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Febbraio 2013

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<strong>Febbraio</strong> <strong>2013</strong> anno 4 - n°26 5 €<br />

Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale –70% CB-NO /GENOVA n.26 anno <strong>2013</strong><br />

MENSILE DI ECONOMIA, pOLItICA E CULtURA IN LIGURIA<br />

GIUSEppE<br />

ZAMpINI,<br />

L’INGEGNERE<br />

SUL tRONO DI<br />

CONFINDUStRIA<br />

politica<br />

scommessa elettorale<br />

a pag. 10<br />

l'inchiesta<br />

Il tItanIo del BeIgua<br />

a pag. 20<br />

dinastie<br />

ducI, agenzIa BrItIsh<br />

a pag. 62


la TV<br />

dei numeri<br />

unO<br />

la TV sOpra gli alTri<br />

telenord.it<br />

editoriale<br />

politiche <strong>2013</strong>, liguria<br />

"rottamata" da roma<br />

pAOLO LINGUA<br />

a Liguria, poli-<br />

L ticamente parlando, è<br />

rottamata come risulta evidente dal quadro generale<br />

delle candidature all’interno di tutti gli schieramenti, soprattutto<br />

quelli che hanno maggiori chance di affermazione sul piano nazionale.<br />

Una riflessione immediata si impone: la Liguria è una Regione marginale,<br />

di poco o nessun peso negli spazi istituzionali del Parlamento e del Governo. Non<br />

produce – sia detto senza offendere nessuno – personalità di spicco, ma solo aspiranti o<br />

professionali peones. Inutile rifare, in queste poche righe, le vicende dell’ultimo mese di cronaca<br />

politica: a destra i piccoli partiti hanno costruito liste nazionali, confezionate a Roma e appiccicate,<br />

collegio per collegio, sperando nella buona sorte o nella dabbenaggine degli elettori. Il Pdl ha azzerato, da<br />

Ventimiglia a Lerici, partito e dirigenti, con una epurazione senza precedenti, calando, accanto a Sandro Biasotti,<br />

unico politico stanziale sopravvissuto alla strage, un paio di giornalisti nazionali che avevano cambiali da<br />

riscuotere da parte del Cavaliere. Capilista nazionali anche nei partiti dell’area Monti ed eleganti uscite di scena da<br />

una parte di personalità locali degne di qualche considerazione. Capilista esterni anche per i piccoli movimenti della<br />

sinistra e dei partitini di contorno. Certo, siamo lontani dai tempi in cui la vecchia Dc poteva schierare Paolo Emilio<br />

Taviani, Giorgio Bo, Roberto Lucifredi o anche soltanto, a cavallo tra gli enti locali e il Parlamento, personalità come<br />

Bruno Orsini, Manfredo Manfredi o Gianni Dagnino. Ma i socialisti avevano personaggi come Gaetano Barbareschi, i<br />

socialdemocratici come Paolo Rossi o Alberto Bemporad. I liberali come Francesco Perri o Alfredo Biondi. I repubblicani<br />

come Giorgio Bogi. Per non parlare del vecchio Pci che aveva Gelasio Adamoli, Agostino Novella, Alessandro Natta. Ma<br />

sono ancor più numerosi i nomi che per brevità dobbiamo omettere, senza andare a frugare nelle candidature dell’immediato<br />

dopoguerra, dove troviamo figure di spicco non solo dell’antifascismo ma delle professioni e della società civile. La<br />

Liguria, nonostante sia il fulcro del sistema portuale italiano e sia stata la storica capitale finanziaria e dell’industria pubblica<br />

del Paese, appare solo come una pagina sbiadita. E questo da più di vent’anni quando è scomparsa, per motivi anagrafici,<br />

una great generation non solo di antifascisti, ma di protagonisti del miracolo economico (basterebbe pensare ad Angelo<br />

Costa), godevano d’un ruolo primario nelle stanze del potere a Roma. Oggi, i vertici del Pd trovano comodo (come già<br />

cinque anni fa) parcheggiare candidati di sicura elezione e Berlusconi può permettersi il lusso di fare a pezzi la struttura<br />

con la quale ha iniziato la sua ascesa politica, senza preoccuparsi poi troppo delle conseguenze. Ma non è dei sacrificati<br />

o dei promossi che ci vogliamo occupare. È il fenomeno più che singolare che ci interessa, certamente complice<br />

la orribile (disgustosa) legge elettorale che non a caso va sotto il nome di porcellum che di fatto ha consegnato<br />

nelle mani delle segreterie dei partiti la volontà degli elettori. E rimediare con le primarie, spesso con risultati<br />

più che prevedibili, non rovescia la situazione, perché si tratta solo d’un po’ d’acqua con la quale si allunga<br />

il vino. Si torna al ruolo e al peso nazionale della Liguria. Poco o nullo, anche perché lo stesso mondo<br />

imprenditoriale locale sembra preferire le mezze tacche con le quali è meno arduo raggiungere<br />

accordi o formulare piccole strategie. Non si rischia neppure di impiegare troppe energie o<br />

troppe risorse economiche. Tramonta persino l’era della spregiudicatezza sfacciata nel<br />

finanziare un partito o un candidato. È triste rimpiangere anche gli aspetti negativi<br />

o poco ortodossi del passato. È malinconico rimpiangere la disinvoltura disinibita<br />

della Prima Repubblica. Ma dobbiamo rassegnarci. Dopo<br />

il 25 febbraio la Liguria è destinata a giocare, nel campionato<br />

della politica, irrimediabilmente in<br />

Serie B.<br />

I candidati locali di tutti<br />

gli schieramenti sembrano<br />

destinati a svolgere il ruolo<br />

modesto di "peones"<br />

3


www.confesercentiliguria.it<br />

26<br />

In copertina Giuseppe<br />

Zampini ritratto<br />

da Marcello Scavo<br />

sommario<br />

editoriale – politiche <strong>2013</strong>, liguria "rottamata" da roma di Paolo Lingua 03 | l’economista - gli<br />

italiani schiacciati dalle tasse di Mario Margiocco 06 | la finestra sul mondo – come convincere i<br />

pistoleri di Luciano Clerico 07 | politica – “Modello Liguria”: declino e gioco dei quattro cantoni<br />

di Davide Lentini 10 | politica – Scherzi del porcellum: incerti uno o due seggi di Paolo Lingua 12 | il<br />

ritratto – GIUSEppE ZAMpINI di Paolo Lingua 14 | il ritratto – “Ricchezza e profitto aiutano a crescere”<br />

di Paolo Lingua 16 | il ricordo – Aristocratico e popolare di Paolo Lingua 18 | l'inchiesta – Operazione<br />

titanio: il dilemma della miniera sul Beigua di Franco Manzitti 20 | il reportage – Quelle quattro<br />

porpore genovesi di Franco Manzitti 24 | a ponente – Miazza: un avvenire prudente e ottimista di<br />

Paolo Lingua 28 | economia - Il tenace dream della differenziata di Renzo Tebano 30 | sport – Quel<br />

guazzabuglio del calcioscommesse di Maurizio Michieli 32 | lettere – Quante calunnie sul filosofo<br />

del piacere di Stefano Tettamanti 38 | lettere – Ritratto di famiglia in un interno di Bettina Bush 40 |<br />

musica – Verdi e Genova, attrazione fatale di Roberto Iovino 42 | architettura – Architetture di fascino<br />

a Genova di Linda Kaiser 46 | la nota d’arte – l’arte dei frati cappuccini di Linda Kaiser 48 |<br />

appuntamenti - Il carnevale a Madrid e l’arte a Venezia di Jessica Nicolini 50 | turismo –Le terme dei<br />

maestri del benessere di Valentina De Riz 52 | enogastronomia – Il mondo attorno ai vigneti di Renzo<br />

Tebano 54 | golf – La tecnologia al servizio del putt di Isabella Calogero 56 | bitgeneration –Tutto il<br />

computer in una “chiavetta” di Fabrizio Cerignale 58 | lusso – di Valentina De Riz 60 | dinastie – Quella<br />

rotta da Genova all’Inghilterra di Simone Gallotti 62 | agenda di Jessica Nicolini 66 |<br />

