta<br />
Consistono nel rilevare la domanda di sosta che si ha in una certa<br />
zona, al fine di poter dimensionare nuovi impianti di parcheggio o di<br />
istituire dei piani di tariffazione e gestione <strong>del</strong>la sosta.<br />
I parametri che caratterizzano la domanda di sosta sono<br />
classificabili in due gruppi:<br />
– parametri che possono essere rilevati da una indagine sulla<br />
sosta (numero di veicoli che chiede di sostare e durata media<br />
<strong>del</strong>la sosta), senza la necessità di intervistare gli occupanti<br />
degli autoveicoli: la conoscenza di questi parametri è<br />
necessaria e sufficiente per dimensionare un sistema di<br />
parcheggi in grado di soddisfare la domanda attuale e<br />
manifesta;<br />
– parametri relativi agli utenti <strong>del</strong>l’auto che chiede di sostare:<br />
(luoghi di origine e destinazione, motivo <strong>del</strong>la sosta, costo <strong>del</strong>lo<br />
spostamento, ecc.) essi possono essere misurati solo<br />
intervistando gli utenti stessi e servono per fissare una politica<br />
di sosta di medio e lungo periodo, che non soddisfi solo le<br />
esigenze attuali, ma anche quelle future.<br />
168
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Le indagini per la stima <strong>del</strong>la domanda (12/12)<br />
Per rilevare i parametri <strong>del</strong> primo gruppo si può utilizzare il metodo<br />
<strong>del</strong>la targa; esso consiste nel porre sotto osservazione per<br />
un’intera giornata un campione di stalli presenti nell’area di studio<br />
e nel registrare su appositi moduli ad intervalli di tempo fissi (in<br />
genere 30 minuti) le targhe <strong>del</strong>le auto in sosta negli stalli<br />
prescelti. La successiva elaborazione dei dati fornisce le<br />
informazioni richieste. L’espansione all’universo dei risultati<br />
<strong>del</strong>l’elaborazione avviene moltiplicandoli per il rapporto tra il<br />
numero di stalli presenti nell’area ed il numero di stalli sottoposti<br />
ad osservazione.<br />
E’ opportuno considerare come stallo non solo uno spazio legale<br />
per la sosta, ma uno spazio normalmente utilizzato per la sosta,<br />
sia essa legale o meno, custodita e non.<br />
I parametri <strong>del</strong> secondo gruppo richiedono l’intervista degli<br />
occupanti <strong>del</strong>le auto. Il metodo è sempre di tipo campionario e<br />
consiste nell’intervistare gli utenti di un parcheggio<br />
rappresentativo <strong>del</strong>l’area di studio o di più parcheggi ciascuno<br />
rappresentativo di una zona omogenea.<br />
L’intervista essendo condotta sul luogo non può durare più di 1 o 2<br />
minuti e conviene che essa sia eseguita quando il conducente<br />
torna al veicolo per lasciare il parcheggio.<br />
169<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Mo<strong>del</strong>li matematici per la stima <strong>del</strong>la domanda (1/11)<br />
Un mo<strong>del</strong>lo matematico per la stima <strong>del</strong>la domanda di mobilità,<br />
detto anche concisamente mo<strong>del</strong>lo di domanda, è una funzione<br />
matematica che pone in relazione la distribuzione e la tipologia di<br />
attività sul territorio (residenze, luoghi di lavoro, ecc.), le<br />
caratteristiche socio-economiche dei residenti (reddito, numero di<br />
auto possedute, età, percentuale di occupazione, ecc.) e le<br />
caratteristiche <strong>del</strong> sistema di offerta di trasporto (livelli di<br />
servizio) con la domanda di trasporto, riferita ad un determinato<br />
periodo di tempo.<br />
Se si indica, formalmente, con ATT la distribuzione <strong>del</strong>le attività<br />
sul territorio, con SE le caratteristiche socio-economiche dei<br />
residenti e con T le caratteristiche <strong>del</strong>l’offerta di trasporto, il<br />
mo<strong>del</strong>lo di domanda si può esprimere come:<br />
d = f(ATT, SE, T)<br />
dove d rappresenta la domanda di trasporto sul territorio.<br />
In generale, per mo<strong>del</strong>lizzare la domanda di trasporto si ipotizza<br />
che ogni spostamento sia il risultato di una serie di scelte<br />
effettuate dall’utente <strong>del</strong> sistema di trasporto.<br />
Si considerano in genere 4 “dimensioni” di scelta:<br />
1) scelta di effettuare o meno lo spostamento<br />
2) scelta <strong>del</strong>la destinazione <strong>del</strong>lo spostamento<br />
3) scelta <strong>del</strong> modo di trasporto<br />
4) scelta <strong>del</strong> percorso<br />
170
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Mo<strong>del</strong>li matematici per la stima <strong>del</strong>la domanda (2/11)<br />
Per motivi di trattabilità analitica, in modo da poter considerare<br />
un numero ridotto di alternative di scelta, si preferisce<br />
fattorializzare il mo<strong>del</strong>lo di stima <strong>del</strong>la domanda nel prodotto di 4<br />
sottomo<strong>del</strong>li, ciascuno relativo ad una sola dimensione di scelta; il<br />
mo<strong>del</strong>lo così ottenuto è detto mo<strong>del</strong>lo a 4 stadi o mo<strong>del</strong>lo ad<br />
aliquote parziali:<br />
d od(s,m,k) = d o.(s) ⋅ p(d/os) ⋅ p(m/ods) ⋅ p(k/mods)<br />
In questo mo<strong>del</strong>lo il numero di spostamenti dall’origine “o” alla<br />
destinazione “d” per il motivo “s”, con il modo “m” e sul percorso<br />
“k”, è espresso come prodotto <strong>del</strong> numero di spostamenti emessi<br />
dall’origine “o” per lo scopo “s” [d o.(s)], per la frazione di tali<br />
spostamenti che si reca alla destinazione “d” per il motivo “s”<br />
[p(d/os)], per la frazione di spostamenti che usa il modo “m” per<br />
recarsi in “d” per il motivo “s” [p(m/ods)], per la frazione che<br />
utilizza il percorso “k” relativo al modo “m” per recarsi in “d” per il<br />
motivo “s” [p(k/mods)]. Le suddette frazioni possono essere viste<br />
come percentuali o come probabilità di scelta.<br />
I quattro sottomo<strong>del</strong>li così ottenuti sono noti come:<br />
d o.(s) mo<strong>del</strong>lo di emissione o generazione<br />
