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Giovanna Secchi<br />
I SEGNI DEL SACRO<br />
Marcel Gaucher nel suo libro “ <strong>il</strong> dis<strong>in</strong>canto del mondo” postula “<strong>il</strong> sacro”<br />
come la presenza dell’assenza,<strong>il</strong> luogo emblematico nel quale è possib<strong>il</strong>e<br />
sondare più profondamente l’animo umano e dentro <strong>il</strong> quale è tracciata<br />
la mappatura dell’essere artista che può essere letta all’<strong>in</strong>terno del<br />
suo rapporto con <strong>il</strong> concetto di sacro e con le forme liturgiche e rituali che<br />
ogni fede ut<strong>il</strong>izza nel tempo.<br />
Così, <strong>in</strong>candescente e palese, lo specchio di mondo <strong>in</strong>teriore riflette i percorsi<br />
rituali di Giovanna Secchi.<br />
I campi visivi nei quali opera sono da sempre lo spazio articolato <strong>in</strong><br />
aggregazioni colte di materie, dove i segni r<strong>in</strong>corrono percorsi <strong>in</strong>visib<strong>il</strong>i alla<br />
ricerca, dentro la consapevolezza profonda della realtà circostante, di liturgie<br />
di trame e orditi e sogni che, l’uso sempre sapiente fra i rapporti<br />
progettuali usati e l’opera f<strong>in</strong>ita, ne rendono unico <strong>il</strong> suo lavoro di artista.<br />
Varie sono le sembianze nelle quali l’opera si manifesta attraverso la<br />
complicità dei materiali usati che nelle mani dell’Artista si prestano ad essere<br />
plasmati <strong>in</strong> formati e foggie diverse capaci di comporsi <strong>in</strong> s<strong>in</strong>tonia<br />
corale di grandi composizioni dip<strong>in</strong>te, tessute; oppure per mezzo di un<br />
controllo tecnologico del segno graffiato , a lacerare <strong>in</strong>cidendo uno spazio<br />
di neolite nera con racconti di lampi bianchi che <strong>in</strong>vadono di segni ord<strong>in</strong>ati<br />
a suddividere le immense superfici nere. Ancora si raccontano forme dentro<br />
<strong>il</strong> metallo o la carta <strong>in</strong> piccoli spazi carichi di pathos dove la deformazione<br />
micrometrica dei metalli, le carte sbalzate e forate attraverso segni leggeri<br />
e profondi assume, immediata, <strong>il</strong> valore di gioiello.<br />
Si crea così una magia che priv<strong>il</strong>egia le qualità del “nascosto” che si palesa<br />
solo quando <strong>il</strong> materiale viene plasmato dalla creatività dell’artista che<br />
lo forgia allo scopo dei suoi it<strong>in</strong>erari di poesia.<br />
Il materiale pr<strong>in</strong>cipe nel quale la gestualità poetica dell’artista, trova la<br />
pienezza del suo verso, è <strong>in</strong> questi ultimi anni diventato una lam<strong>in</strong>a di ottone<br />
sott<strong>il</strong>e che precedentemente operato con processi tecnologici restituisce<br />
una materia scritta da uno sbalzo-<strong>in</strong>cisione f<strong>in</strong>issimo dove, la luce che<br />
gioca con le ombre, costruisce impercettib<strong>il</strong>i variazioni che giungono al<br />
cervello nel racconto di una storia senza f<strong>in</strong>e dove <strong>il</strong> tempo e <strong>il</strong> segno cont<strong>in</strong>uano<br />
a percepirsi e svelarsi per poi rifondersi <strong>in</strong> un mondo <strong>in</strong>ebriante<br />
dove, pur fra seriche rotondità e la fugace percezione di essenze e profumi<br />
suggeriscono un percorso di identità universale a riscoprire nei segni<br />
palesi del sacro quella cifra meditativa del mistero che, da da sempre, è<br />
correlata alla vita quotidiana degli uom<strong>in</strong>i.<br />
Tiziano Nove<br />
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