Donne, liberti e schiavi nella Roma di Orazio - ager veleias
Donne, liberti e schiavi nella Roma di Orazio - ager veleias
Donne, liberti e schiavi nella Roma di Orazio - ager veleias
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
Per quanto riguarda le donne <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zione <strong>liberti</strong>na si hanno due testimonianze<br />
inequivocabili, dove il termine <strong>liberti</strong>na non lascia dubbi: si tratta <strong>di</strong> Mirtale 47 , la cui catena il<br />
poeta mostra <strong>di</strong> preferire a quella <strong>di</strong> un amore più nobile, e <strong>di</strong> Frine 48 , cui non basta un<br />
solo amante. <strong>Orazio</strong> accenna inoltre alla liberta <strong>di</strong> un certo Ummi<strong>di</strong>o, personaggi<br />
evidentemente noti all'epoca, protagonisti <strong>di</strong> un fatto <strong>di</strong> sangue: la liberta – <strong>di</strong> cui non si<br />
conosce il nome <strong>di</strong> origine – avrebbe infatti ucciso a colpi <strong>di</strong> scure, forse per questioni<br />
economiche, il suo patrono, che <strong>Orazio</strong> definisce ricco e avaro 49 .<br />
Di con<strong>di</strong>zione <strong>schiavi</strong>le, poi, è certamente la bionda Fillide dell'Ode II, 4: il poeta<br />
esorta un amico a non vergognarsi dell'amore verso un'ancilla fedele e aliena da ogni<br />
calcolo economico, confermando pienamente la tesi che le schiave a<strong>di</strong>bite al servizio<br />
personale della padrona ricevessero un'educazione <strong>di</strong> gran lunga più accurata delle donne<br />
libere ma plebee.<br />
Professioni femminili: prostitute e donne <strong>di</strong> teatro, levatrici e nutrici.<br />
Le attività femminili maggiormente documentate da <strong>Orazio</strong>, ad eccezione della<br />
preparazione <strong>di</strong> filtri e veleni da parte <strong>di</strong> vecchie megere, sono la prostituzione e le<br />
professioni legate al mondo del teatro, quali la musica o il mimo, forse per la sua<br />
frequentazione <strong>di</strong> ambienti ben precisi: la presenza <strong>di</strong> prostitute <strong>nella</strong> vita del poeta è, del<br />
resto, confermata dalla biografia svetoniana. Svetonio, che da buon biografo non si perde<br />
un'in<strong>di</strong>screzione, riporta un rumor, una <strong>di</strong>ceria, secondo la quale il poeta avrebbe tenuto a<br />
<strong>di</strong>sposizione delle prostitute una camera rivestita <strong>di</strong> specchi a scopo erotico 50 , così come<br />
una lunga tra<strong>di</strong>zione europea – Casanova insegna – avrebbe fatto con innumerevoli<br />
variazioni.<br />
La presenza <strong>di</strong> prostitute all'interno dei testi oraziani è decisamente massiccia e,<br />
sebbene spesso i termini meretrix e scortum siano citati solo in maniera occasionale, in<br />
altri casi le <strong>di</strong>chiarazioni del poeta contribuiscono a un'ipotetica ricostruzione dei rapporti<br />
tra <strong>Orazio</strong> e le rappresentanti <strong>di</strong> questa categoria, alle quali l'autore non rivolge certo<br />
parole <strong>di</strong> biasimo. Anzi, <strong>nella</strong> seconda Satira del primo libro il poeta afferma <strong>di</strong> preferire le<br />
prostitute alle matrone, poiché non solo non creano problemi con eventuali mariti o quanto<br />
meno con la legge, ma anche non danno origine a sorprese, mostrando apertamente pregi<br />
e <strong>di</strong>fetti del loro corpo, che invece sono spesso celati dalle matrone sotto vesti lunghe e<br />
pesanti.<br />
Le donne honestae, appartenenti cioè al ceto senatorio, sono sempre circondate da<br />
accompagnatori e schiave: <strong>di</strong> loro si può vedere soltanto il viso, mentre non ci sono<br />
ostacoli per le prostitute. Alla stola, abito tra<strong>di</strong>zionale della matrona romana, che<br />
avvolgeva completamente il corpo coprendo anche il capo e che, secondo le regole del<br />
mos maiorum, doveva essere tessuto personalmente dalla mater familias, si<br />
contrappongono le sottili vesti coe delle cortigiane. Le tunichette <strong>di</strong> Coo (piccola isola<br />
greca famosa per le sue etère), introdotte a <strong>Roma</strong> per influsso orientale, erano fatte <strong>di</strong><br />
stoffe leggere e trasparenti che permettevano <strong>di</strong> intravedere senza <strong>di</strong>fficoltà le fattezze <strong>di</strong><br />
chi le indossava 51 .<br />
Le vesti, così come tutto l'ornatus femminile, avevano a <strong>Roma</strong> il preciso compito <strong>di</strong><br />
affermare lo status sociale della donna in questione: stolata era la matrona, <strong>di</strong> buona<br />
famiglia e legittimamente sposata con prole (maschile, possibilmente); togata era invece<br />
colei che, non potendo indossare la stola a causa del suo comportamento e della<br />
professione esercitata, portava la tipica sopravveste senatoria. Lo stesso <strong>Orazio</strong> si serve a<br />
volte dell'ornatus per definire una certa categoria <strong>di</strong> donne: sempre <strong>nella</strong> seconda Satira<br />
del primo libro, parla <strong>di</strong> donne la cui veste orlata <strong>di</strong> ricami copre i talloni.<br />
L'instita, a cui il poeta fa riferimento, era una balza <strong>di</strong> porpora cucita all'estremità<br />
inferiore della veste ed era prerogativa delle donne <strong>di</strong> elevata con<strong>di</strong>zione sociale. E ancora<br />
19