p(d/os) mo<strong>del</strong>lo di distribuzione<br />
p(m/ods) mo<strong>del</strong>lo di scelta modale<br />
p(k/mods) mo<strong>del</strong>lo di scelta <strong>del</strong> percorso (o di assegnazione)<br />
171<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Mo<strong>del</strong>li matematici per la stima <strong>del</strong>la domanda (3/11)<br />
I mo<strong>del</strong>li di domanda possono, a loro volta, essere classificati in:<br />
– comportamentali, se derivano da esplicite ipotesi sul<br />
comportamento degli utenti;<br />
– descrittivi, se descrivono le relazioni tra la domanda di<br />
trasporto e le variabili socioeconomiche, territoriali e di livello di<br />
servizio, senza formulare ipotesi specifiche sul comportamento<br />
dei decisori (utenti <strong>del</strong> sistema).<br />
In generale, nel mo<strong>del</strong>lo a quattro stadi i sottomo<strong>del</strong>li di emissione<br />
e distribuzione sono di tipo descrittivo, mentre i sottomo<strong>del</strong>li di<br />
scelta modale e scelta <strong>del</strong> percorso sono comportamentali.<br />
Cenni sui mo<strong>del</strong>li di utilità casuale<br />
I mo<strong>del</strong>li comportamentali più utilizzati per mo<strong>del</strong>lizzare la<br />
domanda di trasporto sono <strong>del</strong> tipo di utilità casuale.<br />
I mo<strong>del</strong>li di utilità casuale si basano sulla ipotesi che ogni utente<br />
sia un decisore razionale ovvero un massimizzatore <strong>del</strong>la propria<br />
utilità percepita e che, per una serie di motivi, non sia possibile<br />
prevedere con certezza la scelta che egli effettuerà, ma soltanto<br />
calcolare la probabilità che egli faccia una determinata scelta.<br />
Le ipotesi alla base dei mo<strong>del</strong>li di utilità casuale sono:<br />
a) il generico utente considera nell’effettuare la scelta tutte le<br />
alternative disponibili appartenenti al suo insieme di scelta<br />
b) ogni utente associa a ciascuna alternativa <strong>del</strong> suo insieme di<br />
scelta una utilità percepita e sceglie l’alternativa che<br />
massimizza tale utilità<br />
c) l’utilità associata dal generico utente all’alternativa è una<br />
variabile aleatoria<br />
172
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Mo<strong>del</strong>li matematici per la stima <strong>del</strong>la domanda (4/11)<br />
Di seguito si indica con:<br />
Ui j l’utilità percepita che l’utente “i” associa all’alternativa j<br />
Vj la media (o il valore atteso) <strong>del</strong>le utilità che gli utenti<br />
associano all’alternativa j, detta utilità sistematica<br />
εi j il residuo aleatorio, che rappresenta lo scostamento<br />
<strong>del</strong>l’utilità percepita rispetto al valore medio<br />
U i j = V j + ε i j<br />
L’utilità connessa ad ogni alternativa dipende dagli “attributi”<br />
<strong>del</strong>l’alternativa stessa; di solito si assume che la utilità<br />
sistematica V j sia una funzione lineare degli attributi X k j:<br />
V j = ∑ k β k X k j<br />
In base alle ipotesi fatte, la probabilità che l’utente i scelga<br />
l’alternativa j, tra tutte quelle appartenenti al suo insieme di<br />
scelta I i, è pari alla probabilità che l’utilità percepita<br />
<strong>del</strong>l’alternativa j sia la maggiore tra le utilità percepite associate<br />
alle altre alternative diverse da j, cioè:<br />
ovvero:<br />
i i [ Uj<br />
> Uk<br />
] ∀k<br />
≠ j j,<br />
k Ii<br />
i<br />
p ( j)<br />
= Pr ob<br />
∈<br />
i i<br />
[ Vj<br />
− Vk<br />
> εk<br />
− ε j]<br />
∀k<br />
≠ j j,<br />
k Ii<br />
i<br />
p ( j)<br />
= Pr ob<br />
∈<br />
173<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Mo<strong>del</strong>li matematici per la stima <strong>del</strong>la domanda (5/11)<br />
Dalle relazioni precedenti, si evince che la probabilità di scelta di<br />
una alternativa è una funzione dei valori <strong>del</strong>le utilità sistematiche<br />
di tutte le alternative concorrenti.<br />
L’espressione di tale probabilità dipende dalla legge di<br />
distribuzione dei residui aleatori: al variare <strong>del</strong>le ipotesi che si<br />
fanno sulla distribuzione congiunta dei residui aleatori si possono<br />
ottenere diversi mo<strong>del</strong>li di utilità casuale.<br />
Uno dei mo<strong>del</strong>li più diffusi è il mo<strong>del</strong>lo Logit multinomiale, che si<br />
basa sull’ipotesi che i residui aleatori siano distribuiti secondo<br />
una variabile aleatoria di Gumbel di parametro θ (da calibrare).<br />
Tale mo<strong>del</strong>lo consente di calcolare in forma chiusa le probabilità di<br />
scelta di un’alternativa come:<br />
i<br />
p ( j)<br />
=<br />
exp( V / θ)<br />
/ θ)<br />
j<br />
∑ k= 1...<br />
N exp( Vk<br />
Il mo<strong>del</strong>lo Logit risulta essere particolarmente conveniente per la<br />
semplicità <strong>del</strong>la sua trattazione analitica; esso è il più semplice di<br />
un’ampia classe di mo<strong>del</strong>li di utilità casuale, cui si rimanda a testi<br />
specifici.<br />
La forma funzionale <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo Logit è molto adoperata per<br />
definire i mo<strong>del</strong>li di distribuzione e di scelta modale.<br />
174
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Mo<strong>del</strong>li matematici per la stima <strong>del</strong>la domanda (6/11)<br />
Mo<strong>del</strong>lo di generazione<br />
I mo<strong>del</strong>li di generazione (o emissione) più adoperati nella pratica<br />
professionale sono “descrittivi”, sia perché l’utente non compie<br />
una scelta ad ogni viaggio per gli spostamenti sistematici (casalavoro,<br />
casa-scuola ed i loro inversi), sia perché le variabili che<br />
influenzano la scelta non sono facilmente quantizzabili.<br />
I più utilizzati sono i mo<strong>del</strong>li “indice per categoria”; in essi gli<br />
utenti <strong>del</strong> sistema di trasporto sono suddivisi per categorie<br />
omogenee (rispetto al motivo in esame).<br />
Viene stimato il numero medio di spostamenti effettuati<br />
dall’utente medio di ogni categoria per il motivo in esame; il<br />
