maggio 2013 - I Siciliani giovani
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maggio 2013 - I Siciliani giovani
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I <strong>Siciliani</strong><br />
www.isiciliani.it<br />
<strong>maggio</strong><br />
“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?”<br />
<strong>giovani</strong><br />
Il braccio destro di Dell’Utri, Micchichè,<br />
di nuovo al ministero.<br />
Berlusconi, di nuovo<br />
a cavallo, minaccia<br />
i giudici per non<br />
finire in galera.<br />
Invece<br />
di Falcone<br />
Ma non doveva arrivare il cambiamento?<br />
Grillo Bersani e Renzi sono riusciti a gettarlo via.<br />
Ma è proprio finito tutto? No, dice la base<br />
Mazzeo MUOS, IPOCRISIE E RICATTI Cavalli LOMBARDIA: VIA LIBERA ALL’INVASIONE<br />
Caruso QUARTO STATO Gubitosa LA VERA CASTA Orsatti LA MAFIA A ROMA<br />
Di Maggio LEGGE ANTICORRUZIONE Giordano LA COSTITUENTE DEI BENI COMUNI<br />
CATANIA LE INDAGINI SU CIANCIO CATANIA 7 MILIONI IN PIU’ A VIRLINZI<br />
Gulisano IL GIOCO DELLE PARTI Giacalone ANDREOTTI, TRAPANI E I MAFIOSI<br />
Berra/Manisera GIUSTIZIA PER LEA Pettinari UN "SAGGIO" PER LE COSCHE<br />
De Gennaro ADDIO PD JACK DANIEL Capezzuto IL FORTINO ASSEDIATO<br />
Abbagnato GOVERNO FORZATO “MAMMA” Salvo Vitale PEPPINO, SEMBRA IERI<br />
Vita LE NOZZE SEGRETE FRA GOOGLE E ASSANGE Iacopino ACHTUNG, RAGAZZINI<br />
Dalla Chiesa/ I 33 anni del Centro Impastato<br />
Caselli/ Ma la mafia è un interlocutore?<br />
<strong>2013</strong><br />
Italia/<br />
I nuovi<br />
eroi<br />
ebook<br />
L’Era Alemanna<br />
18 <strong>maggio</strong><br />
La Fiom<br />
in piazza
http://www..it/<br />
www.isiciliani.it<br />
facciamo<br />
rete<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 2
I giorni<br />
di Falcone<br />
DA' UNA MANO: I <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong>, Banca Etica,<br />
IT 28 B 05018 04600 000000148119<br />
www.isiciliani.it<br />
Ventun anni dopo i giorni di Falcone - che per noi antimafiosi<br />
segnano una svolta nella storia - l'Italia è ancora lontana dai suoi<br />
ideali. Una parte del popolo è molto regredita sul piano civile. E<br />
quella che invece resta fedele alla democrazia è estremamente<br />
divisa e priva di riferimenti politici e organizzativi adeguati.<br />
La crisi economica - dovuta a una lunga gestione rozza e egoista<br />
- ha la sua parte in questo. Ma pesano ancor più i lunghi<br />
anni di democrazia “liquida”, di politica-spettacolo, di leader<br />
“carismatici”, di delega a qualcun altro. Quel che avevano conquistato<br />
i cittadini, lo perdono gli spettatori. In questo senso la<br />
crisi è “morale” - non come moralità astratta, ma come insieme<br />
di valori comuni - e non solo politica o istituzionale.<br />
* * *<br />
L'antimafia, in tutti questi anni, ha fatto da collante per i migliori.<br />
Indicando un servizio comune, un'etica condivisa, un<br />
modo militante e civile di vivere il bene comune. Per due generazioni<br />
di <strong>giovani</strong>, essa è stata una scuola e una Città.<br />
Adesso, probabilmente, è arrivato il momento di fare un passo<br />
avanti. Portare questi valori in un ambito più vasto, organizzarne<br />
la realizzazione pratica, farne - in una parola - una “politica”<br />
militante. Non per dividere ancora, ma anzi per unire.<br />
E di unità c'è bisogno, fra i cittadini non-sudditi, in questo<br />
momento. Sono la <strong>maggio</strong>ranza, ma non riescono a farsene uno<br />
strumento. Le loro lotte “plebee”, che sono numerosissime, continuamente<br />
ondeggiano fra protesta senza seguito e riassorbimento<br />
in questa o quella lotta “patrizia” di palazzo.<br />
L'elementare concetto dell'unità fra i poveri, della solidarietà<br />
fra vite simili e simili interessi, sembra ancora un'utopia strana.<br />
Noi dell'antimafia sociale affrontiamo ogni giorno e direttamente<br />
dei poteri. Non delle ideologie, non delle costruzioni<br />
complesse, ma semplicemente dei potenti che comandano e vogliono<br />
continuare a farlo. Questa è una buona metafora, e anche<br />
un modello, che potrebbe utilmente estendersi all'intera società.<br />
La rete, i beni comuni, la mobilitazione a-ideologica su singoli<br />
obiettivi sono altri modelli che s'intrecciano ad esso, e che nella<br />
nostra pratica noi cerchiamo di unire sempre più strettamente.<br />
* * *<br />
Da qui la buona politica, che verrà coi suoi tempi. Dobbiamo<br />
accelerarli il più possibile, perché la crisi - lasciata a se stessa - è<br />
inumana. E lancia segnali “non-politici” (in realtà profondamente<br />
politici) di disumanità e de-civilizzazione, come questo:<br />
venticinque donne, nei primi quattro mesi del <strong>2013</strong>, uccise da<br />
altrettanti uomini. Bisogna fare presto.<br />
I <strong>Siciliani</strong><br />
(r.o.)<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 3
www.isiciliani.it<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>maggio</strong> <strong>2013</strong> numero quattordici<br />
RIEPILOGANDO<br />
Fra i tanti premi giornalistici che si danno ogni giorno in Italia<br />
uno - per fortuna non dei più importanti - è andato a finire da<br />
noi, nelle persone di alcuni compagni che, a pensarci un<br />
momento, sono un condensato preciso dell'intera nostra banda.<br />
C'è Claudia, la giornalista giovane, ma già professionista e<br />
“regolare” con le sue inchieste fatte a norma di manuale. C'è<br />
Ester, che in poco più d'un anno s'è vista piombare addosso<br />
sindaci, 'ndranghetisti, politici collusi, e tutti li ha affrontati<br />
bravamente, né impaurita dalle minacce né confusa dai tentativi<br />
di corruzione. Ci sono - onnipresenti - Enrica, Daniela,<br />
Francesco, Angela, Antonio, quelli del “Clandestino”, questi<br />
Asterix siciliani che dalla loro piccola città in fondo all'Italia<br />
non hanno paura di niente e di nessuno.<br />
C'è infine Fabio, il più ragazzino di tutti nel ricordo ma ormai<br />
un uomo fatto e maturo, che da più di vent'anni (non ne aveva<br />
sedici quando venne ai<strong>Siciliani</strong>) segue la nostra strada. Una strada<br />
difficile, specialmente per lui: solo, non sostenuto da nessuno,<br />
eppure professionalmente agguerrito, difficile da smontare.<br />
Ci piacerebbe che i colleghi “importanti”, fra i loro molti e<br />
importantissimi pensieri, ne trovassero uno anche piccolo per<br />
lui. Per dirgli “grazie”, magari, visto che è grazie a lui, e a quelli<br />
come lui, che i <strong>Siciliani</strong> – cioè il giornalismo libero, cioè<br />
Giuseppe Fava – sono ancora qua.<br />
*<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 4<br />
Questo numero<br />
I giorni di Falcone/ I <strong>Siciliani</strong> 3<br />
Andreotti Rimozioni e realtà/ di Gian Carlo Caselli 6<br />
La memoria che non si arrende/ di Nando dalla Chiesa 7<br />
Polis<br />
Lombardia Mano libera all'invasione/ di Giulio Cavalli 8<br />
Muos Fra ipocrisie e ricatti/ di Antonio Mazzeo 9<br />
L'Italia della Mezza Repubblica/ di Riccardo Orioles 11<br />
Le mafie a Roma/ di Pietro Orsatti 12<br />
Comuni Un voto di coscienza/ di Giovanni Caruso 14<br />
Subito la legge anticorruzione/ di Umberto Di Maggio 15<br />
La costituente dei beni comuni/ di Giulia Giordano 16<br />
18 <strong>maggio</strong> La parola agli operai/ di Pietro Orsatti 17<br />
Poteri<br />
Nuovo intervento in Libia da Sigonella?/ di Antonio Mazzeo 19<br />
La casta più pericolosa: i politici?/ di Carlo Gubitosa 20<br />
Le indagini su Mario Ciancio/ 22<br />
In 23 anni 7 milioni in più ai Virlinzi/ di Salvo Catalano 23<br />
Muos Gioco delle parti/ di Sebastiano Gulisano 24<br />
Memoria<br />
Noi e Peppino/ E sembra ieri/ di Salvo Vitale 26<br />
Mafie<br />
Andreotti, Trapani e i mafiosi/ di Rino Giacalone 30<br />
Giustizia per Lea / di Valerio Berra e Sara Manisera 33<br />
Trapani La miseria e le mazzette/ di Rino Giacalone 36<br />
Chiude la sede Dia della Malpensa/ di Roberto Nicolini 37<br />
Un "saggio" guida le cosche/ di Aaron Pettinari 38<br />
Cronistoria di fuoco/ di Pino Maniaci e Salvo Ognibene 40
SOMMARIO<br />
Terre<br />
Avvertimento al sindaco anti-discarica?/ di Carmelo Catania 42<br />
Antimafia nella piccola città/ di Rosanna Chillemi 43<br />
Istanbul, guerre "diverse"/ di Alessandro Romeo e G.Caruso 44<br />
Il cielo di Librino/ di Stefania Di Filippo 46<br />
Satira<br />
MAMMA/ a cura di Gubitosa, Kanjano e Biani 49<br />
Italia<br />
Munnizza e omertà/ di Domenico Pisciotta 54<br />
Emergenza rifiuti/ di Carmelo Catania 55<br />
Modica Il miracolo tarocco/ di Francesco Ragusa 56<br />
Il grido della farfalla/ 53<br />
Achtung ragazzini / di Bruna Iacopino 58<br />
Le donne si raccontano/ di Norma Ferrara 60<br />
Culture<br />
'U Parrinu/ di Claudio Zappalà 61<br />
Gli omaggi di William Manera/ di Salvo Ognibene 62<br />
"Lei disse sì"/ di Teresa Campagna 63<br />
Storia<br />
Ma chi fu Antonio Canepa?/ di Elio Camilleri 64<br />
Storie<br />
Alla ricerca del tempo perduto/ di Jack Daniel 65<br />
Italia<br />
Un governo forzato/ di Giovanni Abbagnato 66<br />
Il fallimento del Pd/ di Riccardo De Gennaro 67<br />
Palermo La mafia sottovalutata/ di Giovanni Abbagnato 68<br />
Messina Un sindaco "bene comune"?/ di Tonino Cafeo 69<br />
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DA' UNA MANO: I <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong>, Banca Etica,<br />
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L'acqua la città la polis/ di Giovanni Caruso 70<br />
Palagonia La primavera ferita/ di Claudia Campese 72<br />
Napoli Il fortino assediato/ di Arnaldo Capezzuto 74<br />
Pio La Torre trentun anni dopo/ di Antonio Cimino 75<br />
Mestieri<br />
La Sartoria/ di Marcella Giammusso e Paolo Parisi 76<br />
Pianeta<br />
Le nozze segrete fra Google e Assange/ di Fabio Vita 78<br />
Giornalismo<br />
L'informazione precaria / di Attilio Occhipinti 80<br />
Laboratorio Scrivere di mafia di Stampoantimafioso 82<br />
Nord e Sud/ di Tito Gandini 86<br />
Il filo<br />
Il potere in Italia/ di Giuseppe Fava 88<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 5<br />
ebook<br />
Pietro Orsatti<br />
L'Era Alemanna<br />
Un pamplet<br />
scintillante e spietato<br />
sull'ultima invasione<br />
barbarica dell'Urbe:<br />
gli Alemanni<br />
DISEGNI DI MAURO BIANI
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Andreotti/ Rimozioni e realtà<br />
Ma la mafia è<br />
un interlocutore?<br />
di Gian Carlo Caselli<br />
Tutti coloro (e sono un esercito tra-<br />
sversale, politici e media) che hanno<br />
nascosto o stravolto la verità sull’esito<br />
del processo palermitano a Giulio An-<br />
dreotti hanno reso un pessimo servizio<br />
alla trasparenza democratica del no-<br />
stro paese. I fatti incontestabili sono<br />
questi.<br />
Il sen. Andreotti era imputato (in estre-<br />
ma sintesi) di rapporti con la mafia. In<br />
primo grado c’è stata assoluzione. In ap-<br />
pello la sentenza del tribunale è stata par-<br />
zialmente ribaltata. Mentre per i fatti<br />
successivi il sen. Andreotti è stato ancora<br />
assolto, per quelli fino alla primavera del<br />
1980 è stato dichiarato colpevole, per<br />
aver COMMESSO il reato contestatogli.<br />
Il reato COMMESSO è stato dichiarato<br />
prescritto, ma resta ovviamente COM-<br />
MESSO.<br />
La Cassazione ha confermato la sen-<br />
tenza d’appello anche nella parte in cui si<br />
afferma la penale responsabilità<br />
dell’imputato fino al 1980. Processual-<br />
mente è questa la verità definitiva.<br />
La verità processuale<br />
Parlare di assoluzione è fuori di ogni<br />
realtà. Difatti fecero ricorso in cassazio-<br />
ne sia l’accusa che la difesa. Non ho mai<br />
visto, in oltre 50 anni di magistratura, un<br />
imputato che ricorre contro la sua assolu-<br />
zione. Non esiste in natura. Ecco la pro-<br />
va provata, secondo una logica elementa-<br />
re, che non vi fu “assoluzione” per i fatti<br />
fino al 1980.<br />
La corte d’appello (confermata, ripeto,<br />
in Cassazione) si è basata su prove sicure<br />
e riscontrate. In particolare ha ritenuto<br />
provati due incontri del senatore, in Sici-<br />
lia, con Stefano Bontade, all’epoca capo<br />
dei capi, e altri mafiosi dello stesso cali-<br />
bro. Negli incontri (lo dice la sentenza) si<br />
discusse di fatti criminali gravissimi rela-<br />
tivi a Pier Santi Mattarella, capo della<br />
DC siciliana, politico onesto che pagò<br />
con la vita l’essersi opposto a Cosa no-<br />
stra.<br />
Principale fonte di prova fu il collabo-<br />
ratore di giustizia Francesco Marino<br />
Mannoia, un “pentito” rivelatosi sempre<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag.6<br />
analiticamente preciso (già con Giovanni<br />
Falcone) e mai smentito<br />
“Una vera e propria partecipazione”<br />
La corte d’appello sottolinea poi che<br />
l’imputato non ha denunziato le respon-<br />
sabilità dei mafiosi incontrati, “in parti-<br />
colare in relazione all’omicidio di Matta-<br />
rella, malgrado potesse al riguardo offri-<br />
re utilissimi elementi di conoscenza”. In<br />
conclusione, la Corte d’appello ha ravvi-<br />
sato a carico di Andreotti “una vera e<br />
propria partecipazione all’associazione<br />
mafiosa apprezzabilmente protrattasi nel<br />
tempo”.<br />
Rapporti anche organici con la mafia<br />
Negare tutte queste verità documentate<br />
da una sentenza della Cassazione signifi-<br />
ca non voler elaborare la memoria di ciò<br />
che è stato perché si teme il giudizio sto-<br />
rico su come (in una certa fase) si è for-<br />
mato almeno in parte il consenso in Ita-<br />
lia.<br />
Significa pure legittimare, per il passa-<br />
to per il presente e per il futuro, un modo<br />
di fare politica che contempla anche rap-<br />
porti organici con la mafia. Significa in-<br />
debolire la nostra già fragile democrazia.
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I 33 anni del Centro Impastato<br />
La memoria<br />
che non si arrende<br />
Maggio1980: il Centro<br />
siciliano di documentazione<br />
sulla mafia viene<br />
intitolato a “Giuseppe<br />
Impastato”<br />
di Nando dalla Chiesa<br />
Tutto era iniziato nel 1977, quando<br />
due <strong>giovani</strong> contestatori, Umberto Santino<br />
e Anna Puglisi, marito e moglie dal<br />
‘72, scelsero di pensare un po’ meno<br />
all’imperialismo e più alla forza crescente<br />
della mafia e fondarono il centro.<br />
Sembrava una iniziativa retrò, provinciale,<br />
in un’Italia che viveva il canto del<br />
cigno della rivoluzione <strong>giovani</strong>le, tra agguati<br />
all’alba, indiani metropolitani e p38<br />
agitate e usate per le strade.<br />
Passò un anno e un giovane di Cinisi,<br />
Peppino appunto, venne fatto a brandelli<br />
dalla mafia di Tano Badalamenti nel modo<br />
che sappiamo. Vite parallele, poiché anche<br />
Peppino testimoniava lo slancio rivoluzionario<br />
attraverso un sessantotto tutto suo:<br />
altrove Vietnam e centralità operaia, lui<br />
Cosa nostra e l’eroina. Si era presentato<br />
alle elezioni comunali di quell’anno nelle<br />
liste di Democrazia proletaria. E, da morto,<br />
venne eletto.<br />
Questo lo sanno tutti. Quel che però non<br />
si sa è che l’ultimo comizio, l’11 di <strong>maggio</strong><br />
del ‘78, venne tenuto al suo posto proprio<br />
da Umberto Santino, chiamato dai<br />
compagni di Peppino a reagire alla violenza<br />
mafiosa. Due anni esatti dopo Umberto<br />
decise con Anna di intitolargli il Centro.<br />
“Non perché fosse mio amico , non ci frequentavamo,<br />
io avevo nove anni più di lui.<br />
Ma perché seppi che veniva da una famiglia<br />
di mafia. E questo per noi ebbe subito<br />
un valore enorme. Doveva diventare il<br />
simbolo di ciò che era possibile”.<br />
www.ilfattoquotidiano.it<br />
Decenni di battaglie<br />
Sono trascorsi decenni. Marito e moglie,<br />
che apparivano allora così diversi a chi li<br />
avesse visti per la prima volta, si sono andati<br />
assomigliando sempre di più. L’antimafia<br />
li ha modellati, li ha come fusi,<br />
mentalmente, fisicamente, nella realizzazione<br />
del loro generoso progetto. Decenni<br />
trascorsi a raccogliere materiale, a cercare<br />
testimonianze, a catalogare, a organizzare<br />
convegni. A scrivere, anche; perché in particolare<br />
Umberto ha scritto decine di libri,<br />
alcuni di valore assoluto. “A quale tengo<br />
di più? Alla Storia del movimento antimafia,<br />
questa grande storia di liberazione, iniziata<br />
con i Fasci siciliani e che non si è ancora<br />
conclusa”.<br />
Loro due e, con loro, un pugno di volontari.<br />
Con la sede ricavata eroicamente nella<br />
propria abitazione divisa a metà: di qui<br />
casa Santino-Puglisi, di lì il Centro Impastato.<br />
Chi faceva tesi di laurea sulla mafia<br />
veniva mandato qui da tutta Italia, nella<br />
certezza che avrebbe trovato consigli e bibliografie<br />
di eccellenza. Oltre a qualche<br />
ironia al vetriolo sul proprio relatore, perché<br />
Umberto è scorbutico, polemico, anche<br />
se capace di dolcezze imprevedibili.<br />
Ma uno dei veri, grandi meriti storici del<br />
Centro è stata una battaglia da molti e a<br />
lungo considerata marginale: quella, infinita,<br />
per dare giustizia a Peppino Impastato.<br />
Chinnici prima e Caponnetto poi<br />
E a Felicia, la mamma ribelle, e a Giovanni,<br />
il fratello minore. “Abbiamo fatto<br />
dossier, ricostruzioni, abbiamo ottenuto<br />
che Chinnici prima e Caponnetto poi dichiarassero<br />
quella morte orribile un omicidio<br />
di mafia, anche se non se ne poteva<br />
identificare l’autore; abbiamo fatto riaprire<br />
l’inchiesta quando poi si seppe che Salvatore<br />
Palazzolo, membro di una famiglia vicina<br />
a Badalamenti, si era pentito. Finché<br />
la giustizia della Repubblica ha indicato<br />
nel boss di Cinisi, che era poi uno dei più<br />
grandi capimafia in assoluto, il mandante<br />
dell’assassinio”.<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 7<br />
E non basta. Perché Umberto e Anna si<br />
sono pure battuti per fare istituire dalla<br />
Commissione parlamentare antimafia uno<br />
speciale comitato, presieduto da Giovanni<br />
Russo Spena, per ricostruire il depistaggio<br />
delle indagini sull’assassinio. “E anche lì<br />
abbiamo vinto. Visto che il depistaggio era<br />
prescritto, volevamo che almeno la storia<br />
non dimenticasse. E alla fine la tesi delle<br />
deviazioni compiute da uomini della magistratura<br />
e dei carabinieri, è stata messa<br />
nero su bianco da una larga <strong>maggio</strong>ranza”.<br />
L’Italia avrebbe capito l’importanza di<br />
quella ventennale battaglia solo nel 2000,<br />
quando a Venezia un film destinato a fare<br />
epoca e cultura, “I cento passi”, avrebbe<br />
raccontato a una platea di spettatori commossi<br />
fino alle lacrime la storia del giovane<br />
di Cinisi salutato ai funerali da una selva<br />
di bandiere rosse. Umberto e Anna ora<br />
hanno un altro, più ambizioso progetto. È<br />
la loro eredità per Palermo.<br />
“Un Memoriale della lotta alla mafia”<br />
“Sogno un Memoriale della lotta alla<br />
mafia. Uno spazio grandissimo, dove si<br />
possa coltivare la memoria, vedere film,<br />
studiare. Un museo internazionale perché<br />
Palermo è stata capitale di mafia ma anche<br />
di antimafia. Gli regaleremmo i 7500 volumi<br />
del Centro, e anche i miei 2000 libri<br />
di storia e scienze sociali. Ho 74 anni, e<br />
questo Memoriale vorrei vederlo nascere e<br />
crescere insieme con Anna. Palermo se lo<br />
merita. Sto rivolgendo appelli al Comune<br />
e a tutte le istituzioni. Ma perché, non sarebbe<br />
giusto farlo?”.<br />
L’intellettuale polemico, aspro, torna<br />
dolce sotto gli occhialini. Lui che non ha<br />
mai avuto finanziamenti pubblici (“tranne<br />
una volta per una ricerca europea sulla<br />
droga, scriva di darci il 5 per mille”) sogna<br />
quel che da solo non potrà mai fare. Lo<br />
guardi e provi ammirazione. Dietro, c’è<br />
una storia dedicata alla più grande e rischiosa<br />
causa della sua Sicilia. Da quel comizio<br />
dell’11 <strong>maggio</strong> del 1978, in cui arringava<br />
chi lo guardava da sotto le finestre<br />
chiuse, fino ai dibattiti di questi giorni.<br />
Giorni di anniversari. Pio La Torre, Portella<br />
delle Ginestre. E Cinisi, naturalmente.
