Bollettino no. 14 Luglio 2010 - Comune di Lavizzara
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seghe e il fracasso del piede o del tronco che, <strong>di</strong>staccato,<br />
va a incunearsi pesante nella terra. I ceppi<br />
resteran<strong>no</strong> lì, a fare una sorta <strong>di</strong> riparo e presto a<br />
far terra. l tronchi li monda<strong>no</strong> dai rami, li fissa<strong>no</strong> li<br />
traina<strong>no</strong> li issa<strong>no</strong> fi<strong>no</strong> al filo portante, poi li manda<strong>no</strong><br />
giù, a Cort Piatt, dove il camion li porterà via. È<br />
bello il sibilo del tronco che passa e ondeggia, è<br />
bello ma fa anche un po’ paura. Chissà quante stagioni<br />
<strong>di</strong> lotte e pace, quante carezze <strong>di</strong> mattini rosa<br />
e quanti schiaffi <strong>di</strong> autunni pungenti questo filo si<br />
porta via!<br />
Ormai so<strong>no</strong> qui, <strong>no</strong>n ho voglia <strong>di</strong> tornare in<strong>di</strong>etro. È<br />
tutto un su e giù in mezzo a rami lacerati, elastici e<br />
appiccicosi, rami ancora gonfi <strong>di</strong> verde, massi ra<strong>di</strong>ci<br />
tronchi. Difficile camminarci. U<strong>no</strong> scarpone mi scivola<br />
e un’asta spaccata e aguzza mi taglia dal gi<strong>no</strong>cchio<br />
in giù. Una cicatrice in più da nascondere.<br />
O da vantare. Come in fondo è facile e comoda la<br />
via <strong>di</strong> tutti i giorni ce ne accorgiamo quando qualcosa<br />
cambia, quando un imprevisto ci fa traballare.<br />
Peccato se <strong>no</strong>n la apprezziamo, la quoti<strong>di</strong>anità!<br />
Con la ferita che punge arrivo finalmente alla fine<br />
del <strong>di</strong>sastro, raccolgo qualche ramo <strong>di</strong> faggio per la<br />
stufa, ce n’è una bella scorta, ed ecco che da qui in<br />
avanti gli abeti so<strong>no</strong> salvi, questi neanche il bostrico<br />
li ha toccati! Posso prendermela comoda, stasera<br />
so<strong>no</strong> invitata a cena.<br />
Franco For<strong>no</strong>ni e Livio For<strong>no</strong>ni so<strong>no</strong> due boscaioli<br />
dell’Azienda Forestale <strong>di</strong> Cevio. Dal mese <strong>di</strong> giug<strong>no</strong><br />
lavora<strong>no</strong> nel bosco tra Monte Cima e Larecc, dai<br />
1’500 ai 1’800 m e più <strong>di</strong> altitu<strong>di</strong>ne, per ripulirlo dagli<br />
alberi sra<strong>di</strong>cati strappati spaccati. So<strong>no</strong> compaesani,<br />
<strong>di</strong> Ardesio, un paese della Val Seriana nel<br />
Bergamasco. Bergamaschi, l’avevo detto io! Stessa<br />
parlata <strong>di</strong> mio papà, stessa cadenza, uguale modulazione.<br />
Qualche paese più in su rispetto a Leffe,<br />
dove è nato mio padre. Gente tenace, gente che<br />
piace a me. Mi han<strong>no</strong> detto alle sette e alle sette<br />
so<strong>no</strong> qui, porto il dessert, ma so già che <strong>no</strong>n andrà<br />
a ruba. Mele cotte al for<strong>no</strong> che alla fine mangeran<strong>no</strong><br />
forse per farmi piacere.<br />
La tavola è già apparecchiata, mi fa sempre un po’<br />
tenerezza l’uomo forte che lavora duro e insieme sa<br />
cucinare e tenere una casa. Livio mi mette davanti<br />
un’e<strong>no</strong>rme cotoletta alla valdostana e le patatine al<br />
for<strong>no</strong>, dorate, buonissime! Neanche i piatti mi fa lavare,<br />
vuol fare lui. Pensare che volevo essere io a<br />
fare qualcosa per loro per ringraziarli!<br />
Franco, dei due il più anzia<strong>no</strong>, fa questo mestiere da<br />
quando aveva quin<strong>di</strong>ci anni, prima insieme al padre<br />
e allo zio, e poi, col passare degli anni, spostandosi<br />
per trovare impiego presso aziende finchè è giunto<br />
in Svizzera.<br />
Livio lavora per l’ Azienda Forestale <strong>di</strong> Cevio da tre<br />
anni. Prima faceva il muratore o il ma<strong>no</strong>vale al suo<br />
paese ma poi la voglia <strong>di</strong> un cambiamento “Per<br />
vedere se si poteva prenderla un po’ più con calma…”<br />
lo ha spinto fi<strong>no</strong> qua. Che questo lavoro <strong>no</strong>n<br />
si fa prendere con calma Livio lo ha capito subito<br />
anche se, quando gli ho domandato se <strong>no</strong>n è troppo<br />
stancante questo mestiere, lui mi ha sorriso<br />
con un “Ma <strong>no</strong>o…”<br />
Ma è un lavoro duro, faticoso e anche pericoloso.<br />
“Noi, alla sera, <strong>no</strong>n abbiamo bisog<strong>no</strong> <strong>di</strong> andare a<br />
correre o in palestra!”<br />
“Quando si ha passione per quello che si fa” mi<br />
spiega Franco, “la fatica <strong>no</strong>n si sente!”<br />
Però io li ho visti <strong>di</strong>verse volte tornare la sera, un po’<br />
dopo le sei, magari con un carico <strong>di</strong> legna per il fuoco<br />
sulle spalle, stanchi per la lunga giornata in bosco.<br />
Ho pensato tante volte che mi sarebbe piaciuto<br />
preparar loro da mangiare, che alme<strong>no</strong> quello lo<br />
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