Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
<strong>Febbraio</strong> <strong>2013</strong> anno 4 - n°26 5 €<br />
Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale –70% CB-NO /GENOVA n.26 anno <strong>2013</strong><br />
MENSILE DI ECONOMIA, pOLItICA E CULtURA IN LIGURIA<br />
GIUSEppE<br />
ZAMpINI,<br />
L’INGEGNERE<br />
SUL tRONO DI<br />
CONFINDUStRIA<br />
politica<br />
scommessa elettorale<br />
a pag. 10<br />
l'inchiesta<br />
Il tItanIo del BeIgua<br />
a pag. 20<br />
dinastie<br />
ducI, agenzIa BrItIsh<br />
a pag. 62
la TV<br />
dei numeri<br />
unO<br />
la TV sOpra gli alTri<br />
telenord.it<br />
editoriale<br />
politiche <strong>2013</strong>, liguria<br />
"rottamata" da roma<br />
pAOLO LINGUA<br />
a Liguria, poli-<br />
L ticamente parlando, è<br />
rottamata come risulta evidente dal quadro generale<br />
delle candidature all’interno di tutti gli schieramenti, soprattutto<br />
quelli che hanno maggiori chance di affermazione sul piano nazionale.<br />
Una riflessione immediata si impone: la Liguria è una Regione marginale,<br />
di poco o nessun peso negli spazi istituzionali del Parlamento e del Governo. Non<br />
produce – sia detto senza offendere nessuno – personalità di spicco, ma solo aspiranti o<br />
professionali peones. Inutile rifare, in queste poche righe, le vicende dell’ultimo mese di cronaca<br />
politica: a destra i piccoli partiti hanno costruito liste nazionali, confezionate a Roma e appiccicate,<br />
collegio per collegio, sperando nella buona sorte o nella dabbenaggine degli elettori. Il Pdl ha azzerato, da<br />
Ventimiglia a Lerici, partito e dirigenti, con una epurazione senza precedenti, calando, accanto a Sandro Biasotti,<br />
unico politico stanziale sopravvissuto alla strage, un paio di giornalisti nazionali che avevano cambiali da<br />
riscuotere da parte del Cavaliere. Capilista nazionali anche nei partiti dell’area Monti ed eleganti uscite di scena da<br />
una parte di personalità locali degne di qualche considerazione. Capilista esterni anche per i piccoli movimenti della<br />
sinistra e dei partitini di contorno. Certo, siamo lontani dai tempi in cui la vecchia Dc poteva schierare Paolo Emilio<br />
Taviani, Giorgio Bo, Roberto Lucifredi o anche soltanto, a cavallo tra gli enti locali e il Parlamento, personalità come<br />
Bruno Orsini, Manfredo Manfredi o Gianni Dagnino. Ma i socialisti avevano personaggi come Gaetano Barbareschi, i<br />
socialdemocratici come Paolo Rossi o Alberto Bemporad. I liberali come Francesco Perri o Alfredo Biondi. I repubblicani<br />
come Giorgio Bogi. Per non parlare del vecchio Pci che aveva Gelasio Adamoli, Agostino Novella, Alessandro Natta. Ma<br />
sono ancor più numerosi i nomi che per brevità dobbiamo omettere, senza andare a frugare nelle candidature dell’immediato<br />
dopoguerra, dove troviamo figure di spicco non solo dell’antifascismo ma delle professioni e della società civile. La<br />
Liguria, nonostante sia il fulcro del sistema portuale italiano e sia stata la storica capitale finanziaria e dell’industria pubblica<br />
del Paese, appare solo come una pagina sbiadita. E questo da più di vent’anni quando è scomparsa, per motivi anagrafici,<br />
una great generation non solo di antifascisti, ma di protagonisti del miracolo economico (basterebbe pensare ad Angelo<br />
Costa), godevano d’un ruolo primario nelle stanze del potere a Roma. Oggi, i vertici del Pd trovano comodo (come già<br />
cinque anni fa) parcheggiare candidati di sicura elezione e Berlusconi può permettersi il lusso di fare a pezzi la struttura<br />
con la quale ha iniziato la sua ascesa politica, senza preoccuparsi poi troppo delle conseguenze. Ma non è dei sacrificati<br />
o dei promossi che ci vogliamo occupare. È il fenomeno più che singolare che ci interessa, certamente complice<br />
la orribile (disgustosa) legge elettorale che non a caso va sotto il nome di porcellum che di fatto ha consegnato<br />
nelle mani delle segreterie dei partiti la volontà degli elettori. E rimediare con le primarie, spesso con risultati<br />
più che prevedibili, non rovescia la situazione, perché si tratta solo d’un po’ d’acqua con la quale si allunga<br />
il vino. Si torna al ruolo e al peso nazionale della Liguria. Poco o nullo, anche perché lo stesso mondo<br />
imprenditoriale locale sembra preferire le mezze tacche con le quali è meno arduo raggiungere<br />
accordi o formulare piccole strategie. Non si rischia neppure di impiegare troppe energie o<br />
troppe risorse economiche. Tramonta persino l’era della spregiudicatezza sfacciata nel<br />
finanziare un partito o un candidato. È triste rimpiangere anche gli aspetti negativi<br />
o poco ortodossi del passato. È malinconico rimpiangere la disinvoltura disinibita<br />
della Prima Repubblica. Ma dobbiamo rassegnarci. Dopo<br />
il 25 febbraio la Liguria è destinata a giocare, nel campionato<br />
della politica, irrimediabilmente in<br />
Serie B.<br />
I candidati locali di tutti<br />
gli schieramenti sembrano<br />
destinati a svolgere il ruolo<br />
modesto di "peones"<br />
3
www.confesercentiliguria.it<br />
26<br />
In copertina Giuseppe<br />
Zampini ritratto<br />
da Marcello Scavo<br />
sommario<br />
editoriale – politiche <strong>2013</strong>, liguria "rottamata" da roma di Paolo Lingua 03 | l’economista - gli<br />
italiani schiacciati dalle tasse di Mario Margiocco 06 | la finestra sul mondo – come convincere i<br />
pistoleri di Luciano Clerico 07 | politica – “Modello Liguria”: declino e gioco dei quattro cantoni<br />
di Davide Lentini 10 | politica – Scherzi del porcellum: incerti uno o due seggi di Paolo Lingua 12 | il<br />
ritratto – GIUSEppE ZAMpINI di Paolo Lingua 14 | il ritratto – “Ricchezza e profitto aiutano a crescere”<br />
di Paolo Lingua 16 | il ricordo – Aristocratico e popolare di Paolo Lingua 18 | l'inchiesta – Operazione<br />
titanio: il dilemma della miniera sul Beigua di Franco Manzitti 20 | il reportage – Quelle quattro<br />
porpore genovesi di Franco Manzitti 24 | a ponente – Miazza: un avvenire prudente e ottimista di<br />
Paolo Lingua 28 | economia - Il tenace dream della differenziata di Renzo Tebano 30 | sport – Quel<br />
guazzabuglio del calcioscommesse di Maurizio Michieli 32 | lettere – Quante calunnie sul filosofo<br />
del piacere di Stefano Tettamanti 38 | lettere – Ritratto di famiglia in un interno di Bettina Bush 40 |<br />
musica – Verdi e Genova, attrazione fatale di Roberto Iovino 42 | architettura – Architetture di fascino<br />
a Genova di Linda Kaiser 46 | la nota d’arte – l’arte dei frati cappuccini di Linda Kaiser 48 |<br />
appuntamenti - Il carnevale a Madrid e l’arte a Venezia di Jessica Nicolini 50 | turismo –Le terme dei<br />
maestri del benessere di Valentina De Riz 52 | enogastronomia – Il mondo attorno ai vigneti di Renzo<br />
Tebano 54 | golf – La tecnologia al servizio del putt di Isabella Calogero 56 | bitgeneration –Tutto il<br />
computer in una “chiavetta” di Fabrizio Cerignale 58 | lusso – di Valentina De Riz 60 | dinastie – Quella<br />
rotta da Genova all’Inghilterra di Simone Gallotti 62 | agenda di Jessica Nicolini 66 |<br />
Direttore<br />
responsabile<br />
Paolo Lingua<br />
Redazione<br />
redazione@ilpotere.it<br />
tel. 010 5532774<br />
Impaginazione<br />
Matteo Callegaro<br />
Progetto grafico<br />
studio Fa.Ma.<br />
Stampatore<br />
Ditta Giuseppe Lang<br />
arti grafiche srl<br />
Via Romairone 66<br />
16163 Genova<br />
Editore<br />
Edizioni Liguri srl<br />
via XX Settembre 41/3<br />
16121 Genova<br />
Iscrizione Roc 19634<br />
Come abbonarsi:<br />
9 numeri euro 30<br />
pagamento tramite c/c postale n° 3542232 o bonifico<br />
bancario IBAN: IT51 Q061 7501 4000 0000 6803 880<br />
intestato a Edizioni Liguri Srl<br />
Tel. 010-5532774<br />
Fax 010-5532738<br />
Email redazione@ilpotere.it<br />
5
6<br />
opinioni<br />
l’economista<br />
gli italiani<br />
schiacciati<br />
dalle tasse<br />
Mario Margiocco,<br />
genovese,<br />
giornalista esperto<br />
di economia<br />
internazionale.<br />
MARIO MARGIOCCO<br />
S<br />
iamo, più ancora che in passato, un Paese di<br />
tasse senza padri, difficile cioè capire quale<br />
governo ha calcato sulla leva fiscale perché<br />
c’è sempre un governo precedente che l’aveva<br />
predisposta. E un Paese di padri con troppe tasse.<br />
Una prova? Con 50 mila euro di reddito lordo un<br />
single francese – escludendo per semplicità e assurdo<br />
ogni e qualsiasi deduzione e ipotizzando una<br />
persona in affitto per non complicare ulteriormente<br />
– pagava 7.933 euro sui redditi 2011, in media il<br />
17,62% e con un tasso marginale, la quota di reddito<br />
più tassata cioè, al 30 per cento. Se questa persona<br />
aveva un coniuge e due figli a carico, pagava<br />
1.163 euro, cioè il 2,58. Se aveva solo due figli a<br />
carico, ipotizziamo un vedovo o vedova per non<br />
complicare con calcoli sul reddito familiare con-<br />
giunto, pagava 2.282 euro pari al 5% del reddito.<br />
Vediamo lo stesso reddito e la stessa casistica in<br />
Italia: le cifre dell’Irpef sono sempre per l’anno<br />
2012 su redditi 2011 di 15.152 per il single senza<br />
carichi, di 14.236 con coniuge e due figli, di<br />
14.280 con due figli a carico. In percentuale, il 30<br />
poi il 28,15 e poi il 28,23. All’Irpef vanno poi aggiunte<br />
le addizionali regionali e comunali, che non<br />
variano, e sono nel caso della Liguria e di Genova<br />
di 865 euro alla Regione e 350 al Comune.<br />
Tutti gli altri Paesi europei con i quali amiamo<br />
confrontarci, dopo la Francia che è il più simile,<br />
sono assai più vicini alle cifre francesi che alle<br />
nostre, da cui sono lontanissimi. Nel caso della<br />
famiglia.<br />
Non è serio parlare di abolizione o riduzione<br />
dell’Imu, visto che è nella media degli<br />
altri Paesi europei. Cosa non è nella media<br />
è il trattamento fiscale delle famiglie<br />
Ora sulla situazione fiscale italiana si possono mettere<br />
in campo varie riflessioni, anche procedendo a<br />
caso e semplicemente. E vedremo alla fine che tra<br />
tanti disastri c’è persino qualche spunto di ottimismo,<br />
anche se del genere riso amaro.<br />
È inevitabile che il prelievo fiscale in genere e<br />
anche quello sul reddito siano in Italia piuttosto<br />
alti, viste le dimensioni abnormi del nostro debito<br />
pubblico.<br />
L’Irpef era già ai vertici, ora anche la tassazione<br />
sugli immobili, che era bassa, si è portata al livello<br />
delle imposte immobiliari degli altri europei,<br />
più o meno.<br />
Non è serio parlare di abolizione o riduzione<br />
dell’Imu, visto che è nella media. Cosa non è nella<br />
media è il trattamento fiscale delle famiglie, come<br />
le cifre sopra riportate dimostrano. Perché non<br />
partire dalla famiglia? Il governo Monti, come tutti<br />
i predecessori, dice che ha fatto parecchio per la<br />
famiglia. Bene, con 2 figli a carico i 14,280 euro<br />
di Irpef 2012 sui redditi dell’anno precedente diventano<br />
nel <strong>2013</strong> ben 14,116. Con una riduzione<br />
di ben 164 euro a favore del capofamiglia il che<br />
riduce il differenziale con l’analogo contribuente<br />
francese dell’1.36 per cento.<br />
Ma come mai anche un single francese paga a<br />
parità del reddito preso a parametro – i 50 mila<br />
euro – meno della metà (se si aggiungono le addizionali<br />
locali) del collega italiano? La risposta<br />
sta nell’abnorme evasione italiana. Quando il ministro<br />
Vincenzo Visco mise con stizza nel 2008 i<br />
redditi 2005 su internet si videro cose orripilanti.<br />
Noti personaggi che dichiaravano di reddito una<br />
cifra con cui al massimo pagavano spese condominiali<br />
e di riscaldamento, l’auto o le auto, e la donna<br />
delle pulizie. Senza ritegno. Ma come mai l’amministrazione<br />
ha lasciato che il tutto degenerasse<br />
– o meglio, restasse degenerato – a questi livelli?<br />
È una questione complessa e dai vari risvolti, di efficienza<br />
e altro, comunque negli ultimi anni e mesi<br />
qualcosa è stato fatto.<br />
Ora il riso amaro. Se il nostro debito pubblico è altissimo,<br />
il “debito implicito” gli obblighi cioè che<br />
lo Stato si è preso soprattutto su pensioni e sanità<br />
senza avere identificato il loro finanziamento è, in<br />
Italia, il più basso di tutti. Solo il 27% e rotti del<br />
Pil 2010 rispetto al 109 della Germania e al 255%<br />
della Francia. Noi infatti le pensioni agli attuali<br />
giovani le abbiamo già dimezzate con le varie riforme,<br />
a partire da Amato e Dini.<br />
Infine, siamo sotto elezioni e a vari politici piace<br />
tanto la patrimoniale. Porta più voti di quanti ne<br />
allontana, pensano. Non è certo un serio calcolo di<br />
giustizia. Quanto paga il francese single senza figli<br />
da 50mila di reddito se per caso ha un bel patrimonio<br />
da 2 milioni di euro? Paga 7.933 di Irpef più<br />
7980 di patrimonio, uguale 15.913. Il “collega”<br />
italiano arriva con le addizionali (liguri) a 16.367,<br />
con zero patrimonio. Ma di patrimoniale sentiremo<br />
parlare fino al voto, e forse anche dopo.<br />
la finestra sul mondo<br />
LUCIANO CLERICO<br />
come<br />
convincere<br />
i pistoleri<br />
Luciano Clerico,<br />
caposervizio ANSA<br />
è stato a lungo<br />
corrispondente<br />
dagli Stati Uniti.<br />
S<br />
ia chiaro, in ultima analisi la ragione di<br />
fondo per cui gli americani non riescono a<br />
limitare la circolazione di armi è solo una:<br />
la National Rifle Association (NRA) muove interessi<br />
miliardari. Ma se si vuole tentare un approccio<br />
di tipo “antropologico” al tema, sotto sotto<br />
bisogna rassegnarsi a questa logica: i bisnonni<br />
degli americani erano ancora nel Vecchio West. E<br />
dunque rassegnarsi all’idea che per gli americani<br />
la pistola alla fondina fa parte della loro identità.<br />
Se dovesse venir meno il sacro diritto alla difesa<br />
personale armata, sancito dal Secondo Emendamento,<br />
per loro sarebbe vilipendio alla sacra bandiera,<br />
perché senza quell’emendamento verrebbe<br />
meno un tratto distintivo dell’identità stessa degli<br />
Stati Uniti d’America.<br />
La strage di Newtown ha lasciato il segno, questo<br />
è evidente. Mai nella storia delle tante stragi<br />
che costellano la cronaca dell’ultimo secolo ve ne<br />
era stata una in cui le vittime per la quasi totalità<br />
erano bambini. Uccisi a uno a uno come bersagli<br />
da un ragazzo poco più grande di loro. Tuttavia,<br />
passata l’ondata emotiva, sono convinto che gli<br />
americani ancora una volta rimanderanno a data<br />
da destinarsi una seria riforma nazionale sul porto<br />
d’armi. Perché sotto sotto non la vogliono. Né<br />
vogliono sapere che il Secondo Emendamento,<br />
quello che sancisce il loro diritto alla legittima<br />
difesa (armata) risale al 1791, quando l’America<br />
altro non era che un’idea, un Paese appena nato<br />
fatto di grandi spazi e contadini-cacciatori-coloni.<br />
Il Secondo Emendamento recita così: “Essen-<br />
Il Secondo Emendamento, diritto alla<br />
difesa personale armata, è sacro quanto<br />
la bandiera. Ecco perché gli americani<br />
non rinunceranno alla pistola<br />
do necessaria alla sicurezza di uno Stato libero<br />
una milizia regolamentata, il diritto dei cittadini<br />
di detenere e portare armi non potrà essere infranto”.<br />
L’articolo fa inevitabilmente riferimento<br />
all’epoca in cui fu scritto, quando – appunto –<br />
erano i contadini ad imbracciare i loro fucili per<br />
formare la milizia (l’esercito) e cacciare l’invasore,<br />
britannico o francese che fosse. Ma non sono<br />
bastati due secoli per aggiornarlo: il Secondo<br />
Emendamento è rimasto, inalterato e inalterabile<br />
nonostante i molti tentativi di adeguarlo alla<br />
Storia. Come se gli Stati Uniti ancora credessero<br />
che il pericolo viene da un nemico esterno e non<br />
– come le stragi dimostrano – dai suoi stessi figli,<br />
che di volta in volta si mettono a sparare nei campus,<br />
nei cinema, nelle scuole elementari…<br />
Fior di costituzionalisti hanno di volta in volta<br />
cercato di dimostrare la sostanziale incostituzionalità<br />
dell’articolo. Hanno sempre perso. E<br />
l’ultima sentenza in tal senso, la più importante,<br />
risale a solo quattro anni fa: il 26 giugno 2008<br />
la Corte Suprema ha sancito una volta per tutte<br />
il diritto individuale degli americani ad essere<br />
armati. La causa riguardava il divieto in vigore<br />
da 32 anni nel District of Columbia (la città di<br />
Washington) di detenere un’arma in casa “per<br />
difesa personale”. Quel divieto è stato giudicato<br />
incostituzionale da 5 dei 9 giudici della Corte<br />
Suprema. Con quella decisione, l’Alta Corte ha<br />
messo la parola fine su un dibattito di due secoli,<br />
sentenziando che il Secondo Emendamento non<br />
si tocca, negli Stati Uniti quello a possedere un’<br />
arma è un diritto inalienabile, come quello alla<br />
libertà e alla vita.<br />
La strage di Newtown ha così riaperto il dibattito<br />
non tanto dal punto di vista giuridico, quanto<br />
dal punto di vista politico. Barack Obama per<br />
primo si è guardato bene dall’affrontare la cosa<br />
partendo dal Secondo Emendamento. Sull’onda<br />
della commozione (sincera) seguita alla strage,<br />
Obama si è fatto carico di interpretare un sentimento<br />
condiviso chiedendo a tutti, Repubblicani<br />
e Democratici, NRA e familiari delle vittime, di<br />
trovare un compromesso per rafforzare le norme<br />
sul porto d’armi. La commissione è al lavoro, e<br />
il vicepresidente degli Stati Uniti, Joe Biden, si<br />
è impegnato a nome della Casa Bianca a varare<br />
“presto” la nuova legge.<br />
Quale possa essere è presto per dire. Anche perché<br />
l’America è e rimane terra di grandi paradossi.<br />
In questo caso, due su tutti: 1) sotto Barack<br />
Obama, considerato il presidente più anti-armi di<br />
sempre, l’industria delle armi è cresciuta (l’AP<br />
ha calcolato che le rivendite nel Paese siano oggi<br />
quasi 51mila e che le armi in circolazione siano<br />
più di 300 milioni, tante quanti sono i cittadini<br />
americani); 2) dopo la strage di Newtown la<br />
NRA ha consigliato un’unica strada per proteggere<br />
alunni e studenti da ogni pericolo: dotare le<br />
scuole di armamenti appropriati.<br />
7
arrivano gli Angeli del Riciclo<br />
Da oggi nelle strade di Genova arrivano gli Angeli del<br />
Riciclo. Volontari dell’associazione Auser ti aiuteranno a<br />
separare correttamente i rifiuti per migliorare la raccolta<br />
differenziata. Scopri di più su www.amiu.genova.it<br />