Direttore<br />

responsabile<br />

Paolo Lingua<br />

Redazione<br />

redazione@ilpotere.it<br />

tel. 010 5532774<br />

Impaginazione<br />

Matteo Callegaro<br />

Progetto grafico<br />

studio Fa.Ma.<br />

Stampatore<br />

Ditta Giuseppe Lang<br />

arti grafiche srl<br />

Via Romairone 66<br />

16163 Genova<br />

Editore<br />

Edizioni Liguri srl<br />

via XX Settembre 41/3<br />

16121 Genova<br />

Iscrizione Roc 19634<br />

Come abbonarsi:<br />

9 numeri euro 30<br />

pagamento tramite c/c postale n° 3542232 o bonifico<br />

bancario IBAN: IT51 Q061 7501 4000 0000 6803 880<br />

intestato a Edizioni Liguri Srl<br />

Tel. 010-5532774<br />

Fax 010-5532738<br />

Email redazione@ilpotere.it<br />

5


6<br />

opinioni<br />

l’economista<br />

gli italiani<br />

schiacciati<br />

dalle tasse<br />

Mario Margiocco,<br />

genovese,<br />

giornalista esperto<br />

di economia<br />

internazionale.<br />

MARIO MARGIOCCO<br />

S<br />

iamo, più ancora che in passato, un Paese di<br />

tasse senza padri, difficile cioè capire quale<br />

governo ha calcato sulla leva fiscale perché<br />

c’è sempre un governo precedente che l’aveva<br />

predisposta. E un Paese di padri con troppe tasse.<br />

Una prova? Con 50 mila euro di reddito lordo un<br />

single francese – escludendo per semplicità e assurdo<br />

ogni e qualsiasi deduzione e ipotizzando una<br />

persona in affitto per non complicare ulteriormente<br />

– pagava 7.933 euro sui redditi 2011, in media il<br />

17,62% e con un tasso marginale, la quota di reddito<br />

più tassata cioè, al 30 per cento. Se questa persona<br />

aveva un coniuge e due figli a carico, pagava<br />

1.163 euro, cioè il 2,58. Se aveva solo due figli a<br />

carico, ipotizziamo un vedovo o vedova per non<br />

complicare con calcoli sul reddito familiare con-<br />

giunto, pagava 2.282 euro pari al 5% del reddito.<br />

Vediamo lo stesso reddito e la stessa casistica in<br />

Italia: le cifre dell’Irpef sono sempre per l’anno<br />

2012 su redditi 2011 di 15.152 per il single senza<br />

carichi, di 14.236 con coniuge e due figli, di<br />

14.280 con due figli a carico. In percentuale, il 30<br />

poi il 28,15 e poi il 28,23. All’Irpef vanno poi aggiunte<br />

le addizionali regionali e comunali, che non<br />

variano, e sono nel caso della Liguria e di Genova<br />

di 865 euro alla Regione e 350 al Comune.<br />

Tutti gli altri Paesi europei con i quali amiamo<br />

confrontarci, dopo la Francia che è il più simile,<br />

sono assai più vicini alle cifre francesi che alle<br />

nostre, da cui sono lontanissimi. Nel caso della<br />

famiglia.<br />

Non è serio parlare di abolizione o riduzione<br />

dell’Imu, visto che è nella media degli<br />

altri Paesi europei. Cosa non è nella media<br />

è il trattamento fiscale delle famiglie<br />

Ora sulla situazione fiscale italiana si possono mettere<br />

in campo varie riflessioni, anche procedendo a<br />

caso e semplicemente. E vedremo alla fine che tra<br />

tanti disastri c’è persino qualche spunto di ottimismo,<br />

anche se del genere riso amaro.<br />

È inevitabile che il prelievo fiscale in genere e<br />

anche quello sul reddito siano in Italia piuttosto<br />

alti, viste le dimensioni abnormi del nostro debito<br />

pubblico.<br />

L’Irpef era già ai vertici, ora anche la tassazione<br />

sugli immobili, che era bassa, si è portata al livello<br />

delle imposte immobiliari degli altri europei,<br />

più o meno.<br />

Non è serio parlare di abolizione o riduzione<br />

dell’Imu, visto che è nella media. Cosa non è nella<br />

media è il trattamento fiscale delle famiglie, come<br />

le cifre sopra riportate dimostrano. Perché non<br />

partire dalla famiglia? Il governo Monti, come tutti<br />

i predecessori, dice che ha fatto parecchio per la<br />

famiglia. Bene, con 2 figli a carico i 14,280 euro<br />

di Irpef 2012 sui redditi dell’anno precedente diventano<br />

nel <strong>2013</strong> ben 14,116. Con una riduzione<br />

di ben 164 euro a favore del capofamiglia il che<br />

riduce il differenziale con l’analogo contribuente<br />

francese dell’1.36 per cento.<br />

Ma come mai anche un single francese paga a<br />

parità del reddito preso a parametro – i 50 mila<br />

euro – meno della metà (se si aggiungono le addizionali<br />

locali) del collega italiano? La risposta<br />

sta nell’abnorme evasione italiana. Quando il ministro<br />

Vincenzo Visco mise con stizza nel 2008 i<br />

redditi 2005 su internet si videro cose orripilanti.<br />

Noti personaggi che dichiaravano di reddito una<br />

cifra con cui al massimo pagavano spese condominiali<br />

e di riscaldamento, l’auto o le auto, e la donna<br />

delle pulizie. Senza ritegno. Ma come mai l’amministrazione<br />

ha lasciato che il tutto degenerasse<br />

– o meglio, restasse degenerato – a questi livelli?<br />

È una questione complessa e dai vari risvolti, di efficienza<br />

e altro, comunque negli ultimi anni e mesi<br />

qualcosa è stato fatto.<br />

Ora il riso amaro. Se il nostro debito pubblico è altissimo,<br />

il “debito implicito” gli obblighi cioè che<br />

lo Stato si è preso soprattutto su pensioni e sanità<br />

senza avere identificato il loro finanziamento è, in<br />

Italia, il più basso di tutti. Solo il 27% e rotti del<br />

Pil 2010 rispetto al 109 della Germania e al 255%<br />

della Francia. Noi infatti le pensioni agli attuali<br />

giovani le abbiamo già dimezzate con le varie riforme,<br />

a partire da Amato e Dini.<br />

Infine, siamo sotto elezioni e a vari politici piace<br />

tanto la patrimoniale. Porta più voti di quanti ne<br />

allontana, pensano. Non è certo un serio calcolo di<br />

giustizia. Quanto paga il francese single senza figli<br />

da 50mila di reddito se per caso ha un bel patrimonio<br />

da 2 milioni di euro? Paga 7.933 di Irpef più<br />

7980 di patrimonio, uguale 15.913. Il “collega”<br />

italiano arriva con le addizionali (liguri) a 16.367,<br />

con zero patrimonio. Ma di patrimoniale sentiremo<br />

parlare fino al voto, e forse anche dopo.<br />

la finestra sul mondo<br />

LUCIANO CLERICO<br />

come<br />

convincere<br />

i pistoleri<br />

Luciano Clerico,<br />

caposervizio ANSA<br />

è stato a lungo<br />

corrispondente<br />

dagli Stati Uniti.<br />

S<br />

ia chiaro, in ultima analisi la ragione di<br />

fondo per cui gli americani non riescono a<br />

limitare la circolazione di armi è solo una:<br />

la National Rifle Association (NRA) muove interessi<br />

miliardari. Ma se si vuole tentare un approccio<br />

di tipo “antropologico” al tema, sotto sotto<br />

bisogna rassegnarsi a questa logica: i bisnonni<br />

degli americani erano ancora nel Vecchio West. E<br />

dunque rassegnarsi all’idea che per gli americani<br />

la pistola alla fondina fa parte della loro identità.<br />

Se dovesse venir meno il sacro diritto alla difesa<br />

personale armata, sancito dal Secondo Emendamento,<br />

per loro sarebbe vilipendio alla sacra bandiera,<br />

perché senza quell’emendamento verrebbe<br />

meno un tratto distintivo dell’identità stessa degli<br />

Stati Uniti d’America.<br />

La strage di Newtown ha lasciato il segno, questo<br />

è evidente. Mai nella storia delle tante stragi<br />

che costellano la cronaca dell’ultimo secolo ve ne<br />

era stata una in cui le vittime per la quasi totalità<br />

erano bambini. Uccisi a uno a uno come bersagli<br />

da un ragazzo poco più grande di loro. Tuttavia,<br />

passata l’ondata emotiva, sono convinto che gli<br />

americani ancora una volta rimanderanno a data<br />

da destinarsi una seria riforma nazionale sul porto<br />

d’armi. Perché sotto sotto non la vogliono. Né<br />

vogliono sapere che il Secondo Emendamento,<br />

quello che sancisce il loro diritto alla legittima<br />

difesa (armata) risale al 1791, quando l’America<br />

altro non era che un’idea, un Paese appena nato<br />

fatto di grandi spazi e contadini-cacciatori-coloni.<br />

Il Secondo Emendamento recita così: “Essen-<br />

Il Secondo Emendamento, diritto alla<br />

difesa personale armata, è sacro quanto<br />

la bandiera. Ecco perché gli americani<br />

non rinunceranno alla pistola<br />

do necessaria alla sicurezza di uno Stato libero<br />

una milizia regolamentata, il diritto dei cittadini<br />

di detenere e portare armi non potrà essere infranto”.<br />

L’articolo fa inevitabilmente riferimento<br />

all’epoca in cui fu scritto, quando – appunto –<br />

erano i contadini ad imbracciare i loro fucili per<br />

formare la milizia (l’esercito) e cacciare l’invasore,<br />

britannico o francese che fosse. Ma non sono<br />

bastati due secoli per aggiornarlo: il Secondo<br />

Emendamento è rimasto, inalterato e inalterabile<br />

nonostante i molti tentativi di adeguarlo alla<br />

Storia. Come se gli Stati Uniti ancora credessero<br />

che il pericolo viene da un nemico esterno e non<br />

– come le stragi dimostrano – dai suoi stessi figli,<br />

che di volta in volta si mettono a sparare nei campus,<br />

nei cinema, nelle scuole elementari…<br />

Fior di costituzionalisti hanno di volta in volta<br />

cercato di dimostrare la sostanziale incostituzionalità<br />

dell’articolo. Hanno sempre perso. E<br />

l’ultima sentenza in tal senso, la più importante,<br />

risale a solo quattro anni fa: il 26 giugno 2008<br />

la Corte Suprema ha sancito una volta per tutte<br />

il diritto individuale degli americani ad essere<br />

armati. La causa riguardava il divieto in vigore<br />

da 32 anni nel District of Columbia (la città di<br />

Washington) di detenere un’arma in casa “per<br />

difesa personale”. Quel divieto è stato giudicato<br />

incostituzionale da 5 dei 9 giudici della Corte<br />

Suprema. Con quella decisione, l’Alta Corte ha<br />

messo la parola fine su un dibattito di due secoli,<br />

sentenziando che il Secondo Emendamento non<br />

si tocca, negli Stati Uniti quello a possedere un’<br />

arma è un diritto inalienabile, come quello alla<br />

libertà e alla vita.<br />

La strage di Newtown ha così riaperto il dibattito<br />

non tanto dal punto di vista giuridico, quanto<br />

dal punto di vista politico. Barack Obama per<br />

primo si è guardato bene dall’affrontare la cosa<br />

partendo dal Secondo Emendamento. Sull’onda<br />

della commozione (sincera) seguita alla strage,<br />

Obama si è fatto carico di interpretare un sentimento<br />

condiviso chiedendo a tutti, Repubblicani<br />

e Democratici, NRA e familiari delle vittime, di<br />

trovare un compromesso per rafforzare le norme<br />

sul porto d’armi. La commissione è al lavoro, e<br />

il vicepresidente degli Stati Uniti, Joe Biden, si<br />

è impegnato a nome della Casa Bianca a varare<br />

“presto” la nuova legge.<br />

Quale possa essere è presto per dire. Anche perché<br />

l’America è e rimane terra di grandi paradossi.<br />

In questo caso, due su tutti: 1) sotto Barack<br />

Obama, considerato il presidente più anti-armi di<br />

sempre, l’industria delle armi è cresciuta (l’AP<br />

ha calcolato che le rivendite nel Paese siano oggi<br />

quasi 51mila e che le armi in circolazione siano<br />

più di 300 milioni, tante quanti sono i cittadini<br />

americani); 2) dopo la strage di Newtown la<br />

NRA ha consigliato un’unica strada per proteggere<br />

alunni e studenti da ogni pericolo: dotare le<br />

scuole di armamenti appropriati.<br />

7


arrivano gli Angeli del Riciclo<br />

Da oggi nelle strade di Genova arrivano gli Angeli del<br />

Riciclo. Volontari dell’associazione Auser ti aiuteranno a<br />

separare correttamente i rifiuti per migliorare la raccolta<br />

differenziata. Scopri di più su www.amiu.genova.it<br />

Genova<br />

Il Comune amico dei cittadini.<br />

bébert<br />

opinioni<br />

gli esodati naufraghi<br />

di urban lab<br />

Sulla zattera<br />

di Renzo Piano<br />

imbarcati dagli<br />

"olgettini" le<br />

vittime del<br />

Cavaliere<br />

L<br />

a prima delle grandi jeep grige arrivò nel porto di<br />

Genova in tarda mattinata. Le guardie del corpo di<br />

Berlusconi (gli “olgettini”) fecero scendere la prima<br />

squadra degli “esodati” della politica. C’erano Scajola, Orsi,<br />

Boscetto e Bornacin. Erano cupi e nervosi. Boscetto era smarrito:<br />

“Ma dove ci portano? – mormorava – mica in qualche<br />

ricovero per anziani, magari con infermieri feroci?” Bornacin<br />

gli diede una ruvida gomitata: “Vorrei proprio vedere. Sono<br />

ancora in grado di prenderli tutti a cazzotti”. Scajola non parlava.<br />

Fece cenno a Orsi, aggrottando le sopracciglia, di non<br />

fare commenti. Il gruppetto venne avviato al molo. Gli “olgettini”<br />

apparivano disarmati, ma avevano ordini precisi ed<br />

erano nerboruti. Raggrupparono gli “esodati” sul molo. Poi<br />

gli “olgettini” fecero scendere Scandroglio, Minasso, Grillo<br />

e Morgillo. Una terza vettura, questa volta privata, si fermò a<br />

debita distanza. Ne scesero Melgrati e Vaccarezza. Orsi chiese<br />

se ne sarebbero arrivati altri. “Nei prossimi giorni – rispose<br />

una delle guardie – ma a voi non deve interessare. Lo sa il<br />

Cavaliere e basta”. Nel frattempo una sorta di zatterone s’era<br />

staccato da un molo vicino e puntava all’approdo dove il<br />

piccolo gruppo era stato riunito. Gli “esodati” si guardavano<br />

in cagnesco. “Meritereste di essere affogati” digrignò Scajola<br />

rivolto a Scandroglio e a Minasso. Il primo rispose come<br />

trasognato, ma seccato: “È per colpa tua che siamo in questa<br />

condizione…” Scajola si mordeva le mani: “La mia sola<br />

colpa è stata quella di averti scelto”. Minasso non parlava.<br />

Dalla tasca posteriore estrasse una bottiglietta piatta, bevendo<br />

avidamente. La chiatta attraccò e scese un vigile urbano in<br />

divisa. “A nome del Comune di Genova vi consegno la zattera<br />

‘Urban Lab’. Non sappiamo cosa farcene (ma per la verità<br />

anche prima era inutile) e per di più costa ai contribuenti. Fatene<br />

quel che volete”. Il capo degli “olgettini” sorrise al vigile:<br />

“Anche il Cavaliere non sa più che farsene di questi…” “Esodati?”<br />

“Proprio così” “Ma non hanno pensione?” “Ne hanno<br />

fin troppo”. Il gruppo venne caricato. Grillo afferrò il timone:<br />

“Io sono un esperto di trasporti e di logistica”. Intervenne Scajola:<br />

“Io voglio il sedile disegnato da Renzo Piano”.<br />

Come Dio volle, “Urban Lab” prese il largo. “Ho il mal di<br />

mare” disse Minasso, cercando conforto nella bottiglietta.<br />

Cassinelli crollava il capo “Ma qui non c’è la Prima Classe<br />

per borghesi ricchi…” Quando furono al giro della diga foranea,<br />

Bornacin gridò: “Ma qui manca qualcuno” Orsi s’era<br />

buttato in mare. Contava di rifarsi ancora una vita. Dalla<br />

spiaggia Vaccarezza e Melgrati, in lacrime, sventolavano vistosi<br />

fazzoletti bianchi.<br />

9


10<br />

politica<br />

L'esito delle<br />

politiche è destinato<br />

a incidere sulla<br />

tenuta delle giunte<br />

Burlando e Doria<br />

C<br />

omunque andranno le elezioni,<br />

una prima sconfitta per la Liguria<br />

si ha già: la perdita di un deputato<br />

per effetto della nuova ripartizione<br />

dei seggi a causa del calo demografico.<br />

La nostra regione perde abitanti. E perde<br />

quindi anche rappresentanti a Roma. Se<br />

poi si pensa ai catapultati sistemati qua e<br />

là nelle varie liste, più o meno in posizioni<br />

sicure, il già esiguo esercito di parlamentari<br />

liguri si assottiglia ancor di più.<br />

Poco male, dirà qualcuno, sperando almeno<br />

in un’elezione indolore per una regione<br />

che ha un peso politico limitato nel<br />

panorama nazionale. Niente di più sbagliato,<br />

perché se è vero che la Liguria è<br />

poco considerata da Roma, se non come<br />

“terra di conquista”, è anche vero che<br />

è da sempre un laboratorio politico che<br />

spesso anticipa scelte nazionali. E così se<br />

fino a poco tempo fa il famoso “modello<br />

Liguria”, quella maggioranza allargata<br />

da sinistra al centro che ha vinto le ultime<br />

regionali, veniva portato a esempio<br />

per possibili alleanze di governo, con<br />

gli scandali che hanno riguardato l’Idv<br />

la coalizione si è ristretta e il presidente<br />

Burlando ha anticipato ancora una volta<br />

“Modello Liguria”:<br />

declino e gioco<br />

dei quattro cantoni<br />

DAvIDE LENtINI<br />

i tempi inserendo in una giunta già composta<br />

da rappresentanti di Pd e Udc, un<br />

esponente di Sel. Che sia il modello del<br />

prossimo governo? A giudicare da quello<br />

che dicono i sondaggi non è escluso,<br />

tanto che Bersani e Vendola sono sempre<br />

più convinti di doversi aprire ai centristi<br />

di Monti se vorranno avere i numeri<br />

per guidare il Paese. Il rischio, però, è<br />

che l’asse della giunta si sposti sempre<br />

più a sinistra, con i centristi (compresi<br />

i cattolici del Pd) messi sempre più<br />

all’angolo. Non è escluso, quindi, che le<br />

ricadute sulla tenuta delle giunte locali<br />

si facciano sentire. Basti pensare che la<br />

prima decisione attesa dopo le elezioni<br />

sarà quella che dovrà prendere l’attuale<br />

Nonostante<br />

la scarsa<br />

considerazione di<br />

Roma, la Liguria<br />

è un laboratorio<br />

politico che spesso<br />

anticipa scelte<br />

nazionali<br />

Gli ultimi recenti scandali<br />

che hanno riguardato<br />

l'Idv hanno messo in<br />

discussione il modello<br />

di governo ligure<br />

Il palazzo della<br />

Regione. Foto<br />

Beppe Borrone<br />

vicesindaco di Genova Stefano Bernini:<br />

primo dei non eletti in Regione, con la<br />

liberazione del posto nel consiglio di via<br />

Fieschi lasciato vacante da Lorenzo Basso<br />

prossimo a andare a Roma, che farà?<br />

Lascerà il Comune e opterà per la Regione<br />

o rimarrà a battagliare a Tursi? Molto<br />

dipenderà anche da quello che accadrà<br />

in Parlamento: se, infatti, la nuova maggioranza<br />

darà una accelerata alla realizzazione<br />

delle grandi infrastrutture come<br />

Gronda e Terzo valico, Bernini potrebbe<br />

rimanere a Tursi. Altrimenti ha già fatto<br />

capire che mollerà per il lido più sicuro<br />

della Regione. Un effetto domino non da<br />

poco, perché oggi lui rappresenta in seno<br />

alla giunta comunale l’esponente del Pd<br />

più attento alle grandi opere. Senza di<br />

lui Gronda e Terzo valico potrebbero<br />

arenarsi sotto la spinta contraria di Sel.<br />

Tutto dipenderà da quello che succederà<br />

proprio a Roma, perché in Parlamento<br />

come a Tursi, nel centrosinistra le idee<br />

sulle infrastrutture sono ancora poco<br />

chiare. Per il Pd vanno fatte, per Sel no.<br />

La coalizione, proprio su questo, rischia<br />

di implodere. Così come sui temi legati ai<br />

diritti civili. Non è un caso che il sindaco<br />

di Genova abbia deciso di avviare l’annunciato<br />

registro comunale per le coppie<br />

di fatto, anticipando quello che deciderà<br />

il futuro parlamento. Una mossa che non<br />

piace all’Udc e ai montiani e che potrebbe<br />

compromettere un futuro patto di collaborazione<br />

per le riforme. Insomma, il<br />

quadro a Roma come a Genova appare<br />

tutt’altro che sereno. Inevitabilmente le<br />

scosse di assestamento dopo le elezioni<br />

politiche si sentiranno anche da noi. E<br />

mai come adesso le giunte di Burlando<br />

e Doria appaiono deboli, messe a dura<br />

prova l’una dagli scandali sulle spese<br />

pazze in consiglio regionale e l’altra dalle<br />

continue divergenze di idee sul futuro<br />

di città. L’esito incerto delle elezioni politiche<br />

e il rischio di ingovernabilità non<br />

aiuteranno di certo.<br />

11


12<br />

politica<br />

Al Senato il sistema<br />

è praticamente<br />

blindato, alla Liguria<br />

vanno 8 senatori, 5<br />

dei quali alla coalizione<br />

di maggioranza<br />

Scherzi del<br />

porcellum:<br />

incerti uno<br />

o due seggi<br />

A<br />

voler essere perfidi, prescindendo da una<br />

serie già prevedibile di interpretazioni cavillose<br />

e peculiari della cultura mistificante<br />

del nostro Paese, soprattutto quando si tratta di<br />

politica, si potrebbe osservare che il voto, per certi<br />

aspetti, è inutile. I risultati, soprattutto in funzione<br />

di chi sarà eletto alla Camera o al Senato sono<br />

prevedibili, con la quasi certezza di non sbagliare,<br />

almeno per il 90% dei candidati, o forse persino<br />

qualcosa di più. Il ruolo degli indovini, non sempre<br />

svolto brillantemente, dagli istituti di analisi e<br />

di previsione del voto, sembra destinato – anche<br />

loro! – alla rottamazione. Chi soffoca a condiziona<br />

le scelte e il pluralismo di tante coalizioni e di<br />

infiniti partitini “cani sciolti” in lotta contro tutto e<br />

contro tutti e solo in apparente dura competizione<br />

è l’orribile legge elettorale, il mai tanto vituperato<br />

porcellum. Infatti, cominciando dalla elezione del<br />

Senato, il sistema è praticamente blindato regione<br />

per regione, per via della Costituzione. Facciamo<br />

un esempio, partendo alla Liguria. Debbono essere<br />

eletti 8 senatori. La coalizione di maggioranza<br />

ne avrà 5, per legge. Gli altri tre andranno a tutti<br />

gli altri. Certo, in natura esistono i miracoli, ma è<br />

quasi certo che in Liguria, alla chiusura delle urne,<br />

la meglio l’avrà la coalizione di centrosinistra<br />

che porterà a casa il bottino più grosso. Gli altri<br />

tre seggi potrebbero andare – uno per uno – alla<br />

coalizione di centrodestra di Berlusconi, al centro<br />

di Monti e ai “grillini”. Solo nel caso d’un piccolo<br />

exploit di uno dei raggruppamenti meno forti<br />

potrebbe miracolosamente consentire a una delle<br />

tre coalizioni di strappare un seggio, lasciandone<br />

un’altra a secco. Il che significa che solo un seggio<br />

I sondaggi cercano<br />

di scavare nel<br />

rapporto tra<br />

la coalizione<br />

centrista di Monti<br />

e i “grillini”.<br />

Il cosiddetto<br />

“ultimo”,<br />

deputato o<br />

senatore poco<br />

importa, sarà<br />

giocato dalla<br />

performance<br />

elettorale che<br />

si metterà a<br />

fuoco nell’ultima<br />

settimana, prima<br />

del voto.<br />

è in sostanza ballerino. E per essere più precisi, il<br />

seggio in bilico potrebbe essere o della coalizione<br />

di Monti oppure potrebbe impinguare il bottino<br />

belusconiano.<br />

Un po’ più complesso appare invece il calcolo per<br />

la Camera perché il voto va sommato complessivamente<br />

nel contesto nazionale e successivamente<br />

si passa a una ripartizione collegio per collegio,<br />

scegliendo per ogni partito i risultati migliori. Ma<br />

anche qui, restando al caso del collegio unico della<br />

Liguria, è prevedibile che su 16 deputati una<br />

decina potrebbero essere catturati dal centrosinistra<br />

(con una possibile assegnazione al Sel, sulla<br />

base dei quozienti ottenuti in tutta Italia). Un seggio<br />

potremmo anche cederlo a un altro collegio<br />

italiano, ma l’esito è davvero una lotteria, perché<br />

si andrà al calcolo dei resti sino al secondo deci-<br />

Più complesso il<br />

calcolo per la Camera<br />

dove il voto va<br />

sommato complessivamente<br />

nel contesto<br />

nazionale<br />

male. Impossibile la previsione. Resta il fatto che<br />

le tre coalizioni minori di divideranno cinque o sei<br />

seggi, con il solito “gioco” dell’ultimo seggio per<br />

così dire ballerino.<br />

Certo, ci sono regioni o collegi della Camera dove<br />

il gioco è al cardiopalma, come avverrà nelle Regioni<br />

più popolose: Lombardia, Lazio, Campania e<br />

Sicilia dove sono raggruppati 25 milioni di abitanti<br />

su un territorio nazionale che arriva a 60 milioni.<br />

Considerato poi che in Lombardia e nel Lazio si<br />

rinnovano anche i consigli regionali, ecco complicarsi<br />

le previsioni. L’aspetto più curioso e sul quale<br />

i sondaggi cercano di scavare – e vale sempre per<br />

la nostra “piccola” Liguria – sarà certamente il rapporto<br />

tra la coalizione centrista di Monti e i “grillini”.<br />

Il cosiddetto “ultimo”, deputato o senatore<br />

poco importa, sarà giocato appunto dalla performance<br />

elettorale che si metterà a fuoco, stante l’alto<br />

numero di incerti, nel corso dell’ultima settimana,<br />

prima del voto. Molto dipenderà dagli eventi esterni<br />

che condizioneranno il cosiddetto “voto di pancia”.<br />

Faccio un esempio: i “grillini”, dopo le sortite<br />

su “Casa Pound” o sul ruolo dei sindacati, erano in<br />

flessione. Ma la vicenda del Monte dei Paschi di<br />

Siena ha fatto riprendere il voto di protesta a 360<br />

gradi contro la cosiddetta partitocrazia. L’area di<br />

centrosinistra, invece, era partita alla grande, dopo<br />

l’esito di immagine popolare delle “primarie”. Berlusconi<br />

invece gioca sui colpi di scena mediatici.<br />

Qui non si vuole entrare nel merito delle singole<br />

vicende. Ognuno le valuta secondo la propria sensibilità<br />

o secondo il proprio orientamento ideologico.<br />

Resta il fatto che la tranche di consenso legata<br />

all’emotività, in un momento storico tanto fragile<br />

e incerto, giocherà un ruolo importante, dato che<br />

l’esito è ormai affidato al recupero dei “resti” e a<br />

una aritmetica da tavola pitagorica. Anche questo è<br />

un segno dei tempi. p.l.<br />

13


pAOLO LINGUA<br />

14<br />

ritratto<br />

Prudente e navigato,<br />

GIUSEppE ZAMpINI<br />

dopo quasi 40<br />

anni trascorsi in<br />

Finmeccanica è<br />

alla testa della<br />

Confindustria di<br />

Genova. C'è una<br />

trepida attesa per<br />

quelle che saranno<br />

le sue prime mosse<br />

D<br />

el nuovo presidente della Confindustria<br />

di Genova, Giuseppe Zampini, 67 anni<br />

il prossimo agosto, sposato senza figli,<br />

si sa poco. Pur essendo ai vertici dell’Ansaldo<br />

Energia e della Nira da decenni, è sempre stato<br />

schivo e riservato, concedendo raramente interviste<br />

e soprattutto parlando sempre di questioni di<br />

lavoro. Non risulta politicamente né impegnato,<br />

né simpatizzante di gruppi o movimenti. Quasi<br />

certamente della “politica pura” diffida, da buon<br />

tecnico e da buon manager che vorrebbe poter assumere<br />

decisioni rapide, senza sottoporsi a infiniti<br />

controlli, comitati, passaggi burocratici. Della sua<br />

vita privata, come s’è detto, si sa poco. Pare che<br />

sin da bambino abbia avuto passione per la tecni-<br />

ca, per la meccanica, per tutto quello che è struttura<br />

produttiva e frutto dell’ingegno umano. È un<br />

toscano introverso (un genere più diffuso di quanto<br />

non si creda), ma la formazione “carrarina” lo<br />

spiega. Di lui trapelano due tranquille passioni: il<br />

mare e i cani. È molto affezionato alla moglie Liliana,<br />

conosciuta sui banchi del liceo, insegnante<br />

di lingue ora in pensione.<br />

Anche amici e collaboratori sono avari di dettagli.<br />

Zampini è riservato, ma garbato e cortese. È<br />

sobrio e tradizionale anche nell’abbigliamento,<br />

molto understatement. Attento ascoltatore, riflessivo<br />

e razionale nelle decisioni. Una personalità<br />

“aristotelica”, dominata dalla logica e dalla razionalità.<br />

Ma diffidente nei confronti delle scelte<br />

la carriera in tranquilla ascesa<br />

Giuseppe Zampini è nato a Ponte nelle Alpi (Belluno)<br />

nel 1946. Metà veneto e metà toscano è vissuto<br />

a Carrara dove ha frequentato il liceo scientifico.<br />

Si è laureato a Pisa in ingegneria nucleare nel<br />

1971. Specializzato in ingegneria spaziale. Sposato,<br />

senza figli. Vive a Recco. Eletto presidente della<br />

Confindustria di Genova lo scorso dicembre, è tutt’ora<br />

amministratore delegato di Ansaldo Energia. È entrato<br />

in Finmeccanica nel 1972 alla Nira e poi ha percorso,<br />

tra Nira e Ansaldo tutte le tappe della dirigenza.<br />

Attento ascoltatore,<br />

riflessivo e razionale<br />

nelle decisioni.<br />

Una personalità<br />

“aristotelica”,<br />

dominata dalla logica<br />

e dalla razionalità<br />

avventurose o delle approssimazioni strategiche.<br />

Giuseppe Zampini è però capace di garbate dolcezze.<br />

Se stabilisce un contatto positivo con un<br />

interlocutore, soprattutto se a monte ci sono valutazioni<br />

di stima professionale e intellettuale, diventa<br />

un amabile conversatore, capace di giudizi<br />

incisivi che possono sorprendere e spiazzare. Si<br />

badi bene: la sua conversazione non ha mai i risvolti<br />

del gossip, di quello che potrebbe entusiasmare<br />

un cattivo giornalismo (ma anche piuttosto<br />

ignorantello), si tratta piuttosto di considerazioni<br />

ponderate, di quelle che lui esprime in pubblico,<br />

come in privato. Nel corso della sua carriera in<br />

Finmeccanica, è stato legato da un duplice rapporto<br />

di stima, con Giuseppe Guarguaglini, un tempo<br />

il factotum di Finmeccanica e, obiettivamente, al<br />

di là di tutte le polemiche degli ultimi due anni,<br />

colui che ne ha tenuto alte le sorti nel mondo.<br />

Zampini è diplomatico, ma non ha mai rinnegato<br />

Guarguaglini, dimostrando coraggio, correttezza<br />

e coerenza. Con il nuovo amministratore delegato<br />

Orsi, vicino alla Lega Nord, non c’è un grande<br />

feeling, ma solo corretti rapporti: questo spiega,<br />

tra tante altre motivazioni, come Zampini abbia<br />

accettato un incarico non tanto tecnico e manageriale,<br />

quanto invece politico come la presidenza<br />

della Confindustria. Tra l’altro, nella sua prima<br />

sortita pubblica, Zampini ha lasciato capire che è<br />

difficile impedire la vendita dei due rami dell’Ansaldo,<br />

Energia e Sts, ormai cocciutamente voluta<br />

da Orsi, puntando semmai a valutare la qualità e<br />

la strategia di chi eventualmente dovesse comprare.<br />

Chi lo conosce bene dice che Zampini non<br />

modificherà né la sua vita, né le sue abitudini e<br />

che manterrà un comportamento di cortese prudenza<br />

nel periodo del suo mandato. Ma dato che<br />

si tratta d’una personalità forte e d’un tecnico di<br />

valore, non sono da escludersi novità o sorprese.<br />

Vedremo – e c’è una certa curiosità – tra pochi<br />

mesi quale sarà il suo stile e su cosa appunterà le<br />

sue scelte e le sue strategie. Quelle che medita già<br />

sul lungomare di Recco, portando a spasso i suoi<br />

amati e fedeli cani.


