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Nuove prospettive sull'uso delle IVIg nelle patologie ... - CSL Behring

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XXXVII Congresso Nazionale<br />

SOCIETÀ ITALIANA DI NEUROLOGIA<br />

BARI, Fiera del Levante - 14-18 ottobre 2006<br />

<strong>Nuove</strong><br />

<strong>prospettive</strong><br />

sull’uso <strong>delle</strong> <strong>IVIg</strong><br />

<strong>nelle</strong> <strong>patologie</strong><br />

del sistema<br />

nervoso<br />

SIMPOSIO<br />

Bari, 18 ottobre 2006


XXXVII Congresso Nazionale<br />

SOCIETÀ ITALIANA DI NEUROLOGIA<br />

BARI, Fiera del Levante - 14-18 ottobre 2006<br />

SIMPOSIO<br />

<strong>Nuove</strong> <strong>prospettive</strong><br />

sull’uso <strong>delle</strong> <strong>IVIg</strong><br />

<strong>nelle</strong> <strong>patologie</strong><br />

del sistema nervoso<br />

Bari, 18 ottobre 2006<br />

Si ringraziano<br />

Grifols, Baxter, <strong>CSL</strong> <strong>Behring</strong>, Biotest Italia e Kedrion<br />

per il contributo alla pubblicazione degli atti del Simposio


2<br />

<strong>IVIg</strong>: nuove possibilità terapeutiche<br />

La somministrazione di immunoglobuline per via<br />

endovenosa (<strong>IVIg</strong>) rappresenta un importante<br />

presidio terapeutico nel trattamento di numerose<br />

condizioni patologiche, fra cui svariate malattie<br />

di interesse neurologico. Il razionale della terapia<br />

con <strong>IVIg</strong> è basato sull’osservazione che esse<br />

contengono un ampio numero di anticorpi che<br />

riflettono l’“esperienza immunologica” dell’esposizione<br />

a diversi patogeni da parte del donatore.<br />

In questo senso, l’efficacia terapeutica <strong>delle</strong> <strong>IVIg</strong><br />

è riconducibile alla loro azione immunomodulante<br />

aspecifica, che si esercita attraverso numerosi<br />

meccanismi molecolari che comprendono la<br />

regolazione degli autoanticorpi, l’inibizione dell’attivazione<br />

del complemento, la soppressione<br />

di citochine e molecole di adesione intercellulare<br />

e la modulazione della funzione dei linfociti T. È<br />

stato inoltre ipotizzato che le immunoglobuline<br />

possano influenzare il processo di remielinizzazione<br />

neuronale.<br />

L’evidenza clinica ha chiaramente indicato che il<br />

numero di condizioni di interesse neurologico in<br />

cui l’uso di <strong>IVIg</strong> ha efficacia terapeutica è continuamente<br />

crescente. Storicamente, una <strong>delle</strong><br />

prime <strong>patologie</strong> in cui le <strong>IVIg</strong> hanno trovato indicazione<br />

è rappresentata dalla sclerosi multipla<br />

(SM), una malattia demielinizzante cronica che<br />

colpisce il sistema nervoso centrale. La SM è caratterizzata<br />

da aree disseminate di demielinizzazione<br />

di tipo infiammatorio, non-vasculitico, a carico<br />

della sostanza bianca dell’encefalo e del midollo<br />

spinale e da danno assonale. Dal punto di<br />

A. FRANCIA, Roma<br />

vista patogenetico, la sclerosi multipla è una malattia<br />

immunomediata in cui il principale bersaglio<br />

dell’attacco immune è rappresentato dall’oligodendrocita.<br />

Il razionale dell’utilizzo <strong>delle</strong> <strong>IVIg</strong><br />

nel trattamento della SM è quindi rappresentato<br />

dalla soppressione aspecifica della risposta immunitaria.<br />

I primi dati provenienti da studi non<br />

controllati hanno riportato una riduzione del tasso<br />

di recidive ed un miglioramento clinico significativo<br />

valutato mediante la scala EDSS (Expanded<br />

Disability Status Scale) nei pazienti trattati<br />

con <strong>IVIg</strong>. In seguito alle prime evidenze aneddotiche,<br />

almeno sette studi clinici hanno indagato<br />

l’efficacia dell’infusione di <strong>IVIg</strong> in pazienti con<br />

sclerosi multipla di tipo “relapsing-remitting” o<br />

“progressivo-secondaria”. Una recente metaanalisi<br />

dei risultati di questi studi (Fergusson et<br />

al., Transfusion, 2005) ha dimostrato che l’infusione<br />

di <strong>IVIg</strong> determina una riduzione statisticamente<br />

significativa (P < 0.05) dei punteggi EDSS<br />

ad un anno, rispetto ai pazienti trattati con placebo.<br />

Questo effetto è più evidente nei pazienti con<br />

forme di SM di tipo “relapsing-remitting”. Per<br />

quel che concerne l’effetto <strong>delle</strong> <strong>IVIg</strong> sul tasso<br />

annuale di esacerbazioni, i dati meta-analitici<br />

hanno dimostrato che l’infusione di immunoglobuline<br />

risulta associata ad una riduzione statisticamente<br />

significativa del numero di riacutizzazioni<br />

(differenza media standardizzata -0.82, intervallo<br />

di confidenza 95%: -1.54; -0.11). Inoltre,<br />

uno studio di Achiron e collaboratori (Neurology,<br />

1998) ha chiaramente dimostrato che la sommi-


XXXVII CONGRESSO NAZIONALE SIN • SIMPOSIO<br />

nistrazione di <strong>IVIg</strong> è associata ad un periodo di<br />

remissione libero da malattia di durata maggiore<br />

(233 giorni) rispetto a quello riscontrato col placebo<br />

(82 giorni, P = 0.003). Nel loro insieme, i risultati<br />

della letteratura sembrano indicare che le<br />

<strong>IVIg</strong> possono ridurre la frequenza <strong>delle</strong> recidive<br />

e gli scores di disabilità nel trattamento di questa<br />

grave e comune patologia demielinizzante.<br />

Un’altra condizione neurologica in cui le <strong>IVIg</strong><br />

hanno mostrato efficacia terapeutica è rappresentato<br />

dalle manifestazione neuropsichiatriche<br />

del lupus eritematoso sistemico (neuro-LES). In<br />

questa condizione si verifica un danno indiretto<br />

al sistema nervoso centrale mediato dall’attacco<br />

immunologico dovuto alla presenza di anticorpi<br />

antifosfolipidi (Fig. 1). La lesione tipica riscontrabile<br />

nel neuro-LES è rappresentata dagli infarti<br />

Neuro-LES: autoanticorpi<br />

Livelli elevati di Ig sono stati rilevati nel liquor<br />

del modello murino del Neuro-LES<br />

(Sirler et al. J Neuroimm. 2005)<br />

TARGET?<br />

BEE<br />

alterata CSF LUPICO CSF NORMALE<br />

BEE: barriera ematoencefalica<br />

CSF: liquido cerebrospinale<br />

Abbott et al. Lupus 2003 De Giorgio LA et al. Nature 2001<br />

Figura 1<br />

ischemici, mentre nei casi complicati da ipertensione<br />

si possono verificare vere e proprie emorragie.<br />

Una patogenesi immunomediata nel neuro-LES<br />

è supportata da alcuni modelli sperimentali<br />

murini, con riscontro di elevati livelli di immunoglobuline<br />

liquorali, indicativa di una riduzione<br />

della funzione della barriera ematoencefalica.<br />

Numerosi casi clinici presenti in letteratura hanno<br />

fornito evidenza di una efficacia <strong>delle</strong> <strong>IVIg</strong> in<br />

