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TECNICA ED ECONOMIA DEI TRASPORTI - Università del Sannio ...

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<strong>Università</strong> degli Studi <strong>del</strong> <strong>Sannio</strong><br />

Facoltà di Ingegneria<br />

Corso di Laurea in Ingegneria Civile<br />

Appunti di:<br />

<strong>TECNICA</strong> <strong>ED</strong> <strong>ECONOMIA</strong> <strong>DEI</strong><br />

<strong>TRASPORTI</strong><br />

Prof. ing. Mariano Gallo<br />

2002<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

2


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

PREMESSA<br />

Questi appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti si rivolgono<br />

agli allievi <strong>del</strong> Corso di Laurea in Ingegneria Civile (nuovo<br />

ordinamento — 3 anni).<br />

Essi nascono dall’esigenza di poter fornire agli studenti <strong>del</strong><br />

materiale didattico “tarato” su un corso di 6 crediti (circa 48-54<br />

ore di lezione ed esercizi in aula).<br />

Gli stessi appunti possono essere utilmente utilizzati in un corso<br />

di 9 crediti, se viene svolta in aula una esercitazione di tipo<br />

progettuale.<br />

Questi appunti non “costituiscono” né “sostituiscono” alcun libro<br />

di testo né, tanto meno, hanno la pretesa di avere alcun valore<br />

scientifico, ma puramente didattico.<br />

I libri di testo da cui sono tratte le nozioni riportate in questi<br />

appunti ed a cui si rimanda per approfondimenti sono:<br />

– G.E. Cantarella (a cura di) Introduzione alla tecnica dei<br />

trasporti e <strong>del</strong> traffico con elementi di economia dei trasporti.<br />

UTET, 2001.<br />

– E. Cascetta Teoria e metodi <strong>del</strong>l’ingegneria dei sistemi di<br />

trasporto. UTET, 1998.<br />

– M. de Luca Tecnica ed economia dei trasporti. CUEN, Napoli,<br />

1989.<br />

– B. Montella Pianificazione e controllo <strong>del</strong> traffico urbano.<br />

Mo<strong>del</strong>li e metodi. CUEN, 1996.<br />

– V. Torrieri Analisi <strong>del</strong> Sistema dei Trasporti. Falzea, 1990.<br />

L’autore è sin da ora grato a studenti e colleghi che vogliano<br />

evidenziare e comunicare i numerosi errori sicuramente presenti<br />

nel testo.<br />

3<br />

Mariano Gallo<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Finalità <strong>del</strong> corso:<br />

Introduzione al corso (1/3)<br />

Fornire agli studenti i principi fondamentali <strong>del</strong>la Tecnica ed<br />

Economia dei Trasporti, con particolare riferimento al trasporto<br />

stradale e ferroviario.<br />

La tecnica dei trasporti analizza le interazioni tra veicolo e via, per<br />

ciascun modo di trasporto (stradale, ferroviario, marittimo,<br />

aereo) utilizzando, tra l’altro, i risultati <strong>del</strong>la meccanica <strong>del</strong>la<br />

locomozione.<br />

L’analisi <strong>del</strong>le interazioni necessita <strong>del</strong>lo studio <strong>del</strong>le<br />

caratteristiche e <strong>del</strong>le componenti fondamentali dei veicoli, e <strong>del</strong>le<br />

caratteristiche <strong>del</strong>le infrastrutture di trasporto (vie e terminali);<br />

sia nel caso dei veicoli che nel caso <strong>del</strong>le infrastrutture, la<br />

progettazione è oggetto di altre discipline (l’ingegneria meccanica<br />

e l’ingegneria <strong>del</strong>le infrastrutture).<br />

Gli strumenti <strong>del</strong>la tecnica dei trasporti consentono di:<br />

– definire e progettare i requisiti funzionali dei veicoli e <strong>del</strong>le vie<br />

(ad esempio le pendenze massime ammissibili di una<br />

infrastruttura);<br />

– calcolare le prestazioni di un sistema di trasporto (tempi di<br />

percorrenza, capacità, ecc.);<br />

– tracciare i diagrammi <strong>del</strong> moto (curve spazio/tempo), utili a<br />

definire le prestazioni <strong>del</strong>l’intero sistema.<br />

4


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Introduzione al corso (2/3)<br />

L’economia dei trasporti studia le principali interazioni tra un<br />

sistema di trasporto ed il sistema socio economico in cui opera,<br />

con particolare riferimento agli effetti sui gestori di<br />

infrastrutture di trasporto, sulle aziende di trasporto, sugli<br />

utenti <strong>del</strong> sistema e sulla collettività. Infine, possono essere<br />

trattati gli effetti sul sistema economico generale e sullo sviluppo<br />

<strong>del</strong> territorio.<br />

Gli strumenti <strong>del</strong>l’economia dei trasporti consentono di:<br />

– valutare la convenienza economica (collettività) e/o finanziaria<br />

(imprenditore) di un progetto;<br />

– stimare i costi di gestione ed esercizio <strong>del</strong>le aziende di<br />

trasporto;<br />

– stimare il quantitativo di utenti che si servono di un<br />

determinato sistema di trasporto (domanda di trasporto).<br />

La tecnica ed economia dei trasporti è una disciplina di base per<br />

la Ingegneria dei sistemi di trasporto, che è quella branca<br />

<strong>del</strong>l’ingegneria che ha per scopo la analisi, la progettazione, la<br />

gestione ed il controllo dei sistemi di trasporto.<br />

Altre discipline <strong>del</strong>l’ingegneria dei sistemi di trasporto sono:<br />

– teoria dei sistemi di trasporto;<br />

– trasporti urbani e metropolitani;<br />

– progettazione dei sistemi di trasporto;<br />

– pianificazione dei trasporti.<br />

Alcune di queste discipline si studiano nei corsi di Laurea<br />

Specialistica.<br />

5<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Introduzione al corso (3/3)<br />

Sbocchi professionali <strong>del</strong>l’Ingegnere dei sistemi di trasporto:<br />

– Aziende di trasporto collettivo<br />

– Enti pubblici<br />

– Amministrazioni (Regioni, Provincie, Comuni)<br />

– Studi di progettazione e consulenza<br />

– Aziende di trasporto merci<br />

– Porti, aeroporti ed interporti<br />

– Libera professione<br />

Alcune possibili applicazioni <strong>del</strong>l’Ingegneria dei sistemi di<br />

trasporto:<br />

– Piani Regionali dei Trasporti<br />

– Piani Provinciali di Bacino<br />

– Piani Urbani <strong>del</strong>la Mobilità (PUM)<br />

– Piani Urbani <strong>del</strong> Traffico (PUT)<br />

– Progettazione sistemi di controllo semaforico<br />

– Progettazione <strong>del</strong>le reti di trasporto collettivo<br />

– Gestione <strong>del</strong>le aziende di trasporto<br />

– Gestione <strong>del</strong>l’esercizio di un sistema di trasporto collettivo<br />

– Piani di fattibilità<br />

– Valutazioni di impatto ambientale<br />

– Studi sulla domanda di mobilità<br />

– Piani di evacuazione<br />

– ..............................................<br />

6


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

<strong>TECNICA</strong> <strong>DEI</strong> <strong>TRASPORTI</strong><br />

Contenuti <strong>del</strong> corso (1/2)<br />

Trasporto stradale<br />

I veicoli<br />

Le infrastrutture<br />

Strade<br />

Intersezioni<br />

I terminali<br />

Parcheggi su strada<br />

Le interazioni tra veicoli e infrastrutture<br />

Le forze agenti sul veicolo<br />

L’equilibrio <strong>del</strong>le forze agenti sul veicolo<br />

I diagrammi <strong>del</strong> moto<br />

Le interazioni tra i veicoli<br />

Il diagramma fondamentale <strong>del</strong> deflusso<br />

Trasporto ferroviario<br />

I veicoli di trasporto ferroviario<br />

Le infrastrutture<br />

La strada ferrata<br />

Le stazioni<br />

Gli impianti di segnalamento<br />

Le interazioni tra veicoli e infrastrutture<br />

Le forze agenti sul veicolo<br />

L’equilibrio <strong>del</strong>le forze agenti sul veicolo e verifiche di<br />

stabilità<br />

Criteri di sicurezza per la circolazione in linea<br />

Capacità e potenzialità di una linea<br />

7<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

<strong>ECONOMIA</strong> <strong>DEI</strong> <strong>TRASPORTI</strong><br />

Contenuti <strong>del</strong> corso (2/2)<br />

I costi dei servizi di trasporto<br />

Costi di costruzione e manutenzione<br />

Costi di produzione dei servizi<br />

Costi di uso <strong>del</strong> servizio<br />

Il costo generalizzato<br />

La domanda di trasporto<br />

La simulazione <strong>del</strong>le scelte degli utenti<br />

I mo<strong>del</strong>li di domanda<br />

Le indagini per la stima <strong>del</strong>la domanda di mobilità<br />

L’interazione domanda-offerta<br />

La valutazione degli investimenti nel settore dei trasporti<br />

L’analisi Benefici-Costi<br />

8


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Il sistema di trasporto stradale<br />

Componenti <strong>del</strong> sistema:<br />

– Veicoli (motoveicoli, autoveicoli, autocarri, ecc.)<br />

– Infrastrutture (strade, parcheggi)<br />

– Sistemi di gestione e controllo (regole <strong>del</strong> C.d.S., impianti<br />

semaforici, ecc.)<br />

– Utenti<br />

– Ambiente esterno (per la valutazione degli impatti)<br />

I veicoli di trasporto stradale:<br />

– Ciclomotori e motoveicoli<br />

– Autoveicoli<br />

– Rimorchi e semirimorchi<br />

– Autoarticolati ed autosnodati<br />

– Autotreni autobus<br />

La sagoma limite<br />

Definisce le dimensioni massime consentite ai veicoli<br />

In funzione <strong>del</strong>la sagoma limite sono progettate le caratteristiche<br />

geometriche <strong>del</strong>le infrastrutture<br />

Altezza<br />

Larghezza<br />

Lunghezza<br />

9<br />

Altezza: 4,00-4,30 m<br />

Larghezza: 2,30-2.50 m<br />

Lunghezza: 7,50-18,00 m<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

I veicoli<br />

I limiti di massa dei veicoli<br />

– Motoveicoli 2,5 t<br />

– Autoveicoli 18,0 t (due assi) 24,0 t (tre assi)<br />

– Rimorchi da 6,0 t a 25,2 t (secondo assi)<br />

– Autoartic. e autosn. da 30,0 t a 44,0 t “<br />

– Autotreni da 24,0 t a 44,0 t “<br />

– Autobus da 19,0 t a 24,0 t “<br />

In funzione dei limiti di massa si progetta la resistenza <strong>del</strong>le<br />

infrastrutture (pavimentazioni, ponti e viadotti, ecc.)<br />

I limiti di velocità dipendono dal tipo di veicolo e dal tipo di strada.<br />

I componenti fondamentali di un veicolo sono:<br />

– la cassa<br />

– gli organi di propulsione (motore, cambio, trasmissione)<br />

– gli impianti (frenante, elettrico, ecc.)<br />

Lo studio dei componenti fondamentali di un veicolo sono oggetto<br />

di altre discipline (meccanica, elettronica, elettrotecnica)<br />

10


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Le infrastrutture stradali (1/2)<br />

Tipologie di classificazioni:<br />

– Norme CNR (1980)<br />

– Tipo I, II e III (strade a carreggiate separate con<br />

spartitraffico)<br />

– Tipo IV, V e VI (strade ad unica carreggiata)<br />

– Tipo A, B e C (strade a destinazione particolare)<br />

– Nuovo Codice <strong>del</strong>la Strada:<br />

– Autostrade<br />

– Strade extraurbane principali<br />

– Strade extraurbane secondarie<br />

– Strade urbane di scorrimento<br />

– Strade urbane di quartiere<br />

– Strade locali<br />

Le strade per appartenere alle diverse categorie devono<br />

possedere alcune caratteristiche, relativamente a:<br />

– Ambito territoriale (urbano o extraurbano)<br />

– Numero di corsie per senso di marcia<br />

– Velocità di progetto<br />

– Presenza e larghezza spartitraffico<br />

– Larghezza corsia<br />

– Capacità di riferimento per senso di marcia<br />

Per quanto riguarda la capacità gli ordini di grandezza sono:<br />

– 1.800-2.000 veic/h per corsia per strade extraurbane e urbane<br />

di scorrimento<br />

– 1.000-1.700 veic/h per corsia per strade urbane di quartiere e<br />

strade locali<br />

11<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Le infrastrutture stradali (2/2)<br />

Definizione di capacità:<br />

E’ il numero massimo di veicoli che possono attraversare nell’unità<br />

di tempo una sezione stradale<br />

Le strade extraurbane sono classificate anche secondo la loro<br />

funzione di collegamento in:<br />

– Statali: grandi direttrici <strong>del</strong> traffico nazionale, congiungono<br />

capoluoghi di regione o capoluoghi di provincia di regioni diverse,<br />

collegano alla rete stradale i porti, gli aeroporti, i centri di<br />

maggiore importanza turistica e culturale, ...<br />

– Regionali: direttrici <strong>del</strong> traffico regionale, collegano i capolughi<br />

di provincia <strong>del</strong>la regione o i comuni con la rete strdale,...<br />

– Provinciali: collegano al capoluogo di provincia ed alla rete<br />

statale e regionale i singoli comuni,...<br />

– Comunali: collegano il comune con le sue frazioni e con le<br />

stazioni ferroviarie, gli aeroporti i porti, ...<br />

I criteri di progettazione geometrica e strutturale <strong>del</strong>le strade<br />

sono oggetto <strong>del</strong> corso di Fondamenti di infrastrutture viarie<br />

12


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Le intersezioni<br />

Sono i punti di confluenza ed intersezione di più tronchi stradali<br />

Rivestono una fondamentale importanza in quanto sono la<br />

principale causa di congestione e di incidenti<br />

Definizioni:<br />

Corrente veicolare: insieme di veicoli che seguono la stessa<br />

traiettoria (effettuano la stessa manovra) ad una intersezione<br />

Punti di conflitto: punti di intersezione tra le diverse correnti<br />

veicolari (manovre)<br />

Tipologie di intersezioni:<br />

– Non semaforizzate (con regole di priorità): sono regolate da<br />

segnali di STOP, Dare precedenza o, secondo il C.d.S. con la<br />

precedenza a destra<br />

– Semaforizzate: sono regolate da un impianto semaforico che dà<br />

il via libera, alternativamente, alle varie correnti riducendo o<br />

annullando i punti di conflitto<br />

13<br />

Punto di conflitto<br />

Correnti veicolari<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

I parcheggi (1/2)<br />

Sono i luoghi destinati alla sosta dei veicoli stradali<br />

Di distinguono in:<br />

– Parcheggi su strada: ricavati ai margini <strong>del</strong>la carreggiata o in<br />

appositi spazi (piazze, strade chiuse)<br />

– Parcheggi fuori strada: apposite strutture, al di fuori <strong>del</strong>la<br />

carreggiata stradale (parcheggi multipiano e parcheggi a stalli<br />

mobili)<br />

Uno spazio di sosta è denominato stallo; le dimensioni di uno<br />

stallo sono 4,5-5,0 x 2,2-2,3 m.<br />

Gli stalli possono essere:<br />

– longitudinali<br />

(22 posti auto ogni<br />

100 metri)<br />

– inclinati (30, 45 o 60 gradi)<br />

(38-41 posti auto<br />

ogni 100 metri)<br />

– a pettine<br />

(43 posti auto ogni<br />

100 metri)<br />

14


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

I parcheggi (2/2)<br />

La capacità di un parcheggio (C S), su strada o fuori strada, è pari<br />

al numero massimo di vetture che può usufruire <strong>del</strong> parcheggio in<br />

un giorno; essa dipende dal numero di stalli (n S) e dalla durata<br />

media <strong>del</strong>la sosta (t S):<br />

C S = n S / t S<br />

I parcheggi multipiano sono, in generale, strutture di sosta a<br />

pagamento, con un gran numero di stalli, disposti su più piani.<br />

Essi sono molto usati come parcheggi di interscambio modale<br />

(park and ride) e come parcheggi seminterrati nei centri cittadini.<br />

I parcheggi a stalli mobili consentono, a parità di spazio, di<br />

disporre un numero più elevato di stalli; gli svantaggi sono: i tempi<br />

di servizio ed i costi di gestione elevati. Sono utilizzati<br />

soprattutto nei condomini.<br />

15<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Sistema di riferimento<br />

Le forze agenti sul veicolo<br />

x<br />

z<br />

y<br />

Fissare un sistema di riferimento è utile per poter individuare e<br />

studiare le diverse componenti <strong>del</strong>le forze che agiscono sul veicolo.<br />

Le forze che agiscono su un veicolo possono essere distinte in:<br />

– Forze di aderenza<br />

– Forza peso<br />

– Resistenze al moto (forze che si oppongono al moto <strong>del</strong> veicolo)<br />

o resistenza al rotolamento<br />

o resistenza in curva<br />

o componente <strong>del</strong>la forza peso che si oppone al moto (per<br />

moto in salita)<br />

o resistenza aerodinamica<br />

– Forze frenanti<br />

– Forze di trazione<br />

16<br />

Verso <strong>del</strong> moto


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Aderenza (1/4)<br />

Lungo l’asse verticale (z), la sede stradale esercita una reazione<br />

uguale ed opposta alla risultante, Fz tot, di tutte le forze verticali<br />

scaricate dal veicolo (in generale la componente <strong>del</strong>la forza peso<br />

ortogonale alla pavimentazione).<br />

Tale reazione, ancora pari a Fz tot, è distribuita tra le superfici di<br />

impronta dei pneumatici:<br />

Fz i<br />

s pz i<br />

Fz tot<br />

Le pressioni superficiali medie (tensioni normali) che agiscono<br />

sulle aree di impronta dei pneumatici sono date da:<br />

σ s = Fz i / s pz i = Fz / s pz (ipotizzando una distribuzione uniforme<br />

dei carichi)<br />

Alle tensioni normali, σ s, se il veicolo è in movimento, si accoppiano<br />

<strong>del</strong>le tensioni tangenziali, τ s, agenti nel piano xy, che dipendono dal<br />

tipo di contatto tra pneumatici e pavimentazione.<br />

Si ha aderenza quando le due superfici a contatto “non scorrono”<br />

tra loro.<br />

Si ha attrito quando, invece, le superfici a contatto “scorrono”<br />

tra loro.<br />

17<br />

∑ i Fz i = Fz tot<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Aderenza (2/4)<br />

Consideriamo le sole componenti secondo l’asse <strong>del</strong> moto <strong>del</strong>le<br />

tensioni tangenziali ed indichiamone il valore medio con τ s y; la<br />

forza tangenziale totale che la pavimentazione trasmette ad ogni<br />

pneumatico è pari a:<br />

Fy = τ s y s pz<br />

Il rapporto tra Fy ed Fz è un coefficiente, pari evidentemente al<br />

rapporto tra τ s y e σ s (intesi sempre come valori medi):<br />

Fy / Fz = τ s y / σ s = f<br />

Fino ad un certo valore <strong>del</strong> rapporto Fy / Fz si rimane in condizione<br />

di aderenza (senza scorrimento relativo tra le superfici a<br />

contatto), oltre un certo limite si è in condizioni di attrito (si ha<br />

scorrimento relativo tra le superfici a contatto).<br />

Il coefficiente di aderenza limite, f ay, è il valore limite <strong>del</strong> rapporto<br />

Fy / Fz oltre il quale si passa in condizioni di attrito.<br />

Pertanto, per permanere in condizioni di aderenza si deve avere:<br />

Fy ≤ f ay Fz<br />

La quantità f ay Fz è detta forza di aderenza massima, ed è il<br />

valore massimo <strong>del</strong>la forza tangenziale che la sede stradale può<br />

trasmettere al pneumatico.<br />

18


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Aderenza (3/4)<br />

Se il pneumatico scorre rispetto alla sede stradale, la forza che si<br />

instaura tra i corpi a contatto è detta forza di attrito ed è pari<br />

a:<br />

Fa y = f att Fz<br />

dove:<br />

f att è detto coefficiente di attrito<br />

Si ha sempre: f att < f ay<br />

Entrambi i coefficienti si ricavano sperimentalmente e dipendono<br />

da diversi fattori:<br />

– natura e caratteristiche <strong>del</strong>la superficie stradale<br />

– disegno <strong>del</strong> battistrada e pressione <strong>del</strong> pneumatico<br />

– velocità di avanzamento <strong>del</strong> veicolo<br />

– presenza di acqua, umidità, polvere ghiaccio<br />

Valori indicativi <strong>del</strong> coefficiente di aderenza:<br />

– conglomerato bituminoso asciutto 0,4-0,6<br />

– “ “ umido 0,3-0,5<br />

– “ “ bagnato 0,1-0,3<br />

– conglomerato cementizio asciutto 0,6-0,8<br />

– “ “ umido 0,4-0,5<br />

– “ “ bagnato 0,2-0,4<br />

– strada oleosa 0,1-0,2<br />

– ghiaccio 0,05-0,1<br />

Si noti come la forza massima trasmissibile, pari al prodotto <strong>del</strong><br />

coefficiente di aderenza per la risultante <strong>del</strong>le forze verticali, si<br />

dimezzi al passare da strada asciutta a strada bagnata.<br />

19<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Aderenza (4/4)<br />

Se si considera il veicolo nel suo insieme:<br />

– in fase di moto la forza di aderenza massima è proporzionale al<br />

peso che il veicolo scarica sulle ruote motrici (peso aderente,<br />

Fz ad):<br />

Fy ≤ f ay Fz ad<br />

– in fase di frenatura la forza di aderenza massima è<br />

proporzionale al peso che il veicolo scarica sulle ruote frenanti<br />

(peso frenato, Fz fr):<br />

Fy ≤ f ay Fz fr<br />

Per le autovetture, in generale, solo due ruote sono motrici, per<br />

cui il peso aderente è inferiore (circa ½) al peso totale; per le auto<br />

a trazione integrale (4x4) il peso aderente è pari al peso totale.<br />

Invece, in generale, tutte le ruote sono frenanti, per cui il peso<br />

frenato è pari al peso totale.<br />

Nella figura seguente si riporta l’andamento teorico <strong>del</strong>le forze<br />

(normali e tangenziali) trasmesse dalla sede stradale al<br />

pneumatico (in precedenza si è sempre considerato un loro valore<br />

medio, come se fossero uniformemente distribuite), nel caso di<br />

veicolo fermo e di veicolo in movimento:<br />

Forza Normale Forza tangenziale<br />

Fz Fz<br />

20<br />

Fy = 0 Fy


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Resistenze al moto (1/5)<br />

Sono tutte le forze esterne che si oppongono al moto di un veicolo<br />

Resistenza al rotolamento<br />

Durante il moto di un veicolo stradale, la reazione <strong>del</strong>la<br />

pavimentazione, risultante degli sforzi normali trasmessi alla<br />

ruota, è spostata dal lato <strong>del</strong> moto rispetto all’asse <strong>del</strong>la ruota:<br />

Fz<br />

ef<br />

Fz<br />

21<br />

Nasce pertanto una “coppia<br />

resistente” pari a: Fz ef<br />

L’eccentricità ef, e pertanto la<br />

resistenza, aumenta<br />

all’aumentare <strong>del</strong>la velocità<br />

Sperimentalmente si è visto che, per veicoli in moto rettilineo, la<br />

resistenza al rotolamento si può esprimere come una forza pari a:<br />

rr = m (c + b v2 )<br />

dove:<br />

m è la massa <strong>del</strong> veicolo (kg)<br />

c e b sono parametri sperimentali (m/sec2 ; 1/m)<br />

v è la velocità <strong>del</strong> veicolo (m/sec)<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Forza peso<br />

Resistenze al moto (2/5)<br />

E’ una forza che si somma alle resistenze solo per veicoli su di un<br />

piano inclinato; ha lo stesso segno <strong>del</strong>le resistenze per moto in<br />

salita; ha segno opposto per moto in discesa.<br />

La forza peso è diretta verso il centro <strong>del</strong>la terra, è applicata al<br />

baricentro <strong>del</strong> veicolo ed è pari a:<br />

P = m g<br />

dove:<br />

m è la massa complessiva <strong>del</strong> veicolo (kg)<br />

g è l’accelerazione di gravità (9,81 m/sec2 )<br />

Nel caso di un veicolo su un piano inclinato, la componente che si<br />

oppone al moto è:<br />

P sen(γ)<br />

P sen(γ) ≅ P tg (γ) = P i = m g i<br />

γ<br />

P cos(γ)<br />

P<br />

con “i” pendenza <strong>del</strong>la livelletta (positiva se salita)<br />

22


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Resistenza in curva<br />

Resistenze al moto (3/5)<br />

E’ molto modesta per veicoli stradali. E’ dovuta al moto di deriva<br />

prodotto dall’azione <strong>del</strong>la forza centrifuga sul veicolo.<br />

La forza centrifuga è una forza applicata al baricentro <strong>del</strong> veicolo,<br />

con direzione nel piano <strong>del</strong> moto ed ortogonale alla tangente alla<br />

traiettoria, pari a:<br />

Fc = m v2 / R<br />

con:<br />

m massa <strong>del</strong> veicolo (kg)<br />

v velocità <strong>del</strong> veicolo (m/sec)<br />

R raggio <strong>del</strong>la curva (m)<br />

Sperimentalmente si è visto che, per i veicoli stradali, la<br />

resistenza in curva è proporzionale alla forza centrifuga:<br />

dove c c vale 0,01-0,02.<br />

Fc<br />

R<br />

r c = c c m v 2 / R<br />

23<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Resistenza aerodinamica<br />

Resistenze al moto (4/5)<br />

E’ la resistenza che incontra un veicolo muovendosi in un fluido, in<br />

questo caso aria.<br />

Si scompone in: Frontale<br />

Posteriore<br />

Laterale<br />

Per le autovetture, in generale, si trascurano i termini dovuti alla<br />

resistenza posteriore e laterale.<br />

La resistenza aerodinamica, nel verso <strong>del</strong> moto,si calcola con la<br />

seguente formula sperimentale:<br />

r ay = ½ c y s y ρ v ry 2<br />

dove:<br />

c y è il coefficiente di forma <strong>del</strong> veicolo (si misura<br />

sperimentalmente nelle gallerie <strong>del</strong> vento; per<br />

autovetture varia da 0,28 a 0,40)<br />

sy è l’area <strong>del</strong>la sezione maestra <strong>del</strong> veicolo (la più estesa<br />

<strong>del</strong>le sezioni trasversali <strong>del</strong> veicolo; 1,5-2,2 mq per le<br />

autovetture)<br />

ρ è la densità <strong>del</strong>l’aria (circa 1,2 kg/m3 )<br />

vry è la velocità relativa <strong>del</strong> veicolo rispetto a quella <strong>del</strong><br />

vento nella direzione <strong>del</strong> moto (m/sec)<br />

24


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Forza resistente complessiva<br />

Resistenze al moto (5/5)<br />

E’ la somma di tutte le resistenze al moto:<br />

R y = ± m g i + ½ c y s y ρ v ry 2 + cc m v 2 / R + m (c + b v 2 )<br />

che si può sinteticamente scrivere (noti tutti i termini):<br />

R y = W + Z v 2<br />

Le resistenze al moto hanno, pertanto, andamento quadratico<br />

con la velocità.<br />

25<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

ESERCITAZIONE SULLE RESISTENZE AL MOTO<br />

Calcolare il valore <strong>del</strong>la resistenza totale cui è soggetta<br />

un’autovettura che ha le seguenti caratteristiche:<br />

massa: m = 500 kg<br />

superficie maestra: sy = 2 mq<br />

coeff. di forma: cy = 0,32<br />

coeff. per resist. al rotol.: c = 0,25 m/sec2 b = 5*10-6 1/m<br />

coeff. per resist. in curva: cc = 0,02<br />

L’auto sta percorrendo una curva di raggio 1 km ed una livelletta di<br />

pendenza pari al 6 %, con la velocità di 60 km/h.<br />

Il vento è assente.<br />

26


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Forza frenante (1/2)<br />

La forza frenante può essere anche essa vista come una forza<br />

esterna al veicolo, anche se prodotta da impianti frenanti facenti<br />

parte <strong>del</strong> veicolo stesso.<br />

Essa si ottiene applicando alle ruote una coppia frenante di verso<br />

opposto al senso di rotazione <strong>del</strong>le ruote.<br />

Esempi di sistemi frenanti per le autovetture:<br />

Freno a disco Freno a tamburo<br />

dove:<br />

per il freno a disco:<br />

FF è la forza che la pinza (ferodi), solidale al veicolo, applica<br />

al disco, solidale alla ruota<br />

è il coefficiente di attrito tra pinza e disco<br />

f F<br />

f F F F<br />

d F/2<br />

d<br />

per il freno a tamburo:<br />

F F è la forza che le ganasce, solidali al veicolo, applicano<br />

alla superficie interna di un cilindro cavo (tamburo),<br />

solidale alla ruota<br />

f F è il coefficiente di attrito tra ganasce e tamburo<br />

27<br />

f F F F<br />

F F<br />

d F/2<br />

d<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Forza frenante (2/2)<br />

In entrambi i casi nasce una coppia frenante esprimibile come:<br />

Freno a disco: C F = f F F F d F/2<br />

Freno a tamburo: C F = f F F F d F<br />

La forza frenante si ottiene dall’equilibrio alla rotazione <strong>del</strong>la<br />

ruota intorno al proprio asse:<br />

d/2<br />

d<br />

Ry<br />

r F = C F/(d/2)<br />

Pertanto la forza frenante assume i seguenti valori:<br />

Freno a disco: r F = f F F F d F/d<br />

Freno a tamburo: r F = 2 f F F F d F/d<br />

C F<br />

P<br />

Fz = -P<br />

28<br />

verso <strong>del</strong> moto


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Forza di trazione (1/9)<br />

La forza di trazione è applicata al veicolo e ne favorisce il moto.<br />

La trazione in un veicolo terrestre può avvenire in due modi<br />

differenti:<br />

– attraverso il motore che produce una coppia motrice che a sua<br />

volta è trasmessa alle ruote motrici<br />

– attraverso una forza esterna, applicata in un punto di traino<br />

(per i veicoli trainati, quali rimorchi, vagoni ferroviari o funicolari)<br />

Esaminiamo il caso di un veicolo motore e vediamo quali<br />

caratteristiche ha la coppia motrice.<br />

I motori possono essere elettrici o a combustione interna (a<br />

benzina o a gasolio); nel seguito ci si riferisce a questi ultimi.<br />

Per un motore a combustione interna, si definisce, per via teorica,<br />

una curva che lega la potenza N1 (unità di misura kW) al numero di<br />

giri <strong>del</strong> motore n1 (unità di misura giri/sec), note le caratteristiche<br />

<strong>del</strong> motore (numero dei cilindri, area <strong>del</strong> pistone, corsa dei pistoni,<br />

pressione media durante la fase di espansione <strong>del</strong> pistone, ecc.):<br />

N1 = N1(n1)<br />

La coppia C1 presente sull’albero motore si calcola come rapporto<br />

tra la potenza ed il numero di giri:<br />

C1 = N1/n1<br />

29<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Forza di trazione (2/9)<br />

In generale, il calcolo teorico di queste caratteristiche è<br />

praticamente impossibile (diversi fattori relativi al rendimento <strong>del</strong><br />

motore ed alla difficoltà di calcolo <strong>del</strong>la pressione di espansione<br />

non possono essere valutati correttamente senza una<br />

sperimentazione), ed è effettuato solo in una fase preliminare di<br />

progettazione <strong>del</strong> motore.<br />

In generale le caratteristiche di coppia e potenza si ricavano<br />

sperimentalmente su un banco di prova; più precisamente, si<br />

ricava la curva coppia/n. di giri, C1(n1), sul banco di prova e si<br />

calcola la corrispondente potenza come N1 = C1 n1.<br />

L’andamento <strong>del</strong>le curve di coppia e di potenza, per un motore a<br />

combustione interna, sono di seguito riportate.<br />

Curva di coppia Curva di potenza<br />

30


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Forza di trazione (3/9)<br />

Il numero di giri <strong>del</strong> motore viene trasferito alle ruote (numero di<br />

giri <strong>del</strong>le ruote) attraverso gli organi di trasmissione (cambio,<br />

albero di trasmissione, differenziale).<br />

Alle ruote si può definire una coppia C ed una potenza N; la<br />

potenza sarà pari alla potenza <strong>del</strong> motore moltiplicato per il<br />

rendimento <strong>del</strong>la trasmissione:<br />

con η circa uguale a 0,87.<br />

N = N1 η<br />

La coppia è pari al rapporto tra la potenza e la velocità angolare<br />

ω <strong>del</strong>le ruote:<br />

C = N/ω<br />

Considerato che la velocità angolare <strong>del</strong>le ruote è legata al<br />

numero di giri <strong>del</strong>le ruote n dalla relazione:<br />

ω = 2 π n<br />

Si possono definire, pertanto, due relazioni, analoghe a quelle<br />

definite per il motore (in corrispondenza <strong>del</strong>l’albero motore), anche<br />

per le ruote motrici:<br />

C = C(n) N = N(n)<br />

Queste relazioni hanno lo stesso andamento <strong>del</strong>le precedenti.<br />

