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HDS NOTIZIE N. 43 - Dicembre 2008 - pag. 2 - Historical Diving ...

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Il casco Divinhood style 1 insieme alla sua pompa.<br />

un vestito in modo totalmente efficiente e stiamo<br />

parlando dei fratelli Deane e di augustus Siebe.<br />

ma dopo la messa a punto dello scafandro da<br />

palombaro che ha permesso di aprire la porta<br />

delle profondità marine che fine ha fatto il casco<br />

aperto? È stato dimenticato, abbandonato perché<br />

obsoleto e sicuramente in Europa mai più ripreso.<br />

ci voleva un popolo “pratico” e “pragmatico”<br />

come quello americano per vedergli riprendere<br />

il posto che gli spettava. Dovevano passare<br />

circa cento anni ma, bello e affascinante come<br />

un cimiero dei cavalieri medioevali, ecco nascere<br />

il “Divinhood”, appartenente alla categoria<br />

degli “Shallow Water Helmets” e cioè elmi per<br />

acqua bassa. a dire la verità il primo sembrava<br />

una specie di piccolo scaldabagno o bollitore per<br />

Zavorra anteriore del casco Divinhood style 3.<br />

il caffè, con una finestra tonda. Successivamente<br />

i modelli sviluppati si sono rivelati ben più affascinanti<br />

dal punto di vista estetico e migliorati<br />

anche nelle caratteristiche di utilizzo.<br />

Il “Divinhood” N. 1 è prodotto a partire dal 1916<br />

dalla miller Dunn, azienda di miami in Florida.<br />

In america fu un grande successo e mi sono<br />

sempre chiesto perché in Europa invece non fu<br />

mai adottato. Qualcuno dice che noi abbiamo<br />

acque mediamente più profonde e più fredde ma<br />

in realtà è una falsa pista. gli americani adottarono<br />

il casco aperto per una infinità di attività<br />

che, in acqua relativamente bassa, consentivano<br />

rapide e veloci immersioni senza l’utilizzo ben<br />

più laborioso del palombaro classico e della sua<br />

pesante e ingombrante pompa.<br />

pensiamo a tutte le ispezioni sotto le carene di<br />

barche o navi, piccoli interventi di riparazione in<br />

acqua bassa, osservazioni del fondo marino, piccoli<br />

lavori in fumi o laghetti e così via.<br />

penso che si sarebbe potuto utilizzare anche in<br />

Europa, con un gran risparmio di tempi e costi e<br />

dando la possibilità anche a persone meno esperte,<br />

di godere dei fondali marini. che esistesse già<br />

una lobby dei palombari?<br />

Fatto sta che oggi gli americani, da un punto di<br />

vista collezionistico, valutano il casco aperto alla<br />

stessa stregua di un mkv, strappandoseli letteralmente<br />

dalle mani a cifre che possono superare<br />

i 5.000 dollari. Belli sono belli, non c’è che dire<br />

ma a noi dicono ancora poco, forse perché ne<br />

ignoriamo la storia.<br />

abbiamo prima detto che la miller Dunn iniziò<br />

la fabbricazione del primo casco aperto, il No.<br />

1, nel 1916. lo consigliava per profondità variabili<br />

fino ai 60 piedi (circa 18 metri) raccomandando<br />

ai meno esperti un uso fino ai 30 piedi<br />

(circa 9 metri). Il sistema “Divinhood” comprendeva:<br />

casco, 2 o 4 zavorre in piombo da fissare<br />

al bordo inferiore del casco stesso, sia davanti<br />

che dietro. Il casco era ovviamente sagomato per<br />

William Beebe in una famosa immagine che lo ritrae sott’acqua<br />

mentre scrive delle annotazioni sulla sua tavoletta zincata.<br />

<strong>HDS</strong> <strong>NOTIZIE</strong> N. <strong>43</strong> - <strong>Dicembre</strong> <strong>2008</strong> - <strong>pag</strong>. 24

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