pazienti con neuro-LES. A questo proposito,<br />

Winder e collaboratori (J. Rheumatol., 1993)<br />

hanno descritto la risoluzione clinica di un caso<br />

di encefalite lupica trattato con infusione continua<br />

di <strong>IVIg</strong> ogni 4 settimane per un periodo di 20<br />

mesi, ottenendo una prolungata remissione clinica<br />

e laboratoristica del quadro. Allo stesso modo,<br />

Tomer et al. (Clin. Exp. Rheumatol., 1992)<br />

hanno riportato un drammatico miglioramento di<br />

un caso di neuro-LES in un paziente di 23 anni<br />

con depressione e severe manifestazioni psicotiche.<br />

Dati di tipo meta-analitico (Milestone et al.,<br />

Clin. Rheumatol., 2005) hanno indicato che la<br />

percentuale di risposta alle <strong>IVIg</strong> nel neuro-LES è<br />

variabile dal 33% al 100% dei casi. In ogni<br />

caso, è importante sottolineare che il trattamento<br />

del neuro-LES richiede somministrazione<br />

di <strong>IVIg</strong> a dosaggi pieni, fino a 2<br />

g/kg/die per cinque giorni.<br />

Un’altra condizione in cui è stata ipotizzata<br />

una patogenesi legata a meccanismi<br />

immunologici è rappresentata dalla malattia<br />

di Alzheimer (AD), dove sono stati riscontrati<br />

anticorpi sierici in grado di legare<br />

antigeni neuronali colinergici. In un modello<br />

murino di AD, l’immunizzazione attiva<br />

con amiloide β-peptide ha ridotto la formazione<br />

di placche cerebrali e i livelli liquorali<br />

di amiloide. Inoltre, l’immunizzazione<br />

passiva con anticorpi monoclonali<br />

contro l’amiloide β-peptide è risultata in<br />

un ripristino <strong>delle</strong> funzioni cognitive (Fig.<br />

2). È interessante notare che nei preparati<br />

di <strong>IVIg</strong> sono presenti anticorpi specifici contro<br />

la β-amiloide che riconoscono e inibiscono i suoi<br />

effetti neurotossici e la sua organizzazione in fibre,<br />

necessarie alla formazione <strong>delle</strong> placche.<br />

Partendo da questo razionale, uno studio di Dodel<br />

et al. (J. Neurol. Neurosurg. Psychiatry,<br />

3


4<br />

<strong>IVIg</strong> e malattia di Alzheimer<br />

Modello murino<br />

Immunizzazione attiva Immunizzazione passiva<br />

contro β-amiloide con anticorpi (Ab)<br />

in modelli murini monoclonali contro<br />

di malattia di Alzheimer β-amiloide<br />

Fagocitosi microglia-mediata?<br />

Passaggio/trasporto di β-amiloide<br />

nel sangue e successiva<br />

degradazione di Ab-mediata<br />

↓ β-amiloide nel liquor Ripristino <strong>delle</strong> funzioni<br />

↓ Formazione di placche<br />

cognitive<br />

Figura 2<br />

2004) ha indagato l’efficacia della somministrazione<br />

di <strong>IVIg</strong> per un periodo di 6 mesi<br />

in cinque pazienti affetti da AD. I risultati<br />

hanno mostrato che dopo trattamento<br />

con <strong>IVIg</strong>, i livelli totali di β-amiloide nel liquido<br />

cerebrospinale si sono ridotti del<br />

30.1% rispetto ai valori basali (P < 0.05),<br />

mentre a livello plasmatico è stato riscontrato<br />

un aumento di β-amiloide totale pari<br />

al 233% (P < 0.05). L’infusione di <strong>IVIg</strong> non<br />

ha determinato invece alcun cambiamento<br />

significativo nei livelli di β-amiloide 1-42<br />

nel liquido cerebrospinale e nel plasma.<br />

Dal punto di vista clinico e cognitivo, la<br />

somministrazione di <strong>IVIg</strong> ha prodotto un<br />

miglioramento medio di 3.7 punti alla scala<br />

ADAS-Cog (Alzheimer Disease Assessment<br />

Scale-Cognitive). Alcuni punti sollevati da questo<br />

studio richiedono comunque un ulteriore approfondimento,<br />

come l’assenza di proporzionalità<br />

diretta tra diminuzione dei livelli liquorali e aumento<br />

di quelli sierici di β-amiloide, la mancata<br />

azione sul peptide patogeno β-amiloide 1-42 e le<br />

problematiche legate al dosaggio ottimale di <strong>IVIg</strong><br />

da utilizzare (Fig. 3).<br />

Un’ulteriore condizione in cui le <strong>IVIg</strong> possono<br />

potenzialmente essere utili è rappresentata<br />

dal trattamento del dolore<br />

neuropatico. Il razionale dell’immunosoppressione<br />

nella terapia del dolore è riconducibile<br />

al ruolo che l’infiammazione e<br />

l’attivazione immunitaria rivestono nella<br />

patogenesi della sintomatologia algica. Il<br />

danno tessutale, la flogosi e le alterazioni<br />

a carico del sistema nervoso centrale<br />

possono causare dolore neuropatico cronico<br />

con aumentata sensibilità agli stimoli<br />

dolorosi (iperalgesia), percezioni di stimoli<br />

innocui come dolorosi (allodinia) e<br />

dolore spontaneo. La produzione di me-<br />

È stata usata la<br />

dose ottimale?<br />

(0.4 g<strong>IVIg</strong>/kg/die × 3 gg<br />

ogni 4 sett. × 6 mesi)<br />

Ab contro peptide<br />

β-amiloide?<br />

→ Perché non c’è<br />

proporzionalità diretta tra<br />

diminuzione dei livelli liquorali<br />

e aumento di quelli sierici<br />

di β-amiloide?<br />

?<br />

... e la β-amiloide 1-42<br />

(peptide più patogenetico?)<br />

Azione sulla concentrazione<br />

<strong>delle</strong> citochine?<br />

Azione su microglia<br />

intorno alle placche<br />

(in modelli animali stimolo su<br />

macrofagi e neutrofili)?<br />

Azione sul complemento<br />

(contenuto <strong>nelle</strong> placche)?<br />

→ Dosi maggiori effetto<br />

maggiore?<br />

Figura 3<br />

diatori infiammatori e il reclutamento <strong>delle</strong> cellule<br />

dell’immunità possono causare attivazione<br />

dei neuroni primari afferenti e contribuire alla<br />

comparsa di ipersensibilità. In questi processi<br />

possono essere coinvolte cellule dell’immunità<br />

come mastociti, neutrofili, macrofagi e linfociti T,<br />

come pure gli astrociti e le cellule di microglia<br />

(Fig. 4). Esistono in letteratura almeno cinque<br />

studi che hanno indagato la potenziale efficacia


XXXVII CONGRESSO NAZIONALE SIN • SIMPOSIO<br />

Dolore neuropatico... in periferia<br />

NOCICETTORE<br />

Cellula endoteliale Endotelio<br />

MASTOCITA<br />

NOXA PATOGENA<br />

hist,<br />

TNFα<br />

TNF<br />

Linfocita T<br />

PMN<br />

MIP-1α<br />

IL-1β<br />

PGE2,<br />

8R, 15S<br />

diHETE<br />

MACROFAGO<br />

PGE2,<br />

TNF<br />

TNF, IL-1, IL-6 NGF, PGE2, ATP<br />

Schwann<br />

PMN: polimorfonucleato; TNFα: tumor necrosis factorα; MIP-1α: proteina<br />

inibitoria del macrofago 1α; hist: istiocita; IL: interleuchina; PGE2: prostaglandine<br />