31<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Forza di trazione (4/9)<br />

Il numero di giri <strong>del</strong>le ruote è legato al numero di giri <strong>del</strong> motore<br />

dalla relazione:<br />

n = n1 / (m c m p)<br />

dove:<br />

m c è il rapporto al cambio, pari al rapporto tra il numero di<br />

giri <strong>del</strong> motore ed il numero di giri che, tramite un<br />

ingranaggio riduttore, viene trasmesso all’albero di<br />

m p<br />

trasmissione secondario (m c = n1/n2)<br />

è il rapporto al ponte, pari al rapporto tra il numero di<br />

giri <strong>del</strong>l’albero di trasmissione secondario ed il numero di<br />

giri che, tramite il differenziale, viene trasmesso alle<br />

ruote (m p = n2/n)<br />

Entrambi i rapporti sono molto maggiori di 1 (ad esempio pari a<br />

6).<br />

Esempio:<br />

Giri motore 5.000 giri/min<br />

Se fossero m c = m p = 1 si dovrebbero avere 5.000 giri al minuto<br />

<strong>del</strong>le ruote; ciò comporterebbe una velocità <strong>del</strong> veicolo (in prima<br />

marcia) pari a:<br />

v = 5.000 x π d = 5.000 x 3,14 x 0,8 = 12.560 m/min = 753 km/h<br />

dove d è il diametro <strong>del</strong>la ruota.<br />

Utilizzando, invece, i rapporti al ponte e al cambio (ad esempio 5 e<br />

5):<br />

v = (5.000/25) x 3,14 x 0,8 = 502 m/min = 30 km/h<br />

32


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Forza di trazione (5/9)<br />

Esaminiamo l’equilibrio di una ruota motrice, soggetta ad una<br />

coppia di trazione C, alla forza peso P ed alle resistenze al moto<br />

Ry:<br />

d/2<br />

d<br />

Ry<br />

Fz = -P<br />

Per l’equilibrio alla rotazione intorno al centro <strong>del</strong>la ruota, si ha:<br />

Fy = C/(d/2) = T<br />

dove T è detto sforzo di trazione applicato alle ruote motrici.<br />

C<br />

P<br />

Esso non può mai superare il valore limite <strong>del</strong>la forza di aderenza.<br />

33<br />

Fy<br />

verso <strong>del</strong> moto<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Forza di trazione (6/9)<br />

A sua volta, la velocità <strong>del</strong> veicolo v, è legata al numero di giri <strong>del</strong>le<br />

ruote dalla relazione:<br />

v = π d n<br />

Pertanto, la relazione tra coppia e numero di giri può essere<br />

trasformata in una relazione tra forza di trazione e velocità <strong>del</strong><br />

veicolo:<br />

C = C(n) ⇒ T = T(v)<br />

Le due relazioni, a meno <strong>del</strong>la scala di rappresentazione grafica,<br />

coincidono e, sia l’una che l’altra, prendono il nome di<br />

caratteristica di trazione di un veicolo.<br />

34


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Forza di trazione (7/9)<br />

Curva caratteristica di trazione “ideale”<br />

Affinché un motore sia utilizzabile ai fini <strong>del</strong>la trazione è<br />

opportuno che la caratteristica di trazione (C = C(n) o T = T(v))<br />

sia decrescente, in modo che sia possibile:<br />

– disporre di un’ampia gamma di valori di coppie alle ruote;<br />

– disporre di coppie motrici [sforzi di trazione] maggiori in<br />

corrispondenza di numeri di giri [velocità] minori, in modo da<br />

poter ridurre il tempo necessario per raggiungere il moto a<br />

regime;<br />

– ottenere un comportamento autoregolante <strong>del</strong> motore: se una<br />

causa esterna (ad esempio aumento <strong>del</strong>le resistenze) fa<br />

allontanare il motore da una condizione di funzionamento a<br />

regime (equilibrio tra resistenze e sforzi di trazione), è il motore<br />

stesso a ritrovare un’altra condizione di funzionamento a<br />

regime.<br />

Il motore ideale è un motore a potenza costante:<br />

N = C ω = cost.<br />

Per tale motore si ha anche, viste le relazioni tra ω ed n, tra C e T<br />

e tra n e v:<br />

C n = cost. T v = cost.<br />

Per un motore ideale, pertanto, la caratteristica di trazione è<br />

iperbolica.<br />

35<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

N<br />

n [v]<br />

Forza di trazione (8/9)<br />

T 2<br />

T 1<br />

T [C]<br />

Caratteristica di trazione ideale<br />

Il motore è autoregolante: un veicolo che viaggia in equilibrio (tra<br />

forze di trazione e resistenze) alla velocità v 1 con sforzo di<br />

trazione T 1 se incontra <strong>del</strong>le maggiori resistenze (o un’altra causa<br />

esterna), ad esempio una livelletta in salita, diminuisce la propria<br />

velocità a v 2; al nuovo regime il veicolo è in grado di produrre uno<br />

sforzo di trazione maggiore T 2, tale da compensare l’incremento di<br />

resistenze al moto e ritrovare una nuova condizione di equilibrio.<br />

Solo i motori elettrici si avvicinano ad avere una caratteristica di<br />

trazione ideale.<br />

Per i motori a combustione interna, si utilizza il cambio in modo da<br />

avvicinarsi ad una caratteristica ideale di trazione, sfruttando i<br />

tratti decrescenti <strong>del</strong>la curva caratteristica. Più precisamente, si<br />

cerca di utilizzare il motore per un numero di giri compresi tra la<br />

coppia massima e la potenza massima.<br />

Si ricordi che la caratteristica di trazione è relativa al veicolo<br />

(relazione tra coppia [trazione] e numero giri ruote [velocità]) e<br />

non al motore.<br />

36<br />

v 2<br />

v 1<br />

v [n]


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Forza di trazione (9/9)<br />

Il cambio<br />

Un motore a combustione interna ha una caratteristica di<br />

trazione ben diversa da quella ideale (crescente per un basso<br />

numero di giri e decrescente successivamente), con una curva di<br />

potenza non costante:<br />

C, N C N<br />

Il cambio consente, a parità di numero di giri all’albero motore, di<br />

variare il numero di giri all’albero di trasmissione secondario e<br />

quindi alle ruote.<br />

Scegliendo opportunamente i rapporti è possibile ottenere un<br />

inviluppo <strong>del</strong>le caratteristiche di trazione tali da avvicinarsi ad una<br />

caratteristica ideale sfruttando i tratti decrescenti <strong>del</strong>le curva di<br />

coppia. In generale, si tende ad utilizzare il motore in un intervallo<br />

di numero di giri compreso tra il valore corrispondente alla coppia<br />

massima e quello corrispondente alla potenza massima.<br />

C<br />

Primo rapporto<br />

Secondo<br />

Terzo<br />

37<br />

n<br />

Quarto<br />

n<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

L’equilibrio <strong>del</strong>le forze agenti su un veicolo (1/5)<br />

Il legame tra le forze agenti sul veicolo è definito tramite il<br />

secondo principio <strong>del</strong>la dinamica:<br />

F = m a<br />

dove:<br />

F è la risultante <strong>del</strong>le forze agenti sul veicolo (N)<br />

m è la massa <strong>del</strong> veicolo (kg)<br />

a è l’accelerazione applicata al veicolo (m/sec2 )<br />

Nel seguito si considera solo l’equilibrio nel verso <strong>del</strong> moto.<br />

Se si indica con T la forza motrice e con R la risultante <strong>del</strong>le<br />

resistenze al moto, la relazione che governa il moto <strong>del</strong> veicolo è:<br />

T − R = m a = m dv/dt = r in<br />

r in = m a rappresenta la forza di inerzia cui è sottoposto il veicolo.<br />

In condizioni di moto uniforme la forza di inerzia è nulla e si ha<br />

perfetto equilibrio tra forza motrice e resistenze al moto:<br />

T − R = 0<br />

Il veicolo durante il moto passa continuamente da fasi di<br />

accelerazione (T > R) a fasi con moto a regime (T = R) a fasi di<br />

decelerazione (T < R). In generale la fase di perfetto equilibrio <strong>del</strong>le<br />

forze si ha solo su tratti rettilinei e per brevi intervalli di tempo.<br />

38


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

L’equilibrio <strong>del</strong>le forze agenti su un veicolo (2/5)<br />

La forza di inerzia lungo l’asse <strong>del</strong> moto ha sempre verso opposto<br />

all’accelerazione <strong>del</strong> veicolo; essa è somma <strong>del</strong>l’inerzia <strong>del</strong>le masse<br />

traslanti e di quella <strong>del</strong>le masse rotanti <strong>del</strong> veicolo.<br />

In generale, si tiene conto <strong>del</strong>l’inerzia <strong>del</strong>le masse rotanti<br />

moltiplicando la massa m <strong>del</strong> veicolo per un coefficiente µ<br />

maggiore di 1.<br />

In definitiva l’equazione che definisce il moto di un veicolo, detta<br />

equazione <strong>del</strong>la trazione, è data da:<br />

T − R = µ m dv/dt = m E dv/dt<br />

dove:<br />

µ assume valori compresi tra 1,1 ed 1,3<br />

m E è detta massa equivalente <strong>del</strong> veicolo<br />

Considerato che sia la forza di trazione che le resistenze sono<br />

funzioni <strong>del</strong>la velocità <strong>del</strong> veicolo, l’equazione <strong>del</strong>la trazione si può<br />

scrivere:<br />

T(v) − R(v) = µ m dv/dt<br />

L’integrazione <strong>del</strong>l’equazione <strong>del</strong>la trazione consente di conoscere<br />

istante per istante i parametri <strong>del</strong> moto <strong>del</strong> veicolo e, quindi, in<br />

ultima analisi le prestazioni <strong>del</strong> veicolo stesso.<br />

39<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

L’equilibrio <strong>del</strong>le forze agenti su un veicolo (3/5)<br />

L’integrazione <strong>del</strong>l’equazione <strong>del</strong>la trazione consente il<br />

tracciamento dei diagrammi <strong>del</strong> moto ed il calcolo <strong>del</strong>le<br />

prestazioni <strong>del</strong> veicolo isolato.<br />

L’integrazione <strong>del</strong>l’equazione <strong>del</strong>la trazione viene fatta alle<br />

differenze finite, con un procedimento di calcolo iterativo.<br />

L’equazione <strong>del</strong>la trazione alle differenze finite si scrive come:<br />

da cui:<br />

T(v) − R(v) = µ m ∆v/∆t<br />

∆v = [T(v) − R(v)] ∆t/(µ m)<br />

40


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

L’equilibrio <strong>del</strong>le forze agenti su un veicolo (4/5)<br />

Procedura:<br />

si fissano l’istante di tempo iniziale t 0, l’incremento di tempo ∆t,<br />

la velocità iniziale v 0 (= 0 se il veicolo parte da fermo)<br />

detta v t la velocità al generico istante t (pari a v 0 all’istante di<br />

tempo t 0)<br />

si calcolano T(v t) ed R(v t), rispettivamente dalla curva<br />

caratteristica di trazione e dalla formula per le resistenze totali<br />

si calcola l’incremento di velocità corrispondente:<br />

∆v(t) = [T(v t) − R(v t)] ∆t/(µ m)<br />

si ottiene il nuovo valore di velocità alla fine <strong>del</strong>l’intervallo ∆t come<br />

v(t+∆t) = v(t) + ∆v(t)<br />

si calcola la velocità media nell’intervallo di tempo (t, t+∆t) come<br />

v m = [v(t) + v(t+∆t)]/2<br />

si calcola lo spazio percorso nell’intervallo di tempo (t, t+∆t) come<br />

∆s = v m ∆t<br />

si calcola il tempo percorso sommando tutti i ∆t e lo spazio<br />

percorso sommando tutti i ∆s<br />

41<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

L’equilibrio <strong>del</strong>le forze agenti su un veicolo (5/5)<br />

Il diagramma in cui si riporta sull’asse orizzontale il tempo e<br />

sull’asse verticale lo spazio percorso è detto diagramma <strong>del</strong> moto.<br />

Utilizzando l’integrazione <strong>del</strong>l’equazione <strong>del</strong>la trazione è possibile<br />

calcolare:<br />

– lo spazio di arresto di un veicolo ed il tempo di frenatura<br />

– il tempo che occorre per raggiungere la velocità di regime<br />

(tempo di avviamento) ed il relativo spazio percorso (spazio di<br />

accelerazione)<br />

– la velocità massima di un veicolo, la velocità media e la velocità<br />

commerciale<br />

– il tempo impiegato a percorrere una data tratta<br />

– ....<br />

In effetti, dal tracciamento <strong>del</strong> diagramma <strong>del</strong> moto si possono<br />

ricavare tutte le caratteristiche <strong>del</strong> moto <strong>del</strong> veicolo isolato e le<br />

sue prestazioni.<br />

42


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

ESERCITAZIONE SULL’INTEGRAZIONE DELL’EQUAZIONE DELLA<br />

TRAZIONE<br />

Si tracci il diagramma <strong>del</strong> moto in avviamento, fino al<br />

raggiungimento <strong>del</strong>la velocità massima, per un veicolo che ha le<br />

seguenti caratteristiche:<br />

massa m = 1.000 kg<br />

potenza N = 65 kW<br />

coeff. masse rotanti µ = 1,1<br />

coeff. di aderenza f ay = 0,4<br />

peso aderente 60% peso totale<br />

resistenze al moto R(v) = 200 + v 2<br />

caratteristica di trazione ideale T v = N<br />

Si ipotizzi che in avvio si sia nelle condizioni limite <strong>del</strong>l’aderenza<br />

43<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

SVOLGIMENTO (PRIMA ITERAZIONE)<br />

Le relazioni degli sforzi di trazione e <strong>del</strong>le resistenze sono:<br />

T(v) = N/v = 65.000/v<br />

R(v) = 200 + v 2<br />

Si fissi ∆t = 10 sec<br />

All’istante di tempo iniziale si ha v = 0, per cui lo sforzo di<br />

trazione è pari al massimo trasferibile per aderenza, mentre le<br />

resistenze sono pari a 200 N:<br />

T(0) = f ay 0,6 m g = 0,4 x 0,6 x 1.000 x 9,81 = 2.354 N<br />

R(0) = 200 N<br />

La variazione di velocità è pari a:<br />

∆v(0) = [T(0) − R(0)] ∆t/(µ m) = (2.354 − 200)x10 / (1,1 x 1.000)<br />

= 19,6m/sec<br />

La velocità media è pari a:<br />

v m = (0 + 19,6)/2 = 9,8 m/sec<br />

Spazio percorso:<br />

∆s = v m ∆t = 9,8 x 10 = 98 m<br />

44


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

SVOLGIMENTO (SECONDA ITERAZIONE)<br />

Alla seconda iterazione si ha:<br />

R(19,6) = 200 + 19,6 2 = 584,2 N<br />

Lo sforzo di trazione è il più piccolo tra quello trasmissibile per<br />

trazione e quello calcolato con la caratteristica di trazione:<br />

T(19,6) = min (2.354; 65.000/19,6) = min (2.354; 3.316) =<br />

2.354 N<br />

La variazione di velocità è pari a:<br />

∆v(10”) = [T(19,6) − R(19,6)] ∆t/(µ m) = (2.354 − 584,2)x10 / (1,1<br />

x 1.000) = 16,1 m/sec<br />

La velocità alla fine <strong>del</strong> tratto è pari a: 19,6 + 16,1 = 35,7 m/sec<br />

La velocità media è pari a:<br />

v m = (19,6 + 35,7)/2 = 27,7 m/sec<br />

Spazio percorso:<br />

∆s = v m ∆t = 27,7 x 10 = 277 m<br />

45<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

SVOLGIMENTO (TERZA ITERAZIONE)<br />

Alla terza iterazione si ha:<br />

R(35,7) = 200 + 35,7 2 = 1.474 N<br />

Lo sforzo di trazione è il più piccolo tra quello trasmissibile per<br />

trazione e quello calcolato con la caratteristica di trazione:<br />

T(35,7)= min (2.354; 65.000/35,7) = min (2.354; 1821) = 1.821 N<br />

La variazione di velocità è pari a:<br />

∆v(20”) = [T(35,7) − R(35,7)] ∆t/(µ m) = (1.821 − 1.474)x10 / (1,1<br />

x 1.000) = 3,2 m/sec<br />

La velocità alla fine <strong>del</strong> tratto è pari a: 35,7 + 3,2 = 38,9 m/sec<br />

La velocità media è pari a:<br />

v m = (35,7 + 38,9)/2 = 37,3 m/sec<br />

Spazio percorso:<br />

∆s = v m ∆t = 37,3 x 10 = 373 m<br />

46


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

SVOLGIMENTO (QUARTA ITERAZIONE)<br />

Alla quarta iterazione si ha:<br />

R(38,9) = 200 + 38,9 2 = 1.713 N<br />

Lo sforzo di trazione è:<br />

T(38,9) = 65.000/38,9 = 1670 N<br />

Essendo lo sforzo di trazione inferiore alle resistenze, la velocità<br />

di 38,9 m/sec non si raggiunge; la velocità massima si ottiene<br />

eguagliando T ed R:<br />

200 + v 2 = 65.000/v<br />

v 3 + 200 v — 65.000 = 0<br />

Per tentativi si ottiene v = 38,55 m/sec = 139 km/h<br />

La velocità massima è, pertanto, raggiunta in poco meno di 30”.<br />

Lo spazio percorso in 30” è pari a: 98 + 277 + 373 = 748 m<br />

La velocità media nei 30” è pari a = 748 m / 30 sec = 24,9 m/sec<br />

= 89,8 km/h<br />

47<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

I diagrammi <strong>del</strong> moto “tipo” (1/10)<br />

Sono diagrammi <strong>del</strong> moto “semplificati” e rappresentativi di<br />

andamenti ricorrenti <strong>del</strong> moto di un veicolo isolato.<br />

Diamo preventivamente <strong>del</strong>le definizioni sulle grandezze<br />

cinematiche rappresentative <strong>del</strong> moto di un veicolo isolato.<br />

Si indichi con:<br />

t il generico istante di tempo in cui si osserva in veicolo<br />

(misurato rispetto ad un tempo zero di riferimento)<br />

s(t) l’ascissa curvilinea che individua la posizione <strong>del</strong> veicolo<br />

all’istante di tempo t (misurata rispetto ad una<br />

ascissa zero di riferimento)<br />

Si definisce velocità istantanea (all’istante t):<br />

v(t) = ds(t)/dt<br />

Se indichiamo con t 1 e t 2 due istanti di tempo (con t 2 > t 1), si<br />

definisce velocità media nell’intervallo di tempo (t 1, t 2):<br />

v M(t 1, t 2) = [s(t 2) − s(t 1)]/(t 2 − t 1)<br />

La stessa relazione indica la velocità commerciale media se<br />

nell’intervallo di tempo (t 1, t 2) il veicolo si è arrestato (velocità<br />

nulla) per un certo periodo di tempo (ad esempio arresto al<br />

semaforo o arresto di un autobus ad una fermata).<br />

48


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

I diagrammi <strong>del</strong> moto “tipo” (2/10)<br />

Si definisce accelerazione istantanea (all’istante t):<br />

a(t) = dv(t)/dt<br />

Analogamente a quanto visto per la velocità si può definire una<br />

accelerazione media:<br />

a M(t 1, t 2) = [v(t 2) − v(t 1)]/(t 2 − t 1)<br />

Si definisce contraccolpo o jerking, la variazione <strong>del</strong>l’accelerazione<br />

nel tempo:<br />

j(t) = da(t)/dt<br />

j M(t 1, t 2) = [a(t 2) − a(t 1)]/(t 2 − t 1)<br />

Le variazioni di accelerazione sono indesiderate dagli utenti dei<br />

sistemi di trasporto collettivo, per cui per tali sistemi si cerca di<br />

mantenere dei livelli di marcia che li limitino al minimo.<br />

I diagrammi rappresentativi <strong>del</strong>le variazioni <strong>del</strong>le grandezze<br />

cinematiche nel tempo sono detti diagrammi <strong>del</strong> moto.<br />

I diagrammi di interesse sono:<br />

s = s(t) diagramma <strong>del</strong>lo spazio percorso<br />

v = v(t) diagramma <strong>del</strong>la velocità<br />

a = a(t) diagramma <strong>del</strong>l’accelerazione<br />

j = j(t) diagramma <strong>del</strong> contraccolpo<br />

49<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

I diagrammi <strong>del</strong> moto “tipo” (3/10)<br />

I diagrammi <strong>del</strong> moto “tipo” sono diagrammi semplificati che<br />

consentono un rapido, anche se approssimato calcolo, <strong>del</strong>le<br />

prestazioni di un veicolo isolato.<br />

I diagrammi <strong>del</strong> moto reali devono essere costruiti tramite<br />

l’integrazione <strong>del</strong>l’equazione <strong>del</strong>la trazione.<br />

Di seguito esaminiamo 3 diagrammi <strong>del</strong> moto tipo, che si<br />

avvicinano a diagrammi <strong>del</strong> moto reali, con un grado sempre<br />

migliore di approssimazione:<br />

– diagramma <strong>del</strong> moto a velocità uniforme, detto anche<br />

diagramma rettangolare, per la forma assunta dal diagramma<br />

<strong>del</strong>la velocità<br />

– diagramma <strong>del</strong> moto con variazione lineare <strong>del</strong>la velocità, detto<br />

anche diagramma trapezio, per la forma assunta dal<br />

diagramma <strong>del</strong>la velocità<br />

– diagramma <strong>del</strong> moto con variazione lineare <strong>del</strong>la accelerazione,<br />

detto anche diagramma a contraccolpi costanti<br />

In ognuno dei tre casi calcoleremo il tempo di percorrenza<br />

complessivo, ed altre grandezze utili a descrivere il moto.<br />

50


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

I diagrammi <strong>del</strong> moto “tipo” (4/10)<br />

Diagramma rettangolare<br />

Si ipotizza che il veicolo viaggi a velocità uniforme per l’intera<br />

tratta; tale diagramma, molto approssimato, può essere usato,<br />

per un calcolo di massima, solo se i tempi di avviamento e di<br />

frenatura sono trascurabili rispetto al tempo totale di viaggio.<br />

Detti: l AB lo spazio da percorrere<br />

v M la velocità media ipotizzata costante<br />

il tempo di percorrenza totale è dato da: t AB = l AB/v M<br />

L’accelerazione è teoricamente infinita agli istanti di tempo<br />

iniziale e finale <strong>del</strong> moto. La velocità è, come detto, costante, per<br />

cui il diagramma <strong>del</strong>la velocità è rettangolare e lo spazio percorso<br />

ha andamento lineare:<br />

v(t) = v M s(t) = v M t<br />

v(t)<br />

v M<br />

0 tAB s(t)<br />

l AB<br />

0 t AB<br />

51<br />

t<br />

t<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

I diagrammi <strong>del</strong> moto “tipo” (5/10)<br />

Diagramma Trapezio<br />

Si suddivide il moto <strong>del</strong> veicolo in 3 fasi:<br />

– avviamento intervallo di tempo (0, t 1)<br />

– regime intervallo di tempo (t 1, t 2)<br />

– frenatura intervallo di tempo (t 2, t AB)<br />

Nella fase di avviamento si ipotizza un moto uniformemente<br />

accelerato (accelerazione costante, velocità lineare):<br />

a(t) = a M v(t) = a M t<br />

In questa fase, lo spazio percorso si calcola come l’integrale tra 0<br />

e t <strong>del</strong> diagramma <strong>del</strong>le velocità:<br />

s(t) = ∫ 0, t v(t) dt = ∫ 0, t a M t dt = (a M t 2 )/2<br />

Alla fine <strong>del</strong>la fase di avviamento si ha:<br />

v(t 1) = v MAX = a M t 1<br />

52<br />

(1)<br />

s(t 1) = (a M t 1 2 )/2 (2)<br />

Sostituendo nella (2) al posto di t 1 il rapporto v MAX/a M (ricavabile<br />

dalla (1)), si ottiene:<br />

s(t 1) = v 2 MAX/(2 a M)


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

I diagrammi <strong>del</strong> moto “tipo” (6/10)<br />

Diagramma Trapezio<br />

Nella fase di regime il moto è uniforme e valgono le seguenti<br />

relazioni:<br />

a(t) = 0 v(t) = v MAX s(t) = s(t 1) + v MAX (t − t 1)<br />

Lo spazio percorso alla fine <strong>del</strong>la fase di regime è:<br />

s(t 2) = s(t 1) + v MAX (t 2 − t 1)<br />

La fase di frenatura è analoga a quella di avviamento:<br />

Lo spazio di frenatura è dato da:<br />

a(t) = − a’ M<br />

v(t) = v MAX − a’ M (t − t 2)<br />

s(t) = s(t 2) + (a’ M t 2 )/2<br />

s(t 2, t AB) = (a’ M t 2 )/2 = v 2 MAX/(2 a’ M)<br />

Lo spazio totale percorso è pari a:<br />

l AB = v 2 MAX/(2 a M) + v MAX (t 2 − t 1) + v 2 MAX/(2 a’ M)<br />

53<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

I diagrammi <strong>del</strong> moto “tipo” (7/10)<br />

Diagramma Trapezio<br />

Il tempo totale di percorrenza è dato dalla somma <strong>del</strong>:<br />

tempo di avviamento t 1 = v MAX/a M<br />

durata <strong>del</strong>la fase a regime (t 2 − t 1)<br />

tempo di frenatura (t AB − t 2) = v MAX/a’ M<br />

t AB = v MAX/a M + (t 2 − t 1) + v MAX/a’ M<br />

Ricavando (t 2 − t 1) dalla formula per il calcolo <strong>del</strong>lo spazio totale<br />

percorso, si ha:<br />

(t 2 − t 1) = l AB/v MAX − v MAX/(2 a M) − v MAX/(2 a’ M)<br />

t AB = l AB/v MAX + v MAX/(2 a M) + v MAX/(2 a’ M)<br />

I due termini v MAX/(2 a M) e v MAX/(2 a’ M) sono detti perditempo,<br />

rispettivamente in avviamento ed in frenatura.<br />

Se a M = a’ M si ha:<br />

t AB = l AB/v MAX + v MAX a M<br />

Il diagramma trapezio, se l AB è inferiore alla somma <strong>del</strong>lo spazio di<br />

avviamento e <strong>del</strong>lo spazio di frenatura, degenera in un diagramma<br />

triangolare, in cui è assente la fase di regime.<br />

54


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Diagramma Trapezio<br />

a(t)<br />

a M<br />

a’ M<br />

v(t)<br />

v MAX<br />

s(t)<br />

l AB<br />

I diagrammi <strong>del</strong> moto “tipo” (8/10)<br />

0<br />

t 1 t 2 t AB<br />

55<br />

t<br />

t<br />

t<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

I diagrammi <strong>del</strong> moto “tipo” (9/10)<br />

Diagramma ad accelerazione lineare e contraccolpi costanti<br />

Anche in questo caso si individuano le tre fasi di avviamento,<br />

regime e frenatura.<br />

La fase di avviamento e la fase di frenatura sono divise in tre<br />

intervalli di tempo; durante il primo ed il terzo intervallo di ogni<br />

fase si considera l’accelerazione variabile linearmente<br />

(contraccolpo costante e diverso da zero):<br />

j(t) = j M a(t) = j M t<br />

Nella fase intermedia il contraccolpo è nullo e l’accelerazione è<br />

costante (vedi caso precedente).<br />

Nell’ipotesi in cui i contraccolpi (4 in totale) siano in valore<br />

assoluto tra loro uguali e siano uguali i valori <strong>del</strong>l’accelerazione<br />

massima e <strong>del</strong>la decelerazione massima e trascurando un termine<br />

infinitesimo di ordine superiore, il tempo di percorrenza <strong>del</strong>la<br />

tratta è pari a:<br />

t AB = l AB/v MAX + v MAX/a M + a M/j M<br />

Rispetto al caso precedente c’è l’ulteriore perditempo a M/j M.<br />

Di seguito si riportano i 4 diagrammi <strong>del</strong> moto.<br />

Questo diagramma è quello che più si avvicina alla realtà.<br />

56


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

I diagrammi <strong>del</strong> moto “tipo” (10/10)<br />

Diagramma ad accelerazione lineare e contraccolpi costanti<br />

a(t)<br />

a M<br />

a M<br />

v(t)<br />

v MAX<br />

s(t)<br />

l AB<br />

j(t)<br />

j M<br />

j M<br />

0<br />

t 1 t 2 t AB<br />

57<br />

t<br />

t<br />

t<br />

t<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Interazione tra veicoli nel trasporto stradale (1/3)<br />

L’interazione tra più veicoli stradali che utilizzano la stessa<br />

infrastruttura di trasporto è studiata tramite la teoria dei flussi<br />

di traffico.<br />

Definizioni fondamentali<br />

– flusso f (veic./h) numero di veicoli che attraversano una<br />

data sezione stradale nell’unità di tempo<br />

– velocità v (km/h) velocità media dei veicoli presenti in un<br />

tronco stradale<br />

– densità k (veic./km) rapporto tra il numero di veicoli presenti<br />

in un tronco stradale, in un determinato<br />

istante di tempo, e la lunghezza <strong>del</strong><br />

tronco stesso<br />

0,5 km<br />

La relazione che lega le tre grandezze, flusso, velocità e densità è<br />

detta relazione fondamentale <strong>del</strong> traffico stradale:<br />

f = k v<br />

Sperimentalmente si può ricavare la relazione tra velocità e<br />

densità v = v(k), e da questa ricavare le relazioni v = v(f) e k = k(f).<br />

58<br />

k = 10 veic./km


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Interazione tra veicoli nel trasporto stradale (2/3)<br />

Sperimentalmente si è visto che:<br />

– per densità tendenti a 0, la velocità <strong>del</strong> deflusso è prossima ad<br />

un valore massimo detta velocità libera di deflusso v 0<br />

– la velocità decresce all’aumentare <strong>del</strong>la densità<br />

– per valori densità tendenti al valore <strong>del</strong>la densità limite k L<br />

(veicoli accodati), la velocità tende a zero<br />

Queste osservazioni sperimentali possono essere mo<strong>del</strong>lizzate<br />

con diversi mo<strong>del</strong>li analitici; il più semplice è il mo<strong>del</strong>lo di<br />

Greenshields, che ipotizza una relazione lineare tra velocità e<br />

densità:<br />

v (km/h)<br />

v 0<br />

0<br />

In questa ipotesi le relazioni v = v(f) e k = k(f) hanno andamento<br />

quadratico.<br />

Il flusso corrispondente ai punti di massimo <strong>del</strong>le parabole è la<br />

capacità <strong>del</strong>la strada; i corrispondenti valori di densità e velocità<br />

sono detti critici (k CR e v CR).<br />

59<br />

k L<br />

k (veic./km)<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Interazione tra veicoli nel trasporto stradale (3/3)<br />

f (veic./h)<br />

Cap<br />

f*<br />

v (km/h)<br />

v 0<br />

v CR<br />

k CR<br />

k L<br />

k (veic./km)<br />

Se si esaminano i diagrammi v = v(f) e k = k(f) si nota che lo<br />

stesso flusso f* si può avere sotto due diverse condizioni:<br />

– in corrispondenza di una velocità minore <strong>del</strong>la velocità critica<br />

(densità maggiore <strong>del</strong>la densità critica)<br />

– in corrispondenza di una velocità maggiore <strong>del</strong>la velocità critica<br />

(densità minore <strong>del</strong>la densità critica)<br />

I diagrammi v = v(f) e k = k(f) possono essere suddivisi in due rami,<br />

rappresentativi di diverse condizioni <strong>del</strong> deflusso:<br />

– ramo stabile, per v > v CR (k < k CR)<br />

– ramo instabile, per v < v CR (k > k CR)<br />

Sul ramo stabile, un aumento di densità comporta una<br />

diminuzione <strong>del</strong>la velocità, ma un aumento <strong>del</strong> flusso; viceversa, sul<br />

ramo instabile, un aumento <strong>del</strong>la densità comporta una ulteriore<br />

diminuzione <strong>del</strong>la velocità ed anche una diminuzione <strong>del</strong> flusso,<br />

instaurando fenomeni di stop-and-go. Sul ramo instabile i livelli di<br />

servizio <strong>del</strong>la strada sono modesti.<br />

60<br />

k CR<br />

k L<br />

k (veic./km)


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

INTRODUZIONE<br />

TRASPORTO FERROVIARIO<br />

Caratteristiche fondamentali:<br />

– trasporto a guida vincolata<br />

– utilizzabile per trasporti su distanze brevi (trasporto urbano e<br />

metropolitano), medie (trasporto pubblico locale e regionale) e<br />

medio-lunghe (intercity, eurostar e treni ad alta velocità)<br />

– la regolazione <strong>del</strong>la marcia non è “a vista”, come per il trasporto<br />

stradale, ma su sistemi di segnalamento, che consentono una<br />

elevata sicurezza <strong>del</strong>la marcia<br />

VEICOLI FERROVIARI<br />

Possibili classificazioni:<br />

– in relazione alla struttura:<br />

o veicoli ad assi<br />

o veicoli a carrelli<br />

– in relazione alla capacità di trazione:<br />

o veicoli motori<br />

– locomotive (se hanno solo funzione di trazione)<br />

– automotrici (se anche anche funzione di carico)<br />

o veicoli rimorchiati<br />

– in relazione alla alimentazione:<br />

o motori elettrici<br />

o motori diesel<br />

– in relazione al carico trasportato:<br />

o passeggeri<br />

o merci<br />

61<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Veicoli ferroviari (1/2)<br />

