Le dieci giornate di Brescia narrate ai ragazzi da un ... - Vie dell'Arte
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Piazza dei caduti a gardone<br />
rivera<br />
Chi e dove Scuola Secon<strong>da</strong>ria <strong>di</strong> i grado Papa Giovanni XXIII - gardone riviera<br />
Classi coinvolte terza a e B<br />
Docenti referenti Mariangela comini e annalisa comini<br />
progetto 3 Sognando l’Italia…<br />
ieri e oggi<br />
Elaborato 1 - Clara Paganoni e Benedetta Silvestri<br />
Mentre sono nel letto intenta a leggere il libro “<strong>Le</strong> <strong><strong>di</strong>eci</strong> <strong>giornate</strong> <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong> <strong>narrate</strong> <strong>ai</strong> <strong>ragazzi</strong> <strong>da</strong> <strong>un</strong><br />
tamburino”, mi addormento…<br />
Improvvisamente mi ritrovo in piazza dei Caduti a Gardone Riviera e, guar<strong>da</strong>ndomi attorno, mi accorgo<br />
che è tutto <strong>di</strong>verso: la stra<strong>da</strong> è sterrata e non circolano macchine, i bar che prima erano frequentati<br />
<strong>da</strong> gente <strong>di</strong> ogni classe sociale, donne e uomini, ora sono osterie e taverne popolate <strong>da</strong> persone che<br />
indossano abiti strani e che sembrano impegnati in <strong>di</strong>scorsi accesi, ma non riesco a capire <strong>di</strong> cosa<br />
stiano parlando… vedo <strong>un</strong> uomo che esce urlando <strong>da</strong>lla taverna e corre per la salita, lo seguo con lo<br />
sguardo, mi accorgo che è armato e <strong>da</strong> questo deduco che la situazione qui non è delle più tranquille.<br />
Mi rendo conto che sono finita in <strong>un</strong>’altra epoca!<br />
Noto l’abbigliamento delle persone che già prima mi aveva stupito: gli<br />
uomini vestono abiti completamente <strong>di</strong>versi d<strong>ai</strong> nostri, alc<strong>un</strong>i portano<br />
vestiti in velluto con gilet, insieme a cappelli alla calabrese, sciarpe<br />
tricolore ad armacollo e sciabole pendenti; altri invece indossano bluse<br />
logorate, braghe lise e zoccoli.<br />
<strong>Le</strong> donne, che si affrettano nella piazza, invece dei soliti jeans moderni,<br />
portano l<strong>un</strong>ghe sottane scure e abiti <strong>di</strong> mussola con inserti <strong>di</strong> merletto,<br />
insieme a scialli e i loro capelli sono raccolti in <strong>un</strong>a crocchia. Mi<br />
guardo ancora intorno e mi accorgo che sono appese <strong>da</strong>ppertutto le<br />
ban<strong>di</strong>ere tricolore, le case sono malmesse e <strong>da</strong>nneggiate come <strong>da</strong> colpi<br />
<strong>di</strong> fucile e la gente passa per i vicoli con aria impaurita e preoccupata.<br />
Vedo bambini rincorrere <strong>un</strong> cerchio e spingerlo con <strong>un</strong> bastone, ma<br />
loro non sembrano preoccupati, anzi ridono e si scambiano frasi <strong>di</strong>fficili <strong>da</strong> comprendere, forse è <strong>un</strong><br />
<strong>di</strong>aletto. Ma come parla questa gente?<br />
Disorientata mi rivolgo a <strong>un</strong> passante, <strong>un</strong>a persona <strong>di</strong>stinta, con <strong>un</strong> abito molto elegante, <strong>un</strong>a folta<br />
barba grigia e <strong>un</strong> bastone <strong>da</strong>ll’impugnatura argentata:<br />
– Buongiorno signore, mi scusi, sa <strong>di</strong>rmi in che anno siamo? –<br />
– Figliuola, ma che doman<strong>da</strong> è m<strong>ai</strong> questa? Corre l’anno 1849! –<br />
A questa risposta rimango stupita e senza parole, il signore <strong>di</strong>stinto mi saluta con <strong>un</strong> cenno e<br />
in<strong>da</strong>ffarato come tutti gli altri, se ne va. Mentre penso a come è possibile che io mi trovi in <strong>un</strong>’altra<br />
epoca, <strong>un</strong> ragazzo attira la mia attenzione e si <strong>di</strong>rige verso <strong>di</strong> me.<br />
Ha circa la mia età, anche lui indossa strani abiti: porta pantaloni rigati morbi<strong>di</strong> e fermati poco sopra<br />
le caviglie, <strong>un</strong>a blusa, <strong>un</strong> cappello con <strong>un</strong>a piuma <strong>di</strong> fagiano e <strong>un</strong>o strano strumento appeso ad <strong>un</strong>a<br />
tracolla.<br />
progetto 3 Sognando l’Italia… ieri e oggi<br />
16 <strong>Le</strong> vie dell’arte Unità e identità: 150 anni <strong>di</strong> storia 17 <strong>Le</strong> vie dell’arte Unità e identità: 150 anni <strong>di</strong> storia<br />
– Giovine donzella, giustapp<strong>un</strong>to vi ho incontrata, nel bel fior dei miei anni è gi<strong>un</strong>ta l’ora per me <strong>di</strong><br />
contribuire a fare l’Italia! –<br />
Ascoltando le sue parole mi viene in mente Ugo Foscolo nel sonetto “In morte del fratello Giovanni”…<br />
parla proprio come lui!<br />
– Scusa, ma chi sei tu? – gli domando.<br />