Genova<br />
Il Comune amico dei cittadini.<br />
bébert<br />
opinioni<br />
gli esodati naufraghi<br />
di urban lab<br />
Sulla zattera<br />
di Renzo Piano<br />
imbarcati dagli<br />
"olgettini" le<br />
vittime del<br />
Cavaliere<br />
L<br />
a prima delle grandi jeep grige arrivò nel porto di<br />
Genova in tarda mattinata. Le guardie del corpo di<br />
Berlusconi (gli “olgettini”) fecero scendere la prima<br />
squadra degli “esodati” della politica. C’erano Scajola, Orsi,<br />
Boscetto e Bornacin. Erano cupi e nervosi. Boscetto era smarrito:<br />
“Ma dove ci portano? – mormorava – mica in qualche<br />
ricovero per anziani, magari con infermieri feroci?” Bornacin<br />
gli diede una ruvida gomitata: “Vorrei proprio vedere. Sono<br />
ancora in grado di prenderli tutti a cazzotti”. Scajola non parlava.<br />
Fece cenno a Orsi, aggrottando le sopracciglia, di non<br />
fare commenti. Il gruppetto venne avviato al molo. Gli “olgettini”<br />
apparivano disarmati, ma avevano ordini precisi ed<br />
erano nerboruti. Raggrupparono gli “esodati” sul molo. Poi<br />
gli “olgettini” fecero scendere Scandroglio, Minasso, Grillo<br />
e Morgillo. Una terza vettura, questa volta privata, si fermò a<br />
debita distanza. Ne scesero Melgrati e Vaccarezza. Orsi chiese<br />
se ne sarebbero arrivati altri. “Nei prossimi giorni – rispose<br />
una delle guardie – ma a voi non deve interessare. Lo sa il<br />
Cavaliere e basta”. Nel frattempo una sorta di zatterone s’era<br />
staccato da un molo vicino e puntava all’approdo dove il<br />
piccolo gruppo era stato riunito. Gli “esodati” si guardavano<br />
in cagnesco. “Meritereste di essere affogati” digrignò Scajola<br />
rivolto a Scandroglio e a Minasso. Il primo rispose come<br />
trasognato, ma seccato: “È per colpa tua che siamo in questa<br />
condizione…” Scajola si mordeva le mani: “La mia sola<br />
colpa è stata quella di averti scelto”. Minasso non parlava.<br />
Dalla tasca posteriore estrasse una bottiglietta piatta, bevendo<br />
avidamente. La chiatta attraccò e scese un vigile urbano in<br />
divisa. “A nome del Comune di Genova vi consegno la zattera<br />
‘Urban Lab’. Non sappiamo cosa farcene (ma per la verità<br />
anche prima era inutile) e per di più costa ai contribuenti. Fatene<br />
quel che volete”. Il capo degli “olgettini” sorrise al vigile:<br />
“Anche il Cavaliere non sa più che farsene di questi…” “Esodati?”<br />
“Proprio così” “Ma non hanno pensione?” “Ne hanno<br />
fin troppo”. Il gruppo venne caricato. Grillo afferrò il timone:<br />
“Io sono un esperto di trasporti e di logistica”. Intervenne Scajola:<br />
“Io voglio il sedile disegnato da Renzo Piano”.<br />
Come Dio volle, “Urban Lab” prese il largo. “Ho il mal di<br />
mare” disse Minasso, cercando conforto nella bottiglietta.<br />
Cassinelli crollava il capo “Ma qui non c’è la Prima Classe<br />
per borghesi ricchi…” Quando furono al giro della diga foranea,<br />
Bornacin gridò: “Ma qui manca qualcuno” Orsi s’era<br />
buttato in mare. Contava di rifarsi ancora una vita. Dalla<br />
spiaggia Vaccarezza e Melgrati, in lacrime, sventolavano vistosi<br />
fazzoletti bianchi.<br />
9
10<br />
politica<br />
L'esito delle<br />
politiche è destinato<br />
a incidere sulla<br />
tenuta delle giunte<br />
Burlando e Doria<br />
C<br />
omunque andranno le elezioni,<br />
una prima sconfitta per la Liguria<br />
si ha già: la perdita di un deputato<br />
per effetto della nuova ripartizione<br />
dei seggi a causa del calo demografico.<br />
La nostra regione perde abitanti. E perde<br />
quindi anche rappresentanti a Roma. Se<br />
poi si pensa ai catapultati sistemati qua e<br />
là nelle varie liste, più o meno in posizioni<br />
sicure, il già esiguo esercito di parlamentari<br />
liguri si assottiglia ancor di più.<br />
Poco male, dirà qualcuno, sperando almeno<br />
in un’elezione indolore per una regione<br />
che ha un peso politico limitato nel<br />
panorama nazionale. Niente di più sbagliato,<br />
perché se è vero che la Liguria è<br />
poco considerata da Roma, se non come<br />
“terra di conquista”, è anche vero che<br />
è da sempre un laboratorio politico che<br />
spesso anticipa scelte nazionali. E così se<br />
fino a poco tempo fa il famoso “modello<br />
Liguria”, quella maggioranza allargata<br />
da sinistra al centro che ha vinto le ultime<br />
regionali, veniva portato a esempio<br />
per possibili alleanze di governo, con<br />
gli scandali che hanno riguardato l’Idv<br />
la coalizione si è ristretta e il presidente<br />
Burlando ha anticipato ancora una volta<br />
“Modello Liguria”:<br />
declino e gioco<br />
dei quattro cantoni<br />
DAvIDE LENtINI<br />
i tempi inserendo in una giunta già composta<br />
da rappresentanti di Pd e Udc, un<br />
esponente di Sel. Che sia il modello del<br />
prossimo governo? A giudicare da quello<br />
che dicono i sondaggi non è escluso,<br />
tanto che Bersani e Vendola sono sempre<br />
più convinti di doversi aprire ai centristi<br />
di Monti se vorranno avere i numeri<br />
per guidare il Paese. Il rischio, però, è<br />
che l’asse della giunta si sposti sempre<br />
più a sinistra, con i centristi (compresi<br />
i cattolici del Pd) messi sempre più<br />
all’angolo. Non è escluso, quindi, che le<br />
ricadute sulla tenuta delle giunte locali<br />
si facciano sentire. Basti pensare che la<br />
prima decisione attesa dopo le elezioni<br />
sarà quella che dovrà prendere l’attuale<br />
Nonostante<br />
la scarsa<br />
considerazione di<br />
Roma, la Liguria<br />
è un laboratorio<br />
politico che spesso<br />
anticipa scelte<br />
nazionali<br />
Gli ultimi recenti scandali<br />
che hanno riguardato<br />
l'Idv hanno messo in<br />
discussione il modello<br />
di governo ligure<br />
Il palazzo della<br />
Regione. Foto<br />
Beppe Borrone<br />
vicesindaco di Genova Stefano Bernini:<br />
primo dei non eletti in Regione, con la<br />
liberazione del posto nel consiglio di via<br />
Fieschi lasciato vacante da Lorenzo Basso<br />
prossimo a andare a Roma, che farà?<br />
Lascerà il Comune e opterà per la Regione<br />
o rimarrà a battagliare a Tursi? Molto<br />
dipenderà anche da quello che accadrà<br />
in Parlamento: se, infatti, la nuova maggioranza<br />
darà una accelerata alla realizzazione<br />
delle grandi infrastrutture come<br />
Gronda e Terzo valico, Bernini potrebbe<br />
rimanere a Tursi. Altrimenti ha già fatto<br />
capire che mollerà per il lido più sicuro<br />
della Regione. Un effetto domino non da<br />
poco, perché oggi lui rappresenta in seno<br />
alla giunta comunale l’esponente del Pd<br />
più attento alle grandi opere. Senza di<br />
lui Gronda e Terzo valico potrebbero<br />
arenarsi sotto la spinta contraria di Sel.<br />
Tutto dipenderà da quello che succederà<br />
proprio a Roma, perché in Parlamento<br />
come a Tursi, nel centrosinistra le idee<br />
sulle infrastrutture sono ancora poco<br />
chiare. Per il Pd vanno fatte, per Sel no.<br />
La coalizione, proprio su questo, rischia<br />
di implodere. Così come sui temi legati ai<br />
diritti civili. Non è un caso che il sindaco<br />
di Genova abbia deciso di avviare l’annunciato<br />
registro comunale per le coppie<br />
di fatto, anticipando quello che deciderà<br />
il futuro parlamento. Una mossa che non<br />
piace all’Udc e ai montiani e che potrebbe<br />
compromettere un futuro patto di collaborazione<br />
per le riforme. Insomma, il<br />
quadro a Roma come a Genova appare<br />
tutt’altro che sereno. Inevitabilmente le<br />
scosse di assestamento dopo le elezioni<br />
politiche si sentiranno anche da noi. E<br />
mai come adesso le giunte di Burlando<br />
e Doria appaiono deboli, messe a dura<br />
prova l’una dagli scandali sulle spese<br />
pazze in consiglio regionale e l’altra dalle<br />
continue divergenze di idee sul futuro<br />
di città. L’esito incerto delle elezioni politiche<br />
e il rischio di ingovernabilità non<br />
aiuteranno di certo.<br />
11
12<br />
politica<br />
Al Senato il sistema<br />
è praticamente<br />
blindato, alla Liguria<br />
vanno 8 senatori, 5<br />
dei quali alla coalizione<br />
di maggioranza<br />
Scherzi del<br />
porcellum:<br />
incerti uno<br />
o due seggi<br />
A<br />
voler essere perfidi, prescindendo da una<br />
serie già prevedibile di interpretazioni cavillose<br />
e peculiari della cultura mistificante<br />
del nostro Paese, soprattutto quando si tratta di<br />
politica, si potrebbe osservare che il voto, per certi<br />
aspetti, è inutile. I risultati, soprattutto in funzione<br />
di chi sarà eletto alla Camera o al Senato sono<br />
prevedibili, con la quasi certezza di non sbagliare,<br />
almeno per il 90% dei candidati, o forse persino<br />
qualcosa di più. Il ruolo degli indovini, non sempre<br />
svolto brillantemente, dagli istituti di analisi e<br />
di previsione del voto, sembra destinato – anche<br />
loro! – alla rottamazione. Chi soffoca a condiziona<br />
le scelte e il pluralismo di tante coalizioni e di<br />
infiniti partitini “cani sciolti” in lotta contro tutto e<br />
contro tutti e solo in apparente dura competizione<br />
è l’orribile legge elettorale, il mai tanto vituperato<br />
porcellum. Infatti, cominciando dalla elezione del<br />
Senato, il sistema è praticamente blindato regione<br />
per regione, per via della Costituzione. Facciamo<br />
un esempio, partendo alla Liguria. Debbono essere<br />
eletti 8 senatori. La coalizione di maggioranza<br />
ne avrà 5, per legge. Gli altri tre andranno a tutti<br />
gli altri. Certo, in natura esistono i miracoli, ma è<br />
quasi certo che in Liguria, alla chiusura delle urne,<br />
la meglio l’avrà la coalizione di centrosinistra<br />
che porterà a casa il bottino più grosso. Gli altri<br />
tre seggi potrebbero andare – uno per uno – alla<br />
coalizione di centrodestra di Berlusconi, al centro<br />
di Monti e ai “grillini”. Solo nel caso d’un piccolo<br />
exploit di uno dei raggruppamenti meno forti<br />
potrebbe miracolosamente consentire a una delle<br />
tre coalizioni di strappare un seggio, lasciandone<br />
un’altra a secco. Il che significa che solo un seggio<br />
I sondaggi cercano<br />
di scavare nel<br />
rapporto tra<br />
la coalizione<br />
centrista di Monti<br />
e i “grillini”.<br />
Il cosiddetto<br />
“ultimo”,<br />
deputato o<br />
senatore poco<br />
importa, sarà<br />
giocato dalla<br />
performance<br />
elettorale che<br />
si metterà a<br />
fuoco nell’ultima<br />
settimana, prima<br />
del voto.<br />
è in sostanza ballerino. E per essere più precisi, il<br />
seggio in bilico potrebbe essere o della coalizione<br />
di Monti oppure potrebbe impinguare il bottino<br />
belusconiano.<br />
Un po’ più complesso appare invece il calcolo per<br />
la Camera perché il voto va sommato complessivamente<br />
nel contesto nazionale e successivamente<br />
si passa a una ripartizione collegio per collegio,<br />
scegliendo per ogni partito i risultati migliori. Ma<br />
anche qui, restando al caso del collegio unico della<br />
Liguria, è prevedibile che su 16 deputati una<br />
decina potrebbero essere catturati dal centrosinistra<br />
(con una possibile assegnazione al Sel, sulla<br />
base dei quozienti ottenuti in tutta Italia). Un seggio<br />
potremmo anche cederlo a un altro collegio<br />
italiano, ma l’esito è davvero una lotteria, perché<br />
si andrà al calcolo dei resti sino al secondo deci-<br />
Più complesso il<br />
calcolo per la Camera<br />
dove il voto va<br />
sommato complessivamente<br />
nel contesto<br />
nazionale<br />
male. Impossibile la previsione. Resta il fatto che<br />
le tre coalizioni minori di divideranno cinque o sei<br />
seggi, con il solito “gioco” dell’ultimo seggio per<br />
così dire ballerino.<br />
Certo, ci sono regioni o collegi della Camera dove<br />
il gioco è al cardiopalma, come avverrà nelle Regioni<br />
più popolose: Lombardia, Lazio, Campania e<br />
Sicilia dove sono raggruppati 25 milioni di abitanti<br />
su un territorio nazionale che arriva a 60 milioni.<br />
Considerato poi che in Lombardia e nel Lazio si<br />
rinnovano anche i consigli regionali, ecco complicarsi<br />
le previsioni. L’aspetto più curioso e sul quale<br />
i sondaggi cercano di scavare – e vale sempre per<br />
la nostra “piccola” Liguria – sarà certamente il rapporto<br />
tra la coalizione centrista di Monti e i “grillini”.<br />
Il cosiddetto “ultimo”, deputato o senatore<br />
poco importa, sarà giocato appunto dalla performance<br />
elettorale che si metterà a fuoco, stante l’alto<br />
numero di incerti, nel corso dell’ultima settimana,<br />
prima del voto. Molto dipenderà dagli eventi esterni<br />
che condizioneranno il cosiddetto “voto di pancia”.<br />
Faccio un esempio: i “grillini”, dopo le sortite<br />
su “Casa Pound” o sul ruolo dei sindacati, erano in<br />
flessione. Ma la vicenda del Monte dei Paschi di<br />
Siena ha fatto riprendere il voto di protesta a 360<br />
gradi contro la cosiddetta partitocrazia. L’area di<br />
centrosinistra, invece, era partita alla grande, dopo<br />
l’esito di immagine popolare delle “primarie”. Berlusconi<br />
invece gioca sui colpi di scena mediatici.<br />
Qui non si vuole entrare nel merito delle singole<br />
vicende. Ognuno le valuta secondo la propria sensibilità<br />
o secondo il proprio orientamento ideologico.<br />
Resta il fatto che la tranche di consenso legata<br />
all’emotività, in un momento storico tanto fragile<br />
e incerto, giocherà un ruolo importante, dato che<br />
l’esito è ormai affidato al recupero dei “resti” e a<br />
una aritmetica da tavola pitagorica. Anche questo è<br />
un segno dei tempi. p.l.<br />
13
pAOLO LINGUA<br />
14<br />
ritratto<br />
Prudente e navigato,<br />
GIUSEppE ZAMpINI<br />
dopo quasi 40<br />
anni trascorsi in<br />
Finmeccanica è<br />
alla testa della<br />
Confindustria di<br />
Genova. C'è una<br />
trepida attesa per<br />
quelle che saranno<br />
le sue prime mosse<br />
D<br />
el nuovo presidente della Confindustria<br />
di Genova, Giuseppe Zampini, 67 anni<br />
il prossimo agosto, sposato senza figli,<br />
si sa poco. Pur essendo ai vertici dell’Ansaldo<br />
Energia e della Nira da decenni, è sempre stato<br />
schivo e riservato, concedendo raramente interviste<br />
e soprattutto parlando sempre di questioni di<br />
lavoro. Non risulta politicamente né impegnato,<br />
né simpatizzante di gruppi o movimenti. Quasi<br />
certamente della “politica pura” diffida, da buon<br />
tecnico e da buon manager che vorrebbe poter assumere<br />
decisioni rapide, senza sottoporsi a infiniti<br />
controlli, comitati, passaggi burocratici. Della sua<br />
vita privata, come s’è detto, si sa poco. Pare che<br />
sin da bambino abbia avuto passione per la tecni-<br />
ca, per la meccanica, per tutto quello che è struttura<br />
produttiva e frutto dell’ingegno umano. È un<br />
toscano introverso (un genere più diffuso di quanto<br />
non si creda), ma la formazione “carrarina” lo<br />
spiega. Di lui trapelano due tranquille passioni: il<br />
mare e i cani. È molto affezionato alla moglie Liliana,<br />
conosciuta sui banchi del liceo, insegnante<br />
di lingue ora in pensione.<br />
Anche amici e collaboratori sono avari di dettagli.<br />
Zampini è riservato, ma garbato e cortese. È<br />
sobrio e tradizionale anche nell’abbigliamento,<br />
molto understatement. Attento ascoltatore, riflessivo<br />
e razionale nelle decisioni. Una personalità<br />
“aristotelica”, dominata dalla logica e dalla razionalità.<br />
Ma diffidente nei confronti delle scelte<br />
la carriera in tranquilla ascesa<br />
Giuseppe Zampini è nato a Ponte nelle Alpi (Belluno)<br />
nel 1946. Metà veneto e metà toscano è vissuto<br />
a Carrara dove ha frequentato il liceo scientifico.<br />
Si è laureato a Pisa in ingegneria nucleare nel<br />
1971. Specializzato in ingegneria spaziale. Sposato,<br />
senza figli. Vive a Recco. Eletto presidente della<br />
Confindustria di Genova lo scorso dicembre, è tutt’ora<br />
amministratore delegato di Ansaldo Energia. È entrato<br />
in Finmeccanica nel 1972 alla Nira e poi ha percorso,<br />
tra Nira e Ansaldo tutte le tappe della dirigenza.<br />
Attento ascoltatore,<br />
riflessivo e razionale<br />
nelle decisioni.<br />
Una personalità<br />
“aristotelica”,<br />
dominata dalla logica<br />
e dalla razionalità<br />
avventurose o delle approssimazioni strategiche.<br />
Giuseppe Zampini è però capace di garbate dolcezze.<br />
Se stabilisce un contatto positivo con un<br />
interlocutore, soprattutto se a monte ci sono valutazioni<br />
di stima professionale e intellettuale, diventa<br />
un amabile conversatore, capace di giudizi<br />
incisivi che possono sorprendere e spiazzare. Si<br />
badi bene: la sua conversazione non ha mai i risvolti<br />
del gossip, di quello che potrebbe entusiasmare<br />
un cattivo giornalismo (ma anche piuttosto<br />
ignorantello), si tratta piuttosto di considerazioni<br />
ponderate, di quelle che lui esprime in pubblico,<br />
come in privato. Nel corso della sua carriera in<br />
Finmeccanica, è stato legato da un duplice rapporto<br />
di stima, con Giuseppe Guarguaglini, un tempo<br />
il factotum di Finmeccanica e, obiettivamente, al<br />
di là di tutte le polemiche degli ultimi due anni,<br />
colui che ne ha tenuto alte le sorti nel mondo.<br />
Zampini è diplomatico, ma non ha mai rinnegato<br />
Guarguaglini, dimostrando coraggio, correttezza<br />
e coerenza. Con il nuovo amministratore delegato<br />
Orsi, vicino alla Lega Nord, non c’è un grande<br />
feeling, ma solo corretti rapporti: questo spiega,<br />
tra tante altre motivazioni, come Zampini abbia<br />
accettato un incarico non tanto tecnico e manageriale,<br />
quanto invece politico come la presidenza<br />
della Confindustria. Tra l’altro, nella sua prima<br />
sortita pubblica, Zampini ha lasciato capire che è<br />
difficile impedire la vendita dei due rami dell’Ansaldo,<br />
Energia e Sts, ormai cocciutamente voluta<br />
da Orsi, puntando semmai a valutare la qualità e<br />
la strategia di chi eventualmente dovesse comprare.<br />
Chi lo conosce bene dice che Zampini non<br />
modificherà né la sua vita, né le sue abitudini e<br />
che manterrà un comportamento di cortese prudenza<br />
nel periodo del suo mandato. Ma dato che<br />
si tratta d’una personalità forte e d’un tecnico di<br />
valore, non sono da escludersi novità o sorprese.<br />
Vedremo – e c’è una certa curiosità – tra pochi<br />
mesi quale sarà il suo stile e su cosa appunterà le<br />
sue scelte e le sue strategie. Quelle che medita già<br />
sul lungomare di Recco, portando a spasso i suoi<br />
amati e fedeli cani.