In generale i veicoli ferroviari sono raggruppati e collegati tra loro<br />

per formare un convoglio, che può comprendere uno o più veicoli<br />

motori ed uno o più veicoli rimorchiati<br />

La lunghezza totale <strong>del</strong> convoglio può essere teoricamente<br />

qualunque; essa è limitata dai vincoli imposti dalle caratteristiche<br />

<strong>del</strong>la via (ad esempio la lunghezza dei binari nelle stazioni) e dalla<br />

potenza <strong>del</strong> sistema di trazione<br />

Viene indicato con rodiggio il numero di assi ed il loro<br />

accoppiamento nei carrelli: si possono avere carrelli ad 1, 2 o 3<br />

assi; il numero di carrelli per ogni veicolo è, tranne casi particolari,<br />

pari a 2 o 3<br />

Esempi di schemi di rodiggio<br />

Si possono avere altri schemi di rodiggio per treni a composizione<br />

fissa (elettrotreni per trasporto passeggeri)<br />

62


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Veicoli ferroviari (2/2)<br />

Principali caratteristiche fisiche di alcuni tipi di carrozze<br />

(trasporto passeggeri) e di carri merci (trasporto <strong>del</strong>le merci)<br />

Carrozze Carri merci<br />

Numero assi 4 2 o 4<br />

Lunghezza totale [m] 17,8 — 26,4 10,58 — 19,9<br />

Larghezza cassa [m] 2,85 — 2,9 2,68 — 3,03<br />

Passo carrelli [m] 2,15 — 2,50 1,80<br />

Massa a pieno carico [t] 31 — 42 36 — 80<br />

Massa per asse (max) [t/asse] 7,8 — 10,5 18 — 20<br />

Principali caratteristiche fisiche di alcuni tipi di locomotive<br />

Elettrica Diesel-Elettrica<br />

Numero assi 4 — 6 4<br />

Lunghezza totale [m] 16,8 — 18,3 14,1<br />

Massa [t] 82 — 120 76<br />

Massa per asse (max) [t/asse] 20 — 20,5 19<br />

Numero motori 4 — 6 2<br />

Velocità massima [km/h] 150 — 200 130<br />

Sforzo di trazione massimo [kN] 215 — 240 216<br />

Le componenti di un veicolo sono:<br />

– organi di rotolamento (sala montata)<br />

– sospensioni e carrelli<br />

– sistemi di trazione<br />

– sistemi di frenatura<br />

63<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

La sala montata<br />

La sala montata è costituita da un assile cui sono rigidamente<br />

collegate le due ruote (massa complessiva 1.000 — 1.500 kg)<br />

il collegamento con la cassa o con il telaio <strong>del</strong> carrello avviene<br />

tramite le estremità <strong>del</strong>l’assile, detti fuselli, sui quali poggiano i<br />

cuscinetti, in genere <strong>del</strong> tipo a rotolamento<br />

Fusello<br />

Bordino<br />

Assile<br />

La superficie di rotolamento <strong>del</strong>le ruote ha un profilo troncoconico,<br />

sia per “centrare” nei binari l’asse (nella marcia in<br />

rettifilo), sia per sopperire, seppure solo in parte alla assenza <strong>del</strong><br />

differenziale; infatti, la conicità <strong>del</strong>le ruote compensa in parte la<br />

differenza di rotolamento tra la ruota esterna e la ruota interna<br />

in curva.<br />

64


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Sospensioni e carrelli<br />

Il collegamento tra la cassa e le sale montate è di tipo elastico.<br />

La parte di veicolo il cui peso grava direttamente sulle rotaie<br />

prende il nome di massa non sospesa (sale montate e carrelli); la<br />

restante parte è la massa sospesa.<br />

Le sospensioni devono garantire il parallelismo tra gli assi.<br />

Per veicoli ad assi, vi è solo una sospensione (collegamento tra<br />

sala montata e cassa); se si è in presenza di carrelli vi sono <strong>del</strong>le<br />

sospensioni primarie (collegamenti tra sale montate e carrello) e<br />

<strong>del</strong>le sospensioni secondarie (collegamenti tra carrelli e cassa)<br />

Sospensione secondaria<br />

Sospensione primaria<br />

65<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Sistemi di trazione<br />

I sistemi di trazione che si utilizzano nei veicoli ferroviari sono di<br />

due tipi: elettrici e diesel<br />

Gli schemi dei sistemi di trazione possono essere:<br />

o elettrici<br />

o diesel<br />

o misti: il motore diesel è collegato meccanicamente ad un<br />

generatore di energia elettrica che fornisce l’energia per i<br />

motori elettrici, al loro volta collegati agli assi motori<br />

Pantografo<br />

Motore diesel e cambio<br />

Motore diesel<br />

Linea aerea<br />

Alternatore<br />

Equipaggiamento di trazione<br />

Il motore elettrico può essere a corrente continua o a corrente<br />

alternata.<br />

La caratteristica di trazione si avvicina a quella iperbolica; in<br />

realtà, la caratteristica è più decrescente, poiché la potenza <strong>del</strong><br />

motore non è costante, ma leggermente decrescente.<br />

66<br />

Motore elettrico


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Sistemi di frenatura (1/2)<br />

I sistemi di frenatura hanno la funzione di regolare la velocità <strong>del</strong><br />

treno o al limite annullarla.<br />

Per motivi di sicurezza, i freni agiscono su tutte le ruote <strong>del</strong><br />

convoglio.<br />

I freni possono essere:<br />

o freni a disco<br />

o freni a ceppi<br />

o freni elettrici<br />

Per i freni a disco si rimanda a quanto visto per i veicoli stradali.<br />

Nei freni a ceppi l’azione frenate si ottiene per effetto <strong>del</strong>l’attrito<br />

che nasce accostando un ceppo in ghisa al cerchione <strong>del</strong>la ruota<br />

I freni elettrici sfruttano il principio <strong>del</strong>la reversibilità dei motori di<br />

trazione; essi possono funzionare come generatori di energia,<br />

trasformando l’energia meccanica in energia elettrica. Poiché tale<br />

energia non può essere accumulata, essa viene dissipata a bordo<br />

<strong>del</strong> veicolo tramite apposite resistenze di frenatura. Solo in alcuni<br />

casi tale energia può essere recuperata e riutilizzata.<br />

67<br />

f F F F<br />

F F<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Sistemi di frenatura (2/2)<br />

Gli impianti di frenatura devono soddisfare specifici requisiti per<br />

garantire che l’azione frenante sia sempre efficace e che i rischi di<br />

funzionamento siano ridotti al minimo:<br />

– unicità: il comando <strong>del</strong> freno deve essere unico e deve<br />

consentire di azionare tutti i freni dei singoli veicoli<br />

– continuità: deve essere garantita la continuità <strong>del</strong>l’impianto<br />

lungo tutto il treno<br />

– automatismo: in caso di rottura <strong>del</strong> gancio di collegamento tra<br />

veicoli il freno deve entrare in azione automaticamente<br />

– moderabilità: l’azione frenante deve essere moderabile a<br />

seconda dei casi (dal semplice rallentamento alla frenata in<br />

emergenza)<br />

– inesauribilità: successive manovre di frenatura devono essere<br />

possibili senza che l’impianto riduca la sua efficienza<br />

L’impianto che si usa in ferrovia è di tipo pneumatico: la forza<br />

frenante viene esercitata da cilindri alimentati da aria compressa<br />

Il sistema funziona a depressione: nel sistema c’è sempre<br />

pressione, e un abbassamento di pressione provoca la frenatura.<br />

L’intensità <strong>del</strong>l’azione frenante dipende dalla pressione <strong>del</strong>la<br />

condotta: quando la pressione è nulla si ha la massima forza<br />

frenante.<br />

L’impianto è automatico, perché in caso di spezzamento <strong>del</strong><br />

convoglio, interrompendosi anche i collegamenti flessibili tra i<br />

veicoli, si annulla la pressione e si ha la frenatura immediata. Lo<br />

stesso sistema consente una frenatura immediata se per qualche<br />

motivo si rompe il sistema frenante<br />

68


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Infrastrutture ferroviarie (1/3)<br />

L’infrastruttura principale dei sistemi di trasporto ferroviari è la<br />

“strada ferrata”, la cui sovrastruttura è costituita da:<br />

– massicciata o ballast: si interpone tra l’armamento ed il piano<br />

di fondazione<br />

– armamento: insieme <strong>del</strong>le traverse, degli attacchi e <strong>del</strong>le rotaie<br />

La sovrastruttura ha il compito di ripartire i carichi concentrati<br />

sulle rotaie i carichi distribuiti sul terreno.<br />

Di seguito si riporta la figura <strong>del</strong>la sovrastruttura con le principali<br />

dimensioni in cm:<br />

Ballast<br />

Traversa<br />

La massicciata o ballast<br />

Ha la funzione di ripartire sul terreno i carichi trasmessi dal<br />

veicolo; deve essere in grado di assorbire i carichi statici e<br />

dinamici senza deformazioni permanenti.<br />

69<br />

Rotaie<br />

100 143,5 100<br />

60 490<br />

60<br />

Fondazione<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Infrastrutture ferroviarie (2/3)<br />

Traverse, rotaie e attacchi<br />

Le due rotaie costituiscono il binario e sono collegate tra loro con<br />

le traverse, che hanno il compito di assicurare la distanza<br />

costante tra le rotaie e di ripartire sulla massicciata le forze<br />

concentrate agenti sulle rotaie stesse<br />

Le traverse sono distanziate tra loro circa 60 — 70 cm<br />

I materiali utilizzati per le traverse sono:<br />

– legno: sono le più antiche e tuttora le più diffuse; hanno<br />

dimensioni medie pari a circa 260 x 25 x 15 cm; il legno è<br />

opportunamente trattato per evitare fenomeni di<br />

decomposizione;<br />

– calcestruzzo armato: possono essere monoblocco in c.a.<br />

precompresso o biblocco, costituite da due elementi in c.a.<br />

collegati da una barra di acciaio.<br />

La rotaia è una trave di acciaio con sezione trasversale a forma di<br />

fungo; svolge le funzioni di appoggio e di guida per le ruote. La<br />

massa per metro può variare, a seconda dei carichi (statici e<br />

dinamici) cui deve essere sottoposta (da 49 a 60 kg/m). Le<br />

rotaie sono prodotte in barre di lunghezza compresa tra 18 e 36<br />

m.<br />

74 mm<br />

150 mm<br />

70<br />

45 mm<br />

172 mm


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Infrastrutture ferroviarie (3/3)<br />

Il distanziamento tra le rotaie (parti interne <strong>del</strong> fungo) è detto<br />

scartamento; in Italia, ed in gran parte <strong>del</strong>l’Europa, lo<br />

scartamento è di 1435 mm; il valore <strong>del</strong>lo scartamento è<br />

aumentato in curva, per consentire l’inserimento dei carrelli con<br />

assi tra loro paralleli<br />

Il collegamento <strong>del</strong>le rotaie alle traverse avviene tramite gli<br />

attacchi, che possono essere di tipo diretto (ormai in disuso) o di<br />

tipo indiretto: la rotaia è collegata ad una piastra di appoggio<br />

mediante collegamenti elastici (arpioni) o mediante bulloni; la<br />

piastra di appoggio è a sua volta collegata alla traversa<br />

Deviatoi o scambi<br />

Sono i dispositivi che consentono ai sistemi a guida vincolata di<br />

avere traiettorie che divergono da una stessa direzione,<br />

convergono ad una stessa direzione (deviatoio semplice); con il<br />

deviatoio doppio sono consentite intersezioni tra i binari, con<br />

possibilità di cambi di traiettorie<br />

Telaio ad aghi Controrotaie<br />

71<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Stazioni ferroviarie (1/2)<br />

Le stazioni ferroviarie sono impianti in cui vengono effettuate le<br />

operazioni essenziali per lo svolgimento <strong>del</strong> servizio di trasporto<br />

Le stazioni possono essere suddivise in funzione <strong>del</strong> servizio in:<br />

– stazioni per servizio passeggeri<br />

– stazioni per le merci<br />

Nel seguito ci si riferisce alle sole stazioni passeggeri<br />

Agli effetti <strong>del</strong> movimento tra e dei collegamenti tra le direzioni si<br />

hanno:<br />

– stazioni di fermata: consentono la sola salita e discesa dei<br />

passeggeri, senza possibilità di scambio con altre linee<br />

– stazioni passanti: rispetto alle precedenti consentono<br />

l’interscambio tra linee diverse, lungo una stessa direzione<br />

– stazioni di bivio e stazioni di incrocio: consentono l’interscambio<br />

anche su linee dirette verso (o provenienti da) altre direzioni<br />

In relazione alla forma <strong>del</strong> piano stazione si suddividono in stazioni<br />

passanti e stazioni di testa; le seconde, collocate nelle grandi<br />

città (Napoli, Roma, Milano), comportano l’inversione di marcia <strong>del</strong><br />

veicolo<br />

La configurazione <strong>del</strong>la stazione è progettata in funzione di:<br />

– collegamenti tra le direzioni<br />

– capacità di sosta<br />

– capacità di circolazione<br />

72


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Possibili schemi di stazioni<br />

Stazioni ferroviarie (2/2)<br />

Stazioni di fermata<br />

Stazioni passanti<br />

Stazioni di bivio<br />

Stazioni di incrocio<br />

73<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

I sistemi di circolazione in ferrovia (1/6)<br />

Introduzione<br />

I sistemi di circolazione in ferrovia sono basati su una logica a<br />

distanziamento di spazio; ormai in disuso sono i sistemi basati<br />

sul distanziamento temporale.<br />

Il sistema a distanziamento di spazio garantisce il rispetto di<br />

intervalli di sicurezza tra diversi convogli suddividendo la linea in<br />

sezioni, dette anche sezioni di blocco, in cui è consentita la<br />

circolazione di un solo convoglio per volta.<br />

In corrispondenza <strong>del</strong>l’ingresso di ogni tratta deve essere<br />

presente un addetto o, più comunemente, un impianto di<br />

segnalamento che indica al macchinista <strong>del</strong> treno che<br />

sopraggiunge la via libera o impedita per la tratta in questione.<br />

La verifica <strong>del</strong>le condizioni di sicurezza e la conseguente<br />

autorizzazione ad inoltrarsi nella sezione può avvenire in diverso<br />

modo:<br />

– Regime <strong>del</strong> giunto o <strong>del</strong> blocco telefonico<br />

– Blocco semiautomatico<br />

– Blocco automatico<br />

Le prime due metodologie richiedono personale di stazione all’inizio<br />

di ogni sezione di blocco.<br />

74


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

I sistemi di circolazione in ferrovia (2/6)<br />

Regime <strong>del</strong> giunto o <strong>del</strong> blocco telefonico<br />

Richiede la presenza di addetti all’inizio di ogni tratta (in generale<br />

l’inizio di ogni tratta coincide con una stazione) che sono posti in<br />

collegamento telefonico tra loro.<br />

Le tratte sono normalmente a via impedita. Quando un convoglio<br />

deve inoltrarsi in una tratta, l’addetto presente nella sezione di<br />

ingresso chiede telefonicamente all’addetto presente all’inizio<br />

<strong>del</strong>la tratta successiva se la tratta è libera, cioè se il treno<br />

precedente ha oltrepassato la sezione di uscita (il treno è<br />

“giunto”).<br />

Il tempo necessario allo scambio di informazioni (qualche minuto)<br />

riduce la potenzialità <strong>del</strong>la linea.<br />

Questo sistema è in uso solo su tratte secondarie e poco<br />

trafficate <strong>del</strong>le FS ed è in fase di sostituzione con sistemi più<br />

avanzati.<br />

75<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

I sistemi di circolazione in ferrovia (3/6)<br />

Blocco semiautomatico<br />

Il criterio è analogo al blocco telefonico, solo che lo scambio <strong>del</strong>le<br />

informazioni tra le stazioni avviene tramite un circuito elettrico ed<br />

un sistema di leve, con le quali richiedere e concedere il consenso.<br />

Per motivi di sicurezza, il segnale può essere tecnicamente posto<br />

a via libera solo se è pervenuto il consenso; inoltre all’ingresso di<br />

ogni tratta è disposto un dispositivo di occupazione (con dei<br />

pedali elettromeccanici) che, automaticamente, chiude il segnale a<br />

monte, impedendo al sistema di aprirlo fino a quando, uscendo<br />

dalla tratta, lo stesso convoglio non agisce su un altro dispositivo<br />

detto di liberazione.<br />

Blocco automatico<br />

Una linea attrezzata con il sistema di segnalamento a blocco<br />

automatico è suddivisa in sezioni di lunghezza non inferiore allo<br />

spazio di frenatura relativo ai convogli più veloci presenti sulla<br />

tratta (la lunghezza minima è di 1.200 m).<br />

Ogni sezione è protetta da un segnale di blocco, posto<br />

normalmente a via libera.<br />

Il segnale (all’inizio <strong>del</strong>la tratta) è mantenuto nella posizione di via<br />

libera da un dispositivo elettromagnetico (relè) cui arriva,<br />

attraverso il circuito di binario (tale circuito utilizza come<br />

conduttori le rotaie), corrente alternata generata da una<br />

sorgente di forza elettromotrice posta all’altra estremità <strong>del</strong>la<br />

tratta.<br />

76


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

I sistemi di circolazione in ferrovia (4/6)<br />

Il transito di un veicolo sul binario mette in contatto elettrico le<br />

due rotaie (la sala montata “chiude” il circuito), non arriva più<br />

corrente al relè ed il segnale di blocco si dispone a via impedita.<br />

V<br />

R<br />

Sezione di blocco<br />

Nel caso in cui si interrompa l’erogazione di energia elettrica o non<br />

funzioni il generatore di forza elettromotrice, il sistema pone<br />

automaticamente a via impedita il segnale di blocco.<br />

Qualunque sia il regime di circolazione ed il sistema adottato, ogni<br />

segnale di blocco deve essere preceduto da un segnale di<br />

protezione, che dà un avviso di via impedita al convoglio in arrivo,<br />

se il segnale di blocco successivo è a via impedita.<br />

77<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

I sistemi di circolazione in ferrovia (5/6)<br />

Il segnale di protezione è posto ad una distanza dal segnale di<br />

blocco (che lo segue) tale da consentire al convoglio di potersi<br />

arrestare in condizioni di sicurezza senza oltrepassare il segnale<br />

di blocco.<br />

Per sistema a blocco automatico, se le sezioni hanno una<br />

lunghezza pari o prossima a quella minima, un segnale funge sia<br />

da segnale di blocco per la propria tratta che da segnale di<br />

protezione per la tratta successiva (doppio segnalamento).<br />

V<br />

Segnali di blocco<br />

V<br />

Doppio segnalamento<br />

Segnale di protezione<br />

V V<br />

G<br />

R<br />

V<br />

Per motivi di sicurezza ed a seconda <strong>del</strong>la velocità <strong>del</strong> convoglio si<br />

possono prevedere più sezioni di blocco a via impedita, ad esempio<br />

2; in ogni caso è necessaria la presenza <strong>del</strong> segnale di protezione.<br />

78<br />

G<br />

R


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

I sistemi di circolazione in ferrovia (6/6)<br />

Il sistema a blocco automatico, nella forma più elaborata, utilizza<br />

le cosiddette correnti codificate.<br />

La corrente dei circuiti di binario viene fatta passare attraverso<br />

dispositivi codificatori, che la interrompono ciclicamente con<br />

frequenze (per le FS) di 75, 120, 180 e 270 impulsi al minuto.<br />

In corrispondenza di ogni segnale è posto un dispositivo in grado<br />

di decodificare la corrente in arrivo e, a seconda <strong>del</strong>la frequenza,<br />

determina il messaggio per il segnale ed invia al segnale a monte<br />

una corrente codificata con frequenza diversa ma dipendente da<br />

quella <strong>del</strong>la corrente in arrivo.<br />

Ad esempio, se un convoglio è presente in una tratta, al segnale di<br />

blocco a monte non arriva alcuna corrente ed il segnale si pone a<br />

“via impedita”; lo stesso segnale invia al segnale di monte una<br />

corrente codificata a frequenza 75, che pone ad “avviso di via<br />

impedita” il segnale ed invia al segnale ancora a monte una<br />

corrente codificata con frequenza 270; tale frequenza pone a “via<br />

libera” il segnale ed invia al segnale ancora di monte una corrente<br />

ancora con frequenza 270.<br />

V V<br />

G<br />

R<br />

270<br />

Correnti codificate<br />

270<br />

75<br />

79<br />

V<br />

270 270<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

ESERCITAZIONE: I diagrammi <strong>del</strong> moto “tipo”<br />

Un veicolo isolato percorre una linea che congiunge tre località A,<br />

B e C:<br />

A B C<br />

5 km 15 km<br />

Le caratteristiche <strong>del</strong> veicolo sono:<br />

massa m = 1.000 kg<br />

potenza N = 65 kW<br />

resistenze al moto R(v) = 200 + v 2<br />

caratteristica di trazione ideale T v = N<br />

Il tracciato è in piano ed in rettilineo<br />

L’accelerazione (a) e la decelerazione media (a’) sono uguali e pari<br />

a: a = a’ = 1,0 m/sec 2<br />

I contraccolpi medi sono tutti uguali tra loro e pari a:<br />

j = 0,8 m/sec 3<br />

Nell’ipotersi che il veicolo si fermi in B per 3 minuti, calcolare:<br />

– tempo totale di percorrenza tra A e C, utilizzando i tre<br />

diagrammi <strong>del</strong> moto tipo<br />

– velocità media e velocità commerciale media nei tre casi<br />

– spazio di avviamento e di frenatura nei tre casi<br />

– differenze percentuali nei tre casi<br />

80


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Capacità e potenzialità di una linea (1/4)<br />

Per due convogli che si susseguono possono essere definiti due<br />

tipi di distanziamente:<br />

– Distanziamento spaziale D SP: è la distanza che intercorre tra i<br />

piani verticali perpendicolari alla traiettoria <strong>del</strong>la corrente e<br />

tangenti alle estremità anteriori dei convogli<br />

– Distanziamento temporale D T: è il tempo necessario affinché il<br />

piano tangente al convoglio che segue raggiunga la posizione <strong>del</strong><br />

piano tangente al convoglio che precede<br />

Si definiscono, analogamente, gli intervalli spaziale (I SP) e<br />

temporale (I T) le analoghe grandezze, facendo riferimento ai piani<br />

verticali perpendicolari alla traiettoria <strong>del</strong>la corrente e tangenti<br />

alla estremità posteriore <strong>del</strong> convoglio che precede ed anteriore al<br />

convoglio che segue<br />

Detta v la velocità <strong>del</strong> convoglio che segue, sussitono le seguenti<br />

relazioni:<br />

D SP = v D T I SP = v I T<br />

Della L la lunghezza <strong>del</strong> convoglio che precede si ha:<br />

I SP<br />

D SP = I SP + L<br />

81<br />

D SP<br />

L<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Capacità e potenzialità di una linea (2/4)<br />

Il numero di convogli che transiterebbe nell’unità di tempo per la<br />

sezione ferroviaria se il distanziamento temporale (secondi) si<br />

manterrebbe costante, è detto volume o flusso V:<br />

V = 1/D T (conv./s) V = 3600/D T (conv./h)<br />

Si definisce potenzialità P di una linea il numero massimo di<br />

convogli che, nell’unità di tempo, può transitare per la sezione;<br />

essa è pari all’inverso <strong>del</strong> distanziamento temporale minimo D T min:<br />

P = 1/D T min (conv./s) P = 3600/D T min (conv./h)<br />

Il distanziamento temporale minimo è pari al distanziamento<br />

spaziale minimo, D SP min, diviso la velocità <strong>del</strong> convoglio che segue:<br />

D T min = D SP min/v<br />

dove DSP min è pari alla somma di:<br />

sPR = v tPR spazio percorso nel tempo di percezione e reazione<br />

sA spazio di arresto<br />

s0 franco di sicurezza<br />

L lunghezza <strong>del</strong> convoglio che precede<br />

tPR tempo di percezione e reazione<br />

s PR<br />

s A<br />

82<br />

s 0<br />

D SP min<br />

L


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Capacità e potenzialità di una linea (3/4)<br />

Nell’ipotesi di decelerazione costante (a m) lo spazio di arresto è<br />

dato da (vedi diagramma <strong>del</strong> moto trapezio):<br />

Per cui si ha:<br />

s a = v 2 /(2 a m)<br />

D T min = t PR + v/(2 a m) +(s 0 + L)/v (s)<br />

P = 1/[ t PR + v/(2 a m) +(s 0 + L)/v] (conv./s)<br />

P = 3.600/[ t PR + v/(2 a m) +(s 0 + L)/v] (conv./h)<br />

Si definisce capacità nominale <strong>del</strong>la linea, C N, l’inverso <strong>del</strong> minimo<br />

distanziamento temporale che può essere garantito con<br />

continuità nell’unità di tempo, D T 0 , in condizioni di sicurezza; esso<br />

dipende dalla tipologia dei sistemi di circolazioni adottati per la<br />

linea:<br />

C N = 1/D T 0 (conv./s) CN = 3.600/D T 0 (conv./h)<br />

La capacità nominale può anche essere espressa in termini di<br />

passeggeri trasportati, noto il numero di veicoli per convoglio N e<br />

la capacità di ogni singolo vagone p:<br />

C N = p N/D T 0 (pass./s) CN = 3.600 p N/D T 0 (pass./h)<br />

83<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Capacità e potenzialità di una linea (4/4)<br />

La capacità effettiva, C E, si ottiene moltiplicando la capacità<br />

nominale per due coefficienti riduttivi (minori di 1):<br />

– il fattore di carico (σ), è il rapporto tra l’occupazione media dei<br />

veicoli p M e l’occupazione massima teorica p (σ = p M/p); assume<br />

valori compresi tra 0,8 e 0,95; in fase di progettazione tale<br />

valore può essere imposto in funzione <strong>del</strong> comfort di viaggio che<br />

si vuole dare all’utente (grado di occupazione massimo dei<br />

veicoli);<br />

– il fattore di utilizzazione (Γ), è il rapporto tra il distanziamento<br />

D T 0 ed il valore che può essere realmente rispettato per avere<br />

una elevata regolarità di esercizio D T 00 (Γ = DT 0 / DT 00 ); assume<br />

valori compresi tra 0,7 e 0,9;<br />

Le capacità effettive sono, pertanto:<br />

C E = Γ/D T 0 (conv./s) CE = 3.600 Γ/D T 0 (conv./h)<br />

C E = Γ σ p N/D T 0 (pass./s) CE = 3.600 Γ σ p N/D T 0 (pass./h)<br />

Esempio di calcolo di capacità effettiva per una metropolitana:<br />

D T 0 = 5 min = 300 sec<br />

p = 150 pass./veic.<br />

N = 5 veic.<br />

Γ = 0,8<br />

σ = 0,9<br />

C E = 0,0027 conv./s = 9,6 conv./h = 1,8 pass./s = 6.480 pass./h<br />

84


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Le resistenze al moto per i veicoli ferroviari (1/3)<br />

Resistenza al rotolamento ed ai perni<br />

Per i veicoli ferroviari la resistenza al rotolamento è dovuta a due<br />

fattori:<br />

– la deformabilità di ruota ed infrastruttura, nel caso ferroviario<br />

molto modesta, al contrario <strong>del</strong> caso stradale<br />

– l’attrito tra i fuselli (perni) ed i cuscinetti <strong>del</strong>le boccole, che<br />

dipende dal tipo di cuscinetto utilizzato (a strisciamento o a<br />

rotolamento); tale resistenza è più elevata all’avviamento e<br />

prevale rispetto alla precedente<br />

La resistenza totale al rotolamento, dovuta ai due fattori sopra<br />

descritti, è <strong>del</strong>l’ordine di 1-2 N per ogni kN di peso.<br />

Resistenza dovuta al peso <strong>del</strong> veicolo<br />

Il peso <strong>del</strong> veicolo risulta produrre una resistenza se il veicolo si<br />

muove su una livelletta in salita; tale resistenza è negativa<br />

(favorisce il moto) in discesa. Non vi sono differenze rispetto a<br />

quanto visto per i veicoli stradali, cui si rimanda.<br />

85<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Le resistenze al moto per i veicoli ferroviari (2/3)<br />

Resistenza in curva<br />

I veicoli ferroviari sono dotati di assi paralleli tra loro, fissi e non<br />

orientabili.<br />

Ciò comporta, nell’avanzamento in curva, una resistenza<br />

all’avanzamento dovuto alla non perfetta iscrizione dei veicolo in<br />

curva.<br />

Infatti, per effetto <strong>del</strong> parallelismo e <strong>del</strong>la rigidezza torsionale il<br />

veicolo tenderebbe a muoversi di moto rettilineo; per imporgli una<br />

traiettoria curva è necessario esercitare una azione trasversale<br />

(perpendicolare alla traiettoria) in corrispondenza <strong>del</strong>le ruote<br />

anteriori.<br />

Questa azione viene esercitata dalla rotaia sul bordino. Tale<br />

azione comporta una rotazione che viene ostacolata dalle forze di<br />

attrito che nascono per i moti relativi ruota/rotaia.<br />

La resistenza specifica (N/kN) in curva è data da:<br />

rs c = 800/R (N/kN)<br />

dove R è il raggio <strong>del</strong>la curva in metri.<br />

86


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Le resistenze al moto per i veicoli ferroviari (3/3)<br />

Resistenza aerodinamica<br />

La formula per il calcolo <strong>del</strong>la resistenza aerodinamica è uguale a<br />

quella utilizzata per i veicoli stradali:<br />

r a = ½ c y s y ρ v ry 2<br />

con c y variabile tra 0,6 e 1 e s y variabile tra 9 e 10 m 2 .<br />

A questa va aggiunta la resistenza laterale; per il moto in galleria<br />

si utilizza una formula analoga sostituendo a c y un coefficiente c g<br />

che tiene conto <strong>del</strong>le caratteristiche <strong>del</strong>la galleria e <strong>del</strong> treno.<br />

Formule globali per le resistenze ordinarie<br />

Le resistenze al rotolamento, ai perni ed aerodinamica<br />

costituiscono le cosiddette “resistenze ordinarie”, relative al<br />

moto in rettilineo ed in piano di un convoglio ferroviario.<br />

Per esse sono state proposte <strong>del</strong>le formule di resistenza specifica<br />

complessiva, ottenute sperimentalmente:<br />

treni viaggiatori leggeri<br />

rs = 1,9 +0,00026 V 2 [N/kN]<br />

treni viaggiatori normali<br />

rs = 2 +0,00028 V 2 [N/kN]<br />

locomotive isolate e treni merci<br />

rs = 2,5 +0,00003 V 2 [N/kN]<br />

Treni ad alta velocità (Giapponesi)<br />

rs = 1,2 + 0,025 V + 0,00014 V 2 [N/kN]<br />

dove V è la velocità in km/h.<br />

87<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

La stabilità in curva dei veicoli ferroviari (1/4)<br />

Le forze agenti sul veicolo<br />

Un veicolo ferroviario in curva è soggetto, oltre alla forza peso P,<br />

alla forza centrifuga F c, diretta verso l’esterno <strong>del</strong>la curva.<br />

La forza centrifuga, oltre a comportare problemi di sicurezza per<br />

la stabilità <strong>del</strong> veicolo, sottopone i passeggeri ad accelerazioni<br />

trasversali, riducendo il comfort di marcia.<br />

Per garantire una elevata qualità di marcia è necessario limitare<br />

la velocità <strong>del</strong> veicolo in curva, in modo che la forza centrifuga<br />

assuma un valore accettabile per i passeggeri; come si vedrà<br />

successivamente, altre limitazioni alla velocità <strong>del</strong> veicolo in curva<br />

sono imposte dalle verifiche di stabilità <strong>del</strong> veicolo.<br />

La relazione che lega la velocità v alla accelerazione centripeta a c<br />

ed al raggio di curvatura R è:<br />

v =<br />

88<br />

R ac<br />

I valori massimi ammessi per a c sono da 0,6 a 1,0 m/s 2 ; i valori più<br />

bassi si usano per i treni a lunga percorrenza ed i valori più alti per<br />

le metropolitane.<br />

Per poter avere una velocità maggiore a parità di a c ed R, si usa<br />

rialzare la rotaia esterna rispetto a quella interna (sovralzo in<br />

curva); in questo modo parte <strong>del</strong>la forza centrifuga è compensata<br />

dalla componente <strong>del</strong>la forza peso parallela al piano di calpestio.