numero totale di spostamenti emessi da ogni zona per il motivo<br />
“s” [d o.(s)] si ottiene come sommatoria estesa a tutte le<br />
categorie dei prodotti <strong>del</strong> numero di utenti di ogni categoria che si<br />
trovano nella zona “o” [n o(c)] per il numero medio di spostamenti<br />
effettuati dall’utente medio <strong>del</strong>la categoria per il motivo “s”<br />
[m c(s)]:<br />
d o.(s) = ∑ c n o(c) ⋅ m c(s)<br />
Esempio: indici spostamenti giornalieri casa-lavoro, casa-scuola.<br />
Utente tipo <strong>del</strong>la categoria Casa-Lavoro m c(C-L)<br />
Attivo settore Industrie 1,024<br />
Attivo settore Servizi 1,084<br />
Attivo settore Servizi Privati 0,931<br />
Attivo settore Servizi Pubblici 1,245<br />
Utente tipo <strong>del</strong>la categoria Casa-Scuola m c(C-Sc)<br />
Alunni scuole Elementari 0.84<br />
Studenti scuole Medie Inferiori 0.87<br />
Studenti scuole Superiori 0.86<br />
175<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Mo<strong>del</strong>li matematici per la stima <strong>del</strong>la domanda (7/11)<br />
Mo<strong>del</strong>lo di distribuzione<br />
Il mo<strong>del</strong>lo di distribuzione fornisce la percentuale, o aliquota,<br />
p(d/os) di spostamenti che, partendo dalla zona “o” per il motivo<br />
“s”, si reca alla destinazione “d”.<br />
I mo<strong>del</strong>li di distribuzione maggiormente usati nella pratica sono i<br />
mo<strong>del</strong>li di “utilità casuale”, pur avendo una interpretazione<br />
descrittiva e non comportamentale. Il mo<strong>del</strong>lo più usato è il Logit:<br />
p ( d / os)<br />
exp( Vd<br />
/ θ)<br />
=<br />
∑ exp( V / θ)<br />
d'<br />
dove V d è l’utilità sistematica connessa alla destinazione “d” e la<br />
sommatoria è estesa a tutte le possibili destinazioni d’.<br />
L’utilità sistematica, Vd, viene espressa come combinazione<br />
lineare, medianti opportuni coefficienti βk, di “attributi di<br />
attrattività” <strong>del</strong>la zona (ad es. numero di addetti <strong>del</strong>la zona per<br />
gli spostamenti Casa-Lavoro e numero di posti-scuola per il<br />
motivo Casa-Scuola) e degli “attributi di costo” (ad es. la<br />
distanza in linea d’aria tra le zone) riferiti alla zona di<br />
destinazione “d”:<br />
V ∑ β ⋅ X<br />
d<br />
= k<br />
La scelta degli attributi X kd deve essere effettuata caso per caso;<br />
i coefficienti β k possono essere tarati con l’ausilio dei risultati di<br />
indagini sulla mobilità.<br />
176<br />
k<br />
kd<br />
d'
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Mo<strong>del</strong>li matematici per la stima <strong>del</strong>la domanda (8/11)<br />
Gli attributi utilizzati per la definizione <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo possono<br />
essere distinti in due gruppi:<br />
1) Attributi di attrattività: sono variabili, o loro funzioni, in grado<br />
di misurare la “capacità attrattiva” di una zona di<br />
destinazione (addetti, posti scuola, negozi, ecc.).<br />
2) Attributi di costo: sono variabili che misurano il costo<br />
generalizzato (i coefficienti β k sono negativi) connesso allo<br />
spostamento da o a d (distanza, costo generalizzato, ecc.)<br />
Se si indica con A d e C od le variabili di attrazione e di costo, il<br />
mo<strong>del</strong>lo di distribuzione più elementare assume la forma:<br />
p ( d/<br />
os)<br />
[ β1A<br />
d − β2C<br />
o d ]<br />
[ β A − C ]<br />
exp<br />
=<br />
∑ exp β<br />
d' 1 d'<br />
2 o d'<br />
Se si considerando come variabile di attrazione il logaritmo<br />
naturale di Ad, e come variabile di costo il logaritmo naturale di<br />
Cod, si ottiene il seguente mo<strong>del</strong>lo, detto anche mo<strong>del</strong>lo<br />
gravitazionale:<br />
p ( d/<br />
osh)<br />
β1<br />
Ad<br />
=<br />
∑ A<br />
d' β1<br />
d'<br />
−β2<br />
od<br />
−β2<br />
C od'<br />
Per il motivo Casa-Lavoro, un possibile valore per i coefficienti β 1 e<br />
β 2 , calibrati su città di medie dimensioni, considerando come<br />
variabile di attrattività il numero di addetti al settore servizi e<br />
come variabile di costo la distanza in linea d’aria, sono:<br />
β 1 = 0,93 β 2 = 0,70<br />
177<br />
C<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Mo<strong>del</strong>li matematici per la stima <strong>del</strong>la domanda (9/11)<br />
Mo<strong>del</strong>lo di scelta modale<br />
Il mo<strong>del</strong>lo di scelta modale fornisce la percentuale, o aliquota,<br />
p(m/ods) di spostamenti che, recandosi dalla zona o alla zona d<br />
per il motivo s, usa il modo m.<br />
I mo<strong>del</strong>li di scelta modale utilizzati nella pratica hanno quasi<br />
sempre una interpretazione comportamentale.<br />
Gli attributi che compaiono nella funzione di utilità sono:<br />
A) attributi di livello di servizio: sono relativi alle caratteristiche<br />
<strong>del</strong> servizio offerto dal singolo modo, ad esempio il tempo di<br />
viaggio, il costo monetario, la regolarità <strong>del</strong> servizio, ecc. Questi<br />
attributi hanno di solito coefficienti negativi in quanto<br />
rappresentano per l’utente <strong>del</strong>le disutilità. Fra gli attributi di<br />
livello di servizio vi sono di solito degli attributi specifici<br />
<strong>del</strong>l’alternativa o di preferenza modale i quali valgono uno per<br />
un modo e zero per gli altri e tengono conto di quelle<br />
caratteristiche proprie di ciascun modo non valutabili<br />
quantitativamente.<br />
B) attributi socio-economici: sono relativi a caratteristiche <strong>del</strong><br />
decisore o <strong>del</strong> nucleo familiare di appartenenza che influenzano<br />
la scelta <strong>del</strong> modo; ad esempio variabili di reddito, di dotazione<br />
automobilistica (n. di auto in famiglia, ecc.), il sesso, l’età ecc.<br />
La forma funzionale più utilizzata è il mo<strong>del</strong>lo Logit:<br />
p ( m/<br />
ods)<br />
178<br />
[ Vm<br />
/ θ]<br />
[ V / ]<br />
exp<br />
=<br />
∑ exp θ<br />
m' m'<br />
dove V m è l’utilità sistematica associata al modo m.