Lombardia<br />
E adesso<br />
mano libera<br />
all'invasione<br />
La sconfitta di Umberto Ambrosoli e il<br />
centrosinistra in Lombardia è (anche)<br />
una sconfitta dell’antimafia lombarda.<br />
Inutile negarlo; peggio ancora fingere di<br />
non volerlo analizzare perché sarebbe<br />
troppo totalizzante, secondo alcuni. Non<br />
c’è cultura antimafiosa nel formigonismo,<br />
non ce n’è nel percorso ciellino che<br />
ha demolito la meritocrazia nel mondo<br />
della sanità e non ce n’è nella Lega Nord<br />
che in Consiglio Regionale in passato ha<br />
negato l’istituzione di una Commissione<br />
Antimafia archiviandola con un sorriso<br />
di sufficienza.<br />
Poi c’è stato Maroni, e su Maroni si è<br />
scritta una certa letteratura (figlia di un<br />
berlusconissimo revisionismo e di una<br />
neodeclamazione dei numeri e degli arresti)<br />
che l’ha avvicinato a rappresentazione<br />
di “antimafioso nonostante Berlusconi”.<br />
Dalla denuncia alla connivenza<br />
Sarebbe inutile elencare per l’ennesima<br />
volta solamente le colpe storiche del movimento<br />
leghista che è passato dal latrato<br />
www.isiciliani.it<br />
Passata la tempesta Ambrosoli, le classi dirigenti<br />
lombarde tornano a ficcare la testa sotto la sabbia<br />
di fronte all'invasione mafiosa. Abbandonando<br />
i <strong>giovani</strong> che lottano per difendere da mafia e<br />
'ndrangheta la Regione<br />
di Giulio Cavalli<br />
antiberlusconiano con la foto di Dell’Utri<br />
in prima pagina de ‘La Padania’ alla convivenza<br />
sopita fino alla connivenza più<br />
spietata nell’ultimo periodo del Governo<br />
Berlusconi (quello contro la magistratura,<br />
la trattativa, il reato di concorso esterno,<br />
lo scudo fiscale e troppo altro<br />
ancora). Eppure la verginella Maroni è<br />
riuscita a scrollarsi di dosso le gocce della<br />
melma e ripresentarsi candido, candidabile<br />
e perfino nuovo Governatore della<br />
regione cameriera delle mafie, ‘ndrangheta<br />
in primis: la sfiorita Lombardia.<br />
C’è stata in campagna elettorale la solita<br />
desolante sensazione di un centrosinistra<br />
applicato ad un’antimafia di “maniera”<br />
che si è ritenuta sazia dell’avere<br />
candidato il figlio dell’avvocato Ambrosoli.<br />
Troppo facile - si diceva - vincere<br />
contro una parte politica decaduta dal governo<br />
regionale sotto le accuse di uno<br />
scambio mafioso di voti. Troppo facile -<br />
pensavano. E pensavano male.<br />
Tant’è che mentre nel sottobosco lombardo<br />
si vive una primavera di <strong>giovani</strong><br />
attivi, preparati e consapevoli (vengono<br />
in mente i ragazzi di Stampo Antimafioso,<br />
per fare un esempio) il centrosinistra<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 8<br />
ha balbettato qualche ovvietà di cortesia<br />
sulla mafia che è brutta, sporca e cattiva<br />
poi qualche pensierino di memoria e carità<br />
e speravano che bastasse così. E non<br />
è bastato.<br />
Nessun piano a lunga scadenza<br />
Alla fine nella Lombardia leghista<br />
Bobo Maroni ha comunque deciso di istituire<br />
una Commissione Antimafia (ex<br />
post, si direbbe) aprendo uno spazio di<br />
azione possibile.<br />
Verrebbe da pensare che i partiti (tutti i<br />
partiti) con il centrosinistra in testa colgano<br />
l’occasione per scaldare i propri uomini<br />
migliori e per chiedere ad Umberto<br />
Ambrosoli di guidare la praticata diversità<br />
e discontinuità conclamate tante volte<br />
su questo tema, ci si aspetterebbe un “tirare<br />
su le reti” delle esperienze sociali di<br />
tutti questi anni per cogliere l’eccellenza.<br />
E invece? E invece le nomine che trapelano<br />
non prevedono Ambrosoli e nemmeno<br />
un piano a lunga scadenza. E tutti<br />
qui ci auguriamo che non sia così. Perché<br />
perseverare è diabolico, no?
www.isiciliani.it<br />
Sicilia<br />
Cresce la base Muos<br />
fra ipocrisie siciliane<br />
e ricatti romani<br />
A parole, tutte le forze politiche sono contrarie,<br />
in Sicilia, alle pericolosissime installazioni Muos<br />
di Niscemi. Però a contrastarle lasciano solo i<br />
ragazzi dei movimenti: difendono la terra e la<br />
pace coi loro corpi e con le loro vite. E sono soli<br />
di Antonio Mazzeo<br />
Ci hanno messo di tutto. Il cuore. La<br />
rabbia. Mille speranze. Le illusioni. Gli<br />
splendidi volti segnati dai tanti sorrisi e<br />
pure dalle lacrime. Ma soprattutto ci hanno<br />
messo i corpi. Corpi che gli apparati<br />
repressivi dello Stato hanno violato, ferito,<br />
sradicato dalla Madre Terra che loro, i<br />
No MUOS di Niscemi, difendono dal<br />
mostro della guerra e della morte.<br />
Un’orgia di violenze, menzogne, tradimenti.<br />
Ministri, politici e funzionari dalla<br />
lingua biforcuta. Promettono sospensioni<br />
ai lavori illegittimi ma intanto alle imprese<br />
in odor di mafia assicurano il pass nella<br />
riserva naturale convertita in base di distruzione<br />
di massa. Un territorio stuprato,<br />
desertificato, avvelenato da un quarto di<br />
secolo dalle invisibili microonde. Mentre<br />
intanto tanti altri corpi si piegano per le<br />
mutazioni genetiche e il cancro infestante.<br />
Un gelido inverno insonne. Presidi no<br />
stop, sit-in, blocchi stradali, sabotaggi e<br />
invasioni simboliche. L’azione diretta e la<br />
disobbedienza civile per testimoniare antiche<br />
verità. Per invocare diritti e libertà.<br />
Per rifiutare l’inesorabilità della guerra<br />
globale e permanente. Per riappropriarsi<br />
della sovranità della terra e dell’acqua,<br />
delle cento specie della flora e della fauna<br />
che i superguerrieri del XXI secolo vorrebbero<br />
estinte. Per costruire nuove soggettività<br />
e sperimentare pratiche politiche<br />
dal basso, l’autogestione e il rifiuto delle<br />
deleghe in bianco.<br />
Per costruire solidarietà, radicalità, percorsi<br />
e progetti di antimafia sociale. Migliaia<br />
di <strong>giovani</strong>, donne, disoccupati e lavoratori<br />
precari che tornano nelle piazze a<br />
chiedere pace, lavoro e giustizia.<br />
I governi accecati dall’arroganza e dallo<br />
stillicidio dei golpe bianchi sono inamovibili.<br />
Il MUOS s’ha da fare, in nome della<br />
vecchia amicizia con l’Impero a stelle e<br />
strisce e degli affari del complesso militare-industriale-finanziario<br />
di casa nostra.<br />
Stracciando quel poco che resta della Costituzione<br />
antifascista, negando il diritto<br />
alla vita, alla salute, alla difesa del<br />
territorio e dell’ambiente. Violando leggi,<br />
decreti, regolamenti, i principi di cittadinanza<br />
e perfino le fondamenta stessa della<br />
democrazia formale.<br />
Gli accordi della Guerra Fredda<br />
Il Governo dei poteri forti ha la fiducia<br />
delle grandi intese mentre il sommo presidente<br />
vigila a vita sul rispetto degli accordi<br />
della Guerra Fredda con il grande<br />
fratello d’oltreoceano.<br />
Eppure, paradossalmente, le partite sul<br />
MUOS, i droni, gli F-35 e le famigerate<br />
basi USA e NATO, sono tutt’altro che definite.<br />
I movimenti di opposizione alla militarizzazione<br />
crescono dalla Val di Susa<br />
al Nord-est e alla Sicilia, mobilitando altri<br />
corpi e altri volti.<br />
Che allora ci mettano almeno la faccia e<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 9<br />
un po’ più di coraggio quelle forze politiche<br />
che si dicono vicine ai bisogni di<br />
cambiamento e partecipazione della <strong>maggio</strong>r<br />
parte degli italiani. Aprendo lo scontro<br />
nelle legittime sedi istituzionali, le Camere,<br />
dove prima possibile devono essere<br />
imposti le discussioni e il voto contro i<br />
nuovi programmi di morte, a partire appunto<br />
dal MUOS, il sistema di telecomunicazioni<br />
satellitari che sancirà la trasformazione<br />
della Sicilia in piattaforma avanzata<br />
per le guerre iper-tecnologiche - disumanizzate<br />
e disumanizzanti - delle forze<br />
armate degli Stati Uniti d’America.<br />
All’Assemblea Regionale Siciliana, il<br />
fronte politico-istituzionale anti-MUOS è<br />
stato unanime. La mozione per imporre<br />
all’esecutivo la revoca a delle autorizzazioni<br />
ai lavori è stata votata da tutti quei<br />
gruppi che oggi siedono al Governo nazionale<br />
o tra i banchi dell’opposizione in<br />
Parlamento. Ci mettano la faccia allora e<br />
dicano se e perché quello che si fa a<br />
Roma può essere il contrario di quello che<br />
si è fatto a Palermo.<br />
I No MUOS non sono certo ingenui,<br />
sanno benissimo con chi hanno a che fare.<br />
Lo hanno pagato a suon di manganellate e<br />
denunce. Ma hanno il sacrosanto diritto a<br />
una risposta chiara. Non fosse altro per<br />
capire come e dove estendere le pratiche<br />
di lotta e, in comunione con i movimenti<br />
sociali del pianeta, continuare a difendere<br />
l’umanità dall’Olocausto finale.
www.isiciliani.it<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
Sicilia i<strong>giovani</strong><br />
– pag. p 19
www.isiciliani.it<br />
Politica<br />
L'Italia della<br />
Mezza Repubblica<br />
Il governo Napolitano<br />
di Riccardo Orioles<br />
Prima e seconda repubblica, poi terza...<br />
In realtà, viviamo ormai in una Mezza Repubblica,<br />
che non solo ha poco a che vedere<br />
con la repubblica di prima, ma è ormai<br />
alcunchè d'intermedio fra repubblica e<br />
monarchia. E' il secondo “governo del<br />
Presidente” consecutivo. L'unico precedente<br />
è il governo Salandra del 1914, legale<br />
- come questo - certamente, ma altrettanto<br />
irrituale, e altrettanto lontano dalla<br />
<strong>maggio</strong>ranza elettoralmente espressa.<br />
Nel 1914, la <strong>maggio</strong>ranza era senza<br />
dubbio di sorta giolittiana. Ma il capo dello<br />
Stato scavalcò il leader del centrosinistra<br />
e dette - legalmente - l'incarico a Salandra,<br />
che fu poi confermato dal Parlamento.<br />
Nel <strong>2013</strong>, le urne avevano espresso<br />
una precisa volontà di cambiamento (divisa<br />
fra due partiti, che entrambi avevano<br />
esplicitamente escluso qualsiasi accordo<br />
col centro-destra) ma il capo dello Stato<br />
imbrigliò il leader del centrosinistra e dette<br />
- legalmente - l'incarico a Letta, che fu<br />
poi confermato dal Parlamento.<br />
In entrambi i casi il governo, teoricamente<br />
“tecnico” e d'union sacrée, bloccò<br />
le spinte sociali, emarginò la sinistra e affrontò<br />
l'emergenza nel modo più catastrofico,<br />
liberando spinte eversive e abbassando<br />
il livello civile, che già non era altissimo,<br />
del Paese.<br />
Il Sudamerica (quello di prima)<br />
Siamo arrivati così al Sudamerica (quello<br />
di prima): il capo dei fazenderos minaccia<br />
i giudici in piazza (né il capo dello<br />
stato, Rey o Presidiente che sia, interviene);<br />
fra i liberales regna l'anarchia.<br />
ALCUNE COSE UTILI DA FARE<br />
- Confiscare tutti i beni mafiosi o frutto di malversazione,<br />
corruzione o grande evasione fiscale;<br />
assegnarli a cooperative di <strong>giovani</strong> lavoratori,<br />
e sostenerle adeguatamente;<br />
- Legge anticorruzione (riforma art. 416ter);<br />
- Trasparenza bancaria;<br />
- Applicare l’art.41 della Costituzione (“programmi<br />
e controlli opportuni perché l'attività<br />
economica pubblica e privata possa essere<br />
indirizzata e coordinata a fini sociali”);<br />
Questi ultimi si dividono in due partiti,<br />
nemicissimi fra di loro. Il primo, guidato<br />
da un caudillo che per i suoi è ”come un<br />
padre che accompagna un bambino che<br />
cammina ancora carponi”, punta tutte le<br />
sue carte sull'imminente révolucion, e non<br />
discute nemmeno con chiunque non ne sia<br />
più che convinto. Il secondo, fra i suoi numerosi<br />
caciques, periodicamente elegge<br />
un Secretario Général entusiasticamente<br />
acclamato da tutti ma che poi, nel segreto<br />
dell'urna, viene sistematicamente trombato<br />
dai suoi seguaci.<br />
Altro che gollismo. E' Pétain<br />
“In realtà, se non facevamo così i tedeschi<br />
ci facevano a pezzi - fa trapelare qualcuno<br />
- La banca centrale, i mercati...”.<br />
Ahimé, neanche questa è nuova. “Tenersi<br />
buoni i tedeschi”, “Ordine prima di<br />
tutto”, “Tutti col Capo dello Stato!” l'hanno<br />
già fatto a suo tempo in Francia, e non<br />
con un governo gollista (sogno di tanti notabili)<br />
ma con Pétain.<br />
* * *<br />
S'è vista, in questa crisi, una incredibile<br />
differenza di “professionalità politica” -<br />
per così dire - fra destra e sinistra. Da un<br />
lato l'indeciso Bersani, l'adolescente presuntuoso<br />
Renzi, il simpatico pasticcione<br />
Grillo; dall'altro dei professionisti freddi e<br />
duri - i Letta, i Napolitano, i Berlusconi.<br />
Non c'era partita.<br />
Ha contato relativamente poco (anche se<br />
centouno deputati “traditori” su quattrocento<br />
non son cosa da poco) il “tradimento”.<br />
A contare è stata la superficialità, il<br />
personalismo, il leaderismo da quattro soldi.<br />
L'Italia profonda, insomma. Che ormai<br />
da molti anni - da quando è ricca - in politica<br />
si esprime così. Qua, in questa “autobiografia<br />
della nazione”, bisogna mettere<br />
mano. Ma i vecchi non possono farlo.<br />
- Applicare l’art.42 della Costituzione (esproprio<br />
per motivi d'interesse generale) per sanzionare<br />
le delocalizzazioni, l’abuso di precariato<br />
e il mancato rispetto degli accordi di lavoro;<br />
- Separazione fra capitale finanziario e industriale;<br />
tetto alle partecipazioni finanziarie<br />
nell’editoria; Tobin tax;<br />
- Regolarizzare per legge i rapporti di lavoro di<br />
fatto;<br />
- Gestione pubblica dei servizi pubblici essen-<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 11<br />
Un segretario di trent'anni, e antimafioso<br />
Conosciamo diversi trentenni - antimafiosi<br />
militanti - che potrebbero ben dirigere<br />
un partito, fra i <strong>giovani</strong> del Pd. Sarebbe<br />
un cambiamento vero, non demagogico e<br />
di facciata. Potrebbe persino inalberare<br />
(cosa che nessuno ora osa o vuol fare) il<br />
nome di Berlinguer, chiaro e solare.<br />
Lo accetterebbe, il partito, uno scossone<br />
del genere? Un segretario di trent'anni? La<br />
base, sì certo. Ma quanto conta la base?<br />
I Cinque stelle, in parte per loro merito,<br />
si son trovati a gestire i ventisette milioni<br />
di voti del referendum Rodotà sull'acqua<br />
pubblica di due anni fa. Sono all'altezza i<br />
Grillo e i Casaleggio, e i loro immediati<br />
seguaci, di dirigere un simile movimento?<br />
Esistono nel Cinque stelle militanti <strong>giovani</strong><br />
(<strong>giovani</strong>, ma con una storia precisa, non<br />
dei “vaffanculisti” generici di quest'ultima<br />
annata) in grado di farlo al posto dei loro<br />
vecchi, ormai evidentemente dannosi?<br />
Fra queste due domande - apparentemente<br />
generazionali, ma in realtà profondamente<br />
politiche – si gioca la politica italiana<br />
di questi anni. Da queste generazioni<br />
e dal loro incontro (e l'attuale governo non<br />
è stabile, e le occasioni di rovesciarlo non<br />
sarebbero poche) noi ci attendiamo la riscossa,<br />
non dagli anziani capibranco.<br />
Abbiamo ragione - e trent'anni di lotta<br />
mai nel palazzo ma sempre orgogliosamente<br />
dalla strada ci danno qualche diritto<br />
di rivolgerci a loro – nell'affidare le nostre<br />
speranze a questi <strong>giovani</strong>, in questo difficilissimo<br />
momento?<br />
Niente “pacificazione” con i padroni<br />
d'Italia, niente guerra fra chi, anche confusamente,<br />
gli vuole andare contro. E un primo<br />
momento di lotta e di unità già da subito<br />
può essere l'antimafia, come dice<br />
(v.pag.15) don Ciotti.<br />
ziali (scuola, università, difesa, acqua,<br />
energia, infrastrutture tecnologiche, credito internazionale);<br />
ristrutturazione della Rai su<br />
base pubblica; limite regionale per l’emittenza<br />
privata;<br />
- Progetto nazionale di messa in sicurezza del<br />
territorio, sul modello TVA, come volano economico<br />
soprattutto al Sud; divieto di ulteriori<br />
cementificazioni;<br />
- Controllo del territorio nelle province ad alta<br />
intensità mafiosa.
Italia<br />
Le mafie<br />
a Roma<br />
Le mafie a Roma ci<br />
sono, da decenni. E a<br />
Roma è in corso una<br />
guerra di mafia e non<br />
slegati regolamenti di<br />
conti fra qualche bullo<br />
di periferia. Una guerra<br />
sanguinosa e nascosta.<br />
Dai media e soprattutto<br />
dalla politica<br />
di Pietro Orsatti<br />
www.orsattipietro.wordpress.com<br />
Una storia già vista, quella della negazione<br />
dell'esistenza del potere mafioso<br />
in un determinato territorio. E che<br />
oggi nella capitale si ripete.<br />
Guardiamo al passato per capire l'oggi.<br />
Fra il 1983 e il 1993 in Italia le mafie<br />
uccisero diecimila persone. In Sicilia,<br />
Campania, Calabria e Puglia principalmente.<br />
Ma anche in altre zone del paese i<br />
boia procedettero tranquillamente nella<br />
loro contabilità di morte. Ce lo ricorda,<br />
spietatamente, Enrico Deaglio nel lbro<br />
“Raccolto Rosso” che quella strage ha<br />
cercato di raccontarci. Una guerra, o la<br />
somma di più guerre contemporanee che<br />
insanguinarono la penisola in un silenzio,<br />
il più delle volte, assordante. Per il controllo<br />
del traffico dell’eroina, degli appalti,<br />
del racket, del rapporto preferenziale<br />
con pezzi della politica e della<br />
finanza. In tutto il paese.<br />
www.isiciliani.it<br />
Numeri impressionanti<br />
Numeri impressionanti e terribili. Che<br />
si tentò all’epoca in tutti i modi – da parte<br />
della politica – di disgregare dalle statistiche<br />
e spesso sminuire e che oggi abbiamo<br />
affrettatamente dimenticato. Certo<br />
oggi ricordiamo ile troppe vittime innocenti,<br />
gli appartenenti agli organi dello<br />
Stato, i giornalisti, testimoni, imprenditori,<br />
semplici cittadini caduti. Troppi, si,<br />
ma che sono comunque una frazione minima<br />
di quei diecimila. E quell’enormità<br />
ora abbiamo dimenticato irresponsabilmente.<br />
Perché se gran parte dei caduti di<br />
questo terrificante conflitto erano appartenenti<br />
alle organizzazioni mafiose il bilancio<br />
del “Raccolto Rosso” colpisce e<br />
lacera l’intera società italiana. Ancora<br />
oggi.<br />
Perché anche se si uccide meno si continua<br />
a uccidere anche in questi anni. La<br />
guerra, anche se meno visibile, prosegue.<br />
Non c’è zona del paese che non vi sia<br />
stata coinvolta. La famosa linea della<br />
palma di Leonardo Sciascia, quella che<br />
descrive nel libro Il giorno della Civetta,<br />
si è affermata da decenni, salendo lentamente<br />
e inesorabilmente a Nord. È nelle<br />
cose, l’abbiamo cosi metabolizzata nella<br />
nostra geografia interiore fino ad averne<br />
una percezione fatalistica se non addirittura<br />
di normalità.<br />
Si uccide ancora, con regolarità. In<br />
questo momento uno dei luoghi dove si<br />
uccide di più in Italia è Roma. È in corso<br />
da alcuni anni una guerra di mafia nella<br />
capitale e nessuno la chiama con il suo<br />
nome. Perché si ha una paura terribile di<br />
pronunciare la parola “mafia”. Sembra<br />
quasi che ci si vergogni di aver abbassato<br />
la guardia e di aver sottovalutato la penetrazione<br />
e il radicamento delle mafie nel<br />
tessuto economico e sociale della capita-<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 12<br />
le, e allora meglio negare che<br />
assumersene pubblicamente la responsabilità.<br />
E ancora, temo – anche se sempre<br />
più spesso trovo conferma dei miei timori<br />
-, a qualcuno conviene non definire,<br />
non chiamare con il proprio nome, la mafia<br />
o le mafie per pura convenienza. Perché<br />
le mafie portano soldi e affari. E potere.<br />
Come trent’anni fa. Come anche<br />
prima.<br />
Mafia o “criminalità organizzata”?<br />
Ma la mafia, a Roma, si dice che non<br />
esista. Si dice.<br />
Quando invece di parlare di mafia o<br />
mafie si usa il termine “criminalità organizzata”<br />
già si mette in atto una sottovalutazione<br />
consapevole del problema.<br />
Quando un’esecuzione di mafia viene definita<br />
come “regolamento di conti fra<br />
bande” si mette in atto un’operazione di<br />
rimozione che abbiamo già vissuto e subito<br />
nel passato e che ha causato enormi<br />
tragedie a tutta la nostra comunità.<br />
“Finché si ammazzano fra loro”. Esattamente<br />
quello che accadeva all’alba della<br />
mattanza a Palermo, la scalata dei corleonesi<br />
di Liggio, Riina e Provenzano ai<br />
vertici di Cosa nostra. L’ho sentita oggi<br />
quella frase. A Roma, “Finché si ammazzano<br />
fra loro” e quindi non si definisce<br />
questa emergenza, usare il termine “mafia”<br />
è pericoloso, anzi no, è consapevole<br />
disfattismo, attentato all’economia della<br />
città, del paese.<br />
Anzi, le mafie<br />
La mafia è a Roma. Anzi le mafie, perché<br />
ci sono tutte e prosperano da decenni<br />
anche se di tanto in tanto ci scappa un<br />
morto o, peggio, qualche arresto a disturbare<br />
quel pacifico prosperare.
www.isiciliani.it<br />
“Cosa nostra siciliana, i casalesi,<br />
la 'ndrangheta, i camorristi, gli scissionisti campani<br />
e i discendenti della banda della Magliana”<br />
Ci sono Cosa nostra siciliana, i casalesi<br />
e i camorristi e gli scissionisti campani,<br />
la ‘ndrangheta calabrese e pure la nuova<br />
mafia autoctona figlia della vecchia banda<br />
della Magliana. Senza poi parlare delle<br />
organizzazioni straniere come quella<br />
cinese. Negli anni ’70 e ’80 le parole<br />
d’ordine delle mafie che operavano nella<br />
capitale erano quattro: eroina, politica,<br />
appalti, affari. Oggi è cambiato solo un<br />
fattore, la cocaina ha sostituito l’eroina<br />
(anche se quest’ultima sta lentamente riprendendo<br />
piede).<br />
Il conflitto sanguinoso in atto in questi<br />
anni ha proprio la droga al centro delle<br />
sue motivazioni. Attenzione, non si uccide<br />
solo per il controllo delle piazze dello<br />
spaccio. Quello si è una ragione del conflitto,<br />
ma la questione è altra e con ben<br />
altre dimensioni. Si uccide per il traffico<br />
di cocaina a livello nazionale e internazionale.<br />
Almeno il 30% (ed è la stima più<br />
ottimistica) di tutta la coca trafficata in<br />
Europa transita per il Lazio e la capitale.<br />
Miliardi di euro<br />
Parlo di un affare di molti miliardi di<br />
euro l’anno. E il cartello delle organizzazioni<br />
mafiose tradizionali (calabresi,<br />
campane e siciliane) hanno l’assoluta necessità<br />
di garantirsi un controllo totale<br />
del territorio. Si, un cartello mafioso,<br />
sperimentato e consolidato negli anni a<br />
Fondi nel basso Lazio (la presenza del<br />
più grande mercato ortofrutticolo<br />
d’Europa a fare da copertura a ogni traffico<br />
possibile) e che ora sta imponendo<br />
anche con il sangue la propria dittatura<br />
nell’hinterland e nella capitale.<br />
Perché a Roma, in continuità con quello<br />
che fu la banda della Magliana, si è ricreata<br />
un’organizzazione autoctona di<br />
stampo mafioso – a volte con l’aiuto di<br />
fuoriusciti dalle altre organizzazioni –<br />
che ha cercato di occupare spazi strategici<br />
nello spaccio e nel traffico. Hanno alzato<br />
il tiro, hanno chiesto la loro fetta<br />
della grande torta della cocaina e forse<br />
anche degli altri affari che l’incredibile<br />
liquidità garantita dal traffico e dallo<br />
spaccio di droga garantisce soprattutto in<br />
questa fase di crisi economico/finanziaria<br />
dove credito e liquidità legali sono diventati<br />
un miraggio.<br />
Da qui l’esplosione di un conflitto unidirezionale.<br />
A riprova il fatto che la <strong>maggio</strong>r<br />
parte dei “caduti”, sicuramente di<br />
quelli “eccellenti”, appartengono a questa<br />
organizzazione. il cartello non tollera<br />
nuovi concorrenti. Soprattutto non tollera<br />
che i gregari e la manovalanza cerchino<br />
di salire un gradino nella gerarchia degli<br />
affari.<br />
Ma andiamo ai numeri di questa guerra<br />
di mafia. Ufficialmente non ce ne sono.<br />
Non c’è una certa contabilità di morte.<br />
Quasi tutti gli omicidi – e si tratta di esecuzioni<br />
e non conflitti a fuoco – vengono<br />
derubricati -spero solo nei comunicati<br />
stampa e non nelle indagini – come “regolamenti<br />
di conti” strettamente locali.<br />
Questo il messaggio lanciato all’opinione<br />
pubblica. Poco più che criminalità comune.<br />
Un coro anestetizzante<br />
Poche le voci discordanti e stonate in<br />
questo coro anestetizzante. Qualche dichiarazione<br />
proveniente dalla procura<br />
(puntualmente inascoltata e pubblicata in<br />
taglio basso dai giornali) altre da parte di<br />
alcuni esponenti delle forze di polizia.<br />
Ma la versione più accreditata dalla politica<br />
e dalla stampa capitolina è quella<br />
minimalista. Si, forse la mafia c’è a<br />
Roma come in tutto il paese del resto, ma<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 13<br />
certo non è in atto alcuna guerra. State<br />
tranquilli.<br />
Ho fatto una veloce ma faticosa verifica<br />
sull’archivio dell’Ansa usando come<br />
parametri di selezione le modalità di esecuzione<br />
degli omicidi e il “curriculum”<br />
degli uccisi. Questo dopo l’ultima esecuzione<br />
alla vigilia di Pasqua in un bar di<br />
Tor Bella Monaca. In 30 mesi 64 fatti di<br />
sangue nella capitale e nell’hinterland.<br />
Ed è certo un numero calcolato per difetto.<br />
Assoluto controllo sul territorio<br />
Se poi dovessimo andare a censire il<br />
numero di intimidazioni verso imprenditori<br />
e commercianti, gli attentati incendiari<br />
a mezzi e negozi, i casi di usura,<br />
non finiremo più.<br />
Si tratta non di segnali tutti da interpretare<br />
ma delle innumerevoli prove<br />
dell’assoluto controllo che le mafie esercitano<br />
sull’intero territorio di Roma. Intero,<br />
non solo in pezzi delle più degradate<br />
periferie.<br />
Ho avuto più di una segnalazione di<br />
atti di intimidazione in pieno centro a<br />
Roma. Uno in particolare mi ha colpito<br />
perché fisicamente avvenuto a metà strada<br />
fra la Camera dei deputati e la sede<br />
dell’ordine dei giornalisti. Una zona della<br />
città dove il controllo dello Stato sul<br />
territorio dovrebbe essere fortissimo. E<br />
invece…<br />
Quanti morti dovremo censire, quante<br />
infiltrazioni, quante penetrazioni nel tessuto<br />
economico attraverso il racket e<br />
l’usura, quanti appalti truccati, quante<br />
tonnellate di cocaina trafficata dovremo<br />
contare prima che si abbia il coraggio di<br />
pronunciare la parola mafia?<br />
Mafia. Usiamola questa parola. Mafia.