16<br />

ritratto<br />

P<br />

er adesso, il presidente della Confindustria<br />

di Genova Giuseppe Zampini non<br />

ha scoperto sino in fondo le sue carte. Il<br />

suo discorso d’insediamento è stato completo,<br />

ma all’insegna della “tuttologia” istituzionale.<br />

E non poteva essere differente. Il Presidente<br />

avrà modo di trovare accordi e consensi, oppure<br />

scendere su terreni di scontro con le istituzioni,<br />

solo qualche mese dopo le elezioni, quando certe<br />

scelte dovranno essere sottoposte a “no” e “sì” e<br />

ci si dovrà schierare. Val la pena di fare qualche<br />

esempio. Zampini ha fatto capire, senza dubbi,<br />

che proseguirà nella politica dei suoi predecessori<br />

sostenendo la realizzazione di quelle che ha<br />

definito “infrastrutture fondamentali”. Vale a dire<br />

Terzo Valico e Gronda, argomenti scottanti, soprattutto<br />

il secondo perché il primo ormai procede<br />

e dipende soltanto dal flusso di finanziamenti<br />

che verranno dallo Stato. Sul tema della Gronda<br />

la Confindustria potrebbe trovarsi a premere sul<br />

Comune all’interno del quale la maggioranza di<br />

centrosinistra è divisa e potrebbe tendere allo<br />

strappo. Soprattutto se i risultati delle elezioni politiche<br />

portassero a una crescita egemonica del Pd<br />

rispetto agli altri alleati. Zampini, forte della sua<br />

formazione “ansaldina” ha sottolineato l’impegno<br />

per il polo tecnologico agli Erzelli, alla privatizzazione<br />

dell’Aeroporto, alla realizzazione del cosiddetto<br />

“ribaltamento a mare” del cantiere di Sestri<br />

Ponente e soprattutto al riutilizzo delle aree ex siderurgiche<br />

di Cornigliano. Questo settore potrebbe<br />

dar luogo a sorprese, soprattutto se, inseguito<br />

alla crisi di Taranto, anche il settore del laminatoio<br />

cosiddetto “a freddo” dovesse ridimensionare<br />

ulteriormente il proprio peso. Sinora la Confindustria<br />

a Genova ha difeso il gruppo Riva, il socio<br />

di maggior peso, a spada tratta, anche sfidando<br />

l’impopolarità. Ora il problema delle aree in riva<br />

Il neo presidente<br />

ha fatto capire che<br />

proseguirà nella<br />

politica dei suoi<br />

predecessori<br />

“Ricchezza<br />

e profitto<br />

aiutano a<br />

crescere”<br />

al mare, anche in considerazione del “caso Malacalza”<br />

dell’anno scorso, potrebbe far imboccare a<br />

Zampini nuove strade ricche di “distinguo”.<br />

Un questione metodologica, riprese in varii<br />

punti della relazione, riguarda il “tempo perso”<br />

per i momenti decisionali nel campo delle<br />

scelte strategiche ed economiche. Zampini non<br />

ha mai nascosto, anche in conversazioni private,<br />

il suo disappunto per questa cultura dei “tempi<br />

morti”, cari ai partiti e alla burocrazia, realtà indifferenti<br />

ai veri e reali problemi della crescita<br />

e degli investimenti. Un invito a scelte più rapide<br />

è allargato al discorso del porto nel settore<br />

industriale del porto di Genova, dove opererà il<br />

vicepresidente vicario, Marco Bisagno: la Confindustria,<br />

come già si mosse Giovanni Calvini,<br />

vuole il potenziamento delle riparazioni navali<br />

Darà sostegno alla<br />

realizzazione di<br />

quelle che ha definito<br />

“infrastrutture<br />

fondamentali”<br />

La Confindustria,<br />

come già si mosse<br />

Giovanni Calvini, vuole<br />

il potenziamento delle<br />

riparazioni navali<br />

e l’installazione della sesta vasca, di dimensioni<br />

tali da accogliere il naviglio di portata sempre<br />

maggiore attualmente operante.<br />

Ma bisogna decidere. Zampini ha concluso il<br />

suo sobrio discorso, affermando che “profitto” e<br />

“ricchezza” sono termini positivi se “coniugati<br />

con lo sviluppo sociale, con la creazione di posti<br />

di lavoro… per la crescita del bene comune”. E<br />

poi il tocco finale “Etico è combattere l’evasione<br />

dalle decisioni”. Ovvero che la Pubblica Amministrazione<br />

“abbia il coraggio delle proprie decisioni”.<br />

In parole povere: ognuno faccia la sua<br />

parte, ma non si può rinviare e discutere all’infinito.<br />

Zampini non avrà percorsi agevoli con<br />

un ceto politico sempre più debole e sempre più<br />

fragile, ma viene dall’industria pubblica e sa con<br />

chi avrà a che fare. p.l.<br />

17


aristocratico<br />

e popolare<br />

Una personalità<br />

policroma,<br />

piaccia o<br />

non piaccia.<br />

Mai grigia<br />

Sarà davvero<br />

difficile<br />

dimenticare<br />

Duccio Garrone<br />

e la sua capacità<br />

di incendiare lo<br />

smorto agone<br />

politico ed<br />

imprenditoriale<br />

di Genova e della<br />

Liguria. Foto Beppe<br />

Borrone<br />

il ricordo<br />

pAOLO LINGUA<br />

H<br />

a avuto un addio popolare e aristocratico,<br />

al tempo stesso, Riccardo Garrone,<br />

Duccio per amici e familiari. Quello<br />

che a lui sarebbe piaciuto e che, per la verità, si<br />

meritava in coerenza con la sua vita. Quando è<br />

uscito a metà dicembre l’ultimo numero de “Il<br />

Potere”, Riccardo Garrone stava già male. E con<br />

quel numero, che lui ha letto e gradito, gli abbiamo<br />

dato il nostro addio, cercando di fornire un<br />

ritratto, una interpretazione del suo personaggio<br />

al di fuori dei modelli usurati e degli stereotipi<br />

che pure abbiamo riletto e riascoltato nelle scorse<br />

settimane. Ma vogliamo tornare sul nostro incipit<br />

che vorrebbe riassumere il senso d’una esistenza<br />

e d’un carattere. La natura del personaggio Garrone<br />

aveva alcune peculiarità: intelligenza (con<br />

una punta di temperamento artistico) creativa,<br />

introversione, una certa timidezza, forse paura<br />

della folla. Sentimenti forti, legati alla tradizione<br />

e alla famiglia, ma anche un impetuoso desiderio<br />

di affetto, anche fuori dagli schemi, voglia di comunicare<br />

e di gridare di voler capire il mondo, la<br />

gente. Riccardo Garrone: un aristocratico con una<br />

voglia genuina di popolarità e di comunicazione.<br />

Sempre alle prese con il timore di non essere stato<br />

capito. La sua parte razionale s’è affermata come<br />

capitano d’industria, come presidente della Confindustria<br />

di Genova, come mecenate, come propulsore<br />

della Fondazione culturale intitolata a suo<br />

padre. La sua componente d’irrazionalità creativa<br />

non ha forse strappato successi ma, con le proposte<br />

urbanistiche e d’investimenti alternativi, ha<br />

scosso una città e una comunità sostanzialmente<br />

torpide e conformiste. La sua sete di affetti popolari<br />

hanno raggiunto l’obiettivo del sogno con<br />

la presidenza della Sampdoria, un epilogo che<br />

forse chi ha conosciuto il tormentato Duccio “prima<br />

maniera” forse non poteva immaginare. Una<br />

personalità policroma, piaccia o non piaccia. Mai<br />

grigia. Un uomo vivo e tormentato, mai in pace<br />

con se stesso e con il mondo. Diretto sino alla provocazione,<br />

anche quando sbagliava o pronunciava<br />

giudizi eccessivi o paradossali. Capace sempre<br />

di reggere le sconfitte, anche quelle che, qualche<br />

volta, si cercava con le sue mani. Dominato da<br />

una gran voglia di sincerità: un atteggiamento che<br />

lo rendeva tenace nelle amicizie, anche quando<br />

con gli amici discuteva accanitamente. Sarà davvero<br />

difficile dimenticare Duccio Garrone e la sua<br />

capacità di incendiare lo smorto agone politico ed<br />

imprenditoriale di Genova e della Liguria. A lui,<br />

questa sorta di “patto al ribasso” che da decenni<br />

soffoca e addormenta il contesto locale, non piaceva.<br />

Non gli sembrava morale. E se le sue proposte<br />

(provocazioni?) non sempre erano comprese<br />

o, addirittura, erano difficilmente condivisibili,<br />

purtuttavia il dibattito valeva sempre la pena di<br />

essere affrontato. Per questo, alla fine dei conti, è<br />

stato proprio nel suo ambiente dove è stato meno<br />

capito. I tifosi della Sampdoria, quelli genuini e<br />

non fanatici o violenti, sono quelli che alla fine lo<br />

hanno capito di più. Ammiravano genuinamente<br />

il suo tratto inconfondibile di “signore” ma sorridevano<br />

ai suoi entusiasmi e condividevano il suo<br />

sorriso e il suo gesto misurato. La Sampdoria che<br />

ha occupato la sua mente e il suo cuore nell’ultimo<br />

decennio della sua esistenza è stato un grande<br />

falò – arioso, festoso, fantastico – che ha incendiato<br />

la fine d’una lunga estate. Addio Duccio<br />

Garrone, sit tibi terra laevis.<br />

Nessuno ha i tuoi stessi occhi.<br />

Con noi, nessuno<br />

ha il tuo stesso conto.<br />

Perché nessuno ha i tuoi stessi affetti, i tuoi stessi progetti, i tuoi stessi impegni.<br />