16<br />
ritratto<br />
P<br />
er adesso, il presidente della Confindustria<br />
di Genova Giuseppe Zampini non<br />
ha scoperto sino in fondo le sue carte. Il<br />
suo discorso d’insediamento è stato completo,<br />
ma all’insegna della “tuttologia” istituzionale.<br />
E non poteva essere differente. Il Presidente<br />
avrà modo di trovare accordi e consensi, oppure<br />
scendere su terreni di scontro con le istituzioni,<br />
solo qualche mese dopo le elezioni, quando certe<br />
scelte dovranno essere sottoposte a “no” e “sì” e<br />
ci si dovrà schierare. Val la pena di fare qualche<br />
esempio. Zampini ha fatto capire, senza dubbi,<br />
che proseguirà nella politica dei suoi predecessori<br />
sostenendo la realizzazione di quelle che ha<br />
definito “infrastrutture fondamentali”. Vale a dire<br />
Terzo Valico e Gronda, argomenti scottanti, soprattutto<br />
il secondo perché il primo ormai procede<br />
e dipende soltanto dal flusso di finanziamenti<br />
che verranno dallo Stato. Sul tema della Gronda<br />
la Confindustria potrebbe trovarsi a premere sul<br />
Comune all’interno del quale la maggioranza di<br />
centrosinistra è divisa e potrebbe tendere allo<br />
strappo. Soprattutto se i risultati delle elezioni politiche<br />
portassero a una crescita egemonica del Pd<br />
rispetto agli altri alleati. Zampini, forte della sua<br />
formazione “ansaldina” ha sottolineato l’impegno<br />
per il polo tecnologico agli Erzelli, alla privatizzazione<br />
dell’Aeroporto, alla realizzazione del cosiddetto<br />
“ribaltamento a mare” del cantiere di Sestri<br />
Ponente e soprattutto al riutilizzo delle aree ex siderurgiche<br />
di Cornigliano. Questo settore potrebbe<br />
dar luogo a sorprese, soprattutto se, inseguito<br />
alla crisi di Taranto, anche il settore del laminatoio<br />
cosiddetto “a freddo” dovesse ridimensionare<br />
ulteriormente il proprio peso. Sinora la Confindustria<br />
a Genova ha difeso il gruppo Riva, il socio<br />
di maggior peso, a spada tratta, anche sfidando<br />
l’impopolarità. Ora il problema delle aree in riva<br />
Il neo presidente<br />
ha fatto capire che<br />
proseguirà nella<br />
politica dei suoi<br />
predecessori<br />
“Ricchezza<br />
e profitto<br />
aiutano a<br />
crescere”<br />
al mare, anche in considerazione del “caso Malacalza”<br />
dell’anno scorso, potrebbe far imboccare a<br />
Zampini nuove strade ricche di “distinguo”.<br />
Un questione metodologica, riprese in varii<br />
punti della relazione, riguarda il “tempo perso”<br />
per i momenti decisionali nel campo delle<br />
scelte strategiche ed economiche. Zampini non<br />
ha mai nascosto, anche in conversazioni private,<br />
il suo disappunto per questa cultura dei “tempi<br />
morti”, cari ai partiti e alla burocrazia, realtà indifferenti<br />
ai veri e reali problemi della crescita<br />
e degli investimenti. Un invito a scelte più rapide<br />
è allargato al discorso del porto nel settore<br />
industriale del porto di Genova, dove opererà il<br />
vicepresidente vicario, Marco Bisagno: la Confindustria,<br />
come già si mosse Giovanni Calvini,<br />
vuole il potenziamento delle riparazioni navali<br />
Darà sostegno alla<br />
realizzazione di<br />
quelle che ha definito<br />
“infrastrutture<br />
fondamentali”<br />
La Confindustria,<br />
come già si mosse<br />
Giovanni Calvini, vuole<br />
il potenziamento delle<br />
riparazioni navali<br />
e l’installazione della sesta vasca, di dimensioni<br />
tali da accogliere il naviglio di portata sempre<br />
maggiore attualmente operante.<br />
Ma bisogna decidere. Zampini ha concluso il<br />
suo sobrio discorso, affermando che “profitto” e<br />
“ricchezza” sono termini positivi se “coniugati<br />
con lo sviluppo sociale, con la creazione di posti<br />
di lavoro… per la crescita del bene comune”. E<br />
poi il tocco finale “Etico è combattere l’evasione<br />
dalle decisioni”. Ovvero che la Pubblica Amministrazione<br />
“abbia il coraggio delle proprie decisioni”.<br />
In parole povere: ognuno faccia la sua<br />
parte, ma non si può rinviare e discutere all’infinito.<br />
Zampini non avrà percorsi agevoli con<br />
un ceto politico sempre più debole e sempre più<br />
fragile, ma viene dall’industria pubblica e sa con<br />
chi avrà a che fare. p.l.<br />
17
aristocratico<br />
e popolare<br />
Una personalità<br />
policroma,<br />
piaccia o<br />
non piaccia.<br />
Mai grigia<br />
Sarà davvero<br />
difficile<br />
dimenticare<br />
Duccio Garrone<br />
e la sua capacità<br />
di incendiare lo<br />
smorto agone<br />
politico ed<br />
imprenditoriale<br />
di Genova e della<br />
Liguria. Foto Beppe<br />
Borrone<br />
il ricordo<br />
pAOLO LINGUA<br />
H<br />
a avuto un addio popolare e aristocratico,<br />
al tempo stesso, Riccardo Garrone,<br />
Duccio per amici e familiari. Quello<br />
che a lui sarebbe piaciuto e che, per la verità, si<br />
meritava in coerenza con la sua vita. Quando è<br />
uscito a metà dicembre l’ultimo numero de “Il<br />
Potere”, Riccardo Garrone stava già male. E con<br />
quel numero, che lui ha letto e gradito, gli abbiamo<br />
dato il nostro addio, cercando di fornire un<br />
ritratto, una interpretazione del suo personaggio<br />
al di fuori dei modelli usurati e degli stereotipi<br />
che pure abbiamo riletto e riascoltato nelle scorse<br />
settimane. Ma vogliamo tornare sul nostro incipit<br />
che vorrebbe riassumere il senso d’una esistenza<br />
e d’un carattere. La natura del personaggio Garrone<br />
aveva alcune peculiarità: intelligenza (con<br />
una punta di temperamento artistico) creativa,<br />
introversione, una certa timidezza, forse paura<br />
della folla. Sentimenti forti, legati alla tradizione<br />
e alla famiglia, ma anche un impetuoso desiderio<br />
di affetto, anche fuori dagli schemi, voglia di comunicare<br />
e di gridare di voler capire il mondo, la<br />
gente. Riccardo Garrone: un aristocratico con una<br />
voglia genuina di popolarità e di comunicazione.<br />
Sempre alle prese con il timore di non essere stato<br />
capito. La sua parte razionale s’è affermata come<br />
capitano d’industria, come presidente della Confindustria<br />
di Genova, come mecenate, come propulsore<br />
della Fondazione culturale intitolata a suo<br />
padre. La sua componente d’irrazionalità creativa<br />
non ha forse strappato successi ma, con le proposte<br />
urbanistiche e d’investimenti alternativi, ha<br />
scosso una città e una comunità sostanzialmente<br />
torpide e conformiste. La sua sete di affetti popolari<br />
hanno raggiunto l’obiettivo del sogno con<br />
la presidenza della Sampdoria, un epilogo che<br />
forse chi ha conosciuto il tormentato Duccio “prima<br />
maniera” forse non poteva immaginare. Una<br />
personalità policroma, piaccia o non piaccia. Mai<br />
grigia. Un uomo vivo e tormentato, mai in pace<br />
con se stesso e con il mondo. Diretto sino alla provocazione,<br />
anche quando sbagliava o pronunciava<br />
giudizi eccessivi o paradossali. Capace sempre<br />
di reggere le sconfitte, anche quelle che, qualche<br />
volta, si cercava con le sue mani. Dominato da<br />
una gran voglia di sincerità: un atteggiamento che<br />
lo rendeva tenace nelle amicizie, anche quando<br />
con gli amici discuteva accanitamente. Sarà davvero<br />
difficile dimenticare Duccio Garrone e la sua<br />
capacità di incendiare lo smorto agone politico ed<br />
imprenditoriale di Genova e della Liguria. A lui,<br />
questa sorta di “patto al ribasso” che da decenni<br />
soffoca e addormenta il contesto locale, non piaceva.<br />
Non gli sembrava morale. E se le sue proposte<br />
(provocazioni?) non sempre erano comprese<br />
o, addirittura, erano difficilmente condivisibili,<br />
purtuttavia il dibattito valeva sempre la pena di<br />
essere affrontato. Per questo, alla fine dei conti, è<br />
stato proprio nel suo ambiente dove è stato meno<br />
capito. I tifosi della Sampdoria, quelli genuini e<br />
non fanatici o violenti, sono quelli che alla fine lo<br />
hanno capito di più. Ammiravano genuinamente<br />
il suo tratto inconfondibile di “signore” ma sorridevano<br />
ai suoi entusiasmi e condividevano il suo<br />
sorriso e il suo gesto misurato. La Sampdoria che<br />
ha occupato la sua mente e il suo cuore nell’ultimo<br />
decennio della sua esistenza è stato un grande<br />
falò – arioso, festoso, fantastico – che ha incendiato<br />
la fine d’una lunga estate. Addio Duccio<br />
Garrone, sit tibi terra laevis.<br />
Nessuno ha i tuoi stessi occhi.<br />
Con noi, nessuno<br />
ha il tuo stesso conto.<br />
Perché nessuno ha i tuoi stessi affetti, i tuoi stessi progetti, i tuoi stessi impegni.<br />
Noi lo sappiamo. Sappiamo che ognuno è diverso dagli altri. Per questo con noi potrai avere,<br />
finalmente, un conto disegnato esattamente sulle tue esigenze.<br />
Perché siamo una banca che non ti offre ciò che vuole, ma ciò che vuoi.<br />
È un modo nuovo di essere banca, è Carige SoloTuo.<br />
Diverso da tutti, uguale a te.<br />
Messaggio pubblicitario con finalità promozionale.<br />
Per le restanti informazioni contrattuali si rinvia ai fogli informativi disponibili nelle filiali Gruppo Banca Carige.<br />
Un porto sicuro nella vostra città www.gruppocarige.it
20<br />
l'inchiesta<br />
Operazione titanio:<br />
il dilemma della<br />
miniera sul Beigua<br />
FRANCO MANZIttI<br />
Si sapeva che nel cuore del parco<br />
regionale del Beigua esiste,<br />
sul Bric Tarinè, una miniera<br />
di titanio. Non si sapeva<br />
che è la più ricca di Europa<br />
Il parco regionale<br />
del Beigua si<br />
trova vicino a<br />
Pianpaludo, tra<br />
Urbe e Sassello.<br />
R<br />
iusciranno i nostri eroi a decidere di affrontare<br />
l’ultimo dilemma che squarcia le<br />
coscienze di una pubblica amministrazione<br />
regionale, divisa tra il rispetto dell’ambiente e la<br />
possibilità di incassare centinaia di milioni di euro,<br />
forse migliaia per almeno quindici-venti anni?<br />
Si sapeva da un paio di decenni che nel cuore del<br />
sacrosanto parco regionale del Beigua, vicino a<br />
Pianpaludo, tra Urbe e Sassello, a dieci chilometri<br />
in linea d’aria dal mare e a trenta dall’autostrada<br />
Voltri Alessandria, esiste sul monte Tarinè, meglio<br />
chiamato Bric, una miniera di titanio, uno dei metalli<br />
più preziosi per l’industria moderna.<br />
Ma non si sapeva che questa miniera, che non è<br />
nelle viscere della terra ma sulle falde della montagna,<br />
tra una altitudine di 450 e una di 900 metri, che<br />
è larga 900 metri e lunga, considerata la sua base<br />
almeno 1500, è la più ricca di Europa. I calcoli approssimativi<br />
sono di una compagnia mineraria che<br />
la sondò negli anni Settanta. La compagnia aveva<br />
misurato la possibile capienza di rutilo (il metallo<br />
da cui “esce” poi il titanio) tra quelle rocce scistose<br />
potrebbe essere di quattrocento-seicento mila tonnellate.<br />
Per un valore di 500 miliardi di euro. E soprattutto<br />
non si sapeva che per scavare quel titanio<br />
le compagnie petrolifere più importanti del mondo,<br />
come la Rio Tinto sudamericana e la Nordic Mining<br />
della Norvegia, sarebbero disposte a pagare un<br />
canone di concessione alla Regione Liguria di almeno<br />
500 milioni di euro all’anno. E non si sapeva<br />
che l’operazione titanio farebbe scattare una filiera<br />
produttiva di trasporto, pulitura, trasformazione,<br />
capace di coinvolgere aziende, imprese, mano d’opera<br />
in larga misura. Cifre da capogiro, introiti che<br />
consentirebbero alla Regione con i conti al collasso<br />
di affrontare e risolvere crisi gravissime come quella<br />
sanitaria, come quella ferroviaria e di impostare<br />
programmi di sviluppo oggi inimmaginabili.<br />
Ma dove è il dilemma? La miniera sta in Paradiso.<br />
Il giacimento così prezioso è piazzato nel cuore protetto<br />
del parco in un luogo intoccabile, intangibile,<br />
garantito da leggi e garanzie che comprendono anche<br />
i pareri della Sovraintendenza ai beni Ambientali.<br />
Per estrarlo bisognerebbe violare quel paradiso,<br />
tanto puro che negli ultimi anni sono ricomparsi<br />
lassù anche i branchi di lupi. Un luogo di poche<br />
case e pochi abitanti, di correnti soft di turismo, di<br />
una tranquilla agricoltura. Ci sono vette dalle quali<br />
si vede il mare in uno scenario perfetto, che solo la<br />
Liguria, in certe postazioni, sa regalare. Per estrarre<br />
il titanio che serve all’industria aerospaziale civile e<br />
militare, all’architettura, ai pigmenti necessari per le<br />
continua a pag. 22 X<br />
21
22<br />
l'inchiesta<br />
La miniera porterebbe uno<br />
sconquasso e indurrebbe<br />
il rischio dell’amianto,<br />
minaccia reale di ogni<br />
operazione con la quale<br />
si scava, rivolta e<br />
trasporta il terreno<br />
vernici e perfino per la carta e che trasformato in gas<br />
è un nemico delle polveri sottili, incubo del nostro<br />
quotidiano inquinamento, bisognerebbero costruire<br />
una strada vera e propria che arrivi sotto quel<br />
Bric Tarinè. Là ci sono per ora solo piccole strade<br />
asfaltate, poco più che mulattiere che salgono con<br />
tornanti dolci. La miniera porterebbe uno sconquasso<br />
e soprattutto indurrebbe il rischio più letale che<br />
si immagini, quello dell’amianto che è la minaccia<br />
reale di ogni operazione con la quale si scava, si rivolta,<br />
si trasporta il terreno. Insomma là c’è come<br />
una miniera d’oro o un pozzo di petrolio, un colpo<br />
di fortuna, un caso geologico, ma c’è anche il veleno<br />
del rischio più temuto.<br />
L’Operazione Titanio, che era sepolta nel dimenticatoio<br />
da due decenni, dopo che nel 1996, alla<br />
fine di un lungo iter burocratico, la Conferenza dei<br />
servizi di Savona aveva respinto la domanda di<br />
concessione presentata molti anni prima dalla Cet<br />
di Torino, una industria mineraria, è stata rilanciata<br />
recentemente dopo una serie di contatti e di incontri<br />
in Regione. Già alla fine del 2009 la società di<br />
ingegneria ambientale canadese, Golder Associates,<br />
potentissima in tutto il mondo, aveva presentato<br />
uno studio di fattibilità al Ministero dello Sviluppo<br />
Economico per sapere se si poteva procedere con le<br />
perforazioni e le indagini sul giacimento. Per conto<br />
della Golder un ingegnere Domenico Andreis,<br />
genovese, aveva bussato alla porta della Regione,<br />
aveva parlato con l’allora assessore al Bilancio Giovanni<br />
Battista Pittaluga che aveva mostrato un grande<br />
interesse, immaginando quale svolta finanziaria<br />
avrebbe rappresentato il canone della miniera. Ma<br />
Pittaluga aveva anche dichiarato la sua incompetenza.<br />
Quella scelta toccava all’Assessorato all’Ambiente.<br />
Nel clima pre-elettorale la proposta di studio<br />
di fattibilità si era persa.<br />
Ma mentre in Norvegia, in un luogo incontaminato<br />
all’interno di un fiordo ancora più protetto sono cominciati<br />
gli scavi per estrarre un titanio molto meno<br />
prezioso di quello ligure, l’operazione ligure è rispuntata.<br />
L’ingegner Andreis, che nel frattempo era<br />
passato a lavorare per la Sai Global un’altra multinazionale<br />
australiana, un colosso della certificazio-<br />
L’Operazione<br />
Titanio, sepolta<br />
nel dimenticatoio<br />
da due decenni,<br />
è stata rilanciata<br />
recentemente<br />
dopo una serie<br />
di contatti e<br />
di incontri in<br />
Regione.<br />
ne ambientale, settore ben distinto da quello della<br />
Golder, ha ribussato in Regione, trovando una attenzione<br />
diversa. Molte situazioni sono cambiate e<br />
l’ipotesi di una concessione mineraria, che non può<br />
essere richiesta né dalla Golder, né dalla Si Global,<br />
semplici società di progettazione e di certificazione,<br />
complementari l’una all’altra e soprattutto solo<br />
propedeutiche alla eventuale società mineraria, ha<br />
suscitato una reazione positiva.<br />
Almeno vediamo di cosa si tratta – si è detto in Regione<br />
di fronte alla ipotetica montagna di soldi che<br />
la concessione farebbe arrivare nelle esauste casse<br />
di via Fieschi e dintorni. L’idea che si costituisca<br />
una Commissione di Studio per affrontare il tema<br />
è stata un primo passo contro il quale si è subito<br />
alzato il muro della protesta degli ambientalisti. Lasciare<br />
pascolare i lupi sul Bric Tarinè, non toccare<br />
nulla di quel paradiso che sta alle spalle della costa<br />
o incominciare a trattare con le imprese interessate<br />
e immaginare garanzie, studi sulle grandi trasformazione<br />
dell’industria estrattiva, contropartite finanziarie<br />
e economiche o compensative. Tra i tanti<br />
dilemmi che la Regione deve affrontare in questi<br />
tempi complicati, almeno questo è molto concreto<br />
e duro. Come il titanio.<br />
l'opinione<br />
pAOLO LINGUA<br />
Quel vizio ligure<br />
di non decidere mai<br />
L<br />
a vicenda della presenza di ricchi giacimenti<br />
del prezioso titanio nel parco del<br />
Beigua nei pressi di Piampaludo aprirà<br />
una delle infinite diatribe peculiari – per non dire<br />
da manuale – della vita politica e sociale della<br />
Liguria. Se conosciamo bene i nostri dirigenti<br />
politici – primo tra tutti il presidente della Regione<br />
Claudio Burlando – possiamo prevedere che<br />
la vicenda appare desinata a decisioni in tempi<br />
lunghi, per non dire epocali, molto probabilmente<br />
senza un esito chiaro e definitivo. Abbiamo saputo<br />
che della presenza del titanio si sapeva da tempo,<br />
ma nessuno aveva mai affrontato, come si sul dire,<br />
il toro per le corna. A nostro avviso la questione è<br />
assai complessa, ma al tempo stesso elementare.<br />
Si deve valutare se l’estrazione del raro metallo<br />
è conveniente e se soprattutto la sua convenienza<br />
(che pare ovvia, dal momento che si tratta di<br />
milioni e forse di miliardi di euro) non scatenerà<br />
conseguenze esiziali dal punto di vista ecologico<br />
e ambientale. Con un corollario: quanti sono i<br />
fruitori turistici del Parco del Beigua? Che peso<br />
ha il loro ruolo nell’economia della Regione e<br />
della dimensione locale? Cosa significa sul piano<br />
della creazione della ricchezza e della crescita del<br />
reddito? È chiaro che qui non si vuole sottovalutare<br />
nulla e non si vuole evocare lo spettro di tanti<br />
film western del passato quando assistevamo alla<br />
guerre cruente tra i proprietari di ranch legati allo<br />
sviluppo agricolo e zootecnico in guerra contro<br />
chi puntava spregiudicatamente allo sfruttamento<br />
minerario (oro, argento). Ma, a causa delle<br />
precedenti esperienze, il timore più grande sta nel<br />
nulla di fatto. Lo scenario è prevedibile: da una<br />
parte realtà economiche e imprenditoriali che<br />
puntano, d’accordo con la Regione, al redditizio<br />
sfruttamento del giacimento minerario. Dall’altra<br />
una battaglia, anche cruenta e spettacolare, da<br />
parte di forze ecologiste sempre pronte a dire di<br />
no a qualunque progetto. La Tav ferroviaria e<br />
la cosiddetta “Gronda” ne sono l’ultimo evento<br />
palpabile. Una battaglia in questo senso provocherebbe<br />
la paralisi da parte di forze politiche e<br />
di partiti dominati da decenni dalla loro stessa<br />
fragilità interna, straziati dal perseguire un van-<br />
Il parco del Beigua<br />
al centro del<br />
quale sta il ricco<br />
giacimento di<br />
titanio.<br />
taggio economico contro una difesa d’una realtà<br />
naturalistica. I partiti e le istituzioni sono sempre<br />
ben felici di “mettere il cappello” su risultati<br />
positivi scelti e decisi da altri, attribuendosi meriti<br />
inesistenti. Il sogno sarebbe la botte piena e la<br />
moglie ubriaca, ovvero, come in questo caso, la<br />
miniera “ecologica”. Sintesi impossibile che, nel<br />
sogno irrealizzabile d’una gestione politica fragile<br />
e senza una struttura organizzativa ed ideologica<br />
portante, non può vedere alcuna forma di realizzazione<br />
concreta. E allora? La Regione, ci pare di<br />
immaginare a occhi chiusi, tirerà avanti la diatriba<br />
sino all’esaurimento. Ci saranno manifestazioni<br />
con slogan e cartelli. Magari anche convegni<br />
con professori universitari, ecologisti, imprenditori,<br />
grandi burocrati senza riuscire a trovare la<br />
cosiddetta “quadra”. La Liguria è troppo pavida<br />
e vile per scegliere o per decidere in un senso o<br />
nell’altro. Assisteremo a convegni, dibattiti, commissioni<br />
e contro-commissioni, a valutazioni con<br />
esiti contraddittori e ambigui. Ma nessuno oserà<br />
decidere, come del resto in tanti altri settori della<br />
vita pubblica ed economica. Quando si dice, dati<br />
statistici alla mano, che la Liguria è in declino per<br />
non dire in discesa libera, i cittadini devono sapere<br />
con chi prendersela. Il titanio, indipendentemente<br />
dal sapere quale sarà la scelta più utile e corretta,<br />
dormirà ancora a lungo sottoterra, nei pressi della<br />