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Mo<strong>del</strong>li matematici per la stima <strong>del</strong>la domanda (10/11)<br />
Una possibile specificazione <strong>del</strong>le utilità sistematiche per la scelta<br />
modale tra l’automobile (a), l’autobus (b) e la metropolitana (m) è<br />
la seguente:<br />
Va = β 1 AUTO + β 3 C a + β 4 T a + β 5 NA<br />
Vb = β 2 BUS + β 3 C b + β 4 T b<br />
Vm = β 3 C m + β 4 T m<br />
dove AUTO e BUS sono variabili di preferenza modale, C e T sono i<br />
costi ed i tempi relativi a ciascun modo per recarsi dall’origine alla<br />
destinazione e NA è il numero di auto possedute in famiglia; AUTO,<br />
BUS ed NA sono variabili specifiche <strong>del</strong>la alternativa.<br />
Il mo<strong>del</strong>lo di scelta <strong>del</strong> percorso<br />
Il mo<strong>del</strong>lo di scelta <strong>del</strong> percorso fornisce la percentuale, o<br />
aliquota, p(k/mods) di spostamenti che utilizzano il percorso k,<br />
relativo al modo m, per andare da o a d per lo scopo s. I mo<strong>del</strong>li di<br />
scelta <strong>del</strong> percorso sono tutti comportamentali.<br />
In generale si assume che le variabili influenzanti la scelta <strong>del</strong><br />
percorso siano sostanzialmente degli attributi di livello di servizio<br />
di segno negativo, ovvero dei costi (tempo di percorrenza, costo<br />
monetario). Per tale motivo nel seguito si farà riferimento non più<br />
ad una utilità percepita U k ma ad un costo percepito C^ k relativo<br />
al percorso k. Tale costo percepito può essere espresso come:<br />
C^ k = C k + ε k<br />
dove C k è il costo percepito medio.<br />
179<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Mo<strong>del</strong>li matematici per la stima <strong>del</strong>la domanda (11/11)<br />
Diversi mo<strong>del</strong>li comportamentali possono essere usati per<br />
calcolare le probabilità di scelta <strong>del</strong> percorso. Il più elementare è il<br />
mo<strong>del</strong>lo di utilità deterministica; esso può essere visto come un<br />
caso particolare di un mo<strong>del</strong>lo di utilità casuale nel quale la<br />
varianza dei residui ε k è assunta pari a 0:<br />
C^ k = C k<br />
In questo caso tutti gli utenti scelgono il percorso di costo<br />
minimo e tutti gli altri percorsi hanno probabilità nulla di essere<br />
utilizzati. Questo mo<strong>del</strong>lo è anche noto come mo<strong>del</strong>lo di scelta<br />
tutto o niente; i risultati ottenuti con questo mo<strong>del</strong>lo si<br />
discostano, in molti casi, notevolmente da quelli reali.<br />
Per calcolare la probabilità di scelta <strong>del</strong> percorso si può usare<br />
anche un mo<strong>del</strong>lo Logit:<br />
exp[<br />
− Ck<br />
/ θ]<br />
p ( k / mod s)<br />
=<br />
exp − C / θ<br />
180<br />
[ ]<br />
∑h∈Iodm h<br />
dove I odm è l’insieme di tutti i percorsi che collegano la coppia od<br />
con il modo m. La applicazione <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo Logit richiederebbe la<br />
enumerazione esplicita di tutti i percorsi esistenti fra ogni coppia<br />
O-D. Questa operazione è proibitiva per reti <strong>del</strong>le dimensioni reali.<br />
Per questo motivo si utilizzano degli algoritmi che consentono di<br />
calcolare implicitamente, durante la fase di assegnazione, le<br />
probabilità di scelta associate ai diversi percorsi.<br />
Nella prossima lezione si vedrà come è possibile calcolare i flussi<br />
sugli archi <strong>del</strong>la rete (mo<strong>del</strong>lo di assegnazione) nel caso di reti non<br />
congestionate e congestionate.
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Mo<strong>del</strong>li di assegnazione (1/9)<br />
I mo<strong>del</strong>li di assegnazione consentono di calcolare i flussi sulla rete<br />
di trasporto note le caratteristiche <strong>del</strong>la domanda di trasporto<br />
(matrici OD) e le caratteristiche <strong>del</strong>l’offerta di trasporto (grafo<br />
<strong>del</strong>la rete). Tali mo<strong>del</strong>li sono anche detti mo<strong>del</strong>li di interazione<br />
domanda/offerta.<br />
Si indichi con:<br />
dod il flusso di domanda (veic/h) tra l’origine o e la destinazione d<br />
k un generico percorso che connette la coppia od<br />
F k<br />
il flusso di veicoli sul percorso k (veic/h)<br />
p k,od la probabilità che gli utenti che devono muoversi da o a d<br />
scelgano il percorso k (tale probabilità vale 0 se il percorso k<br />
non connette la coppia od)<br />
Si ha la seguente relazione:<br />
Esempio:<br />
o<br />
d od = 420 veic/h<br />
p 1,od = 0,68<br />
p 2,od = 0,32<br />
F k = p k,od d od<br />
F 1 = p 1,od d od = 0,68 x 420 = 286 veic/h<br />
F 2 = p 2,od d od = 0,32 x 420 = 134 veic/h<br />
181<br />
Percorso 1<br />
Percorso 2<br />
d<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Mo<strong>del</strong>li di assegnazione (2/9)<br />
Un percorso è costituito da una successione di archi<br />
o<br />
1<br />
2<br />
6<br />
Il percorso 1 è composto dagli archi 1, 2, 3, 4 e 5 ed il percorso 2<br />
dagli archi 1, 6, 7 e 8. In generale, un arco può appartenere a più di<br />
un percorso.<br />
Si indichi con:<br />
fi il flusso flusso di veicoli sull’arco i (veic/h)<br />
Il flusso sull’arco i, f i, è pari alla somma dei flussi di percorso, F k,<br />
cui l’arco appartiene; nel caso <strong>del</strong>l’esempio si ha:<br />
f 1 = F 1 + F 2 = 286 + 134 = 420 veic/h<br />
f 2 = f 3 = f 4 = f 5 = F 1 = 286 veic/h<br />
f 6 = f 7 = f 8 = F 2 = 134 veic/h<br />
3<br />
Percorso 1<br />
7<br />
Percorso 2<br />
La relazione tra flussi di arco e flussi di percorso può essere<br />
scritta come:<br />
f i = ∑ k a i,k F k<br />
dove:<br />
a i,k = 1 se l’arco i appartiene al percorso k<br />
a i,k = 0 se l’arco i non appartiene al percorso k<br />
182<br />
4<br />
8<br />
5<br />
d
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Mo<strong>del</strong>li di assegnazione (3/9)<br />
Pertanto il flusso su un arco può essere calcolato come:<br />
f i = ∑ od ∑ k a i,k p k,od d od<br />
La sommatoria estesa a tutte le coppie od è necessaria in<br />
quanto un arco può appartenere anche a percorsi che connettono<br />
coppie od differenti.<br />
Ad esempio, il flusso sull’arco 3 si ottiene come:<br />
f 3 = a 3,1 p 1,od d od + a 3,2 p 2,od d od =<br />
= (1 x 0,68 x 420) + (0 x 0,32 x 420) = 286 + 0 = 286 veic/h<br />