Comuni/ Quarto Stato<br />
Un voto<br />
di coscienza<br />
Nel povero quartiere, i<br />
galoppini sono scatenati<br />
a cercare i voti.<br />
La destra ha distrutto<br />
Catania, il centrosinistra<br />
presenta un vecchio<br />
barone, i grillini<br />
(benintenzionati) credono<br />
di essere alle elezioni<br />
di Stoccolma e<br />
non a quelle di una città<br />
divorata da mafia e<br />
ingiustizia sociale...<br />
di Giovanni Caruso<br />
www.associazionegapa.org<br />
Tante volte, da questo foglio, ci siamo<br />
appellati al popolo di San Cristoforo<br />
e degli altri quartieri affinché si rifletta<br />
prima di andare a votare.<br />
Infatti, in occasione delle elezioni che<br />
ci dovrebbero dare un nuovo sindaco e<br />
un nuovo consiglio comunale, rilanciamo<br />
un appello a tutti e tutte voi affinché prima<br />
di votare riflettiate!<br />
Noi non siamo certo qui per indicarvi<br />
chi votare, ma semmai per ricordarvi chi<br />
fino ad oggi ha governato Catania, come<br />
l'ha amministrata e sopratutto cos'ha fatto<br />
per i nostri quartieri.<br />
www.isiciliani.it<br />
Abbiamo avuto negli anni '90 il sindaco<br />
Bianco, seguito da momenti di crisi<br />
politica. Poi è arrivato Scapagnini e poi<br />
Stancanelli. Tutti hanno contribuito al disastro<br />
economico, ai "comitati d'affari",<br />
al clientelismo, attraverso i consulenti<br />
superpagati o peggio alle connessioni tra<br />
mafia e politica.<br />
Dimenticano sempre le periferie<br />
Insomma, una mala politica che ha<br />
amministrato con atti di "facciata" senza<br />
mai risolvere i problemi della giustizia<br />
sociale, del lavoro, di come conservare il<br />
territorio e l'ambiente, mapensando piuttosto<br />
a come cementificare sempre di più<br />
attraverso varianti del piano regolatore,<br />
che questa città peraltro non ha mai avuto.<br />
L'hanno fatto favorendo gli amici degli<br />
amici e i privati, attraverso i "progetti<br />
di finanza"o con appalti poco trasparenti.<br />
Tutto questo, dimenticando il popolo<br />
dei quartieri popolari e delle periferie.<br />
La loro presenza in questi territori è<br />
stata costante solo durante le campagne<br />
elettorali, affidandola ai "capibastone" o<br />
allo scambio di voti per un "pacco di pasta",<br />
speculando sulla vostra povertà.<br />
Oggi questi vecchi e consumati politici<br />
si fanno passare per "il nuovo che avanza"!<br />
Unica novità - che non vuol dire necessariamente<br />
progresso, ma staremo a vedere!<br />
- è il movimento cinque stelle. Leggiucchiando<br />
qua e là i loro programmi,<br />
più o meno sono uguali. Poco si parla di<br />
quartieri, di lotta alla corruzione e alla<br />
mafia, che sono i mali assoluti che distruggono<br />
il nostro vivere civile.<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 14<br />
Secondo noi, e con i dovuti distinguo,<br />
nessuna di queste formazioni politiche ha<br />
un vero progetto politico, nessuna ha<br />
adottato una vera politica che venga dal<br />
basso, nessuna ha adottato una vera democrazia<br />
partecipata. Non vi ha chiesto,<br />
cioè cosa vogliate realmente per il vostro<br />
quartiere.<br />
Se ci avessero chiesto un parere,<br />
avremmo risposto:<br />
- vogliamo la riqualificazione urbanistica<br />
del nostro quartiere;<br />
- vogliamo un'economia sostenibile, rivolta<br />
alle attività turistiche e in particolare<br />
al parco archeologico (che potrebbe<br />
dare molto lavoro a <strong>giovani</strong> e disoccupati):<br />
- vogliamo il recupero di tutte mestieri<br />
artigianali che con l'apprendistato potrebbero<br />
reclutare i tanti adolescenti che non<br />
lavorano e non vanno a scuola, e finiscono<br />
in preda alla manovalanza mafiosa;<br />
- vogliamo il recupero delle piazze -<br />
costruite e abbandonate allo spaccio - per<br />
renderle fruibili alle famiglie, agli anziani<br />
e ai bambini che non hanno spazio per<br />
i loro giochi e per una sana crescita.<br />
L'ingiustizia che genera la crisi<br />
Allora, uomini e donne di San Cristoforo,<br />
quando entrerete nella cabina elettorale<br />
riflettete!<br />
Pensate non solo al vostro bisogno,<br />
pensate e votate per una intera collettività,<br />
perché essa si esprima come una sola<br />
voce, che urli democrazia, costituzione, e<br />
un forte no alla mafia e all'ingiustizia sociale,<br />
che genera la crisi che stiamo attraversando.
www.isiciliani.it<br />
Politica/ Parlamento<br />
Subito la legge<br />
anticorruzione!<br />
Ce la facciamo a unirci<br />
tutti gli antimafiosi almeno<br />
per portare<br />
avanti in Parlamento la<br />
legge, richiesta da don<br />
Ciotti di Libera e firmata<br />
da migliaia di cittadini,<br />
contro la corruzione<br />
politica e il voto<br />
di scambio?<br />
di Umberto DI Maggio<br />
Libera Sicilia<br />
La corruzione è un cancro che, al<br />
pari delle mafie, rende impossibile<br />
l'applicazione di politiche di sviluppo e<br />
lavoro e diminuisce la fiducia degli investitori<br />
esteri.<br />
Per sostenere la legge<br />
ADERISCONO PARLAMENTARI SEL, PD, M5S<br />
7 <strong>maggio</strong>. Oltre 200mila cittadini chiedono di cambiare la legge<br />
sulla corruzione. E di fare presto e bene. Dopo i primi cinquanta<br />
giorni dalle elezioni del Parlamento, con un nuovo Governo appena<br />
nato, i parlamentari che hanno aderito alla piattaforma di<br />
proposte contro la corruzione della campagna “Riparte il futuro”<br />
si sono incontrati questa mattina a Palazzo Giustiniani a Roma<br />
per dare inizio ai lavori. Un impegno che hanno preso pubblicamente<br />
sottoscrivendo la proposta di “Riparte il futuro”che mira a<br />
migliorare la legge anticorruzione varata dal precedente Parla-<br />
Sessanta miliardi di euro<br />
Aggredendola davvero si potrebbero<br />
recuperare ogni anno quei sessanta miliardi<br />
di euro (fonte: Corte dei Conti<br />
2012) che darebbero alle tasche degli italiani<br />
quei mille euro necessari a tirare<br />
avanti la carretta, ammortizzando la sfilza<br />
infinita di tasse e balzelli che avviliscono<br />
la nostra economia.<br />
Confiscare i patrimoni corrotti<br />
Ma allora perché non fare subito una<br />
legge anti-corruzione che migliori<br />
l'impianto della norma voluta dall'ex ministro<br />
Severino e aggredisca, tanto per<br />
cominciare, lo scambio elettorale politico-mafioso?<br />
Perché non tagliare di netto<br />
questo strumento - lo scambio di voti -<br />
che rende così forti quei politicanti che<br />
con clientele e favoritismi riescono a occupare<br />
gli scranni più importanti della<br />
rappresentanza istituzionale? Perché non<br />
applicare i risultati ottenuti con la confisca<br />
dei patrimoni dei mafiosi anche a<br />
quelli dei corrotti?<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 15<br />
E perché non farlo adesso, con un Parlamento<br />
con una composizione tra le più<br />
<strong>giovani</strong> d'Europa?<br />
Duecentosettantasei parlamentari di diverso<br />
colore politico - eletti tra gli 878<br />
candidati che hanno aderito agli impegni<br />
di trasparenza chiesti dalla campagna Riparte<br />
il Futuro - prima delle elezioni si<br />
erano impegnati a dare un segnale netto e<br />
deciso, e non solamente formale.<br />
A questi parlamentari (il trenta per cento<br />
del Parlamento) vanno sommati i<br />
214mila cittadini che hanno firmato la<br />
petizione per una Politica che agisca con<br />
i fatti contro la corruzione.<br />
Pene più severe e ineleggibilità<br />
Qualche esempio? Pene più severe ed<br />
evitare il rischio di prescrizione, il falso<br />
in bilancio, l'autoriciclaggio, l'incandidabilità<br />
e l'ineleggibilità per avere vere "liste<br />
pulite".<br />
Che questi passaggi però non siano<br />
solo meri auspici. Del resto, come recita<br />
il proverbio dei nostri nonni, "chi vive di<br />
speranza, disperato muore".<br />
mento, sulla quale – come ricorda nel suo intervento il presidente<br />
di Libera e Gruppo Abele, Don Luigi Ciotti “sono stati fatti alcuni<br />
compromessi” che hanno bloccato l’efficacia del testo di Legge.<br />
I parlamentari si sono riuniti oggi per formare un gruppo interparlamentare<br />
che possa procedere con il primo intervento sul<br />
416 ter: punire lo scambio fra voti e “altre utilità”. In caso di<br />
corruzione a fini elettorali (strumento utilizzato soprattutto dalle<br />
mafie per inquinare il voto), infatti, attualmente è sanzionabile il<br />
voto di scambio, solo se dietro c’è un passaggio di denaro.<br />
Norma Ferrara<br />
Liberainformazione
www.isiciliani.it<br />
Società civile<br />
La costituente<br />
dei beni comuni<br />
Roma, L'Aquila, Pisa,<br />
Ancona, Padova, Sicilia,<br />
Valdisusa, Napoli e<br />
tante altre comunità di<br />
cittadini sono le protagoniste<br />
della costituente<br />
dei beni comuni<br />
di Giulia Giordano<br />
teatropinellioccupato.wordpress.com<br />
Il percorso della commissione Rodotà<br />
riparte con la società civile, su proposta<br />
dei movimenti che in questi anni<br />
hanno portato avanti lotte di riappropriazione<br />
e liberazione di beni comuni,<br />
a partire dalla vittoria del referendum<br />
sull'acqua e dalle occupazioni di teatri<br />
e spazi culturali, alle lotte per il diritto<br />
all'abitare e il diritto alla città.<br />
Ma cosa sono i beni comuni? Se per<br />
l’acqua, l’aria, la cultura sembra una categoria<br />
abbastanza condivisa il dibattito<br />
si accende su tutto il resto e su come si<br />
possano gestire i beni comuni. Una cosa<br />
è certa: i beni comuni emergono attraverso<br />
le lotte, attraverso l'uso, la riappropriazione<br />
di una ricchezza che è stata<br />
sottratta, ed è percepito dalla collettività<br />
come necessario per la comunità e per le<br />
generazioni future.<br />
I beni comuni si oppongono alla sterile<br />
dicotomia tra pubblico e privato, sono un<br />
superamento che tiene conto dei processi<br />
di partecipazione reale alla gestione di<br />
tali beni.<br />
Questa inedita alleanza tra movimenti<br />
e giuristi della ex commissione Rodotà si<br />
propone l'arduo obbiettivo di raccontare<br />
e “normare” i beni comuni, partendo proprio<br />
dalle pratiche di lotta e non da un<br />
mera catalogazione dei beni. è il momento<br />
in cui le vecchie istituzioni implodono<br />
mentre proliferano occupazioni, si sperimentano<br />
pratiche di autogoverno.<br />
In molti hanno deciso di non essere più<br />
sudditi di pochi notabili che detengono il<br />
potere portando avanti interessi di privati<br />
privanti della ricchezza collettiva. È il<br />
momento in cui attraversando insieme<br />
l'Italia migliaia di cittadini la ricostruiscono<br />
per permanere, per rafforzare relazioni,<br />
creare le condizioni per la vita delle<br />
generazioni future.<br />
Un mondo di diritti<br />
La costituente è frutto del lavoro di chi<br />
pensa al diritto come qualcosa di vivo,<br />
che sgorga attraverso le lotte dei cittadini<br />
e non come un organismo repressivo a<br />
servizio di chi detiene il potere.<br />
Ogni giorno una larga parte della società<br />
civile contribuisce a far vivere i<br />
beni comuni, le istituzioni troppo impegnate<br />
a dismettere beni e privatizzare<br />
servizi provano a reprimere riducendo<br />
conflitti politici a questioni di ordine<br />
pubblico, da qui emerge la necessità di<br />
avere un riconoscimento anche giuridico<br />
per i beni comuni e delle leggi che tutelino<br />
i cittadini che se ne prendono cura<br />
(anche il diritto penale deve essere riformato).<br />
I beni comuni sono beni inalienabili,<br />
indisponibili al mercato, ma fruibili<br />
a tutti, partendo dalla valorizzazione delle<br />
comunità che li fanno vivere.<br />
Le lotte per beni comuni aprono un<br />
mondo di di diritti, ma anche di conflitti:<br />
puntano il faro sulle speculazioni, sugli<br />
interessi della mafia, su i soprusi di chi<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 16<br />
pratica il saccheggio delle risorse collettive<br />
per trarre profitti. Vengono fatti molti<br />
attacchi ideologici ai beni comuni:<br />
sono frutto di anni di individualismo<br />
spietato per cui i diritti della persona<br />
vengono prima dei diritti della comunità.<br />
Ma il problema è: i diritti di quali persone?<br />
Nel mondo neocapitalista vengono<br />
tutelati solo gli interessi di pochi, mentre<br />
i più poveri, i migranti non sono riconosciuti,<br />
i più fragili spesso sono torturati<br />
ed emarginati dalla vita sociale. L'individuo<br />
può essere libero nell'essere, ma limitato<br />
nell'accumulo.<br />
È il momento di mettere al centro la<br />
comunità, come ha dichiarato il giurista<br />
Ugo Mattei nel corso dell’assemblea costituente<br />
a L’Aquila. Ed è proprio in questa<br />
città distrutta che si apre il discorso<br />
del diritto alla città: lo spazio urbano è<br />
un bene comune della collettività che se<br />
ne prende cura, non può essere sottratto<br />
da uno stato-catastrofe che interviene<br />
portando avanti distruzione dei legami<br />
sociali, speculazione, privatizzazione e<br />
mercificazione dei beni.<br />
Come difenderli dal mercato?<br />
Come difendere i beni comuni dal mercato,<br />
come affrontare la questione della<br />
proprietà, come garantire l’accesso<br />
all’abitare, sono molte le domande aperte<br />
che però sono forti di pratiche che resistono<br />
e ogni giorno si diffondono sempre<br />
su tutto il territorio, dal cinema palazzo<br />
al colorificio di Pisa, dal teatro Pinelli di<br />
Messina all’ex asilo Filangieri di Napoli,<br />
dal teatro Valle alle case occupate a Tor<br />
di Nona, dalla lotta contro la Tav, ai comitati<br />
No Muos, alla lotta contro le grandi<br />
opere e le grandi navi: tanti laboratori<br />
culturali e politici esplodono e contagiano<br />
pratiche che forniscono risposte creative<br />
a questa crisi.
18 <strong>maggio</strong>: la Fiom in piazza<br />
La parola<br />
agli operai<br />
Non solo una manifestazione<br />
sindacale<br />
di Pietro Orsatti<br />
www.orsattipietro.wordpress.com<br />
La Fiom, oggi, sembra essere l’unica<br />
organizzazione a sinistra che abbia tenuto<br />
dritto il timone davanti alla crisi<br />
economica e politico-istituzionale che<br />
sta attraversando il paese, e alle conseguenze<br />
dell’implosione del Partito Democratico.<br />
La Fiom, in questa fase, è l’unica organizzazione<br />
che chiede e progetta un<br />
cambiamento anche dopo le ultime aperture<br />
da parte di settori ampi della produzione<br />
a trovare con le forze sindacali formule<br />
di proposte comuni chiudendo la<br />
stagione dei veti e dei blocchi ideologici<br />
degli ultimi anni.<br />
“Il lavoro al centro”<br />
“Il lavoro al centro, un piano straordinario<br />
di investimenti, il reddito di cittadinanza,<br />
l'incentivazione alla riduzione di<br />
orario, la cancellazione dell'articolo 8.<br />
Piani per i trasporti, la mobilità. Lotta<br />
all'evasione fiscale, alla corruzione e alla<br />
criminalità. Una legge per la rappresentanza<br />
e la democrazia”, ecco quello che il<br />
segretario del primo sindacato dei metalmeccanici<br />
italiani propone.<br />
Questi saranno i punti della manifestazione<br />
del 18 <strong>maggio</strong> e della mobilitazione<br />
che seguirà: pur essendo nata su una<br />
piattaforma sindacale essa “si rivolge a<br />
tutti i cittadini che vogliono un vero<br />
cambiamento” - ha spiegato Landini, annunciando<br />
la partecipazione di “studenti,<br />
precari, <strong>giovani</strong>, movimenti e<br />
associazioni che non vogliono più aspettare<br />
e chiedono un nuovo corso”.<br />
www.isiciliani.it<br />
In questa fase la piattaforma<br />
della Fiom sembra la<br />
cosa più seria e concreta<br />
messa in gioco a sinistra. Il<br />
Pd ormai non riesce a guardare<br />
al paese, travolto da<br />
una lotta interna fra le troppe<br />
personalità e anime di un<br />
partito mai nato. Rivalità insanabili,<br />
giochi di potere interni,<br />
che cancellano l’azione<br />
e le idee delle persone<br />
per bene presenti nel partito<br />
che sono state travolte e<br />
marginalizzate dalle lotte interne.<br />
Altrettanto insufficiente<br />
sembra delinearsi il<br />
tentativo di Rodotà di far<br />
dialogare alcuni pezzi della<br />
sinistra e il M5S: non basta<br />
il prestigio dell’intellettuale<br />
a creare connessioni,<br />
soprattutto quando la linea di una delle<br />
parti che si vorrebbe coinvolgere viene<br />
dettata da strategie di marketing come<br />
quelle disegnate dalla Casaleggio<br />
Associati per Grillo. E, ancora, Sel -<br />
nonostante la buona volontà - sta<br />
mettendo in campo un’iniziativa fondata<br />
sul vecchio metodo (dall’Arcobaleno in<br />
poi assolutamente fallimentare) di unire<br />
ceti politici e organizzazioni e non<br />
puntando alla riorganizzazione dal basso<br />
di una sinistra diffusa che non trova più<br />
un riferimento nelle organizzazioni<br />
politiche in campo.<br />
Una credibilità senza pari<br />
Per questo la mobilitazione della Fiom<br />
assume ancora più importanza. Perché è<br />
evidente che un sindacato non si può fare<br />
partito, ma è altrettanto chiaro che<br />
un’organizzazione come quella guidata<br />
da Landini che ha resistito e tenuto il<br />
campo nonostante gli attacchi e l’isolamento<br />
degli ultimi anni ha una capacità e<br />
una credibilità che nessun’altro ha di<br />
progetto e azione politica.<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 17<br />
Ricordiamoceli, quei tentativi ossessivi<br />
di cancellare la radicalità della Fiom portati<br />
avanti dai governi Berlusconi e<br />
Monti e dalla Confindustria e in particolare<br />
dalla direzione della Fiat targata<br />
Marchionne e da quelle due aziende ex<br />
pubbliche come Fincantieri e Finmeccanica<br />
al centro oggi di inchieste giudiziarie.<br />
Sono stati anni terribili. Ma il sindacato<br />
ha retto – nonostante gli auspici dei<br />
presunti rivoluzionari Grillo e Casaleggio<br />
che il sindacato lo vorrebbero cancellare<br />
– e la Fiom in particolare ha fatto<br />
passi enormi sul piano della coerenza e<br />
della credibilità.<br />
Per queste ragioni l’iniziativa del 18<br />
<strong>maggio</strong> ha un’importanza enorme. Per il<br />
paese e per la sinistra. Perché è l’unico<br />
luogo dove si potrà cercare un sentire comune<br />
fra sindacato, movimenti, persone<br />
e perfino pezzi della politica per avviare<br />
un tentativo difficile e lungo di ricostruzione<br />
di un’area progressista che oggi i<br />
partiti tradizionali – e anche la nuova politica<br />
- non rappresentano.
www.isiciliani.it<br />
In rete, e per le strade<br />
Diffondilo anche<br />
nella tua città!<br />
Il foglio dei <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 18
www.isiciliani.it<br />
Sicilia base avanzata<br />
Pronto nuovo intervento<br />
in Libia da Sigonella<br />
Gli Stati Uniti starebbero<br />
pensando di lanciare<br />
un nuovo attacco militare<br />
in Libia dalla stazione<br />
aeronavale di Sigonella<br />
di Antonio Mazzeo<br />
Cinquecento marines sono stati trasferiti<br />
nei giorni scorsi in Sicilia dalla<br />
base di Rota in Spagna. Gli uomini fanno<br />
parte della Marine Air Ground Task<br />
Force (MAGTF), la forza speciale costituita<br />
nel 1989 per garantire al Corpo<br />
dei Marines flessibilità e rapidità<br />
d’azione nei differenti scacchieri di<br />
guerra internazionali.<br />
L’unità di Rota è stata attivata dal Pentagono<br />
solo due mesi fa per sostenere il<br />
Comando Usa in Africa (Africom) nell’<br />
addestramento e la formazione delle forze<br />
armate dei partner continentali e intervenire<br />
rapidamente in Africa in caso di crisi.<br />
La decisione di dar vita alla nuova task<br />
force è stata presa nel settembre 2012<br />
dopo l’attentato terroristico contro il consolato<br />
Usa di Bengasi in cui persero la<br />
vita quattro funzionari tra cui l’ambasciatore<br />
in Libia, Christopher Stevens.<br />
Secondo il portavoce del Pentagono<br />
George Little, i marines potranno intervenire<br />
da Sigonella in tempi rapidissimi nel<br />
caso di nuovi attacchi al personale diplomatico<br />
o ai cittadini Usa presenti in Libia<br />
per “effettuarne eventualmente l’evacuazione”.<br />
“Siamo preparati a rispondere se<br />
necessario, se le condizioni peggiorassero<br />
o se venissimo chiamati” ha aggiunto.<br />
Qualche giorno fa il Dipartimento di<br />
Stato ha ridotto sensibilmente lo staff<br />
dell’ambasciata di Tripoli, ordinando di<br />
contro il rafforzamento del dispositivo gestito<br />
in loco da una dozzina di militari<br />
Usa.<br />
Inoltre sono stati invitati i cittadini<br />
statunitensi a viaggiare a Tripoli solo per<br />
necessità improcrastinabili ed evitare in<br />
assoluto Bengazi o altre località in Libia.<br />
Washington parla di “crescente clima<br />
d’instabilità e violenza” e di “deterioramento<br />
delle condizioni di sicurezza”.<br />
Così è stato decretato lo stato d’allerta<br />
per gli special operations team di stanza a<br />
Stoccarda (Germana) e per la task force<br />
dei marines in Spagna che prima del trasferimento<br />
a Sigonella, il 19 aprile aveva<br />
raggiunto da Rota la base aerea di Morón<br />
de la Frontera. Il 3 e 4 aprile, i Comandi<br />
delle forze navali Usa in Europa e Africa<br />
e della VI Flotta avevano pure ospitato a<br />
Napoli i responsabili della neo-costituita<br />
marina militare libica e del corpo della<br />
guardiacoste per discutere di “sicurezza<br />
marittima” e “cooperazione strategica”.<br />
Otto Boeing CV-22<br />
Insieme ai marines sono giunti a Sigonella<br />
pure otto velivoli da trasporto e assalto<br />
anfibio Bell Boeing CV-22 “Osprey”<br />
(falco pescatore). Si tratta dei controversi<br />
“convertiplani” (bi-turboelica in grado di<br />
atterrare e decollare come un elicottero e<br />
volare come un normale aereo), costo unitario<br />
129 milioni di dollari circa, in grado<br />
di trasportare fino a 24 soldati del tutto<br />
equipaggiati, alla velocità di 509 Km<br />
all’ora. Numerosi esperti militari hanno<br />
ripetutamente messo sotto accusa<br />
l’“Osprey” per le sue scarse condizioni di<br />
sicurezza in volo. Da quando è divenuto<br />
operativo, il velivolo è stato al centro di<br />
numerosi incidenti e una trentina tra contractor<br />
e militari sono morti durante test<br />
ed esercitazioni.<br />
Quando nel 2000 un velivolo in forza<br />
all’US Navy cadde negli Stati Uniti causando<br />
la morte di 23 marines il Pentagono<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 19<br />
pensò di abbandonare il programma ma<br />
sotto il pressing della potente lobby dei<br />
costruttori, esso fu presto riavviato e gli<br />
“Osprey” furono destinati alla guerra in<br />
Iraq e Afghanistan. Nella primavera dello<br />
scorso anno due “Osprey” si sono schiantati<br />
al suolo, il primo durante un’esercitazione<br />
militare in Marocco (morti due marines)<br />
e il secondo in Florida.<br />
Per l’alto rischio di incidenti e l’insostenibile<br />
rumore emesso dal velivolo durante<br />
le operazioni di decollo e atterraggio, migliaia<br />
di cittadini giapponesi hanno dato<br />
vita a numerose manifestazioni di protesta<br />
contro la decisione di dislocare 12 convertiplani<br />
nella grande base aerea Usa di<br />
Okinawa.<br />
Special Purpose Marine<br />
Il Corpo dei marines ha progressivamente<br />
ampliato il proprio impegno di contrasto,<br />
congiuntamente ad Africom, delle<br />
milizie islamiche operanti nelle regioni<br />
settentrionali del continente.<br />
Nel 2011, nello specifico, fu creata proprio<br />
a Sigonella una forza speciale di<br />
pronto intervento del tutto simile a quella<br />
di Rota, la Special Purpose Marine Air<br />
Ground Task Force (SPMAGTF-13). Gli<br />
uomini sono impegnati periodicamente<br />
come consiglieri e formatori degli eserciti<br />
africani o in attività di supporto logistico<br />
e “gestione di tattiche anti-terrorismo”.<br />
“La task force di Sigonella ha come<br />
compiti prioritari la fornitura d’intelligence<br />
e l’addestramento dei militari africani<br />
che combattono i gruppi terroristici in<br />
Maghreb e Corno d’Africa o svolgono attività<br />
di peacekeeping in Somalia”, ha dichiarato<br />
il <strong>maggio</strong>re Dave Winnacker, responsabile<br />
del gruppo dei marines.<br />
La SPMAGTF-13 include componenti<br />
navali, terrestri ed aeree caratterizzate da<br />
notevole flessibilità; conta su circa 200<br />
marines organizzati in team aviotrasportabili<br />
dai grandi velivoli KC-130. Con i 500<br />
uomini giunti dalla Spagna, Sigonella accresce<br />
ancora di più il ruolo di gendarme<br />
armato del Mediterraneo e del continente<br />
africano.
www.isiciliani.it<br />
Economia<br />
Ma la casta più<br />
pericolosa è davvero<br />
quella dei politici?<br />
E' arrivato il momento<br />
di fare i conti...<br />
di Carlo Gubitosa<br />
www.mamma.am<br />
Quando la foga contro i privilegiati e<br />
le analisi economiche superficiali fanno<br />
perdere lucidità negli obiettivi delle lotte<br />
sociali. sprechi, rischia di essere una<br />
misura inutile e velleitaria se ci fa perdere<br />
di vista i problemi più devastanti<br />
legati al dilagare della finanza predatoria.<br />
Il Movimento Cinque Stelle ha presentato<br />
una proposta che consentirebbe di tagliare<br />
più o meno quarantadue milioni di<br />
euro dai costi della politica, e sulla mia<br />
bacheca Facebook sono fioriti commenti<br />
di segno opposto che si dividono in plaudenti<br />
e benaltristi, in altre parole equamente<br />
suddivisi tra chi applaude all'iniziativa<br />
e chi dice che i problemi sono ben altri.<br />
Il mio giudizio si colloca in una via di<br />
mezzo, e considero questa cosa da applaudire<br />
sul piano etico ma poco efficace sul<br />
piano pratico. E provo a dimostrarlo leggendo<br />
i dati economici che sono riuscito a<br />
raccogliere al meglio della mia capacità di<br />
documentazione, sintetizzati anche nel fumetto<br />
"Raschiatutto", realizzato a quattro<br />
mani con Marco Pinna.<br />
● Un'analisi Confcommercio del<br />
28/10/11 dice che la politica spreca 9 miliardi<br />
di euro all'anno.<br />
● La "relazione sul rendiconto generale<br />
dello Stato per il 2008" della Corte dei<br />
Conti dice che "il fenomeno della corruzione<br />
nella pubblica amministrazione" ci<br />
costa "50/60 miliardi di euro/anno".<br />
● Il Ministero dell'Economia ha stimato<br />
nel 2010 una evasione fiscale di 120 miliardi<br />
di euro/anno.<br />
● Il 17 <strong>maggio</strong> 2011 il presidente della<br />
Commissione Parlamentare Antimafia ha<br />
parlato di "150 miliardi di fatturato annuo<br />
delle mafie".<br />
● Il supplemento del bollettino statistico<br />
Bankitalia del 16/12/2009 ha rilevato che<br />
nel 2008 "a prezzi costanti, la riduzione<br />
della ricchezza complessiva rispetto al<br />
2007 è risultata pari a circa 433 miliardi<br />
di euro del 2008" ma "la dinamica delle<br />
attività reali è risultata positiva" (+3%). In<br />
breve, 88 miliardi di euro risparmiati sono<br />
stati travolti da 521 miliardi di euro persi<br />
nel casinò della finanza.<br />
10 ricchi = 3 milioni di poveri<br />
Seguite quei soldi e scoprirete con chi<br />
prendervela: "In Italia i 10 individui più<br />
ricchi posseggono una quantità di ricchezza<br />
che è all'incirca equivalente a quella<br />
dei 3 milioni di italiani più poveri". (Bankitalia,<br />
Occasional Papers 115, 02/12).<br />
Ma l'Irpef per i ricchi è sceso dal 72%<br />
del 1974 (aliquota applicata a chi guadagnava<br />
più di 500 milioni di vecchie<br />
lire/anno, che attualizzati corrispondono a<br />
2 milioni di euro/anno) fino al 43% del<br />
2012, il minimo storico di sempre.<br />
Nel frattempo il supplemento al bollettino<br />
statistico Bankitalia del 25/01/12 dice<br />
che "la quota di individui poveri risulta<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 20<br />
pari al 14,4% e la percentuale di famiglie<br />
indebitate è pari al 27,7%".<br />
Dov'è la progressività fiscale?<br />
La nostra Costituzione stabilisce all'articolo<br />
53 un principio di progressività fiscale<br />
funzionale alla redistribuzione del reddito.<br />
Ma l'unico "sacrificio" che non ci è<br />
stato chiesto come misura anticrisi è proprio<br />
il ripristino di una aliquota del 72 per<br />
cento per quei dieci fortunati intoccabili<br />
che da soli fanno reddito come i tre milioni<br />
più poveri: un'entrata fiscale che permetterebbe<br />
di rilanciare l'economia e alleggerire<br />
le tasse sui più deboli.<br />
E non ci vengano a dire che quei soldi<br />
risparmiati servono a rilanciare l'economia,<br />
perchè finora sono stati soltanto bruciati<br />
in finanza, per inseguire profitti <strong>maggio</strong>ri<br />
in tempi più brevi.<br />
La guerra di chi accumula contro chi<br />
tira a campare è invisibile sui mass media,<br />
è totalmente assente dal dibattito parlamentare,<br />
dove anche il movimento politico<br />
più rivoluzionario e agguerrito contro<br />
le ruberie si è finora limitato a ragionare<br />
sul primo dei dati che ho fornito, quei<br />
nove miliardi di sprechi, concentrando le<br />
proprie energie sugli stipendi troppo alti<br />
dei Parlamentari mentre il vero male<br />
oscuro che divora il nostro benessere e le<br />
nostre speranze di futuro si chiama finanza<br />
predatoria.<br />
I “cerotti” servono a poco<br />
Ma per combattere questo cancro con<br />
una terapia efficace servono a poco i "cerotti"<br />
dei risparmi anticasta (poco impattanti<br />
sul piano economico anche se altamente<br />
condivisibili sul piano etico).