ridente Piampaludo.<br />
23
24<br />
il reportage<br />
Il Patriarca di Venezia è<br />
dallo scorso aprile, un<br />
genovese, Sua Eccellenza<br />
reverendissima monsignor<br />
Francesco Moraglia, ex<br />
vescovo di La Spezia e<br />
Luni, di origine genovesesanremese<br />
Quelle<br />
quattro<br />
porpore<br />
genovesi<br />
FRANCO MANZIttI<br />
Q<br />
ualche secolo fa sarebbe equivalsa a un bestemmia,<br />
a un sacrilegio o, da un punto di<br />
vista più terreno, ancor di più al segno della<br />
sottomissione di una potenza all’altra, anche se<br />
qui si tratta di Chiesa e dei suoi più augusti ambiti.<br />
Il Patriarca di Venezia è dallo scorso mese di aprile,<br />
un genovese, Sua Eccellenza reverendissima monsignor<br />
Francesco Moraglia, 55 anni, ex vescovo di<br />
La Spezia e Luni, di origine genovese-sanremese.<br />
Un genovese, consacrato da Giuseppe Siri sacerdote<br />
e da Angelo Bagnasco vescovo, sul trono di una<br />
delle chiese patriarcali più importanti nella storia di<br />
Occidente e di Oriente: questa è stata nel 2012 la<br />
soffertissima decisione del Vaticano, che ha atteso<br />
otto mesi per sostituire Angelo Scola, arcivescovo<br />
di Milano. E nulla di più storicamente imprevedibile<br />
e di più politicamente inatteso era avvenuto con<br />
questa decisione, che insediava un prelato straordinariamente<br />
somigliante al fu papa Luciani, l’ultimo<br />
patriarca veneziano salito al soglio papale seppure<br />
per un tempo brevissimo nel 1978. E che preparava,<br />
L’investitura<br />
cardinalizia<br />
per monsignor<br />
Moraglia arriverà<br />
nel prossimo<br />
Concistoro.<br />
questa decisione, un evento straordinario nei tempi<br />
moderni: la contemporaneità della presenza nel Sacro<br />
Collegio di quattro cardinali tutti genovesi.<br />
Sulla cattedra che fu di Sua Eminentissima Eccellenza,<br />
il cardinale Roncalli, diventato nella gloria<br />
del Vaticano e del Regno dei cieli Giovanni XXIII,<br />
il papa buono e poi, appunto, che fu di Luciani, una<br />
meteora per ventisette giorni papa Giovanni Paolo<br />
I, il pontefice della morte misteriosa e folgorante, è<br />
salito questo altro genovese, un prediletto del fu cardinale<br />
principe Giuseppe Siri, riscoperto e lanciato<br />
da quel grande stratega che è Tarcisio Bertone, oggi<br />
segretario di Stato vaticano, appunto predestinato<br />
all’insegna cardinalizia come tocca al patriarca di<br />
Venezia.<br />
Patriarca di Venezia, appunto, questo ex monsignore<br />
di Curia genovese, riservato, timido, studioso,<br />
teologo raffinato, mai pastore se non nella sua<br />
breve traslocazione spezzina, genovese doc nato<br />
nel quartiere borghese di Castelletto, nella parrocchia<br />
del Carmine, dove esplosero le intemperanze<br />
di don Andrea Gallo, il prete degli emarginati, dei<br />
disperati, delle prostitute, dei drogati, diventa l’ultima<br />
pedina di una partita a scacchi che oramai si sta<br />
giocando in modo evidente nel prossimo Conclave,<br />
quello che eleggerà il successore di papa Ratzinger.<br />
Come mai in precedenza nella storia della Chiesa<br />
sta crescendo nel Supremo Consesso dei cardinali<br />
il numero dei genovesi di nascita e in qualche<br />
modo di adozione, sulla cui testa la berretta porpora<br />
dell’investitura cardinalizia è stata imposta sull’asse<br />
Siri-Bertone, ambedue arcivescovi di Genova, ma<br />
in tempi distantissimi, Siri dal 1945 al 1989 e Bertone<br />
tra il 2003 e il 2007.<br />
Moraglia, al quale l’investitura cardinalizia arriverà<br />
nel prossimo Concistoro, verrà, infatti, immediatamente<br />
dopo Domenico Calcagno, per la verità<br />
alessandrino di Parodi Ligure, ma cresciuto nella<br />
Curia genovese, fatto vescovo di Savona e poi<br />
assurto, con la benedizione di Bertone, al ruolo di<br />
responsabile dell’Amministrazione del Patrimonio<br />
della Santa Sede, dopo esserne stato il segretario. In<br />
uno degli ultimi Concistori era stato fatto cardinale<br />
monsignor Mauro Piacenza, oggi presidente della<br />
Congregazione del Clero, cioè ministro degli Interni<br />
della Chiesa cattolica, un genovese doc anche<br />
lui, cresciuto sotto la protezione di Giuseppe Siri, di<br />
cui fu addetto stampa negli ultimi anni della vita del<br />
continua a pag. 26 X<br />
25
26<br />
il reportage<br />
Ha sempre avuto<br />
un aplomb di<br />
conservazione, con<br />
il “colletto alto”, come<br />
si diceva allora<br />
cardinale principe. In Vaticano, dove era approdato<br />
nei primi anni Novanta, Piacenza ha bruciato le tappe<br />
da quando Bertone è arrivato a fare il segretario<br />
di Stato e di passo in passo oggi siede nel Supremo<br />
Collegio e amministra una delle Congregazioni più<br />
importanti. Si dice, tra un fruscio di tonache e l’altro<br />
nei corridoi della Curia vaticana che anche lui sia<br />
stato importante nella scelta di Moraglia, uno dei<br />
suoi “pretini” a Genova e sotto la cui benedizione<br />
era diventato vescovo non molto tempo fa.<br />
Bagnasco, Piacenza, Calcagno, Moraglia e in qualche<br />
modo Bertone, il “capo”, la cui carriera è stata<br />
rilanciata dal suo arrivo a Genova in modo esponenziale:<br />
i “genovesi” nel Collegio dei cardinali<br />
potrebbero essere il frutto di una strategia, la stessa<br />
che sta facendo aumentare il numero degli italiani<br />
tra i cardinali che saranno chiamati a scegliere il<br />
successore di papa Ratzinger. Ma è più facile che<br />
il numero dei genovesi sia anche una coincidenza<br />
anche un po’ fortuita.<br />
La nomina ultima, quella di Moraglia è stata concordata<br />
tra Bertone e Bagnasco, presidente delle<br />
Cei, la Conferenza Episcopale oggi probabilmente<br />
uno dei cardinali più potenti della Chiesa Romana<br />
per il ruolo di influenza che sta svolgendo, attraverso<br />
la Conferenze dei Vescovi, nel delicatissimo<br />
rapporto tra il Vaticano e la politica italiana. È o non<br />
è Bagnasco, questo sottile dottore di Chiesa e di politica,<br />
nato nei carruggi genovesi, già vescovo di Pesaro<br />
e poi addetto militare, l’ispiratore dello storico<br />
incontro di Todi nel 2011, nel quale si erano ritrovate<br />
tutte le anime cattoliche della politica italiana, in<br />
un movimento che non è stato poi tanto lontano anche<br />
dal governo Monti e da una delle sue figure più<br />
significative, il ministro Andrea Riccardi, fondatore<br />
della potente e influente Comunità di Sant’Egidio<br />
e una delle anime del rassemblement che ha spinto<br />
il professor Monti nell’agone elettorale, insieme a<br />
Italia Futura di Luca di Montezemolo.<br />
Come sono larghe e portano lontano le vie del Signore!<br />
Certo quella che sta percorrendo il timido e il sempre<br />
meno tremebondo monsignor Francesco Moraglia,<br />
tra il Golfo dei Poeti spezzino e la laguna di<br />
Venezia, è una strada imprevedibile, lungo la quale<br />
egli aveva battuto una delle concorrenze più ag-<br />
La cattedrale<br />
metropolitana di San<br />
Lorenzo, consacrata<br />
al santo nel 1118 da<br />
papa Gelasio II, è il più<br />
importante luogo di culto<br />
cattolico di Genova.<br />
guerrite che si potessero immaginare. Il Patriarcato<br />
di Venezia non ha molte anime da amministrare, ma<br />
invece molto lustro con il quale vestirsi e non sono<br />
casi rari che Roncalli, uno dei papi più importanti<br />
del Novecento e Luciani, siano venuti anche molto<br />
improvvisamente da lì, tra l’altro Roncalli superando<br />
il favorito di quel complicatissimo conclave<br />
del 1960 nel quale – guarda caso – era pronosticato<br />
l’allora giovanissimo genovese, Giuseppe Siri, da<br />
tutti visto come il successore di Pio XII, papa Pacelli,<br />
papa della guerra, delle sue immani sofferenze,<br />
riassunte dalla sua tonaca insanguinata sotto i bombardamenti<br />
a san Lorenzo, ma anche dalle violente<br />
polemiche sul suo atteggiamento a proposito delle<br />
leggi razziali.<br />
Moraglia ha “sorpassato” su quella via monsignori<br />
e vescovi del calibro di Gian Franco Ravasi,<br />
già considerato un candidato per la successione di<br />
Tettamanzi e Bruno Forte, vescovo di Chieti, con-<br />
Si racconta che mettesse<br />
perfino in difficoltà<br />
i professori nelle<br />
discussioni teologiche<br />
più avanzate<br />
siderato, invece, una delle teste più fini della Chiesa<br />
italiana e lo stesso monsignor Vincenzo Paglia, uno<br />
dei fondatori della Comunità di Sant’Egidio.<br />
Il possibile quarto o quinto cardinale genovese del<br />
prossimo Conclave è, dunque, un ex seminarista<br />
di Siri, consacrato da lui e da Bagnasco, quarto di<br />
quattro fratelli, tre dei quali avvocati, come il padre<br />
Enrico arrivato a Genova dal Ponente ligure del<br />
quale la madre dice “I miei altri figli, Paolo, Rosy e<br />
Maria Vittoria sono avvocati, lui è diventato avvocato<br />
di Dio”.<br />
Era salito presto al seminario del Righi, la collina<br />
genovese che sta dietro al quartiere borghese di Castelletto<br />
ed aveva avuto come professori don Baget<br />
Bozzo insegnate di teologia ed anche un giovanissimo<br />
Angelo Bagnasco, che insegnava Logica nello<br />
stesso Biennio di teologia. È un tradizionalista<br />
Moraglia, cresciuto in questa culla genovese, vezzeggiato<br />
proprio dall’allora assistente di Siri, don<br />
Mauro Piacenza, poi giovane curato nella Chiesa<br />
sotto casa, dove tuonavano, davanti ai propri parrocchiani<br />
delle più ferventi e ortodosse famiglie<br />
genovesi della borghesia più cattolica, come i Costa<br />
delle navi e i Dufour delle caramelle, parroci<br />
dai toni severi e dove sarebbero serpeggiati, non a<br />
caso, negli anni Sessanta i primi dissensi dei futuri<br />
sessantottini, cullati a loro volta in quel crogiuolo<br />
di tensioni religiose e sociali, dai preti anti siriani,<br />
appunto il fiammeggiante don Gallo e il dolce don<br />
Giacomo Piana?<br />
Moraglia ha sempre avuto un aplomb di conservazione,<br />
con il “colletto alto”, come si diceva allora.<br />
Allora nella chiesa genovese conservatori e progressisti<br />
si differenziavano un po’ come genoani e<br />
sampdoriani e le discussioni erano animate. Si racconta<br />
che Moraglia perfino mettesse in difficoltà i<br />
professori nelle discussioni teologiche più avanzate.<br />
Oggi la Chiesa è molto diversa e in Vaticano i ruoli<br />
cambiano con un personaggio come Angelo Bagnasco,<br />
che non si può ascrivere a nessun partito<br />
conservatore o progressista, che assume sempre di<br />
più il ruolo di mediatore. E la Chiesa genovese e<br />
ligure, diventata inopinatamente così potente dentro<br />
a quella romana e vaticana, sforna personaggi a<br />
sorpresa che vanno a assumere ruoli così importanti<br />
dentro e fuori le mura leonine.<br />
27
28<br />
porto<br />
Il porto di Savona ha registrato una<br />
flessione dei traffici, ma alcuni picchi di<br />
movimentazione fanno sperare in una ripresa<br />
Miazza:<br />
un avvenire<br />
prudente<br />
e ottimista<br />
Vanta<br />
una densa<br />
carriera di<br />
manager<br />
in ambito<br />
portuale e<br />
marittimo<br />
a Genova,<br />
Savona,<br />
Venezia e<br />
Marghera<br />
“ È vero<br />
che rispetto all’anno scorso abbiamo<br />
segnato una flessione del 10% dei<br />
traffici complessivi, ma negli anni scorsi<br />
abbiamo avuto picchi eccezionali nella movimentazione.<br />
Ci sono tutti i segnali d’una buona ripresa,<br />
per cui sono moderatamente ottimista”. Sorride il<br />
nuovo presidente del Porto di Savona, Gian Luigi<br />
Miazza, 51 anni, laureato in economia, sposato, una<br />
figlia, con alle spalle una densa carriera di manager<br />
in ambito portuale e marittimo a Genova, Savona,<br />
Venezia e Marghera. Il nuovo presidente premette<br />
che vuole essere prudente, in questa prima fase<br />
del suo mandato: Savona, nel corso dell’ultimo<br />
decennio è cresciuta con il suo porto, grazie anche<br />
a un saggio gioco di squadra delle sue istituzioni.<br />
Durante il mandato di Gian Luigi Miazza, soprattutto<br />
se – come quasi sempre accade – farà il bis,<br />
decolleranno grosse iniziative come Tirreno Power<br />
e la piattaforma Maersk, destinate ad aumentare<br />
occupazione e reddito. Il presidente aggiunge,<br />
passando a un’altra voce: “Dopo il naufragio della<br />
Costa Concordia temevamo il peggio per il nostro<br />
Terminal che puntiamo a ingrandire e potenziare:<br />
invece segnamo una flessione fisiologica del 14%<br />
(811 mila passeggeri) e che è già in via di riassorbimento.<br />
Contiamo di pareggiare di nuovo il flusso<br />
consolidato e di crescere. Ma siamo soddisfatti<br />
della crescita del 10% del traffico dei traghetti. Il<br />
calo maggiore, ma è una conseguenza d’una condizione<br />
nazionale e di crisi di settore, oltre che si<br />
spostamenti di mercati, lo abbiamo riscontrato nei<br />
Il nuovo presidente del Porto<br />
di Savona, Gian Luigi Miazza<br />
è laureato in economia,<br />
sposato con una figlia.<br />
settori della siderurgia e dell’ortofrutta. Ma le nostre<br />
strategie puntano a una tenuta e a un recupero delle<br />
merci varie che hanno un alto valore aggiunto e del<br />
settore contenitori che però è quello che maggiormente<br />
è oggetto di concorrenza con gli altri porti<br />
della Liguria”. Savona insomma soffre per cause di<br />
carattere generale,come del resto molti scali italiani,<br />
ma ha una struttura agguerrita e punta a non perdere<br />
colpi. Miazza crede nel “patto” ideale tra lo scalo e<br />
la città, in tutti i suoi settori economici e produttivi e<br />
a un coinvolgimento del territorio, fa capire che tra<br />
le strategie che sta studiando, mira soprattutto a non<br />
“perdere colpi”.<br />
Dice di credere alla “collaborazione fattiva” tra i<br />
tre porti liguri, senza però “gerarchie”. Crede a una<br />
“Dopo il naufragio della Concordia<br />
temevamo il peggio e invece<br />
segnamo una flessione fisiologica<br />
già in via di riassorbimento”<br />
distribuzione razionale dei traffici in modo che la<br />
Liguria mantenga la leadership nello shipping nazionale<br />
e mediterraneo.<br />
Sul tema delle infrastrutture e dei servizi, Miazza<br />
non ha dubbi: “Occorre accelerare nei limiti del<br />
possibile la realizzazione del Terzo Valico ferroviario<br />
e della Gronda, oltre che di tutto quanto riguarda<br />
potenziamento e razionalizzazione delle comunicazioni”.<br />
Miazza pensa che in un mondo che corre<br />
non si possa restare indietro e che occorra tenere<br />
d’occhio i mercati e le modificazioni internazionali.<br />
La Liguria ha un ruolo, soprattutto nella logistica, di<br />
livello internazionale.<br />
Poi si torna sui dati dello scalo: “Ci sono segni<br />
positivi che, come sempre, valutiamo con prudenza:<br />
nel mese di dicembre, i traffici hanno segnato<br />
un incremento del 4% rispetto allo stesso<br />
mese di un anno prima. L’assetto recettivo del<br />
porto dimostra di essere in grado di affrontare la<br />
ripresa. Ne riparleremo all’inizio dell’estate. E<br />
spero di essere stato un buon profeta”. p.l.<br />
29
RENZO tEbANO<br />
30<br />
economia<br />
Il tenace<br />
dream della<br />
differenziata<br />
Il nuovo impianto<br />
di Bolzaneto<br />
consentirà di<br />
aumentare in<br />
breve tempo<br />
la quantità di<br />
materiale inviata<br />
al riciclo<br />
L<br />
a raccolta differenziata compie<br />
un passo avanti a Genova con l’apertura<br />
del nuovo centro Amiu;<br />
nella zona industriale di Bolzaneto, in<br />
un capannone di oltre 3000 metri quadri<br />
è stato costruito un impianto moderno,<br />
dotato di macchinari all’avanguardia per<br />
trattare imballaggi in plastica, alluminio,<br />
acciaio, carta, cartone e tetrapak, da cui<br />
usciranno preziose materie prime per le<br />
produzioni industriali.<br />
“Oggi questo è l’impianto più innovativo<br />
nel Nord Ovest – spiega il presidente<br />
Riccardo Casale – anche gruppi<br />
molto più grandi di noi non hanno<br />
nulla del genere. Consentirà ad Amiu<br />
di essere più che autosufficiente per il<br />
trattamento dei materiali raccolti, con<br />
l’obiettivo di aumentare in breve tempo<br />
le quantità inviate al riciclo”.<br />
La lavorazione dei materiali si realizza<br />
su due diverse configurazioni operative,<br />
il trattamento della multimateriale<br />
leggera (imballaggi di plastica e lattine)<br />
e quello della frazioni cellulosiche<br />
(carta, cartone e imballaggi di cartone).<br />
Il trattamento della multimateriale<br />
leggera consiste essenzialmente nella<br />
separazione dal flusso principale alimentato<br />
all’impianto delle frazioni di<br />
Il nuovo impianto<br />
di Bolzaneto e il<br />
presidente di Amiu<br />
Riccardo Casale.<br />
LA POTENZIALITà DI TRATTAMENTO<br />
Multimateriale leggera Carta e cartone<br />
7 t/h<br />
10.500 t/anno<br />
7.338t 39.608t<br />
Nel 2011 Nel 2011<br />
scarto e nella separazione differenziata<br />
dei metalli.<br />
Si ottengono in uscita tre distinti flussi<br />
principali: imballaggi di plastica,<br />
imballaggi di acciaio e imballaggi di<br />
alluminio.<br />
Ogni flusso ottenuto dalla separazione,<br />
prima di essere avviato alla pressatura,<br />
prevede un controllo di qualità manuale<br />
eseguito da addetti in apposite cabine<br />
climatizzate e pressurizzate.<br />
Il volume di materiale lavorato dovrebbe<br />
poter superare le 10.000 tonnellate<br />
all’anno con un notevole incremento<br />
rispetto alla quantità certificata<br />
nel 2011 di 7.338 tonnellate.<br />
Anche la linea delle frazioni cellulosiche<br />
(carta, cartone e tetrapak) consiste<br />
essenzialmente nella separazione, dal<br />
flusso principale alimentato all’impianto,<br />
delle frazioni di scarto. Opera<br />
inoltre l’importante funzione di separare<br />
dal carta e cartone misti (il prodotto<br />
della raccolta differenziata eseguita<br />
nelle campane e nei contenitori stradali)<br />
gli imballaggi di cartone che sono<br />
meglio remunerati dal mercato.<br />
La linea ha due punti distinti di alimentazione:<br />
uno per gli imballaggi di<br />
cartone ed uno per la carta e cartone<br />
32 t/ore<br />
48.000 t/anno<br />
misti. Uno speciale separatore balistico<br />
(decartonatore) provvede a separare<br />
gli imballaggi presenti nella carta e a<br />
convogliarli nel cartone.<br />
Anche in questo caso, i due flussi ottenuti<br />
dalla separazione, prima di essere<br />
avviati alla pressatura, subiscono un<br />
controllo di qualità manuale in cabina<br />
di selezione per la separazione delle<br />
frazioni estranee (materiali non cellulosici).<br />
A regime l’impianto potrà trattare annualmente<br />
48.000 tonnellate, quasi<br />
10.000 in più rispetto al 2011 quando<br />
la quantità si fermava alle 38.600.<br />
Questi processi porteranno a un aumento<br />
della qualità dei prodotti lavorati<br />
che consentirà l’aumento dei ricavi<br />
provenienti dalla vendita, i quali<br />
potranno contribuire a calmierare le<br />
tariffe pagate da cittadini e imprese.<br />
Per concludere, nell’immediato Amiu<br />
potrà trattare in proprio tutti i materiali<br />
che oggi in parte sono lavorati<br />
su impianti terzi, in brevissimo tempo<br />
aumentare a costi invariati i volumi di<br />
materiali anche attirandoli da fuori e,<br />
infine, potenziare sensibilmente, arrivando<br />
a raddoppiarli, i volumi da inviare<br />
al riciclo.<br />
31
32<br />
sport<br />
U<br />
n punto di penalizzazione in classifica inflitto<br />
all’inizio della stagione alla Sampdoria;<br />
un altro che potrebbe arrivare al Genoa<br />
nel corso del mese di febbraio. Un punto che in realtà<br />
sarebbero due, in assenza del patteggiamento a<br />
cui è ricorsa la società blucerchiata e a cui dovrebbe<br />
fare riferimento anche la linea difensiva di quella<br />
rossoblu. La vicenda del calcioscommesse, esplosa<br />
nell’estate del 2011, continua insomma a riverberarsi<br />
sul campionato con conseguenze negative anche<br />
per le squadre della Lanterna, sia pure per il “reato”<br />
di responsabilità oggettiva. Il principio della giustizia<br />
sportiva, in cui tra l’altro è l’imputato a dover dimostrare<br />
la propria innocenza e non viceversa come<br />
avviene in campo ordinario, è semplice: i club non<br />
possono non sapere o, quantomeno, sono punibili<br />
per il cosiddetto omesso controllo su propri tesserati.<br />
Principio discutibile, ancorché unico baluardo<br />
(responsabilità personali morali a parte) al dilagare<br />
delle malversazioni legate alle partite di calcio.<br />
Giova ricordare che il calcioscommesse è un’attività<br />
regolarmente gestita dallo Stato, a cui fanno<br />
da contraltare però le numerose “iniziative private”<br />
spesso gestite direttamente dalla criminalità<br />
organizzata e che continuano a creare un gran giro<br />
d’affari nonostante la liberalizzazione del gioco in<br />
sale autorizzate. Risulta troppo semplicistico tuttavia<br />
affermare che il fenomeno è legato al proliferare<br />