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

La stabilità in curva dei veicoli ferroviari (2/4)<br />

Il sovralzo h non può superare il valore di 160 mm, considerato che<br />

non tutti i convogli percorrono la curva alla velocità massima e<br />

che un convoglio può, per qualche motivo, anche arrestarsi in<br />

curva.<br />

P senβ<br />

P<br />

F c cosβ<br />

La forza trasversale residua F r, secondo la direzione parallela al<br />

piano di calpestio è data da: F r = F c cos β − P sen β<br />

Siccome:<br />

F r = P/g a r, con a r accelerazione residua (o “non compensata”)<br />

F c = (P/g) (v 2 /R) cos β ≈ 1 sen β ≈ tg β = h/s<br />

si ha:<br />

P/g a r = (P/g) (v 2 /R) − P (h/s) a r = (v 2 /R) − g (h/s)<br />

Fissato il valore di a r la velocità massima ammissibile v lim è:<br />

s<br />

v = R [ a<br />

lim<br />

r<br />

89<br />

+<br />

F c<br />

β<br />

g ( h/<br />

s)]<br />

h<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

La stabilità in curva dei veicoli ferroviari (3/4)<br />

Stabilità al ribaltamento<br />

La stabilità al ribaltamento si studia verificando quale è la<br />

velocità limite in corrispondenza <strong>del</strong>la quale si eguagliano le forze<br />

ribaltanti e le forze stabilizzanti.<br />

A<br />

P senβ<br />

R 1<br />

L’equilibrio alla rotazione rispetto al punto B, mostra che la<br />

condizione limite (forze ribaltanti uguali alle forze stabilizzanti) si<br />

ha quando: (F c cos β − P sen β) d = (F c sen β + P cos β) c<br />

Dividendo entrambi i membri per cos β si ha:<br />

Considerato che F c = (P/g) (v 2 /R), si ottiene:<br />

v lim<br />

=<br />

c<br />

P<br />

g R<br />

F c cosβ<br />

c + d ( h/<br />

s)<br />

d − c ( h/<br />

s)<br />

90<br />

s<br />

β<br />

c<br />

F c<br />

P cosβ+F c senβ<br />

B<br />

R 2<br />

S<br />

d<br />

h<br />

F c<br />

c + d tanβ<br />

= P<br />

d − c tanβ


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

La stabilità in curva dei veicoli ferroviari (4/4)<br />

Stabilità allo svio (o deragliamento)<br />

Lo studio <strong>del</strong>la stabilità allo svio richiede la determinazione <strong>del</strong>le<br />

forze di interazione ruota-rotaia nelle zone di contatto. Per<br />

effetto <strong>del</strong>la forza centrifuga e <strong>del</strong>la spinta di bordino, il contatto<br />

<strong>del</strong>la ruota anteriore esterna tende a spostarsi verso il bordino; lo<br />

svio avviene se la ruota riesce a sollevarsi e a superare la rotaia.<br />

Al sollevamento <strong>del</strong>la ruota si oppongono le forze di attrito.<br />

Y<br />

β<br />

Q<br />

Detto f il coefficiente di attrito tra le superfici a contatto, le<br />

condizioni di stabilità si hanno quando la forza lungo il piano<br />

tangente (tendente a riportare la ruota verso il basso) è<br />

maggiore o uguale alle forze di attrito; in questa condizione,<br />

infatti, la ruota è in grado di riportarsi nella condizione normale:<br />

Q sen β − Y con β ≥ (Y sen β + Q cos β) f<br />

Tenendo conto anche di altri fattori (attrito ruota interna e<br />

posizione <strong>del</strong> punto di contatto), si è visto che tale condizione di<br />

sicurezza equivale a imporre: Y/Q ≤ 0,8<br />

Inoltre, si deve verificare la stabilità <strong>del</strong>la via (slineamento <strong>del</strong><br />

binario; sperimentalmente si è visto che la spinta massima<br />

trasversale capace di provocare lo slineamento è pari a:<br />

H = 10 +(2 Q/3)<br />

dove H è la spinta trasversale (kN) e Q è il carico sull’asse (kN).<br />

91<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Sistemi di trasporto urbano e metropolitano<br />

Sono sistemi di trasporto collettivo utilizzati in ambito urbano e<br />

metropolitano.<br />

Una possibile classificazione è la seguente:<br />

– sistemi a guida libera con motore di trazione a bordo<br />

– autobus<br />

– dim. veicolo: corto (minibus), medio, lungo, autosnodato<br />

– trazione: diesel, elettrica, ibrida, energie alternative<br />

– filobus<br />

– monomodale<br />

– bimodale e trimodale<br />

– sistemi a guida vincolata con motore di trazione a bordo<br />

– sistemi in sede promiscua (tram)<br />

– sistemi in sede riservata<br />

– metropolitana leggera (LRT)<br />

– metropolitana (RRT)<br />

– ferrovia suburbana (RGR)<br />

– sistemi in sede riservata a guida completamente<br />

automatica<br />

– sistemi in sede riservata su monorotaia<br />

– sistemi in sede riservata a lievitazione magnetica<br />

– sistemi a guida vincolata con motore di trazione a terra<br />

– sistemi di trasporto a fune<br />

– funicolare<br />

– funivia<br />

– ascensori<br />

– sistemi di trasporto con infrastrutture mobili<br />

– scala mobile<br />

– nastro trasportatore<br />

92


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Autobus (1/2)<br />

E’ il sistema di trasporto collettivo più utilizzato.<br />

Vantaggi: elevata versatilità (può essere messo in esercizio sulle<br />

strade ordinarie, le dimensioni contenute di alcuni<br />

mo<strong>del</strong>li possono consentirne l’uso su strade strette, è<br />

possibile variare i tracciati <strong>del</strong>le linee, le fermate<br />

possono essere disposte quasi ovunque e cambiate di<br />

posizione) ed economicità (non richiede forti costi di<br />

investimento, manutenzione ed esercizio)<br />

Svantaggi: prestazioni limitate in termini di regolarità di esercizio<br />

(è soggetto al traffico veicolare), capacità di<br />

trasporto (abbastanza inferiori a quelle dei sistemi su<br />

ferro) e velocità commerciali (modeste per l’elevato<br />

numero di fermate, per le prestazioni dei veicoli e per<br />

l’influenza <strong>del</strong> traffico veicolare)<br />

Tipologia dei veicoli e loro caratteristiche principali:<br />

Lunghezza<br />

(m)<br />

Larghezza<br />

(m)<br />

Capacità<br />

(posti)<br />

Autobus corto<br />

o minibus<br />

Autobus<br />

medio<br />

93<br />

Autobus lungo<br />

Autobus<br />

snodato<br />

6-7 8-9 11-12 16-18<br />

2,1 2,5 2,5 2,5<br />

20-40<br />

(10 a sedere)<br />

80<br />

(16 a sedere)<br />

120<br />

(20 a sedere)<br />

180<br />

(30 a sedere)<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Autobus (2/2)<br />

Il rapporto tra posti a sedere e posti in piedi varia a seconda <strong>del</strong><br />

tipo di servizio: per autobus urbani la % di posti a sedere è<br />

modesta (10-15 %); per autobus suburbani si arriva al 40 %; per<br />

autobus interurbani oltre il 65 %; per autobus granturismo il 100<br />

%.<br />

Motorizzazioni:<br />

– Diesel: è la tipologia più diffusa; la potenza massima varia tra i<br />

75 ed i 165 kW<br />

– Elettrici: in generale sono minibus utilizzati nei centri storici per<br />

ridurre gli impatti sull’ambiente (inquinamento acustico ed<br />

atmosferico); la ricerca tende di risolvere i problemi legati alle<br />

limitate capacità <strong>del</strong>le batterie, con conseguente ridotta<br />

autonomia; hanno elevati costi di acquisto e manutenzione<br />

– Ibridi: hanno a bordo due motori, uno elettrico alimentato da un<br />

alternatore, il quale è alimentato da un motore termico a<br />

benzina; alcune batterie interposte tra i due motori<br />

immagazzinano energia per rilasciarla quando serve (in salita o<br />

nei centri storici in cui si viaggia in “tutto elettrico)<br />

– Alimentati da altre fonti energetiche: GPL, Metano, ecc.<br />

In diversi casi gli autobus viaggiano in corsia preferenziale, in<br />

generale per non oltre il 60 % <strong>del</strong> percorso.<br />

94


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Filobus<br />

Sono veicoli dotati di motore elettrico (a bordo) alimentati<br />

attraverso un bifilare aereo.<br />

Le caratteristiche geometriche e di capacità sono analoghe a<br />

quelle degli autobus medi, lunghi e autosnodati.<br />

Rispetto agli autobus classici possono essere individuati i<br />

seguenti vantaggi e svantaggi:<br />

Vantaggi: motore elettrico (ridotti consumi energetici, modesto<br />

inquinamento acustico ed atmosferico)<br />

Svantaggi: la presenza <strong>del</strong>l’alimentazione aerea vincola i tracciati<br />

ed ha un impatto visivo sull’ambiente urbano<br />

Filobus bimodale<br />

Può essere utilizzato indifferentemente come autobus o filobus;<br />

esso consente di razionalizzare la rete di trasporto, eliminando la<br />

rigida distinzione tra linee automobilistiche e linee filoviarie.<br />

Il funzionamento autonomo può essere a trazione diesel, dieselelettrica<br />

o a batteria.<br />

Filobus trimodale<br />

Permette l’utilizzo di tre fonti di energia di trazione differenti e<br />

distinte: linea aerea, motore diesel e batteria<br />

95<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Tram<br />

Il tram può essere assimilato ad un filobus con guida vincolata su<br />

rotaie annegate nella pavimentazione; sono possibili, pertanto,<br />

condizioni di circolazione su sede promiscua.<br />

In generale, però, i sistemi tranviari viaggiano per buona parte <strong>del</strong><br />

percorso in corsia riservata.<br />

I veicoli possono avere una capacità nettamente superiore agli<br />

autobus e filobus: la lunghezza di un veicolo arriva fino a 30 m e la<br />

capacità può arrivare a superare i 250 posti.<br />

Vantaggi: capacità medio-alta, possibilità di esercizio sia su sede<br />

riservata che promiscua, costi di investimento ridotti<br />

rispetto a quelli di una metropolitana<br />

Svantaggi: necessita di costi di investimento maggiori rispetto a<br />

quelli per gli autobus, i tracciati sono “vincolati” dalle<br />

rotaie, i bifilari di alimentazione hanno un impatto visivo<br />

sull’ambiente urbano<br />

Esiste una vasta gamma di mezzi, raggruppabili in 4 classi:<br />

1. veicoli ad 1 cassa e 4 assi lungh. 13-14 m<br />

2. veicoli con 2 casse e 4 assi (articolati) lungh. 18 m<br />

3. veicoli con 2 casse e 6 assi (articolati) lungh. 19-21 m<br />

4. veicoli con 3 casse e 8 assi (dopp. articolati) lungh. 26-30 m<br />

La guida può essere monodirezionale o bidirezionale.<br />

La via è costituita da rotaie immerse nella pavimentazione<br />

(scartamento pari a 1435 mm).<br />

96


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Metropolitana (1/2)<br />

La metropolitana è un sistema di trasporto ad elevata capacità e<br />

regolarità; i costi elevati di costruzione e gestione si giustificano<br />

solo per città di grandi dimensioni, nei casi di domanda di<br />

trasporto molto elevata.<br />

Esistono tre tipologie di metropolitana, che hanno ambiti di<br />

applicazione e costi diversi:<br />

– Metropolitana leggera (Light Rail Transit — LRT)<br />

– Metropolitana (Rapid Rail Transit — RRT)<br />

– Ferrovia Suburbana o Metropolitana Regionale (Regional<br />

Railway — RGR)<br />

Metropolitana leggera (LRT)<br />

– sistema intermedio tra quello tranviario e quello metropolitano<br />

classico<br />

– opera prevalentemente in sede propria (sono consentite per<br />

brevi tratti commistioni con il traffico privato — intersezioni)<br />

– viaggia in galleria nei centri storici urbani<br />

– i veicoli sono costituiti da 2 a 4 casse ed hanno lunghezze fino<br />

a 35 m e capacità fino a 100 passeggeri per ogni cassa<br />

– la velocità commerciale arriva a 40 km/h<br />

– la capacità <strong>del</strong>la linea arriva a 10.000-15.000 pass./h<br />

– la trazione è elettrica, come per la metropolitana classica<br />

97<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Metropolitana (2/2)<br />

Metropolitana (RRT)<br />

– opera esclusivamente in sede protetta e, nei centri urbani,<br />

prevalentemente in galleria<br />

– richiede elevati costi di investimento, per cui si giustifica solo in<br />

corridoi metropolitani con domanda di trasporto molto forte<br />

– i costi di costruzione in galleria possono arrivare ad oltre 500<br />

milioni di Euro a km<br />

– i costi di gestione, invece, se calcolati per passeggero<br />

trasportato sono relativamente ridotti<br />

– la convenienza economica di una metropolitana si ha dai<br />

15.000-20.000 pass./h per senso di marcia<br />

– la capacità di linea arriva fino a 35.000 pass./h<br />

– i convogli sono costituiti da più veicoli (vagoni) di lunghezza pari<br />

a 17 m ed una capacità di carico fino a 250 posti; ogni convoglio<br />

ha almeno due vagoni<br />

– la velocità commerciale arriva a 50 km/h<br />

– la trazione è elettrica, come per i sistemi di trasporto<br />

ferroviario<br />

– l’intertempo tra due passaggi successivi può arrivare fino a 90<br />

s (frequenza di 40 conv./h)<br />

– la velocità massima può arrivare a 100 km/h e le accelerazioni<br />

fino a 1,2 m/s 2<br />

– l’armamento è, in generale, come quello ferroviario<br />

Metropolitana Regionale (RGR)<br />

– ha caratteristiche <strong>del</strong> tutto simili a quelle di una ferrovia<br />

ordinaria, solo che opera in ambito metropolitano e regionale<br />

(distanze <strong>del</strong>l’ordine dei 30-50 km)<br />

– molto spesso le vetture sono a due piani<br />

98


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Altri sistemi in sede riservata<br />

(Sistemi di trasporto non convenzionali)<br />

Sistemi a guida completamente automatica (Automated<br />

Guideway Transit — AGT)<br />

Sono provvisti di veicoli la cui guida è completamente controllata<br />

da un elaboratore elettronico che sostituisce in tutto il guidatore.<br />

Pur viaggiando in sede completamente riservata hanno, in<br />

generale, ruote gommate e la rotaia è costituita da travi in<br />

acciaio o cemento armato; alcune ruote sono portanti altre sono<br />

ruote di guida<br />

La dimensione e la capacità sono molto più modeste rispetto ai<br />

sistemi di metropolitana; sono usati soprattutto come navette<br />

negli aeroporti<br />

Monorotaie<br />

I veicoli sono supportati e guidati da un solo elemento viario<br />

(trave), in generale sopraelevato.<br />

La costruzione <strong>del</strong>la via può avvenire senza eccessivo intralcio alla<br />

circolazione, e con una occupazione di suolo limitata. Sono sistemi<br />

estremamente silenziosi, ma di impatto visivo notevole.<br />

Sistemi a lievitazione magnetica (maglev)<br />

Si basano su sistemi in grado di tenere sollevato il veicolo dalla<br />

infrastruttura mediante forze di repulsione magnetica.<br />

Sono oggetto di ricerca; sono sistemi di trasporto con velocità<br />

nettamente superiori rispetto ai sistemi convenzionali.<br />

99<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Sistemi di trasporto a fune (1/2)<br />

I sistemi di trasporto a fune sono caratterizzati dall’avere il<br />

sistema di trazione (motore) all’esterno <strong>del</strong> veicolo.<br />

La forza di trazione è trasmessa ai veicoli (trainati) tramite cavi<br />

ad altissima resistenza.<br />

I sistemi di trasporto a fune possono essere adoperati per due<br />

tipi di servizi:<br />

– servizio a navetta (impianti a moto discontinuo)<br />

– servizio ad anello (impianti a moto continuo)<br />

In generale, il motore si trova in corrispondenza di una <strong>del</strong>le<br />

stazioni.<br />

I principali sistemi di trasporto a fune sono:<br />

– funicolare<br />

– funivia<br />

– ascensore<br />

Le funicolari e gli ascensori funzionano come sistemi a navetta (il<br />

secondo è a chiamata); la funivia funziona come un sistema ad<br />

anello o a navetta.<br />

100


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Sistemi di trasporto a fune (2/2)<br />

Funicolare<br />

E’ un sistema di trasporto a fune con veicoli poggiati al suolo ed<br />

utilizzato, in generale, su tratti di breve lunghezza (2-4 km) e con<br />

forti dislivelli (oltre il 10 %). Le velocità sono limitate (inferiori ai 12<br />

m/s).<br />

Esistono funicolari completamente automatizzate utilizzate in<br />

alcuni casi anche in piano (es. sistema Poma 2000).<br />

Funivia<br />

Sono impianti in cui i veicoli si muovono sospesi su <strong>del</strong>le funi di<br />

acciaio; il contatto <strong>del</strong>l’impianto con il suolo si ha solo in<br />

corrispondenza <strong>del</strong>le stazioni e dei piloni di sostegno intermedi.<br />

Si distinguono i sistemi monofune da quelli bifune; nel primo caso<br />

un’unica fune ha funzione portante e traente; nel secondo, invece,<br />

vi è una fune con funzione portante ed un’altra con funzione<br />

traente.<br />

La cabine possono avere diverse dimensioni: da meno di 10 posti<br />

(impianti monofune) fino a 150 posti (impianti bifune). La velocità<br />

di regime è <strong>del</strong>l’ordine di 10 m/s. Il moto può essere circolare o a<br />

navetta.<br />

Ascensori<br />

Sono sistemi a navetta, molto spesso a chiamata, utilizzati per<br />

superare forti dislivelli o all’interno di edifici. La velocità, in genere,<br />

non supera i 3 km/h ma può arrivare nei grattacieli a 30 km/h.<br />

101<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Sistemi di trasporto con infrastrutture mobili<br />

Sono sistemi di trasporto di ausilio alla mobilità pedonale:<br />

– scale mobili<br />

– nastri trasportatori<br />

Sono sistemi continui, nel senso che il nastro o la scala non si<br />

fermano in stazione per permettere la salita e la discesa dei<br />

passeggeri. In generale sono sistemi utilizzati in edifici di grandi<br />

dimensioni, quali: grandi magazzini, stazioni, aeroporti, ecc.<br />

Negli ultimi anni c’è una tendenza ad utilizzare questi sistemi<br />

all’interno e/o per l’accesso ai centri storici e città d’arte (ad<br />

esempio Perugia e Orvieto).<br />

Scale mobili<br />

In generale si usano su pendenze fino a 30 gradi; hanno una<br />

larghezza di 0,55-0,65 m se è previsto un posto per gradino e di<br />

0,90-1,10 m se sono previsti due posti per gradino. La velocità non<br />

supera, di norma, 0,9 m/s. La lunghezza <strong>del</strong> piano inclinato,<br />

solitamente, non supera i 16 m. La scala mobile può funzionare<br />

solo in salita, solo in discesa o in entrambi (marcia banalizzata). Il<br />

funzionamento può essere continuo o essere attivato in<br />

automatico da un sensore che rileva il passaggio <strong>del</strong>l’utente<br />

attraverso la zona di accesso.<br />

Nastri trasportatori<br />

Sono marciapiedi mobili orizzontali o leggermente inclinati;<br />

velocità e larghezze sono analoghe a quelle <strong>del</strong>le scale mobili.<br />

Esistono nastri trasportatori che possono raggiungere velocità<br />

maggiori, con opportune tecnologie.<br />

102


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Confronto tra prestazioni per sistemi di trasporto<br />

Sistema di trasporto<br />

Parametro<br />

RGR<br />

RRT<br />

LRT<br />

TRAM<br />

BUS<br />

140-200<br />

120-300<br />

100-200<br />

80-120<br />

40-120<br />

Capacità vetture (posti/veic.)<br />

1-10<br />

3-10<br />

2-4<br />

1-3<br />

1<br />

N. vetture per convoglio<br />

140-2.000<br />

360-3.000<br />

200-800<br />

80-360<br />

40-120<br />

Capacità convoglio (posti/conv.)<br />

80-130<br />

80-100<br />

60-100<br />

60-70<br />

40-80<br />

Velocità massima (km/h)<br />

10-30<br />

20-40<br />

40-90<br />

60-120<br />

60-120<br />

Frequenza massima (conv./h)<br />

103<br />

10.000-<br />

35.000<br />

40-70<br />

15.000-<br />

30.000<br />

25-60<br />

6.000-<br />

20.000<br />

20-45<br />

4.000-<br />

15.000<br />

12-20<br />

2.400-<br />

8.000<br />

15-25<br />

Capacità di linea (pass./h)<br />

Velocità commerciale (km/h)<br />

1.200-4.500<br />

500-2.000<br />

350-800<br />

200-500<br />

200-500<br />

Distanza tra le stazioni (m)<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

I parametri di esercizio dei sistemi<br />

di trasporto collettivo (1/8)<br />

I principali parametri di esercizio di una linea di un sistema<br />

trasporto collettivo sono:<br />

– velocità commerciale media<br />

– frequenza <strong>del</strong> servizio (o, in alternativa, intertempo)<br />

– capacità oraria<br />

– tempo di giro<br />

– numero di veicoli necessari al servizio<br />

– posti-km e veicoli-km (misurano il quantitativo di offerta di<br />

trasporto prodotta)<br />

– passeggeri-km (misurano il quantitativo di servizio utilizzato<br />

dagli utenti)<br />

Velocità commerciale media<br />

E’ il rapporto tra il lunghezza <strong>del</strong>la linea ed il tempo medio di<br />

percorrenza <strong>del</strong>la stessa, comprensivo <strong>del</strong> tempo di sosta alle<br />

fermate:<br />

vCM = lAB/tAB dove:<br />

l AB<br />

è la lunghezza <strong>del</strong>la linea<br />

t AB è il tempo di percorrenza <strong>del</strong>la linea comprensivo dei tempi di<br />

sosta alle fermate<br />

La velocità commerciale media può essere calcolata, ovviamente,<br />

anche tratta per tratta.<br />

104


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

I parametri di esercizio dei sistemi<br />

di trasporto collettivo (2/8)<br />

Frequenza <strong>del</strong> servizio<br />

La frequenza f i di una linea i è il numero di veicoli (autobus, treni,<br />

ecc.) di quella linea che passano per una fermata in un’ora.<br />

L’unità di misura <strong>del</strong>la frequenza è veic./h.<br />

Ad esempio, i valori di frequenza utilizzati nei sistemi di trasporto<br />

collettivo su gomma variano da 3 a 12 veicoli/ora in ambito urbano;<br />

valori inferiori di frequenza sono utilizzati in ambito extraurbano.<br />

L’intertempo I i di una linea i è il distanziamento temporale tra il<br />

passaggio successivo di due veicoli <strong>del</strong>la linea per una qualunque<br />

fermata.<br />

L’unità di misura <strong>del</strong>l’intertempo è minuti.<br />

La relazione che lega l’intertempo con la frequenza è la seguente:<br />

I i = 60/f i<br />

Esempio: f i = 3 veicoli/ora I i = 20 minuti<br />

f i = 6 veicoli/ora I i = 10 minuti<br />

f i = 12 veicoli/ora I i = 5 minuti<br />

105<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

I parametri di esercizio dei sistemi<br />

di trasporto collettivo (3/8)<br />

La frequenza (o l’intertempo) influisce molto sulla qualità <strong>del</strong><br />

servizio per gli utenti.<br />

Essa, infatti, influenza il tempo di attesa t a degli utenti alle<br />

fermate. La relazione che lega l’intertempo (o la frequenza) al<br />

tempo di attesa (nell’ipotesi di servizio regolare ed arrivo casuale<br />

degli utenti alle fermate) è la seguente:<br />

t a = I i/2 = 30/f i<br />

Capacità oraria<br />

La capacità oraria C i di una linea i è il carico massimo, in termini di<br />

passeggeri, trasportabile su una certa tratta; essa può essere<br />

calcolata come visto per la capacità effettiva di una linea di<br />

trasporto ferroviario. Più rapidamente essa può essere calcolata<br />

in funzione <strong>del</strong>la frequenza (o <strong>del</strong>l’intertempo) e <strong>del</strong>la capacità <strong>del</strong><br />

veicolo. Si parla di carico massimo perché il numero di passeggeri<br />

a bordo dei veicoli di una linea di trasporto varia da una tratta<br />

all’altra.<br />

La capacità oraria è data da: C i = f i x Cap i<br />

dove Cap i è il capacità <strong>del</strong> veicolo esercito sulla linea i.<br />

In fase di progettazione, la frequenza e la capacità <strong>del</strong> veicolo<br />

devono essere fissate in modo da ottenere una capacità oraria<br />

maggiore <strong>del</strong> carico max.<br />

106


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

I parametri di esercizio dei sistemi<br />

di trasporto collettivo (4/8)<br />

Diagramma di carico di una linea<br />

pass/h<br />

Tempo di giro<br />

Il tempo di giro TG i è il tempo che impiega un veicolo in esercizio su<br />

di una linea a compiere un giro completo, cioè a passare due volte<br />

per una stessa fermata. Esso comprende i tempi di inversione ai<br />

capilinea (o al capolinea nel caso di linea circolare).<br />

Il tempo di inversione al capolinea TI i è il tempo che intercorre tra<br />

l’arrivo di un veicolo al capolinea e la partenza <strong>del</strong>lo stesso per la<br />

corsa successiva (di ritorno per linee A/R); esso tiene conto <strong>del</strong><br />

tempo necessario all’inversione <strong>del</strong> veicolo, dei tempi di riposo <strong>del</strong><br />

personale viaggiante e dei tempi di recupero (fissati per<br />

recuperare eventuali ritardi in linea).<br />

107<br />

Capacità oraria<br />

Carico massimo<br />

Fermate<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

I parametri di esercizio dei sistemi<br />

di trasporto collettivo (5/8)<br />

Il tempo di giro si calcola come:<br />

Linea A/R (due capilinea):<br />

TG i = (L A, i + L R, i)/v CM, i + 2 TI i<br />

Linea Circolare (un capolinea):<br />

TG i = L i/v CM, i + TI i<br />

dove:<br />

TGi LA, i<br />

LR, i<br />

Li vCM, i<br />

TIi è il tempo di giro in ore<br />

è la lunghezza <strong>del</strong>la linea in andata in km<br />

è la lunghezza <strong>del</strong>la linea in ritorno in km<br />

è la lunghezza totale <strong>del</strong>la linea circolare in km<br />

è la velocità commerciale in km/h<br />

è il tempo di inversione al capolinea in ore<br />

108


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

I parametri di esercizio dei sistemi<br />

di trasporto collettivo (6/8)<br />

Numero di veicoli necessari per il servizio<br />

Il numero di veicoli NV i necessari per poter esercire la linea i<br />

rispettando la frequenza di esercizio f i si calcola come:<br />

oppure:<br />

NV i = Int(TG i x f i) + 1<br />

NV i = Int(60 x TG i /I i) + 1<br />

Tale valore si incrementa, in generale, <strong>del</strong> 10-20% per tener conto<br />

<strong>del</strong>le esigenze di manutenzione e <strong>del</strong>la possibilità di guasti o di<br />

corse supplementari.<br />

Ad esempio, se il tempo di giro è 50 minuti occorre un veicolo per<br />

mantenere una frequenza di 1 veic./h; infatti, alla fine <strong>del</strong> tempo di<br />

giro lo stesso veicolo può effettuare anche la corsa successiva.<br />

Se il tempo di giro è invece di 1 h e 10 min occorrono 2 veicoli per<br />

mantenere la frequenza di 1 veic./h; infatti occorre un secondo<br />

veicolo per mantenere la stessa frequenza.<br />

109<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Posti-km e veicoli-km<br />

I parametri di esercizio dei sistemi<br />

di trasporto collettivo (7/8)<br />

Sono indicatori <strong>del</strong>la quantità di servizio prodotto; possono<br />

riferirsi ad un’ora, un giorno o altro intervallo temporale di<br />

riferimento.<br />

I veicoli-km prodotti in un’ora e in un giorno sono dati<br />

rispettivamente da:<br />

veicoli-km = f i x L i<br />

veicoli-km = ∑ h=1,...,24 f i(h) x L i<br />

110<br />

(in un’ora)<br />

(in un giorno)<br />

dove f i(h) è la frequenza relativa all’ora h <strong>del</strong> giorno.<br />

I posti-km si calcolano in modo analogo, tenendo conto <strong>del</strong>la<br />

capacità dei singoli veicoli Cap i :<br />

posti-km = f i x L i x Cap i<br />

(in un’ora)<br />

posti-km = ∑ h=1,...,24 f i(h) x L i x Cap i(h) (in un giorno)<br />

dove Cap i(h) è la capacità dei veicoli utilizzati nell’ora h <strong>del</strong> giorno.


