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Guardare il paesaggio dal di dentro<br />
La recente presentazione della bozza del Piano Generale del Traffico<br />
Urbano di Trieste, che rovescia il tradizionale approccio “autocentrico” nella<br />
gestione della mobilità e privilegia la figura del pedone, ci fornisce uno spunto<br />
per alcune considerazioni sulla percezione della città da parte dei differenti<br />
utenti della strada: il pedone, il ciclista, il motociclista e l’automobilista.<br />
Ciascuno di questi attori, infatti ha una differente percezione dello spazio<br />
urbano, delle infrastrutture stradali e del traffico stesso. Le città europee<br />
più evolute dimostrano che un’attenta politica di pedonalizzazione dei<br />
centri urbani, unita ad azioni di educazione percettiva, costituisce un utile<br />
mezzo per incoraggiare i cittadini a non utilizzare l’automobile in modo<br />
massiccio e a riscoprire nel contempo la qualità dello spazio urbano<br />
riappropriandosi della passeggiata, come alternativa ai mezzi motorizzati.<br />
Passeggiare è una pratica di vita importante. è una pausa, rispetto<br />
all’agire, che ci consente di immergerci nel paesaggio urbano, di guardarlo<br />
con occhio distaccato, godendone i molteplici aspetti.<br />
Rispetto al guardare che si fa dall’alto o da lontano, dall’automobile o<br />
dal treno, il passeggiare rappresenta un modo di porsi nei confronti della<br />
città come attori ma anche, al tempo stesso, come spettatori, poiché<br />
passeggiare significa non impegnarsi in null’altro che nel guardare, con il<br />
preciso fine di visitare un luogo, oppure svolgere un’attività ricreativa, con<br />
la possibilità di socializzare.<br />
Passeggiare sottintende un camminare gradevole, a passi preferibilmente<br />
lenti in città o in campagna, guardandosi intorno, osservando via via le<br />
mille cose che si incontrano, soffermandosi a chiacchierare con gli altri,<br />
sostando a sentire i rumori, i silenzi, e a cogliere tutto ciò che il paesaggio<br />
emana come segno del dinamismo che lo percorre.<br />
Proprio in tal senso si è parlato della passeggiata come di una pratica<br />
benefica e ricostitutiva del proprio rapporto col mondo. I filosofi l’hanno<br />
fatta propria, pensiamo ad esempio a S.Kierkegaard: “I pensieri migliori<br />
li ho avuti mentre camminavo, e non conosco pensiero così gravoso da<br />
non poter essere lasciato alle spalle con una camminata...!”<br />
Passeggiare, dunque, secondo l’immaginario e le aspirazioni comuni è il<br />
camminare tranquillo, placido, passo dopo passo, è vivere e guardare il<br />
paesaggio dal di dentro.<br />
Assume una nuova importanza anche il concetto di velocità correlato alla<br />
percezione dell’intorno; infatti la velocità consentita dai mezzi di locomo-<br />
zione industriali ci porta<br />
a «saltare» lo spazio, a<br />
superare quasi senza<br />
vederlo il paesaggio<br />
urbano, perché ciò che<br />
conta è andare da un<br />
luogo all’altro perdendo<br />
di vista tutto ciò che sta<br />
in mezzo.<br />
Passeggiare fa invece<br />
parte della nostra cultura: gli italiani infatti, soprattutto la sera e soprattutto<br />
nel periodo estivo, sono soliti passeggiare, non tanto per vedere il<br />
paesaggio urbano, quanto per incontrare gli altri, per una sorta di bisogno<br />
di socializzare, di guardarsi in faccia, di recitare in quegli scenari che sono<br />
le nostre città.<br />
Tale è il senso dello “struscio”, proprio peraltro di tutti i paesi mediterranei:<br />
una specie di recita quotidiana, come ben percepiva già Goethe arrivando<br />
a Verona.<br />
La passeggiata inoltre può essere un’occasione per leggere il territorio,<br />
per dare ad esso valore di paesaggio urbano, riconoscendogli quelle valenze<br />
che derivano dalle capacità di farsi spettatori attivi, dei palcoscenici<br />
che accolgono le nostre storie.<br />
Passeggiando nelle vie di una città diamo un nuovo valore ai segni: le<br />