E2; ATP: adenosina trifosfato; NGF: nerve growth factor.<br />

Moalem et al. Brain Res Rev. 2006<br />

Figura 4<br />

<strong>delle</strong> <strong>IVIg</strong> nel trattamento del dolore neuropatico.<br />

È importante sottolineare che risultati preliminari<br />

hanno indicato che le <strong>IVIg</strong> possono costituire<br />

una importante opzione terapeutica in soggetti<br />

con nevralgia trigeminale refrattaria alla<br />

carbamazepina (Goebel et al., Neurology,<br />

2003). Inoltre, le <strong>IVIg</strong> sono risultate l’unica opzione<br />

terapeutica efficace nel trattamento di un<br />

caso pediatrico di neuropatia assonale acuta<br />

sensitivo-motoria (AMSAN) associata ad alterazioni<br />

del sonno, calo ponderale ed ideazione<br />

suicidaria (Rostasy et al., Neuropediatrics,<br />

2005). Le <strong>IVIg</strong> possono migliorare inoltre la sintomatologia<br />

dolorosa nella neuropatia sensoriale<br />

dolorosa distale associata alla sindrome di<br />

Sjogren e ad altre connettiviti. È possibile che le<br />

<strong>IVIg</strong> possano essere utilizzate anche nel trattamento<br />

della neuropatia sensoriale HIV-correlata,<br />

una condizione che sembra essere associata<br />

alla presenza di anticorpi circolanti anti-sulfatide<br />

(Lopate et al., Neurology, 2005).<br />

Le <strong>IVIg</strong> sono state utilizzate nel trattamento di diverse<br />

forme di epilessia. Il razionale dell’utilizzo<br />

<strong>delle</strong> immunoglobuline <strong>nelle</strong> sindromi comiziali è<br />

dovuto al riscontro, in numerosi pazienti,<br />

di anticorpi diretti contro la decarbossilasi<br />

dell’acido glutammico (GAD), enzima responsabile<br />

della sintesi del GABA (anticorpi<br />

anti-GAD). Numerose sono le <strong>patologie</strong><br />

neurologiche che presentano positività<br />

sierica e/o liquorale per gli anticorpi<br />

anti-GAD, fra cui la Stiff Person Syndrome<br />

(SPS), l’epilessia focale temporale,<br />

l’atassia cerebellare idiopatica, la dermatomiosite<br />

e la malattia di Batten. Un’ipotesi<br />

eziologica autoimmune <strong>nelle</strong> <strong>patologie</strong><br />

con positività agli anticorpi anti-GAD rende<br />

ragione della possibile efficacia del loro<br />

trattamento con <strong>IVIg</strong>. Nella recente rassegna<br />

di Dalakas (Clin. Rev. Allergy Immunol.,<br />

2005) è stata analizzata la letteratura<br />

sull’efficacia della terapia con <strong>IVIg</strong> in<br />

16 pazienti con SPS e positività agli anticorpi anti-GAD,<br />

in 15 pazienti con dermatomiosite resistente<br />

alla terapia e in 19 pazienti con miosite a<br />

corpi inclusi. I pazienti sono stati trattati con <strong>IVIg</strong><br />

per un periodo di 3 mesi, seguito da una fase di<br />

wash-out, e somministrazione di placebo per altri<br />

3 mesi. I risultati hanno mostrato che i pazienti<br />

affetti da dermatomiosite e da SPS hanno presentato<br />

un rilevante miglioramento clinico al terzo<br />

mese, regredito con il passaggio al trattamento<br />

con placebo e viceversa.<br />

Le <strong>IVIg</strong> sono state utilizzate nel trattamento di forme<br />

severe di epilessia infantile, come l’encefalite<br />

di Rasmussen, la sindrome di West, la sindrome<br />

di Lennox-Gastaut e la sindrome di Landau-Kleffner.<br />

L’encefalite di Rasmussen è un raro disordine<br />

progressivo caratterizzato da epilessia focale,<br />

emiparesi e deterioramento cognitivo. Nel siero di<br />

alcuni pazienti sono stati riscontrati anticorpi contro<br />

un recettore del glutammato (GluR3) che possono<br />

avere un ruolo patogenetico nella malattia.<br />

Dati presenti in letteratura di 11 case reports hanno<br />

suggerito l’efficacia a breve termine della somministrazione<br />

di <strong>IVIg</strong> in questa condizione. La sin-<br />

5


6<br />

Epilessia temporale resistente e anti-GAD<br />

EPILESSIA<br />

temporale<br />

AED: antiepilettici<br />

Dimostrazione della presenza<br />

di anticorpi anti-GAD nel siero e nel liquor<br />

di pazienti con epilessia temporale<br />

Pazienti RESISTENTI<br />

a terapia con AED<br />

(15-20%)<br />

Anti-GAD nei pazienti con epilessia<br />

temporale neuroni ippocampali<br />

Anti-GAD nei pazienti con SPS e<br />

atassia neuroni ippocampali con<br />

PATTERN DIFFERENTE<br />

Giometto et al. Lancet. 1998; Peltola et al. Neurology 2000;<br />

Vianello et al. Exp Neurol 2006<br />

Figura 5<br />

drome di West e la sindrome di Lennox-Gastaut<br />

sono caratterizzate da crisi epilettiche frequenti e<br />

arresto dello sviluppo psicomotorio. Pazienti pediatrici<br />

con sindrome di Lennox-Gastaut possono<br />

avere anticorpi anti-GAD e alterata risposta immunitaria<br />

alla emocianina. In uno studio di Van<br />

Engelen e collaboratori (Eur. J. Pediatr., 1994), la<br />

somministrazione di <strong>IVIg</strong> ad alte dosi (0.4 g/kg per<br />

5 giorni, seguiti da trattamento bisettimanale per 3<br />

mesi) ha prodotto una riduzione della frequenza<br />

<strong>delle</strong> crisi con miglioramenti elettroencefalografici<br />

a partire dalla 4ª-6ª settimana di trattamento. La<br />

sindrome di Landau-Kleffner è associata<br />

ad agnosia verbale uditiva seguita da afasia<br />

progressiva, accompagnata da anomalie<br />

elettroencefalografiche focali e multifocali.<br />

In questa condizione la terapia antiepilettica<br />

standard è in genere inefficace,<br />

mentre alcuni pazienti rispondono alla terapia<br />

steroidea. La presenza di autoanticorpi<br />

diretti contro le cellule endoteliali cerebrali<br />

supporta una patogenesi immunomediata<br />

di questa condizione; in letteratura sono riportati<br />

tre pazienti che hanno beneficiato<br />

della terapia con <strong>IVIg</strong>. L’efficacia <strong>delle</strong> immunoglobuline<br />