Bisognerebbe invece separare le banche<br />
d'affari dalle banche di risparmio a cui si<br />
rivolgono i cittadini, ad esempio con<br />
l'introduzione in Italia di una normativa<br />
simile al Glass-Steagall Act, la legge Usa<br />
che proteggeva i risparmiatori dal fallimento<br />
delle banche, purtroppo abrogata<br />
nel 1999 dal presidente Clinton ("non c'è<br />
niente di meglio di un governo di sinistra<br />
per far politiche di destra"...).<br />
Questa legge – riporta Wikipedia - è<br />
stata "la risposta del Congresso Usa alla<br />
crisi finanziaria iniziata nel 1929 che<br />
all'inizio del 1933 mise in ginocchio numerose<br />
banche americane. Prevedeva<br />
l'introduzione di una netta separazione tra<br />
attività bancaria tradizionale e attività<br />
bancaria di investimento. La ratio di tale<br />
provvedimento era di evitare che il fallimento<br />
dell'intermediario comportasse anche<br />
il fallimento della banca tradizionale,<br />
impedendo che l'economia reale fosse direttamente<br />
esposta al pericolo di eventi<br />
negativi prettamente finanziari. Per via<br />
della sua successiva abrogazione, nella<br />
crisi del 2007 è accaduto proprio questo,<br />
quando l'insolvenza nel mercato dei mutui<br />
subprime ha scatenato una crisi di liquidità<br />
che si è trasmessa all'attività bancaria<br />
tradizionale".<br />
Separare speculazione e risparmio<br />
Sarebbe bastato separare le banche votate<br />
alla speculazione da quelle orientate<br />
al risparmio per scongiurare la grande<br />
truffa del Monte dei Paschi di Siena: un<br />
regalo da quattro miliardi di soldi pubblici,<br />
possibile non solo per gli intrecci tra il<br />
mondo bancario e quello politico, ma anche<br />
e soprattutto perchè le banche che<br />
giocano d'azzardo sui tavoli della finanza<br />
www.isiciliani.it<br />
"tengono in ostaggio" i risparmiatori e i<br />
loro conti correnti.<br />
Quando le cose si mettono male per gli<br />
squali della finanza, per cavarsela basta<br />
minacciare di far andare a fondo assieme<br />
a loro anche chi ha guadagnato onestamente<br />
i propri risparmi, e con questa "offerta<br />
impossibile da rifiutare" i governi ci<br />
obbligano a tappare di tasca nostra i buchi<br />
causati dall'utilizzo spregiudicato di strumenti<br />
finanziari senza regole.<br />
Strumenti finanziari senza regole<br />
Per questa ragione, ciò che andrebbe<br />
frenato e combattuto come prima misura<br />
di emergenza sono le fughe di capitali<br />
all'estero, cioè il casinò della finanza che<br />
arricchisce le grandi banche d'affari, per<br />
la <strong>maggio</strong>r parte straniere,<br />
Ma i parlamentari a cinque stelle sembrano<br />
ancora troppo concentrati sui costi<br />
della Politica per studiare i danni della Finanza,<br />
e Beppe Grillo si è limitato a proporre<br />
sui temi economici una soluzione<br />
che non prende posizione: facciamo decidere<br />
ai cittadini se restare o meno nell'<br />
euro. Purtroppo però la finanza predatoria<br />
è ormai in grado di fare danni enormi sia<br />
dentro che fuori dall'euro se lasciata agire<br />
indisturbata e senza freni.<br />
E c'è anche un problema di redistribuzione<br />
del reddito tale da rendere auspicabile<br />
l'aumento delle tasse ai più ricchi per<br />
sollevare dai sacrifici le famiglie a basso<br />
reddito che finora hanno pagato da soli il<br />
prezzo della crisi con più Imu, più Iva, più<br />
accise sulla benzina e più tasse sui servizi.<br />
Per questa ragione, mi sembra piuttosto<br />
velleitario basare il rilancio dell'economia<br />
sulle decine di milioni di euro all'anno che<br />
si potrebbero risparmiare tagliando stipen-<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 21<br />
“Le banche che<br />
giocano d'azzardo<br />
sui tavoli della finanza<br />
tengono in ostaggio<br />
i risparmiatori<br />
e i loro conti<br />
correnti”<br />
di e rimborsi ai parlamentari, se non si decide<br />
prima di aggredire i problemi di una<br />
finanza predatoria che sottrae ricchezza<br />
per centinaia di miliardi di euro l'anno.<br />
La finanziarizzazione dell'economia<br />
La "foga anticasta" non è cosa buona se<br />
distrae da un altro problema che per entità<br />
e dimensioni è di quattro ordini di grandezza<br />
superiore al problema che assorbe<br />
la tua attenzione. Il cancro non si cura con<br />
l'aspirina, e se arriva l'ambulanza per un<br />
grave incidente, prima si sistemano emorragie<br />
e fratture, e poi con calma si pensa a<br />
lividi ed escoriazioni.<br />
Se proprio vogliamo semplificare il discorso<br />
con slogan di facile comprensione,<br />
oltre ai nemici più noti che si chiamano<br />
mafie, sprechi, corruzione ed evasione, c'è<br />
un nemico più devastante di tutti che si<br />
chiama finanziarizzazione dell'economia.<br />
Eppure, gli strumenti ci sono<br />
C'è un alleato per combattere questo nemico:<br />
si chiama costituzione repubblicana.<br />
Ci sono strumenti che si chiamano redistribuzione<br />
del reddito basata sulla progressività<br />
del prelievo fiscale, c'è un settore<br />
di attività legalmente lecite ma moralmente<br />
odiose che si chiama speculazione<br />
finanziaria, e che va nettamente separato<br />
dalla lecita e morale attività di risparmio<br />
dei cittadini.<br />
Nel combattere questa battaglia dobbiamo<br />
essere consapevoli che il giro d'affari<br />
della speculazione ci ha succhiato negli<br />
ultimi anni centinaia di miliardi di euro,<br />
mentre i costi della “casta” non arrivano<br />
nemmeno alla decina.
www.isiciliani.it<br />
Ennio<br />
Catania/ 1<br />
Le indagini<br />
su Mario Ciancio<br />
E' vicina la data dei<br />
150 giorni fissata a novembre<br />
dalla Procura<br />
per approfondire l’in-<br />
chiesta a carico di Mario<br />
Ciancio Sanfilippo<br />
Ciancio, editore fra l'altro del quotidiano<br />
La Sicilia, proprietario lo stabilimento<br />
in cui vengono stampati i quotidiani<br />
nazionali per tutta la Sicilia, è uno<br />
dei massimi imprenditori edili siciliani.<br />
Dal marzo 2009 è indagato dalla Procura<br />
di Catania per concorso esterno in<br />
associazione mafiosa.<br />
Diversi gli elementi, reali e da accertare,<br />
al vaglio dei magistrati.<br />
● Una intercettazione del 2001 in cui un<br />
indagato per mafia dice di aver individuato<br />
con Ciancio (avrebbe anche "garantito"<br />
per le autorizzazioni necessarie ) i terreni<br />
per un nuovo centro commerciale. Anni<br />
dopo, questi diventeranno edificabili con<br />
una variante al piano regolatore.<br />
● Mancata pubblicazione - per «decisione<br />
insindacabile del direttore Mario Ciancio<br />
» - su La Sicilia dei necrologi del giornalista<br />
Giuseppe Fava e del commisario di<br />
Polizia Beppe Montana, uccisi dalla mafia<br />
rispettivamente nel 1984 e '85.<br />
● Articoli pubblicati durante le indagini<br />
per il delitto Fava sulle dichiarazioni del<br />
collaboratore di giustizia Maurizio Avola,<br />
ritenuti un tentativo di depistaggio.<br />
● Presunti rapporti col boss Pippo Ercolano,<br />
piombato - secondo il collaboratore<br />
di giustizia Angelo Siino - nella redazione<br />
de La Sicilia per minacciare un cronista.<br />
● Pubblicazione senza commenti della<br />
nomina di Angelo Ercolano, incensurato<br />
nipote del boss, a capo della Federazione<br />
autotrasportatori di Catania.<br />
● Pubblicazione di una lettera (trapelata<br />
in circostanze non chiare nell'ottobre<br />
2008) di Vincenzo Santapaola, figlio del<br />
boss Nitto, detenuto al carcere duro e<br />
quindi impossibilitato a comunicare con<br />
l'esterno.<br />
● Aquisizione di una quota del pacchetto<br />
azionario del Giornale di Sicilia, che<br />
secondo Massimo Ciancimino avrebbe<br />
coinvolto anche suo padre don Vito Ciancimino,<br />
ex sindaco mafioso di Palermo vicino<br />
al boss Bernardo Provenzano.<br />
Centri commerciali<br />
Sotto indagine anche alcune operazioni<br />
imprenditoriali di Ciancio, come il centro<br />
commerciale «nei territori limitrofi la tangenziale<br />
di Catania, direzione Siracusa».<br />
Antonello Giostra, di Scaletta Zanclea,<br />
a suo tempo condannato per bancarotta<br />
fraudolenta per riciclo di denaro proveniente<br />
da usura mafiosa, è indagato con<br />
Ciancio per riciclaggio con l’aggravante<br />
di aver favorito l’associazione mafiosa.<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 22<br />
Mario Ciancio<br />
Tra i progetti da realizzare con costui,<br />
un centro commerciale da costruire a<br />
Misterbianco, per il quale Ciancio compra<br />
terreni per milioni di euro in contrada<br />
Cardinale. A un certo punto sorge<br />
l'interesse di un’altra società e di Cosa<br />
nostra (secondo la parallela indagine<br />
Iblis) a costruire un diverso centro<br />
commerciale nella confinante contrada<br />
Cubba, l'attuale Centro Sicilia: ma i due<br />
soggetti mantengono rapporti cordiali, si<br />
accordano e (come emerge da alcune intercettazioni<br />
di mafiosi) Cosa nostra si<br />
vede costretta a “rallentare” il proprio<br />
progetto per il contemporaneo interesse di<br />
Ciancio.<br />
“Personaggi vicini a Cosa Nostra”<br />
Indagate anche altre attività: l’Outlet Sicilia<br />
Fashion Village ad Agira, appaltato<br />
in associazione temporanea a imprese<br />
come quelle di Mariano Incarbone e Sandro<br />
Monaco, entrambi imputati per concorso<br />
in associazione mafiosa; il "villaggio<br />
degli americani", residence per militari<br />
Usa di Sigonella da realizzarsi a fine<br />
2004 presso Lentini, anche stavolta in<br />
concorrenza con un progetto simile che<br />
interessava, secondo i magistrati, il boss<br />
Vincenzo Aiello. Casi che renderebbero<br />
«sempre inverosimile la casuale presenza,<br />
in occasione della realizzazione di grandi<br />
opere, accanto al Ciancio Sanfilippo di<br />
personaggi vicini a Cosa Nostra». Come<br />
nel caso del centro commerciale Porte di<br />
Catania, il primo a essere indagato.
www.isiciliani.it<br />
Ennio<br />
Catania/ 2<br />
In 23 anni<br />
ai Virlinzi<br />
7 milioni in più Ennio<br />
Per la costruzione di<br />
piazza Europa, grazie a<br />
un “accordo bonario”<br />
col Comune<br />
di Salvo Catalano<br />
www.ctzen.it<br />
7 <strong>maggio</strong>. Inaugurata stamattina la<br />
nuova piazza Europa: 2300 metri quadrati,<br />
di cui 1400 di verde pensile, mentre<br />
continuano i lavori nei piani interrati<br />
dove sorgeranno un parcheggio e<br />
attività commerciali.<br />
I cambiamenti dividono i cittadini.<br />
«Mai vista una piazza con un buco al centro»,<br />
denuncia una residente. Mentre fa<br />
discutere l’accordo siglato il 2 <strong>maggio</strong> tra<br />
il Comune e la società Parcheggio Europa:<br />
un risarcimento da 325mila euro<br />
all’anno per 23 anni a causa dei cinque<br />
anni di stop ai lavori.<br />
La nuova piazza Europa torna a disposizione<br />
dei cittadini. A distanza di undici<br />
anni dal progetto voluto dall’ex sindaco<br />
Umberto Scapagnini e dopo sei anni di sequestro<br />
ordinato dai giudici per una<br />
vicenda giudiziaria risolta in appello con<br />
l’assoluzione degli imputati, stamattina i<br />
catanesi hanno potuto vedere il nuovo<br />
volto della piazza. Un restyling profondo,<br />
mentre nei piani interrati continuano i lavori<br />
per la realizzazione del parcheggio e<br />
del piano commerciale.<br />
«Come promesso, riconsegniamo ai catanesi<br />
questo parte della città», annuncia<br />
il sindaco Raffaele Stancanelli che non<br />
nasconde la felicità per il fatto che «ciò<br />
avvenga proprio in questo momento».<br />
Cioè in campagna elettorale.<br />
«Un regalino ai Virlinzi (gli imprenditori<br />
proprietari della società Parcheggio Europa<br />
ndr)», secondo Catania Bene Comune<br />
e il candidato sindaco Matteo Iannitti.<br />
Mentre i cittadini presenti all’inaugurazione<br />
si dividono tra entusiasti e scettici.<br />
La piazza sul livello della strada copre<br />
2300 metri quadrati, di cui 1400 di verde<br />
pensile, mentre sono 1500 i metri quadrati<br />
destinati ad attività al coperto. E poi, non<br />
ancora pronta, una piazza sul mare da 800<br />
metri quadrati, di cui 600 a verde pensile.<br />
«I cittadini, che a differenza di qualcun altro<br />
non hanno retro pensieri sono contenti<br />
di riappropriarsi di questo bene comune»,<br />
sottolinea Stancanelli.<br />
“Ma hanno rovinato la piazza”<br />
Non la pensano allo stesso modo alcune<br />
signore, residenti della zona, che, sedute<br />
su una panchina, esprimono le loro critiche<br />
al passaggio del sindaco. «Questa non<br />
è una piazza, chiamatela come volete ma<br />
non ho mai visto una piazza con al centro<br />
un buco enorme – spiega la signora Simona<br />
Mirenda – Io qui ci sono cresciuta e si<br />
poteva correre liberamente, ora non più.<br />
Ben vengano i privati quando migliorano<br />
la città, ma non è questo il caso. Sotto<br />
possono farci quello che vogliono, parcheggi,<br />
uffici, ma hanno rovinato la piazza».<br />
A far discutere è anche l’accordo bonario<br />
siglato tra il Comune di Catania e la<br />
Parcheggio Europa lo scorso 2 <strong>maggio</strong>.<br />
Accordo che cambia i termini economici<br />
del progetto.<br />
La novità è che il Comune dovrà versare<br />
alla società 325mila euro all’anno per<br />
23 anni. E ciò avverrà tramite la concessione<br />
di 230 stalli a raso limitrofi al par-<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 23<br />
Virlinzi<br />
cheggio, attualmente nella disponibilità<br />
della comunale Sostare. «Un risarcimento<br />
che ammonta a sette milioni e mezzo di<br />
euro», attacca Iannitti. In più la ditta dei<br />
Virlinzi potrà far pagare servizi come i<br />
bagni, le docce e gli spogliatoi.<br />
Per Lorena Virlinzi, amministratore delegato<br />
della Parcheggio Europa, questo è<br />
dovuto alle nuove condizioni per raggiungere<br />
l’equilibrio economico e finanziario<br />
del progetto in project financing.<br />
«L’accordo – spiega – è motivato da cinque<br />
anni di arresto del cantiere, tre aggiornamenti<br />
dei prezzi del prezziario regionale,<br />
un aumento del 25 per cento del costo<br />
dei lavori. Le spese sono lievitate da sette<br />
milioni a dieci milioni e mezzo».<br />
L’amministratore delegato sottolinea<br />
inoltre che il bando prevedeva l’alternativa<br />
di scelta per tutti i partecipanti alla<br />
gara, tra 600 stalli o il dieci per cento di<br />
superficie del parcheggio da utilizzare a<br />
discrezione del gestore, anche a fini commerciali.<br />
«Avevamo scelto gli stalli perché<br />
ci garantivano più certezza di liquidità.<br />
Ma nel 2006 il Comune ci ha chiesto di<br />
tornare indietro, per non arrecare altri problemi<br />
alla Sostare. Noi abbiamo accettato<br />
la proposta e abbiamo costruito il piano<br />
commerciale con <strong>maggio</strong>ri oneri».<br />
“Potevamo ottenere di più”<br />
Adesso quindi la Parcheggio Europa<br />
avrà sia la gestione per quarant'anni delle<br />
attività commerciali realizzate nei piani<br />
interrati, sia per ventitrè anni quella di<br />
230 stalli in superficie.<br />
«Non è un risarcimento – conclude Virlinzi<br />
– perché se avessimo voluto, avremmo<br />
potuto fare causa civile e sicuramente<br />
avremmo ottenuto di più». E’ prevista a<br />
settembre la consegna dei lavori del parcheggio<br />
e del piano commerciale.
www.isiciliani.it<br />
Muos Niscemi<br />
Un maldestro<br />
gioco delle parti fra<br />
governi e regione<br />
Non si sa chi è Ponzio<br />
e chi Pilato... Intanto<br />
la base militare cresce,<br />
e con essa il malcontento<br />
popolare<br />
di Sebastiano Gulisano<br />
sebastianogulisano@wordpress.com<br />
Il ministero della Difesa italiano che<br />
cita per danni la Regione siciliana è<br />
l'ultimo paradosso nella vicenda del<br />
Muos di Niscemi, il sistema di telecomunicazioni<br />
satellitari della marina<br />
militare Usa che governerà l'apparato<br />
bellico Usa nei prossimi decenni.<br />
Diario<br />
UNA RESISTENZA ARMATA DI PACE<br />
La vedi sventolare proprio lì dove non ti saresti mai aspettato<br />
che fosse. E sembra così vivace e stabile che proprio non sembra<br />
possibile. La bandiera NO MUOS sopra un' antenna piazzata<br />
proprio al centro della base. E' stato Nicola a portarla, mentre<br />
c' era chi in tranquillità si trovava davanti ad una tazza di caffè,<br />
chi davanti al televisore, comodamente seduto sul divano, con<br />
la camicia appena stirata e le mani pulite...e la coscienza anche.,<br />
dato che con essa ci fa i conti troppe poche volte.<br />
Lì, fuori da quella base, tra i No Muos, ormai sono conosciuti<br />
Turi, col suo flauto, Nicola, Desi e Simona, che hanno raggiunto<br />
le antenne, arrampicandovisi tranquillamente sopra. Le forze<br />
dell' ordine non hanno potuto fare altro che rimanere a guardare,<br />
mentre Turi scavalcava il filo spinato che recinta la base di<br />
Niscemi e, con una naturalezza da bambino, percorreva tutto il<br />
Il 10 <strong>maggio</strong>, al Tar del Lazio, decisione<br />
sul ricorso del dicastero guidato da<br />
Mario Mauro, ma promosso dal suo predecessore,<br />
l'ex comandante del fronte<br />
Sud della Nato, ammiraglio Giampaolo<br />
Di Paola, che vorrebbe spillare dalle tasche<br />
dei siciliani venticinquemila euro al<br />
giorno a partire dal 29 marzo scorso, data<br />
in cui l'assessorato regionale al Territorio<br />
ha revocato le autorizzazioni necessarie a<br />
realizzare l'opera, all'interno della Riserva<br />
della Sughereta di Niscemi, un sito<br />
Sic, cioè protetto dalla Comunità europea.<br />
Vicenda paradossale perché i siciliani<br />
potrebbero presto trovarsi nella situazione<br />
di dovere sborsare altri soldi qualora,<br />
com'è probabile, la Ue dovesse avviare la<br />
procedura d'infrazione per avere consentito<br />
la devastazione dell'area protetta. Insomma,<br />
c'è il rischio di dovere pagare<br />
due volte: per avere consentito lo scempio<br />
e per avere impedito che proseguisse.<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 24<br />
È un paradosso perché non si capisce a<br />
che titolo il Governo italiano sarebbe<br />
danneggiato dal blocco dei lavori di una<br />
base militare Usa (non Nato, come invece<br />
cercano insistentemente di fare credere<br />
governo e regione) costruita dal colosso<br />
bellico dell'apparato militare industriale<br />
statunitense Lockheed Martin.<br />
Vicenda paradossale<br />
Il presidente regionale, Rosario Crocetta,<br />
bolla come “infondato” il ricorso<br />
ministeriale e ricorda che la sospensione<br />
dei lavori è stata concordata dalla giunta<br />
da lui retta con governo Monti, nel corso<br />
di un incontro al quale era presente lo<br />
stesso ministro, accordo sigillato con un<br />
comunicato congiunto dal quale abbiamo<br />
appreso che il futuro del Muos sarebbe<br />
legato a un parere “indipendente” affidato<br />
all'Istituto superiore di sanità (Iss), che<br />
il 31 <strong>maggio</strong> dovrebbe esitare una relazione<br />
“scientifica” per spiegare se le<br />
tratto che separa la recinzione dall' antenna, fino ad arrampicarsi<br />
su di essa. Ho sognato che scoppiava la terza guerra mondiale<br />
e poi è anche importante dare visibilità alla vicenda". Nulla<br />
di concordato con Nicola, Simona e Desi, che si sono lasciati<br />
trascinare da quel vento di ribellione pacifica che s'era svegliato:<br />
"Avevo buttato un berretto dentro la base e sono entrato per<br />
riprenderlo. Poi mi sono convinto che ormai ero dentro e valeva<br />
la pena di rischiare...".<br />
L' azione del 22 aprile e quella bandiera appesa su un'<br />
antenna NTRF-8 della base si portano dietro un grande merito,<br />
quello di aver creato la consapevolezza di poter fare molto di<br />
più. Con la sola forza della pace, esercitata li a Niscemi, contro<br />
una gigantesca macchina da guerra, due uomini e due donne,<br />
che al cospetto di essa appaiono come delle formiche, hanno<br />
creato coscienza, hanno dato forza e hanno allargato la visibilità<br />
di uno scempio che ancora tiene in bilico Niscemi e la Sicilia.<br />
Rosanna Chillemi
onde elettromagnetiche emesse dall'ordigno<br />
bellico statunitense possono causare<br />
danni alla salute dei niscemesi e dei residenti<br />
nei comuni del centro-sud orientale<br />
dell'isola.<br />
La situazione rasenta il grottesco se si<br />
considera che l'Iss è tutt'altro che indipendente,<br />
essendo parte del ministero<br />
della Salute, cioè dipende dal governo<br />
nazionale che il Muos lo vuole a ogni costo<br />
perché “fondamentale” per gli assetti<br />
difensivi della nazione e dei Paesi alleati<br />
(lo stesso assessore regionale Mariella<br />
Lo Bello ha più volte sottolineato che il<br />
Muos s'ha da fa).<br />
Posizioni minimizzanti<br />
Se poi si considera pure che l'Iss ha<br />
fama consolidata per le sue posizioni<br />
minimizzanti circa l'impatto sulla salute<br />
delle persone a contatto prolungato con<br />
onde elettromagnetiche, non ci vuole<br />
molto a indovinare le conclusioni.<br />
“L'Iss ce lo siamo trovati sempre contro,<br />
anche nella vertenza sull'antenna di<br />
Radio vaticana, a Roma” ricorda il professore<br />
Massimo Zucchetti, il docente<br />
del Politecnico di Torino autore, col collega<br />
Massimo Coraddu, della relazione<br />
per il comune di Niscemi che ha consen-<br />
www.isiciliani.it<br />
tito l'azzeramento delle autorizzazioni<br />
edilizie concesse per la costruzione della<br />
megaopera, che, ricordiamocelo, andrebbe<br />
a sommarsi all'attuale sistema di telecomunicazioni<br />
a bassa frequenza NRFT,<br />
composto da 46 antenne che da vent'anni<br />
deturpano il cuore della Riserva e sovente<br />
superano il limite di 6 volt/metro fissato<br />
per impedire danni alla salute delle<br />
persone.<br />
L'ironia del professore<br />
Zucchetti, al quale era stato fatto<br />
credere che avrebbe fatto parte di una<br />
commissione di esperti, sulla sua pagina<br />
Facebook si dichiara pronto a scrivere in<br />
anticipo le conclusioni cui approderanno<br />
i tecnici dell'Iss, in cambio di una granita<br />
siciliana. Ironizza, Zucchetti.<br />
E la sua ironia pare l'unica cosa seria<br />
in quest'Opera Buffa in cui si revocano<br />
autorizzazioni edilizie, urbanistiche e<br />
ambientali e si tenta di metterci una<br />
pezza con una relazione “scientifica<br />
indipendente” sulla salute che c'entra<br />
come i cavoli a merenda e, comunque,<br />
dovrebbe essere un ulteriore passaggio<br />
autorizzativo e non l'unico “semaforo”<br />
istituzionale sulla strada del Muos.<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 25<br />
“I militari Usa<br />
completano i lavori<br />
in barba alle leggi.<br />
Le autorità italiane<br />
lasciano fare.<br />
Sono solo i NoMuos<br />
a prendere sul serio<br />
decreti e leggi”<br />
Gli unici a prendere sul serio la legge<br />
In questo guazzabuglio, la giunta Crocetta<br />
e le istituzioni nazionali stanno inscenando<br />
un maldestro gioco delle parti<br />
svelato dal fatto che i soli a tentare di<br />
fare rispettare il decreto regionale di revoca<br />
delle autorizzazioni sono i militanti<br />
del Coordinamento regionale dei comitati<br />
No Muos, che da otto mesi presidiano<br />
pacificamente la base Usa tentando di<br />
impedire il transito di mezzi e operai, opponendo<br />
i propri corpi.<br />
Quasi finita la terza torretta<br />
Malgrado ciò e in barba alle leggi, gli<br />
statunitensi hanno quasi completato la<br />
terza torretta d'acciaio su cui dovrà<br />
poggiare una delle tre parabole del<br />
sistema bellico.<br />
Dopo il decreto del 29 marzo, né la<br />
Regione, né il Governo centrale, né la<br />
Procura della Repubblica di Caltagirone<br />
hanno mosso un dito per bloccare i lavori<br />
abusivi, nemmeno di fronte all'inconfutabile<br />
documentazione video e fotografica<br />
fornita dagli attivisti No Muos.<br />
Rimossi con la forza i blocchi<br />
Anzi: le Istituzioni hanno usato le<br />
forze dell'ordine per rimuovere con la<br />
forza i blocchi del “tappeto umano” che<br />
si oppone alla costruzione dell'opera e<br />
pretende lo smantellamento delle 46<br />
antenne esistenti, per la salvaguardia<br />
della salute, del territorio e della pace.
