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la stufa di giuseppe damiani almeyda - La scuola di Pitagora editrice

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LA STUFA DI GIUSEPPE DAMIANI ALMEYDA<br />

RICOSTRUZIONE E RAPPRESENTAZIONE DIGITALE<br />

Le tavole originali e loro acquisizione<br />

<strong>La</strong> Stufa del 1859 è rappresentata in due tavole. <strong>La</strong><br />

prima, a matita ed inchiostro ed acquerello su cartoncino,<br />

misura cm 56 X 81 circa, presenta <strong>la</strong> pianta e<br />

<strong>la</strong> sezione definita longitu<strong>di</strong>nale, anche se paralle<strong>la</strong> all’asse<br />

minore dell’e<strong>di</strong>ficio, e si trova in buono stato <strong>di</strong><br />

conservazione, a meno <strong>di</strong> una <strong>la</strong>cuna nell’angolo superiore<br />

sinistro e del deterioramento dei bor<strong>di</strong>. <strong>La</strong> seconda,<br />

a matita ed acquerello su cartoncino, misura cm 97 x<br />

48, raffigura il prospetto principale e <strong>la</strong> sezione definita<br />

dall’architetto trasversale, nonostante sia paralle<strong>la</strong> all’asse<br />

maggiore dell’e<strong>di</strong>ficio, e si trova in ottimo stato <strong>di</strong> conservazione,<br />

a meno del deterioramento dei bor<strong>di</strong>.<br />

L’acquisizione è avvenuta tramite scansioni piano in formato<br />

A3, al<strong>la</strong> risoluzione <strong>di</strong> 300 dpi, che hanno coperto<br />

non soltanto l’area interessata dal <strong>di</strong>segno, ma l’intera<br />

area del<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong>.<br />

Le singole immagini, dopo una rotazione, in alcuni casi<br />

solo <strong>di</strong> pochi decimi o centesimi <strong>di</strong> grado, necessaria a riportare<br />

nel<strong>la</strong> corretta giacitura le tracce orizzontali e verticali,<br />

sono state mosaicate manualmente, scartando operazioni<br />

<strong>di</strong> interpo<strong>la</strong>zione automatiche. Uno scrupoloso controllo<br />

dei parametri <strong>di</strong> luminosità, contrasto e saturazione,<br />

ha evitato variazioni anche minime che avrebbero inficiato<br />

l’omogeneità dell’immagine complessiva.<br />

L’immagine, così ottenuta, è stata utilizzata per <strong>la</strong> verifica<br />

<strong>di</strong>mensionale: sulle stampe in <strong>di</strong>mensioni reali sono<br />

state annotate le misure dei <strong>di</strong>segni reali. Si è notato che<br />

quasi tutte le immagini necessitavano <strong>di</strong> una leggeris-<br />

1 Tavo<strong>la</strong> raffigurante <strong>la</strong> pianta e<br />

<strong>la</strong> sezione longitu<strong>di</strong>nale.<br />

2 Tavo<strong>la</strong> Raffigurante il prospetto<br />

e <strong>la</strong> sezione trasversale.<br />

<strong>di</strong> FABRIZIO AVELLA<br />

1<br />

2


3<br />

404<br />

<strong>La</strong> <strong>stufa</strong> <strong>di</strong> Giuseppe Damiani Almeyda_Ricostruzione e rappresentazione <strong>di</strong>gitale<br />

sima correzione, quasi sempre nel<strong>la</strong> stessa <strong>di</strong>rezione, dovuta, probabilmente, al<strong>la</strong> calibrazione<br />

dello scanner.<br />

<strong>La</strong> correzione <strong>di</strong>mensionale, dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> circa 1 mm su <strong>di</strong>mensioni superiori ai 50<br />

cm è stata ottenuta grazie a sca<strong>la</strong>tura non uniforme, previo calcolo preciso del fattore<br />

<strong>di</strong> sca<strong>la</strong>, variabile nei vari <strong>di</strong>segni.<br />

Le immagini, in formato TIFF con risoluzione <strong>di</strong> 300 dpi, profilo RGB e profon<strong>di</strong>tà<br />

colore a 24 bit, sono state ritenute, a questo punto, utilizzabili per <strong>la</strong> fase <strong>di</strong> costruzione<br />

dei modelli <strong>di</strong>gitali.<br />

L’e<strong>di</strong>ficio<br />

<strong>La</strong> struttura presenta un corpo centrale in cui trova allocazione l’ingresso principale,<br />

introdotto da un gruppo esastilo in stile ionico poggiato su un’ampia scalinata, <strong>di</strong>etro<br />

cui si sviluppa un spazio colonnato, con al centro una fontana con elemento scultoreo,<br />

concluso da una esedra affrescata che funge da ambu<strong>la</strong>cro intorno al<strong>la</strong> canna<br />

fumaria del<strong>la</strong> <strong>stufa</strong> presente al piano sottostante.<br />