facciate delle case, le chiese, i monumenti, le insegne dei negozi, si<br />
arricchiscono per ciascuno di noi di uno specifico significato interpretativo.<br />
Nel contempo però ci muoviamo anche da attori quando camminiamo sui<br />
marciapiedi, evitiamo le auto in sosta o quelle che ci privano del piacere di<br />
godere dell’interezza di una piazza o di un canale prospettico, alzando il<br />
tono di voce non farci sopraffare dal rumore del traffico.<br />
Siamo dunque presenti in duplice veste nella vita della città, esprimendo<br />
nel nostro muoverci in essa e nel modo di usarla, il nostro piacere o il nostro<br />
fastidio di attori-spettatori, che contribuiscono a creare quella tensione<br />
di cui la città vive e a farne il territorio del nostro vivere.<br />
Poter passeggiare significa quindi poter vivere la città.<br />
robIn hood<br />
Qualche domanda ai professionisti della polirica<br />
Questa volta mi permetto di formulare una lista di domande che mi frullano<br />
nella testa, e alle quali mi piacerebbe dessero risposta i professionisti della<br />
politica, che hanno chiesto e ottenuto dai cittadini di Trieste il loro mandato.<br />
Al Sindaco di Trieste, Roberto Cosolini, mi piacerebbe porre queste domande:<br />
1) Quale soluzione propone di dare, con effetto immediato, all’evidente problema<br />
dell’incapacità di ACEGAS APS S.p.A., controllata pariteticamente<br />
dai Comuni di Trieste e di Padova, di gestire la raccolta e lo smaltimento dei<br />
rifiuti solidi urbani nella città di Trieste, visto inoltre che il Comune impone<br />
ai suoi cittadini una tariffa della TARSU di gran lunga superiore a quella di<br />
altre analoghe città?<br />
2) Perché il Comune intende proporre un Piano del Traffico che sembra<br />
eludere per l’ennesima volta la questione della liberazione del centro<br />
cittadino e delle aree di aggregazione delle periferie dal traffico e dalla<br />
sosta selvaggia, invece di offrire un efficiente servizio di trasporto pubblico<br />
supportato da aree di parcheggio di scambio (P+R), come realizzato dalla<br />
gran parte delle città europee di pari dimensione?<br />
3) Perché il Comune, di fronte all’evidente stato di abbandono e degrado<br />
del patrimonio edilizio pubblico, non propone un piano di recupero rapido<br />
ed efficiente di tali edifici, da adottare dopo una fase di valutazione dai<br />
tempi certi con le forze sociali ed economiche della città?<br />
Ai Parlamentari eletti nei collegi triestini di Camera e Senato, che sup-<br />
7 konrad <strong>marzo</strong> 2012<br />
Lucia Sirocco<br />
portano con il proprio voto il Governo presieduto da Mario Monti, vorrei<br />
chiedere:<br />
1) Perché le principali forze politiche, che dovrebbero rappresentare<br />
a loro dire la volontà popolare, si limitano a sostenere con il voto in<br />
Parlamento decreti legge proposti dal Governo senza partecipare a un<br />
confronto preventivo sui loro contenuti, anche nel caso in cui l’aumento<br />
senza freni della pressione fiscale, non accompagnato da effettive misure<br />
di crescita e di equità sociale, realizza un effetto recessivo sull’economia<br />
nazionale che mette in pericolo la sopravvivenza di milioni di cittadini e<br />
pensionati?<br />
2) Perché non si è realizzata nessuna riduzione effettiva dei costi della<br />
politica, spacciando per tali soltanto i mancati aumenti, già previsti, di tanti<br />
elementi della retribuzione di fatto degli eletti negli organismi costituzionali,<br />
alimentando di conseguenza il rigetto popolare per le forze politiche?<br />
3) C’è forse una volontà politica di precipitare il paese nella crisi e nello<br />
scontro sociale, con lo scopo di aprire la strada alla “sospensione” della<br />
democrazia, come di fatto è avvenuto nei paesi della sponda meridionale<br />
del Mediterraneo?<br />
Non so se domande di questo genere potranno mai ottenere risposta, e<br />
se un piccolo giornale come <strong>Konrad</strong> è in grado di ottenere alcune risposte,<br />
ma siccome la speranza è l’ultima a morire, io spero!