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Febbraio 2013

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aristocratico<br />

e popolare<br />

Una personalità<br />

policroma,<br />

piaccia o<br />

non piaccia.<br />

Mai grigia<br />

Sarà davvero<br />

difficile<br />

dimenticare<br />

Duccio Garrone<br />

e la sua capacità<br />

di incendiare lo<br />

smorto agone<br />

politico ed<br />

imprenditoriale<br />

di Genova e della<br />

Liguria. Foto Beppe<br />

Borrone<br />

il ricordo<br />

pAOLO LINGUA<br />

H<br />

a avuto un addio popolare e aristocratico,<br />

al tempo stesso, Riccardo Garrone,<br />

Duccio per amici e familiari. Quello<br />

che a lui sarebbe piaciuto e che, per la verità, si<br />

meritava in coerenza con la sua vita. Quando è<br />

uscito a metà dicembre l’ultimo numero de “Il<br />

Potere”, Riccardo Garrone stava già male. E con<br />

quel numero, che lui ha letto e gradito, gli abbiamo<br />

dato il nostro addio, cercando di fornire un<br />

ritratto, una interpretazione del suo personaggio<br />

al di fuori dei modelli usurati e degli stereotipi<br />

che pure abbiamo riletto e riascoltato nelle scorse<br />

settimane. Ma vogliamo tornare sul nostro incipit<br />

che vorrebbe riassumere il senso d’una esistenza<br />

e d’un carattere. La natura del personaggio Garrone<br />

aveva alcune peculiarità: intelligenza (con<br />

una punta di temperamento artistico) creativa,<br />

introversione, una certa timidezza, forse paura<br />

della folla. Sentimenti forti, legati alla tradizione<br />

e alla famiglia, ma anche un impetuoso desiderio<br />

di affetto, anche fuori dagli schemi, voglia di comunicare<br />

e di gridare di voler capire il mondo, la<br />

gente. Riccardo Garrone: un aristocratico con una<br />

voglia genuina di popolarità e di comunicazione.<br />

Sempre alle prese con il timore di non essere stato<br />

capito. La sua parte razionale s’è affermata come<br />

capitano d’industria, come presidente della Confindustria<br />

di Genova, come mecenate, come propulsore<br />

della Fondazione culturale intitolata a suo<br />

padre. La sua componente d’irrazionalità creativa<br />

non ha forse strappato successi ma, con le proposte<br />

urbanistiche e d’investimenti alternativi, ha<br />

scosso una città e una comunità sostanzialmente<br />

torpide e conformiste. La sua sete di affetti popolari<br />

hanno raggiunto l’obiettivo del sogno con<br />

la presidenza della Sampdoria, un epilogo che<br />

forse chi ha conosciuto il tormentato Duccio “prima<br />

maniera” forse non poteva immaginare. Una<br />

personalità policroma, piaccia o non piaccia. Mai<br />

grigia. Un uomo vivo e tormentato, mai in pace<br />

con se stesso e con il mondo. Diretto sino alla provocazione,<br />

anche quando sbagliava o pronunciava<br />

giudizi eccessivi o paradossali. Capace sempre<br />

di reggere le sconfitte, anche quelle che, qualche<br />

volta, si cercava con le sue mani. Dominato da<br />

una gran voglia di sincerità: un atteggiamento che<br />

lo rendeva tenace nelle amicizie, anche quando<br />

con gli amici discuteva accanitamente. Sarà davvero<br />

difficile dimenticare Duccio Garrone e la sua<br />

capacità di incendiare lo smorto agone politico ed<br />

imprenditoriale di Genova e della Liguria. A lui,<br />

questa sorta di “patto al ribasso” che da decenni<br />

soffoca e addormenta il contesto locale, non piaceva.<br />

Non gli sembrava morale. E se le sue proposte<br />

(provocazioni?) non sempre erano comprese<br />

o, addirittura, erano difficilmente condivisibili,<br />

purtuttavia il dibattito valeva sempre la pena di<br />

essere affrontato. Per questo, alla fine dei conti, è<br />

stato proprio nel suo ambiente dove è stato meno<br />

capito. I tifosi della Sampdoria, quelli genuini e<br />

non fanatici o violenti, sono quelli che alla fine lo<br />

hanno capito di più. Ammiravano genuinamente<br />

il suo tratto inconfondibile di “signore” ma sorridevano<br />

ai suoi entusiasmi e condividevano il suo<br />

sorriso e il suo gesto misurato. La Sampdoria che<br />

ha occupato la sua mente e il suo cuore nell’ultimo<br />

decennio della sua esistenza è stato un grande<br />

falò – arioso, festoso, fantastico – che ha incendiato<br />

la fine d’una lunga estate. Addio Duccio<br />

Garrone, sit tibi terra laevis.<br />

Nessuno ha i tuoi stessi occhi.<br />

Con noi, nessuno<br />

ha il tuo stesso conto.<br />

Perché nessuno ha i tuoi stessi affetti, i tuoi stessi progetti, i tuoi stessi impegni.<br />

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