Le due gran<strong>di</strong> ali fiancheggianti il corpo centrale sono scan<strong>di</strong>te da teorie <strong>di</strong> colonne<br />

doriche, che sottolineano le aree in cui è prevista <strong>la</strong> piantumazione e i percorsi <strong>di</strong> collegamento<br />

degli spazi. A chiudere <strong>la</strong> composizione due corpi <strong>la</strong>pidei con paraste ioniche,<br />

a sottolineare <strong>la</strong> funzione analoga ma secondaria <strong>di</strong> ingressi ausiliari.<br />

I corpi <strong>la</strong>terali sono interamente coperti da volte a botte con struttura portante metallica<br />

e gran<strong>di</strong> pannelli <strong>di</strong> vetro.<br />

<strong>La</strong> struttura in ferro e vetro, chiaramente ispirata a realizzazioni coeve 1 , convivono con l’apparato<br />

<strong>la</strong>pideo <strong>di</strong> derivazione c<strong>la</strong>ssicista. Il pronao esastilo con frontone marca fortemente<br />

l’ingresso principale, mentre<br />

le ali <strong>la</strong>terali, scan<strong>di</strong>te da do<strong>di</strong>ci<br />

colonne libere, sono contenute<br />

da volumi ango<strong>la</strong>ri a<br />

pianta rettango<strong>la</strong>re.<br />

3 Pianta delle coperture del modello<br />

<strong>di</strong>gitale.


Fabrizio Avel<strong>la</strong><br />

L’or<strong>di</strong>ne dorico, ritenuto idoneo per <strong>la</strong> funzione dell’e<strong>di</strong>ficio, <strong>di</strong>venta il basamento <strong>di</strong><br />

strutture “moderne” in acciaio e vetro, trattate anch’esse con il linguaggio c<strong>la</strong>ssico del<strong>la</strong><br />

geometria delle volte a botte.<br />

L’impianto, rigorosamente organizzato da una geometria modu<strong>la</strong>re, tra<strong>di</strong>sce un’impostazione<br />

che fa riferimento agli stu<strong>di</strong> tipologici e compositivi <strong>di</strong> Durand 2 , come<br />

d’altronde ci si può aspettare, considerando che Damiani ha da poco portato a compimento<br />

gli stu<strong>di</strong> del<strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> <strong>di</strong> Ponti e strade, in cui “assume una circoscritta importanza<br />

l’insegnamento dell’architettura, basato sul<strong>la</strong> fortunata impostazione <strong>di</strong> Durand” 3 .<br />

Il corpo centrale, con copertura a spioventi, presenta capriate metalliche <strong>di</strong> sostegno,<br />

in coerenza con <strong>la</strong> scelta strutturale delle a<strong>di</strong>acenti coperture.<br />

<strong>La</strong> volontà progettuale sembra in<strong>di</strong>care chiaramente un basamento <strong>la</strong>pideo configurato<br />

secondo l’or<strong>di</strong>ne c<strong>la</strong>ssico, ed un sistema <strong>di</strong> coperture fortemente ispirato alle<br />

nuove tecniche costruttive in acciaio e vetro.<br />

<strong>La</strong> presenza <strong>di</strong> vetrate che si incastrano tra le colonne sembra tra<strong>di</strong>re <strong>la</strong> volontà <strong>di</strong><br />

commistione <strong>di</strong> registri linguistici e costruttivi che permea quest’architettura.<br />

C<strong>la</strong>ssicismo e modernità si fondono in una sintesi partico<strong>la</strong>rmente felice, in cui il rispetto<br />

rigoroso dei canoni dell’or<strong>di</strong>ne architettonico si sposa con l’aff<strong>la</strong>to tecnologico<br />

e modernista delle gran<strong>di</strong> coperture in ferro e vetro.<br />

<strong>La</strong> maturità del progetto ha fatto avanzare l’ipotesi che potesse essere opera del fratello<br />

Francesco, anch’egli architetto, a quel<strong>la</strong> data quarantasettenne.<br />

Non basta il linguaggio grafico del<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> a fugare i dubbi, in quanto le poche testimonianze<br />

rimaste dell’opera architettonica <strong>di</strong> Francesco Damiani sono redatte con<br />

una grafia del tutto analoga a quel<strong>la</strong> <strong>di</strong> Giuseppe.<br />

A favore dell’attribuzione del progetto a Giuseppe resta una scritta a matita nel verso del<br />

foglio, in cui, con grafia a lui decisamente attribuibile, si trova <strong>la</strong> scritta “<strong>stufa</strong> 1° mio progetto”,<br />