è stata inoltre dimostrata<br />

nel trattamento dell’epilessia temporale<br />

con anticorpi anti-GAD e resistente al trattamento<br />

antiepilettico convenzionale (Giometto<br />

et al., Lancet, 1998 – Fig. 5).<br />

Alla luce dei dati della letteratura, il trattamento<br />

con <strong>IVIg</strong> <strong>nelle</strong> malattie neurologiche possiede<br />

campi di applicazione di sicura efficacia, come le<br />

neuropatie algiche e le manifestazioni neuropsichiatriche<br />

del lupus. Esistono inoltre buone evidenze<br />

dell’efficacia dell’immunomodulazione con<br />

<strong>IVIg</strong> nella sclerosi multipla e <strong>nelle</strong> epilessie resistenti<br />

al trattamento standard. Futuri studi sono<br />

necessari per chiarire ulteriormente l’efficacia<br />

della terapia con <strong>IVIg</strong> nella malattia di Alzheimer<br />

e nella modulazione <strong>delle</strong> concentrazioni sieriche<br />

o liquorali di amiloide β-peptide.


XXXVII CONGRESSO NAZIONALE SIN • SIMPOSIO<br />

<strong>IVIg</strong> <strong>nelle</strong> sindromi neurologiche<br />

paraneoplastiche<br />

Le sindromi neurologiche paraneoplastiche<br />

(SNP) rappresentano un gruppo eterogeneo di<br />

<strong>patologie</strong> che possono colpire il sistema nervoso<br />

centrale, il sistema nervoso periferico, la giunzione<br />

neuromuscolare e il muscolo scheletrico. Esse<br />

vengono definite come effetti remoti del tumore,<br />

non essendo determinate da metastasi od altre<br />

complicazioni legate alla presenza della neoplasia,<br />

quali alterazioni metaboliche o nutrizionali,<br />

infezioni, coagulopatie o effetti tossici del trattamento<br />

radio- o chemioterapico. Le SNP sono<br />

condizioni spesso disabilitanti, tanto da essere<br />

talora esse stesse, e non la neoplasia, la causa<br />

di morte del paziente oncologico. È quindi di<br />

estrema importanza un corretto orientamento<br />

diagnostico e terapeutico nei pazienti con sospetta<br />

SNP.<br />

Le recenti acquisizioni fisiopatologiche nell’ambito<br />

<strong>delle</strong> SNP hanno chiaramente dimostrato<br />

che la patogenesi di queste condizioni<br />

è di tipo autoimmunitario. Le cellule<br />

tumorali sono infatti in grado di esprimere<br />

antigeni che presentano epitopi comuni<br />

con antigeni normalmente espressi dal sistema<br />

nervoso. Gli anticorpi onconeurali<br />

prodotti possono cross-reagire con le proteine<br />

espresse dai neuroni determinando il<br />

danno a livello del sistema nervoso e lo sviluppo<br />

clinico della sintomatologia (Fig. 1).<br />

Gli anticorpi anti-neurone sono riscontrati<br />

nel 60% circa dei pazienti con sindromi<br />

paraneoplastiche e, sebbene alcuni siano<br />

B. GIOMETTO, Treviso<br />

stati riconosciuti in assenza di una SNP, la loro<br />

presenza in un paziente con un quadro clinico<br />

indicativo supporta la diagnosi ed indirizza la ricerca<br />

di una neoplasia. Gli anticorpi anti-neurone<br />

vengono in genere distinti in tre classi. La prima<br />

classe comprende gli autoanticorpi diretti<br />

contro costituenti della membrana plasmatica,<br />

potenzialmente patogeni per il sistema nervoso.<br />

In questa classe, gli anticorpi meglio caratterizzati<br />

sono quelli che reagiscono con le proteinecanale<br />

di tipo cationico, come gli anticorpi antirecettore<br />

dell’acetilcolina (anti-AchR), associati<br />

a timoma, e gli anticorpi anti-canali del calcio<br />

voltaggio-dipendenti (anti-VGCC), associati a<br />

carcinoma polmonare a piccole cellule. Il secondo<br />

gruppo è costituito dagli autoanticorpi diretti<br />

Sindromi neurologiche paraneoplastiche:<br />

antigeni onco-neurali<br />

TUMORI SISTEMICI<br />

– Cerebrale<br />

– Ovarico<br />

– Polmonare<br />

Barriera<br />

ematocerebrale<br />

ANTIGENI NEURALI<br />

– Proteine che legano l’RNA nucleare neuronale<br />

– Proteine associate alla terminazione nervosa<br />

– Proteine citoplasmatiche di segnalazione<br />

– Proteine della giunzione neuromuscolare<br />

DEGENERAZIONE NEURONALE<br />

– Cervelletto<br />

– Neuroni del ganglio dorsale<br />

Figura 1<br />

7


8<br />

contro costituenti neuronali citoplasmatici e nucleari.<br />

Essi sono rappresentati, per esempio, dagli<br />

anticorpi anti-cellule di Purkinje di tipo 1 (anti-<br />

Yo o PCA 1), dagli anticorpi anti-nucleo neuronale<br />

di tipo 1 (anti-Hu o ANNA 1) e di tipo 2 (anti-Ri<br />

o ANNA 2) (Fig. 2). Il terzo gruppo, infine, è rappresentato<br />

da autoanticorpi non organo-specifici,<br />

come anticorpi anti-nucleo, anti-muscolo liscio<br />

ed anti-mitocondri, frequentemente associati<br />

a timoma, epatoma e melanoma.<br />

Anti-HU<br />

Anti-Yo →<br />

Figura 2<br />

Da un punto di vista clinico, le SNP rappresentano<br />

condizioni patologiche piuttosto rare, riscontrabili<br />

in circa il 15% dei pazienti con tumore, con<br />

una frequenza variabile in base alla tipologia del<br />

tumore stesso (circa 3% per il tumore a piccole<br />

cellule del polmone e circa 50% per il mieloma<br />

osteosclerotico). Se dunque nella pratica clinica<br />

oncologica è raro il riscontro di una SNP, il neurologo<br />

può trovarsi di fronte ad una condizione<br />

clinica suggestiva di una SNP in assenza di un<br />

tumore noto. La complessità diagnostica e la rarità<br />

<strong>delle</strong> SNP rendono peraltro ragione della difficoltà<br />

di realizzare estensivi studi clinici, epidemiologici<br />

e sperimentali in singoli laboratori euro-<br />

pei. Questa limitazione può essere risolta solo<br />

mediante una cooperazione internazionale tra ricercatori<br />

attivi in questo campo. A questo proposito,<br />

la nuova classificazione clinica <strong>delle</strong> SNP,<br />

designata dal protocollo EURONETWORK, distingue<br />

le sindromi neurologiche paraneoplastiche<br />

in due forme, classiche e non classiche. Dal<br />

punto di vista diagnostico, inoltre, le SNP possono<br />

essere classificate in definite e possibili, a seconda<br />

della presenza o meno degli anticorpi onconeurali<br />

e del tumore.<br />

Le SNP classiche comprendono la degenerazione<br />