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20<br />

l'inchiesta<br />

Operazione titanio:<br />

il dilemma della<br />

miniera sul Beigua<br />

FRANCO MANZIttI<br />

Si sapeva che nel cuore del parco<br />

regionale del Beigua esiste,<br />

sul Bric Tarinè, una miniera<br />

di titanio. Non si sapeva<br />

che è la più ricca di Europa<br />

Il parco regionale<br />

del Beigua si<br />

trova vicino a<br />

Pianpaludo, tra<br />

Urbe e Sassello.<br />

R<br />

iusciranno i nostri eroi a decidere di affrontare<br />

l’ultimo dilemma che squarcia le<br />

coscienze di una pubblica amministrazione<br />

regionale, divisa tra il rispetto dell’ambiente e la<br />

possibilità di incassare centinaia di milioni di euro,<br />

forse migliaia per almeno quindici-venti anni?<br />

Si sapeva da un paio di decenni che nel cuore del<br />

sacrosanto parco regionale del Beigua, vicino a<br />

Pianpaludo, tra Urbe e Sassello, a dieci chilometri<br />

in linea d’aria dal mare e a trenta dall’autostrada<br />

Voltri Alessandria, esiste sul monte Tarinè, meglio<br />

chiamato Bric, una miniera di titanio, uno dei metalli<br />

più preziosi per l’industria moderna.<br />

Ma non si sapeva che questa miniera, che non è<br />

nelle viscere della terra ma sulle falde della montagna,<br />

tra una altitudine di 450 e una di 900 metri, che<br />

è larga 900 metri e lunga, considerata la sua base<br />

almeno 1500, è la più ricca di Europa. I calcoli approssimativi<br />

sono di una compagnia mineraria che<br />

la sondò negli anni Settanta. La compagnia aveva<br />

misurato la possibile capienza di rutilo (il metallo<br />

da cui “esce” poi il titanio) tra quelle rocce scistose<br />

potrebbe essere di quattrocento-seicento mila tonnellate.<br />

Per un valore di 500 miliardi di euro. E soprattutto<br />

non si sapeva che per scavare quel titanio<br />

le compagnie petrolifere più importanti del mondo,<br />

come la Rio Tinto sudamericana e la Nordic Mining<br />

della Norvegia, sarebbero disposte a pagare un<br />

canone di concessione alla Regione Liguria di almeno<br />

500 milioni di euro all’anno. E non si sapeva<br />

che l’operazione titanio farebbe scattare una filiera<br />

produttiva di trasporto, pulitura, trasformazione,<br />

capace di coinvolgere aziende, imprese, mano d’opera<br />

in larga misura. Cifre da capogiro, introiti che<br />

consentirebbero alla Regione con i conti al collasso<br />

di affrontare e risolvere crisi gravissime come quella<br />

sanitaria, come quella ferroviaria e di impostare<br />

programmi di sviluppo oggi inimmaginabili.<br />

Ma dove è il dilemma? La miniera sta in Paradiso.<br />

Il giacimento così prezioso è piazzato nel cuore protetto<br />

del parco in un luogo intoccabile, intangibile,<br />

garantito da leggi e garanzie che comprendono anche<br />

i pareri della Sovraintendenza ai beni Ambientali.<br />

Per estrarlo bisognerebbe violare quel paradiso,<br />

tanto puro che negli ultimi anni sono ricomparsi<br />

lassù anche i branchi di lupi. Un luogo di poche<br />

case e pochi abitanti, di correnti soft di turismo, di<br />

una tranquilla agricoltura. Ci sono vette dalle quali<br />

si vede il mare in uno scenario perfetto, che solo la<br />

Liguria, in certe postazioni, sa regalare. Per estrarre<br />

il titanio che serve all’industria aerospaziale civile e<br />

militare, all’architettura, ai pigmenti necessari per le<br />

continua a pag. 22 X<br />

21


22<br />

l'inchiesta<br />

La miniera porterebbe uno<br />

sconquasso e indurrebbe<br />

il rischio dell’amianto,<br />

minaccia reale di ogni<br />

operazione con la quale<br />

si scava, rivolta e<br />

trasporta il terreno<br />

vernici e perfino per la carta e che trasformato in gas<br />

è un nemico delle polveri sottili, incubo del nostro<br />

quotidiano inquinamento, bisognerebbero costruire<br />

una strada vera e propria che arrivi sotto quel<br />

Bric Tarinè. Là ci sono per ora solo piccole strade<br />

asfaltate, poco più che mulattiere che salgono con<br />

tornanti dolci. La miniera porterebbe uno sconquasso<br />

e soprattutto indurrebbe il rischio più letale che<br />

si immagini, quello dell’amianto che è la minaccia<br />

reale di ogni operazione con la quale si scava, si rivolta,<br />

si trasporta il terreno. Insomma là c’è come<br />

una miniera d’oro o un pozzo di petrolio, un colpo<br />

di fortuna, un caso geologico, ma c’è anche il veleno<br />

del rischio più temuto.<br />

L’Operazione Titanio, che era sepolta nel dimenticatoio<br />

da due decenni, dopo che nel 1996, alla<br />

fine di un lungo iter burocratico, la Conferenza dei<br />

servizi di Savona aveva respinto la domanda di<br />

concessione presentata molti anni prima dalla Cet<br />

di Torino, una industria mineraria, è stata rilanciata<br />

recentemente dopo una serie di contatti e di incontri<br />

in Regione. Già alla fine del 2009 la società di<br />

ingegneria ambientale canadese, Golder Associates,<br />

potentissima in tutto il mondo, aveva presentato<br />

uno studio di fattibilità al Ministero dello Sviluppo<br />

Economico per sapere se si poteva procedere con le<br />

perforazioni e le indagini sul giacimento. Per conto<br />

della Golder un ingegnere Domenico Andreis,<br />

genovese, aveva bussato alla porta della Regione,<br />

aveva parlato con l’allora assessore al Bilancio Giovanni<br />

Battista Pittaluga che aveva mostrato un grande<br />

interesse, immaginando quale svolta finanziaria<br />

avrebbe rappresentato il canone della miniera. Ma<br />

Pittaluga aveva anche dichiarato la sua incompetenza.<br />

Quella scelta toccava all’Assessorato all’Ambiente.<br />

Nel clima pre-elettorale la proposta di studio<br />

di fattibilità si era persa.<br />

Ma mentre in Norvegia, in un luogo incontaminato<br />

all’interno di un fiordo ancora più protetto sono cominciati<br />

gli scavi per estrarre un titanio molto meno<br />

prezioso di quello ligure, l’operazione ligure è rispuntata.<br />

L’ingegner Andreis, che nel frattempo era<br />

passato a lavorare per la Sai Global un’altra multinazionale<br />

australiana, un colosso della certificazio-<br />

L’Operazione<br />

Titanio, sepolta<br />

nel dimenticatoio<br />

da due decenni,<br />

è stata rilanciata<br />

recentemente<br />

dopo una serie<br />

di contatti e<br />

di incontri in<br />

Regione.<br />

ne ambientale, settore ben distinto da quello della<br />

Golder, ha ribussato in Regione, trovando una attenzione<br />

diversa. Molte situazioni sono cambiate e<br />

l’ipotesi di una concessione mineraria, che non può<br />

essere richiesta né dalla Golder, né dalla Si Global,<br />

semplici società di progettazione e di certificazione,<br />

complementari l’una all’altra e soprattutto solo<br />

propedeutiche alla eventuale società mineraria, ha<br />

suscitato una reazione positiva.<br />

Almeno vediamo di cosa si tratta – si è detto in Regione<br />

di fronte alla ipotetica montagna di soldi che<br />

la concessione farebbe arrivare nelle esauste casse<br />

di via Fieschi e dintorni. L’idea che si costituisca<br />

una Commissione di Studio per affrontare il tema<br />

è stata un primo passo contro il quale si è subito<br />

alzato il muro della protesta degli ambientalisti. Lasciare<br />

pascolare i lupi sul Bric Tarinè, non toccare<br />

nulla di quel paradiso che sta alle spalle della costa<br />

o incominciare a trattare con le imprese interessate<br />

e immaginare garanzie, studi sulle grandi trasformazione<br />

dell’industria estrattiva, contropartite finanziarie<br />

e economiche o compensative. Tra i tanti<br />

dilemmi che la Regione deve affrontare in questi<br />

tempi complicati, almeno questo è molto concreto<br />

e duro. Come il titanio.<br />

l'opinione<br />

pAOLO LINGUA<br />

Quel vizio ligure<br />

di non decidere mai<br />

L<br />

a vicenda della presenza di ricchi giacimenti<br />

del prezioso titanio nel parco del<br />

Beigua nei pressi di Piampaludo aprirà<br />

una delle infinite diatribe peculiari – per non dire<br />

da manuale – della vita politica e sociale della<br />

Liguria. Se conosciamo bene i nostri dirigenti<br />

politici – primo tra tutti il presidente della Regione<br />

Claudio Burlando – possiamo prevedere che<br />

la vicenda appare desinata a decisioni in tempi<br />

lunghi, per non dire epocali, molto probabilmente<br />

senza un esito chiaro e definitivo. Abbiamo saputo<br />

che della presenza del titanio si sapeva da tempo,<br />

ma nessuno aveva mai affrontato, come si sul dire,<br />

il toro per le corna. A nostro avviso la questione è<br />

assai complessa, ma al tempo stesso elementare.<br />

Si deve valutare se l’estrazione del raro metallo<br />

è conveniente e se soprattutto la sua convenienza<br />

(che pare ovvia, dal momento che si tratta di<br />

milioni e forse di miliardi di euro) non scatenerà<br />

conseguenze esiziali dal punto di vista ecologico<br />

e ambientale. Con un corollario: quanti sono i<br />

fruitori turistici del Parco del Beigua? Che peso<br />

ha il loro ruolo nell’economia della Regione e<br />

della dimensione locale? Cosa significa sul piano<br />

della creazione della ricchezza e della crescita del<br />

reddito? È chiaro che qui non si vuole sottovalutare<br />

nulla e non si vuole evocare lo spettro di tanti<br />

film western del passato quando assistevamo alla<br />

guerre cruente tra i proprietari di ranch legati allo<br />

sviluppo agricolo e zootecnico in guerra contro<br />

chi puntava spregiudicatamente allo sfruttamento<br />

minerario (oro, argento). Ma, a causa delle<br />

precedenti esperienze, il timore più grande sta nel<br />

nulla di fatto. Lo scenario è prevedibile: da una<br />

parte realtà economiche e imprenditoriali che<br />

puntano, d’accordo con la Regione, al redditizio<br />

sfruttamento del giacimento minerario. Dall’altra<br />

una battaglia, anche cruenta e spettacolare, da<br />

parte di forze ecologiste sempre pronte a dire di<br />

no a qualunque progetto. La Tav ferroviaria e<br />

la cosiddetta “Gronda” ne sono l’ultimo evento<br />

palpabile. Una battaglia in questo senso provocherebbe<br />

la paralisi da parte di forze politiche e<br />

di partiti dominati da decenni dalla loro stessa<br />

fragilità interna, straziati dal perseguire un van-<br />

Il parco del Beigua<br />

al centro del<br />

quale sta il ricco<br />

giacimento di<br />

titanio.<br />

taggio economico contro una difesa d’una realtà<br />

naturalistica. I partiti e le istituzioni sono sempre<br />

ben felici di “mettere il cappello” su risultati<br />

positivi scelti e decisi da altri, attribuendosi meriti<br />

inesistenti. Il sogno sarebbe la botte piena e la<br />

moglie ubriaca, ovvero, come in questo caso, la<br />

miniera “ecologica”. Sintesi impossibile che, nel<br />

sogno irrealizzabile d’una gestione politica fragile<br />

e senza una struttura organizzativa ed ideologica<br />

portante, non può vedere alcuna forma di realizzazione<br />

concreta. E allora? La Regione, ci pare di<br />

immaginare a occhi chiusi, tirerà avanti la diatriba<br />

sino all’esaurimento. Ci saranno manifestazioni<br />

con slogan e cartelli. Magari anche convegni<br />

con professori universitari, ecologisti, imprenditori,<br />

grandi burocrati senza riuscire a trovare la<br />

cosiddetta “quadra”. La Liguria è troppo pavida<br />

e vile per scegliere o per decidere in un senso o<br />

nell’altro. Assisteremo a convegni, dibattiti, commissioni<br />

e contro-commissioni, a valutazioni con<br />

esiti contraddittori e ambigui. Ma nessuno oserà<br />

decidere, come del resto in tanti altri settori della<br />

vita pubblica ed economica. Quando si dice, dati<br />

statistici alla mano, che la Liguria è in declino per<br />

non dire in discesa libera, i cittadini devono sapere<br />

con chi prendersela. Il titanio, indipendentemente<br />

dal sapere quale sarà la scelta più utile e corretta,<br />

dormirà ancora a lungo sottoterra, nei pressi della<br />

ridente Piampaludo.<br />

23


24<br />

il reportage<br />

Il Patriarca di Venezia è<br />

dallo scorso aprile, un<br />

genovese, Sua Eccellenza<br />

reverendissima monsignor<br />

Francesco Moraglia, ex<br />

vescovo di La Spezia e<br />

Luni, di origine genovesesanremese<br />

Quelle<br />

quattro<br />

porpore<br />

genovesi<br />

FRANCO MANZIttI<br />

Q<br />

ualche secolo fa sarebbe equivalsa a un bestemmia,<br />

a un sacrilegio o, da un punto di<br />

vista più terreno, ancor di più al segno della<br />

sottomissione di una potenza all’altra, anche se<br />

qui si tratta di Chiesa e dei suoi più augusti ambiti.<br />

Il Patriarca di Venezia è dallo scorso mese di aprile,<br />

un genovese, Sua Eccellenza reverendissima monsignor<br />

Francesco Moraglia, 55 anni, ex vescovo di<br />

La Spezia e Luni, di origine genovese-sanremese.<br />

Un genovese, consacrato da Giuseppe Siri sacerdote<br />

e da Angelo Bagnasco vescovo, sul trono di una<br />

delle chiese patriarcali più importanti nella storia di<br />

Occidente e di Oriente: questa è stata nel 2012 la<br />

soffertissima decisione del Vaticano, che ha atteso<br />

otto mesi per sostituire Angelo Scola, arcivescovo<br />

di Milano. E nulla di più storicamente imprevedibile<br />

e di più politicamente inatteso era avvenuto con<br />

questa decisione, che insediava un prelato straordinariamente<br />

somigliante al fu papa Luciani, l’ultimo<br />

patriarca veneziano salito al soglio papale seppure<br />

per un tempo brevissimo nel 1978. E che preparava,<br />

L’investitura<br />

cardinalizia<br />

per monsignor<br />

Moraglia arriverà<br />

nel prossimo<br />

Concistoro.<br />

questa decisione, un evento straordinario nei tempi<br />

moderni: la contemporaneità della presenza nel Sacro<br />

Collegio di quattro cardinali tutti genovesi.<br />

Sulla cattedra che fu di Sua Eminentissima Eccellenza,<br />

il cardinale Roncalli, diventato nella gloria<br />

del Vaticano e del Regno dei cieli Giovanni XXIII,<br />

il papa buono e poi, appunto, che fu di Luciani, una<br />

meteora per ventisette giorni papa Giovanni Paolo<br />

I, il pontefice della morte misteriosa e folgorante, è<br />

salito questo altro genovese, un prediletto del fu cardinale<br />

principe Giuseppe Siri, riscoperto e lanciato<br />

da quel grande stratega che è Tarcisio Bertone, oggi<br />

segretario di Stato vaticano, appunto predestinato<br />

all’insegna cardinalizia come tocca al patriarca di<br />

Venezia.<br />

Patriarca di Venezia, appunto, questo ex monsignore<br />

di Curia genovese, riservato, timido, studioso,<br />

teologo raffinato, mai pastore se non nella sua<br />

breve traslocazione spezzina, genovese doc nato<br />

nel quartiere borghese di Castelletto, nella parrocchia<br />

del Carmine, dove esplosero le intemperanze<br />

di don Andrea Gallo, il prete degli emarginati, dei<br />

disperati, delle prostitute, dei drogati, diventa l’ultima<br />

pedina di una partita a scacchi che oramai si sta<br />

giocando in modo evidente nel prossimo Conclave,<br />

quello che eleggerà il successore di papa Ratzinger.<br />

Come mai in precedenza nella storia della Chiesa<br />

sta crescendo nel Supremo Consesso dei cardinali<br />

il numero dei genovesi di nascita e in qualche<br />

modo di adozione, sulla cui testa la berretta porpora<br />

dell’investitura cardinalizia è stata imposta sull’asse<br />

Siri-Bertone, ambedue arcivescovi di Genova, ma<br />

in tempi distantissimi, Siri dal 1945 al 1989 e Bertone<br />

tra il 2003 e il 2007.<br />

Moraglia, al quale l’investitura cardinalizia arriverà<br />

nel prossimo Concistoro, verrà, infatti, immediatamente<br />

dopo Domenico Calcagno, per la verità<br />

alessandrino di Parodi Ligure, ma cresciuto nella<br />

Curia genovese, fatto vescovo di Savona e poi<br />

assurto, con la benedizione di Bertone, al ruolo di<br />

responsabile dell’Amministrazione del Patrimonio<br />

della Santa Sede, dopo esserne stato il segretario. In<br />

uno degli ultimi Concistori era stato fatto cardinale<br />

monsignor Mauro Piacenza, oggi presidente della<br />

Congregazione del Clero, cioè ministro degli Interni<br />

della Chiesa cattolica, un genovese doc anche<br />

lui, cresciuto sotto la protezione di Giuseppe Siri, di<br />

cui fu addetto stampa negli ultimi anni della vita del<br />

continua a pag. 26 X<br />

25


26<br />

il reportage<br />

Ha sempre avuto<br />

un aplomb di<br />

conservazione, con<br />

il “colletto alto”, come<br />

si diceva allora<br />

cardinale principe. In Vaticano, dove era approdato<br />

nei primi anni Novanta, Piacenza ha bruciato le tappe<br />

da quando Bertone è arrivato a fare il segretario<br />

di Stato e di passo in passo oggi siede nel Supremo<br />

Collegio e amministra una delle Congregazioni più<br />

importanti. Si dice, tra un fruscio di tonache e l’altro<br />

nei corridoi della Curia vaticana che anche lui sia<br />

stato importante nella scelta di Moraglia, uno dei<br />

suoi “pretini” a Genova e sotto la cui benedizione<br />

era diventato vescovo non molto tempo fa.<br />

Bagnasco, Piacenza, Calcagno, Moraglia e in qualche<br />

modo Bertone, il “capo”, la cui carriera è stata<br />

rilanciata dal suo arrivo a Genova in modo esponenziale:<br />

i “genovesi” nel Collegio dei cardinali<br />

potrebbero essere il frutto di una strategia, la stessa<br />

che sta facendo aumentare il numero degli italiani<br />

tra i cardinali che saranno chiamati a scegliere il<br />

successore di papa Ratzinger. Ma è più facile che<br />

il numero dei genovesi sia anche una coincidenza<br />

anche un po’ fortuita.<br />

La nomina ultima, quella di Moraglia è stata concordata<br />

tra Bertone e Bagnasco, presidente delle<br />

Cei, la Conferenza Episcopale oggi probabilmente<br />

uno dei cardinali più potenti della Chiesa Romana<br />

per il ruolo di influenza che sta svolgendo, attraverso<br />

la Conferenze dei Vescovi, nel delicatissimo<br />

rapporto tra il Vaticano e la politica italiana. È o non<br />

è Bagnasco, questo sottile dottore di Chiesa e di politica,<br />

nato nei carruggi genovesi, già vescovo di Pesaro<br />

e poi addetto militare, l’ispiratore dello storico<br />

incontro di Todi nel 2011, nel quale si erano ritrovate<br />

tutte le anime cattoliche della politica italiana, in<br />

un movimento che non è stato poi tanto lontano anche<br />

dal governo Monti e da una delle sue figure più<br />

significative, il ministro Andrea Riccardi, fondatore<br />

della potente e influente Comunità di Sant’Egidio<br />

e una delle anime del rassemblement che ha spinto<br />

il professor Monti nell’agone elettorale, insieme a<br />

Italia Futura di Luca di Montezemolo.<br />

Come sono larghe e portano lontano le vie del Signore!<br />

Certo quella che sta percorrendo il timido e il sempre<br />

meno tremebondo monsignor Francesco Moraglia,<br />

tra il Golfo dei Poeti spezzino e la laguna di<br />

Venezia, è una strada imprevedibile, lungo la quale<br />

egli aveva battuto una delle concorrenze più ag-<br />

La cattedrale<br />

metropolitana di San<br />

Lorenzo, consacrata<br />

al santo nel 1118 da<br />

papa Gelasio II, è il più<br />

importante luogo di culto<br />

cattolico di Genova.<br />

guerrite che si potessero immaginare. Il Patriarcato<br />

di Venezia non ha molte anime da amministrare, ma<br />

invece molto lustro con il quale vestirsi e non sono<br />

casi rari che Roncalli, uno dei papi più importanti<br />

del Novecento e Luciani, siano venuti anche molto<br />

improvvisamente da lì, tra l’altro Roncalli superando<br />

il favorito di quel complicatissimo conclave<br />

del 1960 nel quale – guarda caso – era pronosticato<br />

l’allora giovanissimo genovese, Giuseppe Siri, da<br />

tutti visto come il successore di Pio XII, papa Pacelli,<br />

papa della guerra, delle sue immani sofferenze,<br />

riassunte dalla sua tonaca insanguinata sotto i bombardamenti<br />

a san Lorenzo, ma anche dalle violente<br />

polemiche sul suo atteggiamento a proposito delle<br />

leggi razziali.<br />

Moraglia ha “sorpassato” su quella via monsignori<br />

e vescovi del calibro di Gian Franco Ravasi,<br />

già considerato un candidato per la successione di<br />

Tettamanzi e Bruno Forte, vescovo di Chieti, con-<br />

Si racconta che mettesse<br />

perfino in difficoltà<br />

i professori nelle<br />

discussioni teologiche<br />

più avanzate<br />

siderato, invece, una delle teste più fini della Chiesa<br />

italiana e lo stesso monsignor Vincenzo Paglia, uno<br />

dei fondatori della Comunità di Sant’Egidio.<br />

Il possibile quarto o quinto cardinale genovese del<br />

prossimo Conclave è, dunque, un ex seminarista<br />

di Siri, consacrato da lui e da Bagnasco, quarto di<br />

quattro fratelli, tre dei quali avvocati, come il padre<br />

Enrico arrivato a Genova dal Ponente ligure del<br />

quale la madre dice “I miei altri figli, Paolo, Rosy e<br />

Maria Vittoria sono avvocati, lui è diventato avvocato<br />

di Dio”.<br />

Era salito presto al seminario del Righi, la collina<br />

genovese che sta dietro al quartiere borghese di Castelletto<br />

ed aveva avuto come professori don Baget<br />

Bozzo insegnate di teologia ed anche un giovanissimo<br />

Angelo Bagnasco, che insegnava Logica nello<br />

stesso Biennio di teologia. È un tradizionalista<br />

Moraglia, cresciuto in questa culla genovese, vezzeggiato<br />

proprio dall’allora assistente di Siri, don<br />

Mauro Piacenza, poi giovane curato nella Chiesa<br />

sotto casa, dove tuonavano, davanti ai propri parrocchiani<br />

delle più ferventi e ortodosse famiglie<br />

genovesi della borghesia più cattolica, come i Costa<br />

delle navi e i Dufour delle caramelle, parroci<br />

dai toni severi e dove sarebbero serpeggiati, non a<br />

caso, negli anni Sessanta i primi dissensi dei futuri<br />

sessantottini, cullati a loro volta in quel crogiuolo<br />

di tensioni religiose e sociali, dai preti anti siriani,<br />

appunto il fiammeggiante don Gallo e il dolce don<br />

Giacomo Piana?<br />

Moraglia ha sempre avuto un aplomb di conservazione,<br />

con il “colletto alto”, come si diceva allora.<br />

Allora nella chiesa genovese conservatori e progressisti<br />

si differenziavano un po’ come genoani e<br />

sampdoriani e le discussioni erano animate. Si racconta<br />

che Moraglia perfino mettesse in difficoltà i<br />

professori nelle discussioni teologiche più avanzate.<br />

Oggi la Chiesa è molto diversa e in Vaticano i ruoli<br />

cambiano con un personaggio come Angelo Bagnasco,<br />

che non si può ascrivere a nessun partito<br />

conservatore o progressista, che assume sempre di<br />

più il ruolo di mediatore. E la Chiesa genovese e<br />

ligure, diventata inopinatamente così potente dentro<br />

a quella romana e vaticana, sforna personaggi a<br />

sorpresa che vanno a assumere ruoli così importanti<br />

dentro e fuori le mura leonine.<br />

27


28<br />

porto<br />

Il porto di Savona ha registrato una<br />

flessione dei traffici, ma alcuni picchi di<br />

movimentazione fanno sperare in una ripresa<br />

Miazza:<br />

un avvenire<br />

prudente<br />

e ottimista<br />

Vanta<br />

una densa<br />

carriera di<br />

manager<br />

in ambito<br />

portuale e<br />

marittimo<br />

a Genova,<br />

Savona,<br />

Venezia e<br />

Marghera<br />

“ È vero<br />

che rispetto all’anno scorso abbiamo<br />

segnato una flessione del 10% dei<br />

traffici complessivi, ma negli anni scorsi<br />

abbiamo avuto picchi eccezionali nella movimentazione.<br />

Ci sono tutti i segnali d’una buona ripresa,<br />

per cui sono moderatamente ottimista”. Sorride il<br />

nuovo presidente del Porto di Savona, Gian Luigi<br />

Miazza, 51 anni, laureato in economia, sposato, una<br />

figlia, con alle spalle una densa carriera di manager<br />

in ambito portuale e marittimo a Genova, Savona,<br />

Venezia e Marghera. Il nuovo presidente premette<br />

che vuole essere prudente, in questa prima fase<br />

del suo mandato: Savona, nel corso dell’ultimo<br />

decennio è cresciuta con il suo porto, grazie anche<br />

a un saggio gioco di squadra delle sue istituzioni.<br />

Durante il mandato di Gian Luigi Miazza, soprattutto<br />

se – come quasi sempre accade – farà il bis,<br />

decolleranno grosse iniziative come Tirreno Power<br />

e la piattaforma Maersk, destinate ad aumentare<br />

occupazione e reddito. Il presidente aggiunge,<br />

passando a un’altra voce: “Dopo il naufragio della<br />

Costa Concordia temevamo il peggio per il nostro<br />

Terminal che puntiamo a ingrandire e potenziare:<br />

invece segnamo una flessione fisiologica del 14%<br />

(811 mila passeggeri) e che è già in via di riassorbimento.<br />

Contiamo di pareggiare di nuovo il flusso<br />

consolidato e di crescere. Ma siamo soddisfatti<br />

della crescita del 10% del traffico dei traghetti. Il<br />

calo maggiore, ma è una conseguenza d’una condizione<br />

nazionale e di crisi di settore, oltre che si<br />

spostamenti di mercati, lo abbiamo riscontrato nei<br />

Il nuovo presidente del Porto<br />

di Savona, Gian Luigi Miazza<br />

è laureato in economia,<br />

sposato con una figlia.<br />

settori della siderurgia e dell’ortofrutta. Ma le nostre<br />

strategie puntano a una tenuta e a un recupero delle<br />

merci varie che hanno un alto valore aggiunto e del<br />

settore contenitori che però è quello che maggiormente<br />

è oggetto di concorrenza con gli altri porti<br />

della Liguria”. Savona insomma soffre per cause di<br />

carattere generale,come del resto molti scali italiani,<br />

ma ha una struttura agguerrita e punta a non perdere<br />

colpi. Miazza crede nel “patto” ideale tra lo scalo e<br />

la città, in tutti i suoi settori economici e produttivi e<br />

a un coinvolgimento del territorio, fa capire che tra<br />

le strategie che sta studiando, mira soprattutto a non<br />

“perdere colpi”.<br />

Dice di credere alla “collaborazione fattiva” tra i<br />

tre porti liguri, senza però “gerarchie”. Crede a una<br />

“Dopo il naufragio della Concordia<br />

temevamo il peggio e invece<br />

segnamo una flessione fisiologica<br />

già in via di riassorbimento”<br />

distribuzione razionale dei traffici in modo che la<br />

Liguria mantenga la leadership nello shipping nazionale<br />

e mediterraneo.<br />

Sul tema delle infrastrutture e dei servizi, Miazza<br />

non ha dubbi: “Occorre accelerare nei limiti del<br />

possibile la realizzazione del Terzo Valico ferroviario<br />

e della Gronda, oltre che di tutto quanto riguarda<br />

potenziamento e razionalizzazione delle comunicazioni”.<br />

Miazza pensa che in un mondo che corre<br />

non si possa restare indietro e che occorra tenere<br />

d’occhio i mercati e le modificazioni internazionali.<br />

La Liguria ha un ruolo, soprattutto nella logistica, di<br />

livello internazionale.<br />

Poi si torna sui dati dello scalo: “Ci sono segni<br />

positivi che, come sempre, valutiamo con prudenza:<br />

nel mese di dicembre, i traffici hanno segnato<br />

un incremento del 4% rispetto allo stesso<br />

mese di un anno prima. L’assetto recettivo del<br />

porto dimostra di essere in grado di affrontare la<br />

ripresa. Ne riparleremo all’inizio dell’estate. E<br />

spero di essere stato un buon profeta”. p.l.<br />

29


RENZO tEbANO<br />

30<br />

economia<br />

Il tenace<br />

dream della<br />

differenziata<br />

Il nuovo impianto<br />

di Bolzaneto<br />

consentirà di<br />

aumentare in<br />

breve tempo<br />

la quantità di<br />

materiale inviata<br />

al riciclo<br />

L<br />

a raccolta differenziata compie<br />

un passo avanti a Genova con l’apertura<br />

del nuovo centro Amiu;<br />

nella zona industriale di Bolzaneto, in<br />

un capannone di oltre 3000 metri quadri<br />

è stato costruito un impianto moderno,<br />

dotato di macchinari all’avanguardia per<br />

trattare imballaggi in plastica, alluminio,<br />

acciaio, carta, cartone e tetrapak, da cui<br />

usciranno preziose materie prime per le<br />

produzioni industriali.<br />

“Oggi questo è l’impianto più innovativo<br />

nel Nord Ovest – spiega il presidente<br />

Riccardo Casale – anche gruppi<br />

molto più grandi di noi non hanno<br />

nulla del genere. Consentirà ad Amiu<br />

di essere più che autosufficiente per il<br />

trattamento dei materiali raccolti, con<br />

l’obiettivo di aumentare in breve tempo<br />

le quantità inviate al riciclo”.<br />

La lavorazione dei materiali si realizza<br />

su due diverse configurazioni operative,<br />

il trattamento della multimateriale<br />

leggera (imballaggi di plastica e lattine)<br />

e quello della frazioni cellulosiche<br />

(carta, cartone e imballaggi di cartone).<br />

Il trattamento della multimateriale<br />

leggera consiste essenzialmente nella<br />

