antologia poetica di Giuseppe Schirò Di Maggio - Comune di Piana ...
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Il poeta dell’Itaca arbëreshe<br />
Il poeta dell’Itaca arbëreshe<br />
Coltivare le lettere in una parlata arcaica, che proviene da isole linguistiche me<strong>di</strong>evali,<br />
con un lessico limitato e sofferto respiro linguistico, per comunicare in primo<br />
luogo con un lettore che vive dentro una comunità etnica, è un atto creativo non comune.<br />
Un atto, che testimonia, da una parte che il talento vero è come quel seme sano e<br />
forte che germoglia anche in terra straniera e dall’altra <strong>di</strong>mostra che cosa è in grado <strong>di</strong><br />
fare uno spirito artistico quando è ispirato da un ideale <strong>di</strong> libertà e <strong>di</strong> umanità. Non c’è<br />
dubbio che questo costituisce un processo <strong>di</strong>fficile, che richiede coraggio e fiducia in<br />
se stessi e soprattutto impegno e de<strong>di</strong>zione spirituale, che non procede senza accenti<br />
ed emozioni drammatiche. Tale è stato ed è ai giorni nostri il destino dei poeti arbëreshë,<br />
la comunità dei quali, benché entrata nel sesto secolo della sua esistenza, continua<br />
a parlare e a cantare in lingua materna.<br />
Questi pensieri mi vengono in mente ogni volta che leggo i versi magici della trinità<br />
santa della poesia albanese della Rinascita, le poesie <strong>di</strong> De Rada, <strong>di</strong> Dara e <strong>di</strong><br />
Serembe. Ma sensazioni potenti mi si destano anche quando leggo i contemporanei<br />
arbëreshë, Dushko Vetmo e Luca Perrone, Vincenzo Belmonte e Caterina Zuccaro,<br />
Pietro Napoletano e Mario Bellizzi, <strong>Giuseppe</strong> Del Gau<strong>di</strong>o e Agostino Giordano. Un’<br />
intera pleiade, in mezzo ai quali rifulgono e si <strong>di</strong>stinguono Vorea Ujko e <strong>Giuseppe</strong><br />
<strong>Schirò</strong> <strong>Di</strong> <strong>Maggio</strong>, come figure centrali della costellazione <strong>poetica</strong> arbëreshe dei tempi<br />
moderni. Se il primo è sorto dal seno degli arbëreshë <strong>di</strong> Calabria, il secondo viene dalla<br />
famiglia arbëreshe <strong>di</strong> Sicilia. Ma in<strong>di</strong>pendentemente dalla <strong>di</strong>stanza geografica, essi<br />
hanno le stesse ra<strong>di</strong>ci, scrivono con la stessa lingua, sono la voce <strong>di</strong> un’ unica comunità<br />
etnica.<br />
Non v’è dubbio che il nome e l’opera <strong>di</strong> <strong>Giuseppe</strong> <strong>Schirò</strong> <strong>Di</strong> <strong>Maggio</strong> sono parto<br />
<strong>di</strong>retto della Sicilia arbëreshe, dei suoi paesi sparsi per l’isola e in primo luogo della<br />
Hora tanto conosciuta, <strong>Piana</strong> degli Albanesi. In questo paese con storia e valori illustri<br />
<strong>di</strong> patriottismo e <strong>di</strong> cultura, è nato, si è temprato e formato il nostro poeta. E’ questa<br />
Hora un focolare dal quale provengono i primi versi della poesia albanese, quelli <strong>di</strong><br />
Luca Matranga, è il luogo <strong>di</strong> nascita <strong>di</strong> una schiera gloriosa <strong>di</strong> personalità famose come<br />
l’illuminista Giorgio Gazzetta, gli stu<strong>di</strong>osi Demetrio Camarda, Paolo <strong>Schirò</strong>, Nilo<br />
Borgia, Gaetano Petrotta, il glottologo Marco La <strong>Piana</strong>, i poeti Nicolò Brancato e<br />
<strong>Giuseppe</strong> <strong>Schirò</strong>. La tra<strong>di</strong>zione <strong>poetica</strong> creata da Luca Matranga negli anni lontani del<br />
Seicento, avrebbe attraversato i secoli, per raggiungere il suo culmine con la poesia <strong>di</strong><br />
<strong>Giuseppe</strong> <strong>Schirò</strong> nei primi decenni del XX secolo. Ma per ragioni sociali e politiche<br />
avverrà una pausa <strong>di</strong> circa mezzo secolo, e la poesia <strong>di</strong> questo focolare arbëresh, così<br />
come <strong>di</strong> tutta la letteratura arbëreshe, cadrà in letargo e solo a partire dagli anni 60 la<br />
staffetta <strong>poetica</strong> sarà ripresa da una generazione nuova <strong>di</strong> creatori <strong>di</strong> talento. Proprio a<br />
questa generazione appartiene <strong>Giuseppe</strong> <strong>Schirò</strong> <strong>Di</strong> <strong>Maggio</strong>. Primo nell’or<strong>di</strong>ne delle<br />
voci poetiche <strong>di</strong> <strong>Piana</strong>, egli si è unito a quella generazione, che affluì nella nuova letteratura<br />
arbëreshe e realizzò la sua svolta e la sua rinascita. E ora che è passato circa<br />
mezzo secolo da quell’epoca, noi possiamo affermare a chiare lettere che <strong>Giuseppe</strong><br />
<strong>Schirò</strong> <strong>Di</strong> <strong>Maggio</strong> è uno dei rappresentanti più eminenti del mondo letterario arbëresh.<br />
Poeta lirico, epico e satirico, drammaturgo, traduttore, giornalista, operatore illustre del<br />
movimento panarbëresh, nome simbolo della sua comunità etnica; autore <strong>di</strong> venti raccolte<br />
poetiche, <strong>di</strong> alcuni poemi epico-satirici, <strong>di</strong> quin<strong>di</strong>ci comme<strong>di</strong>e e drammi, presente<br />
in parecchie antologie pubblicate dentro e fuori d’Italia, <strong>di</strong>rettore ed e<strong>di</strong>tore della<br />
rivista “Mondo Albanese”. E’ questo il bilancio complessivo del peso che ha la figura<br />
<strong>di</strong> <strong>Giuseppe</strong> <strong>Schirò</strong> <strong>Di</strong> <strong>Maggio</strong> nella letteratura e nella cultura nostra arbëreshe.<br />
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