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Febbraio 2013

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telenord.it<br />

editoriale<br />

politiche <strong>2013</strong>, liguria<br />

"rottamata" da roma<br />

pAOLO LINGUA<br />

a Liguria, poli-<br />

L ticamente parlando, è<br />

rottamata come risulta evidente dal quadro generale<br />

delle candidature all’interno di tutti gli schieramenti, soprattutto<br />

quelli che hanno maggiori chance di affermazione sul piano nazionale.<br />

Una riflessione immediata si impone: la Liguria è una Regione marginale,<br />

di poco o nessun peso negli spazi istituzionali del Parlamento e del Governo. Non<br />

produce – sia detto senza offendere nessuno – personalità di spicco, ma solo aspiranti o<br />

professionali peones. Inutile rifare, in queste poche righe, le vicende dell’ultimo mese di cronaca<br />

politica: a destra i piccoli partiti hanno costruito liste nazionali, confezionate a Roma e appiccicate,<br />

collegio per collegio, sperando nella buona sorte o nella dabbenaggine degli elettori. Il Pdl ha azzerato, da<br />

Ventimiglia a Lerici, partito e dirigenti, con una epurazione senza precedenti, calando, accanto a Sandro Biasotti,<br />

unico politico stanziale sopravvissuto alla strage, un paio di giornalisti nazionali che avevano cambiali da<br />

riscuotere da parte del Cavaliere. Capilista nazionali anche nei partiti dell’area Monti ed eleganti uscite di scena da<br />

una parte di personalità locali degne di qualche considerazione. Capilista esterni anche per i piccoli movimenti della<br />

sinistra e dei partitini di contorno. Certo, siamo lontani dai tempi in cui la vecchia Dc poteva schierare Paolo Emilio<br />

Taviani, Giorgio Bo, Roberto Lucifredi o anche soltanto, a cavallo tra gli enti locali e il Parlamento, personalità come<br />

Bruno Orsini, Manfredo Manfredi o Gianni Dagnino. Ma i socialisti avevano personaggi come Gaetano Barbareschi, i<br />

socialdemocratici come Paolo Rossi o Alberto Bemporad. I liberali come Francesco Perri o Alfredo Biondi. I repubblicani<br />

come Giorgio Bogi. Per non parlare del vecchio Pci che aveva Gelasio Adamoli, Agostino Novella, Alessandro Natta. Ma<br />

sono ancor più numerosi i nomi che per brevità dobbiamo omettere, senza andare a frugare nelle candidature dell’immediato<br />

dopoguerra, dove troviamo figure di spicco non solo dell’antifascismo ma delle professioni e della società civile. La<br />

Liguria, nonostante sia il fulcro del sistema portuale italiano e sia stata la storica capitale finanziaria e dell’industria pubblica<br />

del Paese, appare solo come una pagina sbiadita. E questo da più di vent’anni quando è scomparsa, per motivi anagrafici,<br />

una great generation non solo di antifascisti, ma di protagonisti del miracolo economico (basterebbe pensare ad Angelo<br />

Costa), godevano d’un ruolo primario nelle stanze del potere a Roma. Oggi, i vertici del Pd trovano comodo (come già<br />

cinque anni fa) parcheggiare candidati di sicura elezione e Berlusconi può permettersi il lusso di fare a pezzi la struttura<br />

con la quale ha iniziato la sua ascesa politica, senza preoccuparsi poi troppo delle conseguenze. Ma non è dei sacrificati<br />

o dei promossi che ci vogliamo occupare. È il fenomeno più che singolare che ci interessa, certamente complice<br />

la orribile (disgustosa) legge elettorale che non a caso va sotto il nome di porcellum che di fatto ha consegnato<br />

nelle mani delle segreterie dei partiti la volontà degli elettori. E rimediare con le primarie, spesso con risultati<br />

più che prevedibili, non rovescia la situazione, perché si tratta solo d’un po’ d’acqua con la quale si allunga<br />

il vino. Si torna al ruolo e al peso nazionale della Liguria. Poco o nullo, anche perché lo stesso mondo<br />

imprenditoriale locale sembra preferire le mezze tacche con le quali è meno arduo raggiungere<br />

accordi o formulare piccole strategie. Non si rischia neppure di impiegare troppe energie o<br />

troppe risorse economiche. Tramonta persino l’era della spregiudicatezza sfacciata nel<br />

finanziare un partito o un candidato. È triste rimpiangere anche gli aspetti negativi<br />

o poco ortodossi del passato. È malinconico rimpiangere la disinvoltura disinibita<br />

della Prima Repubblica. Ma dobbiamo rassegnarci. Dopo<br />

il 25 febbraio la Liguria è destinata a giocare, nel campionato<br />

della politica, irrimediabilmente in<br />

Serie B.<br />

I candidati locali di tutti<br />

gli schieramenti sembrano<br />

destinati a svolgere il ruolo<br />

modesto di "peones"<br />

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