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18<br />

Gabriella Locci<br />

SEGNALI DI DISTURBO<br />

Qualcosa di conturbante si muove all’<strong>in</strong>terno delle opere di Gabriella<br />

Locci, qualcosa di sfuggente, qualcosa che vive <strong>in</strong> quella zona d’ombra<br />

che separa la coscienza dall’<strong>in</strong>conscio, la ragione dall’irrazionalità e, <strong>in</strong> ultimo,<br />

l’icona dall’<strong>in</strong>forme. Fluttuano, <strong>in</strong> esse, segnali ambigui, diffic<strong>il</strong>mente<br />

decodificab<strong>il</strong>i, che sembrano contraddire la loro f<strong>in</strong>alità comunicativa ultima:<br />

sono, ossimoricamente, segnali di disturbo.<br />

È diffic<strong>il</strong>e <strong>in</strong> tale complessità classificare o contestualizzare l’opera grafica<br />

dell’artista. Sembrerebbe, <strong>il</strong> suo, un mondo visivo fac<strong>il</strong>mente <strong>in</strong>serib<strong>il</strong>e<br />

nella galassia dell’arte <strong>in</strong>formale se questo non f<strong>in</strong>isse per aggiungere elementi<br />

di contraddizione piuttosto che di chiarezza, essendo, l’Informale,<br />

non una scuola o uno st<strong>il</strong>e quanto, piuttosto, un’“etichetta”, un denom<strong>in</strong>atore<br />

comune, che riunisce correnti e poetiche artistiche dist<strong>in</strong>te, riconducib<strong>il</strong>i<br />

ad un astrattismo lirico e/o espressionistico volto ad <strong>in</strong>dagare le <strong>in</strong>time<br />

possib<strong>il</strong>ità della materia, del colore, del segno e del gesto piuttosto che la<br />

forma, generalmente assente o debolmente strutturata.<br />

Arte, quella della Locci, <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ata dunque, ma nella quale tale “<strong>in</strong>determ<strong>in</strong>atezza”,<br />

è un valore aggiunto perché ha padri nob<strong>il</strong>i, e non solo <strong>in</strong><br />

campo artistico: la psicanalisi di Freud o <strong>il</strong> Pr<strong>in</strong>cipio di <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>azione di<br />

Heisemberg, ad esempio, che ridef<strong>in</strong>irono gli ambiti della fisica e delle altre<br />

scienze umane, stravolgendone i codici logici e razionali, dimostrando l’esistenza<br />

dell’irrazionale e dell’<strong>in</strong>conscio, dell’automatismo e della discont<strong>in</strong>uità,<br />

dell’<strong>in</strong>terferenza e della perturbazione e palesando, così, l’enorme fatica<br />

dell’uomo a controllare e governare la realtà sociale e <strong>in</strong>dividuale.<br />

Tuttavia, e qui sta l’impossib<strong>il</strong>ità di considerare l’opera della Locci<br />

afferente esclusivamente all’ambito dell’Informale, compaiono nelle sue carte<br />

– spesso di dimensioni ragguardevoli e <strong>in</strong>usitate nell’ambito dell’<strong>in</strong>cisione<br />

e della grafica – grumi di figurazione, che evocano, senza descriverli,<br />

frammenti di realtà impastati col magma ribollente dell’<strong>in</strong>conscio. Poco<br />

importa che si tratti di balene dalle morbide l<strong>in</strong>ee bombate e dai m<strong>in</strong>acciosi<br />

quanto <strong>in</strong>nocui fanoni o, piuttosto, di allusive parti anatomiche, lacerate,<br />

ferite e <strong>in</strong>trise di sangue o eroticamente connotate, seducenti e maliarde<br />

quanto ost<strong>il</strong>i e <strong>in</strong>fide, o di antri e rifugi uter<strong>in</strong>i e materni o, ancora, di rare<br />

figure umane, talvolta autoritratti, <strong>in</strong> un narcisismo più che compiaciuto,<br />

dubbioso e sofferto, quanto lo può essere un diario <strong>in</strong>timo frutto di un cont<strong>in</strong>uo<br />

scavo <strong>in</strong>teriore.<br />

Tali nuclei figurali si concretizzano o meglio, si raggrumano, <strong>in</strong> ampie e<br />

materiche superfici nere, segnate e percorse da <strong>in</strong>trusioni di un rosso ora<br />

br<strong>il</strong>lante ora cupo e tutte apparentemente stese con un vitalismo gestuale<br />

che rimanda ad altri padri nob<strong>il</strong>i, stavolta punti di riferimento impresc<strong>in</strong>dib<strong>il</strong>i<br />

per molti artisti del Novecento quali Franz Kl<strong>in</strong>e, Hans Hartung e, non ultimo,<br />

Joan Miró e <strong>il</strong> suo biomorfismo segnico. Ancora una volta però, Gabriella<br />

Locci, superando citazioni e debiti, imprime alle sue opere una sor-

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