FilClass 2012-13 Lachmann.pdf - Lettere e Filosofia
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Sapienza Università di Roma<br />
Facoltà di <strong>Lettere</strong> e <strong>Filosofia</strong><br />
Filologia Classica<br />
a.a. <strong>2012</strong>/20<strong>13</strong><br />
Gianfranco Agosti<br />
1
Denominazione del metodo<br />
• “Metodo lachmanniano. – Il procedimento<br />
scientifico di riduzione dell’attestazione plurima<br />
[…] si suol chiamare lachmanniano dal nome<br />
di Karl <strong>Lachmann</strong>, autore di molte edizioni<br />
critiche di classici latini, da Properzio (1816) a<br />
Lucrezio (1850) […], ma altresì di un Nuovo<br />
Testamento greco (e poi anche latino) e di<br />
parecchi testi in mittelhochdeutsch cominciando<br />
dai Nibelungi ” (Contini, 1977 [rist. 1992], p. 27)<br />
2
Denominazione del metodo (b) e sua costituzione<br />
• Il prestigio di <strong>Lachmann</strong> non deve far dimenticare il ruolo avuto dai suoi<br />
precursori:<br />
«Che il <strong>Lachmann</strong> avesse avuto precursori metodologici nella philologia<br />
sacra tedesca […] del Settecento (Wettstein, Bengel, Semler, Griesbach),<br />
aveva mostrato il Pasquali (v., 1934, cap. 1). Ora sulle sue orme il Timpanaro<br />
(v., 1963) […] ha fatto vedere come al <strong>Lachmann</strong> […] si siano associati tanti<br />
filologi coevi e conterranei nell’elaborazione del metodo da lui intitolato che si<br />
può discorrere di metodo lachmanniano quasi solo simbolicamente.<br />
Valga dunque l’avvertimento» (Contini, 1977 [rist. 1992], p. 27)<br />
• Il fondamentale lavoro di S. Timpanaro (La genesi del metodo del <strong>Lachmann</strong>) ha<br />
mostrato come il metodo stemmatico si sia lentamente costituito e come<br />
<strong>Lachmann</strong> abbia avuto piuttosto il merito di formalizzarlo (sia pure,<br />
paradossalmente, senza mai disegnare uno stemma codicum)<br />
• Un ulteriore importante studio sull’origine del metodo ricostruttivo si deve a<br />
Giovanni Fiesoli, La genesi del lachmannismo (Millennio medievale 19,<br />
Firenze, 2000)<br />
• Il metodo ebbe subito grande successo, ma non mancò di suscitare rezioni da<br />
parte di filologi che ne colserò peculiarità e debolezze (talora<br />
sopravvalutandole: ma si veda l’articolo fondamentale di G. Orlandi, Perché 3<br />
non possiamo non dirci lachmanniani, FilMed 2, 1995, 1-42 = Id., Scritti di
C.G. Zumpt: stemma dell’edizione di Cic. In Verr., Berolini<br />
1831<br />
4
F. Ritschl: stemma codicum dell’edizione di Thomae<br />
Magistri Ecloga vocum Atticarum, Halle 1832<br />
5
F. Ritschl: stemma della tradizione di Dionigi d’Alicarnasso (da De Dionysii<br />
Halic. Antiquitatibus Romanis, prog. Breslaviae 1838, 26 [cfr. Timpanaro<br />
2003, 65])<br />
«a Chisiani parte stemus quamdiu possimus, nec tamen veramus ad<br />
Urbinatis fidem confugere, ubicumque id vel ipsa ratio poscat, vel<br />
nonnumquam tantum suadeat»<br />
6
J. Bernays: stemma della tradizione di Lucrezio (De emendatione<br />
Lucretii, RhM 5, 1847, 570)<br />
[Lugdunensis 1 = Oblongus; Lugdunensis 2 = Quadratus]<br />
10
Lucretii De rerum natura libri VI, C. <strong>Lachmann</strong>us rec. et em.,<br />
Berolini 1850<br />
11
Situazione iniziale delle copie tratte dall’archetipo di Lucrezio secondo <strong>Lachmann</strong><br />
«Nimis multa de iis quae minimam utilitatem adferunt dicenda fuisse aegre fero: omnis enim vetustae<br />
lectionis memoria e Vossianis codicibus repetenda est; nisi quod oblongo fidem interdum Italici<br />
abrogant, quadrati auctoritatem aliquando, ut dixi, imminuunt schedae» (Lachamnn 1850, 9)<br />
«Qui agli Italici viene assegnata solo la funzione di eliminare gli errores singulares dell’Oblongus,<br />
così come, parallelamente, le Schedae servono a eliminare gli errores singulares del Quadratus.<br />
Dall’ipotesi di una tradizione tripartita il <strong>Lachmann</strong> è passato senza dirlo, e, pare, senz’accorgersene, a<br />
quella di una bipartita: una famiglia rappresentata dall’Oblongus e dagli Italici, l’altra dal Quadratus e<br />
dalle Schedae: proprio come aveva sostenuto il Bernays. Se il <strong>Lachmann</strong> avesse tenuto fermo lo<br />
schema tripartito, avrebbe dovuto dire che gli Italici “modo oblongo, modo quadrato schedisque fidem<br />
abrogant”» (Timpanaro 2003, 81)<br />
<strong>13</strong>