cerebellare paraneoplastica, la<br />

neuronopatia sensitiva subacuta, l’encefalite<br />

limbica e l’encefalomielite paraneoplastica.<br />

La degenerazione cerebellare paraneoplastica<br />

configura il quadro di una sindrome<br />

pancerebellare ad andamento subacuto<br />

(sviluppo < 12 settimane), in assenza<br />

di atrofia cerebellare alla RMN dell’encefalo.<br />

Essa è di più frequente riscontro nel<br />

sesso femminile, in associazione a neoplasie<br />

di ovaio (34%) e mammella (18%), e risulta<br />

caratterizzata nel 56% dei casi dalla<br />

presenza di anticorpi anti-Yo. La neuronopatia<br />

sensitiva subacuta (di Denny-Brown)<br />

è una severa assonopatia ganglionare ad<br />

esordio asimmetrico, con andamento subacuto<br />

(< 12 settimane), caratterizzata da interessamento<br />

degli arti superiori, grave deficit propiocettivo<br />

e, in circa il 25% dei casi, dalla presenza<br />

di disautonomia. Si associa nel 70% dei casi a<br />

microcitoma polmonare e alla presenza di anticorpi<br />

anti-Hu nell’80% dei casi. L’encefalite limbica<br />

è una sindrome caratterizzata da deficit della<br />

memoria a breve termine, convulsioni e disturbi<br />

comportamentali ad andamento subacuto,<br />

con evidenza di coinvolgimento del sistema limbico,<br />

spesso bilaterale, alla RMN cerebrale.<br />

Questa condizione si associa a microcitoma polmonare<br />

(38%) e neoplasie testicolari (15%) con<br />

riscontro, rispettivamente, di anticorpi anti-Hu ed


XXXVII CONGRESSO NAZIONALE SIN • SIMPOSIO<br />

anti-Ma2. L’encefalomielite paraneoplastica, infine,<br />

rappresenta la forma più severa di SNP, con<br />

coinvolgimento del sistema nervoso centrale e<br />

periferico a diversi livelli. Tale condizione si associa<br />

al riscontro di anticorpi anti-Hu.<br />

Per tutte le SNP il primo indirizzo terapeutico deve<br />

essere legato al trattamento del tumore, che<br />

nella maggior parte dei casi consente una stabilizzazione<br />

clinica della malattia ed in alcuni casi<br />

anche un miglioramento o la remissione del quadro<br />

clinico. D’altra parte, il razionale del trattamento<br />

immunoterapico (immunoglobuline endovena,<br />

corticosteroidi, immunosoppressori o plasmaferesi)<br />

<strong>nelle</strong> SNP si basa sulla osservazione<br />

che in numerose sindromi paraneoplastiche<br />

meccanismi di tipo immunitario giocano un ruolo<br />

patogenetico fondamentale (Fig. 3).<br />

Sindromi neurologiche paraneoplastiche<br />

CD8 +<br />

Tumore<br />

CD8 +<br />

Macrofago/Cellula dendritica<br />

CD8 +<br />

CD4 +<br />

Neurone<br />

CD4 +<br />

CD4 +<br />

Figura 3<br />

In relazione alla loro patogenesi immunologica,<br />

le SNP possono essere classificate in sindromi<br />

dovute ad anticorpi (gruppo A) o a meccanismi<br />

immunitari cellulo-mediati (gruppo B). Le SNP<br />

del gruppo A comprendono la sindrome miastenica<br />

di Lambert-Eaton (LEMS), la Miastenia gravis,<br />

la Stiff Person Syndrome e la neuropatia au-<br />

tonomica disimmune paraneoplastica. In relazione<br />

alla loro genesi dovuta ad autoanticorpi, un<br />

approccio terapeutico finalizzato alla soppressione<br />

della risposta immune mediante <strong>IVIg</strong> risulta<br />

efficace nella gestione clinica <strong>delle</strong> SNP del<br />

gruppo A. In queste <strong>patologie</strong>, che possono essere<br />

anche non paraneoplastiche ed in cui l’anticorpo<br />

associato non distingue tra forma paraneoplastica<br />

e non, viene ad essere colpito principalmente<br />

il sistema nervoso periferico.<br />

La LEMS è paraneoplastica (P-LEMS) nel 50-<br />

60% dei casi ed è generalmente associata a carcinoma<br />

polmonare a piccole cellule. È caratterizzata<br />

da un disturbo presinaptico della trasmissione<br />

neuromuscolare e del sistema nervoso autonomo,<br />

in cui la perdita di canali voltaggio-dipendenti<br />

del calcio (VGCC), mediata da anticorpi<br />

specifici, è responsabile di un ridotto rilascio<br />

di acetilcolina. La diagnosi si fonda sui<br />

criteri clinici, elettrofisiologici e sul dosaggio<br />

degli anticorpi sierici anti-VGCC. Questi<br />

anticorpi hanno un ruolo patogenetico fondamentale<br />

ed è stato ipotizzato che la loro<br />

neutralizzazione mediante <strong>IVIg</strong> potesse<br />

determinare un miglioramento clinico della<br />

condizione. A questo proposito, dopo alcuni<br />

case reports favorevoli, uno studio crossover<br />

randomizzato, controllato in doppio<br />

cieco di Bain et al. (Neurology, 1996) ha indagato<br />

l’efficacia del trattamento con <strong>IVIg</strong><br />

(2 g/kg per due giorni) in 9 pazienti con P-<br />

LEMS. I risultati hanno mostrato che l’infusione<br />

di immunoglobuline era associata ad<br />

un aumento della forza muscolare e ad una<br />

riduzione del titolo sierico di anticorpi anticanali<br />

del calcio. Il massimo miglioramento clinico<br />

era raggiunto a 2-4 settimane dall’infusione e<br />

tale effetto non era riscontrato nei soggetti trattati<br />

con placebo (iniezioni di albumina).<br />

La Miastenia gravis (MG) paraneoplastica è associata<br />

a timoma nel 10% dei casi. In questa<br />

condizione la struttura dell’antigene – il recettore<br />

9


nicotinico dell’acetilcolina (AChR) – e i meccanismi<br />

d’azione degli anticorpi patogeni sono noti in<br />

dettaglio. Per oltre 20 anni il dosaggio degli anticorpi<br />

anti-AChR ha costituito il test diagnostico<br />

standard per la MG. Tuttavia, nel caso di MG<br />

paraneoplastica, un ruolo altamente predittivo è<br />

rivestito dagli anticorpi anti-titina. Essi sono diretti<br />

contro una proteina, definita MGT-30 (myasthenia<br />

gravis titin 30 kDa), e sono riscontrabili<br />

nel 70-90% dei pazienti<br />

con timoma. La terapia con <strong>IVIg</strong> o<br />

plasmaferesi è molto utile nella crisi<br />

acuta per ottenere un rapido miglioramento<br />

clinico della condizione, minimizzando<br />

la necessità di trattamento<br />

rianimatorio intensivo per crisi respiratoria<br />

bulbare. Le <strong>IVIg</strong> si sono<br />

