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Governo locale e gestione dei flussi migratori in Italia. Verso ... - CeSPI

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Al contrario, come è noto, le procedure risultano irrigidite, a causa dell’elim<strong>in</strong>azione di un canale<br />

possibile per favorire l’<strong>in</strong>contro <strong>in</strong> loco tra domanda e offerta di lavoro, quale era appunto l’istituto<br />

dello “sponsor”. Di fatto, l’unico meccanismo residuo è quello della chiamata nom<strong>in</strong>ativa tramite<br />

gli appositi elenchi istituiti presso le sedi diplomatiche ed ambasciate italiane all’estero: un<br />

meccanismo che ha già dimostrato di non funzionare <strong>in</strong> passato, <strong>in</strong> quanto non ha <strong>in</strong>centivato gli<br />

<strong>in</strong>gressi regolari, e che rischia di risultare ancora più <strong>in</strong>adeguato oggi, a causa del carico di oneri a<br />

cui è soggetto il datore di lavoro (dall’impegno a fornire idonea sistemazione abitativa a quello di<br />

coprire le spese di un eventuale viaggio di ritorno).<br />

Ma se l’obiettivo è quello di assecondare le richieste di forza lavoro immigrata provenienti dai<br />

sistemi produttivi locali e favorirne l’<strong>in</strong>serimento <strong>in</strong> un’ottica orientata allo sviluppo economico del<br />

territorio, la previsione di meccanismi che consentano l’<strong>in</strong>contro <strong>in</strong> loco tra domanda e offerta di<br />

lavoro risulta quanto mai urgente. Va <strong>in</strong> tal senso la proposta avanzata dall’ANCI di <strong>in</strong>trodurre una<br />

procedura di “chiamata professionale”, diretta a consentire, sempre nell’ambito delle quote<br />

nazionali stabilite dalla legge e att<strong>in</strong>gendo agli appositi elenchi, l’<strong>in</strong>gresso regolare di lavoratori<br />

stranieri per il periodo strettamente necessario – non più di sei mesi – all’<strong>in</strong>serimento lavorativo <strong>in</strong><br />

loco. In base a questo meccanismo, spetterebbe ai Comuni, sulla base di un processo di<br />

concertazione con gli attori pubblici e privati <strong>in</strong>teressati, stabilire il numero di stranieri che è<br />

possibile accogliere sul territorio ai f<strong>in</strong>i dell’<strong>in</strong>serimento nel mercato del lavoro <strong>locale</strong>. Una tale<br />

misura, dovrebbe essere sostenuta dall’istituzione di un fondo apposito al cui approvvigionamento<br />

sarebbero chiamati a contribuire anche i datori di lavoro <strong>in</strong>teressati. In questo modo, si otterrebbe il<br />

doppio risultato di co<strong>in</strong>volgere attivamente il territorio nelle politiche di reclutamento - rispondendo<br />

così alle cont<strong>in</strong>ue e pressanti richieste di manodopera immigrata provenienti da molti settori del<br />

mondo imprenditoriale – e di garantire ai lavoratori stranieri condizioni di accoglienza dignitose e<br />

sicure.<br />

Vale ancora la pena di notare come il meccanismo della “chiamata professionale” si differenzi<br />

sensibilmente dal precedente istituto dello “sponsor”. Infatti, laddove <strong>in</strong> quest’ultimo caso la<br />

prestazione di garanzia era estesa a una pluralità di soggetti non solo istituzionali (dal cittad<strong>in</strong>o<br />

italiano o straniero regolarmente soggiornante, alle associazioni professionali e ai s<strong>in</strong>dacati, agli enti<br />

e alle associazioni di volontariato) la “chiamata professionale” si caratterizzerebbe come uno<br />

strumento a disposizione degli enti locali per garantire una risposta alle esigenze di sviluppo<br />

economico del territorio. Ciò avrebbe l’effetto di prevenire i rischi di un utilizzo improprio del<br />

meccanismo stesso da parte degli immigrati, magari per alimentare catene <strong>migratori</strong>e dest<strong>in</strong>ate a un<br />

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