<strong>di</strong>citura che non sembra cronologicamente accettabile nel<strong>la</strong> produzione del fratello<br />

Francesco e che, al contrario, sembra del tutto congruente con i venticinque anni del giovane<br />

Giuseppe.<br />

4 Scritta presente nel verso del<strong>la</strong><br />

tavo<strong>la</strong>.<br />

405<br />

4


5<br />

406<br />

5 Prospetto del modello <strong>di</strong>gitale<br />

e sovrapposizione nel<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> originale<br />

(model<strong>la</strong>zione e rendering:<br />

Giuseppe <strong>di</strong> Bartolo, post-e<strong>la</strong>borazione<br />

dell'autore).<br />

<strong>La</strong> rappresentazione<br />

<strong>La</strong> <strong>stufa</strong> <strong>di</strong> Giuseppe Damiani Almeyda_Ricostruzione e rappresentazione <strong>di</strong>gitale<br />

Le tavole <strong>di</strong> Damiani sono un manifesto architettonico, una <strong>di</strong>chiarazione d’intenti.<br />

Trasmettono un’idea <strong>di</strong> architettura che arriva anche senza esperirne <strong>la</strong> realizzazione, con<br />

una forza che non stupisce, vista l’importanza che il giovane Almeyda attribuisce al <strong>di</strong>segno,<br />

già dai suoi primissimi stu<strong>di</strong> <strong>di</strong>sciplinari: “[…] in materia <strong>di</strong> Disegno le parole<br />

non possono dar l’idea del<strong>la</strong> forma, <strong>la</strong> quale non va altrimenti espressa che col Disegno” 5 .<br />

<strong>La</strong> forza comunicativa del <strong>di</strong>segno è, dunque, per Damiani, capace <strong>di</strong> raccontare un<br />

pensiero, <strong>di</strong> chiarire a sé e agli altri quale sogno architettonico vuole realizzare.<br />

In questo senso <strong>la</strong> qualità del <strong>di</strong>segno non va intesa solo come autocompiacimento<br />

pittorico, ma come strumento espressivo finalizzato al<strong>la</strong> trasmissione <strong>di</strong> un’idea. Il<br />

chiaroscuro è assolutamente necessario, in quanto contiene informazioni preziose sulle<br />

re<strong>la</strong>zioni volumetriche, su aggetti e rientranze 6 .<br />

Il tocco leggero <strong>di</strong> acquerello racconta <strong>la</strong> matericità, in un modo che oggi chiameremmo<br />

rendering, utile a <strong>di</strong>rci che il basamento <strong>la</strong>pideo, probabilmente <strong>di</strong> una pietra<br />

calcarea che si ritrova spesso nelle architetture <strong>di</strong> Damiani, si incastra e regge un<br />

sistema costruttivo “modernissimo”, esaltato dall’azzurro del vetro.<br />

Gli alberi sullo sfondo, infine, non sono un vezzo decorativo <strong>di</strong> cui i <strong>di</strong>segni non avrebbero cer-


Fabrizio Avel<strong>la</strong><br />

tamente bisogno, ma ci danno un’altra informazione: questa serra va posizionata in un giar<strong>di</strong>no.<br />

Ecco, allora, chiarito il significato <strong>di</strong> una sua riflessione sul <strong>di</strong>segno: “Il metodo del<br />

Disegno è un solo, e sta appunto nel<strong>la</strong> esatta determinazione geometrica delle linee e delle<br />

ombre, nel gusto pittorico del chiaro scuro e del colore […], allo scopo <strong>di</strong> produrre con<br />

evidenza e con grazia l’immagine esatta d’un e<strong>di</strong>fizio non ancor eseguito, e dar <strong>di</strong> esso al<br />

riguardante una esatta e chiara idea” 7 .<br />

Ecco sve<strong>la</strong>to, dunque, il suo intento: “produrre con evidenza e con grazia l’immagine esatta<br />

d’un e<strong>di</strong>fizio non ancor eseguito”, far arrivare a non “riguardanti” una “esatta e chiara idea”.<br />