del gioco in quanto tale. Il primo calcio scommesse,<br />
infatti, salì alla ribalta delle cronache nazionali<br />
nei primi anni Ottanta, con lo scoppio del Totonero<br />
prima e del Totonero-bis qualche anno più tardi.<br />
Entrambi gli scandali riguardarono un giro di<br />
scommesse clandestine, nel quale furono coinvolti<br />
direttamente società calcistiche e giocatori disposti<br />
ad alterare il regolare andamento di gare e tornei per<br />
favorire l’esito di ingenti giocate illegali. Dopo un<br />
processo sportivo vennero penalizzate varie società<br />
professionistiche con la retrocessione a tavolino o<br />
con punti di penalizzazione da scontare nella stagione<br />
successiva, e vennero radiati o squalificati molti<br />
giocatori e dirigenti.<br />
Lezione che non è bastata a evitare il ripetersi del<br />
fenomeno. L’ultimo capitolo di scommessopoli ha<br />
prodotto il coinvolgimento di giocatori, dirigenti<br />
e società di Serie A, Serie B, Lega Pro e Lega<br />
Nazionale Dilettanti. Nessuno si è salvato. Ma se<br />
negli anni Ottanta gli organizzatori del giro di malversazioni<br />
costituivano una banda disordinata e<br />
domestica, gli anni Duemila hanno fatto registrare<br />
ramificazioni internazionali e intrecci che hanno<br />
condotto gli inquirenti su piste esotiche. Il mercato<br />
globale è diventato tale anche in tema di giocate e<br />
condizionamenti planetari. Sino a qualche anno fa<br />
nelle intercettazioni comparivano i “grulli”, adesso<br />
è l’epoca degli “zingari”. E le lingue parlate nelle<br />
trattative per alterare i risultati sono più di una.<br />
Il calcio italiano è marcio, dunque? Chiaro che sì.<br />
Ma volendo vedere il rovescio della medaglia si<br />
può anche affermare che forse, a differenza di altri<br />
Quel<br />
guazzabuglio<br />
del calcio-<br />
scommesse<br />
MAURIZIO MIChIELI<br />
La vicenda del<br />
calcioscommesse,<br />
esplosa nell’estate<br />
del 2011, continua ad<br />
avere ripercussioni sul<br />
campionato di serie A<br />
Paesi, dove certe situazioni restano sottotraccia, in<br />
Italia ogni tanto il fango viene a galla e su alcuni<br />
episodi si riesce a fare un po’ di luce. Risultati “strani”,<br />
“biscotti” (cioè accordi di comodo), corruzioni<br />
si verificano anche altrove, ma non sempre con le<br />
nostre stesse conseguenze. Il motivo è anche riconducibile<br />
al fatto che nelle altre nazioni europee la<br />
giustizia ordinaria ha tempi di esecuzione più rapidi<br />
e sovente anticipa, precede o rende quasi scontati e<br />
inutili le sentenze sportive. In Italia, invece, bisogna<br />
fare presto per garantire la regolarità dei campionati.<br />
E allora si procede in maniera sommaria, talvolta<br />
brutale, con processi capestro. Capita di calciatori<br />
sbattuti in galera dai magistrati e regolarmente mandati<br />
in campo dagli allenatori una volta usciti dal<br />
carcere, in attesa dei verdetti.<br />
Tornando alle nostre squadre, la Sampdoria ha dovuto<br />
fronteggiare due situazioni relative a scommessopoli.<br />
Una prima condanna a 50 mila euro<br />
di multa per il comportamento del suo giocatore<br />
Cristian Bertani, condannato però per episodi risalenti<br />
al periodo in cui militava nel Novara. La<br />
Procura federale ha fatto leva sul principio della<br />
reiterazione presunta del reato anche in assenza di<br />
prove. Talmente presunta che la sentenza è stata<br />
annullata e quella della Sampdoria si è rivelata una<br />
battaglia di principio giusta. In assenza del ricorso<br />
della società di Corte Lambruschini, quella sentenza<br />
avrebbe fatto giurisprudenza a livello sportivo,<br />
con conseguenze devastanti. Anche perché i club<br />
di calcio non hanno molti strumenti per controllare<br />
i loro tesserati, basti pensare che l’Inter fu condannata<br />
a risarcire Bobo Vieri per averlo fatto pedinare,<br />
temendo non scommesse clandestine da parte<br />
del centravanti ma scorribande alcoliche, femminili<br />
e notturne.<br />
Il secondo processo, che è costato alla Sampdoria<br />
il punto di penalità, che in un campionato così<br />
equilibrato può anche risultare decisivo, riguarda la<br />
vicenda della partita di Bari-Samp 0-1, sulla quale<br />
L’ultimo capitolo<br />
di scommessopoli<br />
ha prodotto il<br />
coinvolgimento<br />
di giocatori,<br />
dirigenti e società<br />
di Serie A, Serie<br />
B, Lega Pro e<br />
Lega Nazionale<br />
Dilettanti.<br />
Un punto di<br />
penalizzazione è stato<br />
inflitto alla Sampdoria<br />
e un altro potrebbe<br />
arrivare al Genoa nel<br />
mese di febbraio<br />
sembra acclarato siano circolati molti denari. Essendo<br />
coinvolto in prima persona un proprio calciatore,<br />
Stefano Guberti, la società blucerchiata ha saggiamente<br />
dribblato il processo, dove sarebbe risultato<br />
difficile difendersi sul principio della responsabilità<br />
oggettiva e ha così ottenuto lo sconto e il dimezzamento<br />
della pena. Va detto che la faccenda sarebbe<br />
stata molto più complicata, configurando l’illecito<br />
sportivo, se tra gli indagati fossero risultati dirigenti<br />
della Sampdoria stessa, che mai invece hanno fatto<br />
capolino nell’inchiesta attraverso interrogatori o intercettazioni.<br />
Stessa sorte dovrebbe (il condizionale è d’obbligo,<br />
giacché la presunzione di innocenza vale anche<br />
in sede di diritto sportivo) toccare al Genoa<br />
per la gara con la Lazio del maggio 2011, terminata<br />
4-2 per i padroni di casa all’Olimpico. La società<br />
rossoblu, che annovera tra gli allora tesserati<br />
coinvolti alcuni elementi di spicco della propria<br />
formazione, rischia 2 punti di penalizzazione,<br />
riducibili a uno attraverso il patteggiamento. Un<br />
danno, in ogni caso. Ma più contenuto. Sebbene si<br />
possa discutere sui tempi, al punto che qualcuno,<br />
specie nei palazzi romani, dove le squadre della<br />
capitale sono assai influenti, auspicava uno slittamento<br />
dei provvedimenti al prossimo campionato.<br />
Se non fosse che, proprio poche settimane fa, il<br />
Napoli è stato condannato a punti di penalizzazione<br />
in graduatoria nella stagione in corso. Dunque,<br />
il processo s’ha “purtroppo” da fare.<br />
Resta inteso che Sampdoria e Genoa, al di là delle<br />
vicende giudiziarie, dovrebbero trovare il modo<br />
di salvarsi sul campo, oltre che nelle aule dei tribunali<br />
sportivi. I quali, sia detto a chiare lettere,<br />
dovrebbero essere riformati in senso più civile. Ma<br />
il calcio italiano ha appena rieletto presidente della<br />
Figc Giancarlo Abete con il 94% dei suffragi. Tutto<br />
cambia perché nulla cambi... E a molti, persino<br />
a coloro i quali strillano in prima linea, va bene<br />
così. Alla fine si rimedia uno schiaffone, anche se<br />
invece di un’anguria è stata svaligiata una banca.<br />
O tradito la fiducia, la passione e l’emotività di milioni<br />
di tifosi.<br />
33
ElEna<br />
27 anni, una laurea in Scienze<br />
internazionali e Diplomatiche,<br />
tante granDi paSSioni – i viaggi,<br />
la muSica, le fotografie, la<br />
Scrittura – e un Sogno nel<br />
caSSetto, Diventare una<br />
Scrittrice e Scrivere Delle<br />
rubriche.<br />
Foto Anna Palermo<br />
promesse
SERIOUS COMMITMENT TO CUSTOMER SATISFACTION<br />
www.gruppospinelli.com<br />
Spinelli Group provides inland logistics solutions for Shipping Container<br />
Lines and Container Lessors through a powerful family of companies.<br />
Each company operates independently, focused on its market segment,<br />
but also competes collectively under the Spinelli Group brand.<br />
Spinelli Group offers the full inland shipping supply chain ranging<br />
from port terminal facilities, multimodal transport<br />
solutions, inland rail connected container depots,<br />
warehouses, forwarding and custom agent activities.<br />
In today's Network Economy, Spinelli Group is uniquely<br />
positioned to leverage the power of networks to help connect<br />
the Customers to the high-tech, high-speed global marketplace.<br />
BP 16705<br />
42<br />
38<br />
spettacoli<br />
&cultura<br />
Verdi<br />
di Roberto Iovino<br />
epicuro<br />
di Stefano Tettamanti<br />
46<br />
architettura a genova<br />
di Linda Kaiser
38<br />
lettere<br />
I miei letti li voglio gonfiati,<br />
non imbottiti, le piume sono troppo dure. (...)<br />
Le mie vivande arriveranno tutte in conchiglie<br />
indiane, in piatti di agata incastonati d’oro,<br />
e tempestati di smeraldi, zaffiri, giacinti e rubini (...)<br />
Il mio valletto si ciberà di fagiani, salmoni affettati,<br />
piovanelli, beccacce, lamprede; io per me avrò<br />
creste di barbi servite al posto di insalate;<br />
funghi sott’olio; e le gonfie mammelle untuose<br />
di una grassa scrofa pregna, appena tagliate,<br />
condite con salsa squisita e piccante;<br />
per cui dirò al mio cuoco: “Eccoti oro.<br />
Va’ e diventa cavaliere.<br />
Quante<br />
calunnie sul<br />
filosofo del<br />
piacere<br />
StEFANO tEttAMANtI<br />
Epicuro<br />
(Samo, 342 a.C. - Atene, 271 a.C.)<br />
Filosofo<br />
D<br />
i tutti i gonzi che Geremia minchiona nella<br />
casa di Amafrizzo, il più disarmante è<br />
sir Mammone Epicuro, ingordo sognatore<br />
accecato dalla ricerca del piacere più rozzo e<br />
materiale. Ben Jonson scrive L’alchimista intorno<br />
al 1610, circa milleottocento anni dopo la morte di<br />
Epicuro, ma si sente ancora in tempo per irriderlo<br />
e perpetuare la miserabile fandonia di un Epicuro<br />
santo patrono della taverna e del bordello. Del resto,<br />
se si dà retta a Diogene Laerzio, a essere preso<br />
in giro Epicuro doveva essere abituato sin da piccolo,<br />
visto che era povero in canna e per tirar su<br />
qualche soldo si prestava ai lavori più pesanti, aiutando<br />
a scuola il padre Neocle, modesto maestro,<br />
e la madre Cherestrata, maga che batteva le case<br />
di campagna a leggere incantesimi. Se si aggiunge<br />
che uno dei suoi fratelli faceva il magnaccia e<br />
viveva con una prostituta, si può immaginare che<br />
Epicuro non fosse un ragazzino che se la passava<br />
facilmente in mezzo ai coetanei. Forse stimolato<br />
dai sublimi panorami della natia Samo, già allora<br />
l’isola più verde e coltivata dell’Egeo orientale,<br />
dove Hera si era fatta sposare da Zeus e dove Antonio<br />
avrebbe portato in luna di miele Cleopatra, il<br />
giovane Epicuro si pone domande più grandi di lui<br />
se a dodici anni, deluso dalle risposte che gli danno<br />
gli insegnanti, comincia a interrogarsi niente meno<br />
che sul significato del caos. E continua a farlo per<br />
un’altra ventina d’anni, ragionando sopra gli atomi<br />
e la loro forma, sopra il loro movimento e la loro<br />
invisibilità, sopra il loro numero e la loro indivisibilità.<br />
Gli oggetti più grandi che possiamo osservare,<br />
la luna e il sole, ad esempio, sono fatti di atomi,<br />
dice Epicuro, tanto quanto le cose più piccole, gli<br />
insetti nell’acqua e i singoli granelli di sabbia. E<br />
anche l’uomo è fatto di atomi. Dunque i corpi celesti<br />
non sono entità divine capaci di determinare il<br />
destino degli uomini né navigano nel vuoto mossi<br />
dagli dei che, se ci sono, hanno altro a cui pensare<br />
che alle vicende umane. Dunque la natura, per<br />
quanto infinitamente grande e complessa, può essere<br />
studiata, il suo caos conosciuto e ordinato. Le<br />
sue geniali intuizioni, sulla scia di quelle dei suoi<br />
precursori atomisti Leucippo e Democrito, avrebbero<br />
atteso alcuni millenni per trovare qualche riscontro<br />
empirico, ma a Epicuro devono sembrare<br />
abbastanza solide e sufficientemente dispensatrici<br />
di piacere, il piacere della conoscenza, quello che<br />
si raggiunge una volta liberati dalla schiavitù della<br />
superstizione, se si sente pronto, all’età di trentadue<br />
anni, a trasferirsi ad Atene per aprire la sua<br />
scuola filosofica. Ovvio che un tipo del genere non<br />
si accontenti di una scuola qualunque: la apre in<br />
una grande casa di periferia con orto, il famigerato<br />
Giardino, al cui ingresso fa incidere il motto “qui<br />
il piacere è il sommo bene” e dove a ricercare la<br />
felicità, affrancati dagli dei e lontani dalla politica,<br />
accoglie anche le donne e anche gli schiavi. Niente<br />
di meglio per mettere in moto quella macchina<br />
del fango che avrebbe lavorato ininterrottamente<br />
“Qui il piacere è<br />
il sommo bene”<br />
recitava il motto<br />
all’ingresso della<br />
scuola di Epicuro.<br />
Foto Patrizia<br />
Traverso<br />
IN CLASSIFICA tRA I pIù vENDUtI<br />
Epicuro si pone domande<br />
più grandi di lui fin da<br />
piccolo quando comincia a<br />
interrogarsi niente meno che<br />
sul significato del caos<br />
contro Epicuro da allora fino a Ben Jonson e oltre.<br />
Il primo a parlar male di Epicuro è, come sempre<br />
accade, un suo discepolo uscito dal Giardino, Timocrate,<br />
che lo accusa di spendere fortune per la<br />
mensa e di vomitare più volte al giorno per poter<br />
riprendere ogni volta a mangiare tranquillamente.<br />
Nel corso dei secoli Epicuro diviene il nume tutelare<br />
di sporcaccioni e gozzovigliatori, l’alibi filosofico<br />
per chiunque si abbandoni a bagordi, crapule<br />
e abbuffate, frequenti orge e festini, sia dedito ai<br />
vizi più immondi, si dedichi insomma con tutto se<br />
stesso, sempre e comunque, a soddisfare i propri<br />
porci comodi. Il vero Epicuro, in realtà, condusse<br />
vita morigerata, semplice e frugale, al limite della<br />
mestizia. Il sommo bene per i viandanti che entravano<br />
nel Giardino era costituito da una ciotola<br />
d’acqua e da una tristissima fetta di polenta. Se proprio<br />
voleva concedersi uno stravizio scriveva a un<br />
amico e chiedeva che gli fosse portato un vasetto<br />
di formaggio “in modo che quando ne avrò voglia,<br />
io possa mangiare sontuosamente”. Un grande filosofo<br />
e un uomo retto diffamato per secoli. Ma una<br />
vera delusione per tutti gli epicurei.<br />
Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, vol. 2, trad. it. di<br />
Marcello Gigante, Laterza.<br />
Stephen Greenblatt, Il manoscritto, trad. it. di Roberta<br />
Zuppet, Rizzoli.<br />
Ben Jonson, L’alchimista, in Teatro, vol. 2, a cura<br />
di Nereo Condini, Tea.<br />
Narrativa Narrativa Narrativa<br />
Clara Sánchez, Entra<br />
nella mia vita, Garzanti,<br />
€15,80. Madrid. Una<br />
storia di intuito e di<br />
coraggio, quello di<br />
Veronica alla ricerca di<br />
un segreto per risolvere<br />
un enigma: scoprire<br />
chi è quella bambina poco più<br />
grande di lei, con un caschetto<br />
biondo, una salopette di jeans e<br />
un pallone tra le mani.<br />
Luis Sepùlveda,<br />
Storia di un gatto e<br />
del topo che diventò<br />
suo amico, Guanda,<br />
€10. La storia di un<br />
legame profondo<br />
che è quello di Max<br />
cresciuto insieme<br />
al suo gatto Mix. Una grande<br />
storia di amicizia con la<br />
magia che solo Sepùlveda sa<br />
raccontare.<br />
John Grisham, L’ex<br />
avvocato, Mondadori,<br />
€17. Il corpo di un<br />
avvocato viene ritrovato<br />
nel seminterrato di<br />
un cottage sul lago<br />
insieme a quello della<br />
segretaria. La cassaforte<br />
aperta e svuotata. Chi è Malcolm<br />
Bannister? E cosa ha a che<br />
fare con la morte del giudice<br />
Fawcett?<br />
39
ValEntina<br />
CamEli<br />
la felicità? essere in un<br />
luogo luminoso con l’aria<br />
limpida, trasparente come la<br />
montagna, con mia figlia e con<br />
mio marito luca.<br />
coSa DeteSti Della gente?<br />
la prepotenza.<br />
tre oggetti che porti<br />
Sull’arca Di noè? una foto di<br />
mia madre, un maglione molto<br />
caldo e un libro da leggere per<br />
non annoiarmi.<br />
coSa apprezzi Della tua<br />
migliore amica? il rispetto e<br />
la capacità di comprendere le<br />
diversità.<br />
il libro che non Smetti Di<br />
rileggere? madame bovary,<br />
mi affascina, mi diverte, una<br />
compagnia dai tempi della<br />
scuola.<br />
i conSigli più prezioSi?<br />
Quelli di mia mamma: non<br />
mollare mai; quando invece<br />
devi decidere, ma non trovi la<br />
soluzione, aspetta, poi tutto<br />
si chiarirà: when in doubt,<br />
do nothing, come dicono gli<br />
inglesi.<br />
Due parole, la più oDiata<br />
e la più amata? aridità,<br />
semplicità.<br />
il vero luSSo? la libertà<br />
di di esser me stessa, senza<br />
sentirmi in dovere di dover<br />
compiacere agli altri.<br />
40<br />
lettere<br />
P<br />
antofole dorate, pigiamino di<br />
seta e vestaglia di raso. Alcuni<br />
dei regali per il suo matrimonio<br />
ricevuti dalla nonna Giovanna Cameli;<br />
infatti Valentina era abituata a dormire<br />
in boxer, maglietta con orsacchiotti.<br />
Ma da quando è diventata la signora<br />
Marazzi sono cambiate molte cose, è<br />
cominciata la vita da signora, come<br />
la chiama lei con un pizzico di ironia,<br />
e ha deciso di scrivere le sue impressioni<br />
di giovane moglie, un po’<br />
inesperta del nuovo millennio, in un<br />
libro, Cara Mamma sono una Signora,<br />
edizioni SBC, una specie di diario<br />
che ha voluto dedicare alla mamma,<br />
scomparsa nemmeno un mese dopo<br />
le sue nozze, anche un modo per su-<br />
Ritratto<br />
di famiglia in<br />
un interno<br />
bEttINA bUSh<br />
perare il triste distacco, con un dialogo<br />
con la madre, misto di umorismo<br />
e delicatezza: “Io e Luca, ingegnere<br />
meccanico, ci reputiamo una coppia<br />
di altri tempi – racconta Valentina<br />
Cameli, giornalista classe Ottanta –<br />
non abbiamo convissuto nei 7 anni in<br />
cui siamo stati insieme, perché abitavamo<br />
in città diverse e anche per<br />
scelta. Siamo un po’ delle eccezioni,<br />
oggi si tende a dare meno valore alla<br />
famiglia, io cerco di coprire diligentemente<br />
il ruolo di moglie, e mi sento<br />
una ragazza che si esalta per una vita<br />
normale, fatta dal piacere delle piccole<br />
cose. Oggi forse è una cosa un<br />
po’ speciale”.<br />
Le prime difficoltà?<br />
La programmazione della spesa, fatta<br />
poi da un ingegnere meccanico. Era<br />
domenica e Luca voleva fare il planning<br />
di quello che avremmo mangiato<br />
Una specie<br />
di diario che ha<br />
voluto dedicare<br />
alla mamma,<br />
scomparsa<br />
nemmeno un mese<br />
dopo le sue nozze<br />
Un modo<br />
per superare<br />
il triste distacco,<br />
un dialogo con<br />
la madre, misto<br />
di umorismo<br />
e delicatezza<br />
per tutta la settimana, io in realtà non<br />
sapevo cucinare e il supermercato per<br />
me era una specie di luogo per lo shopping<br />
creativo. All’inizio è stato drammatico,<br />
poi ho capito che era il modo<br />
giusto per evitare sprechi e risparmiare.<br />
Adesso tra i fornelli come te la cavi?<br />
Ho imparato velocemente, e ogni piatto<br />
riceve un voto da Luca, il dieci va<br />
per la pasta al forno e la vellutata di<br />
zucca, che chiamiamo affettuosamente<br />
la Valentina. Invece sono ancora in<br />
lotta con le piante, una sfida che non<br />
sono riuscita a vincere, riesco a farle<br />
morire tutte, eppure desidero una casa<br />
piena di fiori, allegra, accogliente,<br />
quasi un dovere per la giovane moglie<br />
perfetta.<br />
Luca sembra un ingegnere molto<br />
razionale, tu invece giornalista e<br />
scrittrice, hai un temperamento più<br />
emotivo, un problema?<br />
Caratteri diversi implicano anche spazi<br />
diversi. Di sera, soprattutto prima di<br />
Margherita, mio marito, appassionato<br />
di tecnologia, si divertiva a passare ore<br />
giocando con i videogiochi, io invece<br />
scrivevo e leggevo, ognuno ha i suoi<br />
hobby, ma al primo posto adesso c’è<br />
Margherita, e Luca è anche un bravo<br />
mammo, rinuncia alla pausa pranzo<br />
per il bagnetto.<br />
Insomma nessun difetto?<br />
Razionale, ma poco pratico, per lui apparecchiare<br />
il tavolo è un’operazione<br />
piuttosto complessa. Diciamo che siamo<br />
diversi e complementari.<br />
Precari o assunti?<br />
Io giornalista freelance, precariato e<br />
pochi soldi, ma anche la possibilità di<br />
dedicarmi a mia figlia portando avanti<br />
i miei progetti. Invece Luca assunto,<br />
anche qui diversi.<br />
Un desiderio?<br />
Quando vediamo una coppia di vecchietti<br />
al parco mano nella mano che<br />
si guardano teneramente, speriamo di<br />
diventare così anche noi, circondati da<br />
una tribù di figli e nipoti.<br />
Di te bambina cosa ricordi con affetto?<br />
La casa di Paraggi, le uscite in mare<br />
a pescare e fare snorckling con le mie<br />
due sorelle, i racconti della mamma,<br />
quando era a Buckingham Palace per<br />
occuparsi di eventi e aveva ricevuto da<br />
un suo ammiratore come regalo una<br />
ciocca di capelli, erano del principe<br />
Andrea, allora non ancora ventenne,<br />
ma non c’era stato niente da fare, lei<br />
poi ha scelto papà Carlo Cameli.<br />
41
Verdi e Genova,<br />
attrazione fatale<br />
RObERtO IOvINO<br />
42<br />
“ P assai<br />