inoltre dimostrate utili nel trattamento<br />

di forme di MG resistenti ad altri tipi di<br />

trattamento.<br />

La Stiff Person Syndrome paraneoplastica<br />

è un grave disordine disabilitante<br />

caratterizzato clinicamente da<br />

rigidità muscolare, postura anomala<br />

e spasmi muscolari episodici. Una<br />

patogenesi immunomediata di questa<br />

condizione è stata ipotizzata per<br />

la presenza di alti titoli sierici di anticorpi anti-glutammato<br />

decarbossilasi (GAD-65). Benché sia<br />

possibile un trattamento sintomatico con miorilassanti<br />

come diazepam o baclofen, le forme severe<br />

e refrattarie richiedono terapia con <strong>IVIg</strong>. In<br />

un lavoro di Dalakas et al. (New Engl. J. Med.,<br />

2001), sono stati valutati 16 pazienti con Stiff<br />

Person Syndrome trattati con <strong>IVIg</strong> o placebo per<br />

3 mesi in uno studio di tipo cross-over. Nei pazienti<br />

che hanno ricevuto <strong>IVIg</strong> gli score di rigidità<br />

si sono significativamente ridotti rispetto ai punteggi<br />

basali, per poi aumentare nuovamente durante<br />

la fase di somministrazione del placebo.<br />

Undici pazienti che avevano ricevuto <strong>IVIg</strong> hanno<br />

mostrato migliore capacità di deambulazione,<br />

con o senza assistenza. Si è inoltre ridotto il numero<br />

di cadute ed è migliorata la capacità di<br />

svolgere lavori o mansioni manuali. La durata<br />

dell’effetto terapeutico della terapia con <strong>IVIg</strong> è risultata<br />

compresa fra sei settimane ed un anno. Il<br />

titolo degli anticorpi anti-GAD-65 si è ridotto significativamente<br />

dopo somministrazione di <strong>IVIg</strong><br />

ma non di placebo (Fig. 4).<br />

<strong>IVIg</strong> <strong>nelle</strong> sindromi paraneoplastiche<br />

Sindrome Stiff Person<br />

Dalakas et al. N Engl J Med. 2001<br />

Studio in doppio cieco, placebo-controllato<br />

(16 casi)<br />

Numero medio di aree rigide<br />

1 2 3 4 5 6 7 8<br />

(n=7) (n=7) (n=7) (n=7) (n=7) (n=6 ) (n=7) (n=5 )<br />

(n=7 ) (n=7 )<br />

Mesi<br />

Titolo di anticorpi anti-GAD-65 dopo<br />

trattamento di 6 pazienti randomizzati<br />

a ricevere placebo (A) o <strong>IVIg</strong> (B)<br />

Gli anticorpi anti GAD-65 si sono ridotti<br />

significativamente dopo trattamento con <strong>IVIg</strong><br />

per tre mesi, per aumentare nuovamente<br />

dopo cross-over con placebo (P = 0.03)<br />

10 Figura 4<br />

6<br />

5<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

0<br />

Placebo<br />

<strong>IVIg</strong> wash-out<br />

5.0<br />

4.8<br />

4.6<br />

4.4<br />

4.2<br />

4.0<br />

3.8<br />

Placebo (A)<br />

<strong>IVIg</strong> (B)<br />

Inizio 3 mesi Wash-out<br />

Le neuropatie disimmuni come la sindrome di<br />

Guillain-Barré (GBS) e la polineuropatia cronica<br />

infiammatoria demielinizzante (CIDP) raramente<br />

possono riconoscere un’origine paraneoplastica.<br />

L’efficacia <strong>delle</strong> <strong>IVIg</strong> è stata dimostrata in alcuni<br />

studi randomizzati e controllati. La rapida efficacia<br />

della infusione di immunoglobuline in queste<br />

condizioni è probabilmente riconducibile alla<br />

deattivazione del complemento e della funzione<br />

macrofagica.<br />

Le sindromi del gruppo B comprendono la encefalomielite<br />

paraneoplastica, la degenerazione<br />

cerebellare paraneoplastica e l’encefalite limbica.<br />

Queste condizioni colpiscono il sistema nervoso<br />

centrale, hanno markers paraneoplastici al-<br />

A<br />

B


XXXVII CONGRESSO NAZIONALE SIN • SIMPOSIO<br />

tamente specifici e riconoscono una patogenesi<br />

di tipo cellulo-mediato. Nelle sindromi del gruppo<br />

B l’antigene è intracellulare e il ruolo patogenetico<br />

degli anticorpi è quindi meno chiaro rispetto a<br />

quelle del gruppo A. Anche i dati presenti in letteratura<br />

sull’efficacia della somministrazione di<br />

<strong>IVIg</strong> <strong>nelle</strong> sindromi del gruppo B sono meno univoci,<br />

specie per la ridotta numerosità campionaria<br />

degli studi finora condotti.<br />

L’encefalite limbica paraneoplastica (ELP) è frequentemente<br />

associata a carcinoma bronchiale<br />

e rappresenta una particolare manifestazione di<br />

encefalomielite paraneoplastica acuta o subacuta,<br />

con coinvolgimento del sistema limbico. I pazienti<br />

con ELP possono presentare disfunzione<br />

cognitiva subacuta, severe amnesie, epilessia e<br />

manifestazioni psichiatriche come depressione,<br />

ansia e allucinazioni. In circa il 50% dei pazienti<br />

possono essere presenti crisi epilettiche. Una<br />

patogenesi immunomediata di questa condizione<br />

è rappresentata dal riscontro, in taluni casi, di<br />

anticorpi anti-Hu o anti-Ma. Uno studio di Gulte-<br />

kin et al. (Brain, 2000) ha dimostrato che questa<br />

condizione mostra una buona risposta ad alte<br />

dosi di <strong>IVIg</strong> o plasmaferesi nei casi di steroidoresistenza.<br />

In particolare, la risposta all’immunoterapia<br />

risulta superiore nei pazienti in cui si riscontrano<br />

anticorpi anti-Ma.<br />

In conclusione, i dati presenti in letteratura indicano<br />

che la terapia con <strong>IVIg</strong> può essere efficace in<br />

numerose sindromi neurologiche paraneoplastiche<br />

in cui è principalmente coinvolto il sistema<br />

nervoso periferico. Nelle <strong>patologie</strong> paraneoplastiche<br />

del sistema nervoso centrale accompagnate<br />

da perdita neuronale (SNP del gruppo B), i dati<br />

sulla potenziale responsività alle <strong>IVIg</strong> devono essere<br />

ulteriormente ampliati in studi randomizzati e<br />

controllati ed in casistiche più numerose. In generale<br />

è possibile affermare che, nel caso di coinvolgimento<br />

paraneoplastico del sistema nervoso<br />

centrale, l’intervento terapeutico deve avvenire il<br />

più precocemente possibile per evitare l’instaurarsi<br />

di un danno neurologico permanente e per raggiungere<br />

la stabilizzazione clinica della malattia.<br />

11


12<br />

La terapia con <strong>IVIg</strong> <strong>nelle</strong> sindromi post/para<br />