separazione dal flusso principale alimentato<br />

all’impianto delle frazioni di<br />

Il nuovo impianto<br />

di Bolzaneto e il<br />

presidente di Amiu<br />

Riccardo Casale.<br />

LA POTENZIALITà DI TRATTAMENTO<br />

Multimateriale leggera Carta e cartone<br />

7 t/h<br />

10.500 t/anno<br />

7.338t 39.608t<br />

Nel 2011 Nel 2011<br />

scarto e nella separazione differenziata<br />

dei metalli.<br />

Si ottengono in uscita tre distinti flussi<br />

principali: imballaggi di plastica,<br />

imballaggi di acciaio e imballaggi di<br />

alluminio.<br />

Ogni flusso ottenuto dalla separazione,<br />

prima di essere avviato alla pressatura,<br />

prevede un controllo di qualità manuale<br />

eseguito da addetti in apposite cabine<br />

climatizzate e pressurizzate.<br />

Il volume di materiale lavorato dovrebbe<br />

poter superare le 10.000 tonnellate<br />

all’anno con un notevole incremento<br />

rispetto alla quantità certificata<br />

nel 2011 di 7.338 tonnellate.<br />

Anche la linea delle frazioni cellulosiche<br />

(carta, cartone e tetrapak) consiste<br />

essenzialmente nella separazione, dal<br />

flusso principale alimentato all’impianto,<br />

delle frazioni di scarto. Opera<br />

inoltre l’importante funzione di separare<br />

dal carta e cartone misti (il prodotto<br />

della raccolta differenziata eseguita<br />

nelle campane e nei contenitori stradali)<br />

gli imballaggi di cartone che sono<br />

meglio remunerati dal mercato.<br />

La linea ha due punti distinti di alimentazione:<br />

uno per gli imballaggi di<br />

cartone ed uno per la carta e cartone<br />

32 t/ore<br />

48.000 t/anno<br />

misti. Uno speciale separatore balistico<br />

(decartonatore) provvede a separare<br />

gli imballaggi presenti nella carta e a<br />

convogliarli nel cartone.<br />

Anche in questo caso, i due flussi ottenuti<br />

dalla separazione, prima di essere<br />

avviati alla pressatura, subiscono un<br />

controllo di qualità manuale in cabina<br />

di selezione per la separazione delle<br />

frazioni estranee (materiali non cellulosici).<br />

A regime l’impianto potrà trattare annualmente<br />

48.000 tonnellate, quasi<br />

10.000 in più rispetto al 2011 quando<br />

la quantità si fermava alle 38.600.<br />

Questi processi porteranno a un aumento<br />

della qualità dei prodotti lavorati<br />

che consentirà l’aumento dei ricavi<br />

provenienti dalla vendita, i quali<br />

potranno contribuire a calmierare le<br />

tariffe pagate da cittadini e imprese.<br />

Per concludere, nell’immediato Amiu<br />

potrà trattare in proprio tutti i materiali<br />

che oggi in parte sono lavorati<br />

su impianti terzi, in brevissimo tempo<br />

aumentare a costi invariati i volumi di<br />

materiali anche attirandoli da fuori e,<br />

infine, potenziare sensibilmente, arrivando<br />

a raddoppiarli, i volumi da inviare<br />

al riciclo.<br />

31


32<br />

sport<br />

U<br />

n punto di penalizzazione in classifica inflitto<br />

all’inizio della stagione alla Sampdoria;<br />

un altro che potrebbe arrivare al Genoa<br />

nel corso del mese di febbraio. Un punto che in realtà<br />

sarebbero due, in assenza del patteggiamento a<br />

cui è ricorsa la società blucerchiata e a cui dovrebbe<br />

fare riferimento anche la linea difensiva di quella<br />

rossoblu. La vicenda del calcioscommesse, esplosa<br />

nell’estate del 2011, continua insomma a riverberarsi<br />

sul campionato con conseguenze negative anche<br />

per le squadre della Lanterna, sia pure per il “reato”<br />

di responsabilità oggettiva. Il principio della giustizia<br />

sportiva, in cui tra l’altro è l’imputato a dover dimostrare<br />

la propria innocenza e non viceversa come<br />

avviene in campo ordinario, è semplice: i club non<br />

possono non sapere o, quantomeno, sono punibili<br />

per il cosiddetto omesso controllo su propri tesserati.<br />

Principio discutibile, ancorché unico baluardo<br />

(responsabilità personali morali a parte) al dilagare<br />

delle malversazioni legate alle partite di calcio.<br />

Giova ricordare che il calcioscommesse è un’attività<br />

regolarmente gestita dallo Stato, a cui fanno<br />

da contraltare però le numerose “iniziative private”<br />

spesso gestite direttamente dalla criminalità<br />

organizzata e che continuano a creare un gran giro<br />

d’affari nonostante la liberalizzazione del gioco in<br />

sale autorizzate. Risulta troppo semplicistico tuttavia<br />

affermare che il fenomeno è legato al proliferare<br />

del gioco in quanto tale. Il primo calcio scommesse,<br />

infatti, salì alla ribalta delle cronache nazionali<br />

nei primi anni Ottanta, con lo scoppio del Totonero<br />

prima e del Totonero-bis qualche anno più tardi.<br />

Entrambi gli scandali riguardarono un giro di<br />

scommesse clandestine, nel quale furono coinvolti<br />

direttamente società calcistiche e giocatori disposti<br />

ad alterare il regolare andamento di gare e tornei per<br />

favorire l’esito di ingenti giocate illegali. Dopo un<br />

processo sportivo vennero penalizzate varie società<br />

professionistiche con la retrocessione a tavolino o<br />

con punti di penalizzazione da scontare nella stagione<br />

successiva, e vennero radiati o squalificati molti<br />

giocatori e dirigenti.<br />

Lezione che non è bastata a evitare il ripetersi del<br />

fenomeno. L’ultimo capitolo di scommessopoli ha<br />

prodotto il coinvolgimento di giocatori, dirigenti<br />

e società di Serie A, Serie B, Lega Pro e Lega<br />

Nazionale Dilettanti. Nessuno si è salvato. Ma se<br />

negli anni Ottanta gli organizzatori del giro di malversazioni<br />

costituivano una banda disordinata e<br />

domestica, gli anni Duemila hanno fatto registrare<br />

ramificazioni internazionali e intrecci che hanno<br />

condotto gli inquirenti su piste esotiche. Il mercato<br />

globale è diventato tale anche in tema di giocate e<br />

condizionamenti planetari. Sino a qualche anno fa<br />

nelle intercettazioni comparivano i “grulli”, adesso<br />

è l’epoca degli “zingari”. E le lingue parlate nelle<br />

trattative per alterare i risultati sono più di una.<br />

Il calcio italiano è marcio, dunque? Chiaro che sì.<br />

Ma volendo vedere il rovescio della medaglia si<br />

può anche affermare che forse, a differenza di altri<br />

Quel<br />

guazzabuglio<br />

del calcio-<br />

scommesse<br />

MAURIZIO MIChIELI<br />

La vicenda del<br />

calcioscommesse,<br />

esplosa nell’estate<br />

del 2011, continua ad<br />

avere ripercussioni sul<br />

campionato di serie A<br />

Paesi, dove certe situazioni restano sottotraccia, in<br />

Italia ogni tanto il fango viene a galla e su alcuni<br />

episodi si riesce a fare un po’ di luce. Risultati “strani”,<br />

“biscotti” (cioè accordi di comodo), corruzioni<br />

si verificano anche altrove, ma non sempre con le<br />

nostre stesse conseguenze. Il motivo è anche riconducibile<br />

al fatto che nelle altre nazioni europee la<br />

giustizia ordinaria ha tempi di esecuzione più rapidi<br />

e sovente anticipa, precede o rende quasi scontati e<br />

inutili le sentenze sportive. In Italia, invece, bisogna<br />

fare presto per garantire la regolarità dei campionati.<br />

E allora si procede in maniera sommaria, talvolta<br />

brutale, con processi capestro. Capita di calciatori<br />

sbattuti in galera dai magistrati e regolarmente mandati<br />

in campo dagli allenatori una volta usciti dal<br />

carcere, in attesa dei verdetti.<br />

Tornando alle nostre squadre, la Sampdoria ha dovuto<br />

fronteggiare due situazioni relative a scommessopoli.<br />

Una prima condanna a 50 mila euro<br />

di multa per il comportamento del suo giocatore<br />

Cristian Bertani, condannato però per episodi risalenti<br />

al periodo in cui militava nel Novara. La<br />

Procura federale ha fatto leva sul principio della<br />

reiterazione presunta del reato anche in assenza di<br />

prove. Talmente presunta che la sentenza è stata<br />

annullata e quella della Sampdoria si è rivelata una<br />

battaglia di principio giusta. In assenza del ricorso<br />

della società di Corte Lambruschini, quella sentenza<br />

avrebbe fatto giurisprudenza a livello sportivo,<br />

con conseguenze devastanti. Anche perché i club<br />

di calcio non hanno molti strumenti per controllare<br />

i loro tesserati, basti pensare che l’Inter fu condannata<br />

a risarcire Bobo Vieri per averlo fatto pedinare,<br />

temendo non scommesse clandestine da parte<br />

del centravanti ma scorribande alcoliche, femminili<br />

e notturne.<br />

Il secondo processo, che è costato alla Sampdoria<br />

il punto di penalità, che in un campionato così<br />

equilibrato può anche risultare decisivo, riguarda la<br />

vicenda della partita di Bari-Samp 0-1, sulla quale<br />

L’ultimo capitolo<br />

di scommessopoli<br />

ha prodotto il<br />

coinvolgimento<br />

di giocatori,<br />

dirigenti e società<br />

di Serie A, Serie<br />

B, Lega Pro e<br />

Lega Nazionale<br />

Dilettanti.<br />

Un punto di<br />

penalizzazione è stato<br />

inflitto alla Sampdoria<br />

e un altro potrebbe<br />

arrivare al Genoa nel<br />

mese di febbraio<br />

sembra acclarato siano circolati molti denari. Essendo<br />

coinvolto in prima persona un proprio calciatore,<br />

Stefano Guberti, la società blucerchiata ha saggiamente<br />

dribblato il processo, dove sarebbe risultato<br />

difficile difendersi sul principio della responsabilità<br />

oggettiva e ha così ottenuto lo sconto e il dimezzamento<br />

della pena. Va detto che la faccenda sarebbe<br />

stata molto più complicata, configurando l’illecito<br />

sportivo, se tra gli indagati fossero risultati dirigenti<br />

della Sampdoria stessa, che mai invece hanno fatto<br />

capolino nell’inchiesta attraverso interrogatori o intercettazioni.<br />

Stessa sorte dovrebbe (il condizionale è d’obbligo,<br />

giacché la presunzione di innocenza vale anche<br />

in sede di diritto sportivo) toccare al Genoa<br />

per la gara con la Lazio del maggio 2011, terminata<br />

4-2 per i padroni di casa all’Olimpico. La società<br />

rossoblu, che annovera tra gli allora tesserati<br />

coinvolti alcuni elementi di spicco della propria<br />

formazione, rischia 2 punti di penalizzazione,<br />

riducibili a uno attraverso il patteggiamento. Un<br />

danno, in ogni caso. Ma più contenuto. Sebbene si<br />

possa discutere sui tempi, al punto che qualcuno,<br />

specie nei palazzi romani, dove le squadre della<br />

capitale sono assai influenti, auspicava uno slittamento<br />

dei provvedimenti al prossimo campionato.<br />

Se non fosse che, proprio poche settimane fa, il<br />

Napoli è stato condannato a punti di penalizzazione<br />

in graduatoria nella stagione in corso. Dunque,<br />

il processo s’ha “purtroppo” da fare.<br />

Resta inteso che Sampdoria e Genoa, al di là delle<br />

vicende giudiziarie, dovrebbero trovare il modo<br />

di salvarsi sul campo, oltre che nelle aule dei tribunali<br />

sportivi. I quali, sia detto a chiare lettere,<br />

dovrebbero essere riformati in senso più civile. Ma<br />

il calcio italiano ha appena rieletto presidente della<br />

Figc Giancarlo Abete con il 94% dei suffragi. Tutto<br />

cambia perché nulla cambi... E a molti, persino<br />

a coloro i quali strillano in prima linea, va bene<br />

così. Alla fine si rimedia uno schiaffone, anche se<br />

invece di un’anguria è stata svaligiata una banca.<br />

O tradito la fiducia, la passione e l’emotività di milioni<br />

di tifosi.<br />

33


ElEna<br />

27 anni, una laurea in Scienze<br />

internazionali e Diplomatiche,<br />

tante granDi paSSioni – i viaggi,<br />

la muSica, le fotografie, la<br />

Scrittura – e un Sogno nel<br />

caSSetto, Diventare una<br />

Scrittrice e Scrivere Delle<br />

rubriche.<br />

Foto Anna Palermo<br />

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42<br />

38<br />

spettacoli<br />

&cultura<br />

Verdi<br />

di Roberto Iovino<br />

epicuro<br />

di Stefano Tettamanti<br />

46<br />

architettura a genova<br />

di Linda Kaiser


38<br />

lettere<br />

I miei letti li voglio gonfiati,<br />

non imbottiti, le piume sono troppo dure. (...)<br />

Le mie vivande arriveranno tutte in conchiglie<br />

indiane, in piatti di agata incastonati d’oro,<br />

e tempestati di smeraldi, zaffiri, giacinti e rubini (...)<br />

Il mio valletto si ciberà di fagiani, salmoni affettati,<br />

piovanelli, beccacce, lamprede; io per me avrò<br />

creste di barbi servite al posto di insalate;<br />

funghi sott’olio; e le gonfie mammelle untuose<br />

di una grassa scrofa pregna, appena tagliate,<br />

condite con salsa squisita e piccante;<br />

per cui dirò al mio cuoco: “Eccoti oro.<br />

Va’ e diventa cavaliere.<br />

Quante<br />

calunnie sul<br />

filosofo del<br />

piacere<br />

StEFANO tEttAMANtI<br />

Epicuro<br />

(Samo, 342 a.C. - Atene, 271 a.C.)<br />

Filosofo<br />

D<br />

i tutti i gonzi che Geremia minchiona nella<br />

casa di Amafrizzo, il più disarmante è<br />

sir Mammone Epicuro, ingordo sognatore<br />

accecato dalla ricerca del piacere più rozzo e<br />

materiale. Ben Jonson scrive L’alchimista intorno<br />

al 1610, circa milleottocento anni dopo la morte di<br />

Epicuro, ma si sente ancora in tempo per irriderlo<br />

e perpetuare la miserabile fandonia di un Epicuro<br />

santo patrono della taverna e del bordello. Del resto,<br />

se si dà retta a Diogene Laerzio, a essere preso<br />

in giro Epicuro doveva essere abituato sin da piccolo,<br />

visto che era povero in canna e per tirar su<br />

qualche soldo si prestava ai lavori più pesanti, aiutando<br />

a scuola il padre Neocle, modesto maestro,<br />

e la madre Cherestrata, maga che batteva le case<br />

di campagna a leggere incantesimi. Se si aggiunge<br />

che uno dei suoi fratelli faceva il magnaccia e<br />

viveva con una prostituta, si può immaginare che<br />

Epicuro non fosse un ragazzino che se la passava<br />

facilmente in mezzo ai coetanei. Forse stimolato<br />

dai sublimi panorami della natia Samo, già allora<br />

l’isola più verde e coltivata dell’Egeo orientale,<br />

dove Hera si era fatta sposare da Zeus e dove Antonio<br />

avrebbe portato in luna di miele Cleopatra, il<br />

giovane Epicuro si pone domande più grandi di lui<br />

se a dodici anni, deluso dalle risposte che gli danno<br />

gli insegnanti, comincia a interrogarsi niente meno<br />

che sul significato del caos. E continua a farlo per<br />

un’altra ventina d’anni, ragionando sopra gli atomi<br />

e la loro forma, sopra il loro movimento e la loro<br />

invisibilità, sopra il loro numero e la loro indivisibilità.<br />

Gli oggetti più grandi che possiamo osservare,<br />

la luna e il sole, ad esempio, sono fatti di atomi,<br />

dice Epicuro, tanto quanto le cose più piccole, gli<br />

insetti nell’acqua e i singoli granelli di sabbia. E<br />

anche l’uomo è fatto di atomi. Dunque i corpi celesti<br />

non sono entità divine capaci di determinare il<br />

destino degli uomini né navigano nel vuoto mossi<br />

dagli dei che, se ci sono, hanno altro a cui pensare<br />

che alle vicende umane. Dunque la natura, per<br />

quanto infinitamente grande e complessa, può essere<br />

studiata, il suo caos conosciuto e ordinato. Le<br />

sue geniali intuizioni, sulla scia di quelle dei suoi<br />

precursori atomisti Leucippo e Democrito, avrebbero<br />

atteso alcuni millenni per trovare qualche riscontro<br />

empirico, ma a Epicuro devono sembrare<br />

abbastanza solide e sufficientemente dispensatrici<br />

di piacere, il piacere della conoscenza, quello che<br />

si raggiunge una volta liberati dalla schiavitù della<br />

superstizione, se si sente pronto, all’età di trentadue<br />

anni, a trasferirsi ad Atene per aprire la sua<br />

scuola filosofica. Ovvio che un tipo del genere non<br />

si accontenti di una scuola qualunque: la apre in<br />

una grande casa di periferia con orto, il famigerato<br />

Giardino, al cui ingresso fa incidere il motto “qui<br />

il piacere è il sommo bene” e dove a ricercare la<br />

felicità, affrancati dagli dei e lontani dalla politica,<br />

accoglie anche le donne e anche gli schiavi. Niente<br />

di meglio per mettere in moto quella macchina<br />

del fango che avrebbe lavorato ininterrottamente<br />

“Qui il piacere è<br />

il sommo bene”<br />

recitava il motto<br />

all’ingresso della<br />

scuola di Epicuro.<br />

Foto Patrizia<br />

Traverso<br />

IN CLASSIFICA tRA I pIù vENDUtI<br />

Epicuro si pone domande<br />

più grandi di lui fin da<br />

piccolo quando comincia a<br />

interrogarsi niente meno che<br />

sul significato del caos<br />

contro Epicuro da allora fino a Ben Jonson e oltre.<br />

Il primo a parlar male di Epicuro è, come sempre<br />

accade, un suo discepolo uscito dal Giardino, Timocrate,<br />

che lo accusa di spendere fortune per la<br />

mensa e di vomitare più volte al giorno per poter<br />

riprendere ogni volta a mangiare tranquillamente.<br />

Nel corso dei secoli Epicuro diviene il nume tutelare<br />

di sporcaccioni e gozzovigliatori, l’alibi filosofico<br />

per chiunque si abbandoni a bagordi, crapule<br />

e abbuffate, frequenti orge e festini, sia dedito ai<br />

vizi più immondi, si dedichi insomma con tutto se<br />

stesso, sempre e comunque, a soddisfare i propri<br />

porci comodi. Il vero Epicuro, in realtà, condusse<br />

vita morigerata, semplice e frugale, al limite della<br />

mestizia. Il sommo bene per i viandanti che entravano<br />

nel Giardino era costituito da una ciotola<br />

d’acqua e da una tristissima fetta di polenta. Se proprio<br />

voleva concedersi uno stravizio scriveva a un<br />

amico e chiedeva che gli fosse portato un vasetto<br />

di formaggio “in modo che quando ne avrò voglia,<br />

io possa mangiare sontuosamente”. Un grande filosofo<br />

e un uomo retto diffamato per secoli. Ma una<br />

vera delusione per tutti gli epicurei.<br />

Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, vol. 2, trad. it. di<br />

Marcello Gigante, Laterza.<br />

Stephen Greenblatt, Il manoscritto, trad. it. di Roberta<br />

Zuppet, Rizzoli.<br />

Ben Jonson, L’alchimista, in Teatro, vol. 2, a cura<br />

di Nereo Condini, Tea.<br />

Narrativa Narrativa Narrativa<br />

Clara Sánchez, Entra<br />

nella mia vita, Garzanti,<br />

€15,80. Madrid. Una<br />

storia di intuito e di<br />

coraggio, quello di<br />

Veronica alla ricerca di<br />

un segreto per risolvere<br />

un enigma: scoprire<br />

chi è quella bambina poco più<br />

grande di lei, con un caschetto<br />

biondo, una salopette di jeans e<br />

un pallone tra le mani.<br />

Luis Sepùlveda,<br />

Storia di un gatto e<br />

del topo che diventò<br />

suo amico, Guanda,<br />

€10. La storia di un<br />

legame profondo<br />

che è quello di Max<br />

cresciuto insieme<br />

al suo gatto Mix. Una grande<br />

storia di amicizia con la<br />

magia che solo Sepùlveda sa<br />

raccontare.<br />

John Grisham, L’ex<br />

avvocato, Mondadori,<br />

€17. Il corpo di un<br />

avvocato viene ritrovato<br />

nel seminterrato di<br />

un cottage sul lago<br />

insieme a quello della<br />

segretaria. La cassaforte<br />

aperta e svuotata. Chi è Malcolm<br />

Bannister? E cosa ha a che<br />

fare con la morte del giudice<br />

Fawcett?<br />

39


ValEntina<br />

CamEli<br />

la felicità? essere in un<br />

luogo luminoso con l’aria<br />

limpida, trasparente come la<br />

montagna, con mia figlia e con<br />

mio marito luca.<br />

coSa DeteSti Della gente?<br />

la prepotenza.<br />

tre oggetti che porti<br />

Sull’arca Di noè? una foto di<br />

mia madre, un maglione molto<br />

caldo e un libro da leggere per<br />

non annoiarmi.<br />

coSa apprezzi Della tua<br />

migliore amica? il rispetto e<br />

la capacità di comprendere le<br />

diversità.<br />

il libro che non Smetti Di<br />

rileggere? madame bovary,<br />

mi affascina, mi diverte, una<br />

compagnia dai tempi della<br />

scuola.<br />

i conSigli più prezioSi?<br />

Quelli di mia mamma: non<br />

mollare mai; quando invece<br />

devi decidere, ma non trovi la<br />

soluzione, aspetta, poi tutto<br />

si chiarirà: when in doubt,<br />

do nothing, come dicono gli<br />

inglesi.<br />

Due parole, la più oDiata<br />

e la più amata? aridità,<br />

semplicità.<br />

il vero luSSo? la libertà<br />

di di esser me stessa, senza<br />

sentirmi in dovere di dover<br />

compiacere agli altri.<br />

40<br />

lettere<br />

P<br />

antofole dorate, pigiamino di<br />

seta e vestaglia di raso. Alcuni<br />

dei regali per il suo matrimonio<br />

ricevuti dalla nonna Giovanna Cameli;<br />

infatti Valentina era abituata a dormire<br />

in boxer, maglietta con orsacchiotti.<br />

Ma da quando è diventata la signora<br />

Marazzi sono cambiate molte cose, è<br />

cominciata la vita da signora, come<br />

la chiama lei con un pizzico di ironia,<br />

e ha deciso di scrivere le sue impressioni<br />

di giovane moglie, un po’<br />

inesperta del nuovo millennio, in un<br />

libro, Cara Mamma sono una Signora,<br />

edizioni SBC, una specie di diario<br />

che ha voluto dedicare alla mamma,<br />

scomparsa nemmeno un mese dopo<br />

le sue nozze, anche un modo per su-<br />

Ritratto<br />

di famiglia in<br />

un interno<br />

bEttINA bUSh<br />

perare il triste distacco, con un dialogo<br />

con la madre, misto di umorismo<br />

e delicatezza: “Io e Luca, ingegnere<br />

meccanico, ci reputiamo una coppia<br />

di altri tempi – racconta Valentina<br />

Cameli, giornalista classe Ottanta –<br />

non abbiamo convissuto nei 7 anni in<br />

cui siamo stati insieme, perché abitavamo<br />

in città diverse e anche per<br />

scelta. Siamo un po’ delle eccezioni,<br />

oggi si tende a dare meno valore alla<br />

famiglia, io cerco di coprire diligentemente<br />

il ruolo di moglie, e mi sento<br />

una ragazza che si esalta per una vita<br />

normale, fatta dal piacere delle piccole<br />

cose. Oggi forse è una cosa un<br />

po’ speciale”.<br />

Le prime difficoltà?<br />

La programmazione della spesa, fatta<br />

poi da un ingegnere meccanico. Era<br />

domenica e Luca voleva fare il planning<br />

di quello che avremmo mangiato<br />

Una specie<br />

di diario che ha<br />

voluto dedicare<br />

alla mamma,<br />

scomparsa<br />

nemmeno un mese<br />

dopo le sue nozze<br />

Un modo<br />

per superare<br />

il triste distacco,<br />

un dialogo con<br />

la madre, misto<br />

di umorismo<br />

e delicatezza<br />

per tutta la settimana, io in realtà non<br />

sapevo cucinare e il supermercato per<br />

me era una specie di luogo per lo shopping<br />

creativo. All’inizio è stato drammatico,<br />

poi ho capito che era il modo<br />

giusto per evitare sprechi e risparmiare.<br />

Adesso tra i fornelli come te la cavi?<br />

Ho imparato velocemente, e ogni piatto<br />

riceve un voto da Luca, il dieci va<br />

per la pasta al forno e la vellutata di<br />

zucca, che chiamiamo affettuosamente<br />

la Valentina. Invece sono ancora in<br />

lotta con le piante, una sfida che non<br />

sono riuscita a vincere, riesco a farle<br />

morire tutte, eppure desidero una casa<br />

piena di fiori, allegra, accogliente,<br />

quasi un dovere per la giovane moglie<br />

perfetta.<br />

Luca sembra un ingegnere molto<br />

razionale, tu invece giornalista e<br />

scrittrice, hai un temperamento più<br />

emotivo, un problema?<br />

Caratteri diversi implicano anche spazi<br />

diversi. Di sera, soprattutto prima di<br />

Margherita, mio marito, appassionato<br />

di tecnologia, si divertiva a passare ore<br />

giocando con i videogiochi, io invece<br />

scrivevo e leggevo, ognuno ha i suoi<br />

hobby, ma al primo posto adesso c’è<br />

Margherita, e Luca è anche un bravo<br />

mammo, rinuncia alla pausa pranzo<br />

per il bagnetto.<br />

Insomma nessun difetto?<br />

Razionale, ma poco pratico, per lui apparecchiare<br />

il tavolo è un’operazione<br />

piuttosto complessa. Diciamo che siamo<br />

diversi e complementari.<br />

Precari o assunti?<br />

Io giornalista freelance, precariato e<br />

pochi soldi, ma anche la possibilità di<br />

dedicarmi a mia figlia portando avanti<br />

i miei progetti. Invece Luca assunto,<br />

anche qui diversi.<br />

Un desiderio?<br />

Quando vediamo una coppia di vecchietti<br />

al parco mano nella mano che<br />

si guardano teneramente, speriamo di<br />

diventare così anche noi, circondati da<br />

una tribù di figli e nipoti.<br />

Di te bambina cosa ricordi con affetto?<br />

La casa di Paraggi, le uscite in mare<br />

a pescare e fare snorckling con le mie<br />

due sorelle, i racconti della mamma,<br />

quando era a Buckingham Palace per<br />

occuparsi di eventi e aveva ricevuto da<br />

un suo ammiratore come regalo una<br />

ciocca di capelli, erano del principe<br />

Andrea, allora non ancora ventenne,<br />

ma non c’era stato niente da fare, lei<br />

poi ha scelto papà Carlo Cameli.<br />

41


Verdi e Genova,<br />

attrazione fatale<br />

RObERtO IOvINO<br />

42<br />

“ P assai<br />

musica la TV<br />

dei numeri<br />

unO<br />

in sua compagnia alcuni istanti di<br />

un fascino indefinibile, parlando con la<br />

più piacevole semplicità nella sua camera,<br />

poi sulla terrazza da dove si dominava il porto<br />

di Genova e il mare. Ebbi l’illusione che fosse lui<br />

stesso un Doria che mi mostrasse con orgoglio la<br />

sua flotta vittoriosa”.<br />

Scrisse così, nelle sue “Memorie”, il compositore<br />

francese Jules Massenet, ricordando il suo incontro<br />

con Giuseppe Verdi a Palazzo del Principe. Era il<br />

novembre del 1894. Da vent’anni Verdi e la consorte<br />

Giuseppina Strepponi abitavano nello storico Palazzo<br />

che era stato di Andrea Doria. Vi erano entrati<br />

per la prima volta, appunto, nel 1874, andando ad<br />

occupare l’ammezzato ai piani alti. Tre anni dopo si<br />

erano insediati nel piano nobile in un appartamento<br />

elegante e spazioso, arredato con gusto e raffinatezza,<br />

anche se senza eccessi, come era nel costume<br />

del musicista. Verdi fu assiduo frequentatore di<br />

Genova: nel 1867 gli venne addirittura conferita la<br />

cittadinanza onoraria. I suoi primi contatti con la<br />

città risalgono agli anni Cinquanta. Il compositore<br />

pernottava all’Hotel Croce di Malta ubicato in un<br />

antico palazzo di via Carlo Alberto. È di allora l’incontro<br />

con l’ingegner Giuseppe De Amicis, cugino<br />

di Edmondo, che si trasformò, in breve, nell’“uomo<br />

di fiducia” del musicista, pronto a risolvere i piccoli<br />

e i grandi problemi quando l’artista era fuori<br />

città. Fu proprio Giuseppe De Amicis a cercar casa<br />

ai coniugi Verdi quando questi decisero di scegliere<br />

Genova come loro residenza invernale. Nel 1867,<br />

di ritorno da Parigi, Verdi prese possesso del piano<br />

nobile della Villa Sauli, in via San Giacomo di Carignano<br />

al n. 13. Proprietaria era la marchesa Teresa<br />

Sauli Pallavicino e nello stesso palazzo abitava il<br />

direttore Angelo Mariani, il primo grande direttore<br />

Di Genova Verdi prediligeva la<br />

tranquillità e la riservatezza. I<br />

genovesi lo lasciavano vivere.<br />

Passeggiava per le strade e la gente<br />

accennava appena ad un saluto<br />

Era<br />

caratterialmente<br />

un genovese.<br />

Riservato,<br />

diffidente con<br />

gli estranei, ma<br />

generoso con gli<br />

amici.<br />

d’orchestra italiano nel senso moderno del termine.<br />

Mariani, legato da profonda amicizia a Verdi, fu un<br />

suo straordinario interprete: dal 1867 al 1873 i due<br />

artisti vissero sotto lo stesso tetto, in Palazzo Sauli.<br />

E nel lungo periodo di collaborazione solidarizzarono<br />

anche sul piano umano, accomunati dagli ideali<br />

risorgimentali. Negli ultimi anni, tuttavia, i rapporti<br />

fra Mariani e Verdi si deteriorarono per questioni<br />

artistiche, ma anche personali: è nota l’infatuazione<br />

del vecchio musicista per la giovane cantante Teresa<br />

Stolz, ex amante di Mariani.<br />

Perché il musicista scelse Genova, come alternativa<br />

alla sua Villa di Sant’Agata? Nonostante l’immagine<br />

romantica di Massenet che vedeva nel musicista<br />

una sorta di reincarnazione di Andrea Doria, ritto,<br />

capelli nel vento, di fronte al porto con le navi poco<br />

distanti dal suo giardino, Verdi non amava il mare.<br />

Il clima gli era certamente congeniale, anche se alla<br />

decisione di lasciare Villa Sauli non era stato estraneo<br />

il fastidio per il vento battente sulla collina di<br />

Carignano.<br />

In realtà, di Genova Verdi prediligeva la tranquilli-<br />

la TV sOpra gli alTri<br />

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dove persone in carne ed ossa ti danno risposte.<br />

