Le dieci giornate di Brescia narrate ai ragazzi da un ... - Vie dell'Arte
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itratto <strong>di</strong> tito Speri (<strong>Brescia</strong>,<br />
Museo del risorgimento)<br />
Chi e dove Liceo Scientifico Fermi - Salò<br />
Classi coinvolte Quarta H Scientifico<br />
Docenti referenti Laura truzzi<br />
progetto 6 Una riflessione:<br />
…grazie tamburino!<br />
Di quelle Dieci Giornate non sono rimaste solo le effigi, <strong>Brescia</strong><br />
ci <strong>di</strong>ce ancora tutto: è la <strong>Le</strong>onessa d’Italia. Capita <strong>di</strong> trovarsi<br />
in piazza Tito Speri e che quella statua ci <strong>di</strong>a ancora dei<br />
coman<strong>di</strong>, il corpo teso in <strong>un</strong> ultimo anelito <strong>di</strong> coraggio,<br />
“Avanti, dobbiamo combattere ancora, ancora <strong>un</strong>a volta.<br />
Siamo <strong>da</strong>vvero liberi ora? L’hanno liberata, l’Italia?”. Trovarsi<br />
tra quelle vie e immaginarsi le barricate, ricor<strong>di</strong> domestici<br />
utilizzati per la più nobile delle imprese, sperare <strong>di</strong> respirare<br />
ancora la stessa aria <strong>di</strong> quei giorni eroici. <strong>Brescia</strong>, sei<br />
assopita, h<strong>ai</strong> <strong>di</strong>menticato il tamburino che correva per queste<br />
strade? H<strong>ai</strong> <strong>di</strong>menticato quei manifesti così minacciosi, i<br />
volti dei passanti che si fermavano a leggerli ed i loro <strong>di</strong>scorsi<br />
che quasi sempre finivano con il desiderare la libertà? E forse<br />
non ricor<strong>di</strong> le gri<strong>da</strong> degli uomini durante le battaglie, sangue e<br />
fiamme, fiamme e sangue, i cannoni, il Castello così minaccioso e<br />
pronto a <strong>di</strong>struggere ogni cosa, i Tedeschi, Haynau, le campane fatte suonare<br />
all’<strong>un</strong>isono, le schioppettate e il tamburino che assisteva con i suoi occhi <strong>da</strong> bambino a quelle<br />
stragi, e si chiedeva se <strong>da</strong>vvero la guerra fosse “questo”. Inconsapevole, egli <strong>da</strong>va, con il suo<br />
rataplan, plan, plan, il ritmo a quell’orrore ed il coraggio, la carica necessari per sconfiggere<br />
la paura, per ricor<strong>da</strong>re a quegli uomini che stavano combattendo per l’Italia, <strong>un</strong>a e libera, per<br />
l’ideale, il sogno <strong>di</strong> <strong>un</strong> Paese finalmente <strong>un</strong>ito, per la giustizia, per gli eroi ed i loro sacrifici.<br />
Forse tutto questo coraggio e la forza se ne sono an<strong>da</strong>ti con loro, a noi giovani tamburini del<br />
vent<strong>un</strong>esimo secolo è rimasto solo il ricordo, la memoria. Il nostro sangue non scorre così<br />
impetuoso, abbiamo tutto e subito, noi. Ora la ban<strong>di</strong>era è così com<strong>un</strong>e che non ci stupisce<br />
più per la sua bellezza, non temiamo più i manifesti che ci vietano <strong>di</strong> ri<strong>un</strong>irci, o che ci tengono<br />
quieti e assopiti, che ci negano la verità, che ci rubano la libertà. Eppure grazie Tamburino, le<br />
parole che ti <strong>di</strong>sse Tito Speri riecheggiano in noi: “Tu, tamburino, all’ingresso della borgata<br />
batter<strong>ai</strong> la carica: non ti stancare <strong>di</strong> batterla, m<strong>ai</strong>!”.<br />
Chi e dove Liceo Scientifico Copernico - <strong>Brescia</strong><br />
Classi coinvolte Secon<strong>da</strong> c<br />
