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Guida alla scoperta degli animali che vivono a Milano - Oasi LIPU ...

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ambienti urbani di reti alimentari, né l’insediarsi<br />

di fauna selvatica (talvolta ad elevato<br />

valore conservazionistico) <strong>che</strong> ha scelto di<br />

occupare le “nicchie” messe a disposizione<br />

da quell’ecomosaico di strade, case e giardini<br />

<strong>che</strong> è la città. In questo caso si parla<br />

di inurbamento attivo. Sono stati cioè gli<br />

<strong>animali</strong> stessi ad individuare entro il perimetro<br />

cittadino dei luoghi ideali da colonizzare. In<br />

particolare gli uccelli, <strong>che</strong> grazie alle ali di cui<br />

sono dotati riescono a destreggiarsi senza<br />

problemi in un ambiente altrimenti ricco di<br />

ostacoli e barriere.<br />

La prima ragione di questo fenomeno dalle<br />

origini anti<strong>che</strong> è la presenza di cibo.<br />

Dove c’è l’uomo, gli avanzi – il più delle volte<br />

abbandonati qua e là – non mancano quasi<br />

mai e in presenza di tale risorsa a farsi avanti<br />

sono innanzitutto gli opportunisti: ratti,<br />

colombi, tortore, passeri. Da qui all’arrivo<br />

di predatori come la Taccola, il Gheppio o il<br />

Falco pellegrino il passo può essere più breve<br />

di quanto si pensi. Non solo: talvolta in città<br />

gli insetti abbondano più <strong>che</strong> nelle campagne<br />

irrorate di pesticidi ed ecco dunque servito il<br />

piatto per una nuova catena alimentare capace<br />

di soddisfare ricci, rondini e pipistrelli,<br />

<strong>animali</strong> <strong>che</strong> l’uomo dovrebbe ringraziare mille<br />

volte per la lotta biologica <strong>che</strong> rivolgono<br />

alle specie problemati<strong>che</strong> per orti (luma<strong>che</strong>,<br />

coleotteri) e salute (mos<strong>che</strong>, zanzare).<br />

Un’ulteriore attrattiva è offerta dagli edifi ci:<br />

torri, campanili e grattacieli offrono un habitat<br />

ideale agli <strong>animali</strong> rupicoli, abituati quando<br />

sono in natura a nidifi care sulle rocce più<br />

scoscese ed impervie.<br />

Con il vantaggio <strong>che</strong> in città la furia <strong>degli</strong><br />

elementi può essere notevolmente smorzata<br />

in confronto a quanto accade su una falesia<br />

battuta da vento e tempesta. An<strong>che</strong> la tem-<br />

peratura, <strong>che</strong> di norma in città è più alta di<br />

qual<strong>che</strong> grado rispetto a quanto si registra<br />

nella campagna circostante, gioca un ruolo<br />

favorevole all’inurbamento, specialmente durante<br />

l’inverno, quando molti uccelli, incuranti<br />

di traffi co e clacson, preferiscono frequentare<br />

viali e giardini a due passi da condomini e<br />

palazzi piuttosto <strong>che</strong> i prati ricoperti di brina<br />

o neve.<br />

Qualsiasi sia il motivo, tra quelli fi nora indicati,<br />

<strong>che</strong> spinge la fauna ad occupare gli spazi urbani<br />

se ne aggiunge sempre an<strong>che</strong> un altro: la<br />

minor predazione. Sebbene non manchino<br />

gli artigli dei gatti o di qual<strong>che</strong> falco, la città<br />

resta comunque più sicura di un bosco o<br />

di una pendice montana, dove il pericolo è<br />

costantemente in agguato.<br />

Oltretutto tra piazze, vicoli e caseggiati non<br />

esiste la stagione venatoria e storni, fringuelli,<br />

merli e cornacchie se ne sono accorti.<br />

Si parla invece di inurbamento passivo<br />

quando gli <strong>animali</strong> non si trasferiscono in<br />

città per scelta, ma vedono il proprio habitat<br />

inglobato dall’espansione del cemento.<br />

Un caso tipico riguarda l’Averla piccola, un<br />

passeriforme <strong>che</strong> frequenta siepi, campagne<br />

ed incolti, sovente fagocitati dalle periferie in<br />

continua avanzata.<br />

Comunque sia, incontrare in città un elevato<br />

numero di specie, oltre ad essere la testimonianza<br />

di una biodiversità <strong>che</strong> sopravvive<br />

al progresso, è un buon segno an<strong>che</strong> per<br />

l’uomo. Se ne incontrassimo po<strong>che</strong> si può<br />

star certi <strong>che</strong> sarebbero proprio quelle non<br />

troppo gradite. An<strong>che</strong> per questo è bene<br />

incentivare il più possibile una fauna <strong>che</strong> sia<br />

diversifi cata a livello di specie e la regola da<br />

applicare, <strong>che</strong> è poi la stessa <strong>degli</strong> ambienti<br />

naturali, è molto semplice: maggior qualità<br />

ambientale e meno degrado.<br />

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