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stesso tempo, è oggi una società con dimensioni<br />

e struttura tali da affrontare con serenità le sfide<br />

del futuro. Se sei con Iren Mercato sei al sicuro.<br />

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L’energia che muove le cose.<br />

tEMpI DI CRISI<br />

genova, non più città<br />

verdiana…<br />

Sembra ieri, eppure sono passati già 12 anni. Era il<br />

gennaio 2001, quando a Palazzo Ducale si organizzava<br />

una grande maratona verdiana con annullo postale<br />

per l’avvio delle celebrazioni per il centenario della<br />

morte di Verdi. Prologo, quella maratona, a un’annata<br />

di manifestazioni: Genova era stata inserita fra le città<br />

verdiane e l’evento aveva ispirato un ricco programma<br />

fra mostre, concerti, spettacoli lirici, pubblicazioni.<br />

In 12 anni sono cambiate molte, troppe cose. In<br />

questi giorni ripartono le manifestazioni verdiane per<br />

il bicentenario della nascita. Tempi di crisi, non c’è<br />

più neanche l’entusiasmo di allora. E, soprattutto,<br />

Genova non è stata inserita nel Comitato nazionale<br />

delle Celebrazioni. La legge varata il 3 dicembre scorso<br />

non l’ha minimamente presa in considerazione. Non<br />

è solo questione di prestigio, è questione finanziaria.<br />

La legge prevede infatti un contributo di 3 milioni e<br />

duecentomila euro tanto per il 2012 quanto per il <strong>2013</strong>.<br />

Un finanziamento straordinario al Carlo Felice, di questi<br />

tempi, avrebbe proprio fatto comodo. Un peccato,<br />

perché certi treni, quando passano, bisogna riuscire a<br />

prenderli.<br />

musica<br />

tà e la riservatezza. I genovesi lo lasciavano vivere.<br />

Passeggiava per le strade e la gente accennava<br />

appena ad un saluto: la parola d’ordine era “ignorarlo”.<br />

Alle sue spalle, naturalmente, si formavano<br />

gruppetti di melomani che commentavano il suo<br />

passaggio, ma nessuno osava fermarlo o importunarlo.<br />

Qualche volta, a dire il vero, Genova provò a<br />

“celebrare” l’artista. L’impresario Sanguineti cercò<br />

di intitolare a Verdi il nuovo teatro di via Caffaro<br />

che, dopo il rifiuto del bussetano, divenne teatro<br />

Paganini. Nel 1892 fu offerta al musicista la commissione<br />

di un’opera dedicata a Colombo; ma Verdi,<br />

tutto preso dal pancione di Falstaff, rifiutò, indicando<br />

al suo posto Alberto Franchetti che in effetti<br />

scrisse poi l’opera su libretto di Luigi Illica.<br />

Nel 1889, addirittura, Verdi minacciò di non mettere<br />

più piede a Genova: ricorreva il cinquantesimo<br />

anniversario del suo debutto operistico (Oberto,<br />

Conte di San Bonifacio) e il Comune aveva in programma<br />

una serie di manifestazioni in suo onore.<br />

Verdi lanciò un ultimatum: o si cancella tutto o non<br />

mi vedrete più. Non si fece nulla, naturalmente, e<br />

il Comune si limitò a consegnargli una medaglia<br />

ricordo. Verdi era caratterialmente un genovese.<br />

Riservato, diffidente con gli estranei, ma generoso<br />

con gli amici, risparmiatore, ma capace di grandi<br />

gesti umanitari: basta ricordare l’ingente somma<br />

destinata nel suo atto testamentario a quattro istituti<br />

assistenziali genovesi.<br />

A Genova, Verdi non regalò prime assolute. Ma Simon<br />

Boccanegra costituisce un poderoso affresco<br />

della Genova antica; a Villa Sauli il musicista mise<br />

a punto parti di Aida e riunì gli interpreti del Cairo;<br />

e a Palazzo del Principe lavorò a Otello e Falstaff<br />

ospitando Boito che nei suoi soggiorni genovesi<br />

usava alloggiare all’Eden di Nervi. Il bussetano si<br />

sentiva talmente integrato nella città, da comportarsi<br />

come un cittadino qualsiasi. La mattina scendeva<br />

in centro a fare compere, girava i mercati, controllava<br />

la merce, si informava sui prezzi. Un giorno<br />

si fermò al banco di un pescivendolo, Giacomo<br />

Origo che aveva voce di basso e cantava al Carlo<br />

Felice e al Politeama Genovese come comprimario.<br />

Origo, vedendo Verdi si presentò: “Mi permetta, signor<br />

Maestro, di dirle che io canto in teatro e che<br />

in questa stagione faccio il Re nella sua Aida”. Al<br />

che Verdi, dando un’occhiata ai prezzi sul banco replicò:<br />

“Mi rallegro con lei, ma scommetto che ella<br />

guadagna di più a vendere questi pesci che non a<br />

cingere la corona regale nella mia opera”.<br />

Buona forchetta, Verdi non disdegnava ravioli, pesci<br />

e lumache. Aveva un debole per i dolci. Negozi<br />

preferiti, Romanengo e Klainguti. Quest’ultimo, sul<br />

finire dell’Ottocento, provvedeva tutte le mattine a<br />

inviare al compositore una brioche calda, ripiena di<br />

marmellata con la glassa di zucchero, significativamente<br />

chiamata “Falstaff”. E Verdi lasciò al negozio<br />

uno spiritoso biglietto, tuttora visibile dietro<br />

il banco: “Grazie dei Falstaff, buonissimi! Molto<br />

migliori del mio”.<br />

45


46<br />

architettura<br />

Architetture<br />

di fascino<br />

a Genova<br />

LINDA kAISER<br />

La Casa<br />

Museo C.<br />

Colombo,<br />

le Torri<br />

di Porta<br />

Soprana e<br />

il Chiostro<br />

di S. Andrea<br />

L<br />

a Casa di Cristoforo Colombo, a Genova, è<br />

un monumento controverso, di cui si è spesso<br />

discussa l’autenticità. Pochi cittadini,<br />

forse, l’hanno visitata, anche perché l’apertura è limitata<br />

ai soli sabati, domeniche e festivi (ore 10.00-<br />

18.00), a parte le prenotazioni per giorni diversi. I<br />

turisti americani e gli stranieri in genere – dicono<br />

– talvolta si appoggiano ai muri interni e li toccano<br />

come fossero una reliquia architettonica.<br />

La casa è posta fuori dalle mura medievali della<br />

città e appare oggi isolata rispetto al contesto rinascimentale<br />

del borgo di allora. L’identificazione di<br />

questo edificio come corrispondente a quello in cui<br />

il grande navigatore trascorse l’infanzia e l’adolescenza<br />

salvò il monumento dalla demolizione.<br />

Cristoforo, nato a Genova nel 1451 da Domenico<br />

Colombo e Susanna Fontanarossa, visse insieme<br />

alla sorella e ai quattro fratelli nella casa-bottega<br />

del padre, che era uno “scardassiere”. Allo stesso<br />

mestiere di tessitore erano stati iniziati i figli e<br />

all’arte dei lanaioli era funzionale lo spazio della<br />

struttura originale. Al piano terra si trovavano il laboratorio,<br />

sul retro, e la bottega per la vendita del<br />

prodotto finito, che si affacciava su Vico Dritto di<br />

Ponticello, dove tuttora è l’ingresso. Vi erano inoltre<br />

una sorta di cisterna per la raccolta dell’acqua<br />

ChIOStRO DI S. ANDREA<br />

Vestigia di<br />

un monastero<br />

distrutto<br />

piovana e una fossa per i liquami.<br />

Al piano superiore, dove si svolgeva la vita della<br />

famiglia, sono presenti due stanze, una in facciata<br />

e l’altra che dava sul giardino, unite da un corridoio.<br />

La scala conduceva a un terzo piano, oggi inesistente,<br />

in quanto la costruzione venne ridotta in<br />

altezza, per ragioni statiche, non potendosi più appoggiare<br />

alla lunga fila di case a schiera, all’epoca<br />

abitate dai lanaioli. Queste vennero abbattute in occasione<br />

dello sbancamento del borgo rinascimen-<br />

ll monastero delle monache<br />

benedettine di Sant’Andrea<br />

della Porta era un complesso<br />

monumentale di origine<br />

medievale, poi espropriato e<br />

adibito a carcere, che sorgeva<br />

sul colle di Sant’Andrea,<br />

nell’area oggi compresa<br />

tra via Dante e piazza De<br />

Ferrari. La demolizione della<br />

struttura architettonica,<br />

decisa nel 1904 dal consiglio<br />

comunale di Genova, che<br />

tale, avvenuto nel 1910-13. Il Comune di Genova<br />

aveva acquistato la Casa di Colombo nel 1887. I<br />

documenti, come il contratto di locazione intestato<br />

al padre di Cristoforo, il testamento, le epistole e<br />

il libro dei privilegi conservati all’Archivio di Stato<br />

– esposti in copia all’interno del monumento –,<br />

fugano i dubbi sull’originalità dell’edificio e sull’identità<br />

dei suoi abitanti, dichiarata dall’epigrafe in<br />

facciata, affissa dal Ministero dei Beni Culturali e<br />

dal Comune di Genova. La struttura antica è ancora<br />

ben visibile nella muratura e nei soffitti, con<br />

il legno a vista dell’albero maestro di una nave in<br />

disarmo, riutilizzato secondo una prassi comune<br />

all’epoca. I rilevamenti architettonici e archeologici,<br />

anche in questo caso, confermerebbero la<br />

datazione storica, dato che, nell’ultimo restauro<br />

del giugno 2001, hanno evidenziato l’esistenza di<br />

fondamenta in epoca antecedente al Medioevo.<br />

Gli arredi attuali, con due manichini in costume,<br />

un busto marmoreo, vetrinette con riproduzioni di<br />

L’ingresso alla<br />

Casa Museo<br />

C. Colombo (a<br />

sinistra); veduta<br />

esterna delle Torri<br />

di Porta Soprana<br />

e scorcio dall’alto<br />

sulle scale di<br />

pietra (a destra).<br />

Il complesso monumentale<br />

racchiude simboli forti della<br />

città: la casa dove abitò Cristoforo<br />

Colombo e la Porta difensiva<br />

della Repubblica Marinara<br />

prodotti importati dalle terre conosciute nel XV<br />

secolo e con prodotti liguri dello stesso periodo, i<br />

resti della campana dell’ammiraglia Santa Maria,<br />

diverse lapidi, facsimili di documenti e gadget per i<br />

turisti, non contribuiscono certamente alla valorizzazione<br />

della Casa di Colombo. A questa necessiterebbero<br />

una revisione “scientifica” e una presentazione<br />

professionale, museologicamente valide e<br />

aggiornate, che svilupperebbero anche un maggior<br />

impatto emozionale nel visitatore.<br />

stava ridisegnando la zona,<br />

venne contrastata da<br />

Alfredo d’Andrade, allora<br />

direttore dell’Ufficio regionale<br />

per la conservazione dei<br />

monumenti del Piemonte<br />

e della Liguria. Grazie alle<br />

sue pressioni, il chiostro,<br />

risalente alla metà del XII<br />

secolo, fu l’unica parte a<br />

salvarsi dalla speculazione<br />

edilizia: smontato nel 1905 e<br />

abbandonato nella Chiesa di<br />

Sant’Agostino, fu ricostruito<br />

nel 1922 nella sua attuale<br />

collocazione, dietro alla<br />

Casa di Cristoforo Colombo.<br />

Le coppie di colonnine,<br />

con alcuni capitelli figurati,<br />

che sorreggono archi di<br />

forma leggermente ogivale,<br />

delimitano uno spazio<br />

rettangolare circondato da<br />

ulivi, una vera oasi nel centro<br />

della città, dove il tempo pare<br />

essersi fermato.<br />

pORtA SOpRANA<br />

un capolavoro<br />

gotico del XII secolo<br />

Foto Linda Kaiser Simbolo del Centro<br />

Storico medievale<br />

più esteso<br />

d’Europa, la Porta<br />

Soprana o Porta<br />

di S. Andrea fa<br />

parte del sistema<br />

difensivo che<br />

cingeva Genova<br />

fino alla Porta dei<br />

Vacca o Porta di<br />

S. Fede, a ovest.<br />

Le mura dette<br />

del Barbarossa e<br />

la Porta Soprana<br />

vennero edificate<br />

tra il 1155 e il<br />

1158, sotto il<br />

Consolato di<br />

Oberto Cancelliere.<br />

Le case che si<br />

erano addossate<br />

al monumento nel<br />

corso dei secoli impedivano la sua identificazione,<br />

ma Alfredo d’Andrade le fece demolire, in<br />

occasione delle celebrazioni colombiane del<br />

1892, per restituire al monumento una piena<br />

dignità. L’epigrafe del XII secolo incisa nel marmo,<br />

posta nel fornice sud della Porta, a sinistra,<br />

personifica la città, che si definisce, tra l’altro:<br />

sum munita viris, muris circundata miris (sono<br />

munita di uomini, sono cinta da splendide mura).<br />

Chi viene in pace è autorizzato a toccare la porta,<br />

chi cerca la guerra dovrà ritirarsi triste e vinto.<br />

La porta urbana in latino è ianua, cioè Genova,<br />

rappresentata da Giano bifronte, la divinità con<br />

due volti opposti per guardare nelle due direzioni<br />

dell’entrata e dell’uscita. Il capoluogo ligure si<br />

identifica, dunque, nelle Torri di Porta Soprana,<br />

erette per proteggere concretamente la libertà<br />

dei suoi cittadini, ma anche caratterizzate da<br />

una forte valenza mitica e simbolica. Tra i primi<br />

esempi di arte gotica, perfettamente restaurate<br />

nel 1988-89, le Torri offrono una salita al loro<br />

interno di rara bellezza, con scale di pietra che<br />

sembrano svilupparsi come una gigantesca vite<br />

senza fine. Dalla loro sommità si può godere di<br />

una vista mozzafiato su tetti d’ardesia, terrazzini<br />

sospesi, vicoli, cupole, torri, grattacieli, mare e<br />

monti. Se poi tira un forte vento, l’emozione dello<br />

stare nel cielo di Genova sarà ancora più grande.<br />

47


48<br />

arte<br />

l’arte dei<br />

frati<br />

cappuccini<br />

Genova, Museo<br />

dei Beni Culturali<br />

Cappuccini. Foto<br />

Linda Kaiser<br />

la nota d'arte<br />

LINDA kAISER<br />

P<br />

er via Bartolomeo Bosco, dietro il Palazzo<br />

di Giustizia di Genova – ex Ospedale di<br />

Pammatone, demolito dopo le devastazioni<br />

dei bombardamenti –, si arriva a una piazzetta<br />

rialzata un po’ nascosta. Vi si affacciano la Chiesa<br />

della SS. Annunziata di Portoria, oggi Chiesa di S.<br />

Caterina, che conserva il corpo incorrotto della Santa<br />

genovese, Caterina Fieschi Adorno, e l’edificio<br />

del Museo dei Beni Culturali Cappuccini. Superato<br />

l’ingresso, si sale un ampio scalone risorgimentale,<br />

progettato da Gaetano Cantoni nel 1837, che dava<br />

accesso alle corsie dell’attiguo ospedale e alla Cappella<br />

superiore della Chiesa. Qui, dove è visibile il<br />

presepe meccanico animato di Franco Curti, è conservata<br />

la collezione permanente del Museo, composta<br />

da pale d’altare, dipinti e sculture raccolti dai<br />

frati presso conventi liguri non più attivi. Dalla parte<br />

opposta, cioè a sinistra in cima alle scale, si entra<br />

invece in un open space di 250 mq, progettato nel<br />

Genova, mostra in famiglia. volti e affetti della<br />

casa di nazareth (1° dic. 2012-3 feb. <strong>2013</strong>):<br />

particolare di una statua del Presepe, bottega<br />

di A. M. Maragliano, XVIII sec. Foto Linda Kaiser<br />

2005 per allestirvi le mostre tematiche di arte sacra.<br />

L’esposizione attuale, dedicata al Natale, si intitola<br />

In famiglia. Volti e affetti della casa di Nazareth. Le<br />

opere d’arte, incentrate sull’iconografia della Natività,<br />

appartengono a periodi e ambiti diversi. Anche<br />

se penalizzata da un impianto di illuminazione forse<br />

esageratamente “non invasivo”, colpisce innanzitutto<br />

la Statua bifronte con Madonna col Bambino<br />

e Sant’Antonio col Bambino, di ignoto scultore<br />

genovese della IIa metà del XVII secolo. L’opera<br />

sembra una classica Madonna che regge il Bimbo<br />

ma, girandoci intorno e cambiando la prospettiva di<br />

visione, mutano i dettagli – le mani, l’abito, i piedi<br />

– e la figura femminile diventa quella maschile<br />

del Santo da Padova. L’effetto è ben mascherato anche<br />

dal panneggio. Una delle opere più importanti<br />

e preziose è poi l’Annunciazione di Gandolfino da<br />

Roreto, dipinta a olio e tempera su tavola di quercia<br />

e risalente alla fine del XV secolo. Le dorature<br />

sono in parte cadute, ma le figure della Vergine,<br />

che sembra una fanciulla nel suo abito prezioso, e<br />

della Colomba irradiano luce. Di manifattura ligure<br />

e datato IIa metà del XVIII secolo è il Paliotto<br />

fiammato con Madonna e Gesù Bambino, dove la<br />

perizia artistica è rappresentata dalla tecnica stessa:<br />

la paglia naturale è colorata, ritagliata, incollata su<br />

carta e riportata su tela. Realizzato probabilmente<br />

a Bruxelles, nell’ambito di Gérard David, nella Ia<br />

metà del XVI secolo, è il mirabile olio su tela della<br />

Madonna col Bambino e San Giuseppe al lavoro.<br />

La rappresentazione degli interni, delle architetture<br />

e della Sacra Famiglia con il Bambino scheletrico è<br />

tipica del Rinascimento nordico. La lettura dell’opera<br />

è arricchita da particolari simbolici, come le<br />

forbici, il gomitolo, le nocciole, il legno e il fico.<br />

Da ricordare ancora, oltre alla ricostruzione della<br />

sobria ed essenziale Stanza del frate, il magnifico<br />

Corteo dei Magi, della bottega di Anton Maria Maragliano.<br />

Le sculture del Presepe, che risalgono al<br />

XVIII secolo, sono in legno intagliato, policromate<br />

e articolate, e rispecchiano il modo di vestire sia dei<br />

nobili che del popolo. La Madonna e S. Giuseppe<br />

sono ben riconoscibili, i Magi indossano tessuti preziosi<br />

e damaschi, le donne orecchini e spille.<br />

Il direttore del Museo e dell’Archivio Storico Provinciale<br />

dei Cappuccini è Padre Vittorio Casalino,<br />

che persegue una “politica d’arte” molto interessante.<br />

Ne è prova anche la prossima mostra, La Vita è<br />

dono. Vadano per elemosina confidentemente, che<br />

sarà aperta dal 22 marzo al 7 luglio <strong>2013</strong>: il tema<br />

della questua caratterizza i Cappuccini come ordine<br />

mendicante, che mette in pratica la regola di S.<br />

Francesco d’Assisi.