musica la TV<br />
dei numeri<br />
unO<br />
in sua compagnia alcuni istanti di<br />
un fascino indefinibile, parlando con la<br />
più piacevole semplicità nella sua camera,<br />
poi sulla terrazza da dove si dominava il porto<br />
di Genova e il mare. Ebbi l’illusione che fosse lui<br />
stesso un Doria che mi mostrasse con orgoglio la<br />
sua flotta vittoriosa”.<br />
Scrisse così, nelle sue “Memorie”, il compositore<br />
francese Jules Massenet, ricordando il suo incontro<br />
con Giuseppe Verdi a Palazzo del Principe. Era il<br />
novembre del 1894. Da vent’anni Verdi e la consorte<br />
Giuseppina Strepponi abitavano nello storico Palazzo<br />
che era stato di Andrea Doria. Vi erano entrati<br />
per la prima volta, appunto, nel 1874, andando ad<br />
occupare l’ammezzato ai piani alti. Tre anni dopo si<br />
erano insediati nel piano nobile in un appartamento<br />
elegante e spazioso, arredato con gusto e raffinatezza,<br />
anche se senza eccessi, come era nel costume<br />
del musicista. Verdi fu assiduo frequentatore di<br />
Genova: nel 1867 gli venne addirittura conferita la<br />
cittadinanza onoraria. I suoi primi contatti con la<br />
città risalgono agli anni Cinquanta. Il compositore<br />
pernottava all’Hotel Croce di Malta ubicato in un<br />
antico palazzo di via Carlo Alberto. È di allora l’incontro<br />
con l’ingegner Giuseppe De Amicis, cugino<br />
di Edmondo, che si trasformò, in breve, nell’“uomo<br />
di fiducia” del musicista, pronto a risolvere i piccoli<br />
e i grandi problemi quando l’artista era fuori<br />
città. Fu proprio Giuseppe De Amicis a cercar casa<br />
ai coniugi Verdi quando questi decisero di scegliere<br />
Genova come loro residenza invernale. Nel 1867,<br />
di ritorno da Parigi, Verdi prese possesso del piano<br />
nobile della Villa Sauli, in via San Giacomo di Carignano<br />
al n. 13. Proprietaria era la marchesa Teresa<br />
Sauli Pallavicino e nello stesso palazzo abitava il<br />
direttore Angelo Mariani, il primo grande direttore<br />
Di Genova Verdi prediligeva la<br />
tranquillità e la riservatezza. I<br />
genovesi lo lasciavano vivere.<br />
Passeggiava per le strade e la gente<br />
accennava appena ad un saluto<br />
Era<br />
caratterialmente<br />
un genovese.<br />
Riservato,<br />
diffidente con<br />
gli estranei, ma<br />
generoso con gli<br />
amici.<br />
d’orchestra italiano nel senso moderno del termine.<br />
Mariani, legato da profonda amicizia a Verdi, fu un<br />
suo straordinario interprete: dal 1867 al 1873 i due<br />
artisti vissero sotto lo stesso tetto, in Palazzo Sauli.<br />
E nel lungo periodo di collaborazione solidarizzarono<br />
anche sul piano umano, accomunati dagli ideali<br />
risorgimentali. Negli ultimi anni, tuttavia, i rapporti<br />
fra Mariani e Verdi si deteriorarono per questioni<br />
artistiche, ma anche personali: è nota l’infatuazione<br />
del vecchio musicista per la giovane cantante Teresa<br />
Stolz, ex amante di Mariani.<br />
Perché il musicista scelse Genova, come alternativa<br />
alla sua Villa di Sant’Agata? Nonostante l’immagine<br />
romantica di Massenet che vedeva nel musicista<br />
una sorta di reincarnazione di Andrea Doria, ritto,<br />
capelli nel vento, di fronte al porto con le navi poco<br />
distanti dal suo giardino, Verdi non amava il mare.<br />
Il clima gli era certamente congeniale, anche se alla<br />
decisione di lasciare Villa Sauli non era stato estraneo<br />
il fastidio per il vento battente sulla collina di<br />
Carignano.<br />
In realtà, di Genova Verdi prediligeva la tranquilli-<br />
la TV sOpra gli alTri<br />
telenord.it
Il gas di casa tua.<br />
Molti possono vendere gas ed elettricità. Solo<br />
Iren Mercato ti è veramente vicino. Ti conosce da<br />
sempre. Ha solide radici. Ha sportelli sul territorio<br />
dove persone in carne ed ossa ti danno risposte.<br />
Ha call center dedicati nella tua città. E, nello<br />
stesso tempo, è oggi una società con dimensioni<br />
e struttura tali da affrontare con serenità le sfide<br />
del futuro. Se sei con Iren Mercato sei al sicuro.<br />
E hai molto di più che solo gas ed elettricità.<br />
Per informazioni: www.irenmercato.it<br />
L’energia che muove le cose.<br />
tEMpI DI CRISI<br />
genova, non più città<br />
verdiana…<br />
Sembra ieri, eppure sono passati già 12 anni. Era il<br />
gennaio 2001, quando a Palazzo Ducale si organizzava<br />
una grande maratona verdiana con annullo postale<br />
per l’avvio delle celebrazioni per il centenario della<br />
morte di Verdi. Prologo, quella maratona, a un’annata<br />
di manifestazioni: Genova era stata inserita fra le città<br />
verdiane e l’evento aveva ispirato un ricco programma<br />
fra mostre, concerti, spettacoli lirici, pubblicazioni.<br />
In 12 anni sono cambiate molte, troppe cose. In<br />
questi giorni ripartono le manifestazioni verdiane per<br />
il bicentenario della nascita. Tempi di crisi, non c’è<br />
più neanche l’entusiasmo di allora. E, soprattutto,<br />
Genova non è stata inserita nel Comitato nazionale<br />
delle Celebrazioni. La legge varata il 3 dicembre scorso<br />
non l’ha minimamente presa in considerazione. Non<br />
è solo questione di prestigio, è questione finanziaria.<br />
La legge prevede infatti un contributo di 3 milioni e<br />
duecentomila euro tanto per il 2012 quanto per il <strong>2013</strong>.<br />
Un finanziamento straordinario al Carlo Felice, di questi<br />
tempi, avrebbe proprio fatto comodo. Un peccato,<br />
perché certi treni, quando passano, bisogna riuscire a<br />
prenderli.<br />
musica<br />
tà e la riservatezza. I genovesi lo lasciavano vivere.<br />
Passeggiava per le strade e la gente accennava<br />
appena ad un saluto: la parola d’ordine era “ignorarlo”.<br />
Alle sue spalle, naturalmente, si formavano<br />
gruppetti di melomani che commentavano il suo<br />
passaggio, ma nessuno osava fermarlo o importunarlo.<br />
Qualche volta, a dire il vero, Genova provò a<br />
“celebrare” l’artista. L’impresario Sanguineti cercò<br />
di intitolare a Verdi il nuovo teatro di via Caffaro<br />
che, dopo il rifiuto del bussetano, divenne teatro<br />
Paganini. Nel 1892 fu offerta al musicista la commissione<br />
di un’opera dedicata a Colombo; ma Verdi,<br />
tutto preso dal pancione di Falstaff, rifiutò, indicando<br />
al suo posto Alberto Franchetti che in effetti<br />
scrisse poi l’opera su libretto di Luigi Illica.<br />
Nel 1889, addirittura, Verdi minacciò di non mettere<br />
più piede a Genova: ricorreva il cinquantesimo<br />
anniversario del suo debutto operistico (Oberto,<br />
Conte di San Bonifacio) e il Comune aveva in programma<br />
una serie di manifestazioni in suo onore.<br />
Verdi lanciò un ultimatum: o si cancella tutto o non<br />
mi vedrete più. Non si fece nulla, naturalmente, e<br />
il Comune si limitò a consegnargli una medaglia<br />
ricordo. Verdi era caratterialmente un genovese.<br />
Riservato, diffidente con gli estranei, ma generoso<br />
con gli amici, risparmiatore, ma capace di grandi<br />
gesti umanitari: basta ricordare l’ingente somma<br />
destinata nel suo atto testamentario a quattro istituti<br />
assistenziali genovesi.<br />
A Genova, Verdi non regalò prime assolute. Ma Simon<br />
Boccanegra costituisce un poderoso affresco<br />
della Genova antica; a Villa Sauli il musicista mise<br />
a punto parti di Aida e riunì gli interpreti del Cairo;<br />
e a Palazzo del Principe lavorò a Otello e Falstaff<br />
ospitando Boito che nei suoi soggiorni genovesi<br />
usava alloggiare all’Eden di Nervi. Il bussetano si<br />
sentiva talmente integrato nella città, da comportarsi<br />
come un cittadino qualsiasi. La mattina scendeva<br />
in centro a fare compere, girava i mercati, controllava<br />
la merce, si informava sui prezzi. Un giorno<br />
si fermò al banco di un pescivendolo, Giacomo<br />
Origo che aveva voce di basso e cantava al Carlo<br />
Felice e al Politeama Genovese come comprimario.<br />
Origo, vedendo Verdi si presentò: “Mi permetta, signor<br />
Maestro, di dirle che io canto in teatro e che<br />
in questa stagione faccio il Re nella sua Aida”. Al<br />
che Verdi, dando un’occhiata ai prezzi sul banco replicò:<br />
“Mi rallegro con lei, ma scommetto che ella<br />
guadagna di più a vendere questi pesci che non a<br />
cingere la corona regale nella mia opera”.<br />
Buona forchetta, Verdi non disdegnava ravioli, pesci<br />
e lumache. Aveva un debole per i dolci. Negozi<br />
preferiti, Romanengo e Klainguti. Quest’ultimo, sul<br />
finire dell’Ottocento, provvedeva tutte le mattine a<br />
inviare al compositore una brioche calda, ripiena di<br />
marmellata con la glassa di zucchero, significativamente<br />
chiamata “Falstaff”. E Verdi lasciò al negozio<br />
uno spiritoso biglietto, tuttora visibile dietro<br />
il banco: “Grazie dei Falstaff, buonissimi! Molto<br />
migliori del mio”.<br />
45
46<br />
architettura<br />
Architetture<br />
di fascino<br />
a Genova<br />
LINDA kAISER<br />
La Casa<br />
Museo C.<br />
Colombo,<br />
le Torri<br />
di Porta<br />
Soprana e<br />
il Chiostro<br />
di S. Andrea<br />
L<br />
a Casa di Cristoforo Colombo, a Genova, è<br />
un monumento controverso, di cui si è spesso<br />
discussa l’autenticità. Pochi cittadini,<br />
forse, l’hanno visitata, anche perché l’apertura è limitata<br />
ai soli sabati, domeniche e festivi (ore 10.00-<br />
18.00), a parte le prenotazioni per giorni diversi. I<br />
turisti americani e gli stranieri in genere – dicono<br />
– talvolta si appoggiano ai muri interni e li toccano<br />
come fossero una reliquia architettonica.<br />
La casa è posta fuori dalle mura medievali della<br />
città e appare oggi isolata rispetto al contesto rinascimentale<br />
del borgo di allora. L’identificazione di<br />
questo edificio come corrispondente a quello in cui<br />
il grande navigatore trascorse l’infanzia e l’adolescenza<br />
salvò il monumento dalla demolizione.<br />
Cristoforo, nato a Genova nel 1451 da Domenico<br />
Colombo e Susanna Fontanarossa, visse insieme<br />
alla sorella e ai quattro fratelli nella casa-bottega<br />
del padre, che era uno “scardassiere”. Allo stesso<br />
mestiere di tessitore erano stati iniziati i figli e<br />
all’arte dei lanaioli era funzionale lo spazio della<br />
struttura originale. Al piano terra si trovavano il laboratorio,<br />
sul retro, e la bottega per la vendita del<br />
prodotto finito, che si affacciava su Vico Dritto di<br />
Ponticello, dove tuttora è l’ingresso. Vi erano inoltre<br />
una sorta di cisterna per la raccolta dell’acqua<br />
ChIOStRO DI S. ANDREA<br />
Vestigia di<br />
un monastero<br />
distrutto<br />
piovana e una fossa per i liquami.<br />
Al piano superiore, dove si svolgeva la vita della<br />
famiglia, sono presenti due stanze, una in facciata<br />
e l’altra che dava sul giardino, unite da un corridoio.<br />
La scala conduceva a un terzo piano, oggi inesistente,<br />
in quanto la costruzione venne ridotta in<br />
altezza, per ragioni statiche, non potendosi più appoggiare<br />
alla lunga fila di case a schiera, all’epoca<br />
abitate dai lanaioli. Queste vennero abbattute in occasione<br />
dello sbancamento del borgo rinascimen-<br />
ll monastero delle monache<br />
benedettine di Sant’Andrea<br />
della Porta era un complesso<br />
monumentale di origine<br />
medievale, poi espropriato e<br />
adibito a carcere, che sorgeva<br />
sul colle di Sant’Andrea,<br />
nell’area oggi compresa<br />
tra via Dante e piazza De<br />
Ferrari. La demolizione della<br />
struttura architettonica,<br />
decisa nel 1904 dal consiglio<br />
comunale di Genova, che<br />
tale, avvenuto nel 1910-13. Il Comune di Genova<br />
aveva acquistato la Casa di Colombo nel 1887. I<br />
documenti, come il contratto di locazione intestato<br />
al padre di Cristoforo, il testamento, le epistole e<br />
il libro dei privilegi conservati all’Archivio di Stato<br />
– esposti in copia all’interno del monumento –,<br />
fugano i dubbi sull’originalità dell’edificio e sull’identità<br />
dei suoi abitanti, dichiarata dall’epigrafe in<br />
facciata, affissa dal Ministero dei Beni Culturali e<br />
dal Comune di Genova. La struttura antica è ancora<br />
ben visibile nella muratura e nei soffitti, con<br />
il legno a vista dell’albero maestro di una nave in<br />
disarmo, riutilizzato secondo una prassi comune<br />
all’epoca. I rilevamenti architettonici e archeologici,<br />
anche in questo caso, confermerebbero la<br />
datazione storica, dato che, nell’ultimo restauro<br />
del giugno 2001, hanno evidenziato l’esistenza di<br />
fondamenta in epoca antecedente al Medioevo.<br />
Gli arredi attuali, con due manichini in costume,<br />
un busto marmoreo, vetrinette con riproduzioni di<br />
L’ingresso alla<br />
Casa Museo<br />
C. Colombo (a<br />
sinistra); veduta<br />
esterna delle Torri<br />
di Porta Soprana<br />
e scorcio dall’alto<br />
sulle scale di<br />
pietra (a destra).<br />
Il complesso monumentale<br />
racchiude simboli forti della<br />
città: la casa dove abitò Cristoforo<br />
Colombo e la Porta difensiva<br />
della Repubblica Marinara<br />
prodotti importati dalle terre conosciute nel XV<br />
secolo e con prodotti liguri dello stesso periodo, i<br />
resti della campana dell’ammiraglia Santa Maria,<br />
diverse lapidi, facsimili di documenti e gadget per i<br />
turisti, non contribuiscono certamente alla valorizzazione<br />
della Casa di Colombo. A questa necessiterebbero<br />
una revisione “scientifica” e una presentazione<br />
professionale, museologicamente valide e<br />
aggiornate, che svilupperebbero anche un maggior<br />
impatto emozionale nel visitatore.<br />
stava ridisegnando la zona,<br />
venne contrastata da<br />
Alfredo d’Andrade, allora<br />
direttore dell’Ufficio regionale<br />
per la conservazione dei<br />
monumenti del Piemonte<br />
e della Liguria. Grazie alle<br />
sue pressioni, il chiostro,<br />
risalente alla metà del XII<br />
secolo, fu l’unica parte a<br />
salvarsi dalla speculazione<br />
edilizia: smontato nel 1905 e<br />
abbandonato nella Chiesa di<br />
Sant’Agostino, fu ricostruito<br />
nel 1922 nella sua attuale<br />
collocazione, dietro alla<br />
Casa di Cristoforo Colombo.<br />
Le coppie di colonnine,<br />
con alcuni capitelli figurati,<br />
che sorreggono archi di<br />
forma leggermente ogivale,<br />
delimitano uno spazio<br />
rettangolare circondato da<br />
ulivi, una vera oasi nel centro<br />
della città, dove il tempo pare<br />
essersi fermato.<br />
pORtA SOpRANA<br />
un capolavoro<br />
gotico del XII secolo<br />
Foto Linda Kaiser Simbolo del Centro<br />
Storico medievale<br />
più esteso<br />
d’Europa, la Porta<br />
Soprana o Porta<br />
di S. Andrea fa<br />
parte del sistema<br />
difensivo che<br />
cingeva Genova<br />
fino alla Porta dei<br />
Vacca o Porta di<br />
S. Fede, a ovest.<br />
Le mura dette<br />
del Barbarossa e<br />
la Porta Soprana<br />
vennero edificate<br />
tra il 1155 e il<br />
1158, sotto il<br />
Consolato di<br />
Oberto Cancelliere.<br />
Le case che si<br />
erano addossate<br />
al monumento nel<br />
corso dei secoli impedivano la sua identificazione,<br />
ma Alfredo d’Andrade le fece demolire, in<br />
occasione delle celebrazioni colombiane del<br />
1892, per restituire al monumento una piena<br />
dignità. L’epigrafe del XII secolo incisa nel marmo,<br />
posta nel fornice sud della Porta, a sinistra,<br />
personifica la città, che si definisce, tra l’altro:<br />
sum munita viris, muris circundata miris (sono<br />
munita di uomini, sono cinta da splendide mura).<br />
Chi viene in pace è autorizzato a toccare la porta,<br />
chi cerca la guerra dovrà ritirarsi triste e vinto.<br />
La porta urbana in latino è ianua, cioè Genova,<br />
rappresentata da Giano bifronte, la divinità con<br />
due volti opposti per guardare nelle due direzioni<br />
dell’entrata e dell’uscita. Il capoluogo ligure si<br />
identifica, dunque, nelle Torri di Porta Soprana,<br />
erette per proteggere concretamente la libertà<br />
dei suoi cittadini, ma anche caratterizzate da<br />
una forte valenza mitica e simbolica. Tra i primi<br />
esempi di arte gotica, perfettamente restaurate<br />
nel 1988-89, le Torri offrono una salita al loro<br />
interno di rara bellezza, con scale di pietra che<br />
sembrano svilupparsi come una gigantesca vite<br />
senza fine. Dalla loro sommità si può godere di<br />
una vista mozzafiato su tetti d’ardesia, terrazzini<br />
sospesi, vicoli, cupole, torri, grattacieli, mare e<br />
monti. Se poi tira un forte vento, l’emozione dello<br />
stare nel cielo di Genova sarà ancora più grande.<br />
47
48<br />
arte<br />
l’arte dei<br />
frati<br />
cappuccini<br />
Genova, Museo<br />
dei Beni Culturali<br />
Cappuccini. Foto<br />
Linda Kaiser<br />
la nota d'arte<br />
LINDA kAISER<br />
P<br />
er via Bartolomeo Bosco, dietro il Palazzo<br />
di Giustizia di Genova – ex Ospedale di<br />
Pammatone, demolito dopo le devastazioni<br />
dei bombardamenti –, si arriva a una piazzetta<br />
rialzata un po’ nascosta. Vi si affacciano la Chiesa<br />
della SS. Annunziata di Portoria, oggi Chiesa di S.<br />
Caterina, che conserva il corpo incorrotto della Santa<br />
genovese, Caterina Fieschi Adorno, e l’edificio<br />
del Museo dei Beni Culturali Cappuccini. Superato<br />
l’ingresso, si sale un ampio scalone risorgimentale,<br />
progettato da Gaetano Cantoni nel 1837, che dava<br />
accesso alle corsie dell’attiguo ospedale e alla Cappella<br />
superiore della Chiesa. Qui, dove è visibile il<br />
presepe meccanico animato di Franco Curti, è conservata<br />
la collezione permanente del Museo, composta<br />
da pale d’altare, dipinti e sculture raccolti dai<br />
frati presso conventi liguri non più attivi. Dalla parte<br />
opposta, cioè a sinistra in cima alle scale, si entra<br />
invece in un open space di 250 mq, progettato nel<br />
Genova, mostra in famiglia. volti e affetti della<br />
casa di nazareth (1° dic. 2012-3 feb. <strong>2013</strong>):<br />
particolare di una statua del Presepe, bottega<br />
di A. M. Maragliano, XVIII sec. Foto Linda Kaiser<br />
2005 per allestirvi le mostre tematiche di arte sacra.<br />
L’esposizione attuale, dedicata al Natale, si intitola<br />
In famiglia. Volti e affetti della casa di Nazareth. Le<br />
opere d’arte, incentrate sull’iconografia della Natività,<br />
appartengono a periodi e ambiti diversi. Anche<br />
se penalizzata da un impianto di illuminazione forse<br />
esageratamente “non invasivo”, colpisce innanzitutto<br />
la Statua bifronte con Madonna col Bambino<br />
e Sant’Antonio col Bambino, di ignoto scultore<br />
genovese della IIa metà del XVII secolo. L’opera<br />
sembra una classica Madonna che regge il Bimbo<br />
ma, girandoci intorno e cambiando la prospettiva di<br />
visione, mutano i dettagli – le mani, l’abito, i piedi<br />
– e la figura femminile diventa quella maschile<br />
del Santo da Padova. L’effetto è ben mascherato anche<br />
dal panneggio. Una delle opere più importanti<br />
e preziose è poi l’Annunciazione di Gandolfino da<br />
Roreto, dipinta a olio e tempera su tavola di quercia<br />
e risalente alla fine del XV secolo. Le dorature<br />
sono in parte cadute, ma le figure della Vergine,<br />
che sembra una fanciulla nel suo abito prezioso, e<br />
della Colomba irradiano luce. Di manifattura ligure<br />
e datato IIa metà del XVIII secolo è il Paliotto<br />
fiammato con Madonna e Gesù Bambino, dove la<br />
perizia artistica è rappresentata dalla tecnica stessa:<br />
la paglia naturale è colorata, ritagliata, incollata su<br />
carta e riportata su tela. Realizzato probabilmente<br />
a Bruxelles, nell’ambito di Gérard David, nella Ia<br />
metà del XVI secolo, è il mirabile olio su tela della<br />
Madonna col Bambino e San Giuseppe al lavoro.<br />
La rappresentazione degli interni, delle architetture<br />
e della Sacra Famiglia con il Bambino scheletrico è<br />
tipica del Rinascimento nordico. La lettura dell’opera<br />
è arricchita da particolari simbolici, come le<br />
forbici, il gomitolo, le nocciole, il legno e il fico.<br />
Da ricordare ancora, oltre alla ricostruzione della<br />
sobria ed essenziale Stanza del frate, il magnifico<br />
Corteo dei Magi, della bottega di Anton Maria Maragliano.<br />
Le sculture del Presepe, che risalgono al<br />
XVIII secolo, sono in legno intagliato, policromate<br />
e articolate, e rispecchiano il modo di vestire sia dei<br />
nobili che del popolo. La Madonna e S. Giuseppe<br />
sono ben riconoscibili, i Magi indossano tessuti preziosi<br />
e damaschi, le donne orecchini e spille.<br />
Il direttore del Museo e dell’Archivio Storico Provinciale<br />
dei Cappuccini è Padre Vittorio Casalino,<br />
che persegue una “politica d’arte” molto interessante.<br />
Ne è prova anche la prossima mostra, La Vita è<br />
dono. Vadano per elemosina confidentemente, che<br />
sarà aperta dal 22 marzo al 7 luglio <strong>2013</strong>: il tema<br />
della questua caratterizza i Cappuccini come ordine<br />
mendicante, che mette in pratica la regola di S.<br />
Francesco d’Assisi.