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Trentacinque anni<br />
E sembra ieri<br />
I compagni di Peppino:<br />
cosa fanno ora?<br />
di Salvo Vitale<br />
10 <strong>maggio</strong> 1978: davanti alla casa di<br />
Peppino, a partire dal primo pomeriggio,<br />
c’era un gruppo di persone. Il nostro<br />
avvilimento, la nostra tristezza era<br />
legata non solo alla perdita di un amico,<br />
ma anche al modo in cui si stavano conducendo<br />
le indagini, con le quali il baldo<br />
<strong>maggio</strong>re Subranni sperava di trovare,<br />
nella profonda Sicilia mafiosa, un<br />
gruppo di terroristi emuli delle bravate<br />
delle Brigate Rosse.<br />
Arrivarono i resti di Peppino, sottoposti<br />
prima ad l’autopsia: si trattava solo del<br />
troncone di una gamba, perché il resto era<br />
stato polverizzato.<br />
A “Casa 9 <strong>maggio</strong>”, (d’ora in avanti, sia<br />
pure in modo unilaterale, la chiameremo<br />
così, perché ci siamo stancati di chiamarla<br />
ex-casa Badalamenti ed essere costretti a<br />
nominare abitualmente il nome di un mafioso<br />
assassino), esponiamo una mostra<br />
che rappresenta momenti di quel giorno,<br />
quando ci sostituimmo alle forze<br />
dell’ordine e ci mettemmo a fare le indagini:<br />
arrivammo sul posto, vedemmo la<br />
macchina di Peppino, che era stata lasciata<br />
lì, senza alcun rilievo delle impronte,<br />
raccogliemmo, per terra, sulle agavi, sui<br />
fili dell’alta tensione, i resti di Peppino,<br />
lasciati in pasto ai corvi, ne riempimmo<br />
tre sacchetti, che la sera consegnammo al<br />
prof. Ideale del Carpio, direttore dell’istituto<br />
di medicina legale di Palermo. Poi<br />
cominciarono ad affluire dal fondo del<br />
corso, i tipi più strani, capelli lunghi, zaino,<br />
bandiere rosse.<br />
Quando arrivò la bara fu una pioggia di<br />
fiori, e allora, tra la folla, per la prima<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 26<br />
volta gettai un grido, uno slogan che poi<br />
ci siamo portati appresso in tutti questi<br />
anni: “Peppino è vivo e lotta insieme a<br />
noi, le nostre idee non moriranno mai”.<br />
Sapevo benissimo che di Peppino era rimasto<br />
ben poco, che era morto, che avevano<br />
tentato di far saltare in aria, con lui,<br />
anche le sue idee, ma sentivo anche che i<br />
lunghi anni di vita politica comune,<br />
avrebbero lasciato un segno indelebile<br />
della sua presenza.<br />
“Ogni anno, prima del corteo...”<br />
Ogni anno, prima del corteo del 9 <strong>maggio</strong><br />
penso che, come tutte le cose di questo<br />
mondo, anche la dinamica che ruota<br />
attorno a Peppino dovrebbe avere le caratteristiche,<br />
diciamo biologiche, di tutte le<br />
cose, ovvero dovrebbe invecchiare, come<br />
sono invecchiati i compagni di Peppino,<br />
come sono invecchiati tutti coloro che, a<br />
partire dai sognatori del 68 ad oggi hanno<br />
creduto che esistessero dinamiche di forte<br />
intervento dal basso per cambiare le regole<br />
della storia, cioè per costruire una società<br />
dell’uguaglianza.
E ogni anno, inevitabilmente, constato<br />
che Peppino è rimasto giovane, che <strong>giovani</strong>,<br />
e non solo anagraficamente, sono la<br />
gran parte di coloro che partecipano al<br />
corteo, che <strong>giovani</strong> sono “le nostre idee”<br />
che “non moriranno mai”.<br />
Le idee <strong>giovani</strong><br />
Conosco molti compagni che vengono<br />
da ogni parte d’Italia per “rigenerarsi”,<br />
per “ricaricarsi” dopo tempi di delusioni,<br />
di sconfitte e di amarezze, per tornare a<br />
fare un bagno in quelle idee nelle quali in<br />
passato hanno creduto e che poi sono state,<br />
piano piano occultate dalla quotidianità,<br />
dal martellamento mediatico, dall’ab-<br />
bandono progressivo di tanta gente che<br />
era con noi e che, piano piano, ci ha lasciato<br />
soli. E d’altra parte possiamo calcolare<br />
che oggi Peppino avrebbe sessantacinque<br />
anni, possiamo immaginare quel<br />
che avrebbe potuto essere: di fatto egli<br />
rimane un uomo di trent’anni, si è fermato<br />
a quell’età perché la sua vita è stata<br />
rubata in quel momento.<br />
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La sua giovinezza non è quella di Antinoo,<br />
che si uccise a vent’anni, per rimanere<br />
giovane e bello nella memoria<br />
dell’imperatore Adriano, suo amante. Oltre<br />
la bellezza, la prestanza dell’età, in<br />
Peppino ci sono le “idee”, che si possono<br />
riassumere nelle due parole che il fratello<br />
Giovanni ha fatto scrivere sulla sua tomba:<br />
“comunista rivoluzionario”. Dove il<br />
comunismo non à quella parola “offensiva”<br />
che un l’uomo più ricco d’Italia, un<br />
salame imbragato, ha fatto diventare,<br />
snaturandone il significato, soprattutto<br />
per cautelare la sua condizione. Comunismo<br />
non è la lontana utopia che il riformismo<br />
socialista ha escluso, "relegando<br />
Marx in soffitta”, come diceva Turati.<br />
9-10-11 <strong>maggio</strong>: Forum nazionale antimafia<br />
CRONACA DI TRE GIORNATE DIMENTICATE<br />
Come al solito la stampa, sia locale che nazionale, di tutto si<br />
occupa tranne che di quello che succede nel mondo dell’antimafia<br />
e soprattutto di quel che succede a Cinisi nei giorni in cui si ricorda<br />
la figura di Peppino Impastato attraverso le sue lotte, ma anche attraverso<br />
un’attenta riflessione su quanto succede, sia in Italia che<br />
in altre parti del pianeta, nel tempo della crisi.<br />
Per quel che riguarda le iniziative del 9 <strong>maggio</strong>, si è parlato della<br />
sfilata dei sindaci, una decina, ma non della lapide lignea che i<br />
compagni di Peppino sono andati a piantare sul muro del casolare<br />
e del lavoro di pulizia dello stesso, che, quantomeno, ha reso visitabile<br />
il posto, ancor oggi affidato a un vaccaro che vi porta a pascolare<br />
i suoi animali. Doveva intervenire il presidente della Regione<br />
Crocetta, che ancora una volta ha dato forfaitt. Da lui si sperava<br />
in un impegno per l’acquisizione del casolare e per l’apposizione<br />
di un vincolo quale bene culturale.. In tal senso, per iniziativa di<br />
Radio Cento Passi, sono state raccolte online 30mile firme che al<br />
più presto saranno inviate agli organi competenti.<br />
Anche la casa di Badalamenti, attualmente suddivisa in tre parti,<br />
una del Comune di Cinisi, una dell’Associazione Impastato, una di<br />
Casamemoria, versa in uno stato di degrado e avrebbe bisogno di<br />
una ristrutturazione, ma al momento le richieste di finanziamento<br />
per il recupero del bene confiscato, sono tutte bloccate. Comunque<br />
le varie realtà che compongono il Forum Sociale Antimafia anche<br />
quest’anno ne hanno fatto il centro propulsore e organizzativo<br />
delle varie iniziative. Al piano superiore è stato installato un mediacenter,<br />
visitatissimo, che trasmetteva in diretta tutte le iniziative<br />
con commenti, interviste, testimonianze, musica.<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 27<br />
“Due tipiche situazioni<br />
di uguaglianza<br />
”<br />
“Il comunismo non è un oggetto di libera<br />
scelta intellettuale, né vocazione artistica.<br />
E’ una necessità materiale e psicologica”.<br />
Così scrive Peppino. Significa<br />
che il comunismo è un elemento essenziale<br />
e basilare della condizione umana,<br />
legato alle caratteristiche biologiche<br />
dell’uomo, è un modo di esistere, è vita.<br />
“Una necessità materiale”<br />
E d’altronde, cosa c’è di più vicino alla<br />
natura se non la coscienza dell’uguaglian<br />
za, la consistenza di realtà in cui sia bandito<br />
il privilegio, si escluda la negazione<br />
di qualcosa al più debole, ci si senta parte<br />
di un tutto in cui ci siano uguali condizioni<br />
di partenza , senza mortificare le<br />
capacità singole? Forse che l’uomo nasce<br />
con tutti gli orpelli di cui si è circondato<br />
con la civiltà? Nasce nudo. Nascita e mor<br />
te sono due tipiche situazioni di uguaglianza,<br />
di comunismo, anche se poi i resti<br />
del più ricco riposano nella piramide o<br />
in un’artistica cappella, mentre quelli del<br />
povero finiscono nella terra nuda.<br />
Nessun accenno, su nessun giornale, al forum tenutosi a Casa 9<br />
<strong>maggio</strong> sul tema: ”Conflitti di classe: processi di ricomposizione da<br />
Nord a Sud”. Affollatissimo, con la partecipazione di numerose<br />
realtà, dagli extracomunitari di Rosarno, agli operai dell’Ilva di Taranto,<br />
a quelli della Fiat e di numerosi call center.<br />
Nessun accenno neanche alle mostre esposte nella casa che fu<br />
del boss Badalamenti: una di foto e documenti inerenti al Solarium<br />
di Terrasini, una sorta di stabilimento balneare che rappresenta un<br />
vero scempio paesaggistico, oltre che una sorta di furto di un bellissimo<br />
angolo di costa, sinora proprietà di tutti e che finirà col diventare<br />
proprietà di pochi speculatori. Molto belle anche le immagini<br />
sulle lotte territoriali, dagli operai Fiat di Termini Imerese, alle<br />
lotte NoMuos di Niscemi. Sono intervenute alcune madri NoMuos,<br />
una delle quali ha cantato il dramma degli abitanti di quella zona<br />
con un pezzo eseguito nel tipico stile dei cantastorie siciliani. Una<br />
terza mostra comprendeva una ventina di fotografie scattate da<br />
Paolo Chirco la mattina del 9 <strong>maggio</strong>; una quarta i quadri del pittore<br />
antimafia Gaetano Porcasi, di cui diversi dedicati a Peppino.<br />
Il 10 <strong>maggio</strong> si è parlato di solidarietà di classe, e delle varie prospettive<br />
che si riscontrano attualmente non solo in Italia ma anche<br />
in Argentina e in altre parti del mondo. Il giorno dopo, l'11, ci si è<br />
occupati del tema: “Di chi è il territorio, percorsi autogestiti di riappropriazione”,<br />
con particolare riguardo alle lotte dei No-Tav, dei<br />
No-Muos a Niscemi e contro il Solarium di Terrasini. Nel<br />
pomeriggio ha avuto luogo l’ultimo forum sul tema “Antimafie a<br />
confronto”: sono state prese in esame le varie attività antimafia, da<br />
quelle istituzionali a quelle sociali, per chiedersi quale efficacia e<br />
risultati possono avere alcune forme di antimafia troppo legate alla<br />
ritualità o ai finanziamenti dello stato. S.V.
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“Nessuno può essere completamente libero o felice<br />
se accanto c'è qualcun altro che non è libero o che soffre”<br />
E comunque, il ricco non potrà mai comprare<br />
la vita: forse potrà solo allungarsela<br />
se riesce a trovare buoni medici e buoni<br />
protettori. Ma anche su questo, noi che<br />
siamo abituati a illuderci che “la legge è<br />
uguale per tutti” dobbiamo poi essere obbligati<br />
ad accettare il contrario, ovvero<br />
che “la furca è pi li poviri, la giustizia pi<br />
li fissa”.<br />
Una “condizione dell'animo”<br />
E non sono bastati secoli di storia, per<br />
smontare questo assunto della diseguaglianza<br />
di fatto. Non secoli di cristianesimo<br />
a rendere concreta la condanna delle<br />
ricchezze nelle mani di pochi. Il comunismo,<br />
“necessità materiale e psicologica”<br />
conserva la caratteristica categoria marxista<br />
del materialismo storico, ma vi aggiunge<br />
quella “psicologica”.<br />
Senza bisogno di scrivere trattati, in<br />
una semplice frase, Peppino dice sempli-<br />
Maggio <strong>2013</strong><br />
SE CI FOSSE PEPPINO<br />
Se ci fosse Peppino<br />
anche oggi forse lo prenderebbero per pazzo,<br />
se ci fosse Peppino<br />
non tutti lo capirebbero,<br />
se ci fosse Peppino<br />
sarebbe facile ancora denigrarlo,<br />
isolarlo, allontanarlo,<br />
se ci fosse Peppino<br />
qualcuno degli amici e dei compagni<br />
oggi farebbe finta di niente, tranne qualcuno,<br />
se ci fosse Peppino.<br />
Lui sì, a dispetto<br />
di tutti questi nuovi rivoluzionari del "mi piace",<br />
dei cosiddetti nuovi borghesi e reazionari,<br />
contrari al vento nuovo,<br />
luì si che non avrebbe aspettato un solo attimo.<br />
Anche da solo.<br />
Altro che stelle e stelline,<br />
tanto attaccate al rigido controllo del piffero,<br />
al mediatico streaming solo virtuale,<br />
se ci fosse Peppino<br />
sarebbe un giorno bellissimo e coraggioso,<br />
sempre,se noi solo lo volessimo qui accanto a noi<br />
e non solo il nove <strong>maggio</strong>,<br />
a prescindere dai fastidi dei benpensanti<br />
e degli imprenditori del nulla,<br />
allora non dovremmo più dire<br />
"se ci fosse Peppino".<br />
Anonimo, 1 <strong>maggio</strong> <strong>2013</strong><br />
cemente che il comunismo è “condizione<br />
dell’animo”, è la situazione, per tornare a<br />
Marx, in cui “la felicità, la libertà<br />
dell’uno è condizione della libertà e della<br />
felicità di tutti”, in cui nessuno può<br />
essere libero o felice se accanto a lui o<br />
lontano da lui c’è qualche altro che non è<br />
libero o che soffre. Come siamo lontani<br />
dall’arroganza di chi esibisce le sue ricchezze<br />
e la sua condizione per dimostrare<br />
di essere al di sopra di tutto e di tutti,<br />
ma soprattutto per non preoccuparsi minimamente<br />
di chi soffre e muore di fame.<br />
Una sorta di comunità<br />
Certe distanze tra cristianesimo e comunismo<br />
diventano minime, se si esclude<br />
che il regno della presunta uguaglianza<br />
e della presunta giustizia per i cristiani<br />
è nell’aldilà, per i riformisti è un’ utopia ,<br />
invece, per i comunisti, è un progetto che<br />
si realizza giornalmente attraverso le lotte<br />
e attraverso un continuo superamento<br />
dell’immobilità. Il comunismo di Peppino<br />
era, è quello di una sorta di comunità,<br />
che egli sognava di fare, costruendo in<br />
un suo terreno un centro dove avrebbero<br />
potuto ritrovarsi tutti i rivoluzionari del<br />
mondo.<br />
E qua siamo all’altro termine “rivoluzionario”.<br />
Non si tratta di ipotizzare la<br />
rivoluzione come evento finale che,<br />
prima o poi dovrà arrivare, “l’addà venì<br />
Baffone” degli stalinisti italiani. Non si<br />
tratta nemmeno del disperato che si arma<br />
per sparare su due carabinieri, davanti a<br />
Montecitorio, per uccidere un giornalista<br />
o per rapire, processare e uccidere il povero<br />
Aldo Moro, accumunato a Peppino<br />
nello stesso giorno della morte.<br />
“Sentirsi” rivoluzionario<br />
Essere rivoluzionario è, prima di tutto<br />
“sentirsi rivoluzionario”,cioè, anche in<br />
questo caso, “una necessità materiale e<br />
psicologica,” un modo di leggere ogni<br />
momento della propria vita, ogni scelta,<br />
come un tassello, un frammento di<br />
cambiamento, uno stimolo costante di<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 27<br />
superamento dell’attuale momento di<br />
vita verso uno stadio successivo che<br />
comporti la liberazione progressiva di<br />
vincoli, orpelli, leggi, clausole, barriere<br />
che costituiscono la zavorra che<br />
impedisce il volo verso l’infinito. La fine<br />
dell’utopia, diceva Marcuse nel ’68. Insomma,<br />
una rinascita costante di riappropriazione<br />
di se stessi e di tutto quello che<br />
ci è stato sottratto nel corso della storia.
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“Come se in questo momento ci dicesse: guardiamoci in faccia<br />
prima di esplodere in una risata che ci faccia sentire più vicini”<br />
Protagonisti di un insieme<br />
E’ come se, in questo momento, Peppino<br />
ci dicesse: guardiamoci in faccia, negli<br />
occhi, “na 'u biancu ri l’uocchi” prima<br />
di esplodere in una risata che ci faccia<br />
sentire più vicini, non monadi isolate, ma<br />
protagonisti di un insieme in cui non c’è<br />
più tempo né spazio per compiangersi,<br />
per intristire, per avvilirsi, per odiarsi,<br />
per azzannarsi, per incupirsi.<br />
Respingere il puzzo di morte che viene<br />
dai domicili dei mafiosi, dalle stanze del<br />
potere e della politica, dagli incunaboli<br />
dove si nasconde il delitto, l’odio, la sopraffazione.<br />
Ridere del perbenismo borghese<br />
Proviamo a ridere, ora, adesso, e poi a<br />
rifarlo ogni qualvolta che il disgusto per<br />
le perversioni che ci circondano minaccia<br />
di soffocarci.<br />
Ridere del perbenismo borghese,<br />
dell’ipocrisia di tutti quelli che ci guardano<br />
disgustati, si voltano dall’altra parte,<br />
mormorano: “Ma chi vannu circannu?<br />
Chi vannu arriminannu ancora a merda<br />
n’cannistru? Ma che stanno ancora a<br />
fare, perché non si stanno a casa, invece<br />
di venire a disturbare la nostra quiete?<br />
Non hanno avuto tutto quello che volevano?<br />
Che vogliono ancora? Perché non ci<br />
lasciano in pace?”.<br />
Ridere delle persone in cravatta, di<br />
quelli che scendono dalla limousine o si<br />
fanno scortare, di quelli che obbediscono<br />
come pecoroni a tutti gli ordini, senza<br />
chiedersi se ce ne siano di sbagliati, ridere<br />
di chi ha bisogno di un capo cui asservirsi,<br />
di un pastore, e opertanto, accettare<br />
per se stesso il ruolo di pecora.<br />
E poi ricostruire una società<br />
E poi ricostruire, dalle ceneri di un circuito<br />
che comprenda politica, economia,<br />
banche, onorevoli, disoccupazione,<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 29<br />
morte, suicidi per l’impossibilità di<br />
portare avanti dignitosamente la propria<br />
vita, euro, ambizioni, droghe, pizzo, tangenti,<br />
rimborsi elettorali, ruberie vari e<br />
altre porcate, una società in cui si possa<br />
essere - come ci insegna Peppino -<br />
comunisti e restare sempre rivoluzionari.
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Il verbale di un ispettore di polizia<br />
Andreotti, Trapani<br />
e i mafiosi<br />
“Il giorno 19.8.1985,<br />
in occasione di una visita<br />
a Mazara dell'on.<br />
Giulio Andreotti...”<br />
di Rino Giacalone<br />
Giulio Andreotti uscì dal processo<br />
istruito dalla Procura antimafia di Palermo<br />
con una sentenza di prescrizione.<br />
I suoi rapporti con l’associazione<br />
mafiosa per i giudici furono veri, e<br />
passavano per la provincia di Trapani.<br />
Episodi però che risalivano ad un periodo<br />
così antico rispetto alla celebrazione<br />
del processo che l’unico pronunciamento<br />
giudiziario possibile fu quello<br />
della prescrizione.<br />
“Il giorno 19.8.1985, in occasione di<br />
una visita a Mazara del Vallo dell’on.<br />
Giulio Andreotti, fui incaricato, dall’allora<br />
Dirigente del Commissariato di P.S. di<br />
Mazara del Vallo dott. Germanà, di sovraintendere<br />
al servizio d’ordine predisposto<br />
presso l’Hotel Hopps, ove il parlamentare<br />
doveva recarsi e pernottare.<br />
Era con me altro personale del Commissariato,<br />
tra cui ricordo l’Agente di<br />
P.S. Giorgio Mangiaracina. Il mio compito<br />
era di controllare le sale dell’albergo<br />
onde prevenire pericolo di attentati, nonché<br />
di controllare le persone che entravano,<br />
per verificare se non compivano<br />
qualche atto sospetto (come ad es. lasciare<br />
borse o bagagli in qualche sala). L’on.<br />
Andreotti, provenendo dal Consiglio Comunale,<br />
giunse all’Hotel Hopps ove tenne<br />
un breve discorso in una delle sale.<br />
Dopo di ciò, io notai, innanzi alla porta<br />
di una saletta dove si trovava un apparecchio<br />
televisivo, l’on. Andreotti, il Sindaco<br />
di Mazara Zaccaria, e un giovane che<br />
riconobbi in Manciaracina Andrea.<br />
Riconobbi il giovane perché l’avevo<br />
già visto in Commissariato e sapevo che<br />
era uno dei figli di Manciaracina Vito,<br />
quest’ultimo persona che sapevo essere<br />
agli arresti domiciliari. Ebbene, notai –<br />
come ho detto – i tre insieme, e vidi che<br />
Zaccaria presentava il giovane Manciaracina<br />
all’on. Andreotti, che gli strinse la<br />
mano.<br />
Ricordo che rimasi un po’ sorpreso di<br />
ciò, poiché pensai che l’on. Andreotti<br />
trattava cortesemente una persona del<br />
tipo di Manciaracina e magari poi a noi<br />
della polizia neanche ci guardava.<br />
Dopo la presentazione, l’on. Andreotti<br />
e Manciaracina Andrea entrarono nella<br />
saletta di cui ho detto, e chiusero la porta.<br />
Il sindaco Zaccaria rimase invece fuori<br />
della stanza, davanti alla porta chiusa,<br />
senza muoversi.<br />
Passarono circa dieci minuti, quindi, la<br />
porta si riaprì, il giovane Manciaracina<br />
uscì, e si introdusse nella stanza il sindaco<br />
Zaccaria che richiuse la porta dietro di<br />
sé. Io seguii il Manciaracina il quale si<br />
diresse verso l’uscita dell’Hotel, e andò<br />
via. Per quanto io ricordo, non vidi l’on.<br />
Andreotti intrattenersi a parlare con nessun<br />
altro, né in quella stanza, né altrove<br />
nell’albergo”.<br />
L'incontro con Mangiaracina<br />
Il verbale finito agli atti del processo<br />
contro il senatore a vita Giulio Andreotti<br />
è stato così reso da un ispettore di Polizia,<br />
Francesco Stramandino. Segna uno<br />
dei rapporti pericolosi che l’on. Andreotti<br />
nella sua carriera avrebbe avuto con la<br />
mafia. Il “bacio” con Riina è leggenda,<br />
l’incontro con Andrea Manciaracina è<br />
dato certo.<br />
In quel periodo a Mazara del Vallo trascorreva<br />
le sue “vacanze” proprio Totò<br />
Riina, “protetto” dalla potente mafia mazarese<br />
e della quale Manciaracina, padre<br />
e figlio facevano parte.<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 30<br />
L'”aggiustamento” del processo Rimi<br />
Antecedente al faccia a faccia mazarese<br />
vi è un altro episodio. Si tratta<br />
dell’”aggiustamento” del processo a carico<br />
degli alcamesi Vincenzo e Filippo<br />
Rimi celebratosi nei vari gradi di giudizio<br />
tra Roma e Perugia tra il 1968 ed il<br />
1979, per gli omicidi di Giovanni Giangreco,<br />
ucciso il 5 settembre 1960 a Villabate,<br />
nel palermitano e di Leale Lupo,<br />
ucciso il 30 gennaio 1962 a Palermo:<br />
questi era figlio di Serafina Battaglia la<br />
donna che nell’aula della Corte di Assise<br />
era andata ad accusare i sicari del figlio,<br />
ucciso perchè si dava da fare per cercare<br />
di vendicarsi dei killer del padre ucciso<br />
anni prima. Lui stesso era andato ad Alcamo<br />
per cercare i due Rimi ed ucciderli.<br />
Il racconto di Buscetta<br />
Il processo ai due Rimi si concluse a<br />
Roma il 13 febbraio 1979 con l’assoluzione<br />
di Filippo Rimi, il padre era uscito<br />
dal processo, Vincenzo Rimi era morto 4<br />
anni prima.<br />
Del processo aggiustato in favore dei<br />
Rimi per primo parlò Tommaso Buscetta,<br />
l’avvicinamento ad Andreotti sarebbe<br />
stato possibile grazie all’intervento di<br />
don Tano Badalamenti, cognato di Filippo<br />
Rimi, i due avrebbero discusso della<br />
cosa direttamente con Andreotti, a Roma,<br />
nel suo studio. Buscetta svela di averr saputo<br />
da Badalamenti che in quell’occasione<br />
Andreotti ebbe a dire a don Tano<br />
che “uomini come lui ce ne voleva uno<br />
per ogni strada di ogni città italiana”.<br />
I Rimi costituiscono da sempre uno dei<br />
riferimenti mafiosi più forti del trapanese.<br />
Il tentato golpe Borghese aveva previsto<br />
per i Rimi un ruolo preciso, la loro<br />
partecipazione per le cose che i pentiti<br />
hanno dettocome sentite dall’interno di<br />
Cosa Nostra era collegata proprio alla<br />
loro adesione al tentativo eversivo.
