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aristocratico<br />
e popolare<br />
Una personalità<br />
policroma,<br />
piaccia o<br />
non piaccia.<br />
Mai grigia<br />
Sarà davvero<br />
difficile<br />
dimenticare<br />
Duccio Garrone<br />
e la sua capacità<br />
di incendiare lo<br />
smorto agone<br />
politico ed<br />
imprenditoriale<br />
di Genova e della<br />
Liguria. Foto Beppe<br />
Borrone<br />
il ricordo<br />
pAOLO LINGUA<br />
H<br />
a avuto un addio popolare e aristocratico,<br />
al tempo stesso, Riccardo Garrone,<br />
Duccio per amici e familiari. Quello<br />
che a lui sarebbe piaciuto e che, per la verità, si<br />
meritava in coerenza con la sua vita. Quando è<br />
uscito a metà dicembre l’ultimo numero de “Il<br />
Potere”, Riccardo Garrone stava già male. E con<br />
quel numero, che lui ha letto e gradito, gli abbiamo<br />
dato il nostro addio, cercando di fornire un<br />
ritratto, una interpretazione del suo personaggio<br />
al di fuori dei modelli usurati e degli stereotipi<br />
che pure abbiamo riletto e riascoltato nelle scorse<br />
settimane. Ma vogliamo tornare sul nostro incipit<br />
che vorrebbe riassumere il senso d’una esistenza<br />
e d’un carattere. La natura del personaggio Garrone<br />
aveva alcune peculiarità: intelligenza (con<br />
una punta di temperamento artistico) creativa,<br />
introversione, una certa timidezza, forse paura<br />
della folla. Sentimenti forti, legati alla tradizione<br />
e alla famiglia, ma anche un impetuoso desiderio<br />
di affetto, anche fuori dagli schemi, voglia di comunicare<br />
e di gridare di voler capire il mondo, la<br />
gente. Riccardo Garrone: un aristocratico con una<br />
voglia genuina di popolarità e di comunicazione.<br />
Sempre alle prese con il timore di non essere stato<br />
capito. La sua parte razionale s’è affermata come<br />
capitano d’industria, come presidente della Confindustria<br />
di Genova, come mecenate, come propulsore<br />
della Fondazione culturale intitolata a suo<br />
padre. La sua componente d’irrazionalità creativa<br />
non ha forse strappato successi ma, con le proposte<br />
urbanistiche e d’investimenti alternativi, ha<br />
scosso una città e una comunità sostanzialmente<br />
torpide e conformiste. La sua sete di affetti popolari<br />
hanno raggiunto l’obiettivo del sogno con<br />
la presidenza della Sampdoria, un epilogo che<br />
forse chi ha conosciuto il tormentato Duccio “prima<br />
maniera” forse non poteva immaginare. Una<br />
personalità policroma, piaccia o non piaccia. Mai<br />
grigia. Un uomo vivo e tormentato, mai in pace<br />
con se stesso e con il mondo. Diretto sino alla provocazione,<br />
anche quando sbagliava o pronunciava<br />
giudizi eccessivi o paradossali. Capace sempre<br />
di reggere le sconfitte, anche quelle che, qualche<br />
volta, si cercava con le sue mani. Dominato da<br />
una gran voglia di sincerità: un atteggiamento che<br />
lo rendeva tenace nelle amicizie, anche quando<br />
con gli amici discuteva accanitamente. Sarà davvero<br />
difficile dimenticare Duccio Garrone e la sua<br />
capacità di incendiare lo smorto agone politico ed<br />
imprenditoriale di Genova e della Liguria. A lui,<br />
questa sorta di “patto al ribasso” che da decenni<br />
soffoca e addormenta il contesto locale, non piaceva.<br />
Non gli sembrava morale. E se le sue proposte<br />
(provocazioni?) non sempre erano comprese<br />
o, addirittura, erano difficilmente condivisibili,<br />
purtuttavia il dibattito valeva sempre la pena di<br />
essere affrontato. Per questo, alla fine dei conti, è<br />
stato proprio nel suo ambiente dove è stato meno<br />
capito. I tifosi della Sampdoria, quelli genuini e<br />
non fanatici o violenti, sono quelli che alla fine lo<br />
hanno capito di più. Ammiravano genuinamente<br />
il suo tratto inconfondibile di “signore” ma sorridevano<br />
ai suoi entusiasmi e condividevano il suo<br />
sorriso e il suo gesto misurato. La Sampdoria che<br />
ha occupato la sua mente e il suo cuore nell’ultimo<br />
decennio della sua esistenza è stato un grande<br />
falò – arioso, festoso, fantastico – che ha incendiato<br />
la fine d’una lunga estate. Addio Duccio<br />
Garrone, sit tibi terra laevis.<br />
Nessuno ha i tuoi stessi occhi.<br />
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ha il tuo stesso conto.<br />
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