Il carnevale<br />
a Madrid<br />
e l’arte<br />
a Venezia<br />
jESSICA NICOLINI<br />
Cinque<br />
appuntamenti<br />
da non perdere.<br />
Ecco le nostre<br />
proposte per<br />
un week-end<br />
in Europa<br />
50<br />
arte<br />
appuntamenti<br />
cIBo<br />
1<br />
2 Londra<br />
Madrid<br />
musIca<br />
3<br />
Amsterdam<br />
festa<br />
4<br />
5 6<br />
Berlino<br />
Venezia<br />
Verona<br />
cInema<br />
folklore<br />
13-17 febbraio <strong>2013</strong><br />
1 ARCOMADRID<br />
La fiera d’arte contemporanea<br />
più importante di Spagna, giunge<br />
quest’anno alla sua trentaduesima<br />
edizione. Presenti numerosissime<br />
gallerie internazionali, dedicate alla<br />
scultura, oggetti, tessuti e creazioni<br />
multimediali, con importanti artisti<br />
del panorama europeo. Nasce una<br />
nuova sezione, “Opening”, dedicata a<br />
gallerie con meno di otto anni di vita,<br />
con particolare attenzione e quelle<br />
provenienti da paesi emergenti.<br />
www.ifema.es<br />
12 febbraio <strong>2013</strong><br />
2 PANCAKE DAy<br />
Il 12 febbraio <strong>2013</strong> torna a Londra,<br />
l’appuntamento carnevalesco con il<br />
Pancake day. Per le strade della città<br />
corridori muniti di padella e pancake<br />
correranno per la divertentissima<br />
gara del martedì grasso. Questa festa,<br />
tradizionale e leggendaria, non vi farà<br />
rimanere a stomaco vuoto.<br />
www.viewlondon.co.uk<br />
21-24 febbraio 2012<br />
3 SONIC ACTS<br />
Tra gli eventi che si occupano di confini e<br />
del loro superamento, Sonic Acts è senza<br />
dubbio uno dei migliori e il più atteso.<br />
In varie location di Amsterdam saranno<br />
presentati i più recenti avanzamenti<br />
nei campi della musica, dell’arte,<br />
della tecnologia attraverso concerti,<br />
workshop, installazioni, cinema<br />
sperimentale e un ciclo di conferenze<br />
tenute da filosofi della scienza e luminari<br />
di varie discipline.<br />
<strong>2013</strong>.sonicacts.com<br />
7-17 febbraio <strong>2013</strong><br />
4 INTERNATIONALE<br />
FILMFESTSPIELE BERLIN<br />
Il Leone, la Palma e l’Orso, i premi dei tre<br />
più importanti festival cinematografici<br />
europei,verranno assegnati al film<br />
festival di Berlino, che si ripresenta<br />
come una delle migliori manifestazioni<br />
cinematografiche del momento. Più<br />
di 400 film verranno trasmessi nei 14<br />
cinema principali della città, molti dei<br />
quali anteprime europee e mondiali.<br />
www.berlinale.de<br />
14-17 febbraio <strong>2013</strong><br />
5 VERONA IN LOVE<br />
Nella città di Romeo e Giulietta il San<br />
Valentino si festeggia dal 14 al 17 febbraio<br />
con la kermesse “Verona in love”.<br />
La kermesse invita a festeggiare nel<br />
centro storico della città in maniera<br />
romantica e divertente. Questo evento,<br />
consacrato al mito di Giulietta e al tema<br />
dell’amore,ha già riscosso un grande<br />
successo nelle passate edizioni.<br />
www.veronainlove.com<br />
26 gennaio - 12 febbraio <strong>2013</strong><br />
6 CARNEVALE DI VENEZIA<br />
Il più grande spettacolo di Carnevale<br />
prende vita a Venezia. Dal 26 gennaio<br />
al 12 febbraio tutta la città si colorerà<br />
di maschere e abiti che sfileranno<br />
tra i canali. Si parte con un grande<br />
spettacolo serale fatto di poesia,<br />
musica e colori sulle rive di Cannaregio.<br />
I vari appuntamenti culturali saranno<br />
accompagnati da concerti,dj set e<br />
animazioni.<br />
www.carnevale.venezia.it<br />
51
vALENtINA DE RIZ<br />
52<br />
turismo<br />
Le terme di pré-saint didier<br />
attirano ogni anno migliaia<br />
di turisti e sono un ottimo<br />
compromesso per coniugare<br />
il piacere della montagna<br />
con il benessere e la cura<br />
del corpo<br />
Le terme dei<br />
maestri del<br />
benessere<br />
Una<br />
tradizione<br />
termale<br />
ai piedi<br />
del Monte<br />
Bianco che<br />
risale al<br />
1800<br />
il Monte Bianco preferisce<br />
scalarlo. Con ram-<br />
chi<br />
C’è<br />
poni e bastoncini per vivere<br />
l’emozione che si prova a guardare il<br />
mondo da lassù, scarpinando nel silenzio<br />
e ascoltando lo scricchiolio dei passi<br />
sulla neve. C’è chi invece preferisce<br />
guardarlo da una vasca all’aria aperta,<br />
immerso nelle acque termali di Pré-<br />
Saint Didier. Le terme di questo antico<br />
borgo, le cui acque erano già conosciute<br />
in epoca romana, attirano ogni anno<br />
migliaia di turisti e sono un ottimo<br />
compromesso per coniugare il piacere<br />
della montagna con il benessere e la<br />
cura del corpo. Meglio evitare le festività<br />
e ritagliarsi una giornata lontana<br />
dal caos dei vacanzieri del fine settimana.<br />
L’ingresso vale per l’intera giornata<br />
e si può prenotare con anticipo tramite<br />
internet: comprende l’accesso, l’armadietto,<br />
l’accappatoio e le ciabattine. Il<br />
percorso è libero e ciascuno può deci-<br />
Un corridoio<br />
cromatico<br />
sotterraneo<br />
collega l’edificio<br />
termale con<br />
l’ancien casinò<br />
che ospita i servizi<br />
termali e un’area<br />
dedicata ai fanghi.<br />
COME ARRIVARE:<br />
Autostrada A5 Torino-Aosta<br />
Raccordo autostradale T1 Aosta-Monte Bianco<br />
Uscita Morgex<br />
telefono +390165867272<br />
info@termedipre.it<br />
L’ESCURSIONE DA NON PERDERE<br />
TERME IN LIGURIA<br />
Viaggio sul tetto d’Europa<br />
Prendere le Funivie Monte Bianco<br />
a Frazione La Palud e raggiungere<br />
il rifugio Torino a quota 3375 m.<br />
Per apprezzare il panorama è bene<br />
scegliere una giornata di sole e<br />
libera da nubi. Gli orari di partenza<br />
dell’impianto variano a seconda<br />
del periodo. Per informazioni info@<br />
montebianco.com.<br />
Le Antiche Terme di Pigna<br />
Si trovano in Val Nervia, a 40 minuti da Montecarlo e da<br />
Sanremo, sono convenzionate con il sistema sanitario<br />
nazionale.<br />
info@termedipigna.it<br />
Le terme di Genova Ns. Signora dell’Acquasanta<br />
Raggiungibili dal borgo di Acquasanta, nel ponente<br />
genovese, alle spalle di Voltri. Di recente ristrutturazione<br />
sono un punto di riferimento vicino al capoluogo ligure.<br />
info@termedigenova.it<br />
TURISMO IN LIGURIA: ChIUDE IN CALO L’ULTIMO<br />
TRIMESTRE DEL 2012<br />
Mille operatori liguri del ricettivo chiamati a rispondere<br />
sull’andamento della stagione hanno dichiarato<br />
un’occupazione camere pari a 30,9% in ottobre, con un<br />
calo dell’8,8% rispetto al 2011, seguito da una tenuta nel<br />
mese di novembre (23,2% di camere vendute, +0,4%).<br />
Per dicembre i dati mostrano un 16,9% di camere<br />
occupate, (–2,2% rispetto alle rilevazioni provvisorie dello<br />
scorso anno).<br />
Le strutture alberghiere riescono hanno contenuto il<br />
calo di domanda anche grazie ad una diffusa politica di<br />
pricing messa in atto durante l’autunno, come nei mesi<br />
precedenti. Si tratta in sostanza di un ridimensionamento<br />
per le strutture di bassa e media categoria (–0,4% per i<br />
1-2 stelle; (–0,7% per i 3 stelle), e una riduzione forte per i<br />
4 e 5 stelle (–9%).<br />
dati osservatorio turistico regionale della liguria, regione<br />
liguria -unioncamere liguria<br />
Il percorso è libero e<br />
ciascuno può decidere come<br />
organizzare la permanenza:<br />
da un un bagno caldo con<br />
vista sul Monte Bianco alla<br />
sala relax con vista sulle<br />
montagne innevate<br />
dere come organizzare la permanenza:<br />
da un bagno caldo nelle vasche esterne<br />
con vista sul Monte Bianco, dalla cascata<br />
tonificante, dall’idromassaggio<br />
o direttamente dalla sala relax che si<br />
affaccia sulle montagne innevate. Un<br />
corridoio cromatico sotterraneo collega<br />
l’edificio termale con l’Ancien Casinò<br />
che ospita i servizi termali e un’area<br />
dedicata ai fanghi. Durante la giornata<br />
si tengono degli eventi liberi guidati dai<br />
Maestri del Benessere, ciascuno per un<br />
massimo di venti persone: dagli impacchi<br />
al miele per i capelli, ai trattamenti<br />
corpo al profumo di cioccolato, allo<br />
scrub per il viso. Gli eventi benessere<br />
quali fangage, visage, savonnage sono<br />
a pagamento e devono essere prenotati<br />
così come i massaggi che completano<br />
l’offerta della struttura. Tra i preferiti,<br />
il trattamento viso con maschere di<br />
bellezza nella sala panoramica che si<br />
affaccia sul Monte Bianco e i fanghi<br />
corpo nell’area Ancien Casinò. Nell’arco<br />
della giornata è possibile accedere<br />
al buffet con bevande calde e menù<br />
leggero: i grissini con gocce di cioccolato<br />
vanno a ruba, come lo yogurt alla<br />
vaniglia. Una giornata di benessere per<br />
il corpo e la mente. Per gli sportivi la<br />
valle offre molteplici itinerari sciistici<br />
nelle vicine località di La Thuile e<br />
Courmayeur. E se gli amici vorranno<br />
faticare con sci e scarponi non resterà<br />
che aspettarli. Tra il calore delle acque<br />
e il piacere di una tisana da bere ai piedi<br />
del tetto d’Europa. Una montagna che<br />
di battaglie ne ha viste molte. Le vostre,<br />
almeno per una giornata, lasciatele<br />
a casa. Non ve ne pentirete.<br />
53
54<br />
enogastronomia<br />
L’enoturismo concilia la passione<br />
del vino, con il viaggio, la cultura<br />
e, naturalmente, la buona tavola<br />
Il mondo<br />
attorno<br />
ai vigneti<br />
RENZO tEbANO<br />
La Puglia è l’unica<br />
regione italiana<br />
nella classifica di<br />
“Wine enthusiast”.<br />
L<br />
e strade del vino non passano dall’Italia,<br />
o meglio, la lambiscono a Sud, in Puglia.<br />
Così è almeno per il magazine americano<br />
“Wine Enthusiast” che, nella sua classifica “10 Best<br />
Wine Travel Destinations <strong>2013</strong>”, esclude a sorpresa<br />
regioni come Piemonte e Toscana e fa vincere questa<br />
speciale classifica alla Rioja, la regione del nord<br />
est della Spagna che si snoda lungo il corso del fiume<br />
Ebro e attorno alla città di Logroño. Una regione<br />
che vanta secoli di tradizione vinicola dove a farla<br />
da padrone sono senza ombra di dubbio i grappoli<br />
rossi del Tempranillo.<br />
A seguire le poco note aree vitivinicole del Danubio,<br />
quel tratto di Austria che comprende le aree<br />
di Wachau, Kremstal, Traisental, Kamptal e Wagram,<br />
dai cui vigneti terrazzati proviene il top dei<br />
vini austriaci, ma anche quelle di Long Island a<br />
due ore di macchina da Manhattan, poi compare<br />
Stellenbosch in Sud Africa, una piccola località<br />
circondata da montagne sui cui pendii si diramano<br />
ettari di vigneti e dove i vitigni più coltivati sono<br />
Cabernet Sauvignon, Merlot e Pinotage. In quinta<br />
posizione la contea di Monterey, in California con<br />
le sue strade vista oceano e i vigneti di Chardonnay<br />
e Pinot nero, in sesta la Valle dos Vinhedos, in Brasile,<br />
zona segnata dalla forte immigrazione italiana<br />
di fine Ottocento dove si coltivano le più disparate<br />
tipologie di uva dal Riesling al Merlot, passando<br />
per il Teroldego e la Malvasia. A chiudere la classifica<br />
si trovano la Willamette Valley, in Oregon,<br />
le Hunter Valley in Australia, la storica regione del<br />
Douro in Portogallo e la Puglia con i suoi vitigni<br />
autoctoni (Uva di Troia, Bombino nero, Primitivo,<br />
Negroamaro, Malvasi nera, Verdeca, Fiano, Bianco<br />
d’Alessano ecc.), gli uliveti, il mare, i trulli e le<br />
tradizioni popolari.<br />
Puglia: le strade<br />
del vino<br />
Nascono con l’obiettivo di valorizzare i territori<br />
a vocazione vinicola e, in particolare, le zone di<br />
produzione di vini di qualità, si snodano lungo<br />
vigneti, cantine e aziende agricole singole o<br />
associate, vengono individuate in territori di<br />
particolare interesse naturalistico, culturale e<br />
ambientale. Rappresentano quindi uno strumento<br />
per lo sviluppo turistico ed economico dei territori<br />
vinicoli, stimolando le attività di ricezione, di<br />
ospitalità delle strutture ricadenti nei percorsi,<br />
nonché la divulgazione e la commercializzazione<br />
dei prodotti tipici locali.<br />
In Puglia sono otto:<br />
La strada dei vini Doc della Daunia, vini San Severo<br />
Doc, Cacc'e mmitte di Lucera Doc, Aleatico di<br />
Puglia Doc.<br />
La strada dei vini Doc “Antichi vini rossi”, vini Rosso<br />
Barletta Doc, Rosso Canosa Doc, Rosso di Cerignola<br />
Doc, Rosso Orta Nova Doc<br />
La strada dei vini Doc Castel del Monte, vini Castel<br />
del Monte Doc e Moscato di Trani Doc<br />
La strada dei vini Doc della Murgia Carsica,<br />
vini Gravina Doc, Gioia del Colle Doc<br />
La strada dei vini Doc Locorotondo e Martina Franca,<br />
vini Locorotondo Doc e Martina Franca doc.<br />
La strada dei vino Doc Primitivo di Manduria<br />
e Lizzano, vini Lizzano Doc e Manduria Doc<br />
La strada dei vino Appia dei vini Doc Brindisi-Ostuni,<br />
vini Brindisi Doc e Ostuni Doc<br />
La strada del vino Vigna del sole Doc, vini<br />
Copertono Doc e Leverano Doc.<br />
www.fidra.it
ISAbELLA CALOGERO<br />
56<br />
golf<br />
La tecnologia<br />
al servizio<br />
del putt<br />
Annapaola Tiscornia è<br />
partner insieme a Laura<br />
Tessera Chiesa di Golden<br />
8, accademia nata con lo<br />
scopo di insegnare il golf<br />
partendo dalla buca per<br />
arrivare sino al tee.<br />
Il Golf Rapallo inaugura<br />
la Golden 8 Academy<br />
per migliorare<br />
le performance<br />
dei propri clienti<br />
C<br />
hi gioca a golf sa bene che la<br />
metà dei colpi che servono per<br />
completare le 18 buche d’ordinanza<br />
sono tirati intorno alla buca. Eppure,<br />
nonostante tutto, la maggior parte dei<br />
golfisti della domenica è ancora (erroneamente)<br />
convinta che il putt sia esclusivamente<br />
una “questione di feeling” e per<br />
questo motivo o non lo allena in maniera<br />
adeguata, oppure non ne approfondisce<br />
il lato tecnico e meccanico con il proprio<br />
maestro. In verità, nonostante l’arco del<br />
pendolo del putt sia di pochi centimetri,<br />
le incognite che si celano in quel minuscolo<br />
tragitto del bastone sono decine e<br />
decine e soprattutto da quelle, purtroppo,<br />
dipendono gli esiti degli score. Da<br />
oggi, però, grazie all’utilizzo della più<br />
moderna tecnologia, anche in Liguria<br />
è finalmente possibile studiare nei più<br />
minimi dettagli lo “swing” del nostro<br />
putt. Al Golf Rapallo, infatti, è stata da<br />
poco inaugurata la Golden 8 Academy,<br />
un’accademia di gioco corto, nata con lo<br />
scopo di far migliorare le performance<br />
sul green dei propri clienti: “Al contrario<br />
di quanto accade nel resto d’Italia – ci<br />
racconta Annapaola Tiscornia, partner<br />
insieme a Laura Tessera Chiesa di Golden<br />
8 – vogliamo insegnare il golf partendo<br />
dalla buca per arrivare sino al tee.<br />
Attraverso l’utilizzo della tecnologia del<br />
Sam Lab possiamo infatti studiare il putt<br />
sotto ogni aspetto: puntamento, direzione,<br />
rotazione dei polsi e della faccia del<br />
bastone, oltre alla ripetitività del colpo.<br />
A questi dati aggiungiamo poi quelli che<br />
derivano dalla Benchine Machine, dalla<br />
macchina cioè che analizza il lie e il loft<br />
del putt statico, cioè quando è fermo dietro<br />
alla palla all’address: dalla differenza<br />
che si ottiene tra i dati del putt statico e<br />
quello dinamico scaturiti dal Sam Lab,<br />
possiamo infine consigliare il bastone<br />
più adatto al giocatore, sia come peso<br />
della testa, sia come posizionamento<br />
dello shaft”. Ad analizzare i risultati e ad<br />
aiutare il golfista nel suo cammino verso<br />
la buca perfetta, ci sono naturalmente tre<br />
giovani e validi professionisti, Simone<br />
Brizzolari, Martina Migliori e Marco<br />
Brizzolara, che, alla fine della sessione<br />
di allenamento, stendono un report dettagliato<br />
di oltre dieci pagine con tutti i<br />
dati relativi al putt del cliente. Ma non<br />
è ancora finita: se il vostro gioco corto<br />
fosse in bolla, mentre lo swing di ferri<br />
e drive necessitasse di una seria review,<br />
il software V1, quello utilizzato anche<br />
dal guru David Leadbetter, permetterà lo<br />
studio del backswing e del downswing,<br />
mentre la tecnologia del Trackman, attraverso<br />
l’analisi del movimento in base<br />
al bastone, consiglierà al golfista gli shaft<br />
o, più in generale, i bastoni più adatti.<br />
Attraverso l’utilizzo<br />
della tecnologia<br />
del Sam Lab si può<br />
studiare il putt<br />
sotto ogni aspetto<br />
il golfista<br />
Quando<br />
ci si sposa<br />
con i<br />
bastoni<br />
L<br />
a solita ricerca universitaria<br />
dell’ultimo minuto<br />
sostiene che, al fine di<br />
una serenità sentimentale, gli<br />
esseri umani – uomini o donne<br />
che siano – dovrebbero avere un<br />
partner per ognuna delle tre fasi<br />
mature della propria vita. Dovremmo<br />
insomma tutti avere dei<br />
compagni a mo’ di yogurt: con la<br />
classica data di scadenza stampata<br />
sul collo. Niente di strano: in<br />
fondo anche per i bastoni da golf<br />
è la stessa cosa. Noi golfisti, infatti,<br />
dovremmo possedere dei ferri e<br />
dei drive adatti non solo al nostro<br />
gioco, ma anche e soprattutto alla<br />
nostra età. Magari con gli shaft<br />
in acciaio da giovani, ma con<br />
una morbida, elastica graphite<br />
quando gli acciacchi cominciano<br />
subdolamente a marcare le nostre<br />
schiene manco fossero dei terzini<br />
rognosi alla caccia del pallone.<br />
Eppure – chissà perché – non solo<br />
spesso e volentieri ci accompagniamo<br />
al partner più sbagliato<br />
possibile, ma affidiamo anche i<br />
nostri colpi a bastoni poco adatti<br />
ai nostri swing. E, se nella ricerca<br />
dell’altra metà della mela spesso,<br />
soprattutto con l’avanzare inesorabile<br />
dell’età, uomini e donne<br />
finiscono con l’accontentarsi<br />
di un PIL amoroso non troppo<br />
in perdita pur di trovare della<br />
sana compagnia, nella scelta<br />
del drive e dei ferri invece non<br />
sappiamo “rallentare”. Soprattutto<br />
i maschi, che continuano<br />
testosteronicamente a giocare<br />
con dei bastoni che fanno più<br />
danni del glutammato di sodio,<br />
perché funzionerebbero solo nelle<br />
mani di un ventenne fisicato come<br />
l’etoile Roberto Bolle. Ecco: a<br />
una certa età, come si rallenta<br />
nelle relazioni sentimentali, così<br />
dovremmo comportarci anche con<br />
quell’altra relazione che nei week<br />
end sa tirarci su manco fosse<br />
uno zabaione: quella con i nostri<br />
ferri. Soprattutto in questo caso,<br />
bisognerebbe sapersi accontentare:<br />
avere magari qualche<br />
metro in meno in saccoccia, ma<br />
decisamente più certezze. Ora:<br />
c’è chi sostiene che se si priva i<br />
giocatori del mistero delle balistiche<br />
golfistiche, li si priva anche<br />
della speranza di tirarla dritta<br />
un giorno. Personalmente, però,<br />
credo che, come nei matrimoni la<br />
prima volta ci si sposa per amore,<br />
la seconda per denaro e la terza<br />
per compagnia, allo stesso modo,<br />
nelle relazioni con i bastoni,<br />
bisognerebbe avere l’identica,<br />
cinica lucidità: il primo set di<br />
ferri dovrebbe servire a spararla<br />
a miglia di distanza dal tee,<br />
il secondo a intascare qualche<br />
premio o magari qualche euro, e,<br />
infine, il terzo a permetterci una<br />
serena camminata in compagnia<br />
senza acciacchi e, soprattutto,<br />
senza il classico broncio da<br />
agenzia funebre che accompagna<br />
i nostri colpacci. Meditate gente,<br />
meditate.<br />
57
Tutto il<br />
58<br />
bitgeneration<br />
computer<br />
in una<br />
“chiavetta”<br />
FAbRIZIO CERIGNALE<br />