Il processo “Iside 2”<br />
“Badalamenti spingeva – confermò ai<br />
giudici il pentito Calderone - spingeva<br />
moltissimo, avrebbe fatto la qualunque,<br />
voleva risolvere questo processo in qualsiasi<br />
modo e in qualsiasi maniera, tutta<br />
Cosa Nostra si muoveva intorno al processo<br />
contro i Rimi.<br />
Non ci si ferma però qui. Sparpagliati<br />
qua e là ci sono altri episodi.<br />
Nel processo sulla loggia massonica<br />
Iside 2 scoperta a metà degli anni ’80 a<br />
Trapani, la loggia dove erano scritti mafiosi,<br />
politici, colletti bianchi, super burocrati,<br />
venne fuori la circostanza che per<br />
un periodo a controllare l’aeroporto di<br />
Trapani c’erano dei massoni, che si sarebbero<br />
fatti carico di fare scomparire alcuni<br />
piani di volo particolari, tra questi<br />
quelli relativi a missioni con aerei privati<br />
che Andreotti avrebbe fatto per giungere<br />
senza essere notato in Sicilia. Trapani per<br />
lui sarebbe stato un aeroporto sicuro.<br />
Le accuse del giudice Almerighi<br />
Il nome di Andreotti compare poi sullo<br />
sfondo della vicenda processuale relativa<br />
alla corruzione dell’ex pm di Trapani Antonio<br />
Costa.<br />
Nel processo contro il senatore a vita a<br />
Palermo un giorno andò a deporre un<br />
giudice, Mario Almerighi, che da Andreotti<br />
fu definito, per la testimonianza<br />
resa, «pazzo» e «falso teste».<br />
Almerighi infatti riferì dei contatti tra<br />
il senatore Andreotti e il presidente di<br />
Cassazione, Corrado Carnevale, svelò la<br />
confidenza ricevuta da un suo collega,<br />
Piero Casadei Monti, allora capo di gabinetto<br />
del ministro della Giustizia Virginio<br />
Rognoni. E il «segreto» svelato passava<br />
per l’indagine sul giudice Costa, arrestato<br />
nel 1985.<br />
Accadeva che la Cassazione, presidente<br />
Carnevale, accogliendo una richiesta<br />
www.isiciliani.it<br />
della difesa dell’ex pm Costa, fece celebrare<br />
il processo a Messina, sottraendolo<br />
alla competenza del Tribunale nisseno.<br />
La cosa portò il pm che indagava,<br />
Claudio Lo Curto, a fare un esposto al<br />
Csm e al ministro Rognoni. Ma tutto finì<br />
in archivio.<br />
Secondo la testimonianza di Almerighi,<br />
il Csm avrebbe insabbiato il «procedimento»,<br />
stando alle confidenze del<br />
capo di gabinetto del ministro, «per le<br />
pressioni di Andreotti» che all’esito di<br />
questa testimonianza rispose dandogli<br />
del pazzo. Almerighi querelò Andreotti<br />
per quelle dichiarazioni ingiuriose, e vinse<br />
la causa.<br />
Le indagini di Carlo Palermo<br />
Il nome di Andreotti compare poi nel<br />
racconto dell’ex pm Carlo Palermo, il<br />
magistrato sfuggito ad un attentato a Pizzolungo<br />
(Erice) il 2 aprile 1985.<br />
A Trapani era giunto dopo che era stato<br />
sollevato da indagini che conduceva da<br />
pm di Trento. Mentre era pm a Trento<br />
Carlo Palermo conduceva una indagine<br />
su traffici di armi e droga, su riciclaggio<br />
di denaro e su politici collusi e corrotti.<br />
Un'inchiesta molto scottante. Il 15 dicembre<br />
1983 da pm trentino andò alla<br />
Farnesina a Roma per sentire come teste<br />
l’allora ministro degli Esteri. Giulio Andreotti.<br />
Finita quell’attività partì per<br />
Brindisi dove doveva partecipare ad un<br />
convegno. All’arrivo in serata nella città<br />
pugliese trovò una chiamata del presidente<br />
del Tribunale di Trento che gli comunicava<br />
che il procuratore generale<br />
della Cassazione aveva minacciato la sua<br />
sospensione dal servizio per avere fatto<br />
una attività di indagine nei confronti di<br />
parlamentari senza autorizzazione.<br />
Fu il primo atto questo che lo avrebbe<br />
portato nel febbraio 1985 a prendere servizio<br />
alla Procura di Trapani e dove dopo<br />
40 giorni dall’insediamento trovò lungo<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 31<br />
“Carlo Palermo<br />
sopravvisse<br />
ma fu indotto<br />
a lasciare<br />
le indagini<br />
e la toga”<br />
la strada che ogni giorno percorreva una<br />
autobomba il cui timer fu azionato dalla<br />
mafia alcamese.<br />
Carlo Palermo si salvò, vennero stritolati<br />
dal tritolo Barbara Rizzo Asta ed i figlioletti<br />
della donna, Salvatore e Giuseppe,<br />
che in auto percorrevano la stessa<br />
strada. Carlo Palermo sopravvisse ma per<br />
lo Stato fu come fosse morto. Dapprima<br />
gli fu proposto di cambiare identità e lasciare<br />
l’Italia, al suo rifiuto fu fatto in<br />
modo che lasciasse la toga e le sue indagini.<br />
Il sostegno a Giammarinaro<br />
L’ultima presenza certa di Andreotti a<br />
Trapani risale al 1991, quando venne a<br />
sostenere un suo “figlioccio”, il salemitano<br />
Pino Giammarinaro, eletto alla Regione<br />
con 50 mila preferenze e qualche<br />
mese dopo costretto a fuggire dalla Sicilia<br />
per evitare l’arresto.<br />
Pochi anni addietro Andreotti partecipò<br />
ad una cena in Senato offerta da un consorzio<br />
ittico di Mazara. Apprezzò molto<br />
ciò che venne servito a fine cena commentò<br />
che una cena del genere l’avrebbe<br />
potuta fare solo tornando in Sicilia, a<br />
Mazara, ma considerato quello che gli<br />
era capitato (l’incontro col mafioso nel<br />
frattempo svelato dal processo di Palermo)<br />
aveva deciso di non tornarvi più.<br />
Sarà stato vero? Oramai oggi non può<br />
più sapersi, questo è l’ultimo e meno importante<br />
dei segreti che si è adesso portato<br />
nella tomba.
Michele Gambino<br />
Andreotti<br />
Il Papa nero<br />
Antibiografia<br />
del divo Giulio<br />
www.isiciliani.it<br />
Giulio Andreotti, detto anche il<br />
divo Giulio, Belzebù, il Papa nero, è<br />
il personaggio più longevo della<br />
storia italiana e al tempo stesso il<br />
più controverso. L’unico politico di<br />
statura nazionale di cui sono stati<br />
accertati i rapporti con la mafia<br />
almeno fino al 1980, ma anche<br />
l’amico sincero di molti pontefici e il<br />
generoso dispensatore di oboli agli<br />
orfani e alle vedove. Ascetico nei<br />
comportamenti ma capace di<br />
accumulare enormi quantità di fondi<br />
occulti per mantenere il potere. Nemico storico della sinistra, ma anche<br />
primo fautore di un governo appoggiato dai comunisti. Da Sindona a<br />
Moro, da Pecorelli a Dalla Chiesa, dai militari golpisti a Licio Gelli, dai<br />
palazzinari romani ai mafiosi siciliani, l’intera vita di Andreotti è costellata<br />
di delitti, di misteri, di nemici per bene e di amici impresentabili.<br />
Dal secondo dopoguerra all’era Berlusconi, Michele Gambino traccia un<br />
profilo del personaggio in larga parte inedito, ricostruendone, oltre alle<br />
vicende giudiziarie e storiche, la psicologia, la religiosità, i sentimenti e le<br />
pulsioni celate dietro la maschera di cera.<br />
Michele Gambino, giornalista, ha iniziato la carriera con “I <strong>Siciliani</strong>”,<br />
mensile fondato da Giuseppe Fava. Ha lavorato a lungo per il settimanale<br />
“Avvenimenti” occupandosi di malaffare politico e criminalità organizzata,<br />
è stato inviato e autore per molti programmi Rai e nel 1996 ha vinto il<br />
premio “Ilaria Alpi” per i suoi reportage dall’Afghanistan occupato dai<br />
Taliban. Con Manni ha pubblicato Orgogli e pregiudizi. Islam e Occidente<br />
dopo le Twin Towers (2001) e Il cavaliere<br />
B. (2001), biografia non autorizzata di<br />
Berlusconi. Attualmente è condirettore<br />
dell’agenzia televisiva “H24”.<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 32
Documenti<br />
Giustizia<br />
per Lea<br />
Milano. La Corte d'Ap-<br />
pello è riunita a giudicare<br />
gli assassini di<br />
Lea Garofalo, rapita e<br />
uccisa per essersi ribellata<br />
alla 'ndrangheta.<br />
In aula la <strong>giovani</strong>ssima<br />
figlia, Denise, a<br />
testimoniare contro gli<br />
assassini di sua madre.<br />
In aula e fuori, le ragazze<br />
e i ragazzi del<br />
presidio di Libera:<br />
“Non lasciamo Denise<br />
sola” è il tam-tam che<br />
da due mesi gira in tutte<br />
le scuole della città<br />
di Valerio Berra<br />
e Sara Manisera<br />
www.stampoantimafioso.it<br />
www.isiciliani.it<br />
ATTO I: LA CONFESSIONE<br />
13 aprile. L'udienza è finita. Gli avvocati<br />
si stanno togliendo le toghe, i giudici<br />
cominciano ad alzarsi e il pubblico già si<br />
avvia verso l'uscita. Dalla gabbia degli<br />
imputati si solleva una voce tremante, dal<br />
forte accento calabrese che chiede ai giudici<br />
di poter leggere un foglio che tiene<br />
stretto tra le mani.<br />
Sono le 14.30 di martedì 9 aprile e nel<br />
tribunale di Milano si sta per concludere<br />
la prima udienza del processo d'appello<br />
per il caso Lea Garofalo, la testimone di<br />
giustizia rapita e uccisa nel novembre<br />
2009. A parlare è Carlo Cosco, ex compagno<br />
della donna, uomo di 'ndrangheta e<br />
condannato con altri cinque imputati<br />
all'ergastolo per il suo omicidio. La presidente<br />
della corte, Anna Conforti, invita<br />
tutti i presenti a sedersi. Davanti al<br />
microfono Cosco comincia la sua dichiarazione<br />
spontanea. «Mi assumo la totale<br />
responsabilità per questo omicidio. Chiedo<br />
di poter vedere mia figlia che è sotto<br />
protezione. Da chi deve essere protetta?<br />
Io adoro mia figlia. Guai a chi la tocca. Io<br />
prego di avere un giorno il suo perdono».<br />
Il clima di terrore<br />
La figlia a cui si riferisce è Denise,<br />
classe 1991, una ragazza che ora vive sotto<br />
protezione per aver testimoniato contro<br />
chi ha ucciso sua madre. Anche lei è in<br />
aula. Nascosta da un paravento per proteggere<br />
la sua identità, Denise ha già dovuto<br />
raccontare nel primo processo il clima<br />
di terrore in cui viveva con la madre e<br />
nelle prossime udienze dovrà testimoniare<br />
ancora. Per sostenerla, per farle sapere<br />
che non è più sola, ci sono anche molti ragazzi<br />
di Libera, alcuni provenienti addirittura<br />
da Reggio Emilia. Per tutta l'udienza<br />
sono rimasti fra il pubblico, fianco a fianco<br />
con i parenti degli imputati.<br />
Questi sono stati gli ultimi atti di<br />
un'udienza iniziata verso le 9.30 con la<br />
lettura della sentenza del processo di primo<br />
grado, che risale al marzo 2012. Dopo<br />
questo atto formale, sono state avanzate le<br />
richieste da parte degli avvocati. Il Procuratore<br />
Generale Marcello Tatangelo,<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 33<br />
pubblico ministero alla corte d'Assise, ha<br />
richiesto che venga ascoltato come<br />
testimone Carmine Venturino. Si tratta<br />
di uno dei condannati in primo grado per<br />
il processo, che dal luglio 2012 ha<br />
cominciato a collaborare con la giustizia.<br />
Immobilke nella cella<br />
Venturino segue l'udienza dal carcere e<br />
la sua presenza è testimoniata da una telecamera<br />
predisposta nella sua cella. L'in-<br />
quadratura è fissa, l'uomo immobile, più<br />
che un filmato sembra un fermo immagine.<br />
Venturino chiede ai giudici: «Vorrei<br />
testimoniare in tribunale, non dalla mia<br />
cella. Se è possibile, se non ci sono rischi<br />
vorrei venire in prima persona a raccontare<br />
quello che è successo». Grazie alle informazioni<br />
da lui fornite, la magistratura<br />
sta ora indagando su un altro uomo coinvolto<br />
nell'omicidio, Damian Jancaza, un<br />
polacco vicino alla famiglia Cosco.<br />
Il Procuratore Generale richiede l'acquisizione<br />
dei sopralluoghi avvenuti dove si<br />
è consumato il delitto, fra cui il magazzino<br />
di Crivaro, dove sono stati trovati i resti<br />
della donna. L'avvocato di Denise Cosco,<br />
Enza Rando ha invece chiesto<br />
l'acquisizione di due denunce, che provano<br />
il furto e l'incendio dell'auto di Lea<br />
Garofalo. Avvenuti nel 2002, questi due<br />
fatti insieme al tentativo di sequestro avvenuto<br />
a Campobasso nel 2009 evidenziano<br />
quanto il rapimento della donna sia<br />
stato ben meditato e preparato da molto<br />
tempo. Gli avvocati che difendono gli imputati<br />
hanno invece proclamato ancora<br />
una volta la totale innocenza dei clienti.<br />
Alla luce di queste informazioni, le dichiarazioni<br />
fatte da Carlo Cosco al termine<br />
del processo, appaiono tutt'altro che<br />
spontanee. Più che un reale pentimento<br />
sembra una strategia difensiva in due direzioni:<br />
tentare di assumersi totalmente la<br />
colpa del delitto, scagionando così i fratelli<br />
Vito e Giuseppe; e rimarcare il proprio<br />
amore paterno – per una una ragazza<br />
di cui ha ucciso la madre - nel tentativo di<br />
mostrare un lato umano ai giudici e forse<br />
anche quella di far crollare la figlia, portandola<br />
a ritirare la sua fondamentale testimonianza.
LA VERSIONE DI VENTURINO<br />
20 aprile. Separato da un paravento<br />
bianco da coloro che «per tre anni sono<br />
stati – così come li ha definiti – la mia famiglia»,<br />
Carmine Venturino, collaboratore<br />
di giustizia dal 31 luglio 2012, si è<br />
trovato nel secondo giorno di udienza del<br />
processo di secondo grado per la morte<br />
di Lea Garofalo a dover confermare le<br />
dichiarazioni fatte nei mesi scorsi al pubblico<br />
ministero e ad autoaccusarsi del<br />
concorso all’omicidio della madre della<br />
ragazza che lui stesso dice di amare.<br />
Il 10 aprile dichiara dunque davanti alla<br />
corte d’Assise del Tribunale di Milano:<br />
«È una scelta d’amore per Denise perché<br />
deve sapere come sono andate le cose<br />
sull’omicidio di sua madre». Con queste<br />
parole Carmine Venturino, nato a Crotone<br />
nel 1987 da una famiglia di incensurati,<br />
inizia la ricostruzione di tutte le fasi di organizzazione<br />
dell’omicidio di Lea Garofalo;<br />
dal progetto sventato a Campobasso<br />
nel <strong>maggio</strong> del 2009 fino al giorno, il 24<br />
novembre 2009, in cui la donna viene rapita,<br />
torturata e uccisa. Strangolata con un<br />
nastro floreale delle tende dell’appartamento<br />
di Via Fioravanti, il cadavere messo<br />
in uno scatolone e alla fine trasportata<br />
in un garage. Lì l’ordine di Carlo Cosco:<br />
«La dovete carbonizzare».<br />
“La dovete carbonizzare”<br />
Poche parole quelle dell’ex compagno<br />
della donna ma soprattutto poche domande,<br />
afferma Venturino: «Non si fanno domande<br />
nella ‘ndrangheta, significherebbe<br />
poca serietà; l’unico commento di Carlo<br />
Cosco è stato ‘la bastarda se n’era accorta’».<br />
Il collaboratore poi prosegue il suo<br />
agghiacciante racconto sulla distruzione<br />
del cadavere di Lea Garofalo: «Apriamo<br />
lo scatolone e rovesciamo il corpo a testa<br />
in giù nella benzina; si intravedevano solo<br />
le scarpe. Poi abbiamo buttato la benzina<br />
ma il cadavere bruciava lentamente, così<br />
mentre il corpo bruciava venivano spaccate<br />
le ossa con un badile. Ciò che rimaneva<br />
l’abbiamo messo in una borsa e coperto<br />
da una lamiera».<br />
www.isiciliani.it<br />
Continua poi la sua ricostruzione, raccontando<br />
alla corte il recupero degli abiti<br />
sporchi di sangue di Carlo Cosco, nascosti<br />
vicino al cimitero monumentale e recuperati<br />
da Rosario Curcio perché “erano<br />
firmati”. Dettagli che lasciano intravedere<br />
lo scenario ‘ndranghetista dentro il quale<br />
si è consumato il terribile omicidio: «Lui<br />
doveva ammazzare la compagna per le regole<br />
della ‘ndrangheta; io non sono un affiliato,<br />
sono un contrasto onorato, ho preso<br />
parte a questo disegno criminoso perché<br />
facevo parte della famiglia, in quanto<br />
spacciavo per loro e quindi dovevo loro<br />
dei soldi; non potevo dire di no; a Pagliarelle<br />
non si muove una foglia che i Cosco<br />
non voglia».<br />
“Le regole della 'ndrangheta”<br />
E sulla dichiarazione spontanea rilasciata<br />
da Carlo Cosco il 9 aprile, alla fine<br />
della prima udienza, Carmine Venturino<br />
dichiara: «Secondo Carlo Cosco si doveva<br />
dovevano uccidere anche Denise; nel processo<br />
di primo grado c’è stato un episodio<br />
in cui l’avvocato ha mostrato delle fotografie<br />
rimaste appoggiate sul banco della<br />
difesa e Carlo Cosco quando le ha viste ha<br />
detto, ‘ancora davanti a me la metti questa<br />
puttana’».<br />
Carmine Venturino ha dovuto riportare<br />
tutto quello che ha detto anche nel corso<br />
della terza udienza, tenutasi venerdì 11<br />
aprile. In questa giornata la corte ha ascoltato<br />
anche altri due testimoni, che hanno<br />
definito meglio l’ambiente malavitoso in<br />
cui si è consumato l’omicidio di Lea.<br />
L’udienza si è aperta con il contro esame<br />
da parte degli avvocati difensori, in<br />
primo luogo il legale diCarlo Cosco, Daniele<br />
Sussman Steinberg. La <strong>maggio</strong>r<br />
parte delle domande era mirata ad un unico<br />
tema: la ‘ndrangheta. Sussman ha cercato<br />
di far cadere le informazioni che<br />
Venturino aveva rilasciato riguardo a<br />
quell’ambiente malavitoso in cui operava<br />
Carlo Cosco. Incalzato dall’avvocato,<br />
Carmine Venturino dichiara le doti, i gradi<br />
di potere, che avevano i membri della famiglia<br />
Cosco. Giuseppe avrebbe il grado<br />
di sgarrista, Massimo di picciotto, Vito di<br />
camorrista e infine Carlo avrebbe la dote<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 34<br />
di Santa, facendo così parte della Società<br />
Maggiore. Con questa dichiarazione viene<br />
quindi sollevata l’ipotesi che non solo<br />
l’imputato sia vicino alla ‘ndrangheta, ma<br />
che ne ricopra una posizione di rilievo nei<br />
vertici. Certo davanti a lui ci sono altre<br />
doti, altri gradi, da raggiungere prima di<br />
arrivare in cima, ma comunque lui sarebbe<br />
un capo zona.<br />
“Carlo Cosco era il capo”<br />
Il collaboratore di giustizia ha quindi<br />
chiarito anche alcune dinamiche interne al<br />
gruppo degli imputati. «Carlo Cosco era il<br />
capo. Rosario Curcio era uno dei suoi<br />
soldati. Suo fratello Giuseppe invece era<br />
quello più indipendente della famiglia, si<br />
occupa dello spaccio di droga». Per quanto<br />
riguarda poi la sera dell’omicidio, Venturino<br />
afferma ancora l’estraneità dei fatti<br />
per Massimo Sabatino, mentre a Giuseppe<br />
Cosco attribuisce solo un ruolo organizzativo.<br />
«Carlo non è che abbia tutto<br />
questo cervello, a preparare tutto quanto,<br />
per me può essere stato solo Giuseppe».<br />
Sembra infine che Rosario Curcio fosse<br />
già sulla lista nera dei Cosco, colpevoli di<br />
averli insultati in pubblico.<br />
«I Cosco avevano aperto un’impresa<br />
edile, la Olimpia srl, che si occupava di<br />
cartongesso. Avevano fatto diversi lavori<br />
in giro, per esempio a Desio o Buccinasco.<br />
Nella ditta c’era anche Curcio, ma lui<br />
non aveva preso nemmeno un euro per<br />
tutte queste opere. Una sera allora, dopo<br />
che si era ubriacato, aveva insultato i Cosco<br />
in mezzo al cortile, apertamente. Da<br />
quel momento Carlo ha sempre avuto<br />
l’idea di ucciderlo».<br />
Venturino non ha risposto a tutte le domande,<br />
spesso si è riservato di non parlare<br />
perché le informazioni richieste erano<br />
coperte da segreto istruttorio. L’ipotesi più<br />
probabile è che dalle sue dichiarazioni sia<br />
iniziato un altro procedimento penale, che<br />
riguarda invece l’usura, lo spaccio e tutte<br />
le altre attività criminali dei Cosco.<br />
Il processo è continuato poi con la deposizione<br />
di Giulio Buttarelli, tenente<br />
colonnello dei carabinieri, che ha riportato<br />
l’esito dei sopralluoghi fatti grazie alle indicazioni<br />
di Venturino.