Il carnevale<br />

a Madrid<br />

e l’arte<br />

a Venezia<br />

jESSICA NICOLINI<br />

Cinque<br />

appuntamenti<br />

da non perdere.<br />

Ecco le nostre<br />

proposte per<br />

un week-end<br />

in Europa<br />

50<br />

arte<br />

appuntamenti<br />

cIBo<br />

1<br />

2 Londra<br />

Madrid<br />

musIca<br />

3<br />

Amsterdam<br />

festa<br />

4<br />

5 6<br />

Berlino<br />

Venezia<br />

Verona<br />

cInema<br />

folklore<br />

13-17 febbraio <strong>2013</strong><br />

1 ARCOMADRID<br />

La fiera d’arte contemporanea<br />

più importante di Spagna, giunge<br />

quest’anno alla sua trentaduesima<br />

edizione. Presenti numerosissime<br />

gallerie internazionali, dedicate alla<br />

scultura, oggetti, tessuti e creazioni<br />

multimediali, con importanti artisti<br />

del panorama europeo. Nasce una<br />

nuova sezione, “Opening”, dedicata a<br />

gallerie con meno di otto anni di vita,<br />

con particolare attenzione e quelle<br />

provenienti da paesi emergenti.<br />

www.ifema.es<br />

12 febbraio <strong>2013</strong><br />

2 PANCAKE DAy<br />

Il 12 febbraio <strong>2013</strong> torna a Londra,<br />

l’appuntamento carnevalesco con il<br />

Pancake day. Per le strade della città<br />

corridori muniti di padella e pancake<br />

correranno per la divertentissima<br />

gara del martedì grasso. Questa festa,<br />

tradizionale e leggendaria, non vi farà<br />

rimanere a stomaco vuoto.<br />

www.viewlondon.co.uk<br />

21-24 febbraio 2012<br />

3 SONIC ACTS<br />

Tra gli eventi che si occupano di confini e<br />

del loro superamento, Sonic Acts è senza<br />

dubbio uno dei migliori e il più atteso.<br />

In varie location di Amsterdam saranno<br />

presentati i più recenti avanzamenti<br />

nei campi della musica, dell’arte,<br />

della tecnologia attraverso concerti,<br />

workshop, installazioni, cinema<br />

sperimentale e un ciclo di conferenze<br />

tenute da filosofi della scienza e luminari<br />

di varie discipline.<br />

<strong>2013</strong>.sonicacts.com<br />

7-17 febbraio <strong>2013</strong><br />

4 INTERNATIONALE<br />

FILMFESTSPIELE BERLIN<br />

Il Leone, la Palma e l’Orso, i premi dei tre<br />

più importanti festival cinematografici<br />

europei,verranno assegnati al film<br />

festival di Berlino, che si ripresenta<br />

come una delle migliori manifestazioni<br />

cinematografiche del momento. Più<br />

di 400 film verranno trasmessi nei 14<br />

cinema principali della città, molti dei<br />

quali anteprime europee e mondiali.<br />

www.berlinale.de<br />

14-17 febbraio <strong>2013</strong><br />

5 VERONA IN LOVE<br />

Nella città di Romeo e Giulietta il San<br />

Valentino si festeggia dal 14 al 17 febbraio<br />

con la kermesse “Verona in love”.<br />

La kermesse invita a festeggiare nel<br />

centro storico della città in maniera<br />

romantica e divertente. Questo evento,<br />

consacrato al mito di Giulietta e al tema<br />

dell’amore,ha già riscosso un grande<br />

successo nelle passate edizioni.<br />

www.veronainlove.com<br />

26 gennaio - 12 febbraio <strong>2013</strong><br />

6 CARNEVALE DI VENEZIA<br />

Il più grande spettacolo di Carnevale<br />

prende vita a Venezia. Dal 26 gennaio<br />

al 12 febbraio tutta la città si colorerà<br />

di maschere e abiti che sfileranno<br />

tra i canali. Si parte con un grande<br />

spettacolo serale fatto di poesia,<br />

musica e colori sulle rive di Cannaregio.<br />

I vari appuntamenti culturali saranno<br />

accompagnati da concerti,dj set e<br />

animazioni.<br />

www.carnevale.venezia.it<br />

51


vALENtINA DE RIZ<br />

52<br />

turismo<br />

Le terme di pré-saint didier<br />

attirano ogni anno migliaia<br />

di turisti e sono un ottimo<br />

compromesso per coniugare<br />

il piacere della montagna<br />

con il benessere e la cura<br />

del corpo<br />

Le terme dei<br />

maestri del<br />

benessere<br />

Una<br />

tradizione<br />

termale<br />

ai piedi<br />

del Monte<br />

Bianco che<br />

risale al<br />

1800<br />

il Monte Bianco preferisce<br />

scalarlo. Con ram-<br />

chi<br />

C’è<br />

poni e bastoncini per vivere<br />

l’emozione che si prova a guardare il<br />

mondo da lassù, scarpinando nel silenzio<br />

e ascoltando lo scricchiolio dei passi<br />

sulla neve. C’è chi invece preferisce<br />

guardarlo da una vasca all’aria aperta,<br />

immerso nelle acque termali di Pré-<br />

Saint Didier. Le terme di questo antico<br />

borgo, le cui acque erano già conosciute<br />

in epoca romana, attirano ogni anno<br />

migliaia di turisti e sono un ottimo<br />

compromesso per coniugare il piacere<br />

della montagna con il benessere e la<br />

cura del corpo. Meglio evitare le festività<br />

e ritagliarsi una giornata lontana<br />

dal caos dei vacanzieri del fine settimana.<br />

L’ingresso vale per l’intera giornata<br />

e si può prenotare con anticipo tramite<br />

internet: comprende l’accesso, l’armadietto,<br />

l’accappatoio e le ciabattine. Il<br />

percorso è libero e ciascuno può deci-<br />

Un corridoio<br />

cromatico<br />

sotterraneo<br />

collega l’edificio<br />

termale con<br />

l’ancien casinò<br />

che ospita i servizi<br />

termali e un’area<br />

dedicata ai fanghi.<br />

COME ARRIVARE:<br />

Autostrada A5 Torino-Aosta<br />

Raccordo autostradale T1 Aosta-Monte Bianco<br />

Uscita Morgex<br />

telefono +390165867272<br />

info@termedipre.it<br />

L’ESCURSIONE DA NON PERDERE<br />

TERME IN LIGURIA<br />

Viaggio sul tetto d’Europa<br />

Prendere le Funivie Monte Bianco<br />

a Frazione La Palud e raggiungere<br />

il rifugio Torino a quota 3375 m.<br />

Per apprezzare il panorama è bene<br />

scegliere una giornata di sole e<br />

libera da nubi. Gli orari di partenza<br />

dell’impianto variano a seconda<br />

del periodo. Per informazioni info@<br />

montebianco.com.<br />

Le Antiche Terme di Pigna<br />

Si trovano in Val Nervia, a 40 minuti da Montecarlo e da<br />

Sanremo, sono convenzionate con il sistema sanitario<br />

nazionale.<br />

info@termedipigna.it<br />

Le terme di Genova Ns. Signora dell’Acquasanta<br />

Raggiungibili dal borgo di Acquasanta, nel ponente<br />

genovese, alle spalle di Voltri. Di recente ristrutturazione<br />

sono un punto di riferimento vicino al capoluogo ligure.<br />

info@termedigenova.it<br />

TURISMO IN LIGURIA: ChIUDE IN CALO L’ULTIMO<br />

TRIMESTRE DEL 2012<br />

Mille operatori liguri del ricettivo chiamati a rispondere<br />

sull’andamento della stagione hanno dichiarato<br />

un’occupazione camere pari a 30,9% in ottobre, con un<br />

calo dell’8,8% rispetto al 2011, seguito da una tenuta nel<br />

mese di novembre (23,2% di camere vendute, +0,4%).<br />

Per dicembre i dati mostrano un 16,9% di camere<br />

occupate, (–2,2% rispetto alle rilevazioni provvisorie dello<br />

scorso anno).<br />

Le strutture alberghiere riescono hanno contenuto il<br />

calo di domanda anche grazie ad una diffusa politica di<br />

pricing messa in atto durante l’autunno, come nei mesi<br />

precedenti. Si tratta in sostanza di un ridimensionamento<br />

per le strutture di bassa e media categoria (–0,4% per i<br />

1-2 stelle; (–0,7% per i 3 stelle), e una riduzione forte per i<br />

4 e 5 stelle (–9%).<br />

dati osservatorio turistico regionale della liguria, regione<br />

liguria -unioncamere liguria<br />

Il percorso è libero e<br />

ciascuno può decidere come<br />

organizzare la permanenza:<br />

da un un bagno caldo con<br />

vista sul Monte Bianco alla<br />

sala relax con vista sulle<br />

montagne innevate<br />

dere come organizzare la permanenza:<br />

da un bagno caldo nelle vasche esterne<br />

con vista sul Monte Bianco, dalla cascata<br />

tonificante, dall’idromassaggio<br />

o direttamente dalla sala relax che si<br />

affaccia sulle montagne innevate. Un<br />

corridoio cromatico sotterraneo collega<br />

l’edificio termale con l’Ancien Casinò<br />

che ospita i servizi termali e un’area<br />

dedicata ai fanghi. Durante la giornata<br />

si tengono degli eventi liberi guidati dai<br />

Maestri del Benessere, ciascuno per un<br />

massimo di venti persone: dagli impacchi<br />

al miele per i capelli, ai trattamenti<br />

corpo al profumo di cioccolato, allo<br />

scrub per il viso. Gli eventi benessere<br />

quali fangage, visage, savonnage sono<br />

a pagamento e devono essere prenotati<br />

così come i massaggi che completano<br />

l’offerta della struttura. Tra i preferiti,<br />

il trattamento viso con maschere di<br />

bellezza nella sala panoramica che si<br />

affaccia sul Monte Bianco e i fanghi<br />

corpo nell’area Ancien Casinò. Nell’arco<br />

della giornata è possibile accedere<br />

al buffet con bevande calde e menù<br />

leggero: i grissini con gocce di cioccolato<br />

vanno a ruba, come lo yogurt alla<br />

vaniglia. Una giornata di benessere per<br />

il corpo e la mente. Per gli sportivi la<br />

valle offre molteplici itinerari sciistici<br />

nelle vicine località di La Thuile e<br />

Courmayeur. E se gli amici vorranno<br />

faticare con sci e scarponi non resterà<br />

che aspettarli. Tra il calore delle acque<br />

e il piacere di una tisana da bere ai piedi<br />

del tetto d’Europa. Una montagna che<br />

di battaglie ne ha viste molte. Le vostre,<br />

almeno per una giornata, lasciatele<br />

a casa. Non ve ne pentirete.<br />

53


54<br />

enogastronomia<br />

L’enoturismo concilia la passione<br />

del vino, con il viaggio, la cultura<br />

e, naturalmente, la buona tavola<br />

Il mondo<br />

attorno<br />

ai vigneti<br />

RENZO tEbANO<br />

La Puglia è l’unica<br />

regione italiana<br />

nella classifica di<br />

“Wine enthusiast”.<br />

L<br />

e strade del vino non passano dall’Italia,<br />

o meglio, la lambiscono a Sud, in Puglia.<br />

Così è almeno per il magazine americano<br />

“Wine Enthusiast” che, nella sua classifica “10 Best<br />

Wine Travel Destinations <strong>2013</strong>”, esclude a sorpresa<br />

regioni come Piemonte e Toscana e fa vincere questa<br />

speciale classifica alla Rioja, la regione del nord<br />

est della Spagna che si snoda lungo il corso del fiume<br />

Ebro e attorno alla città di Logroño. Una regione<br />

che vanta secoli di tradizione vinicola dove a farla<br />

da padrone sono senza ombra di dubbio i grappoli<br />

rossi del Tempranillo.<br />

A seguire le poco note aree vitivinicole del Danubio,<br />

quel tratto di Austria che comprende le aree<br />

di Wachau, Kremstal, Traisental, Kamptal e Wagram,<br />

dai cui vigneti terrazzati proviene il top dei<br />

vini austriaci, ma anche quelle di Long Island a<br />

due ore di macchina da Manhattan, poi compare<br />

Stellenbosch in Sud Africa, una piccola località<br />

circondata da montagne sui cui pendii si diramano<br />

ettari di vigneti e dove i vitigni più coltivati sono<br />

Cabernet Sauvignon, Merlot e Pinotage. In quinta<br />

posizione la contea di Monterey, in California con<br />

le sue strade vista oceano e i vigneti di Chardonnay<br />

e Pinot nero, in sesta la Valle dos Vinhedos, in Brasile,<br />

zona segnata dalla forte immigrazione italiana<br />

di fine Ottocento dove si coltivano le più disparate<br />

tipologie di uva dal Riesling al Merlot, passando<br />

per il Teroldego e la Malvasia. A chiudere la classifica<br />

si trovano la Willamette Valley, in Oregon,<br />

le Hunter Valley in Australia, la storica regione del<br />

Douro in Portogallo e la Puglia con i suoi vitigni<br />

autoctoni (Uva di Troia, Bombino nero, Primitivo,<br />

Negroamaro, Malvasi nera, Verdeca, Fiano, Bianco<br />

d’Alessano ecc.), gli uliveti, il mare, i trulli e le<br />

tradizioni popolari.<br />

Puglia: le strade<br />

del vino<br />

Nascono con l’obiettivo di valorizzare i territori<br />

a vocazione vinicola e, in particolare, le zone di<br />

produzione di vini di qualità, si snodano lungo<br />

vigneti, cantine e aziende agricole singole o<br />

associate, vengono individuate in territori di<br />

particolare interesse naturalistico, culturale e<br />

ambientale. Rappresentano quindi uno strumento<br />

per lo sviluppo turistico ed economico dei territori<br />

vinicoli, stimolando le attività di ricezione, di<br />

ospitalità delle strutture ricadenti nei percorsi,<br />

nonché la divulgazione e la commercializzazione<br />

dei prodotti tipici locali.<br />

In Puglia sono otto:<br />

La strada dei vini Doc della Daunia, vini San Severo<br />

Doc, Cacc'e mmitte di Lucera Doc, Aleatico di<br />

Puglia Doc.<br />

La strada dei vini Doc “Antichi vini rossi”, vini Rosso<br />

Barletta Doc, Rosso Canosa Doc, Rosso di Cerignola<br />

Doc, Rosso Orta Nova Doc<br />

La strada dei vini Doc Castel del Monte, vini Castel<br />

del Monte Doc e Moscato di Trani Doc<br />

La strada dei vini Doc della Murgia Carsica,<br />

vini Gravina Doc, Gioia del Colle Doc<br />

La strada dei vini Doc Locorotondo e Martina Franca,<br />

vini Locorotondo Doc e Martina Franca doc.<br />

La strada dei vino Doc Primitivo di Manduria<br />

e Lizzano, vini Lizzano Doc e Manduria Doc<br />

La strada dei vino Appia dei vini Doc Brindisi-Ostuni,<br />

vini Brindisi Doc e Ostuni Doc<br />

La strada del vino Vigna del sole Doc, vini<br />

Copertono Doc e Leverano Doc.<br />

www.fidra.it


ISAbELLA CALOGERO<br />

56<br />

golf<br />

La tecnologia<br />

al servizio<br />

del putt<br />

Annapaola Tiscornia è<br />

partner insieme a Laura<br />

Tessera Chiesa di Golden<br />

8, accademia nata con lo<br />

scopo di insegnare il golf<br />

partendo dalla buca per<br />

arrivare sino al tee.<br />

Il Golf Rapallo inaugura<br />

la Golden 8 Academy<br />

per migliorare<br />

le performance<br />

dei propri clienti<br />

C<br />

hi gioca a golf sa bene che la<br />

metà dei colpi che servono per<br />

completare le 18 buche d’ordinanza<br />

sono tirati intorno alla buca. Eppure,<br />

nonostante tutto, la maggior parte dei<br />

golfisti della domenica è ancora (erroneamente)<br />

convinta che il putt sia esclusivamente<br />

una “questione di feeling” e per<br />

questo motivo o non lo allena in maniera<br />

adeguata, oppure non ne approfondisce<br />

il lato tecnico e meccanico con il proprio<br />

maestro. In verità, nonostante l’arco del<br />

pendolo del putt sia di pochi centimetri,<br />

le incognite che si celano in quel minuscolo<br />

tragitto del bastone sono decine e<br />

decine e soprattutto da quelle, purtroppo,<br />

dipendono gli esiti degli score. Da<br />

oggi, però, grazie all’utilizzo della più<br />

moderna tecnologia, anche in Liguria<br />

è finalmente possibile studiare nei più<br />

minimi dettagli lo “swing” del nostro<br />

putt. Al Golf Rapallo, infatti, è stata da<br />

poco inaugurata la Golden 8 Academy,<br />

un’accademia di gioco corto, nata con lo<br />

scopo di far migliorare le performance<br />

sul green dei propri clienti: “Al contrario<br />

di quanto accade nel resto d’Italia – ci<br />

racconta Annapaola Tiscornia, partner<br />

insieme a Laura Tessera Chiesa di Golden<br />

8 – vogliamo insegnare il golf partendo<br />

dalla buca per arrivare sino al tee.<br />

Attraverso l’utilizzo della tecnologia del<br />

Sam Lab possiamo infatti studiare il putt<br />

sotto ogni aspetto: puntamento, direzione,<br />

rotazione dei polsi e della faccia del<br />

bastone, oltre alla ripetitività del colpo.<br />

A questi dati aggiungiamo poi quelli che<br />

derivano dalla Benchine Machine, dalla<br />

macchina cioè che analizza il lie e il loft<br />

del putt statico, cioè quando è fermo dietro<br />

alla palla all’address: dalla differenza<br />

che si ottiene tra i dati del putt statico e<br />

quello dinamico scaturiti dal Sam Lab,<br />

possiamo infine consigliare il bastone<br />

più adatto al giocatore, sia come peso<br />

della testa, sia come posizionamento<br />

dello shaft”. Ad analizzare i risultati e ad<br />

aiutare il golfista nel suo cammino verso<br />

la buca perfetta, ci sono naturalmente tre<br />

giovani e validi professionisti, Simone<br />

Brizzolari, Martina Migliori e Marco<br />

Brizzolara, che, alla fine della sessione<br />

di allenamento, stendono un report dettagliato<br />

di oltre dieci pagine con tutti i<br />

dati relativi al putt del cliente. Ma non<br />

è ancora finita: se il vostro gioco corto<br />

fosse in bolla, mentre lo swing di ferri<br />

e drive necessitasse di una seria review,<br />

il software V1, quello utilizzato anche<br />

dal guru David Leadbetter, permetterà lo<br />

studio del backswing e del downswing,<br />

mentre la tecnologia del Trackman, attraverso<br />

l’analisi del movimento in base<br />

al bastone, consiglierà al golfista gli shaft<br />

o, più in generale, i bastoni più adatti.<br />

Attraverso l’utilizzo<br />

della tecnologia<br />

del Sam Lab si può<br />

studiare il putt<br />

sotto ogni aspetto<br />

il golfista<br />

Quando<br />

ci si sposa<br />

con i<br />

bastoni<br />

L<br />

a solita ricerca universitaria<br />

dell’ultimo minuto<br />

sostiene che, al fine di<br />

una serenità sentimentale, gli<br />

esseri umani – uomini o donne<br />

che siano – dovrebbero avere un<br />

partner per ognuna delle tre fasi<br />

mature della propria vita. Dovremmo<br />

insomma tutti avere dei<br />

compagni a mo’ di yogurt: con la<br />

classica data di scadenza stampata<br />

sul collo. Niente di strano: in<br />

fondo anche per i bastoni da golf<br />

è la stessa cosa. Noi golfisti, infatti,<br />

dovremmo possedere dei ferri e<br />

dei drive adatti non solo al nostro<br />

gioco, ma anche e soprattutto alla<br />

nostra età. Magari con gli shaft<br />

in acciaio da giovani, ma con<br />

una morbida, elastica graphite<br />

quando gli acciacchi cominciano<br />

subdolamente a marcare le nostre<br />

schiene manco fossero dei terzini<br />

rognosi alla caccia del pallone.<br />

Eppure – chissà perché – non solo<br />

spesso e volentieri ci accompagniamo<br />

al partner più sbagliato<br />

possibile, ma affidiamo anche i<br />

nostri colpi a bastoni poco adatti<br />

ai nostri swing. E, se nella ricerca<br />

dell’altra metà della mela spesso,<br />

soprattutto con l’avanzare inesorabile<br />

dell’età, uomini e donne<br />

finiscono con l’accontentarsi<br />

di un PIL amoroso non troppo<br />

in perdita pur di trovare della<br />

sana compagnia, nella scelta<br />

del drive e dei ferri invece non<br />

sappiamo “rallentare”. Soprattutto<br />

i maschi, che continuano<br />

testosteronicamente a giocare<br />

con dei bastoni che fanno più<br />

danni del glutammato di sodio,<br />

perché funzionerebbero solo nelle<br />

mani di un ventenne fisicato come<br />

l’etoile Roberto Bolle. Ecco: a<br />

una certa età, come si rallenta<br />

nelle relazioni sentimentali, così<br />

dovremmo comportarci anche con<br />

quell’altra relazione che nei week<br />

end sa tirarci su manco fosse<br />

uno zabaione: quella con i nostri<br />

ferri. Soprattutto in questo caso,<br />

bisognerebbe sapersi accontentare:<br />

avere magari qualche<br />

metro in meno in saccoccia, ma<br />

decisamente più certezze. Ora:<br />

c’è chi sostiene che se si priva i<br />

giocatori del mistero delle balistiche<br />

golfistiche, li si priva anche<br />

della speranza di tirarla dritta<br />

un giorno. Personalmente, però,<br />

credo che, come nei matrimoni la<br />

prima volta ci si sposa per amore,<br />

la seconda per denaro e la terza<br />

per compagnia, allo stesso modo,<br />

nelle relazioni con i bastoni,<br />

bisognerebbe avere l’identica,<br />

cinica lucidità: il primo set di<br />

ferri dovrebbe servire a spararla<br />

a miglia di distanza dal tee,<br />

il secondo a intascare qualche<br />

premio o magari qualche euro, e,<br />

infine, il terzo a permetterci una<br />

serena camminata in compagnia<br />

senza acciacchi e, soprattutto,<br />

senza il classico broncio da<br />

agenzia funebre che accompagna<br />

i nostri colpacci. Meditate gente,<br />

meditate.<br />

57


Tutto il<br />

58<br />

bitgeneration<br />

computer<br />