Docenti referenti rossana cerretti<br />
progetto 7 Il tamburino <strong>di</strong> Tito Speri<br />
alla rivoluzione<br />
Recensione 1<br />
IL TAMBURINO DI TITO SPERI<br />
Dietro le quinte del Risorgimento: il <strong>di</strong>ario delle<br />
Dieci Giornate raccontate <strong>da</strong> <strong>un</strong> giovanissimo<br />
protagonista in <strong>un</strong>a ristampa a cura della<br />
Fon<strong>da</strong>zione CAB<br />
24 <strong>Le</strong> vie dell’arte Unità e identità: 150 anni <strong>di</strong> storia 25 <strong>Le</strong> vie dell’arte Unità e identità: 150 anni <strong>di</strong> storia<br />
“Dopo mezzo secolo la memoria dei fatti dei quali fui<br />
testimonio negli anni dell’adolescenza rivive in me così<br />
luci<strong>da</strong>mente che mi sembra <strong>di</strong> tornare a quei giorni<br />
fort<strong>un</strong>osi.”<br />
Così Eugenio Paroli nell’introduzione al volumetto “<strong>Le</strong> <strong><strong>di</strong>eci</strong><br />
<strong>giornate</strong> <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong>, <strong>narrate</strong> <strong>ai</strong> <strong>ragazzi</strong> <strong>da</strong> <strong>un</strong> tamburino”<br />
ricor<strong>da</strong> i giorni eroici e convulsi del marzo 1849 in cui l’autore, appena quattor<strong>di</strong>cenne, prese<br />
parte attiva <strong>ai</strong> famosi moti rivoluzionari della nostra città.<br />
Il libro, narrato in forma <strong>di</strong> <strong>di</strong>ario – sebbene a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> molti anni d<strong>ai</strong> fatti raccontati – venne<br />
pubblicato per la prima volta nel 1899, per il cinquantesimo anniversario delle Dieci <strong>giornate</strong>. Era<br />
stato poi pressoché <strong>di</strong>menticato <strong>da</strong>l grande pubblico, finché, in occasione delle celebrazioni per<br />
i 150 anni dell’Unità d’Italia, la fon<strong>da</strong>zione CAB ha voluto ristamparlo, proponendo <strong>un</strong> p<strong>un</strong>to <strong>di</strong><br />
vista ingenuo, vivo ed emozionante, <strong>di</strong> quelle vicende tante volte ricor<strong>da</strong>te.<br />
Il libro colpisce il lettore <strong>di</strong> oggi per molti aspetti: innanzitutto ci si ritrova a vivere in<br />
<strong>un</strong>a <strong>Brescia</strong> che talvolta non esiste più, soprattutto per la sua aria paesana in cui tutti si<br />
conoscevano. Possiamo però anche identificare alc<strong>un</strong>i luoghi caratteristici, che, pur avendo<br />
cambiato nome, sono rimasti gli stessi e scoprire così le intense e commoventi memorie che<br />
essi conservano (<strong>da</strong> via san Barnaba, l’attuale corso Magenta, a via del Teatro, oggi corso<br />
Zanardelli) Lo sguardo sui fatti del giovane e appassionato narratore è semplice, <strong>di</strong>retto, privo<br />
<strong>di</strong> quella retorica che troppo spesso, alla fine dell’Ottocento, caratterizzava le celebrazioni<br />
delle vicende risorgimentali senza riproporne <strong>da</strong>vvero il cuore. Qui, invece, si può notare<br />
la determinazione del popolo che non si piega <strong>da</strong>vanti a nulla; anzi, la volontà <strong>di</strong> resistere<br />
sembra persino moltiplicarsi all’aumentare delle <strong>di</strong>fficoltà, attingendo a tutte le proprie risorse<br />
Faustino Joli, Episo<strong>di</strong>o delle<br />
Dieci Giornate nell’attuale<br />
Corso Magenta a <strong>Brescia</strong><br />
(<strong>Brescia</strong>, Museo del<br />
risorgimento)