infettive del sistema nervoso<br />

L’encefalomielite acuta disseminata (dall’acronimo<br />

anglosassone ADEM), secondo la definizione<br />

classica, è una malattia monofasica, demielinizzante,<br />

multifocale che colpisce il sistema nervoso<br />

centrale in seguito ad infezioni o a vaccinazione<br />

anti-vaiolosa, rabbica, morbillosa, pertossica,<br />

influenzale o tetanica (Fig. 1). La fisiopatogenesi<br />

è autoimmunitaria e il target antigenico è<br />

rappresentato verosimilmente da antigeni<br />

espressi dalla mielina degli oligodendrociti quali<br />

la proteina basica, la proteina proteolipidica o la<br />

glicoproteina. La lesione anatomo-patologica<br />

della fase acuta consiste in una mielinopatia infiammatoria<br />

perivenulare con edema perivascolare<br />

senza coinvolgimento assonale.<br />

La definizione classica, tuttavia, si dimostra<br />

spesso inadeguata dal momento che sono<br />

ben note modalità diverse di presentazione,<br />

di decorso e di distribuzione del danno.<br />

In conseguenza di questa eterogeneità clinica,<br />

sono state proposte classificazioni<br />

che tengono in considerazione l’esistenza<br />

<strong>delle</strong> varianti in rapporto alla diversa distribuzione<br />

del danno e al decorso.<br />

In relazione alla distribuzione del danno,<br />

viene operata una distinzione fra tre principali<br />

forme:<br />

1) la variante classica disseminata;<br />

2) varianti “site restricted”, che colpiscono<br />

solo una parte del sistema nervoso centrale<br />

(encefalite, mielite, neurite ottica,<br />

cerebellite);<br />

E. MARCHIONI, Pavia<br />

3) il possibile contemporaneo coinvolgimento<br />

del sistema nervoso periferico, sotto forma di<br />

poliradicolonevriti da lesioni demielinizzanti,<br />

assonali o miste.<br />

In base al decorso, Poser (1995) distingue quattro<br />

varianti:<br />

1) classica monofasica (ADEM);<br />

2) bifasica, in cui si verifica una riacutizzazione<br />

entro i primi due mesi dall’esordio della sintomatologia<br />

(bDEM);<br />

3) ricorrente (rDEM) in cui l’aggravamento colpisce<br />

lo stesso distretto iniziale e avviene oltre i<br />

primi due mesi dall’esordio;<br />

4) multifasica (MDEM) in cui si verifica una disseminazione<br />

spazio-temporale della malattia<br />

oltre i primi due mesi dall’esordio.<br />

Encefalite post-infettiva<br />

Immagini T2-pesate<br />

IRCCS “C. Mondino”, Pavia<br />

Figura 1


XXXVII CONGRESSO NAZIONALE SIN • SIMPOSIO<br />

In alcuni casi queste ultime forme ad andamento<br />

recidivante (relapsing-remitting) possono essere<br />

difficilmente distinguibili dalla sclerosi multipla.<br />

Come vedremo, le classificazioni che abbiamo<br />

illustrato rivestono una certa importanza in<br />

funzione della prognosi e dell’efficacia del trattamento.<br />

La terapia di prima scelta durante la fase acuta,<br />

nonostante la mancanza di studi controllati, è<br />

rappresentata dalla somministrazione di<br />

steroidi ad alte dosi, generalmente 6-metilprednisolone<br />

(6-MP), secondo schemi mutuati<br />

dai protocolli in uso per la sclerosi<br />

multipla. Il razionale per l’uso dei corticosteroidi<br />

è rappresentato dall’effetto antiedemigeno<br />

e dalla riduzione dell’attivazione<br />

immunologica, che sembra avere un ruolo<br />

cruciale nel processo di demielinizzazione.<br />

Per una importante serie di ragioni abbiamo<br />

la necessità di individuare terapie alternative<br />

o complementari agli steroidi, poiché<br />

gli schemi attuali di trattamento presentano<br />

comunque <strong>delle</strong> limitazione di efficacia, di<br />

tollerabilità e di applicabilità:<br />

a) sussiste un rischio di mortalità pari a circa<br />

il 5% (variante emorragica di Hurst);<br />

b) vi è una discreta percentuale di soggetti<br />

“steroid-resistant”, che presentano gravi<br />

sequele a distanza;<br />

c) la malattia nella sua fase iniziale, quando<br />

ancora mancano gli elementi necessari<br />

per porre la diagnosi, può essere clinicamente<br />

indistinguibile da una malattia<br />

a genesi virale “diretta” che controindica<br />

l’uso del cortisone.<br />

Il ruolo dell’immunità in questa condizione,<br />

che viene innescata da un’infezione ma si<br />

sviluppa a causa di un processo autoimmunitario,<br />

rende ragione della potenziale efficacia<br />

<strong>delle</strong> <strong>IVIg</strong> ad alte dosi nel trattamento<br />

della ADEM e, in particolare, di alcune<br />

sue varianti (Fig. 2).<br />

Da alcuni anni, presso il nostro Istituto, è in corso<br />

uno studio prospettico sulle sindromi neurologiche<br />

post-infettive, di cui sono già stati pubblicati<br />

parte dei risultati (Fig. 3) e che si pone i seguenti<br />

obiettivi:<br />

a) classificare i principali quadri clinici in rapporto<br />

alla distribuzione anatomica del danno;<br />

b) definire i principali indicatori prognostici <strong>delle</strong><br />

ricadute e dell’outcome finale;<br />

La terapia del primo episodio<br />

6-MP 500-1.000 mg/die × 6 giorni<br />

Prednisone 1.5 mg/kg/die<br />

× 2 mesi, poi “tapering”<br />

Non immunosoppressore<br />

Figura 2<br />

Efficacia <strong>delle</strong> immunoglobuline<br />

per via endovenosa in pazienti adulti<br />

steroido resistenti con encefalomielite<br />

acuta disseminata monofasica o ricorrente<br />

Scripps Neurological Scale<br />

48-72 ore dopo<br />

Risposta positiva Risposta negativa<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

