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antologia poetica di Giuseppe Schirò Di Maggio - Comune di Piana ...

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Il poeta dell’Itaca arbëreshe<br />

Certamente, in primo luogo <strong>Giuseppe</strong> <strong>Schirò</strong> <strong>Di</strong> <strong>Maggio</strong> è poeta, non solo perché<br />

la sua creatività precipua riguarda il campo della poesia, ma anche perché egli con<br />

il suo talento costituisce una in<strong>di</strong>vidualità creativa potente, con vocazione originale e<br />

ricco <strong>di</strong>apason artistico.<br />

Essendo poeta multiforme, egli coltiverà con successo sia la poesia lirica, sia quella<br />

epica e satirica. Fin dalla prima decade della sua attività, egli scriverà accanto alla<br />

poesia lirica (le raccolte “Sunata” e “Prima che si faccia buio”) anche il poema epico<br />

narrativo (“Viaggio nel para<strong>di</strong>so Albanese” e “Fatosat- I nuovi eroi italo-albanesi”). Se<br />

con la prima , egli canta all’unisono con i poeti suoi contemporanei, con la seconda<br />

continua la tra<strong>di</strong>zione epica <strong>di</strong> De Rada<br />

e <strong>di</strong> Dara e particolarmente quella <strong>di</strong><br />

<strong>Giuseppe</strong> <strong>Schirò</strong>. Poco dopo, devia dal<br />

sentiero della tra<strong>di</strong>zione e scrive e pubblica<br />

il libro “APKLPS” (fotoparole),<br />

forse la prima opera modernista sperimentale<br />

della poesia albanese, dove la<br />

parola e la pittura creano legami e interferenze<br />

l’una con l’altra.<br />

Nel decennio successivo, <strong>Schirò</strong> <strong>Di</strong><br />

<strong>Maggio</strong> si concentrerà e coltiverà principalmente<br />

la poesia lirica, una poesia <strong>di</strong><br />

larga ispirazione, basata su motivi esistenziali<br />

e mezzi espressivi pieni <strong>di</strong> variazioni.<br />

Il tema precipuo sarà la sopravvivenza<br />

e la vita arbëreshe, la resistenza<br />

della comunità che trionfa sul tempo e<br />

sullo spazio. E’ questo il mito della resistenza,<br />

che, però, nella sua poesia convive<br />

in simbiosi con il mito dei pericoli<br />

della per<strong>di</strong>ta, del crepuscolo del giorno<br />

arbëreshe e contemporaneamente con il<br />

mito dei tentativi per la crescita e della<br />

rinascita arbëreshe nelle nuove con<strong>di</strong>zioni.<br />

In verità, la storia è la base dell’esistenza<br />

arbëreshe, ma il poeta non si de<strong>di</strong>ca ad essa e fa che essa venga avvertita nel<br />

momento in cui lo richiede l’impegno patriottico e civile. Il mito del passato viene visto<br />

nell’ottica del presente, la storia viene messa a fuoco per l’oggi. Tutta l’attenzione sua<br />

è concentrata nel suo tempo, nella realtà contemporanea della comunità, una realtà<br />

piena <strong>di</strong> problemi e <strong>di</strong> pericoli. Sono questi i tempi moderni in cui operano come tignola<br />

e ruggine la società dei consumi, il globalismo, l’emigrazione, la lingua e la cultura<br />

generale, dai quali bisogna che si <strong>di</strong>fenda per tenersi in vita la comunità etnico-linguistica<br />

arbëreshe. E per il poeta è la lingua del paese, la lingua materna, l’espressione dell’identità;<br />

veramente essa non dà pane come la lingua della maggioranza, ma dà la spiritualità<br />

e unisce gli arbëreshë, fa loro sentire il valore della <strong>di</strong>gnità e dell’in<strong>di</strong>vidualità.<br />

Perché secondo il poeta, la nostra lingua, per quanto “tagliata e svilita”, è “il capolavoro<br />

della nostra civiltà”; essa obbliga l’arbëresh ad avere il <strong>di</strong>ritto “<strong>di</strong> <strong>di</strong>re la sua parola”.<br />

Ma per <strong>Schirò</strong> <strong>Di</strong> <strong>Maggio</strong>, questa lingua, per quanto povera e stanca, non solo non si<br />

può <strong>di</strong>sprezzare, né restare semplicemente lingua <strong>di</strong> comunicazione, ma cosa più<br />

importante, con il fermento e i mezzi suoi può <strong>di</strong>ventare arte. Egli stesso dà prova<br />

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