<strong>La</strong> rappresentazione del modello <strong>di</strong>gitale vuole seguire una volontà mimetica nel<strong>la</strong> rappresentazione<br />

del progetto, e si muove, dunque, su registri <strong>di</strong> simu<strong>la</strong>zione materica e luminosa,<br />

volendo fornire anche <strong>la</strong> possibilità <strong>di</strong> immaginare spazi non rappresentati nelle tavole<br />

originali: viste prospettiche dell’esterno e viste degli spazi interni generano <strong>la</strong> rappresentazioni<br />

non immaginabili da una ricostruzione limitata a piante e prospetti.<br />

<strong>La</strong> ricerca <strong>di</strong> mimesi si spinge oltre, sino all’inserimento in un luogo-non luogo, un<br />

giar<strong>di</strong>no <strong>di</strong> cui non sappiamo quasi nul<strong>la</strong>, e <strong>di</strong> cui, probabilmente, non è necessario<br />

sapere molto, se non il suo essere un giar<strong>di</strong>no, forse solo l’idea <strong>di</strong> un giar<strong>di</strong>no, nel rispetto<br />

<strong>di</strong> quei pochi, preziosi, tocchi <strong>di</strong> acquerello de<strong>di</strong>cati agli alberi che incorniciano<br />

i <strong>di</strong>segni originali.<br />

407<br />

6 Vista prospettica (model<strong>la</strong>zione<br />

e rendering: Giuseppe <strong>di</strong> Bartolo,<br />

post-e<strong>la</strong>borazione dell'autore).<br />

7 Vista prospettica (model<strong>la</strong>zione<br />

e rendering: Giuseppe <strong>di</strong> Bartolo,<br />

post-e<strong>la</strong>borazione dell'autore).<br />

6<br />

7


408<br />

<strong>La</strong> <strong>stufa</strong> <strong>di</strong> Giuseppe Damiani Almeyda_Ricostruzione e rappresentazione <strong>di</strong>gitale<br />

VISTA PROSPETTICA (MODELLAZIONE E RENDERING: GIUSEPPE DI BARTOLO, POST-ELABORAZIONE DELL'AUTORE).


Fabrizio Avel<strong>la</strong><br />

VISTA PROSPETTICA (MODELLAZIONE E RENDERING: GIUSEPPE DI BARTOLO, POST-ELABORAZIONE DELL'AUTORE).<br />

Note<br />

1 Il Pa<strong>la</strong>zzo <strong>di</strong> Cristallo <strong>di</strong> Joseph Paxton era stato realizzato pochi anni prima a Londra, nel 1851,<br />

per l’Esposizione Universale.<br />

2 JEAN-NICOLAS-LOUIS DURAND, Recueil et Parallele des E<strong>di</strong>fices de Tout Genre, Anciens et Mo-<br />

dernes, Parigi 1801.<br />

3 F. MANGONE, <strong>La</strong> formazione napoletana, in R. PIRAJNO, M. DAMIANI, P. BARBERA, a cura <strong>di</strong>,<br />

Giuseppe Damiani Almeyda. Una vita per l’architettura, tra insegnamento e professione, E<strong>di</strong>zioni<br />

Salvare Palermo, Palermo 2008, p. 23.<br />

4 Francesco Damiani, (Trapani 1813-Palermo 1867).<br />

5 Dal Proemio delle Istituzioni Architettoniche (Scuo<strong>la</strong> Italiana <strong>di</strong> Architettura Civile), in M. DA-<br />

MIANI, Le istituzioni Architettoniche, in R. PIRAJNO, M. DAMIANI, P. BARBERA, a cura <strong>di</strong>, Giuseppe<br />

Damiani Almeyda, cit., p.14.<br />

6 “Non potremmo altrimenti stimare, in quanto esseri umani, <strong>la</strong> <strong>di</strong>stanza che ci separa dagli oggetti<br />

se non intervenisse <strong>la</strong> luce, e con essa le ombre proprie, portate e autoportate, grazie alle<br />

409


410<br />

quali ha luogo <strong>la</strong> percezione tri<strong>di</strong>mensionale dello spazio.”, in A. DE ROSA, Tutta <strong>la</strong> luce del<br />

mondo, in «XY Dimensioni del <strong>di</strong>segno», volume 9, Roma 2005, p. 63.<br />

7 Dal Proemio delle Istituzioni Architettoniche (Scuo<strong>la</strong> Italiana <strong>di</strong> Architettura Civile), in M. DA-<br />

MIANI, Le istituzioni Architettoniche, in R. PIRAJNO, M. DAMIANI, P. BARBERA, a cura <strong>di</strong>, Giuseppe<br />

Damiani Almeyda, cit., p.15.<br />

8 Sul concetto <strong>di</strong> iconicità o mimesi del <strong>di</strong>segno si rimanda a ROBERTO DE RUBERTIS, Il <strong>di</strong>segno<br />

iconico, in Il <strong>di</strong>segno dell’architettura, Carocci E<strong>di</strong>tore, Roma 1998 (I ed. Roma 1994).<br />

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<strong>La</strong> <strong>stufa</strong> <strong>di</strong> Giuseppe Damiani Almeyda_Ricostruzione e rappresentazione <strong>di</strong>gitale<br />

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