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Passeggeri-km<br />

I parametri di esercizio dei sistemi<br />

di trasporto collettivo (8/8)<br />

E’ un indicatore <strong>del</strong>la quantità di servizio “venduto” agli utenti;<br />

anche esso può riferirsi ad un’ora, un giorno o altro intervallo<br />

temporale di riferimento.<br />

I passeggeri-km trasportati in un’ora o in un giorno sono dati da:<br />

passeggeri-km = ∑ k∈Ki ∑ h∈Hi p k (c h) x L k<br />

dove:<br />

k rappresenta il generico tratto <strong>del</strong> percorso Ki <strong>del</strong>la linea i<br />

h è l’indice rappresentante la generica corsa ch ed Hi il totale<br />

<strong>del</strong>le corse<br />

pk(ch) il numero di passeggeri a bordo <strong>del</strong>la tratta k sulla<br />

corsa ch la lunghezza <strong>del</strong>la tratta k<br />

L k<br />

L’indice si riferirà all’ora o al giorno a seconda se si considerano<br />

nella sommatoria le corse <strong>del</strong>l’ora o <strong>del</strong> giorno.<br />

111<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

ESERCITAZIONE SUI PARAMETRI DI ESERCIZIO <strong>DEI</strong> SISTEMI DI<br />

TRASPORTO COLLETTIVO<br />

Una azienda di trasporto gestisce le due linee riportate in figura,<br />

a servizio <strong>del</strong>le località indicate con A, B, C, D, E.<br />

vCM= 15 km/h km Domanda<br />

D<br />

Origine/Destinazione oraria<br />

2 km<br />

(passeggeeri/h)<br />

A<br />

3 km 2 km<br />

B<br />

112<br />

O\D A B C D E<br />

A - 150 50 20 10<br />

B 100 - 100 80 40<br />

C 100 70 - 30 15<br />

D 50 60 30 - 100<br />

E 20 40 30 100 -<br />

Le due linee A-B-C e D-B-E sono entrambe andata e ritorno e con<br />

due capilinea; il tempo di inversione al capolinea sia pari a 5<br />

minuti. I veicoli a disposizione <strong>del</strong>l’azienda hanno una capacità<br />

totale (posti a sedere più posti in piedi) pari a 50 posti/veicolo.<br />

Progettare la frequenza di ogni linea con un coefficiente di<br />

riempimento dei veicoli pari all’85%.<br />

Calcolare il numero di autobus necessari su ogni linea (parco<br />

veicolare).<br />

Calcolare i posti-km ed i pass.-km.<br />

E<br />

4 km<br />

C


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Introduzione alla Economia dei Trasporti<br />

L’Economia dei Trasporti studia le problematiche economiche<br />

connesse ai sistemi di trasporto; dei molteplici aspetti studiati ci<br />

si occuperà di:<br />

– costi dei servizi di trasporto<br />

o costi di costruzione e manutenzione <strong>del</strong>le infrastrutture<br />

o costi di produzione dei servizi di trasporto<br />

o costi di uso <strong>del</strong> servizio<br />

– domanda di trasporto<br />

o stima <strong>del</strong>la domanda di mobilità (indagini e mo<strong>del</strong>li)<br />

o interazione domanda/offerta<br />

– valutazione degli investimenti<br />

o analisi economica<br />

– analisi benefici-costi<br />

o analisi finanziaria<br />

Per quanto riguarda i costi dei servizi di trasporto, di seguito si<br />

riportano le metodologie di stima utili ad una valutazione<br />

<strong>del</strong>l’investimento nella fase di progetto preliminare.<br />

Nei progetti di massima ed esecutivi si utilizzano stime analitiche<br />

(computi metrici) non oggetto di questo corso.<br />

113<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

I costi dei servizi di trasporto<br />

I soggetti che sopportano i costi connessi ad un sistema di<br />

trasporto possono essere raggruppati in tre categorie:<br />

– soggetti proprietari e/o gestori <strong>del</strong>l’infrastruttura e <strong>del</strong> relativo<br />

sistema di controllo (ad esempio: Ferrovie <strong>del</strong>lo Stato, Società<br />

Autostrade, ecc.)<br />

– soggetti produttori <strong>del</strong> servizio di trasporto (ad esempio:<br />

aziende di trasporto collettivo, Trenitalia, ecc.)<br />

– soggetti fruitori <strong>del</strong> sistema di trasporto (utenti)<br />

A questi va aggiunta la collettività che, in molti casi, sopporta i<br />

costi, sia monetari (tasse) che non monetari (impatti), di un<br />

sistema di trasporto.<br />

Ad esempio:<br />

− la costruzione (e manutenzione) di una strada statale è<br />

effettuata con soldi pubblici e quindi con costi diretti sulla<br />

collettivita (che pertanto assume il ruolo di proprietario e<br />

gestore)<br />

− le aziende di trasporto collettivo hanno <strong>del</strong>le sovvenzioni<br />

Regionali indispensabili per mantenere i prezzi dei titoli di<br />

viaggio a valori politicamente accettabili (la collettività assume<br />

parte dei costi di produzione <strong>del</strong> servizio)<br />

Tre sono le tipologie di costi connessi ad un sistema di trasporto:<br />

– costi di costruzione e manutenzione <strong>del</strong>l’infrastruttura<br />

– costi di produzione <strong>del</strong> servizio<br />

– costi di uso <strong>del</strong> servizio<br />

114


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Costi di costruzione e manutenzione<br />

Sono costi che ricadono sul proprietario <strong>del</strong>l’infrastruttura e/o<br />

sulla collettività<br />

Infrastrutture stradali e ferroviarie<br />

Il costo di costruzione di una infrastruttura può essere valutato<br />

come costo a km; esso dipende dalle caratteristiche planoaltimetriche<br />

<strong>del</strong> tracciato, dal tipo di piattaforma e dalle opere<br />

d’arte necessarie (ponti, viadotti, gallerie, ecc.).<br />

Per le ferrovie, in particolare, devono essere considerati tra i costi<br />

tutti gli impianti (segnalamento, comunicazione, alimentazione,<br />

illuminazione, ecc.).<br />

Una valutazione preliminare può essere effettuata considerando i<br />

km di infrastruttura con determinate caratteristiche (in<br />

viadotto, in galleria, in trincea, in rilevato, ecc.); ad ogni tipologia<br />

può essere attribuito, per analogia con i costi sostenuti in<br />

progetti precedenti, un costo a km (Euro/km). Tra i costi non<br />

devono essere dimenticati gli eventuali espropri. Il costo totale di<br />

costruzione è dato dalla somma dei prodotti tra il costo a km di<br />

una data tipologia per i km <strong>del</strong>la stessa tipologia.<br />

A titolo puramente indicativo:<br />

– il costo a km di una infrastruttura stradale varia tra 1 e 7<br />

milioni di Euro a km.<br />

– il costo di una infrastruttura ferroviaria, invece, supera, in<br />

genere, i 15 milioni di Euro a km.<br />

I costi di manutenzione sono valutati a km per anno; in questo<br />

caso, anche le condizioni climatiche e il quantitativo e la tipologia<br />

<strong>del</strong> traffico previsto (% di mezzi pesanti o tipologie di treni)<br />

influenza il costo di manutenzione. Anche i costi di manutenzione<br />

sono stimati per analogia.<br />

115<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Costi di produzione dei servizi di trasporto (1/6)<br />

Sono costi che ricadono sul produttore <strong>del</strong> servizio; in alcuni casi,<br />

parte di questi costi sono trasferiti alla collettività (sovvenzioni<br />

alle aziende di trasporto collettivo).<br />

Nel caso <strong>del</strong> trasporto stradale individuale, il produttore <strong>del</strong><br />

servizio è l’utente <strong>del</strong> servizio stesso.<br />

Tali costi comprendono:<br />

– costi di acquisizione dei veicoli<br />

– costi di gestione<br />

o gestione e manutenzione veicoli<br />

o gestione terminali<br />

Possono anche essere suddivisi in:<br />

– costi fissi (indipendenti dal traffico)<br />

– costi variabili (funzione <strong>del</strong> traffico)<br />

Di seguito si riportano dei cenni sui metodi di stima dei costi di<br />

produzione <strong>del</strong> servizio per:<br />

– il sistema di trasporto stradale individuale<br />

– il sistema di trasporto stradale collettivo<br />

– il sistema di trasporto ferroviario<br />

116


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Costi di produzione dei servizi di trasporto (2/6)<br />

Trasporto stradale individuale<br />

Si distinguono:<br />

– costi fissi<br />

o acquisto <strong>del</strong> veicolo<br />

o tasse e assicurazioni<br />

– costi variabili (in funzione dei km percorsi)<br />

o carburante<br />

o lubrificanti<br />

o pneumatici<br />

o manutenzioni e riparazioni<br />

Il costo di acquisto <strong>del</strong> veicolo dipende dalla tipologia <strong>del</strong> veicolo e<br />

dalle sue caratteristiche; può essere valutato dai listini <strong>del</strong>le<br />

diverse case produttrici. Tale costo può essere ripartito tra i<br />

diversi anni di uso <strong>del</strong> veicolo come spese di ammortamento.<br />

La tassa di possesso è funzione (attualmente in Italia) <strong>del</strong>la<br />

potenza <strong>del</strong> motore. Il costo <strong>del</strong>l’assicurazione dipende dai prezzi<br />

di mercato <strong>del</strong>le diverse società assicuratrici.<br />

I costi variabili sono valutati come costi a km. Essi possono<br />

essere calcolati voce per voce, in funzione dei consumi e dei costi<br />

dei materiali, oppure forfettariamente, usando apposite tabelle da<br />

riviste specializzate; ad esempio il costo a km di una autovettura<br />

è circa 0,15-0,30 Euro/km.<br />

Il calcolo di questi costi è utile per le valutazioni economiche<br />

relative a progetti che possono portare a ridurre l’uso<br />

<strong>del</strong>l’autovettura (sistemi su ferro).<br />

117<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Costi di produzione dei servizi di trasporto (3/6)<br />

Trasporto stradale collettivo<br />

Per una azienda di trasporto collettivo i costi da valutare per la<br />

produzione <strong>del</strong> servizio sono:<br />

costi di acquisizione veicoli<br />

costi di gestione veicoli ed infrastrutture<br />

I costi di acquisizione si rilevano dai listini <strong>del</strong>le case produttrici.<br />

I costi di gestione sono:<br />

– costi di manutenzione ordinaria: valutabili pari a circa l’1 %<br />

all’anno <strong>del</strong> costo di acquisto;<br />

– costi di manutenzione straordinaria: valutabili pari a circa il<br />

10 % <strong>del</strong> costo di acquisto ogni 5 anni;<br />

– costi di esercizio: valutabili pari al costo di 3 addetti/anno per<br />

ogni veicolo di linea;<br />

– costi di manutenzione <strong>del</strong>le infrastrutture: valutabili pari al 5 %<br />

<strong>del</strong> costo di realizzazione <strong>del</strong>l’opera ogni 5 anni e, per i depositi e<br />

magazzini, in aggiunta il costo di un custode.<br />

I costi annuali di gestione CAG possono essere valutati in maniera<br />

analitica come:<br />

CAG = Cp + Ct + Cq + Ca + Cm + Cg dove:<br />

Cp costo <strong>del</strong> personale aziendale<br />

Ct costo per la trazione<br />

Cq quote di ammortamento capitale<br />

Ca costo per assicurazioni e tasse di circolazione<br />

Cm costo per la manutenzione<br />

Cg spese generali<br />

118


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Costi di produzione dei servizi di trasporto (4/6)<br />

Costo <strong>del</strong> personale aziendale<br />

E’ dato da:<br />

Cp = ∑ cp(y) Py Az<br />

dove:<br />

cp(y) è la retribuzione media contrattuale di un addetto di<br />

categoria y<br />

è il numero di addetti <strong>del</strong>la categoria y<br />

P y Az<br />

Il numero di addetti è valutabile come:<br />

– personale di guida, valutabile pari a 2,5-3,5 addetti per veicolo<br />

per anno<br />

– altro personale di movimento, pari al 20-30% <strong>del</strong> personale di<br />

guida<br />

– personale amministrativo, pari al 10-15% <strong>del</strong> personale di guida<br />

– personale ausiliario, pari ad 1 addetto ogni dieci veicoli <strong>del</strong><br />

parco, comprensivo dei veicoli di scorta (15-20% dei veicoli in<br />

esercizio)<br />

Costo per la trazione<br />

E’ dato da:<br />

dove:<br />

C car è il costo <strong>del</strong> carburante<br />

C lub è il costo dei lubrificanti<br />

C pne è il costo dei pneumatici<br />

C t = C car + C lub + C pne<br />

Ognuno di questi costi C x è dato da: C x = c x⋅(q x⋅PA)<br />

con: PA percorrenza annua <strong>del</strong> veicolo (km), c x costo unitario<br />

materiale (Euro/x), q x consumo unitario (x/km).<br />

119<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Costi di produzione dei servizi di trasporto (5/6)<br />

Costo per la manutenzione<br />

E’ dato da:<br />

C m = c m PA<br />

con c m costo per km <strong>del</strong>la manutenzione (dipende dai programmi di<br />

manutenzione di ogni singolo veicolo).<br />

Quote di ammortamento<br />

I costi attribuibili alle quote di ammortamento sono espresse<br />

come somma di tre aliquote:<br />

Av ammortamento veicoli<br />

Au ammortamento uffici<br />

ammortamento depositi<br />

A d<br />

Ogni quota di ammortamento è calcolata in funzione <strong>del</strong>la vita<br />

utile dei veicoli o <strong>del</strong> periodo di ammortamento degli edifici.<br />

Costo per assicurazioni e tasse di circolazione<br />

Derivano direttamente dalle tariffe vigenti.<br />

Spese generali<br />

Comprendono le spese per: forniture elettriche, acqua, telefono,<br />

pulizie, riscaldamento e climatizzazione, cancelleria, spese legali<br />

ed interessi passivi.<br />

Si assume per esse un valore pari al 10-20% <strong>del</strong> totale dei costi<br />

precedenti.<br />

120


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Costi di produzione dei servizi di trasporto (6/6)<br />

Trasporto ferroviario<br />

Il costo di esercizio di un sistema di trasporto ferroviario può<br />

essere stimato in diversi modi.<br />

Un metodo proposta dalla UIC fornisce il costo per passeggero e<br />

per unità di distanza percorsa C e [Euro/pass-km]:<br />

C e = C 1+C 2/d+(1/p){(C 3 + d C 4)/T+[(t + c)/n p]C 5+(1/n p)C 6+(n v/n pC 7)}<br />

dove:<br />

C1 costi funzione dei pass. per dist. percorsa (tasse e assicurazioni)<br />

C2 costi funzione dei pass. trasportabili (biglietteria, prenot., controllo<br />

stazioni, ecc.)<br />

d distanza <strong>del</strong> trasporto (km)<br />

p coefficiente di occupazione medio dei posti offerti<br />

C3 costi fissi per treno (spese per la formazione dei treni, deposito,<br />

ecc.)<br />

C4 costi funzione dei treni per dist. percorsa (condotta treni, parte<br />

spese energia, parte spese infrastrutture, ecc.)<br />

T tonnellate lorde movimentate<br />

t tara <strong>del</strong>le vetture<br />

c carico medio<br />

np numero dei posti offerti per vettura<br />

C5 costi funzione <strong>del</strong> peso lordo rimorchiato per distanza percorsa<br />

(parte <strong>del</strong>le spese di: energia, infrastrutture, materiale rotabile, ecc.)<br />

C6 costi funzione dei veicoli per distanza percorsa (controllo veicoli,<br />

pulizia treni, ecc.)<br />

nv numero <strong>del</strong>le vetture per giorni necessarie per il trasporto<br />

C7 costi funzione dei veicoli per giorni di materiale necessario ai<br />

passeggeri<br />

121<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Costi di uso <strong>del</strong> servizio (1/4)<br />

I costi di uso <strong>del</strong> servizio sono quelli sopportati dagli utenti <strong>del</strong><br />

sistema di trasporto; per il sistema di trasporto stradale<br />

individuale, parte di tali costi coincidono con i costi di produzione<br />

<strong>del</strong> servizio.<br />

In generale, un utente di un sistema di trasporto, per utilizzare il<br />

sistema stesso, “spende” <strong>del</strong>le risorse non solamente monetarie;<br />

il costo totale sopportato dall’utente per l’uso <strong>del</strong> servizio è detto<br />

costo generalizzato.<br />

Il costo generalizzato C G, in termini puramente formali, può essere<br />

considerato somma di 4 aliquote:<br />

CG = CM + CT + CCOM + CSIC dove:<br />

CM rappresenta le risorse monetare spese per effettuare lo<br />

spostamento (pedaggi, carburante, biglietti, ecc.)<br />

CT rappresenta le risorse, in termini di tempo, spese per<br />

effettuare lo spostamento (tempo di attesa alle fermate,<br />

tempo di viaggio, ecc.)<br />

CCOM rappresenta il costo connesso alla mancanza di comfort<br />

<strong>del</strong>lo spostamento<br />

CSIC rappresenta il costo connesso ai rischi (mancanza di<br />

sicurezza <strong>del</strong> viaggio)<br />

Questi ultimi due termini non sono di facile valutazione, ma<br />

influenzano non poco le scelte di viaggio degli utenti.<br />

122


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Costi di uso <strong>del</strong> servizio (2/4)<br />

Il costo generalizzato assume diversi aspetti a seconda <strong>del</strong>le<br />

problematiche per le quali è utile conoscere i costi sostenuti dagli<br />

utenti; si possono individuare, pertanto, due tipologie di costo<br />

generalizzato:<br />

– costo generalizzato effettivo<br />

– costo generalizzato percepito<br />

Il costo generalizzato effettivo comprende i costi reali sostenuti<br />

dall’utente per effettuare uno spostamento; quello percepito è<br />

legato alla percezione dei costi da parte <strong>del</strong>l’utente; esempio:<br />

– spostamento su auto propria:<br />

o il costo generalizzato effettivo comprende tutti i costi di<br />

produzione <strong>del</strong> servizio (carburante, lubrificante,<br />

pneumatici, quote di ammortamento, eventuali pedaggi<br />

autostradali e/o di sosta) ed il tempo effettivo speso per<br />

effettuare il viaggio<br />

o il costo generalizzato percepito comprende solo alcuni<br />

costi di produzione <strong>del</strong> servizio (carburante ed eventuali<br />

pedaggi autostradali e/o di sosta), il tempo percepito<br />

dall’utente, che può essere diverso da quello effettivo (ad<br />

esempio gli utenti tendono a dare un peso diverso ai tempi<br />

per effettuare il viaggio se spesi in coda ad un semaforo o<br />

in marcia)<br />

– spostamento su mezzo collettivo:<br />

o il costo generalizzato effettivo comprende il costo <strong>del</strong><br />

biglietto ed i tempi effettivi spesi per effettuare il viaggio<br />

o il costo generalizzato percepito comprende il costo <strong>del</strong><br />

biglietto, i tempi percepiti dall’utente in modo diverso a<br />

seconda se di attesa, a bordo, di accesso egresso,<br />

l’assenza di comfort<br />

123<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Costi di uso <strong>del</strong> servizio (3/4)<br />

Il costi effettivi si calcolano per le valutazioni economiche degli<br />

investimenti, mentre i costi percepiti si usano per simulare le<br />

scelte di viaggio degli utenti.<br />

Sia il costo percepito che quello effettivo dovrebbero a rigore<br />

comprendere esplicitamente i costi legati al comfort ed alla<br />

sicurezza. In generale, però, tali fattori non sono tenuti<br />

esplicitamente in conto nei costi sostenuti dagli utenti; più<br />

precisamente, nel costo effettivo si trascurano questi aspetti,<br />

valutando in altro modo comfort e sicurezza all’interno <strong>del</strong>le<br />

analisi economiche; nel costo percepito si tiene conto di un<br />

termine, da calibrare, legato alla specifica variabile, che tiene<br />

conto dei questi fattori non misurabili.<br />

Il costo generalizzato effettivo C GE può essere calcolato come:<br />

CGE = CME + βT TE dove:<br />

CME è il costo monetario effettivo (Euro)<br />

TE è il tempo di viaggio effettivo (h)<br />

βT è il valore unitario <strong>del</strong> tempo (Euro/h)<br />

Il costo monetario effettivo comprende tutti i costi monetari (ad<br />

esempio anche il consumo dei pneumatici).<br />

Il β T, detto anche VOT (Value Of Time), può essere calibrato o<br />

fissato esogenamente; in generale dipende dal motivo <strong>del</strong>lo<br />

spostamento (per spostamenti per lavoro vale sui 10-15 Euro)<br />

124


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Costi di uso <strong>del</strong> servizio (4/4)<br />

Il costo generalizzato percepito C GP può essere calcolato come:<br />

CGP = CMP + βA/E TA/E + βA TA + βB TB + βSPEC dove:<br />

è il costo monetario percepito (Euro)<br />

è il tempo di accesso/egresso al sistema (h)<br />

è il valore unitario <strong>del</strong> tempo di accesso egresso (Euro/h)<br />

è il tempo di attesa (h)<br />

è il valore unitario <strong>del</strong> tempo di attesa (Euro/h)<br />

è il tempo a bordo <strong>del</strong> veicolo (h)<br />

è il valore unitario <strong>del</strong> tempo a bordo (Euro/h)<br />

βSPEC è una costante specifica che tiene conto dei fattori<br />

sicurezza, comfort, privacy, ecc. (Euro)<br />

CMP TA/E βA/E TA βA TB βB I β vanno calibrati opportunamente; ad esempio, detto 1 il valore<br />

percepito <strong>del</strong> tempo a bordo, il tempo di attesa vale da 2 a 3, cioè<br />

l’utente percepisce il tempo di 2 o 3 volte il tempo a bordo.<br />

Il tempo di accesso/egresso è il tempo che impiega l’utente a<br />

raggiungere la stazione o la fermata di partenza <strong>del</strong> proprio<br />

viaggio sul sistema di trasporto collettivo; il suo peso può variare<br />

a seconda <strong>del</strong> modo di trasporto utilizzato per raggiungere la<br />

stazione/fermata (piedi, auto, ecc.).<br />

125<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

La domanda di mobilità<br />

Definizioni<br />

La domanda di mobilità (o domanda di trasporto) può essere<br />

definita come il numero di utenti, con determinate<br />

caratteristiche, che utilizza un sistema di trasporto in un<br />

determinato periodo di tempo (ora, giorno, ecc.).<br />

L’unità di misura <strong>del</strong>la domanda di mobilità è utenti/tempo, ad<br />

esempio:<br />

– trasporto stradale individuale veic./h<br />

– trasporto ferroviario pass./h<br />

– trasporto stradale collettivo pass./h<br />

Per tutte le tre tipologie di trasporto si può anche parlare di<br />

spostamenti/h. La domanda di mobilità è, pertanto, un flusso di<br />

spostamenti.<br />

In ogni caso, il periodo temporale di riferimento può essere diverso<br />

dall’ora; ad esempio 15 minuti, una fascia oraria di 2 o 3 ore, un<br />

giorno o l’anno.<br />

La scelta <strong>del</strong> periodo di riferimento varia, in generale, secondo gli<br />

scopi <strong>del</strong>lo studio che si sta effettuando: ad esempio si sceglie<br />

l’anno per le valutazioni economiche degli interventi, mentre un<br />

periodo di 15 minuti può essere adoperato negli studi per la<br />

progettazione dei sistemi di regolazione semaforica.<br />

In ogni caso, la domanda di trasporto risulta dall’aggregazione dei<br />

singoli spostamenti che interessano il sistema di trasporto nel<br />

periodo di riferimento considerato.<br />

126


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Introduzione allo studio <strong>del</strong>la domanda di mobilità<br />

Lo studio <strong>del</strong>la domanda di mobilità serve a stimare “i carichi” sul<br />

sistema di trasporto, intesi, in questo caso, come il numero di<br />

utenti che si serve di un sistema di trasporto esistente o come il<br />

numero di utenti che si servirebbe di un sistema di trasporto da<br />

progettare.<br />

Stimata la domanda di trasporto è possibile, pertanto, verificare<br />

il funzionamento di un sistema già esistente o progettare un<br />

nuovo sistema di trasporto.<br />

Un qualsiasi studio sulla mobilità che interessa un sistema di<br />

trasporto (esistente o da progettare) avviene secondo le<br />

seguenti fasi:<br />

1. individuazione <strong>del</strong>l’area di studio<br />

2. suddivisione in zone <strong>del</strong>l’area di studio (zonizzazione)<br />

3. definizione <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo di offerta <strong>del</strong> sistema di trasporto<br />

4. stima (tramite indagini o mo<strong>del</strong>li) <strong>del</strong>la domanda di trasporto<br />

che interessa l’area di studio (matrici OD)<br />

5. simulazione <strong>del</strong>l’interazione domanda/offerta (calcolo dei<br />

flussi di traffico sulle diverse componenti <strong>del</strong> sistema)<br />

I risultati ottenuti dalla fase 5 (flussi sulle componenti <strong>del</strong><br />

sistema di trasporto) possono essere utilizzati per effettuare<br />

valutazioni sul funzionamento di un sistema esistente o per<br />

progettare un nuovo sistema di trasporto.<br />

Di seguito si descrivono sinteticamente le singole fasi <strong>del</strong><br />

processo di analisi <strong>del</strong>la domanda di mobilità, rinviando a lezioni<br />

successive l’approfondimento <strong>del</strong>le fasi 3, 4 e 5.<br />

127<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Individuazione <strong>del</strong>l’area di studio<br />

Si definisce area di studio l’area geografica all’interno <strong>del</strong>la quale<br />

si trova il sistema di trasporto (che si intende progettare o sul<br />

quale si intende intervenire) e nella quale si ritiene si esauriscano<br />

la maggior parte degli effetti degli interventi progettati.<br />

Il confine <strong>del</strong>l’area di studio è detto cordone; tutto ciò che si trova<br />

al di fuori <strong>del</strong> cordone è detto ambiente esterno, <strong>del</strong> quale<br />

interessano solo le interconnessioni con l’area di studio; tali<br />

interconnessioni sono rappresentate con dei nodi, detti centroidi<br />

esterni, posti in corrispondenza dei punti in cui il cordone “taglia”<br />

le infrastrutture di trasporto per l’ingresso e l’uscita dall’area di<br />

studio.<br />

Esempio:<br />

Si voglia progettare la rete di trasporto collettivo su gomma di<br />

una città di medie dimensioni; l’area di studio coincide con il<br />

territorio comunale.<br />

Ferrovia<br />

Centroide esterno<br />

Ambiente esterno<br />

128<br />

Fiume<br />

Area di studio<br />

Cordone


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Zonizzazione (1/3)<br />

Uno spostamento che interessa l’area di studio può avere, in<br />

generale, un qualunque punto di origine ed un qualunque punto di<br />

destinazione. I possibili punti di origine e destinazione sono,<br />

pertanto, teoricamente, infiniti.<br />

Per poter descrivere il fenomeno <strong>del</strong>la mobilità è necessario<br />

ricondurre ad un numero finito le origini e le destinazioni degli<br />

spostamenti. Ciò si può ottenere attraverso la zonizzazione.<br />

La zonizzazione consiste nel partizionare l’area di studio in zone di<br />

traffico (di numero finito); in questo modo è possibile stimare il<br />

numero di spostamenti che si hanno tra una zona di origine o ed<br />

una zona di destinazione d.<br />

Ad ogni zona si associa un punto (detto nodo centroide) in cui si<br />

ipotizza siano concentrati tutti i punti di origine degli<br />

spostamenti che hanno origine dalla zona e tutti i punti di<br />

destinazione di tutti gli spostamenti che hanno destinazione in<br />

quella zona. In questo modo si commette una approssimazione,<br />

che sarà tanto migliore quanto maggiore è il numero <strong>del</strong>le zone.<br />

Esempio:<br />

Origine<br />

Nodi centroidi<br />

Zone di traffico<br />

129<br />

Destinazione<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Zonizzazione (2/3)<br />

Il nodo centroide è disposto baricentricamente rispetto alla<br />

localizzazione <strong>del</strong>le residenze e <strong>del</strong>le attività <strong>del</strong>la zona.<br />

Criteri di zonizzazione<br />

La zonizzazione deve essere effettuata in modo da rendere<br />

accettabile l’approssimazione di sostituire alla molteplicità di<br />

punti di origine (destinazione) <strong>del</strong>la zona un unico punto.<br />

Dal punto di vista applicativo esistono diverse possibili<br />

zonizzazioni per lo stesso problema; alcuni criteri da seguire sono:<br />

– i separatori fisici <strong>del</strong> territorio (fiumi, ferrovie, ecc.) di solito<br />

vengono utilizzati come confini di zona, in quanto impediscono<br />

un collegamento “diffuso” tra zone adiacenti, ma solo in punti<br />

limitati (ponti, sottopassaggi, ecc.)<br />

– le zone di traffico si ottengono, in generale, aggregando le<br />

particelle censuarie <strong>del</strong>l’ISTAT, in modo da poter utilizzare i<br />

dati <strong>del</strong> censimento<br />

– si può adottare un diverso dettaglio di zonizzazione in funzione<br />

<strong>del</strong>la diversa precisione che si vuole ottenere; ad esempio zone<br />

più piccole nel centro storico e più grandi in periferia<br />

– in generale si tende ad aggregare zone omogenee dal punto di<br />

vista insediativo (residenziale, industriale, ecc.)<br />

Ad ogni zona di traffico individuata si attribuisce un numero<br />

progressivo ed un nodo centroide, che assume lo stesso numero<br />

<strong>del</strong>la zona. Anche i centroidi esterni sono numerati; ad essi si<br />

danno numeri progressivi a partire da quello successivo all’ultimo<br />

numero di zona.<br />

130


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Zonizzazione (3/3)<br />

Esempio di zonizzazione e di numerazione dei nodi centroidi<br />

18<br />

17<br />

1<br />

19<br />

1<br />

2<br />

2<br />

3<br />

3<br />

4<br />

4<br />

20<br />

6<br />

5<br />

10<br />

8<br />

7<br />

6 7<br />

28<br />

5<br />

10<br />

8<br />

9<br />

9<br />

12<br />

21<br />

13<br />

12<br />

13<br />

27<br />

131<br />

11<br />

11<br />

14<br />

14<br />

22<br />

16<br />

16<br />

26<br />

15<br />

15<br />

23<br />

25<br />

24<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Definizione <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo di offerta<br />

<strong>del</strong> sistema di trasporto (1/2)<br />

Il mo<strong>del</strong>lo di offerta di trasporto rappresenta una schematica e<br />

parziale rappresentazione <strong>del</strong>le infrastrutture e dei servizi di<br />

trasporto; le metodologie di costruzione ed implementazione dei<br />

mo<strong>del</strong>li di offerta saranno approfonditi successivamente.<br />

In questa fase preliminare ci si limita ad indicare dei criteri su<br />

come possono essere selezionate le infrastrutture ed i servizi<br />

rilevanti per lo studio <strong>del</strong>la mobilità, che saranno poi<br />

rappresentate con il mo<strong>del</strong>lo di offerta.<br />

Gli elementi (infrastrutture e servizi) da selezionare dipendono<br />

dagli scopi <strong>del</strong>lo studio.<br />

Ad esempio, se si vuole studiare un piano di circolazione per un<br />

centro abitato non è detto sia necessario considerare tutti i<br />

collegamenti viari come rilevanti per la mobilità, ma, ad esempio, si<br />

possono trascurare una serie di strade secondarie o locali, non<br />

interessate da forti flussi di traffico.<br />

Se si vuole studiare la domanda di trasporto su una<br />

metropolitana, per verificarne il livello di servizio, è necessario<br />

considerare sia l’infrastruttura ed i servizi (corse) <strong>del</strong>la<br />

metropolitana che le infrastrutture (strade) ed i servizi (linee di<br />

trasporto su gomma) che ricadono nell’area servita dalla<br />

metropolitana; questi, infatti, influenzano il funzionamento <strong>del</strong>la<br />

metropolitana, sia perché adducono utenza, sia perché possono<br />

essere sistemi di trasporto alternativi.<br />

132


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Definizione <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo di offerta<br />

<strong>del</strong> sistema di trasporto (2/2)<br />

L’insieme degli elementi considerati è anche detta “rete di base” o<br />

schema di base ed è, di solito, rappresentata graficamente<br />

evidenziando le infrastrutture sulle quali avvengono i servizi di<br />

trasporto (assi stradali, ferroviari, stazioni, ecc.).<br />

Successivamente, la rete di base sarà trasformata nel vero e<br />

proprio mo<strong>del</strong>lo di offerta di trasporto, nel quale ogni elemento<br />

possederà <strong>del</strong>le caratteristiche quantitative ben precise (es.<br />

tempi di percorrenza, tempi di attesa, costi, ecc.).<br />

Rete di Base<br />

133<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Le matrici OD (1/3)<br />

Nelle lezioni successive saranno approfondite le fasi di stima <strong>del</strong>la<br />

domanda di mobilità e di simulazione <strong>del</strong>l’interazione<br />

domanda/offerta (calcolo dei flussi di utenti sulle componenti <strong>del</strong><br />

sistema).<br />

Ora si forniscono <strong>del</strong>le definizioni fondamentali relative alle matrici<br />

origine/destinazione (matrici OD).<br />

Una matrice OD rappresenta gli spostamenti che interessano<br />

l’area di studio, in un determinato periodo di tempo, suddivisi per<br />

luoghi (zone) di origine e di destinazione.<br />

Pertanto, la matrice OD è una matrice quadrata, con un numero<br />

di righe e di colonne pari al numero di zone più il numero di<br />

centroidi esterni.<br />

Il generico elemento d od <strong>del</strong>la matrice rappresenta il numero di<br />

spostamenti che, nell’unità di tempo considerata, hanno origine<br />

nella zona o e destinazione nella zona d (rappresenta, pertanto,<br />

un flusso di spostamenti).<br />

La somma degli elementi <strong>del</strong>la i-esima riga rappresenta il totale<br />

dei flussi emessi dalla zona i-esima nell’unità di tempo, ed è detto<br />

flusso “emesso” o “generato” dalla zona:<br />

d o. = ∑ d d od<br />

134


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Le matrici OD (2/3)<br />

Analogamente si può definire un flusso “attratto” dalla zona d<br />

come:<br />

d .d = ∑ o d od<br />

Il numero totale di spostamenti che interessano l’area di studio<br />

nell’unità di tempo considerato è dato dalla somma di tutti gli<br />

elementi <strong>del</strong>la matrice OD:<br />

d .. = ∑ o ∑ d d od<br />

La matrice OD può essere partizionata in quattro settori, in<br />

relazione al tipo di zona di origine e di destinazione:<br />

– si parla di spostamenti interni all’area di studio se la zona di<br />

origine e di destinazione sono entrambe interne all’area di<br />

studio; in particolare, gli spostamenti che hanno origine e<br />

destinazione all’interno <strong>del</strong>la stessa zona sono detti intrazonali<br />

(essi non sono simulabili dal mo<strong>del</strong>lo), gli altri sono detti<br />

interzonali;<br />

– sono spostamenti di scambio quelli che hanno l’origine e la<br />

destinazione una all’interno e l’altra all’esterno <strong>del</strong>l’area di<br />

studio; si dividono in spostamenti di scambio I-E (interniesterni)<br />

ed E-I (esterni-interni);<br />

– sono spostamenti di attraversamento quelli che hanno sia<br />

l’origine che la destinazione esterne all’area di studio, ma<br />

attraversano l’area di studio, ovvero ne utilizzano il sistema di<br />

trasporto.<br />

135<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Le matrici OD (3/3)<br />

Tipologie di spostamento e loro individuazione nella matrice OD<br />

O\D 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28<br />

1<br />

2<br />

3<br />

4<br />

5<br />

6<br />

7<br />

8<br />

9<br />

10<br />

11<br />

12<br />

13<br />

14<br />

15<br />

16<br />

17<br />

18<br />

19<br />

20<br />

21<br />

22<br />

23<br />

24<br />

25<br />

26<br />

27<br />

28<br />

Spostamenti Interni-Interni<br />

(I-I)<br />

Spostamenti di scambio<br />

Esterni-Interni (I-E)<br />

136<br />

Spostamenti di scambio<br />

Interni-Esterni (I-E)<br />

Spostamenti di<br />

attraversamento<br />

Esterni-Esterni (E-E)<br />

Le matrici OD possono essere caratterizzate in funzione <strong>del</strong>le<br />

caratteristiche degli spostamenti rilevanti ai fini <strong>del</strong>l’analisi:<br />

– unità temporale di riferimento (ora, fascia oraria, giorno, anno)<br />

– periodo di tempo di riferimento (ora di punta, giorno <strong>del</strong>la sett.)<br />

– modo <strong>del</strong>lo spostamento (piedi, auto, autobus, ecc.)<br />

– motivo <strong>del</strong>lo spostamento (Casa-Lavoro, Casa-Acquisti, ecc.)<br />

Si possono avere tutte le possibili combinazioni, ad esempio:<br />

– matrice OD <strong>del</strong>l’ora di punta su auto per tutti i motivi<br />

– matrice OD giornaliera tutti i modi motivo Casa-Lavoro ...


