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Le geometrie non euclidee

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Eugenio Beltrami (1835-1900)<br />

Scheda: La pseudosfera di Beltrami<br />

Verso la fine degli anni sessanta del XIX secolo, il dibattito sulle <strong>geometrie</strong> <strong>non</strong><br />

<strong>euclidee</strong> è particolarmente acceso.<br />

Lobacevskj nel 1829 e Bolyai nel 1832 avevano scritto dei saggi in cui<br />

dimostravano la possibilità di <strong>geometrie</strong> differenti da quella di Euclide, in<br />

particolare <strong>geometrie</strong> nelle quali il famoso quinto postulato sulle parallele era<br />

diverso da quello euclideo: per un punto esterno a una retta passa più di una<br />

parallela alla retta data.<br />

<strong>Le</strong> ricerche di questi matematici erano rimaste pressoché ignorate fino a che con<br />

la morte di Gauss (1855) e la pubblicazione del suo epistolario si viene a sapere<br />

che anche il sommo Gauss aveva avuto la stessa idea. L'interesse per questo<br />

problema fa emergere una memoria che Riemann, allievo di Gauss, aveva<br />

scritto nel 1854 ed era rimasta inedita: Sulle ipotesi che stanno a fondamento<br />

della geometria. La memoria pubblicata nel 1867 forniva un nuovo modo di<br />

intendere la geometria. Da un lato presentava la geometria come un caso<br />

particolare di un nuovo concetto matematico, la varietà pluridimensionale;<br />

dall'altro presentava un secondo caso di geometria <strong>non</strong> euclidea, la geometria<br />

ellittica, nella quale <strong>non</strong> esistono rette parallele.<br />

Incoraggiato dalle pubblicazioni di personaggi così celebri, il giovane matematico<br />

italiano Eugenio Beltrami si decide a dare alle stampe un suo manoscritto<br />

redatto qualche anno prima e messo da parte per paura delle aspre critiche che<br />

coinvolgevano chi si occupava di <strong>geometrie</strong> 'astrali' o 'da manicomio'. Il suo<br />

Saggio di interpretazione della geometria <strong>non</strong> euclidea segna un punto di svolta<br />

nella ricerca geometrica su questo millenario problema.<br />

Beltrami aveva trovato un 'substrato reale' per la geometria di Lobacevskj, ossia<br />

aveva trovato all'interno della geometria euclidea, una superficie di rotazione, la<br />

pseudosfera, che poteva essere interpretata come un modello euclideo di<br />

geometria <strong>non</strong> euclidea. In questo modo dimostrava che la geometria di<br />

Lobacevskj ha lo stesso diritto logico-matematico della classica geometria di<br />

Euclide. Alla superficie aveva dato il nome di pseudosfera perché ha curvatura<br />

costante come una sfera ma di segno negativo.<br />

Per capire come avviene questa 'traduzione' occorre introdurre la nozione di<br />

geodetica. Nel piano il percorso più breve che unisce due punti si trova sulla<br />

retta passante per i due punti. Estendendo questo concetto alle superfici, il<br />

percorso più breve che unisce due punti della superficie si trova su di una linea,<br />

generalmente curva, detta geodetica. Per esempio, dovendosi muovere sulla<br />

superficie di una sfera, il percorso più breve <strong>non</strong> è quello rettilineo, perché <strong>non</strong><br />

esistono percorsi di questo tipo, ma è l'arco di cerchio massimo, che in questo<br />

caso è una geodetica.<br />

La 'traduzione' si ottiene interpretando la superficie pseudosferica come piano di<br />

Lobacevski, le rette di questo piano sono le geodetiche della superficie.

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