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Triangolo Rosso - Associazioni Milano

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“Ogni ebreo che scappa<br />

ha il suo prezzo”<br />

trucchi del mestiere, l’esperienza<br />

li rese guide ambite.<br />

Diventati un riferimento per<br />

i fuggiaschi, all’intensificarsi<br />

delle richieste e dei pericoli,<br />

i contrabbandieri pretendevano<br />

compensi che<br />

trattavano sulla base dei<br />

mezzi di chi si metteva nelle<br />

loro mani: ogni ebreo ha<br />

il suo prezzo, si disse.<br />

Commercianti, industriali,<br />

professionisti, erano valutati<br />

cifre esose.<br />

Per altri le cifre variano, sicché<br />

le testimonianze sono<br />

ad un tempo stesso monocordi<br />

ma anche assai diverse.<br />

Dori Schonheit Bonfiglioli:<br />

“era gente che lo faceva per<br />

tanto guadagno, costava 5<br />

mila lire a testa”; Lilla<br />

Hassan Coen: “ci volevano<br />

5 lire per un franco, abbiamo<br />

pagato ai contrabbandieri<br />

12 mila lire per quattro<br />

persone”; Bruna Cases: “ci<br />

hanno dato i soldi per il con-<br />

trabbandiere, il camoincino<br />

chiuso da un telone.,l’attesa<br />

in casa di contadini,<br />

prezzo: 10 mila lire a persona;<br />

Clara Servi Calò:<br />

“consegnammo ai contrabbandieri<br />

quanto pattuito, 5<br />

mila lire a testa; Maria Luisa<br />

Cases: “ci indicarono una<br />

signora di Lanzo d’Intelvi<br />

(…) le lasciammo 40 mila lire,<br />

allora una somma enorme.<br />

(…) Elena Kahn Aschieri:<br />

“a Gabriella Bergmann hanno<br />

imposto l’alt; c’era uno<br />

jugoslavo che ha detto: ha<br />

soldi? Mi dia le 15 mila lire<br />

del passaggio.<br />

Metà le ha date alle guardie<br />

italiane, metà ai tedeschi e<br />

uno ha detto: siamo austriaci,<br />

non abbiamo niente<br />

a che fare coi tedeschi,<br />

così hanno preso i soldi e<br />

noi siamo passati”. (ndc:<br />

il prezzo per ogni passaggio<br />

variò dalle 5 sino alle<br />

10-15 mila lire per persona).<br />

che e/o fasciste già ricordati,<br />

provocò in particolare<br />

fra l’autunno 1943 e l’estate<br />

1944, il periodo di<br />

massima affluenza di fuggiaschi<br />

verso la frontiera<br />

italo-svizzera, uno stillicidio<br />

di arresti e deportazioni<br />

di ebrei, previo sequestro<br />

e/o confisca di tutti gli<br />

averi che, come detto, erano<br />

costretti a portare su di<br />

sé nel tentativo di espatriare<br />

in modo fortunoso.<br />

Si legge in un rapporto del<br />

colonnello Mereu al capo<br />

della provincia di Como<br />

“(…) che i favoreggiatori<br />

degli espatrii in argomento<br />

(…) tentavano di guadagnare<br />

il suolo elvetico<br />

a comitive giudaiche solite<br />

a nascondere nei loro<br />

più o meno cenciosi bottini,<br />

preziosi e valori sottratti<br />

alla ricchezza nazionale<br />

(…)”.<br />

In qualche caso le liste portavano<br />

il dettaglio degli averi<br />

sequestrati e/o confiscati<br />

Anche gli ebrei che riuscirono<br />

a ottenere asilo in<br />

Svizzera (come già detto<br />

circa 4.500 italiani e 1.700<br />

fra stranieri ed apolidi) dovettero<br />

in larga misura mettere<br />

in gioco il proprio patrimonio,<br />

date le minuziose<br />

e severe procedure di controllo<br />

sugli averi previste<br />

dalla normativa svizzera sugli<br />

stranieri. (…).<br />

Quanto ciascuno aveva con<br />

sé veniva inventariato, ritirato,<br />

depositato presso la<br />

Banca popolare svizzera a<br />

Berna, dietro rilascio di una<br />

ricevuta, bloccato su un con-<br />

al posto frontiera, prima dell’istruzione<br />

del verbale ufficiale.<br />

(…).<br />

Tali verbali rappresentavano<br />

in genere lunghi elenchi<br />

di denari, averi, gioielli e<br />

preziosi vari di difficile valutazione.<br />

Il denaro contante ed i beni<br />

così sequestrati venivano in<br />

genere affidati in custodia<br />

alla locale prefettura in attesa<br />

di altra destinazione.<br />

(…).<br />

Questi averi, salvo una parte<br />

restata in loco, recuperata<br />

e restituita alla fine della<br />

guerra da funzionari del Cln<br />

comasco “interni” alla prefettura,<br />

verranno inviati nel<br />

giugno 1944 alla direzione<br />

generale di PS del ministero<br />

degli Interni neofascista,<br />

a Valdagno (Vicenza).<br />

Rinvenuti a fine guerra dagli<br />

alleati nella cassaforte<br />

di quella Direzione generale,<br />

verranno consegnati alla<br />

locale filiale della Banca<br />

d’Italia.<br />

Gli arresti Il costo dell’internamento e della “liberazione”<br />

L’interposizione ai confini<br />

di più agguerrite pattuglie<br />

tedesche e neofasciste incaricate<br />

di controllare tutta<br />

la linea di frontiera italiana<br />

per disincentivare e bloccare<br />

il fenomeno degli espatri<br />

venne fra l’altro reclamta<br />

in forma esplicita al congresso<br />

nazionale del Partito<br />

repubblicano fascista, a<br />

Verona, il 14 novembre<br />

1943.<br />

Ad accennarne è il delegato<br />

della provincia più interessata<br />

all’espatrio clandestino,<br />

Paolo Porta, commissario<br />

federale di Como.<br />

“Da noi abbiamo deciso che<br />

tutta la linea di confine sia<br />

tenuta dalla milizia confinaria.<br />

Dal 18 settembre la linea di<br />

confine è stata presidiata da<br />

veri militi rivoluzionari (bravo)<br />

perché le guardie di finanza<br />

portavano di là gli<br />

ebrei, i profughi, tutti (voci:<br />

50 mila lire per persona),<br />

con biglietti da 1.000 a 5.000<br />

lire, da noi erano più a buon<br />

mercato. (…)”. (…).<br />

Il rafforzamento del dispositivo<br />

di controllo difrontiera<br />

mediante i reparti<br />

e le formazioni germani-<br />

to che non maturava interessi,<br />

a garanzia del rimborso<br />

delle spese d’internamento.<br />

I rifugiati venivano inoltre<br />

avvertiti dell’obbligo di versare<br />

anche le somme eventualmente<br />

ricevute in seguito,<br />

pena sanzioni che<br />

avrebbero potuto arrivare<br />

all’internamento o al refoulement<br />

(ndc: respingimento)<br />

nel Paese di provenienza.<br />

Oro, diamanti, preziosi, oggetti<br />

d’arte, collezioni di<br />

francobolli, restavano “di<br />

proprietà dei depositanti”<br />

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