Il mo<strong>del</strong>lo di assegnazione può essere rappresentato in maniera<br />
sintetica con una rappresentazione matriciale/vettoriale,<br />
introducendo le seguenti notazioni.<br />
Si indichi con:<br />
na il numero degli archi<br />
np il numero di percorsi<br />
nod il numero di coppie od<br />
vettore dei flussi di percorso: F (np x 1)<br />
vettori dei flussi di arco: f (na x 1)<br />
F 1 f 1<br />
F 2 f 2<br />
F = ... f = ...<br />
... ...<br />
F np f na<br />
183<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Mo<strong>del</strong>li di assegnazione (4/9)<br />
vettore di domanda di trasporto: d (n od x 1)<br />
d 1<br />
d 2<br />
d = ...<br />
...<br />
d nod<br />
matrice di incidenza archi/percorsi: A (n a x n p)<br />
Percorsi<br />
1 2 ... ... np a1,1 a1,2 ... ... a1,np 1<br />
a2,1 a2,2 ... ... a2,np 2<br />
A = ... ... ... ... ... ...<br />
... ... ... ... ... ...<br />
ana,1 ana,2 ... ... ana,np na matrice <strong>del</strong>le probabilità di scelta <strong>del</strong> percorso: P (n p x n od)<br />
Coppie od<br />
1 2 ... ... n od<br />
p 1,1 p 1,2 ... ... p 1,nod 1<br />
p 2,1 p 2,2 ... ... p 2,nod 2<br />
P = ... ... ... ... ... ...<br />
... ... ... ... ... ...<br />
p np,1 p np,2 ... ... p np,nod n p<br />
Per i mo<strong>del</strong>li di scelta <strong>del</strong> percorso di tipo deterministico il<br />
generico p k,od può assumere solo il valore 0 o il valore 1.<br />
184<br />
Archi<br />
Percorsi
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Mo<strong>del</strong>li di assegnazione (5/9)<br />
Con queste notazioni, utilizzando il prodotto rigaxcolonna tra<br />
matrici, si può scrivere:<br />
Esempio:<br />
F k = p k,od d od ⇒ F = P d<br />
f i = ∑ k a i,k F k ⇒ f = A F<br />
f i = ∑ od ∑ k a i,k p k,od d od ⇒ f = A P d<br />
F P d<br />
1 286 0,68<br />
2 134 = 0,32 420<br />
f A F<br />
1 420 1 1<br />
2 286 1 0<br />
3 286 1 0<br />
4 286 1 0<br />
=<br />
5 286 1 0<br />
286<br />
134<br />
6 134 0 1<br />
7 134 0 1<br />
8 134 0 1<br />
185<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Mo<strong>del</strong>li di assegnazione (6/9)<br />
Ad ogni arco e ad ogni percorso di una rete di trasporto è<br />
associato un costo; in generale, si indica con C k il costo <strong>del</strong><br />
generico percorso k e con c i il costo <strong>del</strong> generico arco i.<br />
I costi di percorso e di arco possono anche essi essere ordinati in<br />
vettori:<br />
vettore dei costi di percorso: C (n p x 1)<br />
vettori dei costi di arco: c (n a x 1)<br />
C 1 c 1<br />
C 2 c 2<br />
C = ... c = ...<br />
... ...<br />
C np c na<br />
Il costo <strong>del</strong> generico percorso k è dato dalla somma dei costi degli<br />
archi che lo compongono; ad esempio:<br />
c2 =4<br />
c1 =2<br />
o<br />
Percorso 1<br />
c3 =5 c4 =4<br />
c 6 =8 c 7 =6<br />
Percorso 2<br />
C 1 = c 1 + c 2 + c 3 + c 4 + c 5 = 2 + 4 + 5 + 4 +3 = 18<br />
C 2 = c 1 + c 6 + c 7 + c 8 = 2 + 8 + 6 + 9 = 25<br />
186<br />
c 8 =9<br />
c 5 =3<br />
d
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Mo<strong>del</strong>li di assegnazione (7/9)<br />
Questa relazione può essere scritta come:<br />
Ck = ∑i ai,k ci dove:<br />
ai,k = 1 se l’arco i appartiene al percorso k<br />
ai,k = 0 se l’arco i non appartiene al percorso k<br />
Ricordando la definizione data precedentemente <strong>del</strong>la matrice di<br />
incidenza archi/percorsi, si può scrivere:<br />
C = A T c<br />
dove A T è la trasposta <strong>del</strong>la matrice di incidenza:<br />
C A T<br />
18 1 1 1 1 1 0 0 0 2<br />
25 = 1 0 0 0 0 1 1 1 4<br />
5<br />
4<br />
3<br />
8<br />
6<br />
9<br />
187<br />
c<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Mo<strong>del</strong>li di assegnazione (8/9)<br />
La probabilità di scelta <strong>del</strong> percorso p k,od è funzione dei costi di<br />
percorso, C k, di tutti i percorsi che connettono la coppia od, e,<br />
pertanto, di tutti i percorsi sulla rete (p k,od = o per tutti i percorsi<br />
che non connettono la coppia od):<br />
p k,od = p k,od(C)<br />
Riferendosi all’intera matrice <strong>del</strong>le probabilità di scelta <strong>del</strong><br />
percorso, si ha:<br />
P = P(C)<br />
e pertanto:<br />
F = P(C) d<br />
f = A P(C) d ovvero f = A P(A T c) d<br />
Queste due relazioni legano tra loro i flussi di percorso, F, ai costi<br />
di percorso, C, ed i flussi di arco, f, ai costi di arco. Esse<br />
rappresentano i mo<strong>del</strong>li di assegnazione nel caso di reti non<br />
congestionate (costi sugli archi indipendenti dai flussi e,<br />
pertanto, costanti); essi sono anche detti mo<strong>del</strong>li di carico <strong>del</strong>la<br />
rete.<br />
Per le reti congestionate (ad esempio reti stradali), invece, il<br />
costo su un arco dipende dal flusso sull’arco stesso; formalmente<br />
si può scrivere:<br />
c = c(f)<br />
188
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
Mo<strong>del</strong>li di assegnazione (9/9)<br />
Si viene, pertanto, a creare una dipendenza circolare tra costi e<br />
flussi: i flussi sulla rete dipendono dai costi ed i costi, a loro volta,<br />
dipendono dai flussi.<br />
Costi di arco<br />
c<br />
Funzioni di costo<br />
c = c(f)<br />
Scelta <strong>del</strong> percorso<br />
f = A P(A T c) d<br />
Il problema che si pone, pertanto, è quello di ritrovare un vettore<br />
dei flussi, detto vettore dei flussi di equilibrio, f* o F*, che sia<br />
consistente con i corrispondenti costi, c o C:<br />
F* = P(C(F*)) d (1)<br />
f* = A P(A T c(f*)) d (2)<br />
Ciò può essere configurato come un problema di punto fisso,<br />
consistente nel trovare il vettore F* o f* che, posto nella relazione<br />
(1) o (2) riproduca se stesso.<br />
Le metodologie di risoluzione, algoritmi risolutivi, sono numerose e<br />
sono differenti a seconda <strong>del</strong>le ipotesi alla base <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo di<br />
scelta <strong>del</strong> percorso.<br />
189<br />
Flussi di arco<br />
f<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
I metodi di valutazione degli investimenti (1/2)<br />
I metodi di valutazione degli investimenti nel settore dei trasporti<br />
consentono di valutare la convenienza economica o finanziaria di<br />
un investimento (ad esempio la costruzione di una ferrovia o di<br />
una strada, o ancora il loro ammodernamento).<br />
Una valutazione di investimenti è detta:<br />