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Variazioni temporali <strong>del</strong>la domanda di mobilità (1/3)<br />

La domanda di mobilità è variabile nel tempo; ad esempio, il<br />

numero di spostamenti che avvengono in un’area urbana sono<br />

diversi da un’ora all’altra <strong>del</strong>la giornata, ma sono diversi anche<br />

nella stessa ora di due giorni diversi.<br />

La dinamica temporale <strong>del</strong>la domanda di mobilità può essere<br />

studiata su tre orizzonti temporali:<br />

– variazioni di lungo periodo o trend<br />

– variazioni nel corso di un determinato periodo di riferimento<br />

– variazioni fra intervalli di tempo di identiche caratteristiche<br />

Variazioni di lungo periodo (trend)<br />

Sono variazioni di lungo periodo <strong>del</strong> livello o <strong>del</strong>la struttura <strong>del</strong>la<br />

domanda di mobilità; ad esempio la variazione <strong>del</strong>la domanda di<br />

trasporto nel corso degli anni, dovuta a variazioni dei parametri<br />

socioeconomici e territoriali. Di seguito si riporta un grafico<br />

indicizzato <strong>del</strong>la domanda di trasporto su mezzi privati e collettivi<br />

dal 1960 ad oggi, posto 100 il valore <strong>del</strong>la domanda al 1960.<br />

1200<br />

1100<br />

1000<br />

900<br />

800<br />

700<br />

600<br />

500<br />

400<br />

300<br />

200<br />

100<br />

0<br />

1960<br />

1965<br />

1970<br />

1975<br />

1980<br />

1985<br />

137<br />

1990<br />

1995<br />

Filovie e autobus<br />

Metrò, tranvie e<br />

funicolari<br />

Autovetture<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Variazioni temporali <strong>del</strong>la domanda di mobilità (2/3)<br />

Variazioni nel corso di un determinato periodo di riferimento<br />

Sono anche dette variazioni intraperiodali. Sono le variazioni <strong>del</strong>la<br />

domanda di mobilità che si verificano all’interno di un periodo di<br />

analisi che comprenda più periodi elementari di riferimento (ad<br />

esempio la variazione <strong>del</strong>la domanda oraria nel corso <strong>del</strong>la<br />

giornata o la variazione <strong>del</strong>la domanda giornaliera tra i diversi<br />

giorni <strong>del</strong>la settimana). Tali variazioni si ripetono ciclicamente<br />

come andamento, anche se i valori <strong>del</strong>la domanda nei singoli<br />

sottoperiodi possono assumere valori diversi.<br />

18%<br />

16%<br />

14%<br />

12%<br />

10%<br />

8%<br />

6%<br />

4%<br />

2%<br />

0%<br />

5.00<br />

% di spostamenti rispetto al totale <strong>del</strong> giorno<br />

600<br />

7.00<br />

8.00<br />

9.00<br />

10.00<br />

11.00<br />

138<br />

12.00<br />

Ore <strong>del</strong> giorno<br />

13.00<br />

14.00<br />

15.00<br />

16.00<br />

17.00<br />

18.00


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Variazioni temporali <strong>del</strong>la domanda di mobilità (3/3)<br />

Variazioni fra intervalli di tempo di identiche caratteristiche<br />

Sono anche dette variazioni interperiodali. Ad esempio sono le<br />

variazioni <strong>del</strong>la domanda nell’ora di punta antimeridiana di diversi<br />

giorni con caratteristiche simili (tra le 7:30 e le 8:30 di due<br />

mercoledì successivi).<br />

Queste variazioni non sono dovute ad eventi sistematici, ma dalla<br />

intrinseca aleatorietà <strong>del</strong> fenomeno <strong>del</strong>la mobilità.<br />

Nella realtà i tre tipi di dinamica si sovrappongono tra loro in<br />

modo spesso non distinguibile.<br />

139<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

La mo<strong>del</strong>lizzazione <strong>del</strong>l’offerta di trasporto (1/7)<br />

Definizioni<br />

Per mo<strong>del</strong>lo di offerta si intende un mo<strong>del</strong>lo matematico che<br />

simula gli aspetti rilevanti (topologici, funzionali e prestazionali)<br />

<strong>del</strong> funzionamento di un sistema di trasporto.<br />

La costruzione <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo di offerta avviene a valle <strong>del</strong>le fasi di<br />

individuazione <strong>del</strong>l’area di studio, zonizzazione ed estrazione <strong>del</strong>la<br />

rete di base.<br />

In generale, la maggior parte dei mo<strong>del</strong>li di offerta di trasporto<br />

sono dei grafi pesati (cioè dei grafi ai cui elementi è attribuita una<br />

caratteristica quantitativa, ad esempio tempi di percorrenza).<br />

Si definisce grafo G una coppia ordinata di insiemi: l’insieme dei<br />

nodi N e l’insieme degli archi o rami L.<br />

Ad ogni nodo è attribuito un numero: i, j, k, l, ecc.<br />

Un arco (o ramo) è definito dalla coppia di nodi che esso connette<br />

(i, j); in generale, per rappresentare le reti di trasporto si<br />

utilizzano grafi orientati, nei quali gli archi hanno un verso, per cui<br />

sono individuati da una coppia ordinata di nodi: (i, j) ≠ (j, i).<br />

Esempio di grafo orientato:<br />

1 2<br />

3 4<br />

Nodi: N = {1; 2; 3; 4}<br />

Archi: L = {(1, 2); (1, 3); (2, 3);<br />

(2, 4); (3, 1); (3, 4);<br />

(4, 2)}<br />

140


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

La mo<strong>del</strong>lizzazione <strong>del</strong>l’offerta di trasporto (2/7)<br />

In un grafo si definisce percorso una sequenza di archi nel quale il<br />

nodo finale di ciascun arco coincide con il nodo iniziale <strong>del</strong><br />

successivo.<br />

Per la simulazione <strong>del</strong>l’offerta di trasporto interessano solo i<br />

percorsi elementari, cioè quei percorsi che non passano mai due<br />

volte per lo stesso nodo.<br />

Tutti i possibili percorsi elementari che hanno il nodo 1 come nodo<br />

iniziale, per il grafo riportato nella figura precedente, sono:<br />

(1, 2)<br />

(1, 3)<br />

(1, 2) (2, 3)<br />

(1, 2) (2, 4)<br />

(1, 3) (3, 4)<br />

(1, 2) (2, 3) (3, 4)<br />

(1, 3) (3, 4) (4, 2)<br />

Un grafo si dice connesso se, per ogni coppia di nodi <strong>del</strong> grafo,<br />

esiste almeno un percorso che abbia come estremi i nodi in<br />

questione.<br />

Esempio:<br />

Grafo Connesso Grafo non connesso<br />

1 2<br />

3 4<br />

141<br />

1 2<br />

3 4<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

La mo<strong>del</strong>lizzazione <strong>del</strong>l’offerta di trasporto (3/7)<br />

I grafi sono utilizzati per la rappresentazione topologica e<br />

funzionale dei sistemi di trasporto; essi diventano reti di<br />

trasporto nel momento in cui ad ogni ramo è associata una<br />

caratteristica quantitativa, che può essere una costante (ad es.<br />

tempo di percorrenza su una tratta ferroviaria) o una funzione di<br />

una serie di parametri (ad es. tempo di percorrenza su una rete<br />

stradale, funzione dei flussi).<br />

Di seguito si forniscono degli esempi di mo<strong>del</strong>lizzazione <strong>del</strong>l’offerta<br />

di trasporto per un sistema di trasporto stradale individuale e<br />

per un sistema di trasporto stradale collettivo (estendibile ai<br />

sistemi di trasporto ferroviario).<br />

Sistema di trasporto stradale individuale<br />

Nel grafo rappresentativo di una rete di trasporto stradale i nodi<br />

rappresentano punti fisici <strong>del</strong> territorio e precisamente sono<br />

situati in corrispondenza di intersezioni tra diverse strade o in<br />

corrispondenza di strozzature su una stessa strada; gli archi<br />

orientati rappresentano i collegamenti tra questi diversi punti,<br />

cioè tratti di strada con caratteristiche geometriche, funzionali e<br />

prestazionali omogenee.<br />

Ad esempio, un tratto di strada tra due intersezioni a senso<br />

unico è rappresentata con un solo arco, secondo il verso di<br />

percorrenza; una strada a doppio senso di marcia è<br />

rappresentata con due archi, rappresentativi ciascuno <strong>del</strong> proprio<br />

senso di marcia.<br />

142


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

La mo<strong>del</strong>lizzazione <strong>del</strong>l’offerta di trasporto (4/7)<br />

Strada a doppio senso<br />

58 59<br />

Strada a senso unico<br />

58 59<br />

I nodi rappresentativi di intersezioni sono detti nodi reali, per<br />

distinguerli dai nodi centroidi; gli archi rappresentativi di tratti di<br />

strada sono detti archi reali. I nodi reali sono numerati<br />

progressivamente a partire da numeri successivi a quelli utilizzati<br />

per i centroidi.<br />

I nodi centroidi sono collegati alla rete di trasporto tramite archi<br />

fittizi detti archi connettori, rappresentativi degli spostamenti<br />

che avvengono per raggiungere la rete di base, a partire dal luogo<br />

reale di origine <strong>del</strong>lo spostamento.<br />

143<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

La mo<strong>del</strong>lizzazione <strong>del</strong>l’offerta di trasporto (5/7)<br />

Esempio di mo<strong>del</strong>lo di offerta per una rete di trasporto privato.<br />

21<br />

22<br />

20<br />

19<br />

Nodi reali<br />

23<br />

16<br />

11<br />

10<br />

Archi reali<br />

3<br />

8<br />

12<br />

18<br />

4<br />

24<br />

1<br />

6<br />

15<br />

9<br />

7<br />

Archi Connettori<br />

25<br />

14<br />

17<br />

13<br />

5<br />

2<br />

26<br />

Per semplicità i nodi reali non<br />

sono stati numerati<br />

27<br />

28<br />

144


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

La mo<strong>del</strong>lizzazione <strong>del</strong>l’offerta di trasporto (6/7)<br />

Sistema di trasporto stradale collettivo (o trasporto ferroviario)<br />

Un mo<strong>del</strong>lo di offerta di un sistema di trasporto collettivo (su<br />

ferro o su gomma) rappresenta le diverse fasi <strong>del</strong>lo spostamento:<br />

– accesso al sistema (pedonale o in altro modo)<br />

– attesa alla fermata/stazione<br />

– viaggio a bordo <strong>del</strong> veicolo<br />

– egresso dal sistema<br />

Il grafo relativo ad un sistema di trasporto collettivo, pertanto,<br />

presenta una varietà maggiore di tipologie di archi e nodi rispetto<br />

a quello relativo al sistema di trasporto privato.<br />

Tipologie di nodi:<br />

– nodi centroidi<br />

– nodi pedonali<br />

– nodi fermata<br />

– nodi di linea<br />

Tipologie di archi:<br />

– archi connettori<br />

– archi pedonali<br />

– archi di salita<br />

– archi di discesa<br />

– archi di linea<br />

145<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

La mo<strong>del</strong>lizzazione <strong>del</strong>l’offerta di trasporto (7/7)<br />

In generale, in uno spostamento su un sistema di trasporto<br />

collettivo il mo<strong>del</strong>lo prevede che l’utente percorra i seguenti archi:<br />

Arco connettore (dal centroide di origine ad un nodo pedonale)<br />

Archi pedonali (fino a giungere ad un nodo fermata)<br />

Arco di salita (congiunge il nodo fermata ad un nodo di linea)<br />

Archi di linea (rappresentano la parte <strong>del</strong>lo spostamento a bordo<br />

<strong>del</strong> veicolo)<br />

Arco di discesa (dal nodo di linea corrispondente alla fermata)<br />

Archi pedonali (fino a giungere al nodo pedonale collegato al<br />

centroide)<br />

Arco connettore (fino al nodo centroide di destinazione)<br />

Esempio:<br />

Nodi centroidi Archi connettori<br />

Nodi pedonali Archi pedonali<br />

Nodi fermata Archi pedonali<br />

Nodi di linea Archi di salita<br />

Archi di discesa<br />

Archi di linea<br />

146


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Le funzioni di costo per il trasporto stradale (1/7)<br />

Ad ogni arco di un grafo rappresentativo di un sistema di<br />

trasporto è attribuita una caratteristica quantitativa.<br />

Tale caratteristica può rappresentare il costo generalizzato<br />

sostenuto dall’utente per percorrere quell’arco, o una aliquota<br />

<strong>del</strong>lo stesso costo (ad esempio il solo tempo di percorrenza).<br />

Tale caratteristica può essere:<br />

– una costante; in questo caso si parla di costo <strong>del</strong>l’arco;<br />

– una funzione <strong>del</strong> numero di utenti sull’arco; in questo caso si<br />

parla di funzione di costo <strong>del</strong>l’arco.<br />

Gli archi cui è attribuito un costo indipendente dal flusso di utenti<br />

sono detti non congestionati; viceversa sono detti congestionati<br />

gli archi cui è attribuita una funzione di costo.<br />

Analogamente sono dette congestionate le reti che hanno alcuni o<br />

tutti gli archi congestionati.<br />

In generale:<br />

– le reti di trasporto stradale individuale sono rappresentate da<br />

mo<strong>del</strong>li di offerta con reti congestionate (il tempo di<br />

percorrenza su un arco stradale dipende dal flusso di veicoli che<br />

lo percorre)<br />

– le reti di trasporto ferroviario e stradale collettivo sono<br />

rappresentate da mo<strong>del</strong>li di offerta con reti non congestionate<br />

(si assume, nella maggior parte dei casi, che il tempo di<br />

percorrenza su un arco di un sistema di trasporto collettivo sia<br />

indipendente dal numero di utenti che lo percorre)<br />

147<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Le funzioni di costo per il trasporto stradale (2/7)<br />

Costi e Funzioni di costo per le reti di trasporto privato<br />

Per le reti di trasporto privato (stradale), in generale, si assume<br />

che il costo associato ad un arco sia pari solo al tempo impiegato<br />

per percorrerlo.<br />

Archi connettori<br />

Per gli archi connettori si assume che tale tempo (t a) sia<br />

indipendente dal flusso di autoveicoli (archi non congestionati) e<br />

pari al rapporto tra la lunghezza <strong>del</strong>l’arco L a ed una velocità media<br />

di percorrenza v a, funzione <strong>del</strong>le caratteristiche <strong>del</strong>la rete non<br />

rappresentata sul grafo:<br />

t a = L a/v a<br />

Si può assumere una velocità di:<br />

– 15-20 km/h in zone urbane centrali<br />

– 20-30 km/h in zone urbane periferiche<br />

– 30-40 km/h in ambito extraurbano<br />

148


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Le funzioni di costo per il trasporto stradale (3/7)<br />

Archi reali<br />

Gli archi reali, invece, si assumono congestionati, cioè il tempo di<br />

percorrenza sull’arco dipende dal flusso, f a, sull’arco stesso. Il<br />

tempo di percorrenza di un arco reale è dato dalla somma di due<br />

aliquote:<br />

– il tempo di running, tr a, impiegato per percorrere l’arco<br />

– il tempo di attesa, tw a, all’intersezione al termine <strong>del</strong>l’arco<br />

t a(f a) = tr a(f a) + tw a(f a)<br />

Reti stradali extraurbane<br />

Il tempo di running è preponderante rispetto al tempo di attesa<br />

alle intersezioni che viene, pertanto trascurato:<br />

t a(f a) = tr a(f a)<br />

La funzione di costo più utilizzata è la BPR, che assume la<br />

seguente forma:<br />

β<br />

L<br />

⎛ ⎞<br />

a ⎛ La<br />

La<br />

⎞ f<br />

= + α⎜<br />

− ⎟<br />

⎜ a<br />

t<br />

⎟<br />

a(<br />

fa)<br />

v0<br />

⎝ vc<br />

v0<br />

⎠⎝<br />

Cap a ⎠<br />

dove:<br />

v0 è la velocità a flusso nullo sull’arco (km/h)<br />

vc è la velocità critica sull’arco (km/h)<br />

fa è il flusso sull’arco (veic/h)<br />

Capa è la capacità <strong>del</strong>l’arco (veic/h)<br />

α e β sono coefficienti adimensionali da calibrare<br />

Possibili valori: α = 0,7-1,0 e β = 2-4<br />

149<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Le funzioni di costo per il trasporto stradale (4/7)<br />

Andamento <strong>del</strong>la funzione BPR<br />

ta (min)<br />

9<br />

8<br />

7<br />

6<br />

5<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

0<br />

0<br />

L = 2 km α = 1<br />

v0 = 110 km/h β =4<br />

vc = 40 km/h Cap =2000 veic/h<br />

100<br />

200<br />

300<br />

400<br />

500<br />

600<br />

700<br />

800<br />

900<br />

1000<br />

1100<br />

1200<br />

Reti stradali urbane<br />

Nelle reti stradali urbane il tempo di attesa alle intersezioni non è<br />

trascurabile, anzi è in molti casi preponderante rispetto al tempo<br />

di running; pertanto, devono essere considerati entrambi i termini.<br />

Il tempo di running è calcolato come rapporto tra la lunghezza<br />

<strong>del</strong>l’arco e la velocità media di percorrenza che può essere<br />

ipotizzata dipendente dal flusso:<br />

tr a = L a/v a(f a)<br />

150<br />

1300<br />

1400<br />

Flusso (veic/h)<br />

1500<br />

1600<br />

1700<br />

1800<br />

1900<br />

2000<br />

2100<br />

2200<br />

2300<br />

2400


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Le funzioni di costo per il trasporto stradale (5/7)<br />

La velocità in ambito urbano dipende da diversi fattori; una<br />

possibile formula empirica per il suo calcolo è data da:<br />

2 va(fa) = 31,1 + 2,8 Lua − 1,2 Pa − 12,8 Ta − 10,4 Da − 1,4 INT +<br />

− (0,000053 + 0,000123 X)(fa/Lua) 2<br />

dove:<br />

Lua è la larghezza utile <strong>del</strong>l’arco (larghezza geometrica meno<br />

spazio occupato dalla sosta) in metri<br />

Pa è la pendenza media in %<br />

è il grado di tortuosità <strong>del</strong>la strada in scala [0; 1]<br />

Ta Da è il grado di disturbo alla circolazione stradale in scala [0; 1]<br />

INT è il numero di intersezioni secondarie per km<br />

X vale 0 se è possibile il sorpasso, 1 altrimenti<br />

In alcuni casi il tempo di running è considerato indipendente dal<br />

flusso, per cui si trascura l’ultimo termine <strong>del</strong>la formula.<br />

Il tempo di attesa alle intersezioni si calcola in modo diverso se<br />

l’intersezione è semaforizzata o non semaforizzata.<br />

Le formule, di tipo semiempirico, sono diverse e di non facile<br />

memoria, per cui si rimanda a testi specifici.<br />

Per intersezioni semaforizzate le più utilizzate sono le formule di<br />

Webster, <strong>del</strong> Manuale <strong>del</strong>la Capacità, di Doherty e di Ackcelik; in<br />

tutte le formule compaiono come variabili: la durata <strong>del</strong> ciclo<br />

semaforico (verde+giallo+rosso), la durata <strong>del</strong> tempo di verde, la<br />

capacità <strong>del</strong>l’accesso all’intersezione ed il flusso di veicoli.<br />

151<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Le funzioni di costo per il trasporto stradale (6/7)<br />

Per le intersezioni non semaforizzate le formule utilizzate sono<br />

anche esse semiempiriche; dipendono dalla geometria<br />

<strong>del</strong>l’intersezione, dal tipo di manovra che deve essere effettuata,<br />

dal flusso che deve effettuare la suddetta manovra e dal flusso di<br />

veicoli <strong>del</strong>le manovre che entrano in conflitto con la manovra in<br />

questione.<br />

Le formule <strong>del</strong> ritardo alle intersezioni forniscono, al variare <strong>del</strong><br />

flusso di veicoli, il ritardo medio per veicolo (sec/veic). Una formula<br />

molto usata nelle pratiche applicazioni è la formula di Doherty,<br />

che deriva dalla formula di Webster semplificandola:<br />

1<br />

2 0,<br />

55 fa<br />

tw a = C ( 1 − V / C)<br />

+<br />

(sec/veic)<br />

2<br />

( V / C)<br />

Sa<br />

[( V / C)<br />

Sa<br />

− fa]<br />

dove:<br />

C è la durata <strong>del</strong> ciclo semaforico (sec)<br />

V è la durata <strong>del</strong> verde efficace (sec)<br />

Sa è il flusso di saturazione <strong>del</strong>l’accesso (veic/sec) pari alla<br />

capacità <strong>del</strong>l’accesso se il semaforo fosse sempre verde<br />

fa è il flusso di veicoli (veic/sec)<br />

Il flusso di saturazione si calcola con una procedura, detta<br />

metodo inglese, per cui:<br />

Sa = 0,15 Lua K1 K2 K3 ... (veic/sec)<br />

dove Lu a è la larghezza utile <strong>del</strong>l’accesso in metri ed i K i sono<br />

coefficienti correttivi che tengono conto di diversi fattori quali:<br />

pendenza <strong>del</strong>l’accesso, tipo di manovra, presenza di disturbo<br />

dovuta alla sosta, presenza di attraversamenti pedonali,<br />

composizione <strong>del</strong> flusso, ecc.<br />

152


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Le funzioni di costo per il trasporto stradale (7/7)<br />

La formula di Doherty, così come quella di Webster dalla quale<br />

deriva, fornisce un valore infinito <strong>del</strong> ritardo per f a ≥ (V/C) S a.<br />

Ciò sarebbe vero se le condizioni di sovrasaturazione <strong>del</strong> flusso<br />

perdurassero per un tempo infinito; ciò non è vero per un sistema<br />

di trasporto in cui la domanda è variabile nel tempo. Pertanto, si<br />

considera valida la formula in questione per f a ≤ 0,95 (V/C) S a e si<br />

utilizza il suo prolungamento lineare per f a > 0,95 (V/C) S a.<br />

Andamento grafico Formula di Doherty.<br />

tw (sec/veic)<br />

90<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

0<br />

C = 90 sec<br />

V = 45 sec<br />

S = 3600 veic/h<br />

75<br />

150<br />

225<br />

300<br />

375<br />

450<br />

525<br />

600<br />

675<br />

750<br />

825<br />

900<br />

153<br />

975<br />

f (veic/h)<br />

1050<br />

1125<br />

1200<br />

1275<br />

1350<br />

1425<br />

1500<br />

1575<br />

1650<br />

1725<br />

1800<br />

1875<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Le funzioni di costo per il trasporto collettivo (1/3)<br />

In generale, i sistemi di trasporto collettivo (su gomma o su ferro)<br />

sono rappresentati da mo<strong>del</strong>li di rete non congestionata; cioè si<br />

ipotizza che il tempo di percorrenza su un arco sia indipendente<br />

dal numero di passeggeri che percorrono l’arco stesso.<br />

Questa ipotesi è accettabile, nella maggior parte dei casi e a<br />

meno di trascurare un eventuale costo percepito connesso<br />

all’affollamento dei veicoli, visto che le velocità commerciali medie<br />

dei veicoli sono poco influenzate dal numero di passeggeri a bordo<br />

o che sale e scende dai veicoli.<br />

Di seguito si descrive, per ogni tipologia di arco di una rete di<br />

trasporto collettivo, la metodologia per il calcolo <strong>del</strong> tempo<br />

connesso all’attraversamento <strong>del</strong>l’arco.<br />

Archi connettori ed archi pedonali.<br />

Il tempo di percorrenza <strong>del</strong>l’arco tp a si calcola come rapporto tra<br />

la lunghezza <strong>del</strong>l’arco L a e la velocità media Vp a sull’arco stesso:<br />

tp a = L a/Vp a<br />

dove Vp a è assunta pari alla velocità media di un pedone (0,8-0,9<br />

m/s = 2,9-3,2 km/h) se si assume che il passeggero raggiunga a<br />

piedi la fermata/stazione <strong>del</strong> sistema (autobus. tram,<br />

metropolitana).<br />

Velocità diverse possono essere assunte se si prevede che<br />

l’utente raggiunga la fermata/stazione con altri mezzi, come nel<br />

caso di sistemi park-and-ride.<br />

154


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Le funzioni di costo per il trasporto collettivo (2/3)<br />

Archi di salita<br />

Agli archi di salita è attribuito un tempo pari al tempo medio di<br />

attesa tw a <strong>del</strong>l’utente alla fermata. Tale tempo medio di attesa è<br />

pari alla metà <strong>del</strong>l’intertempo <strong>del</strong>la linea I L, nel caso di sistemi ad<br />

elevata frequenza e bassa/media regolarità (autobus urbani,<br />

metropolitane, ecc.); se vi sono, invece, più linee che portano<br />

l’utente alla stessa destinazione, il tempo di attesa va calcolato<br />

cumulando le corse <strong>del</strong>le diverse linee (intertempo calcolato in<br />

funzione <strong>del</strong>la frequenza cumulata <strong>del</strong>le diverse linee).<br />

Se, invece, il sistema è a bassa frequenza ed elevata regolarità<br />

(autobus extraurbani, treni a media e lunga percorrenza, ecc.),<br />

l’utente non si reca in modo “casuale” alla fermata, per cui il<br />

tempo medio di attesa si fissa in modo diverso. Infatti, l’utente si<br />

recherà alla fermata un certo tempo prima <strong>del</strong>la partenza <strong>del</strong>la<br />

corsa che deve prendere (10-15 minuti), a prescindere dalla sua<br />

frequenza.<br />

Archi di discesa<br />

Il tempo di percorrenza <strong>del</strong>l’arco di discesa td a è fissato in<br />

funzione <strong>del</strong> tipo di veicolo <strong>del</strong> sistema di trasporto; ad esempio si<br />

può fissare un tempo di 2-5 sec per un autobus e di 10-30 sec per<br />

un treno (considerata la possibilità di coda in discesa).<br />

155<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Le funzioni di costo per il trasporto collettivo (3/3)<br />

Archi di linea<br />

Il tempo di percorrenza su un arco di linea tl a si calcola attraverso<br />

i diagrammi <strong>del</strong> moto o in funzione <strong>del</strong>la velocità commerciale<br />

media misurata sul sistema.<br />

Per un sistema su ferro (metropolitana, ferrovia, ecc.) in sede<br />

completamente riservata, il tempo di percorrenza su un arco di<br />

linea si può calcolare, in funzione <strong>del</strong>le caratteristiche di velocità<br />

massima, accelerazione, contraccolpo e tempo di sosta alla<br />

fermata/stazione come:<br />

tl a = L a/v MAX + v MAX/a M + a M/j M + ts a<br />

dove ts a è il tempo medio di sosta connesso all’arco a, assunto<br />

pari alla metà <strong>del</strong> tempo medio di sosta connesso al nodo origine<br />

di a più la metà <strong>del</strong> tempo medio di sosta connesso al nodo<br />

destinazione di a.<br />

Per i sistemi in sede totalmente o parzialmente promiscua (tram,<br />

autobus, ecc.) si preferisce misurare (o, in fase di progetto,<br />

fissare, in funzione di ciò che accade in realtà simili) la velocità<br />

commerciale media <strong>del</strong>la linea, che dipende non solo dalle<br />

caratteriche dei veicoli (velocità, accelerazione, ecc.), ma anche<br />

dal traffico stradale sulla sede promiscua. Detta v CM tale velocità<br />

media, il tempo medio di percorrenza è dato da:<br />

tl a = L a/v CM<br />

156


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

La stima <strong>del</strong>la domanda di mobilità<br />

La domanda di mobilità può essere stimata utilizzando:<br />

– indagini dirette<br />

– mo<strong>del</strong>li matematici<br />

Le indagini dirette consistono nel rilevare le caratteristiche<br />

attuali <strong>del</strong>la domanda di mobilità mediante conteggi di traffico<br />

e/o interviste agli utenti <strong>del</strong> sistema di trasporto.<br />

I mo<strong>del</strong>li matematici consentono di stimare la domanda di<br />

mobilità attuale e futura, in funzione di caratteristiche socioeconomiche<br />

e territoriali <strong>del</strong>l’area di studio e <strong>del</strong> sistema di<br />

trasporto in essa operante.<br />

La calibrazione dei mo<strong>del</strong>li matematici si basa, comunque, su<br />

risultati di apposite indagini sulla mobilità; i risultati di alcune<br />

tipologie di indagine (conteggi dei flussi di traffico) possono,<br />

inoltre, essere utilizzati per migliorare le stime di matrici OD<br />

ottenute tramite mo<strong>del</strong>li o tramite altre tipologie di indagine.<br />

Di seguito si tratteranno le principali tipologie di indagine per la<br />

stima <strong>del</strong>la domanda di mobilità; successivamente si forniranno<br />

dei cenni sui sistemi di mo<strong>del</strong>li matematici utilizzabili per la stima<br />

<strong>del</strong>la domanda di trasporto.<br />

157<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Le indagini per la stima <strong>del</strong>la domanda (1/12)<br />

Le principali metodologie di indagine sulla domanda di mobilità<br />

sono:<br />

– indagini sui flussi di traffico<br />

– indagini su aree ristrette<br />

– indagini al cordone<br />

– indagini su aree vaste<br />

– indagini sulla domanda di sosta<br />

Tranne le indagini sui flussi di traffico, tutte le indagini sono di<br />

tipo campionario, cioè sono rivolte solo ad un sottoinsieme<br />

(campione) <strong>del</strong> totale di persone interessate dallo studio<br />

(universo). Il campione deve sempre essere estratto a caso.<br />

Indagini sui flussi di traffico<br />

Sono indagini tese a rilevare l’entità e la composizione <strong>del</strong> flusso<br />

di traffico che, in un determinato periodo di tempo, attraversa<br />

una prefissata sezione <strong>del</strong> sistema di trasporto.<br />

Tali indagini possono essere effettuate sul:<br />

– sistema di trasporto privato; consiste nel rilevare composizione<br />

<strong>del</strong> flusso veicolare ed il numero totale di veicoli di ogni<br />

categoria che attraversa una sezione stradale nell’unità di<br />

tempo;<br />

– sistema di trasporto collettivo; consiste nel rilevare il numero<br />

di passeggeri a bordo dei veicoli <strong>del</strong> sistema di trasporto<br />

collettivo che attraversano una data sezione stradale,<br />

solitamente suddivisi per linea e/o per corsa.<br />

158


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Le indagini per la stima <strong>del</strong>la domanda (2/12)<br />

I risultati <strong>del</strong>l’indagine forniscono informazioni utili per:<br />

– verificare il funzionamento <strong>del</strong> sistema di trasporto corrente<br />

– verificare la capacità dei mo<strong>del</strong>li (domanda, offerta ed<br />

interazione domanda/offerta) di riprodurre la realtà<br />

– tarare i mo<strong>del</strong>li matematici per la stima <strong>del</strong>la domanda<br />

– migliorare le matrici OD ottenute con mo<strong>del</strong>li o indagini su aree<br />

vaste<br />

– individuare la variazione temporale <strong>del</strong>la domanda di trasporto<br />

nel corso <strong>del</strong>la giornata (individuazione <strong>del</strong>l’ora di punta)<br />

Tali indagini sono anche note con il nome di conteggi di traffico.<br />

Sistema di trasporto privato<br />

I conteggi di traffico sui sistemi di trasporto privato tendono a<br />

rilevare:<br />

– la composizione <strong>del</strong> flusso (motoveicoli, autoveicoli, mezzi<br />

pesanti, autobus, ecc.)<br />

– l’entità <strong>del</strong> flusso (in generale il conteggio avviene contando i<br />

flussi di traffico su intervalli di 15 minuti)<br />

I metodi di conteggio possono essere classificati in due tipologie:<br />

– conteggi manuali<br />

– conteggi automatici<br />

159<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Le indagini per la stima <strong>del</strong>la domanda (3/12)<br />

I conteggi manuali consistono nel far rilevare ad un operatore i<br />

passaggi dei veicoli attraverso la sezione stradale; essi possono<br />

essere eseguiti usando una semplice scheda cartacea sulla quale<br />

barrare una casella per ogni veicolo che attraversa la sezione<br />

stradale (la scheda è suddivisa in più quadranti ognuno relativo<br />

ad una categoria di veicoli), oppure usando dei “contacolpi”<br />

manuali, in numero pari alle categorie dei veicoli, montati su un<br />

unico supporto: ogni contacolpi è azionato dall’operatore al<br />

passaggio di un veicolo <strong>del</strong>la corrispondente categoria per la<br />

sezione strdale. Il contatore è poi periodicamente letto ed il<br />

numero progressivo riportato su di una apposita scheda.<br />

I conteggi automatici consistono nel disporre sulla pavimentazione<br />

stradale (o all’interno di essa) un detector che rileva il<br />

passaggio degli assi o dei veicoli. Diverse sono le tipologie di<br />

detector utilizzabili i più comuni sono:<br />

− tubi di gomma chiusi ad una estremità e collegati ad una<br />

membrana all’altra; il passaggio di un asse <strong>del</strong> veicolo crea una<br />

pressione all’interno <strong>del</strong> tubo che fa scattare la membrana che<br />

provoca l’avanzamento <strong>del</strong> conteggio. Questi contatori contano<br />

il numero di assi e non sono in grado di fornire alcuna<br />

classificazione dei veicoli;<br />

− spire metalliche (fisse inserite nella pavimentazione o removibili)<br />

attraversate da corrente elettrica che produce un campo<br />

elettromagnetico; il passaggio di un veicolo provoca una<br />

alterazione <strong>del</strong> campo elettromagnetico e l’avanzamento <strong>del</strong><br />

contatore. I mo<strong>del</strong>li più sofisticati, in funzione <strong>del</strong>l’entità<br />

<strong>del</strong>l’alterazione, riescono a distinguere i mezzi pesanti dai mezzi<br />

leggeri.<br />

160


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Le indagini per la stima <strong>del</strong>la domanda (4/12)<br />