A1 A2* B C1# C2 D E<br />

Casi (pazienti A e C con episodi)<br />

<strong>IVIg</strong> 0.4 g/kg/die<br />

× 5 giorni<br />

Risposta Risposta<br />

positiva negativa<br />

Immunosoppressore<br />

Pretrattamento<br />

6-MP<br />

<strong>IVIg</strong><br />

Follow-up<br />

Marchioni E, Marinou-Aktipi K, Uggetti C, Bottanelli M, Pichiecchio A,<br />

Soragna D, Piccolo G, Imbesi F, Romani A, Ceroni M. J Neurol 2002<br />

Figura 3<br />

13


14<br />

c) confrontare le caratteristiche dei pazienti affetti<br />

dalle varianti “relapsing-remitting” rispetto<br />

ad un gruppo di soggetti con sclerosi multipla;<br />

d) individuare il profilo clinico, biologico e strumentale<br />

dei pazienti “steroid-resistant”;<br />

e) verificare in questo sottogruppo l’efficacia<br />

della terapia con <strong>IVIg</strong>, una volta appurata<br />

l’inefficacia del cortisone.<br />

Lo studio si avvale di un protocollo diagnostico<br />

molto articolato che può essere consultato<br />

su richiesta degli interessati. Lo studio<br />

conferma la notevole eterogeneità dello<br />

spettro clinico dell’ADEM. I primi 60 soggetti<br />

reclutati, che hanno sviluppato una sindrome<br />

neurologica subacuta con prevalente interessamento<br />

del SNC entro 30 giorni da<br />

una infezione o vaccinazione, sono stati<br />

suddivisi in cinque categorie a seconda <strong>delle</strong><br />

sede anatomica coinvolta: encefalite pura<br />

(E), n=12; mielite pura (M), n=14; encefalomielite<br />

(EM), n=8; mielo-radicolo-nevrite<br />

(MRN), n=10; encefalo-mielo-radicolo-nevrite<br />

(EMRN), n=16. In tutti i casi è stato escluso,<br />

con buona verosimiglianza, il ruolo diretto<br />

di un agente microbico.<br />

I pazienti sono stati trattati inizialmente con<br />

6-MP (500-1.000 mg/die fino ad un massimo<br />

di 8 g) e le valutazioni della risposta sono<br />

state effettuate 48-72 ore dopo il termine<br />

del trattamento. Il fallimento della terapia<br />

corticosteroidea si è verificato nel 32%<br />

dei casi, quasi tutti rappresentati da MRN o<br />

EMRN.<br />

Questi pazienti sono stati successivamente<br />

sottoposti ad un ciclo di <strong>IVIg</strong> 0.4 g/kg/die<br />

per cinque giorni, eventualmente ripetuto<br />

dopo 30-40 giorni. Il trattamento si è dimostrato<br />

efficace nel 50% dei casi, che hanno<br />

presentato un recupero funzionale praticamente<br />

completo in un periodo di tempo<br />

compreso tra 2 e 10 giorni dall’ultima somministrazione<br />

(Fig. 4).<br />

È interessante notare che, in 3 pazienti, l’efficacia<br />

<strong>delle</strong> <strong>IVIg</strong> è stata osservata anche in una fase<br />

di apparente stabilizzazione del deficit funzionale<br />

(Fig. 5).<br />

Outcome<br />

60 ADEM post-infettive<br />

– Follow up mediano: 5 anni<br />

– Coinvolgimento SNP: 43%<br />

– Varianti “recurrent”: 25% (MRN, EMRN)<br />

– Fallimento degli steroidi: 30%<br />

– Efficacia <strong>IVIg</strong>: 53%<br />

Score medio SNS<br />

25%<br />

12% 2%<br />

Fattori prognostici sfavorevoli:<br />

– Score all’ esordio < 40/100 (SNRS)<br />

– Età > 55 anni<br />

– Sesso femminile<br />

– Contenuto di albumina > 100 mg/dl<br />

– Mielite<br />

– Coinvolgimento SNP<br />

60%<br />

Recupero completo<br />

Disabilità moderata<br />

Disabilità severa<br />

Decessi<br />

Marchioni E, MD; Ravaglia S, MD, PhD; Piccolo G, MD; Furione M, MD;<br />

Zardini E, BS; Franciotta D, MD; Alfonsi E, MD; Minoli L, MD; Romani A, MD;<br />

Todeschini A, MD; Uggetti C, MD; Tavazzi E, MD; Ceroni M, MD.<br />

Postinfectious inflammatory disorders. Subgroups based on prospective<br />

follow-up. Neurology, 2005<br />

Figura 4<br />

Efficacia <strong>delle</strong> <strong>IVIg</strong> in pazienti steroidi<br />

resistenti<br />

100<br />

Le sindromi con interessamento<br />

90<br />

del SNC e del SNP (MRN, EMRN)<br />

80<br />

hanno mostrato una risposta<br />

favorevole<br />

70<br />

Gli score SNS sono stati valutati<br />

60<br />

48-72 ore dopo il termine della<br />

50<br />

40<br />

somministrazione di steroidi o <strong>IVIg</strong><br />

Sindrome<br />

30<br />

EM (n=1)<br />

MRN (n=8)<br />

20<br />

10<br />

0<br />

EMRN (n=10)<br />

Esordio Dopo steroidi<br />

Periodo<br />

Dopo <strong>IVIg</strong><br />

Marchioni E, MD; Ravaglia S, MD, PhD; Piccolo G, MD; Furione M, MD;<br />

Zardini E, BS; Franciotta D, MD; Alfonsi E, MD; Minoli L, MD; Romani A, MD;<br />

Todeschini A, MD; Uggetti C, MD; Tavazzi E, MD; Ceroni M, MD.<br />

Postinfectious inflammatory disorders. Subgroups based on prospective<br />

follow-up. Neurology, 2005<br />

Figura 5


XXXVII CONGRESSO NAZIONALE SIN • SIMPOSIO<br />

Le altre caratteristiche dei soggetti “steroidresistant”<br />

sono l’età media > 55 anni, la<br />

prevalenza del sesso femminile, la presenza<br />

di alta disabilità all’esordio e di un marcato<br />

danno della barriera ematoencefalica.<br />

Le variabili neuroradiologiche non hanno<br />

dimostrato particolare rilevanza nel condizionare<br />

l’outcome.<br />

I risultati del nostro studio suggeriscono<br />

che la terapia con immunoglobuline potrebbe<br />

essere proposta come prima scelta,<br />

contemporaneamente o alternativamente<br />

agli steroidi, nei casi con associazione di<br />

un coinvolgimento del sistema nervoso<br />

centrale e periferico (MRN, EMRN).<br />

I meccanismi d’azione attraverso cui le <strong>IVIg</strong><br />

esercitano la propria efficacia terapeutica nei pazienti<br />

con mieloradicolonevrite o encefalomieloradicolonevrite<br />

post-infettiva potrebbero essere i<br />

seguenti:<br />

a) effetti sinergici con gli steroidi;<br />

b) modulazione dell’espressione e della funzione<br />

del frammento Fc <strong>delle</strong> immunoglobuline<br />

c) interferenza con l’attivazione del complemento;<br />

Possibile meccanismo di azione <strong>delle</strong> <strong>IVIg</strong><br />

nella MRN e nella EMRN<br />

• Effetti sinergici di <strong>IVIg</strong> e 6-MP<br />

• Modulazione dell’espressione e della funzione dei recettori Fc<br />

• Interferenza con l’attivazione del complemento<br />

• Approvvigionamento di anticorpi anti-idiotipo<br />

Figura 6<br />

d) approvvigionamento di anticorpi anti-idiotipo<br />

(Fig. 6).<br />

Riteniamo che, sulla base dei nostri risultati,<br />

potrebbero essere proposti degli studi controllati<br />

e randomizzati per verificare l’efficacia <strong>delle</strong><br />

<strong>IVIg</strong> in questi sottogruppi selezionati di pazienti<br />

affetti da complicanze neurologiche post-infettive.<br />

15


Elaborazione testi a cura di Enzo Emanuele<br />

Ferdinando Maggio: Direzione Medica<br />

CIC Edizioni Internazionali<br />

Coordinamento editoriale: Enrica Tomai<br />

Progetto grafico: Grazia Mannoni<br />

© Copyright 2007<br />

Corso Trieste, 42 - 00198 Roma<br />

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È obbligatoria la citazione della fonte.<br />

La massima cura possibile è stata prestata per la corretta indicazione<br />

dei dosaggi dei farmaci eventualmente citati nel testo, ma<br />

i lettori sono ugualmente pregati di consultare gli schemi posologici<br />

contenuti <strong>nelle</strong> schede tecniche approvate dal Ministero della<br />

Salute.<br />

Finito di stampare nel mese di marzo 2007<br />

dalla Litografica ’79 - Roma

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