– analisi finanziaria se è effettuata nell’interesse di un<br />
imprenditore privato<br />
– analisi economica se è effettuata nell’interesse <strong>del</strong>la<br />
collettività<br />
Nel primo caso si valuta la convenienza <strong>del</strong>l’investimento<br />
considerando solo i costi ed i ricavi <strong>del</strong>l’imprenditore nella<br />
realizzazione <strong>del</strong> progetto.<br />
Nel secondo caso, invece, devono essere valutati i benefici ed i<br />
costi che la collettività riceve dalla realizzazione <strong>del</strong> progetto.<br />
Sia per l’analisi finanziaria che per quella economica, si può<br />
utilizzare come tecnica di valutazione l’Analisi Benefici-Costi<br />
(ABC); essa è anche detta Analisi Ricavi-Costi nel caso di analisi<br />
finanziaria.<br />
L’ABC può essere utilizzata solo se tutti i benefici e tutti i costi<br />
da valutare sono monetari o monetizzabili.<br />
Se si vogliono considerare anche benefici e costi non monetizzabili<br />
(impatti sull’ambiente) si deve ricorrere ad un’altra tecnica di<br />
valutazione: l’Analisi MultiCritera (AMC).<br />
190
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
I metodi di valutazione degli investimenti (2/2)<br />
Analisi finanziaria<br />
Nell’analisi finanziaria si valutano i costi che l’imprenditore deve<br />
sostenere per realizzare l’opera e/o per gestire il servizio (costi di<br />
costruzione, manutenzione, gestione, ecc.) ed i ritorni finanziari<br />
(entrate monetarie) che l’esercizio <strong>del</strong>l’opera o <strong>del</strong> servizio<br />
presumibilmente produrrà nella sua vita utile. Tale valutazione è<br />
effettuata per diverse alternative di investimento (ivi compresa<br />
l’alternativa <strong>del</strong> non investimento).<br />
Ciascuna alternativa giustifica l’investimento se i ricavi superano i<br />
costi; tra più alternative è da preferire quella con un differenziale<br />
positivo maggiore.<br />
Analisi economica<br />
La valutazione consiste nel confrontare i costi di investimento a<br />
carico <strong>del</strong>la collettività nel suo insieme (utenti e non utenti) con i<br />
benefici di cui potrà godere la collettività (utenti e non utenti) a<br />
seguito <strong>del</strong>la realizzazione <strong>del</strong> progetto.<br />
I benefici possono essere monetari (risparmio di carburante, di<br />
pedaggi di tariffe, ecc.) o monetizzabili (risparmio di tempo) o non<br />
monetizzabili (salvaguardia di valori storico-ambientali, riduzione<br />
di inquinamento, ecc.). I costi sono simili a quelli di un operatore<br />
privato, con la differenza che non vanno considerati quei costi che<br />
“rientrano” alla collettività (tasse, imposte, oneri finanziari, parte<br />
dei costi <strong>del</strong>la manodopera — riduzione disoccupazione, ecc.).<br />
Nel seguito ci si riferirà alla sola analisi economica che ha un<br />
carattere di maggiore generalità.<br />
191<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
L’Analisi Benefici-Costi (1/13)<br />
L’ABC consiste nel confrontare per ogni alternativa, compresa<br />
l’alternativa di Non-Progetto (NP), i benefici di cui goderà la<br />
collettività a progetto ultimato con i costi che la stessa<br />
collettività deve sostenere per la sua realizzazione e gestione.<br />
Tra più alternative è preferibile quella cui corrisponde un<br />
differenziale positivo più elevato tra benefici e costi.<br />
Le fasi <strong>del</strong>l’ABC sono le seguenti:<br />
– identificazione <strong>del</strong>le alternative di progetto<br />
– stima dei costi<br />
– stima dei benefici<br />
– individuazione e stima degli indicatori per la valutazione<br />
Identificazione <strong>del</strong>le alternative di progetto<br />
Tali alternative, individuate dal decisore politico, possono essere:<br />
– una unica alternativa di progetto; in questo caso deve essere<br />
valutato se il progetto è economicamente conveniente per la<br />
collettività rispetto alla alternativa NP. Esempio: l’ammodernamento<br />
di una strada esistente.<br />
– più alternative di progetto tra loro incompatibili; in questo caso<br />
può esserne realizzata solo una e si deve valutare quale<br />
progetto risulta essere economicamente più conveniente per la<br />
collettività. Esempio: costruire una strada o, in alternativa, una<br />
ferrovia per collegare due centri abitati.<br />
– più alternative di progetto tra loro compatibili; in questo caso è<br />
possibile realizzare più di un progetto contemporaneamente e la<br />
valutazione è effettuata su gruppi di progetti tra loro<br />
incompatibili (anche se solo per problemi di budget).<br />
192
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
L’Analisi Benefici-Costi (2/13)<br />
La stima dei Costi<br />
I costi vanno stimati, anno per anno, dall’inizio <strong>del</strong>la costruzione<br />
<strong>del</strong>l’opera fino al termine <strong>del</strong>la vita utile <strong>del</strong> progetto. La vita utile<br />
è pari al numero di anni durante i quali si ritiene che il progetto<br />
possa essere considerato efficiente e non obsoleto.<br />
I costi che devono essere valutati sono:<br />
– costi di costruzione; vanno valutati dall’anno di inizio <strong>del</strong>la<br />
costruzione <strong>del</strong>l’opera fino al termine previsto dei lavori.<br />
Possono risultare diversi anno per anno in funzione <strong>del</strong> piano dei<br />
lavori previsto.<br />
– costi di manutenzione e costi di gestione; vanno valutati<br />
dall’anno di inizio <strong>del</strong>l’esercizio <strong>del</strong>l’opera fino al termine <strong>del</strong>la<br />
vita utile. Anche essi possono essere diversi anno per anno (in<br />
generale, i costi di manutenzione aumentano con l’aumentare<br />
degli anni).<br />
Dei costi per gli utenti, come sarà precisato successivamente, se<br />
ne terrà conto nella valutazione dei benefici diretti, considerato<br />
che le opere nel settore trasporti sono realizzate proprio per<br />
produrre una riduzione dei costi degli utenti.<br />
Tutti i costi vanno valutati utilizzando i prezzi attuali,<br />
prescindendo dalla svalutazione monetaria; di quest’ultima, come<br />
si vedrà, se ne terrà conto in fase di valutazione scegliendo un<br />
opportuno tasso di attualizzazione.<br />
193<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
L’Analisi Benefici-Costi (3/13)<br />
Nella valutazione dei costi devono essere eliminati tutti i<br />