Ha confermato il ritrovamento di una<br />
scheda sim distrutta e poi nascosta in una<br />
grata e ha dichiarato anche che dal suo appartamento<br />
mancava la corda di una tenda,<br />
quella usata per strangolare Lea.<br />
Il coraggio di Denise<br />
Ultima ad avvicinarsi al microfono è<br />
stata Denise. La ragazza si è mostrata subito<br />
decisa, disposta a rispondere a qualsiasi<br />
tipo di domanda le venisse rivolta.<br />
La sua testimonianza è stata breve, ha dovuto<br />
solo riconoscere dei gioielli che portava<br />
la madre il giorno della sua scomparsa.<br />
Questo piccolo esame è servito per<br />
identificare ancora il corpo di Lea Garofalo,<br />
dato che, per adesso, non si è ancora<br />
riusciti ad estrarre il suo Dna dai resti.<br />
Prima di andarsene Denise ha però voluto<br />
chiarire una cosa. Era stato detto infatti<br />
che lei aveva partecipato alla festa<br />
organizzata da suo padre Carlo in occasione<br />
del suo diciottesimo compleanno. Era<br />
il 4 dicembre del 2009, pochi giorni dopo<br />
la scomparsa di sua madre. «Io a quella<br />
festa non ci sono mai andata, non volevo<br />
neanche che la organizzasse. Mia madre<br />
era appena scomparsa. Io non avevo niente<br />
da festeggiare, forse gli altri sì».<br />
Tramite il suo legale, Carlo Cosco ha<br />
infine chiesto di poter testimoniare in au-<br />
la. Dopo essersi sempre dichiarato inno-<br />
cente fino alla prima udienza del processo<br />
di secondo grado, il principale imputato<br />
per la morte di Lea Garofalo si siederà per<br />
la seconda volta davanti ai giudici.<br />
www.isiciliani.it<br />
CARLO COSCO: “NDRANGHETA?<br />
IO NON LE APPARTENGO”<br />
25 aprile. La quarta udienza di secondo<br />
grado di giudizio per l’omicidio di Lea<br />
Garofalo si è aperta martedì 16 aprile<br />
<strong>2013</strong> con la testimonianza dei consulenti<br />
di medicina legale dell’università degli<br />
Studi di Milano. I periti hanno riportato<br />
alla Corte i risultati dei resti rinvenuti nel<br />
tombino indicato dal collaboratore di giustizia<br />
Carmine Venturino, tra via Canonica<br />
e Via Lomazzo; risultati che – nonostante<br />
le difficoltà ad identificare la donna<br />
- «sono coerenti con i racconti del Venturino»,<br />
afferma il perito. Il cadavere, infatti,<br />
bruciato ad altissime temperature, i cui<br />
resti sono stati meccanicamente frammentati<br />
in seguito alla combustione, è stato<br />
identificato grazie alle protesi dentarie<br />
comparate ad una lastra trovata dalla figlia<br />
Denise tra gli oggetti della madre.<br />
Dai dati scientifici dei consulenti tecnici<br />
si è poi passati all’interrogatorio di Carlo<br />
Cosco da parte del suo avvocato. Una difesa,<br />
quella di Daniele Sussman Steinberg,<br />
interamente costruita sull’amore di<br />
Carlo Cosco per la figlia Denise, sui difficili<br />
anni passati separati quando lui era in<br />
carcere, sulle sue preoccupazioni derivate<br />
dalla decisione di Lea Garofalo, all’epoca<br />
ventunenne, di trasferirsi a Bergamo con<br />
la figlia di quattro anni. Solo paure e ansie<br />
per la figlia Denise dunque. Tanto che, per<br />
punire la madre di sua figlia per un litigio<br />
con la suocera, Carlo Cosco ordina a Massimo<br />
Sabatino di recarsi a Campobasso –<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 35<br />
dove all’epoca vivevano le donne – per<br />
picchiare Lea Garofalo.<br />
«Non la volevo assolutamente uccidere,<br />
ma solo darle due schiaffi, per la storia di<br />
mia madre», chiosa l’imputato. Che rivela<br />
poi i dettagli dell’omicidio, indicando nelle<br />
ragioni che lo hanno portato a compiere<br />
quel gesto solo un raptus di follia scaturita<br />
dalle minacce di Lea di non fargli vedere<br />
più la figlia. «Mi ha detto brutte parole;<br />
che non mi faceva vedere mia figlia e<br />
queste cose qua; allora l’ho presa e l’ho<br />
sbattuta a terra. Se non mi sono consegnato<br />
subito è stato per paura di perdere<br />
mia figlia; il mio errore è stato quello».<br />
“Mai fatto parte di una 'ndrina”<br />
Raptus di follia e non omicidio premeditato<br />
collegato alla cultura mafiosa. «E’<br />
vero che fa parte di un’associazione criminale<br />
di stampo mafioso chiamata<br />
‘ndrangheta?», domanda Steiner all’imputato,<br />
«No, assolutamente no, mai fatto<br />
parte di una ‘ndrina».<br />
Con questo tentativo, la difesa ha così<br />
cercato di mostrare sotto una luce diversa,<br />
legata a dinamiche di amore tra padre e figlia,<br />
l’omicidio di Lea Garofalo. Nello<br />
stesso tempo viene screditata anche la deposizione<br />
di Carmine Venturino, che non<br />
è fondamentale solo per questo processo,<br />
ma potrebbe far aprire anche altri procedimenti<br />
penali, legati agli affari della famiglia<br />
Cosco. Insomma, il solito delitto passionale.<br />
La ‘ndrangheta? No, di quella<br />
nessuno fa parte.<br />
I PRESIDII DEGLI STUDENTI AL PROCESSO<br />
Non lasciamo sola Denise!<br />
Il 15, 16 e 21 <strong>maggio</strong> avranno luogo altre udienze del processo. Gli studenti<br />
antimafiosi fanno appello a tutte le ragazze e i ragazzi di Milano perché vengano in<br />
massa a testimoniare la loro solidarietà con Lea e Denise.<br />
Per partecipare, contattare i responsabili dei presidii nelle varie giornate:<br />
- per mercoledì 15: Lucia pres.<strong>giovani</strong>mi@libera.it<br />
- per giovedì 16: Arianna pres.<strong>giovani</strong>mi@libera.it<br />
- per martedì 21: Giulio pres.<strong>giovani</strong>mi@libera.it<br />
Per ogni altra informazione: Presidio <strong>giovani</strong> di Libera pres.<strong>giovani</strong>mi@libera.it<br />
oppure Redazione di Stampoantimafioso redazione@stampoantimafioso.it
Qua in periferia come<br />
al centro, la crisi non è<br />
arrivata per caso...<br />
di Rino Giacalone<br />
E’ il mondo moderno, ragazzi. Stiamo<br />
combattendo una guerra in Europa, ma<br />
non tutti ce ne rendiamo conto. Non ci<br />
sono palazzi sfondati dalle bombe, ma<br />
ci sono intere classe sociali distrutte.<br />
Chi sostiene che lo spread è stata una<br />
invenzione per far dimettere Berlusconi,<br />
chi che la crisi serve a fare il Governo<br />
dell’”inciucio”, pardon, “di servizio”<br />
come lo chiama il <strong>giovani</strong>ssimo presidente<br />
del Consiglio Enrico Letta.<br />
Come una guerra<br />
E’ guerra invece, se è vero com'è vero<br />
che ci sono famiglie che non arrivano alla<br />
fine del mese, sono lavoratori che da un<br />
giorno all’altro si trovano senza lavoro,<br />
gente che in preda a sconforto uccide e si<br />
uccide. Non c’è bisogno di sentircelo dire<br />
che siamo ancora in fondo al tunnel, guardando<br />
a quelle che accade nelle periferie<br />
del Paese, a Trapani per esempio, dove un<br />
esercito di precari, anche donne e uomini<br />
ultracinquantenni, si trova a inseguire<br />
un'assunzione qualunque, dove ci sono<br />
operai che occupano palazzi delle istituzioni,<br />
e <strong>giovani</strong> che ogni giorno lasciano<br />
questa terra per cercare fortuna altrove,<br />
come negli anni bui del dopoguerra.<br />
Certamente tutto questo non è avvenuto<br />
perché si sono mossi autonomamente i<br />
grandi eserciti dell’economia internazionale,<br />
ma perché c’è stata una politica, ci<br />
sono stati Governi che hanno colpito da<br />
dentro il Paese. A Roma come a Trapani.<br />
Le “mazzette” hanno mosso la politica.<br />
Ma nessuno, dei politici della casta, se lo<br />
vuol sentire dire.<br />
www.isiciliani.it<br />
Trapani<br />
La miseria<br />
e le mazzette<br />
La magistratura scopre appalti truccati,<br />
opere mal costruite, senatori - come il trapanese<br />
pidiellino-berlusconiano Tonino<br />
D’Alì - che a leggere le intercettazioni<br />
avrebbe assicurato grandi appalti a questo<br />
e a quello, e nessuno - a cominciare dai<br />
presunti avversari - si è mostrato capace<br />
di dire qualcosa.. Non “qualcosa di sinistra”<br />
alla Moretti, almeno qualcosa di<br />
buono per il Paese.<br />
“Bisogna convivere con la mafia”<br />
Restando a Trapani, di cose, malfatte, di<br />
cuis parlare ce ne sono parecchie. I risultati<br />
sono dinanzi agli occhi di tutti, il porto<br />
che doveva essere volano di sviluppo<br />
ha visto la crisi dei grandi cantieri navali.<br />
La petroliera che doveva costituire esempio<br />
tangibile di rilancio resta non consegnata<br />
al committente, per mesi qui si sono<br />
asserragliati gli operai che l’hanno costruita,<br />
licenziati su due piedi.<br />
La trasformazione del porto, fatta con<br />
fior di milioni (pubblici), è stata un'occasione<br />
di infiltrazione che la mafia non si è<br />
fatta sfuggire, e le conseguenze sono palesi.<br />
Ci sono banchine finanziate con 40<br />
milioni di euro, che dovevano essere<br />
pronte nel 2005 e invece oggi costituiscono<br />
una grande opera incompiuta.<br />
Nessuno si aspettava che quando tanti<br />
anni fa il ministro Pietro Lunardi auspicava<br />
che lo Stato sapesse convivere con la<br />
mafia, a Trapani si facessero le prove generali<br />
di questo “inciucio”. E quando Lunardi<br />
venne a vedere i lavori in corso al<br />
porto, accompagnato dai “potenti”, il senatore<br />
D’Alì, il sindaco Fazio, il prefetto<br />
Finazzo, praticamente fu come mettere il<br />
sigillo a quell’accordo.<br />
Trapani, città del sale e del vento, c’è<br />
scritto sui cartelloni di benvenuto nei punti<br />
d'ingresso della città. Trapani città silente,<br />
città della distensione, tanta distensione<br />
che forse nemmeno piacerebbe del<br />
tutto al presidente Napolitano che in questi<br />
giorni ha fatto tanto uso di questa parola,<br />
città dove la politica segue regie trasversali,<br />
dove non ci sono steccati se non<br />
quelli apparenti che servono solo a fare<br />
scena.<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 36<br />
Corrotti da Cosa Nostra<br />
Uno scenario dove sparisce, per comparire<br />
solo nelle poche ore che seguono un<br />
blitz o un'operazione di sequestro e confisca,<br />
la perdurante latitanza del sanguinario<br />
boss mafioso Matteo Messina Denaro,<br />
il campiere dei borghesi trapanesi, l’interlocutore<br />
dei politici, il titolare di segreti<br />
inconfessabili sulla trattativa stato-mafia,<br />
il custode del papello di Totò Riina, lo<br />
stratega delle stragi, il colpevole delle<br />
bombe assassine di Firenze, Roma e Milano<br />
del 1993.<br />
Attorno a Matteo Messina Denaro si<br />
sono scoperte collusioni, funzionari pubblici<br />
corrotti da Cosa nostra che si arricchiva<br />
grazie al sostegno di politici, si sono<br />
sequestrati e confiscati beni e casseforti. E<br />
tutto questo è stato circondato da silenzi,<br />
o da apprezzamenti ipocriti alla magistratura<br />
e alle forze dell’ordine operanti. Poi<br />
tutto è continuato come sempre, l’area<br />
grigia della mafia ha proseguito a pulsare.<br />
Le condanne e le carriere<br />
Eppure, per citare i fatti più recenti, ci<br />
sono stati consiglieri provinciali arrestati<br />
e condannati, Sacco e Pellerito, consiglieri<br />
comunali, come tale Giuseppe Ruggirello,<br />
che si è scoperto si faceva corrompere<br />
in cambio anche di incontri a luci<br />
rosse, sindaci come quello di Valderice<br />
Camillo Iovino rimasti in carica sebbene<br />
condannati per favoreggiamento ad un<br />
imprenditore mafioso, consiglieri condannati<br />
per corruzione che, riabilitati, hanno<br />
fatto carriera come l’attuale presidente del<br />
Consiglio comunale di Trapani Peppe<br />
Bianco.<br />
Oggi a Trapani c’è una società che è costretta<br />
a inseguire i suoi bisogni che quando<br />
esauditi non suonano come un diritto<br />
riconosciuto ma come un favore concesso,<br />
e la malapolitica, come la mafia, con la<br />
mafia, ha bisogno per vivere di avere attorno<br />
gente allo stremo che chiede e che<br />
garantisce consenso sociale. E’ da questi<br />
scenari che bisogna fuggire via.
www.isiciliani.it<br />
Lombardia<br />
Chiude la sede Dia<br />
della Malpensa<br />
Era utile per l'Expo,<br />
dove diversi cantieri<br />
odorano di mafia, ma<br />
evidentemente la sicurezza<br />
e legalità<br />
dell'Expo non è stata<br />
giudicata una priorità<br />
di Roberto Nicolini<br />
www.stampoantimafioso.it<br />
La lotta alle infiltrazioni criminali in<br />
Expo “sarà una delle nostre ossessioni.<br />
Ovviamente lo faremo applicando le<br />
leggi, ma anche mettendoci qualcosa di<br />
più in termini di attenzione e<br />
impegno”.<br />
Diceva così il neo premier Enrico Letta<br />
pochi giorni fa, lasciando ben sperare.<br />
Ma a poche ore di distanza arriva un fatto<br />
per niente positivo: l’altro ieri il Nucleo<br />
Informativo della Direzione Investigativa<br />
Antimafia, dell’aeroporto di Malpensa<br />
viene chiuso.<br />
Stando a quanto riportato dal sindacato<br />
dei lavoratori di polizia della Cgil le motivazioni<br />
sarebbero da legare ad esigenze<br />
di ottimizzazione.<br />
Pochi giorni fa, per voce del suo segretario<br />
generale, Daniele Tissone, la Silp<br />
Cgil aveva denunciato l’irresponsabilità<br />
dell’atto poiché non rappresenta altro che<br />
“un segnale decisamente negativo nella<br />
lotta contro la criminalita’ organizzata”.<br />
Lo stesso sgomento è arrivato anche<br />
dal sindacato Siulp legato alla Cisl che,<br />
inoltre, in un comunicato stampa ha richiamato<br />
una nota del direttore della<br />
DIA, del 12 gennaio 2012, nella quale si<br />
sosteneva l’importanza del mantenimento<br />
del Nucleo Informativo proprio in vista<br />
di Expo.<br />
Uno scenario preoccupante<br />
I lavori di Expo procedono a rilento<br />
mentre la criminalità avanza infiltrandosi<br />
sempre più. Due cantieri sono nel mirino<br />
della magistratura e un’azienda, la Ventura<br />
Spa, è già stata estromessa dai lavori<br />
di Expo perché avrebbe intrattenuto rapporti<br />
con la cosca mafiosa di Barcellona<br />
Pozzo di Gotto, e altre imprese sono sotto<br />
inchiesta.<br />
È in questo scenario che si inserisce la<br />
chiusura della sede operativa della Dia<br />
nell’aeroporto di Malpensa, luogo che,<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 37<br />
vista la vicinanza alla zona dove sorgerà<br />
Expo, sarà destinato a diventare uno dei<br />
punti di snodo principali per l’evento.<br />
Oltre a questa vicinanza, Malpensa è<br />
situata nel varesotto, una zona non certo<br />
immune dalla presenza della criminalità<br />
organizzata e nella quale è stata dimostrata<br />
la presenza attiva di locali di<br />
‘ndrangheta in due comuni limitrofi<br />
all’aeroporto, Busto Arsizio e Lonate<br />
Pozzolo, quest’ultimo adiacente all’aeroporto.<br />
Fatti, non parole<br />
Se il governo Letta è davvero intenzionato<br />
a mantenere alta l’attenzione sulle<br />
infiltrazioni criminali in Expo, dia un segnale<br />
concreto e operi affinche il Nucleo<br />
Informativo sia ripristinato.<br />
Appelli al Ministero degli Interni sono<br />
stati presentati sia dal livello locale, in<br />
maniera congiunta da Gabriele Ghezzi,<br />
vice presidente della commissione sicurezza<br />
del Comune di Milano e da David<br />
Gentili, presidente della Commissione<br />
Antimafia del Comune di Milano, sia a<br />
livello nazionale, da Emanuele Fiano capogruppo<br />
Pd in commissione Affari Costituzionali<br />
della Camera.<br />
Il governo deve rispondere e agire per<br />
tener fede alle parole pronunciate pochi<br />
giorni fa dal Primo Ministro. Come ha<br />
scritto Giulio Cavalli sul suo blog, non<br />
bisogna passare “dalla mafia che non esiste<br />
all’antimafia che chiude”.
www.isiciliani.it<br />
Cosa Nostra<br />
Un “saggio” guida<br />
le cosche provinciali<br />
palermitane<br />
Partinico e San Giuseppe<br />
Jato riunite in<br />
un unico mandamento,<br />
quello di Camporeale<br />
di Aaron Pettinari<br />
www.antimafiaduemila.com<br />
L'unione fa la forza. Devono aver<br />
pensato questo le famiglie mafiose di<br />
Partinico e San Giuseppe Jato, negli ultimi<br />
anni colpite duramente da una serie<br />
di operazioni da parte delle forze<br />
dell'ordine.<br />
L'ultima di queste, avvenuta lo scorso<br />
aprile, ha portato all'arresto di 37 persone<br />
permettendo di smantellare il nuovo “supermandamento”<br />
di Camporeale, sorto<br />
dalla fusione dei due mandamenti storici.<br />
Le indagini, condotte dai Pm della Dda<br />
Francesco Del Bene, Sergio De Montis e<br />
Daniele Paci, hanno ben edivenziato<br />
l'opera di rifondazione da parte di Cosa<br />
Nostra per riorganizzare le proprie fila.<br />
L'uomo designato per il “rinnovamento”<br />
era Antonino Sciortino, 51enne allevatore<br />
di Camporeale, tornato in libertà nel 2011<br />
dopo essere stato condannato per mafia e<br />
detenuto al carcere duro per dodici anni.<br />
Un tempo infinito in cui non ha mai risposto<br />
ad una domanda postagli dai magistrati.<br />
Una nomina non frutto dell'improvvisazione<br />
visti gli stetti legami avuti sia con i<br />
capi indscussi del mandamento di Partinico,<br />
Leonardo e Vito Vitale, che con il capomafia<br />
di Altofonte, Domenico Raccuglia,<br />
arrestato il 15 novembre 2009.<br />
Una volta libero, seppur limitato negli<br />
spostamenti a causa delle prescrizioni e<br />
delle limitazioni imposte dalla misura di<br />
prevenzione personale della Sorveglianza<br />
Speciale, si è subito adoperato per il riassetto<br />
del territorio prendendo in mano le<br />
redini del comando, riservandosi un ruolo<br />
di supervisore, una sorta di “saggio” a cui<br />
erano tenuti a dar conti i “delegati” alla<br />
direzione sul territorio, Salvatore Mulé a<br />
San Giuseppe Jato e Giuseppe Speciale,<br />
genero di Vito Vitale, a Partinico.<br />
Un riassetto necessario nel cuore della<br />
Sicilia Occidentale che riveste una grande<br />
importanza, soprattutto economica,<br />
all'interno di Cosa Nostra. E in cinque<br />
mesi il nuovo mandamento diventa realtà.<br />
Il primo intervento è stato proprio quello<br />
di dare una nuova collocazione alle famigie<br />
mafiose di Monreale ed Altofonte,<br />
transitate nel frattempo sotto Villagrazia e<br />
Santa Maria di Gesù di Palermo. Lo stesso<br />
è valso per quelle di Montelepre e Girdinello,<br />
in quel periodo subordinate a San<br />
Giuseppe Jato rispetto all’assetto tradizionale<br />
nel mandamento di Partinico. A parlarne<br />
gli stessi boss in un'intercettazione<br />
ambientale in cui veniva evidenziato il<br />
ruolo apicale di Sciortino, appena pochi<br />
giorni dopo la scarcerazione. “I tempi<br />
cambiano” diceva Giuseppe Libranti,<br />
esponente della famiglia mafiosa di Monreale,<br />
al cugino Francesco Vassallo. E riferito<br />
a Sciortino raccontava: “ha fatto tre<br />
ore sempre a discutere lui, no però... come<br />
discutiamo noialtri!Non ti dico quando ha<br />
finito il discorso metteva l'accento, ma ti<br />
faceva capire che già là era finito e ne iniziava<br />
un'altro, finiva e ne iniziava<br />
un'altro, finiva e ne iniziava un altro!...<br />
Un cretino solo non poteva capire... tu<br />
vedi … quattro, cinque, quanti minchia<br />
erano, nessuno ha parlato!... (ride) no...<br />
passiamo al cambio, cominciava e finiva,<br />
cominciava un'altro e finiva... dalle dieci<br />
all'una e un quarto, l'una e venti che erano<br />
là... l'una e mezza, una cosa di questa!”.<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 38<br />
Per riorganizzarsi Cosa Nostra non aveva<br />
lasciato nulla al caso ed anzi aveva<br />
puntato ancora una volta sulla forte tradizione,<br />
come la “punciuta”, con cui venivano<br />
affiliate le nuove reclute. Una mafia<br />
che, oltre a fare affari (in particolare<br />
estorsioni e controllo nella gestione dei<br />
confini delle terre), non aveva neanche<br />
paura di tornare ad uccidere. Tra gli elementi<br />
raccolti anche un caso di “lupara<br />
bianca” con tanto di frase registrata dalle<br />
microspie degli inquirenti (“Pigliami due,<br />
tre lacci. Due tre lacci puliti prendimi”). E<br />
sarebbero stati quelli i lacci utilizzatti per<br />
uccidere Giuseppe Billitterri, scomparsi<br />
mesi fa dopo che, è l'ipotesi degli inquirenti,<br />
si era messo di traverso all'azione<br />
del nuovo capomafia.<br />
Il rapporto mafia-politica<br />
Affari, racket e appalti. Cosa nostra riparte<br />
e come sempre non manca il legame<br />
con la politica. Tra gli arrestati spicca il<br />
nome del sindaco di Montelepre, il paese<br />
noto ai più per aver dato i natali al bandito<br />
Salvatore Giuliano, Giacomo Tinervia, ex<br />
Grande Sud di Micciché, alle ultime regionali<br />
siciliane candidato con Fli. L'accusa<br />
contro di lui è di estorsione e concussione<br />
e ad incastrarlo vi sarebbero le intercettazioni.<br />
Gli inquirenti, che seguivano<br />
i passi del capomafaia del paese Giuseppe<br />
Lombardo, hanno registrato un dialogo<br />
in cui il boss ha raccontato un episodio<br />
riguardante una mazzetta intascata<br />
dallo stesso sindaco. “Che è Giacomino?<br />
Quanto ti sei fottuto? - ricordava - Minchia<br />
ma io… Quanto ti sei fottuto tu?<br />
Dice, ma che c’entra. Giacomino, allora<br />
non lo hai capito, quanto ti sei fottuto tu?<br />
Giusè, dice, che in tutto il lavoro mi può<br />
dare sei, settemila euro? Ah, lo hai messo<br />
a posto tu? Ma che c’entra, io poi te li facevo<br />
avere. Giacomino, me li facevi avere<br />
che? Gli ho detto, duemila euro? Dice,
quelli che restavano. Quelli che restavano?<br />
Gli ho detto, ventimila euro voglio”.<br />
E dopo quell'incontro il sindaco avrebbe<br />
fatto da intermediario con l’imprenditore,<br />
per non scontentare Cosa nostra, che dovette<br />
così pagare 20mila euro come “pizzo”.<br />
Soldi che si erano aggiunti ai 7mila<br />
euro già intascati dal primo cittadino.<br />
Ma i legami con la politica si sviluppano<br />
anche nel piccolo comune di Giardinello<br />
con i boss che festeggiano l'elezione<br />
a sindaco di Giovanni Geloso. “Vedi che<br />
noialtri abbiamo fatto un figurone. Il botto<br />
noialtri lo abbiamo fatto, no loro” commenta<br />
al telefono con la propria amante il<br />
capomafia Giuseppe Abbate. Un capomafia,<br />
sì, strafottente e sicuro di sé tanto da<br />
lasciare più volte il telefono aperto con la<br />
sua donna, mentre parlava con i propri sodali<br />
o con alcuni politici locali.<br />
Come quando il boss rimproverò il consigliere<br />
comunale Vito Donato perchè<br />
aveva discusso dello spostamento di un<br />
candidato da una lista all'altra senza interpellarlo:<br />
“Vedi che si muore Vitù, la politica<br />
non si fa così, la politica noialtri la<br />
dobbiamo fare giusta, precisa”. In un altro<br />
dialogo con l'amante commentava poi la<br />
richiesta di aiuto di un altro candidato sindaco,<br />
Marcello Bommarito, mentre il primo<br />
cittadino uscente di Giardinello, Salvatore<br />
Polizzi, chiese aiuto per il figlio,<br />
candidato consigliere.<br />
Nell'operazione è stata anche sequestrata<br />
una impresa edile, riconducibile a Lucido<br />
Libranti, che ha permesso alla famiglia<br />
di far muovere grossi flussi economici,<br />
garantendo il monopolio degli appalti in<br />
tutto il territorio monrealese e l'assunzione<br />
di personale indicato nelle altre imprese.<br />
Come se non bastasse, secondo quanto<br />
emerso dalle intercettazioni, fra le azioni<br />
promosse dalla cosca ci sarebbero anche<br />
quattro distinti furti di bestiame.<br />
Altro elemento importante raccolto durante<br />
le indagini è il legame sempre vivo<br />
con la mafia statuintense. Per ammettere<br />
www.isiciliani.it<br />
nei suoi ranghi un nuovo membro la famiglia<br />
mafiosa Gambino di New York pretendeva<br />
garanzie scritte dalle cosche siciliane.<br />
Così uno degli arrestati, Salvatore<br />
Lombardo, che da 20 anni viveva in America,<br />
era tornato in Italia con una lettera<br />
dei Gambino che chiedevano per iscritto<br />
alle famiglie palermitane garanzie sulla<br />
qualità di uomo d'onore di Lombardo e la<br />
conferma che questi fosse stato messo<br />
fuori dalla “famiglia” di Montelepre, requisito<br />
minimo per poter esser affiliato<br />
formalmente negli Usa. Prima di rispondere<br />
a tale lettera, Lombardo si è visto costretto<br />
a recarsi da Salvatore Mulè, l'unico<br />
che sul momento avrebbe potuto "certificare"<br />
tale autorizzazione.<br />
Secondo il procuratore capo di Palermo<br />
Francesco Messineo l'operazione “dimostra<br />
la perdurante presa di Cosa nostra<br />
sulle strutture politiche locali” e “conferma<br />
lo spiccatissimo interesse per le strutture<br />
comunali da cui può controllare gli<br />
appalti”. Inoltre l’indagine è “molto importante<br />
perché conferma la fortissima<br />
aspirazione di Cosa nostra ad accrescere<br />
la sua presa sul territorio, con l'intento dei<br />
boss di riorganizzare le strutture territoriali<br />
con l’eliminazione di due mandamenti:<br />
San Giuseppe Jato e Partinico, per formarne<br />
uno solo, Camporeale, cioè un Super<br />
Mandamento, questo per rafforzare le<br />
periferie rispetto al centro”.<br />
E proprio quest'ultimo aspetto non è da<br />
sottovalutare. Sono gli stessi boss Salvatore<br />
Mulé e Giuseppe Lo Voi, in un'intercettazione<br />
del marzo 2012, a sottolineare<br />
la forza della fusione: “Eh? Si… che questi<br />
sono passati qua… una potenza di questa<br />
maniera non c’è stata mai – dicono -<br />
Io non é che sono minchia che non ho capito<br />
che Partinico è passato a San Giuseppe!”.<br />
Segno di una nuova scalata al potere<br />
della Provincia verso Palermo? Indagini<br />
sono in corso, anche se gli stessi inquirenti<br />
non smentiscono che vi siano stati contatti.<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 39<br />
“L'uomo<br />
di garanzia,<br />
l'unico<br />
a garantire<br />
i segreti”<br />
Messina-Denaro in libertà<br />
L'indagine sul mandamento di Camporeale,<br />
a quanto è dato sapere, non presenta<br />
particolari elementi a indicare contatti tra<br />
il “saggio” Sciortino e il superlatitante trapanese<br />
Matteo Messina Denaro. Ma appare<br />
improbabile che il boss di Castelvetrano<br />
fosse all'oscuro di questa operazione di<br />
riorganizzazione. Le operazioni degli ultimi<br />
anni, “Perseo” nel 2008 ed “Araba Fenice”<br />
del 2011 (quella del summit mafioso<br />
a Villa Pensabene nel mandamento di San<br />
Lorenzo-Tommaso Natale), hanno dimostrato<br />
come siano le stesse famiglie palermitane<br />
a ricercare il parere della Provincie,<br />
in particolare proprio quella trapanese.<br />
Messina Denaro non rappresenta solo<br />
“l'ultimo padrino” in libertà.<br />
E' dei giorni scorsi la denuncia rivelazione<br />
dell'attuale caposcorta di Di Matteo,<br />
il maresciallo Masi, che ha parlato di indagini<br />
bloccate o intralciate tra il 2001 e il<br />
2007 nel tentativo di catturare prima Bernardo<br />
Provenzano (arrestato nel 2006) e<br />
poi lo stesso boss di Castelvetrano.<br />
E' lui l'uomo di garanzia, capace di unire<br />
davvero le famiglie siciliane, a cui ci si<br />
affida per un parere ma anche per avere la<br />
“benedizione” sull'operato. Arrestati uno<br />
dopo l'altro Riina, Bagarella, Provenzano<br />
ed i Lo Piccolo, è sul boss trapanese che<br />
gravita la “guida” di Cosa nostra. Matteo<br />
Messina Denaro, custode di segreti inimmaginabili,<br />
è pronto a far suonare nuovamente<br />
il suono delle bombe nche ad uccidere<br />
i magistrati. L'avvertimento ricevuto<br />
da un “anonimo” da parte del pm della<br />
trattativa Nino Di Matteo, non lascia dubbi:<br />
“Amici romani di Matteo (Messina<br />
Denaro, ndr) hanno deciso di eliminare il<br />
pm Nino Di Matteo in questo momento di<br />
confusione istituzionale, per fermare<br />
questa deriva di ingovernabilità. Cosa<br />
Nostra ha dato il suo assenso, ma io non<br />
sono d'accordo”.