Altre metodologie di conteggio automatico si basano sull’utilizzo<br />

di telecamere.<br />

I conteggi manuali hanno il vantaggio di una maggiore precisione<br />

nella classificazione dei flussi di traffico e la possibilità di poter<br />

essere organizzati senza acquisire attrezzature di costo elevato;<br />

viceversa, hanno un costo per ora di rilievo abbastanza elevato<br />

(costo <strong>del</strong> personale).<br />

Viceversa, i conteggi automatici non forniscono una buona<br />

precisione per quanto riguarda la classificazione dei flussi di<br />

traffico, ma possono costare molto meno se effettuati su lunghi<br />

periodi di tempo. Per ottenere una classificazione <strong>del</strong> flusso si<br />

effettuano, per brevi periodi di tempo rispetto alla durata totale<br />

<strong>del</strong>l’indagine, anche dei conteggi manuali, ipotizzando costanti le %<br />

<strong>del</strong>le diverse categorie di veicoli.<br />

In generale, i conteggi manuali si utilizzano se l’indagine viene<br />

effettuata su diversi archi per un limitato intervallo di tempo (ad<br />

esempio solo nell’ora di punta <strong>del</strong>la giornata); viceversa, i conteggi<br />

automatici si usano se si vuole monitorare l’andamento <strong>del</strong><br />

traffico per un lungo periodo di tempo.<br />

Sistema di trasporto collettivo<br />

I conteggi dei passeggeri sono effettuati a bordo dei veicoli o alle<br />

fermate (conteggi di passeggeri saliti e discesi) necessariamente<br />

in modo manuale (scheda cartacea); in alcuni casi si effettuano<br />

anche <strong>del</strong>le interviste ad un campione di passeggeri.<br />

161<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Le indagini per la stima <strong>del</strong>la domanda (5/12)<br />

Indagini su aree ristrette<br />

Consistono nello studio <strong>del</strong>la domanda di mobilità che interessa<br />

un singolo nodo <strong>del</strong>la rete stradale (intersezione) o un particolare<br />

insediamento (università, centro commerciale, aeroporto, ecc.).<br />

La prima tipologia di indagine è necessaria quando si vuole<br />

progettare o verificare il funzionamento di una intersezione<br />

stradale; anche in questo caso si effettuano dei conteggi di<br />

flusso, solo che essi devono essere distinti per manovra (svolta a<br />

dx, svolta a sx ed attraversamento) e per accesso<br />

all’intersezione. La metodologia di conteggio deve essere<br />

necessariamente manuale; in generale ad ogni operatore si affida<br />

il conteggio di non più di 3 manovre (6 se l’intersezione è<br />

semaforizzata). Gli operatori devono porsi in una posizione da cui<br />

possono osservare il traffico <strong>del</strong>le diverse manovre (tipicamente in<br />

cima ad un palazzo). Ovviamente, le schede sono progettate in<br />

modo da tale da facilitare il riconoscimento <strong>del</strong>le manovre da<br />

parte degli operatori (disegno <strong>del</strong>l’intersezione) e l’inserimento dei<br />

dati (riquadri diversi per ogni manovra).<br />

La seconda tipologia si usa quando si vuole conoscere la mobilità<br />

attratta o generata da un insediamento (ad es. università); in<br />

questo caso si intervistano gli utenti (ad es. studenti)<br />

<strong>del</strong>l’insediamento stesso. Le schede che si utilizzano sono simili a<br />

quelle utilizzate per le indagini su aree vaste, ma più semplificate e<br />

con domande mirate alla tipologia di attività che si svolge<br />

all’interno <strong>del</strong>l’insediamento. Per la strutturazione <strong>del</strong>la scheda di<br />

indagine e relative “domande” si rimanda a quanto si dirà per le<br />

indagini su aree vaste.<br />

162


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Le indagini per la stima <strong>del</strong>la domanda (6/12)<br />

Indagini al cordone<br />

Le indagini al cordone servono a rilevare i flussi di scambio (I-E ed<br />

E-I) e di attraversamento (E-E) che interessano l’area di studio.<br />

Per ridurre i costi <strong>del</strong>l’indagine, il cordone deve essere scelto in<br />

modo da minimizzare il numero di intersezioni con le infrastrutture<br />

e, cioè, in modo da limitare il numero di centroidi esterni (detti<br />

anche centroidi al cordone).<br />

L’indagine è effettuata sia “contando” i veicoli che attraversano la<br />

sezione al cordone (in ingresso ed in uscita) che “intervistando”<br />

un campione casuale di utenti <strong>del</strong> sistema di trasporto. Per<br />

quanto riguarda i conteggi, essi possono essere effettuati con le<br />

metodologie esaminate per le indagini sui flussi di traffico.<br />

L’estrazione <strong>del</strong> campione avviene, in generale, “fermando”<br />

l’autoveicolo che sopraggiunge dopo la fine <strong>del</strong>l’intervista<br />

precedente; ovviamente, tali indagini richiedono l’assistenza <strong>del</strong>le<br />

forze <strong>del</strong>l’ordine e deve essere scelta con cura la posizione in cui<br />

far fermare i veicoli (dove c’è una buona visibilità).<br />

L’intervistatore, potrà fare solo un numero limitato di domande,<br />

per motivi di tempo; le domande indispensabili sono: origine e<br />

destinazione <strong>del</strong>lo spostamento, ora di partenza ed ora prevista<br />

di arrivo, motivo <strong>del</strong>lo spostamento, occupazione <strong>del</strong> conducente,<br />

zona di residenza, frequenza <strong>del</strong>lo spostamento. Altre<br />

informazioni possono essere richieste in funzione degli scopi<br />

<strong>del</strong>l’indagine.<br />

163<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Le indagini per la stima <strong>del</strong>la domanda (7/12)<br />

Indagini su aree vaste<br />

Sono le indagini che occorre fare quando è necessario conoscere<br />

la mobilità che interessa un territorio esteso, come può essere un<br />

comune o un insieme di comuni. In generale, tale indagine, in grado<br />

di fornire la matrice OD degli spostamenti interni (e talvolta di<br />

quelli di scambio dall’interno verso l’esterno), è accoppiata ad una<br />

indagine al cordone.<br />

L’indagine su aree vaste, detta anche indagine OD a domicilio,<br />

consiste nel rilevare, mediante interviste dirette, le<br />

caratteristiche <strong>del</strong>la mobilità dei componenti di un campione di<br />

famiglie di residenti, e nel dedurne le caratteristiche per l’intera<br />

popolazione.<br />

L’universo è costituito da tutte le famiglie residenti nell’area di<br />

studio; si intervistano tutti i componenti di una famiglia perché<br />

all’interno di essa sono presenti diverse categorie di persone<br />

(lavoratori, studenti, casalinghe etc.), cui corrispondono diverse<br />

esigenze di mobilità.<br />

Il campione di famiglie può essere estratto dall’elenco dei<br />

capifamiglia disponibile presso l’anagrafe <strong>del</strong> comune.<br />

E’ indispensabile intervistare, tornando ripetutamente a domicilio,<br />

tutti gli elementi <strong>del</strong> campione, anche quelli più difficili da<br />

contattare perché spesso assenti da casa; in caso contrario si<br />

possono commettere <strong>del</strong>le gravi imprecisioni, dato che il motivo<br />

<strong>del</strong>la non reperibilità può essere dovuto proprio ad una particolare<br />

tendenza a spostarsi.<br />

164


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Le indagini per la stima <strong>del</strong>la domanda (8/12)<br />

La dimensione <strong>del</strong> campione va definita in modo da avere una<br />

buona precisione sulle stime <strong>del</strong>la domanda di mobilità; da<br />

esperienze fatte si può ritenere valido un campione pari al 2-4%<br />

<strong>del</strong>l’universo <strong>del</strong>le famiglie.<br />

Le informazioni base da raccogliere in una indagine O/D a domicilio<br />

sono le seguenti:<br />

– luoghi di origine e di destinazione degli spostamenti compiuti nel<br />

giorno (per tutti gli spostamenti);<br />

– ora di inizio e di fine <strong>del</strong>lo spostamento;<br />

– modo <strong>del</strong>lo spostamento;<br />

– motivo <strong>del</strong>lo spostamento.<br />

Ulteriori informazioni utili per l’analisi qualitativa e quantitativa<br />

<strong>del</strong>la mobilità, finalizzate prevalentemente alla stima <strong>del</strong>la sua<br />

evoluzione futura, sono: costo <strong>del</strong>lo spostamento, attività<br />

lavorativa degli intervistati, reddito o parametri ad esso collegati,<br />

autovetture eventualmente possedute, etc.<br />

Le domande devono riferirsi agli spostamenti realmente effettuati<br />

nel giorno precedente a quello <strong>del</strong>l’intervista. E’ errato raccogliere<br />

informazioni sugli spostamenti che normalmente vengono fatti;<br />

così facendo sarebbero esclusi gli spostamenti occasionali e non<br />

si terrebbe conto di spostamenti consuetudinari che, per motivi<br />

accidentali, talvolta non sono fatti.<br />

E’ impossibile intervistare l’intero campione in un solo giorno: le<br />

informazioni raccolte si riferiscono a più giorni (considerati<br />

equivalenti tra di loro).<br />

165<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Le indagini per la stima <strong>del</strong>la domanda (9/12)<br />

Le schede per le interviste dirette devono essere predisposte<br />

molto accuratamente, in quanto possono portare a degli errori<br />

gravi nella valutazione <strong>del</strong>la domanda, o a carenze di informazioni.<br />

E’ possibile elencare alcuni criteri da tener presente nella<br />

progettazione <strong>del</strong>la scheda di indagine:<br />

– bisogna evitare <strong>del</strong>le domande troppo personali o riguardanti il<br />

reddito; se occorre quest’ultima informazione si possono usare<br />

<strong>del</strong>le “domande ombra” (ad es. numero di auto possedute etc.);<br />

– le domande devono essere chiare e le risposte facilmente<br />

codificabili;<br />

– per le domande per le quali è prevista una serie di risposte tra<br />

le quali scegliere è opportuno prevedere la voce “altro...”; in sede<br />

di codifica si può verificare se tra queste ve ne è una più<br />

frequente e inserirla nella serie <strong>del</strong>le possibili risposte;<br />

– ogni scheda va numerata in modo da facilitare la localizzazione<br />

<strong>del</strong>l’intervistato (prime cifre coincidenti con la zona di<br />

residenza);<br />

– ogni scheda va firmata dall’intervistatore sia per<br />

responsabilizzarlo, sia per sapere a chi rivolgersi per indicazioni<br />

poco chiare.<br />

166


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Le indagini per la stima <strong>del</strong>la domanda (10/12)<br />

Programmi di caricamento, verifica, ed elaborazione dati.<br />

I dati raccolti con le schede sono caricati su elaboratori<br />

elettronici, riportando i dati codificati <strong>del</strong>l’intervista.<br />

La codifica è affidata ai codificatori, cioè a persone distinte dagli<br />

intervistatori, che, nei giorni immediatamente successivi alle<br />

singole interviste, traducono le risposte in codice. Il loro lavoro<br />

rappresenta una verifica puntuale <strong>del</strong>le schede di intervista e può<br />

consentire correzioni di eventuali errori commessi dagli<br />

intervistatori.<br />

I risultati codificati <strong>del</strong>le interviste vanno sottoposti ad una serie<br />

di test finalizzati alla correzione degli errori o ad individuare<br />

interviste fittizie.<br />

Gli errori più comuni da scovare in fase di codifica e/o di<br />

elaborazione sono i seguenti:<br />

– Interviste fittizie.<br />

– Informazioni errate. In taluni rapporti di interviste autentiche si<br />

trovano dati evidentemente scorretti.<br />

– Contraddizioni. Due risposte antitetiche non possono essere<br />

entrambe esatte. Ad es. assenza di studenti in famiglia e<br />

spostamenti casa-studio non nulli.<br />

– Risposte incomplete. L’intervistato a volte può trascurare di<br />

rispondere a qualche domanda, o può capitare che la risposta<br />

non venga annotata.<br />

In alcuni casi si può far fronte ad alcuni errori e recuperare<br />

l’intervista, in altri casi essa deve essere scartata.<br />

167<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Le indagini per la stima <strong>del</strong>la domanda (11/12)<br />

Le indagini sulla domanda di sosta<br />

Consistono nel rilevare la domanda di sosta che si ha in una certa<br />

zona, al fine di poter dimensionare nuovi impianti di parcheggio o di<br />

istituire dei piani di tariffazione e gestione <strong>del</strong>la sosta.<br />

I parametri che caratterizzano la domanda di sosta sono<br />

classificabili in due gruppi:<br />

– parametri che possono essere rilevati da una indagine sulla<br />

sosta (numero di veicoli che chiede di sostare e durata media<br />

<strong>del</strong>la sosta), senza la necessità di intervistare gli occupanti<br />

degli autoveicoli: la conoscenza di questi parametri è<br />

necessaria e sufficiente per dimensionare un sistema di<br />

parcheggi in grado di soddisfare la domanda attuale e<br />

manifesta;<br />

– parametri relativi agli utenti <strong>del</strong>l’auto che chiede di sostare:<br />

(luoghi di origine e destinazione, motivo <strong>del</strong>la sosta, costo <strong>del</strong>lo<br />

spostamento, ecc.) essi possono essere misurati solo<br />

intervistando gli utenti stessi e servono per fissare una politica<br />

di sosta di medio e lungo periodo, che non soddisfi solo le<br />

esigenze attuali, ma anche quelle future.<br />

168


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Le indagini per la stima <strong>del</strong>la domanda (12/12)<br />

Per rilevare i parametri <strong>del</strong> primo gruppo si può utilizzare il metodo<br />

<strong>del</strong>la targa; esso consiste nel porre sotto osservazione per<br />

un’intera giornata un campione di stalli presenti nell’area di studio<br />

e nel registrare su appositi moduli ad intervalli di tempo fissi (in<br />

genere 30 minuti) le targhe <strong>del</strong>le auto in sosta negli stalli<br />

prescelti. La successiva elaborazione dei dati fornisce le<br />

informazioni richieste. L’espansione all’universo dei risultati<br />

<strong>del</strong>l’elaborazione avviene moltiplicandoli per il rapporto tra il<br />

numero di stalli presenti nell’area ed il numero di stalli sottoposti<br />

ad osservazione.<br />

E’ opportuno considerare come stallo non solo uno spazio legale<br />

per la sosta, ma uno spazio normalmente utilizzato per la sosta,<br />

sia essa legale o meno, custodita e non.<br />

I parametri <strong>del</strong> secondo gruppo richiedono l’intervista degli<br />

occupanti <strong>del</strong>le auto. Il metodo è sempre di tipo campionario e<br />

consiste nell’intervistare gli utenti di un parcheggio<br />

rappresentativo <strong>del</strong>l’area di studio o di più parcheggi ciascuno<br />

rappresentativo di una zona omogenea.<br />

L’intervista essendo condotta sul luogo non può durare più di 1 o 2<br />

minuti e conviene che essa sia eseguita quando il conducente<br />

torna al veicolo per lasciare il parcheggio.<br />

169<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Mo<strong>del</strong>li matematici per la stima <strong>del</strong>la domanda (1/11)<br />

Un mo<strong>del</strong>lo matematico per la stima <strong>del</strong>la domanda di mobilità,<br />

detto anche concisamente mo<strong>del</strong>lo di domanda, è una funzione<br />

matematica che pone in relazione la distribuzione e la tipologia di<br />

attività sul territorio (residenze, luoghi di lavoro, ecc.), le<br />

caratteristiche socio-economiche dei residenti (reddito, numero di<br />

auto possedute, età, percentuale di occupazione, ecc.) e le<br />

caratteristiche <strong>del</strong> sistema di offerta di trasporto (livelli di<br />

servizio) con la domanda di trasporto, riferita ad un determinato<br />

periodo di tempo.<br />

Se si indica, formalmente, con ATT la distribuzione <strong>del</strong>le attività<br />

sul territorio, con SE le caratteristiche socio-economiche dei<br />

residenti e con T le caratteristiche <strong>del</strong>l’offerta di trasporto, il<br />

mo<strong>del</strong>lo di domanda si può esprimere come:<br />

d = f(ATT, SE, T)<br />

dove d rappresenta la domanda di trasporto sul territorio.<br />

In generale, per mo<strong>del</strong>lizzare la domanda di trasporto si ipotizza<br />

che ogni spostamento sia il risultato di una serie di scelte<br />

effettuate dall’utente <strong>del</strong> sistema di trasporto.<br />

Si considerano in genere 4 “dimensioni” di scelta:<br />

1) scelta di effettuare o meno lo spostamento<br />

2) scelta <strong>del</strong>la destinazione <strong>del</strong>lo spostamento<br />

3) scelta <strong>del</strong> modo di trasporto<br />

4) scelta <strong>del</strong> percorso<br />

170


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Mo<strong>del</strong>li matematici per la stima <strong>del</strong>la domanda (2/11)<br />

Per motivi di trattabilità analitica, in modo da poter considerare<br />

un numero ridotto di alternative di scelta, si preferisce<br />

fattorializzare il mo<strong>del</strong>lo di stima <strong>del</strong>la domanda nel prodotto di 4<br />

sottomo<strong>del</strong>li, ciascuno relativo ad una sola dimensione di scelta; il<br />

mo<strong>del</strong>lo così ottenuto è detto mo<strong>del</strong>lo a 4 stadi o mo<strong>del</strong>lo ad<br />

aliquote parziali:<br />

d od(s,m,k) = d o.(s) ⋅ p(d/os) ⋅ p(m/ods) ⋅ p(k/mods)<br />

In questo mo<strong>del</strong>lo il numero di spostamenti dall’origine “o” alla<br />

destinazione “d” per il motivo “s”, con il modo “m” e sul percorso<br />

“k”, è espresso come prodotto <strong>del</strong> numero di spostamenti emessi<br />

dall’origine “o” per lo scopo “s” [d o.(s)], per la frazione di tali<br />

spostamenti che si reca alla destinazione “d” per il motivo “s”<br />

[p(d/os)], per la frazione di spostamenti che usa il modo “m” per<br />

recarsi in “d” per il motivo “s” [p(m/ods)], per la frazione che<br />

utilizza il percorso “k” relativo al modo “m” per recarsi in “d” per il<br />

motivo “s” [p(k/mods)]. Le suddette frazioni possono essere viste<br />

come percentuali o come probabilità di scelta.<br />

I quattro sottomo<strong>del</strong>li così ottenuti sono noti come:<br />

d o.(s) mo<strong>del</strong>lo di emissione o generazione<br />

p(d/os) mo<strong>del</strong>lo di distribuzione<br />

p(m/ods) mo<strong>del</strong>lo di scelta modale<br />

p(k/mods) mo<strong>del</strong>lo di scelta <strong>del</strong> percorso (o di assegnazione)<br />

171<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Mo<strong>del</strong>li matematici per la stima <strong>del</strong>la domanda (3/11)<br />

I mo<strong>del</strong>li di domanda possono, a loro volta, essere classificati in:<br />

– comportamentali, se derivano da esplicite ipotesi sul<br />

comportamento degli utenti;<br />

– descrittivi, se descrivono le relazioni tra la domanda di<br />

trasporto e le variabili socioeconomiche, territoriali e di livello di<br />

servizio, senza formulare ipotesi specifiche sul comportamento<br />

dei decisori (utenti <strong>del</strong> sistema).<br />

In generale, nel mo<strong>del</strong>lo a quattro stadi i sottomo<strong>del</strong>li di emissione<br />

e distribuzione sono di tipo descrittivo, mentre i sottomo<strong>del</strong>li di<br />

scelta modale e scelta <strong>del</strong> percorso sono comportamentali.<br />

Cenni sui mo<strong>del</strong>li di utilità casuale<br />

I mo<strong>del</strong>li comportamentali più utilizzati per mo<strong>del</strong>lizzare la<br />

domanda di trasporto sono <strong>del</strong> tipo di utilità casuale.<br />

I mo<strong>del</strong>li di utilità casuale si basano sulla ipotesi che ogni utente<br />

sia un decisore razionale ovvero un massimizzatore <strong>del</strong>la propria<br />

utilità percepita e che, per una serie di motivi, non sia possibile<br />

prevedere con certezza la scelta che egli effettuerà, ma soltanto<br />

calcolare la probabilità che egli faccia una determinata scelta.<br />

Le ipotesi alla base dei mo<strong>del</strong>li di utilità casuale sono:<br />

a) il generico utente considera nell’effettuare la scelta tutte le<br />

alternative disponibili appartenenti al suo insieme di scelta<br />

b) ogni utente associa a ciascuna alternativa <strong>del</strong> suo insieme di<br />

scelta una utilità percepita e sceglie l’alternativa che<br />

massimizza tale utilità<br />

c) l’utilità associata dal generico utente all’alternativa è una<br />

variabile aleatoria<br />

172


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Mo<strong>del</strong>li matematici per la stima <strong>del</strong>la domanda (4/11)<br />

Di seguito si indica con:<br />

Ui j l’utilità percepita che l’utente “i” associa all’alternativa j<br />

Vj la media (o il valore atteso) <strong>del</strong>le utilità che gli utenti<br />

associano all’alternativa j, detta utilità sistematica<br />

εi j il residuo aleatorio, che rappresenta lo scostamento<br />

<strong>del</strong>l’utilità percepita rispetto al valore medio<br />

U i j = V j + ε i j<br />

L’utilità connessa ad ogni alternativa dipende dagli “attributi”<br />

<strong>del</strong>l’alternativa stessa; di solito si assume che la utilità<br />

sistematica V j sia una funzione lineare degli attributi X k j:<br />

V j = ∑ k β k X k j<br />

In base alle ipotesi fatte, la probabilità che l’utente i scelga<br />

l’alternativa j, tra tutte quelle appartenenti al suo insieme di<br />

scelta I i, è pari alla probabilità che l’utilità percepita<br />

<strong>del</strong>l’alternativa j sia la maggiore tra le utilità percepite associate<br />

alle altre alternative diverse da j, cioè:<br />

ovvero:<br />

i i [ Uj<br />

> Uk<br />

] ∀k<br />

≠ j j,<br />

k Ii<br />

i<br />

p ( j)<br />

= Pr ob<br />

∈<br />

i i<br />

[ Vj<br />

− Vk<br />

> εk<br />

− ε j]<br />

∀k<br />

≠ j j,<br />

k Ii<br />

i<br />

p ( j)<br />

= Pr ob<br />

∈<br />

173<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Mo<strong>del</strong>li matematici per la stima <strong>del</strong>la domanda (5/11)<br />

Dalle relazioni precedenti, si evince che la probabilità di scelta di<br />

una alternativa è una funzione dei valori <strong>del</strong>le utilità sistematiche<br />

di tutte le alternative concorrenti.<br />

L’espressione di tale probabilità dipende dalla legge di<br />

distribuzione dei residui aleatori: al variare <strong>del</strong>le ipotesi che si<br />

fanno sulla distribuzione congiunta dei residui aleatori si possono<br />

ottenere diversi mo<strong>del</strong>li di utilità casuale.<br />

Uno dei mo<strong>del</strong>li più diffusi è il mo<strong>del</strong>lo Logit multinomiale, che si<br />

basa sull’ipotesi che i residui aleatori siano distribuiti secondo<br />

una variabile aleatoria di Gumbel di parametro θ (da calibrare).<br />

Tale mo<strong>del</strong>lo consente di calcolare in forma chiusa le probabilità di<br />

scelta di un’alternativa come:<br />

i<br />

p ( j)<br />

=<br />

exp( V / θ)<br />

/ θ)<br />

j<br />

∑ k= 1...<br />

N exp( Vk<br />

Il mo<strong>del</strong>lo Logit risulta essere particolarmente conveniente per la<br />

semplicità <strong>del</strong>la sua trattazione analitica; esso è il più semplice di<br />

un’ampia classe di mo<strong>del</strong>li di utilità casuale, cui si rimanda a testi<br />

specifici.<br />

La forma funzionale <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo Logit è molto adoperata per<br />

definire i mo<strong>del</strong>li di distribuzione e di scelta modale.<br />

174


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Mo<strong>del</strong>li matematici per la stima <strong>del</strong>la domanda (6/11)<br />

Mo<strong>del</strong>lo di generazione<br />

I mo<strong>del</strong>li di generazione (o emissione) più adoperati nella pratica<br />

professionale sono “descrittivi”, sia perché l’utente non compie<br />

una scelta ad ogni viaggio per gli spostamenti sistematici (casalavoro,<br />

casa-scuola ed i loro inversi), sia perché le variabili che<br />

influenzano la scelta non sono facilmente quantizzabili.<br />

I più utilizzati sono i mo<strong>del</strong>li “indice per categoria”; in essi gli<br />

utenti <strong>del</strong> sistema di trasporto sono suddivisi per categorie<br />

omogenee (rispetto al motivo in esame).<br />

Viene stimato il numero medio di spostamenti effettuati<br />

dall’utente medio di ogni categoria per il motivo in esame; il<br />

numero totale di spostamenti emessi da ogni zona per il motivo<br />

“s” [d o.(s)] si ottiene come sommatoria estesa a tutte le<br />

categorie dei prodotti <strong>del</strong> numero di utenti di ogni categoria che si<br />

trovano nella zona “o” [n o(c)] per il numero medio di spostamenti<br />

effettuati dall’utente medio <strong>del</strong>la categoria per il motivo “s”<br />

[m c(s)]:<br />

d o.(s) = ∑ c n o(c) ⋅ m c(s)<br />

Esempio: indici spostamenti giornalieri casa-lavoro, casa-scuola.<br />

Utente tipo <strong>del</strong>la categoria Casa-Lavoro m c(C-L)<br />

Attivo settore Industrie 1,024<br />

Attivo settore Servizi 1,084<br />

Attivo settore Servizi Privati 0,931<br />

Attivo settore Servizi Pubblici 1,245<br />

Utente tipo <strong>del</strong>la categoria Casa-Scuola m c(C-Sc)<br />

Alunni scuole Elementari 0.84<br />

Studenti scuole Medie Inferiori 0.87<br />

Studenti scuole Superiori 0.86<br />

175<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Mo<strong>del</strong>li matematici per la stima <strong>del</strong>la domanda (7/11)<br />

Mo<strong>del</strong>lo di distribuzione<br />

Il mo<strong>del</strong>lo di distribuzione fornisce la percentuale, o aliquota,<br />

p(d/os) di spostamenti che, partendo dalla zona “o” per il motivo<br />

“s”, si reca alla destinazione “d”.<br />

I mo<strong>del</strong>li di distribuzione maggiormente usati nella pratica sono i<br />

mo<strong>del</strong>li di “utilità casuale”, pur avendo una interpretazione<br />

descrittiva e non comportamentale. Il mo<strong>del</strong>lo più usato è il Logit:<br />

p ( d / os)<br />

exp( Vd<br />

/ θ)<br />

=<br />

∑ exp( V / θ)<br />

d'<br />

dove V d è l’utilità sistematica connessa alla destinazione “d” e la<br />

sommatoria è estesa a tutte le possibili destinazioni d’.<br />

L’utilità sistematica, Vd, viene espressa come combinazione<br />

lineare, medianti opportuni coefficienti βk, di “attributi di<br />

attrattività” <strong>del</strong>la zona (ad es. numero di addetti <strong>del</strong>la zona per<br />

gli spostamenti Casa-Lavoro e numero di posti-scuola per il<br />

motivo Casa-Scuola) e degli “attributi di costo” (ad es. la<br />

distanza in linea d’aria tra le zone) riferiti alla zona di<br />

destinazione “d”:<br />

V ∑ β ⋅ X<br />

d<br />

= k<br />

La scelta degli attributi X kd deve essere effettuata caso per caso;<br />

i coefficienti β k possono essere tarati con l’ausilio dei risultati di<br />

indagini sulla mobilità.<br />

176<br />

k<br />

kd<br />

d'


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Mo<strong>del</strong>li matematici per la stima <strong>del</strong>la domanda (8/11)<br />

Gli attributi utilizzati per la definizione <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo possono<br />

essere distinti in due gruppi:<br />

1) Attributi di attrattività: sono variabili, o loro funzioni, in grado<br />

di misurare la “capacità attrattiva” di una zona di<br />

destinazione (addetti, posti scuola, negozi, ecc.).<br />

2) Attributi di costo: sono variabili che misurano il costo<br />

generalizzato (i coefficienti β k sono negativi) connesso allo<br />

spostamento da o a d (distanza, costo generalizzato, ecc.)<br />

Se si indica con A d e C od le variabili di attrazione e di costo, il<br />

mo<strong>del</strong>lo di distribuzione più elementare assume la forma:<br />

p ( d/<br />

os)<br />

[ β1A<br />

d − β2C<br />

o d ]<br />

[ β A − C ]<br />

exp<br />

=<br />

∑ exp β<br />

d' 1 d'<br />

2 o d'<br />

Se si considerando come variabile di attrazione il logaritmo<br />

naturale di Ad, e come variabile di costo il logaritmo naturale di<br />

Cod, si ottiene il seguente mo<strong>del</strong>lo, detto anche mo<strong>del</strong>lo<br />

gravitazionale:<br />

p ( d/<br />

osh)<br />

β1<br />

Ad<br />

=<br />

∑ A<br />

d' β1<br />

d'<br />

−β2<br />

od<br />

−β2<br />

C od'<br />

Per il motivo Casa-Lavoro, un possibile valore per i coefficienti β 1 e<br />

β 2 , calibrati su città di medie dimensioni, considerando come<br />

variabile di attrattività il numero di addetti al settore servizi e<br />

come variabile di costo la distanza in linea d’aria, sono:<br />

β 1 = 0,93 β 2 = 0,70<br />

177<br />

C<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Mo<strong>del</strong>li matematici per la stima <strong>del</strong>la domanda (9/11)<br />

Mo<strong>del</strong>lo di scelta modale<br />

Il mo<strong>del</strong>lo di scelta modale fornisce la percentuale, o aliquota,<br />

p(m/ods) di spostamenti che, recandosi dalla zona o alla zona d<br />

per il motivo s, usa il modo m.<br />

I mo<strong>del</strong>li di scelta modale utilizzati nella pratica hanno quasi<br />

sempre una interpretazione comportamentale.<br />

Gli attributi che compaiono nella funzione di utilità sono:<br />

A) attributi di livello di servizio: sono relativi alle caratteristiche<br />

<strong>del</strong> servizio offerto dal singolo modo, ad esempio il tempo di<br />

viaggio, il costo monetario, la regolarità <strong>del</strong> servizio, ecc. Questi<br />

attributi hanno di solito coefficienti negativi in quanto<br />

rappresentano per l’utente <strong>del</strong>le disutilità. Fra gli attributi di<br />

livello di servizio vi sono di solito degli attributi specifici<br />

<strong>del</strong>l’alternativa o di preferenza modale i quali valgono uno per<br />

un modo e zero per gli altri e tengono conto di quelle<br />

caratteristiche proprie di ciascun modo non valutabili<br />

quantitativamente.<br />

B) attributi socio-economici: sono relativi a caratteristiche <strong>del</strong><br />

decisore o <strong>del</strong> nucleo familiare di appartenenza che influenzano<br />

la scelta <strong>del</strong> modo; ad esempio variabili di reddito, di dotazione<br />

automobilistica (n. di auto in famiglia, ecc.), il sesso, l’età ecc.<br />

La forma funzionale più utilizzata è il mo<strong>del</strong>lo Logit:<br />

p ( m/<br />

ods)<br />

178<br />

[ Vm<br />

/ θ]<br />

[ V / ]<br />

exp<br />

=<br />

∑ exp θ<br />

m' m'<br />

dove V m è l’utilità sistematica associata al modo m.