trasferimenti tra settori <strong>del</strong>la collettività; ad esempio, le tasse e<br />
le imposte o, ancora, gli interessi su capitali in prestito sono<br />
trasferimenti tra componenti <strong>del</strong>la collettività.<br />
Possono, inoltre, essere considerati trasferimenti quei costi di<br />
produzione che, comunque, dovrebbero essere sopportati dalla<br />
collettività. E’ il caso di parte <strong>del</strong> costo <strong>del</strong> personale che lo Stato<br />
in ogni caso corrisponderebbe attraverso sussidi di disoccupazione<br />
se il progetto non venisse realizzato.<br />
In molti casi, non si utilizzano i prezzi di mercato per la<br />
valutazione dei costi <strong>del</strong>le risorse impiegate ma dei prezzi ombra,<br />
che meglio rispecchiano l’interesse <strong>del</strong>la collettività per quelle<br />
risorse.<br />
Ad esempio, i costi energetici possono essere valutati a prezzi più<br />
alti di quelli di mercato, considerato che l’energia è una risorsa in<br />
gran parte importata dall’estero; viceversa, il costo di prodotti<br />
nazionali può essere mantenuto inferiore al prezzo di mercato.<br />
194
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
L’Analisi Benefici-Costi (4/13)<br />
La stima dei Benefici<br />
I benefici prodotti dall’attuazione di un progetto possono essere<br />
distinti in:<br />
– benefici diretti; sono i benefici di cui godono solo gli utenti <strong>del</strong><br />
sistema di trasporto (ad esempio la riduzione <strong>del</strong> costo<br />
generalizzato <strong>del</strong> trasporto);<br />
– benefici indiretti; sono i benefici di cui godono anche i non utenti<br />
<strong>del</strong> sistema (ad esempio la riduzione <strong>del</strong>l’inquinamento<br />
atmosferico).<br />
I benefici possono in alcuni casi risultare negativi (ad esempio ad<br />
un progetto può corrispondere un incremento <strong>del</strong>l’inquinamento<br />
atmosferico); in questo caso contabilmente diventano dei costi,<br />
anche se non hanno niente a che vedere con la realizzazione e<br />
gestione <strong>del</strong>l’opera.<br />
I benefici diretti possono essere stimati come incremento <strong>del</strong><br />
surplus <strong>del</strong> consumatore, derivante dalla realizzazione <strong>del</strong><br />
progetto.<br />
I benefici indiretti sono:<br />
– riduzione <strong>del</strong>l’inquinamento acustico ed atmosferico<br />
– salvaguardia dei valori storico-monumentali di una città<br />
– sviluppo economico e sociale <strong>del</strong> territorio in cui il progetto è<br />
realizzato<br />
– ...<br />
195<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
L’Analisi Benefici-Costi (5/13)<br />
Stima dei Benefici Diretti<br />
Per la domanda di trasporto, così come per altri beni e servizi, può<br />
essere definita una curva di domanda, che pone in relazione il<br />
numero di utenti che si serve <strong>del</strong> sistema di trasporto con il costo<br />
generalizzato connesso allo stesso sistema.<br />
Più precisamente, è possibile tracciare una curva <strong>del</strong>le<br />
disponibilità a pagare degli utenti <strong>del</strong> sistema.<br />
Per disponibilità a pagare si intende il quantitativo di risorse (non<br />
solo costo monetario) che ogni utente è disposto a spendere per<br />
servirsi <strong>del</strong> sistema di trasporto (effettuare lo spostamento).<br />
Ogni utente, ut i, in funzione <strong>del</strong>le proprie caratteristiche socioeconomiche,<br />
ha una diversa disponibilità a pagare, Disp i; nel<br />
grafico <strong>del</strong>la curva di domanda si riporta sull’asse verticale la<br />
disponibilità a pagare di ogni utente e sull’asse orizzontale gli<br />
utenti, ordinati per disponibilità a pagare decrescenti.<br />
Disp. a pagare<br />
Disp i<br />
ut i<br />
196<br />
Utenti
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
L’Analisi Benefici-Costi (6/13)<br />
Una volta costruita la curva di domanda (curva <strong>del</strong>le disponibilità<br />
a pagare), la si può utilizzare per stimare il numero di utenti che<br />
utilizzano il sistema di trasporto al variare <strong>del</strong> costo<br />
generalizzato ad esso connesso.<br />
Fissato un costo generalizzato, Cg*, gli utenti che si servono <strong>del</strong><br />
sistema sono tutti quelli, UT*, che hanno una disponibilità a<br />
pagare maggiore o uguale al costo generalizzato.<br />
Disp. a pagare<br />
Cg*<br />
UT*<br />
ut*<br />
utente marginale<br />
L’utente ut*, che ha una disponibilità a pagare proprio pari al<br />
costo generalizzato, è detto utente marginale; questo utente non<br />
si servirebbe <strong>del</strong> sistema se il costo generalizzato aumentasse<br />
anche se di una quantità molto piccola.<br />
197<br />
Utenti<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
L’Analisi Benefici-Costi (7/13)<br />
Siccome il costo d’uso <strong>del</strong> sistema Cg* è uguale per tutti gli<br />
utenti, a parte l’utente marginale, tutti gli altri utenti <strong>del</strong> sistema<br />
pagano un costo inferiore a quanto sarebbero disposti a pagare.<br />
La differenza tra quanto un utente è disposto a pagare e quanto<br />
effettivamente paga è detto Surplus; tale valore può essere<br />
adottato come una misura dei benefici diretti prodotti dalla<br />
fruizione <strong>del</strong> sistema di trasporto.<br />
Disp. a pagare<br />
Disp i<br />
Cg*<br />
ut i<br />
UT*<br />
ut*<br />
L’area compresa tra la curva <strong>del</strong>la disponibilità a pagare ed il<br />
segmento individuato da Cg* rappresenta il Surplus relativo<br />
all’intera utenza, S UT*. Esso si può calcolare come:<br />
S UT* = ∫ UT* Disp(ut) dut − Cg*⋅ UT*<br />
dove il primo termine rappresenta la disponibilità a pagare totale<br />
<strong>del</strong>l’utenza ed il secondo il totale di quanto l’utenza<br />
effettivamente paga.<br />
198<br />
Surplus <strong>del</strong>l’utente ut i<br />
S i = Disp i − Cg*<br />
utente marginale<br />
Utenti
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
L’Analisi Benefici-Costi (8/13)<br />
Disp. a pagare<br />
Cg*<br />
UT*<br />
ut*<br />
Se a seguito di un intervento sul sistema dei trasporti il costo<br />
generalizzato di viaggio, Cg*, diminuisce al valore Cg’, l’utenza<br />
aumenta, UT’ (nuovo utente marginale ut’), ed il surplus <strong>del</strong><br />
consumatore anche esso aumenta, S UT’.<br />