Oggi la<br />
spinta alla<br />
miniaturizzazione<br />
è andata<br />
oltre gli<br />
smartphone,<br />
il computer<br />
sta in una<br />
USB<br />
IN bREvE/1<br />
Forchetta “smart”<br />
per aiutare la digestione<br />
Una forchetta elettronica per aiutare<br />
la digestione. È questa l’ultima novità<br />
in arrivo da Las Vegas. HapiFork,<br />
progettata dall’ingegnere francese<br />
Jacques Lépine, è una forchetta<br />
intelligente che, grazie a una tecnologia<br />
brevettata, registra la velocità con cui<br />
si mangia e aiuta chi la usa a tenere il<br />
ritmo ideale per la digestione. Ritmo<br />
che è indispensabile per evitare la<br />
pesantezza del primo pomeriggio.<br />
S<br />
istemi operativi ottimizzati per essere contenuti<br />
in una semplice chiavetta usb ne<br />
avevamo già visti molti ma le ultime novità<br />
superano l’immaginazione. Sono molte, infatti, le<br />
case che, approfittando della spinta alla miniaturizzazione,<br />
arrivata dall’exploit degli smartphone,<br />
hanno messo a punto computer in grado di essere<br />
trasportati in una chiavetta usb. A scendere in<br />
campo sono state principalmente le grandi case<br />
costruttrici di hardware, a partire da Nvidia che per<br />
prima ha depositato il brevetto del microcomputer,<br />
che ha realizzato una macchina con le stesse prestazioni<br />
del Samsung Galaxy SII, ma grande poco<br />
più di un portachiavi. Il computer in miniatura di<br />
Nvidia garantisce, nelle dimensioni di 40-60 x 10-<br />
12 x 5-10mm, le stesse capacità di uno smartphone<br />
di ultima generazione e dovrebbe assicurare il<br />
supporto per una grande varietà di interfacce dalla<br />
HDMI, alla Firewire, alle USB e alla LAN, a seconda<br />
delle configurazioni, il tutto, tra l’altro, a un<br />
prezzo inferiore ai 100 dollari. A seguire, a ruota,<br />
la strada del nano pc è stata la Dell, altra grande<br />
casa americana, specializzata nella produzione<br />
di macchine altamente affidabili, che ha messo a<br />
punto il progetto “Ophelia” un dispositivo dotato<br />
di Bluetooth e Wi-fi integrati con un sistema operativo<br />
Android con tutte le funzioni di un tablet. In<br />
questo caso, tra l’altro, la casa produttrice permette,<br />
attraverso i servizi cloud, di accedere tramite la<br />
chiavetta a contenuti di ogni tipo e persino ad altri<br />
sistemi operativi più complessi. In questo campo,<br />
però, non poteva mancare la Cina che ha iniziato<br />
la commercializzazione del MK802. Le caratteristiche,<br />
in questo caso, sono note e partono da una<br />
CPU AllWinner A10 @ 1.5GHz + GPU Mali 400,<br />
il processore per piattaforme digitali mobili più<br />
avanzato del momento. Grande capacità di elaborazione<br />
e una performance hardware vicina a quelle<br />
di un computer desktop, per la riproduzione video<br />
HD, la navigazione internet e i giochi, alla Ram,<br />
da 512MB. Non manca, ovviamente lo spazio per<br />
l’archiviazione con un hard disk interno da 4GB a<br />
cui si aggiunge la slot per microSD, che permette<br />
di aumentare la memoria fino a 32GB. Completo<br />
anche il comparto connessioni con una porta micro<br />
USB 2.0/OTG (che permette di attaccare una chiavetta),<br />
porta USB 2.0 Host e HDMI (1080p) per<br />
l’uscita video. Non manca la connessione Wi-Fi.<br />
Le chiavettecomputer<br />
sono<br />
già terreno di sfida<br />
tecnologica per<br />
diverse grandi<br />
aziende.<br />
IN bREvE/2<br />
Bagaglio aereo,<br />
sempre sotto controllo<br />
Viaggiatori troppo ansiosi,<br />
ecco il gadget che fa per<br />
voi. Si chiama Trackdot ed<br />
è l’ultima novità hi tech<br />
per non perdere il proprio<br />
bagaglio quando si viaggia in<br />
aereo. Trackdot, infatti, è un<br />
dispositivo Gsm da infilare<br />
nella valigia che si imbarca e<br />
che comunica via sms il luogo<br />
dove atterra il bagaglio.<br />
Il sistema operativo è Android 4.0 (ICS) mentre il<br />
peso, unica pecca, supera i 200g. Il costo, anche in<br />
questo caso molto sotto i 100 Euro. Per funzionare,<br />
ovviamente, questi nanocomputer hanno bisogno<br />
di un monitor ma basta una tv di ultima generazione,<br />
anche penultima, basta che abbia l’ingresso<br />
HDMI, per funzionare. L’unico problema è che,<br />
con una così grande portabilità si possa perdere il<br />
computer ma, visto il basso costo, è un rischio che<br />
si può correre.<br />
IL REtROSCENA<br />
Dove si<br />
nasconde<br />
il computer<br />
di casa<br />
I primi a lavorare sull’ipotesi di un<br />
sistema operativo portatile sono stati,<br />
ed era ovvio, gli inventori di Linux<br />
ma, con il passare del tempo questo<br />
sistema si è ampliato permettendo di<br />
ricreare il proprio pc di casa o ufficio,<br />
in uno strumento che rappresenta il<br />
massimo della portabilità. Il motivo,<br />
è abbastanza semplice, se una<br />
persona si sposta in posti diversi o<br />
viaggia, per lavoro o per vacanza,<br />
oggi può evitare di portare sempre<br />
dietro il suo computer portatile, il<br />
tablet o lo smartphone. Le vecchie<br />
tecnologie (USB) e le nuove (il Cloud),<br />
permettono, infatti, di tenere sempre<br />
a disposizione ed accedere da<br />
ovunque ai propri file, ai documenti<br />
ed ai programmi, anche senza avere<br />
il proprio pc. Dentro una penna USB<br />
o una scheda SD, infatti, possono<br />
essere messi non solo i file personali<br />
o le foto, ma anche i cosiddetti<br />
programmi portatili, ossia applicazioni<br />
che possono essere avviate su<br />
qualsiasi computer si utilizzi, senza<br />
bisogno di installare nulla e senza<br />
lasciare traccia. a questo, ora, si<br />
aggiunge un altra possibilità. Nella<br />
chiavetta, infatti, si può installare<br />
anche un sistema operativo portatile<br />
che permette di accendere ogni<br />
computer come fosse quello proprio<br />
o, ancora si può creare una penna<br />
USB con più sistemi operativi e avvio<br />
multiplo. La procedura, ovviamente,<br />
non è immediata, serve un minimo di<br />
conoscenza del computer, ma in rete<br />
si trovano guide per principianti che,<br />
in pochi passaggi, vi permetteranno di<br />
realizzare il vostro pc da tasca.<br />
59
60<br />
lusso<br />
L 'oro elettronico<br />
vDR<br />
Più che un semplice Mac. Vale 20 mila dollari ed è un<br />
esemplare del portatile Apple Macbook Pro interamente in<br />
oro 24 carati, con diamanti sul logo che cambiano colore.<br />
chevrolet<br />
Si prevede che sarà la Corvette più efficiente<br />
di sempre: la Stingray 2014 è il più potente e<br />
performante modello di serie di tutti i tempi,<br />
basso consumo ed eccellente tenuta di strada<br />
con un design dinamico e moderno che si abbina<br />
alla tecnologia di ultima generazione.<br />
chanel<br />
A sciare ma con stile. Chanel veste gli<br />
appassionati di montagna con una linea<br />
completa: dagli sci, alla tavola alle mascherine da<br />
neve contraddistinti dallo storico marchio della<br />
maison francese.<br />
Anticipo d’estate<br />
Mocassini sartoriali per Alessandro Martorana: in principe<br />
di Galles o nella versione camouflage più anticonformista e<br />
innovativa. La garanzia è il marchio made in Italy.<br />
in collaboration with<br />
Il partner giusto per:<br />
• soluzioni complete per centrali idroelettriche<br />
• forniture di equipaggiamenti meccanici ed elettrici<br />
CVA S.p.A. CENTRALE CHAMPAGNE 2 operativa dal 1° Agosto 2012<br />
16121 Genova – Italia<br />
Via XX Settembre, 14/27 Tel. +39 010 566156<br />
Fax +39 010 590686 email: info@watergenpower.eu<br />
100102 Beijing – China<br />
Office 3311, No.402 Wangjingyuan, Guangshun South Street,<br />
Wangjing, Chaoyang District Tel./Fax: +86 10 84786309<br />
www.watergenpower.eu
62<br />
dinastie<br />
Quella rotta<br />
da Genova<br />
all’Inghilterra<br />
SIMONE GALLOttI<br />
S<br />
e Genova è la città più inglese d’Italia,<br />
lo deve anche a Gianfranco e Gian Enzo<br />
Duci. È una storia di legami forti con Londra<br />
e di stile: fondazione a Zena ma con nomi<br />
made in Britain. L’Enterprise Shipping Agency<br />
(E.S.A.) nasce nel 1947. Allora si chiamava<br />
“Frank L. Bradshaw”, dal nome dell’ufficiale<br />
dell’aeronautica di Sua Maestà che finita la guerra<br />
decise di aprire nel pieno centro di Genova in<br />
via Fieschi, l’agenzia della B.E.A., oggi British<br />
Airways. L’indirizzo ancora adesso è lo stesso,<br />
ma in mezzo c’è la storia di Genova, del Porto,<br />
dello shipping mondiale e di una famiglia, quella<br />
di Gianfranco e Gian Enzo Duci. L’ufficiale inglese<br />
dagli aerei passa presto alle navi. È il momento<br />
della ricostruzione della flotta marittima<br />
non solo tricolore, ma di tutti i paesi che avevano<br />
visto decimarsi il naviglio a causa della guerra.<br />
Con l’aiuto dell’ammiraglio Loevland, americano<br />
che si occupava dell’assegnazione del naviglio<br />
surplus, Bradshaw cominciò a fornire personale<br />
navigante italiano. Se infatti la penisola era a<br />
corto di navi, dall’altro lato era colma di braccia.<br />
E qualificate. Primo e grande cliente la Naess<br />
Shipping Co. di New York. A metà degli anni<br />
Cinquanta la richiesta è sempre più forte: l’equipaggio<br />
italiano è richiestissimo e la costruzione<br />
di nuove navi lo rende prezioso. La stessa Naess<br />
Shipping chiede all’ex ufficiale inglese di provvedere<br />
in esclusiva per la fornitura di personale<br />
per le navi che i cantieri giapponesi stanno costruendo.<br />
È una tappa fondamentale: la “Frank L.<br />
Bradshaw” si impone come leader nella fornitura<br />
La storia di Genova,<br />
del Porto, dello<br />
shipping mondiale<br />
e di una famiglia:<br />
quella di Gianfranco<br />
e Gian Enzo Duci<br />
e gestione del personale italiano di bordo. Ma la<br />
vera svolta arriva nel 1965. Si precorrono i tempi<br />
e Gianfranco Duci entra in azienda. Il momento è<br />
d’oro. Nel libro della Naess Group Organisation<br />
ci sono nomi della storia dello shipping mondiale,<br />
come Sir John Denholm: nel 1965 contabile<br />
del gruppo, oggi il più grande broker al mondo<br />
di yacht. Ma quello è anche l’anno in cui viene<br />
armata la prima OBO (Oil, bunker, ore carrier) al<br />
mondo. È una novità dirompente nel panorama<br />
mondiale. La nave si chiama Naess Norsment e<br />
l’equipaggio è interamente italiano. A cominciare<br />
dal Comandante: Ambrogio Moscatelli, che<br />
poi entrerà anche in società come Presidente di<br />
Enterprise Shipping Agency, sino alla recente<br />
scomparsa. “Fu un vero successo – racconta Gian<br />
Enzo Duci, erede della dinastia e amministratore<br />
delegato della Esa Group dal 2001 – ma non<br />
ci fu nemmeno il tempo di cullarsi sugli allori.<br />
Negli anni Settanta il mercato cambiava rapidamente.<br />
Il personale italiano non era più ambito<br />
e conteso come prima, Era ormai evidente il<br />
disimpegno progressivo degli armatori inglesi,<br />
americani e norvegesi”. Persa la spinta iniziale,<br />
le code dei marittimi italiani sono un ricordo del<br />
passato, di quando la Esa come racconta l’amministratore<br />
delegato “gestiva migliaia di posizioni”.<br />
È il mercato che lo impone. Ai connazionali<br />
si sostituiscono gli indiani e i filippini. E la Esa<br />
raccoglie la sfida. Vincendola. Verso la fine degli<br />
anni Settanta e l’inizio del successivo decennio,<br />
Gianfranco Duci ha l’intuizione vincente e apre<br />
il dipartimento P&I Medical. È il 1983 e l’assistenza<br />
sanitaria a bordo diventa uno dei pilastri<br />
della Esa che si allarga. “All’epoca i primi clienti<br />
continua a pag. 64 X<br />
Frank L. Bradshaw,<br />
l’Ufficiale Superiore<br />
della Royal<br />
Air Force che,<br />
congedandosi alla<br />
fine della Guerra,<br />
aprì in Via Fieschi<br />
l’ufficio di Agenzia<br />
della B.E.A, oggi<br />
British Airways.<br />
63
64<br />
dinastie<br />
Verso la fine degli<br />
anni Settanta<br />
Gianfranco<br />
Duci apre il<br />
dipartimento P&I<br />
Medical<br />
erano Carnival e Msc, definite ‘compagnie minori’<br />
e avevamo relazioni dirette con Aponte e<br />
Harrison”. Da quell’inizio la strada è stata tanta.<br />
Le due compagnie sono cresciute, così come la<br />
divisione P&I Medical di Esa. A Carnival e Msc<br />
si sono aggiunti Costa, Chevron e Saipem. “La<br />
società negli anni Ottanta è cresciuta soprattutto<br />
grazie a questo filone – racconta Gian Enzo Duci<br />
– Da pochi clienti ci siamo allargati garantendo<br />
assistenza sanitaria agli italiani imbarcati su navi<br />
che battevano bandiera estera e a stranieri su navi<br />
tricolore”. Il mercato per chi lavora nello shipping<br />
è da sempre globale. Negli anni Novanta la<br />
Esa sente la necessità di dotarsi di una agenzia<br />
di viaggi interna, la “Fieschi Travel”. Ora opera<br />
anche per il pubblico e fattura 20 di milioni di<br />
Euro l’anno. Sfida raccolta e vinta. Come nell’espansione<br />
all’estero. Esa ripensa la tradizione<br />
degli equipaggi italiani, dando vita ad un mix di<br />
nazionalità che per strategia e risultati, porta l’azienda<br />
a consolidare la posizione di leadership. Il<br />
Gian Enzo Duci<br />
quando smette i<br />
panni di manager<br />
indossa quelli<br />
del velista con<br />
successo.<br />
Nella foto a sinistra<br />
il Comandante<br />
Ambrogio<br />
Moscatelli, a<br />
destra (pagina 65),<br />
Gianfranco Duci<br />
e, sotto, la Naess<br />
Norsment.<br />
primo ufficio viene aperto nella Jugoslavia ancora<br />
unita. Lo schema è semplice, leggero, ma premia<br />
la Esa. La società è socia di minoranza con<br />
un partner locale. In questo caso col governo. È<br />
una tattica che porta al successo e che sarà replicata<br />
in altri paesi. Dall’Est Europa, all’Indonesia<br />
sino a Cuba. Per non perdere nessuna occasione.<br />
Nel 2000 altre due idee diventano realtà. A Napoli<br />
apre il centro Acma per l’addestramento e<br />
Esa Cluster, la divisione che funziona da agenzia<br />
del lavoro del settore marittimo. È in questo contesto<br />
che entra Gian Enzo Duci al timone della<br />
società: “Nell’espansione all’estero facciamo<br />
come la Repubblica di Genova che non colonizzava<br />
in toto un territorio come le altre potenze<br />
che preferivano conquistarne vaste porzioni. Noi<br />
apriamo ‘enclave commerciali’, adottando una<br />
strategia flessibile. Siamo dentro la società, ma<br />
abbiamo un partner locale”. La storia della Superba<br />
si ripete. Dai Dogi ai Duci. Cambia solo<br />
qualche lettera.<br />
Nel 2000 altre due<br />
idee diventano<br />
realtà. A Napoli<br />
apre il centro<br />
Acma per<br />
l’addestramento<br />
e Esa Cluster<br />
bIO<br />
un giovane timoniere,<br />
imprenditore e professore<br />
Dalla passione<br />
per il mondo<br />
dello shipping<br />
a quella per la<br />
vela e laurea<br />
con lode in<br />
Economia<br />
Marittima e dei<br />
trasporti<br />
Gian Enzo Duci è sulla soglia dei 40. ha l’aria<br />
– e l’esperienza – da professore. Ma sotto<br />
l’impeccabile gessato batte un cuore di velista.<br />
Non è figlio di papà nell’accezione peggiore del<br />
termine. Gian Enzo ha saputo farsi valere in altri<br />
contesti professionali, anche internazionali,<br />
prima e durante il suo ingresso alla Esa. Tutte<br />
le esperienze però hanno un filo conduttore: il<br />
mare. Già la tesi con cui si è laureato con lode<br />
all’Università di Genova in Economia Marittima<br />
e dei Trasporti, spiega molto del suo presente:<br />
“Programmazione e controllo delle imprese<br />
di viaggio e di trasporto via mare” dal titolo<br />
globalizzazione ed integrazione logistica: gli effetti<br />
sulle strategie degli operatori marittimi di linea. E<br />
globale il giovane manager lo è stato sin dall’inizio.<br />
Nel 1998 è Junior Crew Manager della Chevron<br />
Shipping Company presso la Bibby International<br />
Services di Douglas. Sino al 2005 ricopre il ruolo<br />
di Quality & Legal Manager della Enterprise<br />
Shipping. È nel 2001 che entra in azienda dopo<br />
l’esordio anni prima in affiancamento al padre.<br />
Dal maggio 2001 è infatti Amministratore Delegato<br />
della ESA Group (holding del gruppo Enterprise) e<br />
Amministratore Delegato della Enterprise Shipping<br />
Ag., la società leader in Italia e tra le prime<br />
in Europa nel crew management. Oltre alla Esa,<br />
Gian Enzo Duci è al timone anche di Ligustica<br />
Maritime Srl (società d’armamento), Consigliere<br />
d’amministrazione di S.C.S. Srl (agenzia marittima)<br />
e Amministratore Delegato della Norbulk Enterprise<br />
Ship Management, la joint venture italiana tra la<br />
Norbulk Shipping UK, uno dei maggiori operatori<br />
mondiali nel campo dello ship management e la<br />
Enterprise Shipping Ag. Duci è membro autorevole<br />
dello shipping, presiede l’associazione degli agenti<br />
marittimi ed è Panel Member dell’ECASBA il gruppo<br />
europeo degli agenti e broker. Ma Gian Enzo Duci<br />
è anche professore all’Università di Genova, corso<br />
di “Implicazioni economico finanziarie delle scelte<br />
armatoriali” presso la Facoltà di Economia. Quando<br />
smette i panni del manager, presidente e docente,<br />
Duci indossa quelli del velista con successo: ha<br />
vinto il Lloyd’s List Italian Shipping Award nella<br />
categoria “New Generation” nel 2011, è membro<br />
della Squadra agonistica di vela (Classe 470) dello<br />
yCI e ha vinto una medaglia d’argento ai Mondiali<br />
Master 2006, di bronzo nel 2003, 2005, 2008<br />
e 2011. È stato Campione Italiano Master 2004.<br />
65
66<br />
<strong>Febbraio</strong> <strong>2013</strong> anno 4 - n°26<br />
agenda<br />
1<br />
feBBraIo<br />
12<br />
Festival di Sanremo<br />
Fabio Fazio e Luciana<br />
Littizzetto presentano la<br />
63°edizione del Festival di<br />
Sanremo. Big della musica<br />
italiana, giovani e ospiti<br />
internazionali animeranno<br />
le cinque serate della manifestazione.<br />
www.sanremo.rai.it<br />
feBBraIo<br />
COSA SUCCEDE IN LIGURIA<br />
feBBraIo<br />
Mostre, fiere,<br />
spettacoli, gli<br />
appuntamenti<br />
più importanti<br />
dell’agenda<br />
di febbraio<br />
di Jessica Nicolini<br />
In Astratto<br />
Una mostra imperdibile per tutto il mese di febbraio<br />
al Centro d’Arte Moderna e Contemporanea di<br />
La Spezia. De Chirico, Duchamp, Ernst, Magritte,<br />
Fontana e Manzoni, sono solo alcuni degli artisti<br />
esposti. Al secondo piano del museo sarà allestita la<br />
mostra “In Astratto-Arte astratta in Italia 1930-1980”<br />
ospitata a Londra durante le Olimpiadi.<br />
camec.spezianet.it<br />
3 8 feBBraIo<br />
Cibio<br />
Torna al Porto Antico di Genova la fiera dedicata<br />
agli alimenti di qualità e biologici. Oltre ai<br />
vari stand in cui saranno esposti tutti i prodotti<br />
gastronomici, con particolare riguardo ai prodotti<br />
tipici delle regioni italiane, ci saranno incontri<br />
dedicati alla cultura dell’alimentazione e al<br />
turismo enogastronomico ed ambientale.<br />
www.cibio.info<br />
Carnevalöa <strong>2013</strong><br />
ArteGenova<br />
Per tutto il mese di febbraio<br />
ci saranno appuntamenti<br />
dedicati al carnevale<br />
per un pubblico di ogni età.<br />
Un’occasione per festeggiare,<br />
divertirsi e gustare i<br />
“crostoli”, dolce tipico del<br />
carnevale loanese.<br />
www.comuneloano.it 15<br />
Dal 15 al 18 febbraio la<br />
Fiera di Genova ospiterà<br />
la mostra-mercato dedicata<br />
all’arte moderna e<br />
contemporanea proponendo<br />
ai visitatori una panoramica<br />
su oltre 90 gallerie tra le più<br />
importanti d’Italia.<br />
www.artegenova.org<br />
feBBraIo
oyster perpetual cosmograph daytona<br />
rivenditore autorizzato<br />
genova - piazza de ferrari, 3r