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Mo<strong>del</strong>li matematici per la stima <strong>del</strong>la domanda (10/11)<br />

Una possibile specificazione <strong>del</strong>le utilità sistematiche per la scelta<br />

modale tra l’automobile (a), l’autobus (b) e la metropolitana (m) è<br />

la seguente:<br />

Va = β 1 AUTO + β 3 C a + β 4 T a + β 5 NA<br />

Vb = β 2 BUS + β 3 C b + β 4 T b<br />

Vm = β 3 C m + β 4 T m<br />

dove AUTO e BUS sono variabili di preferenza modale, C e T sono i<br />

costi ed i tempi relativi a ciascun modo per recarsi dall’origine alla<br />

destinazione e NA è il numero di auto possedute in famiglia; AUTO,<br />

BUS ed NA sono variabili specifiche <strong>del</strong>la alternativa.<br />

Il mo<strong>del</strong>lo di scelta <strong>del</strong> percorso<br />

Il mo<strong>del</strong>lo di scelta <strong>del</strong> percorso fornisce la percentuale, o<br />

aliquota, p(k/mods) di spostamenti che utilizzano il percorso k,<br />

relativo al modo m, per andare da o a d per lo scopo s. I mo<strong>del</strong>li di<br />

scelta <strong>del</strong> percorso sono tutti comportamentali.<br />

In generale si assume che le variabili influenzanti la scelta <strong>del</strong><br />

percorso siano sostanzialmente degli attributi di livello di servizio<br />

di segno negativo, ovvero dei costi (tempo di percorrenza, costo<br />

monetario). Per tale motivo nel seguito si farà riferimento non più<br />

ad una utilità percepita U k ma ad un costo percepito C^ k relativo<br />

al percorso k. Tale costo percepito può essere espresso come:<br />

C^ k = C k + ε k<br />

dove C k è il costo percepito medio.<br />

179<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Mo<strong>del</strong>li matematici per la stima <strong>del</strong>la domanda (11/11)<br />

Diversi mo<strong>del</strong>li comportamentali possono essere usati per<br />

calcolare le probabilità di scelta <strong>del</strong> percorso. Il più elementare è il<br />

mo<strong>del</strong>lo di utilità deterministica; esso può essere visto come un<br />

caso particolare di un mo<strong>del</strong>lo di utilità casuale nel quale la<br />

varianza dei residui ε k è assunta pari a 0:<br />

C^ k = C k<br />

In questo caso tutti gli utenti scelgono il percorso di costo<br />

minimo e tutti gli altri percorsi hanno probabilità nulla di essere<br />

utilizzati. Questo mo<strong>del</strong>lo è anche noto come mo<strong>del</strong>lo di scelta<br />

tutto o niente; i risultati ottenuti con questo mo<strong>del</strong>lo si<br />

discostano, in molti casi, notevolmente da quelli reali.<br />

Per calcolare la probabilità di scelta <strong>del</strong> percorso si può usare<br />

anche un mo<strong>del</strong>lo Logit:<br />

exp[<br />

− Ck<br />

/ θ]<br />

p ( k / mod s)<br />

=<br />

exp − C / θ<br />

180<br />

[ ]<br />

∑h∈Iodm h<br />

dove I odm è l’insieme di tutti i percorsi che collegano la coppia od<br />

con il modo m. La applicazione <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo Logit richiederebbe la<br />

enumerazione esplicita di tutti i percorsi esistenti fra ogni coppia<br />

O-D. Questa operazione è proibitiva per reti <strong>del</strong>le dimensioni reali.<br />

Per questo motivo si utilizzano degli algoritmi che consentono di<br />

calcolare implicitamente, durante la fase di assegnazione, le<br />

probabilità di scelta associate ai diversi percorsi.<br />

Nella prossima lezione si vedrà come è possibile calcolare i flussi<br />

sugli archi <strong>del</strong>la rete (mo<strong>del</strong>lo di assegnazione) nel caso di reti non<br />

congestionate e congestionate.


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Mo<strong>del</strong>li di assegnazione (1/9)<br />

I mo<strong>del</strong>li di assegnazione consentono di calcolare i flussi sulla rete<br />

di trasporto note le caratteristiche <strong>del</strong>la domanda di trasporto<br />

(matrici OD) e le caratteristiche <strong>del</strong>l’offerta di trasporto (grafo<br />

<strong>del</strong>la rete). Tali mo<strong>del</strong>li sono anche detti mo<strong>del</strong>li di interazione<br />

domanda/offerta.<br />

Si indichi con:<br />

dod il flusso di domanda (veic/h) tra l’origine o e la destinazione d<br />

k un generico percorso che connette la coppia od<br />

F k<br />

il flusso di veicoli sul percorso k (veic/h)<br />

p k,od la probabilità che gli utenti che devono muoversi da o a d<br />

scelgano il percorso k (tale probabilità vale 0 se il percorso k<br />

non connette la coppia od)<br />

Si ha la seguente relazione:<br />

Esempio:<br />

o<br />

d od = 420 veic/h<br />

p 1,od = 0,68<br />

p 2,od = 0,32<br />

F k = p k,od d od<br />

F 1 = p 1,od d od = 0,68 x 420 = 286 veic/h<br />

F 2 = p 2,od d od = 0,32 x 420 = 134 veic/h<br />

181<br />

Percorso 1<br />

Percorso 2<br />

d<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Mo<strong>del</strong>li di assegnazione (2/9)<br />

Un percorso è costituito da una successione di archi<br />

o<br />

1<br />

2<br />

6<br />

Il percorso 1 è composto dagli archi 1, 2, 3, 4 e 5 ed il percorso 2<br />

dagli archi 1, 6, 7 e 8. In generale, un arco può appartenere a più di<br />

un percorso.<br />

Si indichi con:<br />

fi il flusso flusso di veicoli sull’arco i (veic/h)<br />

Il flusso sull’arco i, f i, è pari alla somma dei flussi di percorso, F k,<br />

cui l’arco appartiene; nel caso <strong>del</strong>l’esempio si ha:<br />

f 1 = F 1 + F 2 = 286 + 134 = 420 veic/h<br />

f 2 = f 3 = f 4 = f 5 = F 1 = 286 veic/h<br />

f 6 = f 7 = f 8 = F 2 = 134 veic/h<br />

3<br />

Percorso 1<br />

7<br />

Percorso 2<br />

La relazione tra flussi di arco e flussi di percorso può essere<br />

scritta come:<br />

f i = ∑ k a i,k F k<br />

dove:<br />

a i,k = 1 se l’arco i appartiene al percorso k<br />

a i,k = 0 se l’arco i non appartiene al percorso k<br />

182<br />

4<br />

8<br />

5<br />

d


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Mo<strong>del</strong>li di assegnazione (3/9)<br />

Pertanto il flusso su un arco può essere calcolato come:<br />

f i = ∑ od ∑ k a i,k p k,od d od<br />

La sommatoria estesa a tutte le coppie od è necessaria in<br />

quanto un arco può appartenere anche a percorsi che connettono<br />

coppie od differenti.<br />

Ad esempio, il flusso sull’arco 3 si ottiene come:<br />

f 3 = a 3,1 p 1,od d od + a 3,2 p 2,od d od =<br />

= (1 x 0,68 x 420) + (0 x 0,32 x 420) = 286 + 0 = 286 veic/h<br />

Il mo<strong>del</strong>lo di assegnazione può essere rappresentato in maniera<br />

sintetica con una rappresentazione matriciale/vettoriale,<br />

introducendo le seguenti notazioni.<br />

Si indichi con:<br />

na il numero degli archi<br />

np il numero di percorsi<br />

nod il numero di coppie od<br />

vettore dei flussi di percorso: F (np x 1)<br />

vettori dei flussi di arco: f (na x 1)<br />

F 1 f 1<br />

F 2 f 2<br />

F = ... f = ...<br />

... ...<br />

F np f na<br />

183<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Mo<strong>del</strong>li di assegnazione (4/9)<br />

vettore di domanda di trasporto: d (n od x 1)<br />

d 1<br />

d 2<br />

d = ...<br />

...<br />

d nod<br />

matrice di incidenza archi/percorsi: A (n a x n p)<br />

Percorsi<br />

1 2 ... ... np a1,1 a1,2 ... ... a1,np 1<br />

a2,1 a2,2 ... ... a2,np 2<br />

A = ... ... ... ... ... ...<br />

... ... ... ... ... ...<br />

ana,1 ana,2 ... ... ana,np na matrice <strong>del</strong>le probabilità di scelta <strong>del</strong> percorso: P (n p x n od)<br />

Coppie od<br />

1 2 ... ... n od<br />

p 1,1 p 1,2 ... ... p 1,nod 1<br />

p 2,1 p 2,2 ... ... p 2,nod 2<br />

P = ... ... ... ... ... ...<br />

... ... ... ... ... ...<br />

p np,1 p np,2 ... ... p np,nod n p<br />

Per i mo<strong>del</strong>li di scelta <strong>del</strong> percorso di tipo deterministico il<br />

generico p k,od può assumere solo il valore 0 o il valore 1.<br />

184<br />

Archi<br />

Percorsi


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Mo<strong>del</strong>li di assegnazione (5/9)<br />

Con queste notazioni, utilizzando il prodotto rigaxcolonna tra<br />

matrici, si può scrivere:<br />

Esempio:<br />

F k = p k,od d od ⇒ F = P d<br />

f i = ∑ k a i,k F k ⇒ f = A F<br />

f i = ∑ od ∑ k a i,k p k,od d od ⇒ f = A P d<br />

F P d<br />

1 286 0,68<br />

2 134 = 0,32 420<br />

f A F<br />

1 420 1 1<br />

2 286 1 0<br />

3 286 1 0<br />

4 286 1 0<br />

=<br />

5 286 1 0<br />

286<br />

134<br />

6 134 0 1<br />

7 134 0 1<br />

8 134 0 1<br />

185<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Mo<strong>del</strong>li di assegnazione (6/9)<br />

Ad ogni arco e ad ogni percorso di una rete di trasporto è<br />

associato un costo; in generale, si indica con C k il costo <strong>del</strong><br />

generico percorso k e con c i il costo <strong>del</strong> generico arco i.<br />

I costi di percorso e di arco possono anche essi essere ordinati in<br />

vettori:<br />

vettore dei costi di percorso: C (n p x 1)<br />

vettori dei costi di arco: c (n a x 1)<br />

C 1 c 1<br />

C 2 c 2<br />

C = ... c = ...<br />

... ...<br />

C np c na<br />

Il costo <strong>del</strong> generico percorso k è dato dalla somma dei costi degli<br />

archi che lo compongono; ad esempio:<br />

c2 =4<br />

c1 =2<br />

o<br />

Percorso 1<br />

c3 =5 c4 =4<br />

c 6 =8 c 7 =6<br />

Percorso 2<br />

C 1 = c 1 + c 2 + c 3 + c 4 + c 5 = 2 + 4 + 5 + 4 +3 = 18<br />

C 2 = c 1 + c 6 + c 7 + c 8 = 2 + 8 + 6 + 9 = 25<br />

186<br />

c 8 =9<br />

c 5 =3<br />

d


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Mo<strong>del</strong>li di assegnazione (7/9)<br />

Questa relazione può essere scritta come:<br />

Ck = ∑i ai,k ci dove:<br />

ai,k = 1 se l’arco i appartiene al percorso k<br />

ai,k = 0 se l’arco i non appartiene al percorso k<br />

Ricordando la definizione data precedentemente <strong>del</strong>la matrice di<br />

incidenza archi/percorsi, si può scrivere:<br />

C = A T c<br />

dove A T è la trasposta <strong>del</strong>la matrice di incidenza:<br />

C A T<br />

18 1 1 1 1 1 0 0 0 2<br />

25 = 1 0 0 0 0 1 1 1 4<br />

5<br />

4<br />

3<br />

8<br />

6<br />

9<br />

187<br />

c<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Mo<strong>del</strong>li di assegnazione (8/9)<br />

La probabilità di scelta <strong>del</strong> percorso p k,od è funzione dei costi di<br />

percorso, C k, di tutti i percorsi che connettono la coppia od, e,<br />

pertanto, di tutti i percorsi sulla rete (p k,od = o per tutti i percorsi<br />

che non connettono la coppia od):<br />

p k,od = p k,od(C)<br />

Riferendosi all’intera matrice <strong>del</strong>le probabilità di scelta <strong>del</strong><br />

percorso, si ha:<br />

P = P(C)<br />

e pertanto:<br />

F = P(C) d<br />

f = A P(C) d ovvero f = A P(A T c) d<br />

Queste due relazioni legano tra loro i flussi di percorso, F, ai costi<br />

di percorso, C, ed i flussi di arco, f, ai costi di arco. Esse<br />

rappresentano i mo<strong>del</strong>li di assegnazione nel caso di reti non<br />

congestionate (costi sugli archi indipendenti dai flussi e,<br />

pertanto, costanti); essi sono anche detti mo<strong>del</strong>li di carico <strong>del</strong>la<br />

rete.<br />

Per le reti congestionate (ad esempio reti stradali), invece, il<br />

costo su un arco dipende dal flusso sull’arco stesso; formalmente<br />

si può scrivere:<br />

c = c(f)<br />

188


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

Mo<strong>del</strong>li di assegnazione (9/9)<br />

Si viene, pertanto, a creare una dipendenza circolare tra costi e<br />

flussi: i flussi sulla rete dipendono dai costi ed i costi, a loro volta,<br />

dipendono dai flussi.<br />

Costi di arco<br />

c<br />

Funzioni di costo<br />

c = c(f)<br />

Scelta <strong>del</strong> percorso<br />

f = A P(A T c) d<br />

Il problema che si pone, pertanto, è quello di ritrovare un vettore<br />

dei flussi, detto vettore dei flussi di equilibrio, f* o F*, che sia<br />

consistente con i corrispondenti costi, c o C:<br />

F* = P(C(F*)) d (1)<br />

f* = A P(A T c(f*)) d (2)<br />

Ciò può essere configurato come un problema di punto fisso,<br />

consistente nel trovare il vettore F* o f* che, posto nella relazione<br />

(1) o (2) riproduca se stesso.<br />

Le metodologie di risoluzione, algoritmi risolutivi, sono numerose e<br />

sono differenti a seconda <strong>del</strong>le ipotesi alla base <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo di<br />

scelta <strong>del</strong> percorso.<br />

189<br />

Flussi di arco<br />

f<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

I metodi di valutazione degli investimenti (1/2)<br />

I metodi di valutazione degli investimenti nel settore dei trasporti<br />

consentono di valutare la convenienza economica o finanziaria di<br />

un investimento (ad esempio la costruzione di una ferrovia o di<br />

una strada, o ancora il loro ammodernamento).<br />

Una valutazione di investimenti è detta:<br />

– analisi finanziaria se è effettuata nell’interesse di un<br />

imprenditore privato<br />

– analisi economica se è effettuata nell’interesse <strong>del</strong>la<br />

collettività<br />

Nel primo caso si valuta la convenienza <strong>del</strong>l’investimento<br />

considerando solo i costi ed i ricavi <strong>del</strong>l’imprenditore nella<br />

realizzazione <strong>del</strong> progetto.<br />

Nel secondo caso, invece, devono essere valutati i benefici ed i<br />

costi che la collettività riceve dalla realizzazione <strong>del</strong> progetto.<br />

Sia per l’analisi finanziaria che per quella economica, si può<br />

utilizzare come tecnica di valutazione l’Analisi Benefici-Costi<br />

(ABC); essa è anche detta Analisi Ricavi-Costi nel caso di analisi<br />

finanziaria.<br />

L’ABC può essere utilizzata solo se tutti i benefici e tutti i costi<br />

da valutare sono monetari o monetizzabili.<br />

Se si vogliono considerare anche benefici e costi non monetizzabili<br />

(impatti sull’ambiente) si deve ricorrere ad un’altra tecnica di<br />

valutazione: l’Analisi MultiCritera (AMC).<br />

190


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

I metodi di valutazione degli investimenti (2/2)<br />

Analisi finanziaria<br />

Nell’analisi finanziaria si valutano i costi che l’imprenditore deve<br />

sostenere per realizzare l’opera e/o per gestire il servizio (costi di<br />

costruzione, manutenzione, gestione, ecc.) ed i ritorni finanziari<br />

(entrate monetarie) che l’esercizio <strong>del</strong>l’opera o <strong>del</strong> servizio<br />

presumibilmente produrrà nella sua vita utile. Tale valutazione è<br />

effettuata per diverse alternative di investimento (ivi compresa<br />

l’alternativa <strong>del</strong> non investimento).<br />

Ciascuna alternativa giustifica l’investimento se i ricavi superano i<br />

costi; tra più alternative è da preferire quella con un differenziale<br />

positivo maggiore.<br />

Analisi economica<br />

La valutazione consiste nel confrontare i costi di investimento a<br />

carico <strong>del</strong>la collettività nel suo insieme (utenti e non utenti) con i<br />

benefici di cui potrà godere la collettività (utenti e non utenti) a<br />

seguito <strong>del</strong>la realizzazione <strong>del</strong> progetto.<br />

I benefici possono essere monetari (risparmio di carburante, di<br />

pedaggi di tariffe, ecc.) o monetizzabili (risparmio di tempo) o non<br />

monetizzabili (salvaguardia di valori storico-ambientali, riduzione<br />

di inquinamento, ecc.). I costi sono simili a quelli di un operatore<br />

privato, con la differenza che non vanno considerati quei costi che<br />

“rientrano” alla collettività (tasse, imposte, oneri finanziari, parte<br />

dei costi <strong>del</strong>la manodopera — riduzione disoccupazione, ecc.).<br />

Nel seguito ci si riferirà alla sola analisi economica che ha un<br />

carattere di maggiore generalità.<br />

191<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

L’Analisi Benefici-Costi (1/13)<br />

L’ABC consiste nel confrontare per ogni alternativa, compresa<br />

l’alternativa di Non-Progetto (NP), i benefici di cui goderà la<br />

collettività a progetto ultimato con i costi che la stessa<br />

collettività deve sostenere per la sua realizzazione e gestione.<br />

Tra più alternative è preferibile quella cui corrisponde un<br />

differenziale positivo più elevato tra benefici e costi.<br />

Le fasi <strong>del</strong>l’ABC sono le seguenti:<br />

– identificazione <strong>del</strong>le alternative di progetto<br />

– stima dei costi<br />

– stima dei benefici<br />

– individuazione e stima degli indicatori per la valutazione<br />

Identificazione <strong>del</strong>le alternative di progetto<br />

Tali alternative, individuate dal decisore politico, possono essere:<br />

– una unica alternativa di progetto; in questo caso deve essere<br />

valutato se il progetto è economicamente conveniente per la<br />

collettività rispetto alla alternativa NP. Esempio: l’ammodernamento<br />

di una strada esistente.<br />

– più alternative di progetto tra loro incompatibili; in questo caso<br />

può esserne realizzata solo una e si deve valutare quale<br />

progetto risulta essere economicamente più conveniente per la<br />

collettività. Esempio: costruire una strada o, in alternativa, una<br />

ferrovia per collegare due centri abitati.<br />

– più alternative di progetto tra loro compatibili; in questo caso è<br />

possibile realizzare più di un progetto contemporaneamente e la<br />

valutazione è effettuata su gruppi di progetti tra loro<br />

incompatibili (anche se solo per problemi di budget).<br />

192


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

L’Analisi Benefici-Costi (2/13)<br />

La stima dei Costi<br />

I costi vanno stimati, anno per anno, dall’inizio <strong>del</strong>la costruzione<br />

<strong>del</strong>l’opera fino al termine <strong>del</strong>la vita utile <strong>del</strong> progetto. La vita utile<br />

è pari al numero di anni durante i quali si ritiene che il progetto<br />

possa essere considerato efficiente e non obsoleto.<br />

I costi che devono essere valutati sono:<br />

– costi di costruzione; vanno valutati dall’anno di inizio <strong>del</strong>la<br />

costruzione <strong>del</strong>l’opera fino al termine previsto dei lavori.<br />

Possono risultare diversi anno per anno in funzione <strong>del</strong> piano dei<br />

lavori previsto.<br />

– costi di manutenzione e costi di gestione; vanno valutati<br />

dall’anno di inizio <strong>del</strong>l’esercizio <strong>del</strong>l’opera fino al termine <strong>del</strong>la<br />

vita utile. Anche essi possono essere diversi anno per anno (in<br />

generale, i costi di manutenzione aumentano con l’aumentare<br />

degli anni).<br />

Dei costi per gli utenti, come sarà precisato successivamente, se<br />

ne terrà conto nella valutazione dei benefici diretti, considerato<br />

che le opere nel settore trasporti sono realizzate proprio per<br />

produrre una riduzione dei costi degli utenti.<br />

Tutti i costi vanno valutati utilizzando i prezzi attuali,<br />

prescindendo dalla svalutazione monetaria; di quest’ultima, come<br />

si vedrà, se ne terrà conto in fase di valutazione scegliendo un<br />

opportuno tasso di attualizzazione.<br />

193<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

L’Analisi Benefici-Costi (3/13)<br />

Nella valutazione dei costi devono essere eliminati tutti i<br />

trasferimenti tra settori <strong>del</strong>la collettività; ad esempio, le tasse e<br />

le imposte o, ancora, gli interessi su capitali in prestito sono<br />

trasferimenti tra componenti <strong>del</strong>la collettività.<br />

Possono, inoltre, essere considerati trasferimenti quei costi di<br />

produzione che, comunque, dovrebbero essere sopportati dalla<br />

collettività. E’ il caso di parte <strong>del</strong> costo <strong>del</strong> personale che lo Stato<br />

in ogni caso corrisponderebbe attraverso sussidi di disoccupazione<br />

se il progetto non venisse realizzato.<br />

In molti casi, non si utilizzano i prezzi di mercato per la<br />

valutazione dei costi <strong>del</strong>le risorse impiegate ma dei prezzi ombra,<br />

che meglio rispecchiano l’interesse <strong>del</strong>la collettività per quelle<br />

risorse.<br />

Ad esempio, i costi energetici possono essere valutati a prezzi più<br />

alti di quelli di mercato, considerato che l’energia è una risorsa in<br />

gran parte importata dall’estero; viceversa, il costo di prodotti<br />

nazionali può essere mantenuto inferiore al prezzo di mercato.<br />

194


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

L’Analisi Benefici-Costi (4/13)<br />

La stima dei Benefici<br />

I benefici prodotti dall’attuazione di un progetto possono essere<br />

distinti in:<br />

– benefici diretti; sono i benefici di cui godono solo gli utenti <strong>del</strong><br />

sistema di trasporto (ad esempio la riduzione <strong>del</strong> costo<br />

generalizzato <strong>del</strong> trasporto);<br />

– benefici indiretti; sono i benefici di cui godono anche i non utenti<br />

<strong>del</strong> sistema (ad esempio la riduzione <strong>del</strong>l’inquinamento<br />

atmosferico).<br />

I benefici possono in alcuni casi risultare negativi (ad esempio ad<br />

un progetto può corrispondere un incremento <strong>del</strong>l’inquinamento<br />

atmosferico); in questo caso contabilmente diventano dei costi,<br />

anche se non hanno niente a che vedere con la realizzazione e<br />

gestione <strong>del</strong>l’opera.<br />

I benefici diretti possono essere stimati come incremento <strong>del</strong><br />

surplus <strong>del</strong> consumatore, derivante dalla realizzazione <strong>del</strong><br />

progetto.<br />

I benefici indiretti sono:<br />

– riduzione <strong>del</strong>l’inquinamento acustico ed atmosferico<br />

– salvaguardia dei valori storico-monumentali di una città<br />

– sviluppo economico e sociale <strong>del</strong> territorio in cui il progetto è<br />

realizzato<br />

– ...<br />

195<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

L’Analisi Benefici-Costi (5/13)<br />

Stima dei Benefici Diretti<br />

Per la domanda di trasporto, così come per altri beni e servizi, può<br />

essere definita una curva di domanda, che pone in relazione il<br />

numero di utenti che si serve <strong>del</strong> sistema di trasporto con il costo<br />

generalizzato connesso allo stesso sistema.<br />

Più precisamente, è possibile tracciare una curva <strong>del</strong>le<br />

disponibilità a pagare degli utenti <strong>del</strong> sistema.<br />

Per disponibilità a pagare si intende il quantitativo di risorse (non<br />

solo costo monetario) che ogni utente è disposto a spendere per<br />

servirsi <strong>del</strong> sistema di trasporto (effettuare lo spostamento).<br />

Ogni utente, ut i, in funzione <strong>del</strong>le proprie caratteristiche socioeconomiche,<br />

ha una diversa disponibilità a pagare, Disp i; nel<br />

grafico <strong>del</strong>la curva di domanda si riporta sull’asse verticale la<br />

disponibilità a pagare di ogni utente e sull’asse orizzontale gli<br />

utenti, ordinati per disponibilità a pagare decrescenti.<br />

Disp. a pagare<br />

Disp i<br />

ut i<br />

196<br />

Utenti


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

L’Analisi Benefici-Costi (6/13)<br />

Una volta costruita la curva di domanda (curva <strong>del</strong>le disponibilità<br />

a pagare), la si può utilizzare per stimare il numero di utenti che<br />

utilizzano il sistema di trasporto al variare <strong>del</strong> costo<br />

generalizzato ad esso connesso.<br />

Fissato un costo generalizzato, Cg*, gli utenti che si servono <strong>del</strong><br />

sistema sono tutti quelli, UT*, che hanno una disponibilità a<br />

pagare maggiore o uguale al costo generalizzato.<br />

Disp. a pagare<br />

Cg*<br />

UT*<br />

ut*<br />

utente marginale<br />

L’utente ut*, che ha una disponibilità a pagare proprio pari al<br />

costo generalizzato, è detto utente marginale; questo utente non<br />

si servirebbe <strong>del</strong> sistema se il costo generalizzato aumentasse<br />

anche se di una quantità molto piccola.<br />

197<br />

Utenti<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

L’Analisi Benefici-Costi (7/13)<br />

Siccome il costo d’uso <strong>del</strong> sistema Cg* è uguale per tutti gli<br />

utenti, a parte l’utente marginale, tutti gli altri utenti <strong>del</strong> sistema<br />

pagano un costo inferiore a quanto sarebbero disposti a pagare.<br />

La differenza tra quanto un utente è disposto a pagare e quanto<br />

effettivamente paga è detto Surplus; tale valore può essere<br />

adottato come una misura dei benefici diretti prodotti dalla<br />

fruizione <strong>del</strong> sistema di trasporto.<br />

Disp. a pagare<br />

Disp i<br />

Cg*<br />

ut i<br />

UT*<br />

ut*<br />

L’area compresa tra la curva <strong>del</strong>la disponibilità a pagare ed il<br />

segmento individuato da Cg* rappresenta il Surplus relativo<br />

all’intera utenza, S UT*. Esso si può calcolare come:<br />

S UT* = ∫ UT* Disp(ut) dut − Cg*⋅ UT*<br />

dove il primo termine rappresenta la disponibilità a pagare totale<br />

<strong>del</strong>l’utenza ed il secondo il totale di quanto l’utenza<br />

effettivamente paga.<br />

198<br />

Surplus <strong>del</strong>l’utente ut i<br />

S i = Disp i − Cg*<br />

utente marginale<br />

Utenti


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

L’Analisi Benefici-Costi (8/13)<br />

Disp. a pagare<br />

Cg*<br />

UT*<br />

ut*<br />

Se a seguito di un intervento sul sistema dei trasporti il costo<br />

generalizzato di viaggio, Cg*, diminuisce al valore Cg’, l’utenza<br />

aumenta, UT’ (nuovo utente marginale ut’), ed il surplus <strong>del</strong><br />

consumatore anche esso aumenta, S UT’.<br />

Il beneficio diretto <strong>del</strong>l’intervento può essere misurato con<br />

l’incremento di Surplus totale per l’utenza (∆S UT):<br />

∆S UT = S UT’ − S UT*<br />

199<br />

Surplus totale <strong>del</strong>l’utenza S UT*<br />

Utenti<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

L’Analisi Benefici-Costi (9/13)<br />

Tale valore può essere calcolato approssimando l’area <strong>del</strong><br />

rettangoloide con l’area <strong>del</strong> trapezio ottenuto linearizzando la<br />

curva di domanda tra i due punti in corrispondenza di Cg* e di Cg’.<br />

Disp. a pagare<br />

Cg*<br />

Cg’<br />

UT*<br />

UT’<br />

ut*<br />

ut’<br />

∆S UT* (Delta Surplus)<br />

∆S UT = S UT’ − S UT* ≅ (UT’ + UT*) ⋅ (Cg* − Cg’) / 2<br />

I mo<strong>del</strong>li di domanda, i mo<strong>del</strong>li di offerta ed i mo<strong>del</strong>li di interazione<br />

domanda-offerta consentono il calcolo dei termini UT’, UT*, Cg’ e<br />

Cg*.<br />

200<br />

Utenti


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

L’Analisi Benefici-Costi (10/13)<br />

Gli Indicatori per la Valutazione<br />

I benefici ed i costi calcolati per ogni anno di vita <strong>del</strong> progetto,<br />

devono essere confrontati con riferimento ad un unico anno, che<br />

viene, in genere, scelto come l’anno <strong>del</strong>l’inizio <strong>del</strong>la realizzazione <strong>del</strong><br />

progetto, detto anno 0.<br />

Questa operazione è detta attualizzazione. Per ogni anno che<br />

trascorre rispetto all’anno 0, si ipotizza che vi sia una riduzione<br />

<strong>del</strong> valore <strong>del</strong> costo o <strong>del</strong> beneficio dipendente dal tasso di sconto,<br />

detto tasso di attualizzazione r.<br />

Infatti, una somma ad oggi, S 0, fissato un tasso di sconto r (che<br />

fornisce la percentuale di rendita <strong>del</strong>la somma per ogni anno in cui<br />

è investita), dopo 1 anno vale:<br />

S 1 = S 0 + r S 0 = (1 + r) S 0<br />

dopo 2 anni: S 2 = S 0 + r S 0 + r (S 0 + r S 0) = (1 + r) 2 S 0<br />

.............<br />

dopo n anni: S n = (1 + r) n S 0<br />

Pertanto un qualunque somma spesa o incassata dopo t anni,<br />

riportata all’anno 0, vale:<br />

St<br />

S0<br />

= t<br />

( 1 + r)<br />

La quantità r, detta tasso di attualizzazione, può essere vista<br />

come una misura <strong>del</strong>la preferenza <strong>del</strong>la collettività per benefici a<br />

breve rispetto a benefici a lungo termine.<br />

201<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

L’Analisi Benefici-Costi (11/13)<br />

Precisato questo aspetto relativo all’attualizzazione dei benefici e<br />

dei costi all’anno 0, gli indicatori per valutare la convenienza di un<br />

progetto con l’ABC sono due:<br />

– il Valore Attuale Netto (VAN)<br />

– il Saggio di Rendimento Interno (SRI)<br />

Il VAN è la somma dei valori attualizzati <strong>del</strong>le differenze, anno per<br />

anno, tra i Benefici prodotti dal progetto ed i costi sostenuti per<br />

la sua realizzazione e gestione. La somma è estesa dall’anno 0 di<br />

inizio realizzazione <strong>del</strong> progetto fino al termine <strong>del</strong>la vita utile <strong>del</strong><br />

progetto:<br />

−<br />

= ∑<br />

= +<br />

n Bt<br />

Ct<br />

VAN<br />

t<br />

t 0 ( 1 r)<br />

dove:<br />

sono i benefici totali all’anno t<br />

Bt Ct sono i costi totali all’anno t<br />

r è il tasso di attualizzazione (es. r = 0,04 — 0,07)<br />

n è il numero di anni tra l’inizio <strong>del</strong>la realizzazione <strong>del</strong> progetto<br />

sino al termine <strong>del</strong>la vita utile <strong>del</strong>lo stesso<br />

Se si indica con m l’anno di termine <strong>del</strong>la realizzazione <strong>del</strong><br />

progetto e con V n il valore residuo <strong>del</strong>l’opera, considerato che negli<br />

anni di realizzazione i benefici sono nulli ed i costi sono pari agli<br />

investimenti, I t, si può scrivere:<br />

VAN<br />

I<br />

( 1 + r)<br />

m<br />

n<br />

t = − ∑ + t ∑<br />

t =<br />

0<br />

t = m+<br />

1<br />

202<br />

Bt<br />

− C<br />

( 1 + r)<br />

t<br />

t<br />

Vn<br />

+ n<br />

( 1 + r)


Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

L’Analisi Benefici-Costi (12/13)<br />

Un progetto è economicamente conveniente se il VAN è maggiore<br />

di zero; tra due progetti alternativi è preferibile quello con un VAN<br />

maggiore.<br />

Nel calcolo dei VAN assume una notevole importanza il valore <strong>del</strong><br />

tasso di attualizzazione r; infatti, al variare di esso varia<br />

notevolmente il valore <strong>del</strong> VAN e, a seconda <strong>del</strong>la scelta di r un<br />

progetto può o meno risultare economicamente conveniente e può<br />

o meno essere economicamente preferibile ad un altro progetto.<br />

Se si riporta in un sistema di assi cartesiani come varia il VAN in<br />

funzione di r per diversi progetti si può verificare una situazione<br />

come quella <strong>del</strong>la figura seguente; ogni curva è relativa ad un<br />

progetto e le curve sono decrescenti (ad aumentare di r<br />

aumentano i denominatori ed i benefici sono lontani nel tempo).<br />

VAN<br />

Progetto A<br />

Progetto B<br />

r0 SRIB SRIA 203<br />

Tasso r<br />

Mariano Gallo Appunti di Tecnica ed Economia dei Trasporti<br />

L’Analisi Benefici-Costi (13/13)<br />

Nel caso <strong>del</strong>la figura il progetto B è preferibile al progetto A per<br />

r < r 0; viceversa, è il progetto A ad essere preferibile ad A per<br />

r > r 0.<br />

Il valore di r che annulla il VAN è detto Saggio di Rendimento<br />

Interno (SRI).<br />

L’SRI può essere anche esso utilizzato come indicatore di<br />

valutazione degli interventi; in questo caso, un progetto è<br />

economicamente conveniente se il suo valore di SRI è maggiore di<br />

prefissato valore di r.<br />

Tra più progetti è preferibile quello con un valore di SRI maggiore<br />

Al contrario <strong>del</strong> VAN, che può dare indicazioni contrastanti al<br />

variare <strong>del</strong> saggio r, l’SRI fornisce una unica indicazione sulla<br />

preferenza tra progetti relativi; nell’esempio <strong>del</strong>la figura<br />

precedente il progetto A è preferibile al progetto B.<br />

L’SRI può non esistere (è teoricamente infinito) se si ha<br />

costantemente una differenza costi-benefici positiva, anche nei<br />

primi anni <strong>del</strong> progetto.<br />

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