– Il mio nome è Nino, il tamburino, colui che accompagna le armate Italiane in guerra contro gli<br />
Austriaci. Vuole <strong>un</strong>irsi a me? –<br />
Io sorridendo imbarazzata gli rispondo:<br />
– Mi st<strong>ai</strong> prendendo in giro? Unirmi a te per fare cosa? Io non suono il tamburo e poi siamo solo<br />
<strong>ragazzi</strong> non possiamo contribuire ad <strong>un</strong> impresa così grande! –<br />
A quel p<strong>un</strong>to mi risveglio: era solo <strong>un</strong> sogno, eppure sembrava tutto così reale!<br />
Esco a fare due passi per prendere <strong>un</strong> po’ <strong>di</strong> aria, quando la mia attenzione ricade su <strong>un</strong>a lastra <strong>di</strong><br />
marmo su cui c’è <strong>un</strong> iscrizione:<br />
“A ricordo del giovane Nino, figliuolo scarso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> e ricco solo <strong>di</strong> buona volontà, morto per la<br />
patria Italia”.<br />
È stato <strong>da</strong>vvero coraggioso Nino, morire così giovane per <strong>un</strong> ideale… Ed io, cosa potrei fare per la<br />
mia Italia? Per ora stu<strong>di</strong>arne la storia e la cultura, cercando <strong>di</strong> capire i valori su cui si fon<strong>da</strong> e, iniziando<br />
<strong>da</strong>lle mie piccole scelte quoti<strong>di</strong>ane, contribuire allo sviluppo <strong>di</strong> <strong>un</strong> paese aperto e giusto.<br />
Elaborato 2 – Benedetta Bertella e Elisa Banalotti<br />
Ciao sono Enea, ho 13 anni e l’anno prossimo andrò<br />
al liceo scientifico Copernico a <strong>Brescia</strong> anche se vivo<br />
a Gardone Riviera, perciò questo mi richiederà molti<br />
sacrifici.<br />
Dopo essere stato invitato con la mia classe al Vittoriale<br />
(sarà la trentesima volta nella mia vita) per <strong>un</strong>a<br />
conferenza sulle “Dieci <strong>giornate</strong> <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong>”, mi è stata<br />
fatta la richiesta <strong>di</strong> leggere il libro <strong>da</strong>to in omaggio in<br />
quell’occasione: “<strong>Le</strong> <strong><strong>di</strong>eci</strong> <strong>giornate</strong> <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong> <strong>narrate</strong> <strong>ai</strong><br />
<strong>ragazzi</strong> <strong>da</strong> <strong>un</strong> tamburino”.<br />
Adesso sono in camera mia a leggerlo, l’inizio sembra<br />
<strong>un</strong> po’ noioso, forse è meglio farsi <strong>un</strong>a dormitina…<br />
Aspetta! Dove sono?! Ma sì, certo, che doman<strong>da</strong><br />
sciocca, sono in piazza dei Caduti qui a Gardone…<br />
due minuti fa ero in camera mia, come ho fatto a finire qui? E poi, c’è qualcosa <strong>di</strong> strano, niente<br />
auto, niente moto, niente <strong>di</strong> niente! Mmmmmh… la stra<strong>da</strong>! Ma gli oper<strong>ai</strong> dell’Anas non l’avevano<br />
finita <strong>di</strong> asfaltare la settimana scorsa?! E io adesso come faccio a an<strong>da</strong>re con lo skateboard???<br />
Ma soprattutto… perché la stra<strong>da</strong> è sterrata e ciottolosa?! In quale periodo mi trovo? In quale<br />
epoca sono finito? Ah, mi è venuta <strong>un</strong> po’ <strong>di</strong> fame! Beh, ovvio, vado alla forneria della mia cara<br />
amica Anna, solo lei li sa fare quei biscotti!<br />
Dov’è finito il negozio, pure quello se ne è an<strong>da</strong>to? Ma sono sicuro <strong>di</strong> essere a Gardone?! È tutto<br />
così strano… sembra tutto così <strong>di</strong>verso… il solito bar non c’è più e sembra tanto quella famosa<br />
osteria <strong>di</strong> Gar<strong>da</strong>land che ho sempre amato, altro che cemento, qua c’è solo legno, non è più del<br />
solito colore viola acceso, le <strong>un</strong>iche cose moderne sono le ten<strong>di</strong>ne bianche e rosse alla finestra<br />
e… ecco! Finalmente <strong>un</strong>a donna che entra, come è vestita stranamente, quella gonna l<strong>un</strong>ga<br />
e scura non la usa più nemmeno mia nonna, quello scialle… bah! V<strong>ai</strong> tu a capirle le donne!<br />
E pensare che sembra anche <strong>un</strong>a giovane ragazza… è seguita <strong>da</strong> <strong>un</strong> uomo, anche lui è molto<br />
strano, ha degli abiti scuri <strong>di</strong> velluto, braghe lise, e delle strane sciarpe tricolore al collo. Oh<br />
caspiterina! Quell’uomo ha <strong>un</strong>a sciabola in mano, mi vuole uccidere! Correte gambe, correte! Più<br />
forte, ancora <strong>un</strong> attimo… BOOM!<br />
Mi ritrovo a terra e <strong>di</strong> fronte ho <strong>un</strong> ragazzo che mi incita a sbrigarmi. Sono <strong>di</strong>etro la chiesa orm<strong>ai</strong> e<br />
percepisco che il ragazzo ha la mia età; come le persone incontrate in precedenza, indossa vestiti <strong>di</strong><br />
angelo inganni,<br />
Accampamento degli Zuavi<br />
a <strong>Brescia</strong> nel 1859 (<strong>Brescia</strong>,<br />
Museo del risorgimento)