in una<br />

“chiavetta”<br />

FAbRIZIO CERIGNALE<br />

Oggi la<br />

spinta alla<br />

miniaturizzazione<br />

è andata<br />

oltre gli<br />

smartphone,<br />

il computer<br />

sta in una<br />

USB<br />

IN bREvE/1<br />

Forchetta “smart”<br />

per aiutare la digestione<br />

Una forchetta elettronica per aiutare<br />

la digestione. È questa l’ultima novità<br />

in arrivo da Las Vegas. HapiFork,<br />

progettata dall’ingegnere francese<br />

Jacques Lépine, è una forchetta<br />

intelligente che, grazie a una tecnologia<br />

brevettata, registra la velocità con cui<br />

si mangia e aiuta chi la usa a tenere il<br />

ritmo ideale per la digestione. Ritmo<br />

che è indispensabile per evitare la<br />

pesantezza del primo pomeriggio.<br />

S<br />

istemi operativi ottimizzati per essere contenuti<br />

in una semplice chiavetta usb ne<br />

avevamo già visti molti ma le ultime novità<br />

superano l’immaginazione. Sono molte, infatti, le<br />

case che, approfittando della spinta alla miniaturizzazione,<br />

arrivata dall’exploit degli smartphone,<br />

hanno messo a punto computer in grado di essere<br />

trasportati in una chiavetta usb. A scendere in<br />

campo sono state principalmente le grandi case<br />

costruttrici di hardware, a partire da Nvidia che per<br />

prima ha depositato il brevetto del microcomputer,<br />

che ha realizzato una macchina con le stesse prestazioni<br />

del Samsung Galaxy SII, ma grande poco<br />

più di un portachiavi. Il computer in miniatura di<br />

Nvidia garantisce, nelle dimensioni di 40-60 x 10-<br />

12 x 5-10mm, le stesse capacità di uno smartphone<br />

di ultima generazione e dovrebbe assicurare il<br />

supporto per una grande varietà di interfacce dalla<br />

HDMI, alla Firewire, alle USB e alla LAN, a seconda<br />

delle configurazioni, il tutto, tra l’altro, a un<br />

prezzo inferiore ai 100 dollari. A seguire, a ruota,<br />

la strada del nano pc è stata la Dell, altra grande<br />

casa americana, specializzata nella produzione<br />

di macchine altamente affidabili, che ha messo a<br />

punto il progetto “Ophelia” un dispositivo dotato<br />

di Bluetooth e Wi-fi integrati con un sistema operativo<br />

Android con tutte le funzioni di un tablet. In<br />

questo caso, tra l’altro, la casa produttrice permette,<br />

attraverso i servizi cloud, di accedere tramite la<br />

chiavetta a contenuti di ogni tipo e persino ad altri<br />

sistemi operativi più complessi. In questo campo,<br />

però, non poteva mancare la Cina che ha iniziato<br />

la commercializzazione del MK802. Le caratteristiche,<br />

in questo caso, sono note e partono da una<br />

CPU AllWinner A10 @ 1.5GHz + GPU Mali 400,<br />

il processore per piattaforme digitali mobili più<br />

avanzato del momento. Grande capacità di elaborazione<br />

e una performance hardware vicina a quelle<br />

di un computer desktop, per la riproduzione video<br />

HD, la navigazione internet e i giochi, alla Ram,<br />

da 512MB. Non manca, ovviamente lo spazio per<br />

l’archiviazione con un hard disk interno da 4GB a<br />

cui si aggiunge la slot per microSD, che permette<br />

di aumentare la memoria fino a 32GB. Completo<br />

anche il comparto connessioni con una porta micro<br />

USB 2.0/OTG (che permette di attaccare una chiavetta),<br />

porta USB 2.0 Host e HDMI (1080p) per<br />

l’uscita video. Non manca la connessione Wi-Fi.<br />

Le chiavettecomputer<br />

sono<br />

già terreno di sfida<br />

tecnologica per<br />

diverse grandi<br />

aziende.<br />

IN bREvE/2<br />

Bagaglio aereo,<br />

sempre sotto controllo<br />

Viaggiatori troppo ansiosi,<br />

ecco il gadget che fa per<br />

voi. Si chiama Trackdot ed<br />

è l’ultima novità hi tech<br />

per non perdere il proprio<br />

bagaglio quando si viaggia in<br />

aereo. Trackdot, infatti, è un<br />

dispositivo Gsm da infilare<br />

nella valigia che si imbarca e<br />

che comunica via sms il luogo<br />

dove atterra il bagaglio.<br />

Il sistema operativo è Android 4.0 (ICS) mentre il<br />

peso, unica pecca, supera i 200g. Il costo, anche in<br />

questo caso molto sotto i 100 Euro. Per funzionare,<br />

ovviamente, questi nanocomputer hanno bisogno<br />

di un monitor ma basta una tv di ultima generazione,<br />

anche penultima, basta che abbia l’ingresso<br />

HDMI, per funzionare. L’unico problema è che,<br />

con una così grande portabilità si possa perdere il<br />

computer ma, visto il basso costo, è un rischio che<br />

si può correre.<br />

IL REtROSCENA<br />

Dove si<br />

nasconde<br />

il computer<br />

di casa<br />

I primi a lavorare sull’ipotesi di un<br />

sistema operativo portatile sono stati,<br />

ed era ovvio, gli inventori di Linux<br />

ma, con il passare del tempo questo<br />

sistema si è ampliato permettendo di<br />

ricreare il proprio pc di casa o ufficio,<br />

in uno strumento che rappresenta il<br />

massimo della portabilità. Il motivo,<br />

è abbastanza semplice, se una<br />

persona si sposta in posti diversi o<br />

viaggia, per lavoro o per vacanza,<br />

oggi può evitare di portare sempre<br />

dietro il suo computer portatile, il<br />

tablet o lo smartphone. Le vecchie<br />

tecnologie (USB) e le nuove (il Cloud),<br />

permettono, infatti, di tenere sempre<br />

a disposizione ed accedere da<br />

ovunque ai propri file, ai documenti<br />

ed ai programmi, anche senza avere<br />

il proprio pc. Dentro una penna USB<br />

o una scheda SD, infatti, possono<br />

essere messi non solo i file personali<br />

o le foto, ma anche i cosiddetti<br />

programmi portatili, ossia applicazioni<br />

che possono essere avviate su<br />

qualsiasi computer si utilizzi, senza<br />

bisogno di installare nulla e senza<br />

lasciare traccia. a questo, ora, si<br />

aggiunge un altra possibilità. Nella<br />

chiavetta, infatti, si può installare<br />

anche un sistema operativo portatile<br />

che permette di accendere ogni<br />

computer come fosse quello proprio<br />

o, ancora si può creare una penna<br />

USB con più sistemi operativi e avvio<br />

multiplo. La procedura, ovviamente,<br />

non è immediata, serve un minimo di<br />

conoscenza del computer, ma in rete<br />

si trovano guide per principianti che,<br />

in pochi passaggi, vi permetteranno di<br />

realizzare il vostro pc da tasca.<br />

59


60<br />

lusso<br />

L 'oro elettronico<br />

vDR<br />

Più che un semplice Mac. Vale 20 mila dollari ed è un<br />

esemplare del portatile Apple Macbook Pro interamente in<br />

oro 24 carati, con diamanti sul logo che cambiano colore.<br />

chevrolet<br />

Si prevede che sarà la Corvette più efficiente<br />

di sempre: la Stingray 2014 è il più potente e<br />

performante modello di serie di tutti i tempi,<br />

basso consumo ed eccellente tenuta di strada<br />

con un design dinamico e moderno che si abbina<br />

alla tecnologia di ultima generazione.<br />

chanel<br />

A sciare ma con stile. Chanel veste gli<br />

appassionati di montagna con una linea<br />

completa: dagli sci, alla tavola alle mascherine da<br />

neve contraddistinti dallo storico marchio della<br />

maison francese.<br />

Anticipo d’estate<br />

Mocassini sartoriali per Alessandro Martorana: in principe<br />

di Galles o nella versione camouflage più anticonformista e<br />

innovativa. La garanzia è il marchio made in Italy.<br />

in collaboration with<br />

Il partner giusto per:<br />

• soluzioni complete per centrali idroelettriche<br />

• forniture di equipaggiamenti meccanici ed elettrici<br />

CVA S.p.A. CENTRALE CHAMPAGNE 2 operativa dal 1° Agosto 2012<br />

16121 Genova – Italia<br />

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Wangjing, Chaoyang District Tel./Fax: +86 10 84786309<br />

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62<br />

dinastie<br />

Quella rotta<br />

da Genova<br />

all’Inghilterra<br />

SIMONE GALLOttI<br />

S<br />

e Genova è la città più inglese d’Italia,<br />

lo deve anche a Gianfranco e Gian Enzo<br />

Duci. È una storia di legami forti con Londra<br />

e di stile: fondazione a Zena ma con nomi<br />

made in Britain. L’Enterprise Shipping Agency<br />

(E.S.A.) nasce nel 1947. Allora si chiamava<br />

“Frank L. Bradshaw”, dal nome dell’ufficiale<br />

dell’aeronautica di Sua Maestà che finita la guerra<br />

decise di aprire nel pieno centro di Genova in<br />

via Fieschi, l’agenzia della B.E.A., oggi British<br />

Airways. L’indirizzo ancora adesso è lo stesso,<br />

ma in mezzo c’è la storia di Genova, del Porto,<br />

dello shipping mondiale e di una famiglia, quella<br />

di Gianfranco e Gian Enzo Duci. L’ufficiale inglese<br />

dagli aerei passa presto alle navi. È il momento<br />

della ricostruzione della flotta marittima<br />

non solo tricolore, ma di tutti i paesi che avevano<br />

visto decimarsi il naviglio a causa della guerra.<br />

Con l’aiuto dell’ammiraglio Loevland, americano<br />

che si occupava dell’assegnazione del naviglio<br />

surplus, Bradshaw cominciò a fornire personale<br />

navigante italiano. Se infatti la penisola era a<br />

corto di navi, dall’altro lato era colma di braccia.<br />

E qualificate. Primo e grande cliente la Naess<br />

Shipping Co. di New York. A metà degli anni<br />

Cinquanta la richiesta è sempre più forte: l’equipaggio<br />

italiano è richiestissimo e la costruzione<br />

di nuove navi lo rende prezioso. La stessa Naess<br />

Shipping chiede all’ex ufficiale inglese di provvedere<br />

in esclusiva per la fornitura di personale<br />

per le navi che i cantieri giapponesi stanno costruendo.<br />

È una tappa fondamentale: la “Frank L.<br />

Bradshaw” si impone come leader nella fornitura<br />

La storia di Genova,<br />

del Porto, dello<br />

shipping mondiale<br />

e di una famiglia:<br />

quella di Gianfranco<br />

e Gian Enzo Duci<br />

e gestione del personale italiano di bordo. Ma la<br />

vera svolta arriva nel 1965. Si precorrono i tempi<br />

e Gianfranco Duci entra in azienda. Il momento è<br />

d’oro. Nel libro della Naess Group Organisation<br />

ci sono nomi della storia dello shipping mondiale,<br />

come Sir John Denholm: nel 1965 contabile<br />

del gruppo, oggi il più grande broker al mondo<br />

di yacht. Ma quello è anche l’anno in cui viene<br />

armata la prima OBO (Oil, bunker, ore carrier) al<br />

mondo. È una novità dirompente nel panorama<br />

mondiale. La nave si chiama Naess Norsment e<br />

l’equipaggio è interamente italiano. A cominciare<br />

dal Comandante: Ambrogio Moscatelli, che<br />

poi entrerà anche in società come Presidente di<br />

Enterprise Shipping Agency, sino alla recente<br />

scomparsa. “Fu un vero successo – racconta Gian<br />

Enzo Duci, erede della dinastia e amministratore<br />

delegato della Esa Group dal 2001 – ma non<br />

ci fu nemmeno il tempo di cullarsi sugli allori.<br />

Negli anni Settanta il mercato cambiava rapidamente.<br />

Il personale italiano non era più ambito<br />

e conteso come prima, Era ormai evidente il<br />

disimpegno progressivo degli armatori inglesi,<br />

americani e norvegesi”. Persa la spinta iniziale,<br />

le code dei marittimi italiani sono un ricordo del<br />

passato, di quando la Esa come racconta l’amministratore<br />

delegato “gestiva migliaia di posizioni”.<br />

È il mercato che lo impone. Ai connazionali<br />

si sostituiscono gli indiani e i filippini. E la Esa<br />

raccoglie la sfida. Vincendola. Verso la fine degli<br />

anni Settanta e l’inizio del successivo decennio,<br />

Gianfranco Duci ha l’intuizione vincente e apre<br />

il dipartimento P&I Medical. È il 1983 e l’assistenza<br />

sanitaria a bordo diventa uno dei pilastri<br />

della Esa che si allarga. “All’epoca i primi clienti<br />

continua a pag. 64 X<br />

Frank L. Bradshaw,<br />

l’Ufficiale Superiore<br />

della Royal<br />

Air Force che,<br />

congedandosi alla<br />

fine della Guerra,<br />

aprì in Via Fieschi<br />

l’ufficio di Agenzia<br />

della B.E.A, oggi<br />

British Airways.<br />

63


64<br />

dinastie<br />

Verso la fine degli<br />

anni Settanta<br />

Gianfranco<br />

Duci apre il<br />

dipartimento P&I<br />

Medical<br />

erano Carnival e Msc, definite ‘compagnie minori’<br />

e avevamo relazioni dirette con Aponte e<br />

Harrison”. Da quell’inizio la strada è stata tanta.<br />

Le due compagnie sono cresciute, così come la<br />

divisione P&I Medical di Esa. A Carnival e Msc<br />

si sono aggiunti Costa, Chevron e Saipem. “La<br />

società negli anni Ottanta è cresciuta soprattutto<br />

grazie a questo filone – racconta Gian Enzo Duci<br />

– Da pochi clienti ci siamo allargati garantendo<br />

assistenza sanitaria agli italiani imbarcati su navi<br />

che battevano bandiera estera e a stranieri su navi<br />

tricolore”. Il mercato per chi lavora nello shipping<br />

è da sempre globale. Negli anni Novanta la<br />

Esa sente la necessità di dotarsi di una agenzia<br />

di viaggi interna, la “Fieschi Travel”. Ora opera<br />

anche per il pubblico e fattura 20 di milioni di<br />

Euro l’anno. Sfida raccolta e vinta. Come nell’espansione<br />

all’estero. Esa ripensa la tradizione<br />

degli equipaggi italiani, dando vita ad un mix di<br />

nazionalità che per strategia e risultati, porta l’azienda<br />

a consolidare la posizione di leadership. Il<br />

Gian Enzo Duci<br />

quando smette i<br />

panni di manager<br />

indossa quelli<br />

del velista con<br />

successo.<br />

Nella foto a sinistra<br />

il Comandante<br />

Ambrogio<br />

Moscatelli, a<br />

destra (pagina 65),<br />

Gianfranco Duci<br />

e, sotto, la Naess<br />

Norsment.<br />

primo ufficio viene aperto nella Jugoslavia ancora<br />

unita. Lo schema è semplice, leggero, ma premia<br />

la Esa. La società è socia di minoranza con<br />

un partner locale. In questo caso col governo. È<br />

una tattica che porta al successo e che sarà replicata<br />

in altri paesi. Dall’Est Europa, all’Indonesia<br />

sino a Cuba. Per non perdere nessuna occasione.<br />

Nel 2000 altre due idee diventano realtà. A Napoli<br />

apre il centro Acma per l’addestramento e<br />

Esa Cluster, la divisione che funziona da agenzia<br />

del lavoro del settore marittimo. È in questo contesto<br />

che entra Gian Enzo Duci al timone della<br />

società: “Nell’espansione all’estero facciamo<br />

come la Repubblica di Genova che non colonizzava<br />

in toto un territorio come le altre potenze<br />

che preferivano conquistarne vaste porzioni. Noi<br />

apriamo ‘enclave commerciali’, adottando una<br />

strategia flessibile. Siamo dentro la società, ma<br />

abbiamo un partner locale”. La storia della Superba<br />

si ripete. Dai Dogi ai Duci. Cambia solo<br />

qualche lettera.<br />

Nel 2000 altre due<br />

idee diventano<br />

realtà. A Napoli<br />

apre il centro<br />

Acma per<br />

l’addestramento<br />

e Esa Cluster<br />

bIO<br />

un giovane timoniere,<br />

imprenditore e professore<br />

Dalla passione<br />

per il mondo<br />

dello shipping<br />

a quella per la<br />

vela e laurea<br />

con lode in<br />

Economia<br />

Marittima e dei<br />

trasporti<br />

Gian Enzo Duci è sulla soglia dei 40. ha l’aria<br />

– e l’esperienza – da professore. Ma sotto<br />

l’impeccabile gessato batte un cuore di velista.<br />

Non è figlio di papà nell’accezione peggiore del<br />

termine. Gian Enzo ha saputo farsi valere in altri<br />

contesti professionali, anche internazionali,<br />

prima e durante il suo ingresso alla Esa. Tutte<br />

le esperienze però hanno un filo conduttore: il<br />

mare. Già la tesi con cui si è laureato con lode<br />

all’Università di Genova in Economia Marittima<br />

e dei Trasporti, spiega molto del suo presente:<br />

“Programmazione e controllo delle imprese<br />

di viaggio e di trasporto via mare” dal titolo<br />

globalizzazione ed integrazione logistica: gli effetti<br />

sulle strategie degli operatori marittimi di linea. E<br />

globale il giovane manager lo è stato sin dall’inizio.<br />

Nel 1998 è Junior Crew Manager della Chevron<br />

Shipping Company presso la Bibby International<br />

Services di Douglas. Sino al 2005 ricopre il ruolo<br />

di Quality & Legal Manager della Enterprise<br />

Shipping. È nel 2001 che entra in azienda dopo<br />

l’esordio anni prima in affiancamento al padre.<br />

Dal maggio 2001 è infatti Amministratore Delegato<br />

della ESA Group (holding del gruppo Enterprise) e<br />

Amministratore Delegato della Enterprise Shipping<br />

Ag., la società leader in Italia e tra le prime<br />

in Europa nel crew management. Oltre alla Esa,<br />

Gian Enzo Duci è al timone anche di Ligustica<br />

Maritime Srl (società d’armamento), Consigliere<br />

d’amministrazione di S.C.S. Srl (agenzia marittima)<br />

e Amministratore Delegato della Norbulk Enterprise<br />

Ship Management, la joint venture italiana tra la<br />

Norbulk Shipping UK, uno dei maggiori operatori<br />

mondiali nel campo dello ship management e la<br />

Enterprise Shipping Ag. Duci è membro autorevole<br />

dello shipping, presiede l’associazione degli agenti<br />

marittimi ed è Panel Member dell’ECASBA il gruppo<br />

europeo degli agenti e broker. Ma Gian Enzo Duci<br />

è anche professore all’Università di Genova, corso<br />

di “Implicazioni economico finanziarie delle scelte<br />

armatoriali” presso la Facoltà di Economia. Quando<br />

smette i panni del manager, presidente e docente,<br />

Duci indossa quelli del velista con successo: ha<br />

vinto il Lloyd’s List Italian Shipping Award nella<br />

categoria “New Generation” nel 2011, è membro<br />

della Squadra agonistica di vela (Classe 470) dello<br />

yCI e ha vinto una medaglia d’argento ai Mondiali<br />

Master 2006, di bronzo nel 2003, 2005, 2008<br />

e 2011. È stato Campione Italiano Master 2004.<br />

65


66<br />

<strong>Febbraio</strong> <strong>2013</strong> anno 4 - n°26<br />

agenda<br />

1<br />

feBBraIo<br />

12<br />

Festival di Sanremo<br />

Fabio Fazio e Luciana<br />

Littizzetto presentano la<br />

63°edizione del Festival di<br />

Sanremo. Big della musica<br />

italiana, giovani e ospiti<br />

internazionali animeranno<br />

le cinque serate della manifestazione.<br />

www.sanremo.rai.it<br />

feBBraIo<br />

COSA SUCCEDE IN LIGURIA<br />

feBBraIo<br />

Mostre, fiere,<br />

spettacoli, gli<br />

appuntamenti<br />

più importanti<br />

dell’agenda<br />

di febbraio<br />

di Jessica Nicolini<br />

In Astratto<br />

Una mostra imperdibile per tutto il mese di febbraio<br />

al Centro d’Arte Moderna e Contemporanea di<br />

La Spezia. De Chirico, Duchamp, Ernst, Magritte,<br />

Fontana e Manzoni, sono solo alcuni degli artisti<br />

esposti. Al secondo piano del museo sarà allestita la<br />

mostra “In Astratto-Arte astratta in Italia 1930-1980”<br />

ospitata a Londra durante le Olimpiadi.<br />

camec.spezianet.it<br />

3 8 feBBraIo<br />

Cibio<br />

Torna al Porto Antico di Genova la fiera dedicata<br />

agli alimenti di qualità e biologici. Oltre ai<br />

vari stand in cui saranno esposti tutti i prodotti<br />

gastronomici, con particolare riguardo ai prodotti<br />

tipici delle regioni italiane, ci saranno incontri<br />

dedicati alla cultura dell’alimentazione e al<br />

turismo enogastronomico ed ambientale.<br />

www.cibio.info<br />

Carnevalöa <strong>2013</strong><br />

ArteGenova<br />

Per tutto il mese di febbraio<br />

ci saranno appuntamenti<br />

dedicati al carnevale<br />

per un pubblico di ogni età.<br />

Un’occasione per festeggiare,<br />

divertirsi e gustare i<br />

“crostoli”, dolce tipico del<br />

carnevale loanese.<br />

www.comuneloano.it 15<br />

Dal 15 al 18 febbraio la<br />

Fiera di Genova ospiterà<br />

la mostra-mercato dedicata<br />

all’arte moderna e<br />

contemporanea proponendo<br />

ai visitatori una panoramica<br />

su oltre 90 gallerie tra le più<br />

importanti d’Italia.<br />

www.artegenova.org<br />

feBBraIo


oyster perpetual cosmograph daytona<br />

rivenditore autorizzato<br />

genova - piazza de ferrari, 3r

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