Il beneficio diretto <strong>del</strong>l’intervento può essere misurato con<br />
l’incremento di Surplus totale per l’utenza (∆S UT):<br />
∆S UT = S UT’ − S UT*<br />
199<br />
Surplus totale <strong>del</strong>l’utenza S UT*<br />
Utenti<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
L’Analisi Benefici-Costi (9/13)<br />
Tale valore può essere calcolato approssimando l’area <strong>del</strong><br />
rettangoloide con l’area <strong>del</strong> trapezio ottenuto linearizzando la<br />
curva di domanda tra i due punti in corrispondenza di Cg* e di Cg’.<br />
Disp. a pagare<br />
Cg*<br />
Cg’<br />
UT*<br />
UT’<br />
ut*<br />
ut’<br />
∆S UT* (Delta Surplus)<br />
∆S UT = S UT’ − S UT* ≅ (UT’ + UT*) ⋅ (Cg* − Cg’) / 2<br />
I mo<strong>del</strong>li di domanda, i mo<strong>del</strong>li di offerta ed i mo<strong>del</strong>li di interazione<br />
domanda-offerta consentono il calcolo dei termini UT’, UT*, Cg’ e<br />
Cg*.<br />
200<br />
Utenti
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
L’Analisi Benefici-Costi (10/13)<br />
Gli Indicatori per la Valutazione<br />
I benefici ed i costi calcolati per ogni anno di vita <strong>del</strong> progetto,<br />
devono essere confrontati con riferimento ad un unico anno, che<br />
viene, in genere, scelto come l’anno <strong>del</strong>l’inizio <strong>del</strong>la realizzazione <strong>del</strong><br />
progetto, detto anno 0.<br />
Questa operazione è detta attualizzazione. Per ogni anno che<br />
trascorre rispetto all’anno 0, si ipotizza che vi sia una riduzione<br />
<strong>del</strong> valore <strong>del</strong> costo o <strong>del</strong> beneficio dipendente dal tasso di sconto,<br />
detto tasso di attualizzazione r.<br />
Infatti, una somma ad oggi, S 0, fissato un tasso di sconto r (che<br />
fornisce la percentuale di rendita <strong>del</strong>la somma per ogni anno in cui<br />
è investita), dopo 1 anno vale:<br />
S 1 = S 0 + r S 0 = (1 + r) S 0<br />
dopo 2 anni: S 2 = S 0 + r S 0 + r (S 0 + r S 0) = (1 + r) 2 S 0<br />
.............<br />
dopo n anni: S n = (1 + r) n S 0<br />
Pertanto un qualunque somma spesa o incassata dopo t anni,<br />
riportata all’anno 0, vale:<br />
St<br />
S0<br />
= t<br />
( 1 + r)<br />
La quantità r, detta tasso di attualizzazione, può essere vista<br />
come una misura <strong>del</strong>la preferenza <strong>del</strong>la collettività per benefici a<br />
breve rispetto a benefici a lungo termine.<br />
201<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
L’Analisi Benefici-Costi (11/13)<br />
Precisato questo aspetto relativo all’attualizzazione dei benefici e<br />
dei costi all’anno 0, gli indicatori per valutare la convenienza di un<br />
progetto con l’ABC sono due:<br />
– il Valore Attuale Netto (VAN)<br />
– il Saggio di Rendimento Interno (SRI)<br />
Il VAN è la somma dei valori attualizzati <strong>del</strong>le differenze, anno per<br />
anno, tra i Benefici prodotti dal progetto ed i costi sostenuti per<br />
la sua realizzazione e gestione. La somma è estesa dall’anno 0 di<br />
inizio realizzazione <strong>del</strong> progetto fino al termine <strong>del</strong>la vita utile <strong>del</strong><br />
progetto:<br />
−<br />
= ∑<br />
= +<br />
n Bt<br />
Ct<br />
VAN<br />
t<br />
t 0 ( 1 r)<br />
dove:<br />
sono i benefici totali all’anno t<br />
Bt Ct sono i costi totali all’anno t<br />
r è il tasso di attualizzazione (es. r = 0,04 — 0,07)<br />
n è il numero di anni tra l’inizio <strong>del</strong>la realizzazione <strong>del</strong> progetto<br />
sino al termine <strong>del</strong>la vita utile <strong>del</strong>lo stesso<br />
Se si indica con m l’anno di termine <strong>del</strong>la realizzazione <strong>del</strong><br />
progetto e con V n il valore residuo <strong>del</strong>l’opera, considerato che negli<br />
anni di realizzazione i benefici sono nulli ed i costi sono pari agli<br />
investimenti, I t, si può scrivere:<br />
VAN<br />
I<br />
( 1 + r)<br />
m<br />
n<br />
t = − ∑ + t ∑<br />
t =<br />
0<br />
t = m+<br />
1<br />
202<br />
Bt<br />
− C<br />
( 1 + r)<br />
t<br />
t<br />
Vn<br />
+ n<br />
( 1 + r)
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
L’Analisi Benefici-Costi (12/13)<br />
Un progetto è economicamente conveniente se il VAN è maggiore<br />
di zero; tra due progetti alternativi è preferibile quello con un VAN<br />
maggiore.<br />
Nel calcolo dei VAN assume una notevole importanza il valore <strong>del</strong><br />
tasso di attualizzazione r; infatti, al variare di esso varia<br />
notevolmente il valore <strong>del</strong> VAN e, a seconda <strong>del</strong>la scelta di r un<br />
progetto può o meno risultare economicamente conveniente e può<br />
o meno essere economicamente preferibile ad un altro progetto.<br />
Se si riporta in un sistema di assi cartesiani come varia il VAN in<br />
funzione di r per diversi progetti si può verificare una situazione<br />
come quella <strong>del</strong>la figura seguente; ogni curva è relativa ad un<br />
progetto e le curve sono decrescenti (ad aumentare di r<br />
aumentano i denominatori ed i benefici sono lontani nel tempo).<br />
VAN<br />
Progetto A<br />
Progetto B<br />
r0 SRIB SRIA 203<br />
Tasso r<br />
Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />
L’Analisi Benefici-Costi (13/13)<br />
Nel caso <strong>del</strong>la figura il progetto B è preferibile al progetto A per<br />
r < r 0; viceversa, è il progetto A ad essere preferibile ad A per<br />
r > r 0.<br />
Il valore di r che annulla il VAN è detto Saggio di Rendimento<br />
Interno (SRI).<br />
L’SRI può essere anche esso utilizzato come indicatore di<br />
valutazione degli interventi; in questo caso, un progetto è<br />
economicamente conveniente se il suo valore di SRI è maggiore di<br />
prefissato valore di r.<br />
Tra più progetti è preferibile quello con un valore di SRI maggiore<br />
Al contrario <strong>del</strong> VAN, che può dare indicazioni contrastanti al<br />
variare <strong>del</strong> saggio r, l’SRI fornisce una unica indicazione sulla<br />
preferenza tra progetti relativi; nell’esempio <strong>del</strong>la figura<br />
precedente il progetto A è preferibile al progetto B.<br />
L’SRI può non esistere (è teoricamente infinito) se si ha<br />
costantemente una differenza costi-benefici positiva, anche nei<br />
primi anni <strong>del</strong> progetto.<br />
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