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Partinico<br />
Cronistoria di fuoco<br />
Fra Borgetto e Partinico<br />
– tradizionali domini<br />
di Cosa Nostra – trent'<br />
anni di guerra mafiosa<br />
per il controllo del territorio.<br />
La risposta<br />
della società civile<br />
di Pino Maniaci<br />
e Salvo Ognibene<br />
www.telejato.globalist.it<br />
Mentre Giuseppe Giambrone detto<br />
“U Stagnalisi” e Nicolò Salto da alcuni<br />
chiamato “Lazzaro” continuano a passeggiare<br />
per le vie del paese e le istituzioni<br />
portano con successo a termine<br />
l’operazione “Nuovo Mandamento”<br />
sgominando l’organizzazione criminale<br />
del nostro comprensorio in fase di costituzione<br />
e riportando nella patrie galere<br />
alcuni presunti affiliati.<br />
Noi di TeleJato continuiamo instancabilmente<br />
a chiedere agli imprenditori di<br />
Borgetto, Partinico ed altri paesi del comprensorio<br />
di non cedere ai ricatti della mafia,<br />
di non pagare il pizzo e soprattutto di<br />
denunciare ogni forma di estorsione alle<br />
forze dell’ordine.<br />
Agli imprenditori che continuano a pagare<br />
il pizzo, che partecipano negli appalti<br />
seguendo il protocollo di legalità “Accordo<br />
quadro Carlo Alberto Dalla Chiesa”<br />
stipulato il 12 luglio 2005 fra la Regione<br />
siciliana, il Ministero dell’interno, le Prefetture<br />
dell’Isola, l’Autorità di vigilanza<br />
sui contratti pubblici, l’INPS e l’INAIL,<br />
in cui si impegnano a collaborare con le<br />
forze di polizia, denunciando ogni tentativo<br />
di estorsione, intimidazione o condizionamento<br />
di natura criminale) chiediamo<br />
di denunciare, chi denuncia non è<br />
solo, noi di Telejato, insieme alle Associazioni<br />
Antiracket ed Antiusura Liber Jato,<br />
Libero Futuro e Addio Pizzo, siamo sempre<br />
pronti ad accompagnare in Questura e<br />
dai Carabinieri chi denuncia un estorsore,<br />
noi siamo disposti anche a firmare insieme<br />
alla vittime le denunce come accompagnatori<br />
solidali. Ai mafiosi diciamo che<br />
non abbiamo paura, ai mafiosi chiediamo<br />
di pentirsi e raccontare tutto il loro passato<br />
alle istituzioni, in particolar modo di far<br />
luce sugli omicidi del passato, al fine di<br />
far ritrovare i cadaveri delle persone<br />
scomparse nel tempo con il metodo della<br />
lupara bianca .<br />
Ma facciamo una cronistoria di tutti gli<br />
omicidi di mafia commessi tra Borgetto e<br />
Partinico a partire dal 1984.<br />
Lupara bianca a Borgetto<br />
Nel 1984 venne inghiottito dalla lupara<br />
bianca a Borgetto, Francesco Zuccarello,<br />
un giovane pregiudicato, di Borgetto,<br />
l’ultima persona che lo vide vivo, fu Vito<br />
Giambrone (fratello di Giuseppe Giambrone<br />
detto “U Stagnatisi”), Zuccarello<br />
infatti sali sulla sua auto e nessuno ebbe<br />
più notizie di lui. Per quella vicenda Vito<br />
Giambrone venne indagato nell’ambito<br />
della prima maxi inchiesta sulla mafia, assieme<br />
ad altri quaranta indagati indiziati<br />
ma in corte d’Assisi venne assolto per insufficienza<br />
di prove. Successivamente il<br />
Pentito Giovanni Mazzola di Montelepre<br />
lo tirò nuovamente in ballo, ma Vito<br />
Giambrone evitò l’arresto perchè per i fatti<br />
narrati dal collaboratore di giustizia era<br />
già stato assolto in via definitiva.<br />
Nel 1991 venne inghiottito dalla lupara<br />
bianca a Borgetto, Giuseppe Badalà di 34<br />
anni, i giornali dell’epoca scrissero che<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 40<br />
non era un mafioso ma frequentava persone<br />
vicine all’organizzazione. Un giovane<br />
assessore che in pochi anni aveva accumulato<br />
un bel po’ di denaro, un’auto di<br />
lusso e appartamenti alle porte di Borgetto.<br />
La famiglia sporse denuncia dopo 48<br />
ore. Il corpo non venne mai ritrovato.<br />
Corpo mai ritrovato<br />
Nel 1998 venne ucciso Salvatore Riina<br />
(omonimo del boss di Corleone), esecutori<br />
materiali del delitto, furono Michele<br />
Seidita e Francesco Salvatore Pezzino,<br />
che sparò a Riina, con una calibro 38 che<br />
Giusi Vitale consegnò al killer insieme<br />
con una bicicletta che servì a Pezzino, vestito<br />
con una tuta da ciclista con tanto di<br />
guanti bucati, per recarsi verso l’ abitazione<br />
della vittima che fu uccisa nel garage.<br />
«Chiesi a Pezzino e a Seidita – disse Giusi<br />
Vitale se preferivano una 7.65 o una calibro<br />
38. Pezzino mi rispose che gli avrebbe<br />
fatto piacere usare una calibro 38 perchè<br />
la 7.65 poteva incepparsi». La pistola venne<br />
procurata dalla stessa Vitale .<br />
«La consegnai a Seidita, che poi la dette<br />
a Pezzino – dichiarò al processo Giusi Vitale<br />
ai Pm della Dda di Palermo, Maurizio<br />
De Lucia e Francesco Del Bene – e andammo<br />
insieme nel mio garage dove recuperai<br />
anche la bicicletta. La pistola era<br />
nascosta in un soppalco tra la biancheria<br />
del mio bambino». Giusi Vitale all’epoca<br />
rese la testimonianza mentre era in collegamento<br />
il fratello, che l’ha ripudiò dopo<br />
essere venuto a conoscenza della sua collaborazione<br />
con la magistratura.<br />
«L’ordine di ucciderlo mi era stato dato<br />
da mio fratello durante un colloquio in<br />
carcere – disse la Vitale che scelse di pentirsi<br />
e collaborare per amore dei figli –<br />
Riina era vicino a Provenzano ed in paese<br />
(a Partinico) stava spargendo la voce che i<br />
Vitale non li rappresentava più nessuno.
La cosa, mi disse Leonardo, andava fatta<br />
altrimenti quelli l’avrebbero fatta a noi».<br />
“O lo fate o lo facciamo a voi”<br />
Nel 1998 in via Crocifisso a Borgetto<br />
venne ucciso Vito Giambrone (fratello di<br />
Giuseppe Giambrone detto “U Stagnalisi”)<br />
mentre usciva dalla carnezzeria Riina,<br />
lui non si accorse di nulla, i colpi gli<br />
furono sparati alla schiena ed il colpo di<br />
grazia alla tempia, il fratello Giuseppe era<br />
stato arrestato insieme a Vito Vitale qualche<br />
mese prima, e gli inquirenti ipotizzarono<br />
che Vito fu punito con la morte poiché<br />
voleva prendere il comando del paese<br />
in accordo con la famiglia dei Nania.<br />
Nel 1999 Francesco Paolo Alduino (in<br />
contrasto con il clan Vitale-Fardazza) e<br />
Roberto Rossello persero la vita all’interno<br />
del forno che gestivano, Salvatore Bagliesi<br />
aveva pedinato le vittime avvisando<br />
il gruppo di fuoco della loro posizione. A<br />
far fuoco con il fucile era stato Michele<br />
Sedita che successivamente divenne collaboratore<br />
di Giustizia. Salvatore Bagliesi<br />
dopo anni di latitanza venne arrestato a<br />
Partinico in via delle Capre nel 2009.<br />
Nel 2002 scomparve a Partinico, il meccanico<br />
Antonino Vitale. Si pensò da subito<br />
ad un omicidio per lupara bianca” perché<br />
la sua auto venne ritrovata bruciata.<br />
Vitale era stato arrestato per favoreggiamento<br />
nel ’98 (ma successivamente scagionato)<br />
perché era l ‘affittuario di una<br />
casa di campagna dove erano stati trovati<br />
i due latitanti, Nicolò Salto, considerato il<br />
braccio destro del capomafia Vito Vitale,<br />
e Giuseppe Lo Bianco, ricercato per un<br />
omicidio. Il corpo non è stato mai ritrovato.<br />
Nel 2005, il 24 di giugno, venne ucciso<br />
Mario Rappa, Imprenditore ed affiliato<br />
alla famiglia dei Vitale, I killers gli tesero<br />
un agguato in aperta campagna, freddan-<br />
www.isiciliani.it<br />
dolo con diversi colpi di pistola.. Il corpo<br />
venne rinvenuto a Grisì, nel territorio di<br />
Monreale.<br />
Nel 2005 venne ucciso a Partinico Maurizio<br />
Lo Iacono, figlio del capomafia<br />
Francesco in carcere da diverso tempo.<br />
Un solo colpo mortale giunse a bersaglio,<br />
solo dopo essere rimbalzato sulla portiera<br />
dell’auto da cui la vittima stava scendendo.<br />
L’ucciso era sorvegliato speciale sotto<br />
processo per associazione mafiosa<br />
Ex uomo di fiducia del capomafia Vito<br />
Vitale, dopo l’arresto di quest’ultimo si<br />
sarebbe alleato a Bernardo Provenzano.<br />
Gli inquirenti ipotizzarono che l’omicidio<br />
fu ordinato da Mimmo Raccuglia, alleato<br />
dei Vitale, che avrebbe così voluto dare<br />
un avvertimento a Provenzano e una risposta<br />
all”uccisione di Mario Rappa, del<br />
clan Vitale, ucciso a giugno dello stesso<br />
anno.<br />
Una fucilata al viso<br />
Nel 2007, il 19 <strong>maggio</strong>, scomparve Antonino<br />
Frisella, meccanico, alcuni giorni<br />
dopo in contrada Cicala a Partinico, un<br />
agricoltore ritrovò l’autovettura della vittima<br />
interamente bruciata. Il corpo non è<br />
mai stato ritrovato.<br />
Nel 2007, Giuseppe Lo Baido, venne<br />
ucciso da alcuni sicari che lo attendevano<br />
nei pressi dell’abitazione di proprietà nel<br />
territorio Partinico e, dopo avergli aperto<br />
lo sportello dell’auto dallo stesso guidata,<br />
gli spararono diversi colpi di pistola a<br />
bruciapelo. Venne freddato con un colpo<br />
di fucile in viso.<br />
Nel 2007, Antonino Giambrone, figlio<br />
di Vito Giambrone ucciso nel 1998, e nipote<br />
del odierno boss del paese Giuseppe<br />
Giambrone detto “U Stagnalisi” venne<br />
ammazzato all’interno dell’officina da lui<br />
gestita all’entrata di Borgetto, i killers a<br />
bordo di uno scooter con il volto coperto<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 41<br />
da casco, fecero irruzione nell’officina<br />
sorprendendolo ed attingendolo con 11<br />
colpi di pistola di cui 4 colpi al viso.<br />
Nel 2008, due killers sorpresero i due<br />
fratelli Giuseppe e Gianpaolo Riina vicino<br />
ad un Bar, a bordo di motocicletta e con il<br />
volto coperto e gli spararono diversi colpi<br />
di pistola esplosi a bruciapelo, nonostante<br />
un disperato tentativo di fuga da parte di<br />
entrambe le vittime. Giuseppe e Gianpaolo<br />
Riina erano figli di Salvatore Riina<br />
(omonimo del boss di Corleone Totò Riina)<br />
ucciso nel 1998 da Michele Sedita e<br />
Francesco Paolo Pezzino<br />
Nel 2008. Alcuni killer Tentarono di uccidere<br />
Nicolò Salto, odierno boss del paese.<br />
I killers lo attesero nei pressi della propria<br />
abitazione ubicata in Borgetto in contrada<br />
Carrubbella e, dopo essere entrati<br />
dal piazzale antistante, gli spararono 4<br />
colpi di pistola, di cui tre esplosi da un revolver,<br />
ferendolo gravemente.<br />
Ogniqualvolta viene effettuata una retata<br />
dai carabinieri, <strong>giovani</strong> leve di mafia<br />
cercano di riorganizzarsi.<br />
A loro noi di TeleJato vogliamo dire le<br />
seguenti parole: “Nun è strata chi spunta”.<br />
La mafia vi usa a suo piacimento e poi<br />
quando vi arrestano e buttano la chiave,<br />
nessuno vi pagherà l’avvocato, nessuno<br />
darà i soldi alle vostre famiglie per campare,<br />
sarete abbandonati e le vostre famiglie<br />
finiranno in mezzo ad una strada.<br />
“Nun è strata chi spunta”<br />
Oggi siamo sempre più convinti che la<br />
mafia è destinata a scomparire, la gente<br />
non ha più paura di denunciare, ed imprenditori<br />
una volta collusi hanno saltato<br />
la barricata passando dall’illegalità alla legalità<br />
iscrivendosi anche alle nascenti associazioni<br />
antiracket.<br />
Noi di TeleJato denunciamo e denunceremo<br />
sempre ogni forma d’illegalità.
www.isiciliani.it<br />
Sicilia<br />
Bruciata l’auto al sindaco<br />
anti-discarica<br />
Da anni Mario Foti,<br />
sindaco di Furnari nel<br />
messinese, è impegnato<br />
contro gli abusi e gli<br />
effetti della vicina discarica<br />
di Mazzarrà<br />
Sant’Andrea e gli interessi<br />
criminali legati al<br />
ciclo dei rifiuti<br />
di Carmelo Catania<br />
«Da mesi subisco delle minacce per le<br />
mie denunce contro gli affari delle cosche<br />
che ruotano attorno alla discarica<br />
di Mazzarrà Sant’Andrea che si trova<br />
vicino al mio comune».<br />
È la spiegazione che Mario Foti, avvocato,<br />
sindaco di Furnari nel messinese si<br />
dà per l’attentato incendiario che ha distrutto<br />
la notte del 16 aprile l’autovettura<br />
che utilizzava per i suoi spostamenti.<br />
SCHEDA<br />
MARIO FOTI<br />
Mario Foti, 57 anni, avvocato, dal 1984 al 1997 ha ricoperto la carica<br />
di consigliere comunale e anche di Presidente del Civico consesso furnarese.<br />
È stato eletto sindaco nelle elezioni amministrative indette anticipatamente<br />
nel novembre del 2011 dopo 18 mesi di commissariamento<br />
seguiti allo scioglimento per infiltrazione mafiosa degli organi amministrativi<br />
del Comune di Furnari nel dicembre del 2009. Tra il 2008 e il<br />
2010, le indagini condotte dal Ros e dalla Dda di Messina – da cui sono<br />
scaturiti i procedimenti denominati “Vivaio” e “Torrente” – in particolare le<br />
intercettazioni telefoniche ed ambientali, hanno dimostrato un pesante<br />
condizionamento del voto esercitato dal clan dei Mazzarroti sulle elezioni<br />
Pochi giorni prima aveva avuto sentore<br />
di un possibile attentato ai suoi danni (da<br />
una “strana” conversazione tra due<br />
persone casualmente ascoltata da una sua<br />
parente) e per sicurezza, aveva fatto<br />
installare diverse telecamere attorno alla<br />
sua abitazione e chiesto un intervento anche<br />
dei carabinieri per monitorare gli spostamenti<br />
sul territorio.<br />
I responsabili – tre <strong>giovani</strong> del luogo<br />
poco più che ventenni – sono stati subito<br />
individuati dai carabinieri proprio grazie<br />
alle riprese delle telecamere e alle dichiarazioni<br />
del sindaco e dei suoi familiari.<br />
Atto vandalico di balordi, o esecutori su<br />
mandato altrui? Ha colto nel segno Foti<br />
nel sostenere che sono state le sue denunce<br />
contro la discarica a scatenare la rappresaglia<br />
di certi ambienti criminali?<br />
C’entra la discarica?<br />
Una battaglia – quella contro la discarica<br />
e i connessi impianti industriali per i<br />
trattamento dei rifiuti attualmente in costruzione<br />
– che Mario Foti, porta avanti<br />
da tempo, ancora prima dell'elezione.<br />
Grazie anche alle sue denunce, la procura<br />
di Barcellona P.G. ha attivato diverse<br />
indagini sulla discarica riscontrando numerose<br />
anomalie gestionali e attualmente<br />
sono sotto processo l’attuale amministratore<br />
delegato di Tirrenoambiente Pino Innocenti<br />
e l’ex presidente della stessa società<br />
Nello Giambò – condannato in primo<br />
grado a 14 anni per concorso esterno<br />
in associazione mafiosa nel processo Vivaio<br />
alla mafia delle discariche.<br />
Al centro delle inchieste penali sono fi-<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 42<br />
nite anche le strane modalità attraverso<br />
cui la Tirrenoambiente ha ottenuto le autorizzazioni<br />
a costruire l'impianto di produzione<br />
di energia elettrica dalla combustione<br />
di biogas – sequestrato dalla magistratura<br />
– e l'impianto fotovoltaico.<br />
“Difendo la salute dei furnaresi”<br />
Un’opposizione a tutto campo e in tutte<br />
le sedi istituzionali.<br />
Lo scorso 7 dicembre due sentenze del<br />
Tar di Catania – accogliendo il ricorso di<br />
alcuni privati cittadini furnaresi – hanno<br />
annullato i due decreti regionali del 2009<br />
con i quali si consentiva lʼampliamento<br />
della discarica, la realizzazione di un impianto<br />
di biostabilizzazione e quindi<br />
l’esercizio dell’attività di smaltimento rifiuti.<br />
Per i giudici amministrativi «Non è<br />
stato valutato, secondo le previsione di<br />
legge, lʼimpatto sulle popolazioni vicine<br />
dei cattivi odori. Non si è considerato che<br />
a pochi passi dalla discarica di Mazzarà<br />
esiste lʼabitato di Furnari».<br />
I “vizi formali”<br />
Il Cga di Palermo – in attesa di pronunciarsi<br />
sul merito – ha intanto accolto il ricorso<br />
di Tirrenoambiente e sospeso<br />
l’immediata esecutività delle sentenze. Ha<br />
prevalso la tesi, sostenuta dai legali di Tirrenoambiente,<br />
che deve prevalere l'interesse<br />
generale su eventuali vizi formali in<br />
quanto la discarica ha una funzione di<br />
pubblico servizio nelle emergenze igienico<br />
sanitarie di ben 78 comuni siciliani.<br />
amministrative nel Comune di Furnari nel <strong>maggio</strong> 2007, con una serie di<br />
appoggi elettorali che sarebbero stati messi in atto a favore del candidato<br />
Salvatore Lopes e a danno di Foti, sconfitto per soli 17 voti. Lopes<br />
una volta eletto avrebbe poi ricambiato gli esponenti del clan dando appalti<br />
per lavori pubblici e concessioni per l’apertura di attività commerciali.<br />
Il “patto” prevedeva la spartizione tra le imprese “amiche” delle somme<br />
urgenze affidate dopo l’alluvione del dicembre 2008 nei Comuni di<br />
Mazzarrà Sant’Andrea e Furnari. L’operazione Torrente, portò nel 2010<br />
all’arresto anche dell’ex sindaco furnarese Lopes, attualmente imputato<br />
per concorso esterno in associazione mafiosa nell’omonimo processo in<br />
corso presso il Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (Me) dove Foti<br />
oltre ad essersi costituito parte civile è anche uno dei principali testi<br />
dell’accusa.
Il sindaco si sta inoltre opponendo al<br />
progetto della stessa società (in fase di approvazione<br />
presso l’Arta) di ampliamento<br />
e completamento di un impianto di smaltimento<br />
dei percolati da discarica, ritenuto<br />
pericoloso per la salute «considerato che<br />
in quel luogo, a meno di 300 metri, esiste<br />
una riserva idrica protetta, i pozzi del Comune<br />
di Furnari utilizzati per il consumo<br />
umano e a circa un chilometro il mare con<br />
porti e strutture turistiche ed alberghiere».<br />
Un episodio a sé o una strategia?<br />
È legato all’attività amministrativa del<br />
sindaco – sembra che gli inquirenti stiano<br />
indagando in tal senso – oppure c’è un<br />
filo rosso che lega l’attentato a Foti con<br />
gli altri gravissimi episodi che in poche<br />
settimane hanno colpito un maresciallo<br />
dei Carabinieri della Compagnia di Barcellona,<br />
il cronista della Gazzetta del Sud,<br />
Leonardo Orlando, l’imprenditore barcellonese<br />
Coppolino proprietario degli storici<br />
Magazzini Lea, ed un altro sindaco della<br />
zona tirrenica, Alessandro Portaro primo<br />
cittadino di Castroreale? Un “colpo di<br />
coda” dei “Barcellonesi” i cui vertici sono<br />
stati decapitati dalle ultime operazioni antimafia<br />
e dalle defezioni di alcuni dei<br />
principali esponenti del suo “gotha” che<br />
hanno deciso di collaborare con la giustizia?<br />
Di certo è inquietante la recrudescenza<br />
degli atti criminali ed intimidatori indice<br />
che sono saltati gli equilibri nel barcellonese.<br />
Per l’associazione antimafie “Rita<br />
Atria” «l’attentato intimidatorio che ha distrutto<br />
i “Magazzini Lea” di Barcellona<br />
certifica che siamo in “guerra”. Una guerra<br />
condotta a colpi di pistola, teste mozzate<br />
di animali, auto bruciate e, ora, l’incendio<br />
di ben quattro piani di un magazzino<br />
storico. Una “guerra” dichiarata da una<br />
criminalità organizzata che, persi, almeno<br />
momentaneamente, i propri riferimenti<br />
storici, tenta di riprendersi il territorio con<br />
il terrore».<br />
www.isiciliani.it<br />
Sicilia<br />
Antimafia in una<br />
piccola città<br />
A Falcone, non lontano<br />
da Furnari, intanto...<br />
di Rossana Chillemi<br />
«Micciché dice è stato un errore intitolare<br />
l'aeroporto di Palermo a Falcone<br />
e Borsellino, perché chi arriva in Sicilia<br />
si ricorda di essere in terra di mafia…<br />
No! Si ricorda piuttosto di essere in terra<br />
di antimafia!».<br />
La manifestazione “Venti di legalità democratica”,<br />
organizzata dall'associazione<br />
Un’altra storia a Falcone, piccolo centro<br />
della Messina tirrenica, è stata l’occasione<br />
di parlare dell’antimafia che parte dalla<br />
società civile e non più chiusa dietro le<br />
mura dei tribunali, un’azione sociale con<br />
cui ogni cittadino può eliminare dalla propria<br />
vita la minaccia del potere mafioso..<br />
Le due facce della mafia<br />
«La mafia ha due facce - dice Santo Laganà<br />
dell’Associazione Rita Atria - Quella<br />
impresentabile dei vari boss che si sono<br />
resi famosi per una serie di omicidi, e<br />
quella presentabile di coloro che frequentano<br />
i salotti borghesi. E' qui che occorre<br />
colpire: negli ambiti della politica, locale<br />
o nazionale, della finanza, nei settori che<br />
con le loro scelte condizionano la società.<br />
Se la mafia è questa, l'antimafia non può<br />
solo essere fatta di cortei, slogan o ricordi.<br />
È antimafia l’azione di denuncia verso i<br />
mafiosi, ma soprattutto verso i loro compari<br />
che non sono indicati come mafiosi<br />
dalla Giustizia».<br />
Oggi la denuncia non è più una questione<br />
di coraggio, ma forse d’intelligenza e<br />
ne è la prova l’esperienza di Giuseppe<br />
Scandurra, un imprenditore che ha reagito<br />
e che ne ha trascinato con sé altri, tessendo<br />
un percorso di reazione per chi li seguirà.<br />
«La risposta dello Stato deve essere<br />
sicuramente migliorata, però è anche vero<br />
che c’è gente che di fronte all’uccisione di<br />
un genitore non collabora, ma di fronte<br />
alla confisca di un bene, al sequestro di un<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 43<br />
bene decide di farlo. Anche noi dobbiamo<br />
collaborare affinché si cambi».<br />
Cambiare è possibile, basta evitare la<br />
zona grigia, quella in cui tutti sono complici<br />
ma nessuno appare esserlo, affiancando<br />
alla necessità di una politica trasparente<br />
quella di una collaborazione attiva<br />
della società, che deve avvenire attraverso<br />
un approccio culturale nuovo e la mobilitazione<br />
di idee, penetrando nelle coscienze<br />
della gente, indignandosi di fronte a chi<br />
fa affari con soggetti dalle posizioni discutibili,<br />
boicottando l'economia del malaffare.<br />
Azioni semplici ma efficaci se<br />
rese concrete da tutti e da ogni singolo cittadino.<br />
Semplici azioni da buon cittadino<br />
«Non sono obbligato ad entrare in quel<br />
negozio se so che il titolare è in odor di<br />
mafia, c è tanta altra scelta, basta prendere<br />
le distanze, scegliere da che parte stare».<br />
Non si può in ogni caso chiudere gli occhi<br />
di fronte al passato; questo nuovo vento<br />
di speranza che si respira innegabilmente,<br />
è sicuramente importante ma è la<br />
memoria, la capacità di ricordare che deve<br />
insegnare – soprattutto ai <strong>giovani</strong> – che il<br />
ricordo non può essere il confine ultimo<br />
di ciò che è stato. Ricordare sempre, parlarne,<br />
senza paura, come la madre di Attilio<br />
Manca: «Parlare di mafia non era possibile<br />
fino a qualche anno fa a Barcellona<br />
P.G. ma oggi, possiamo dire che le tre C,<br />
mi riferisco a Cassata, Canali e Cattafi,<br />
sono state estirpate e Barcellona ora è più<br />
libera».<br />
Un grande insegnamento la nostra società<br />
ha da percepire, un antidoto a questa<br />
cappa irrespirabile: il ricordo delle stragi,<br />
delle vittime cadute per mano mafiosa, la<br />
memoria che diventa maestra di una<br />
società malata e soggiogata dalle logiche<br />
dell’omertà e della connivenza, ma<br />
soprattutto il dovere che essa ha di<br />
risvegliarsi, d’ indignarsi, e di compiere<br />
l'abbraccio ad una legalità che parte dal<br />
basso, dalla coscienza dei cittadini, in un<br />
terra che per troppo tempo ha sopportato<br />
il fardello di essere conosciuta come terra<br />
di mafia.
Periferie/ Istanbul<br />
Le guerre<br />
”diverse”<br />
Parla un giovane curdo,<br />
che non può dire il<br />
suo nome. Parla di vite<br />
martoriate dalla violenza.<br />
In nome di un razzismo<br />
– turchi contro<br />
curdi – che forse è solo<br />
l'etichetta di un conflitto<br />
fra emarginazione e<br />
potere. Come qui da<br />
noi, nei nostri ghetti<br />
di Alessandro Romeo<br />
e Giovanni Caruso<br />
www.associazionegapa.org<br />
Le vie strette, i bambini che giocano<br />
in strada e gli anziani nei bar, le piccole<br />
botteghe colorate, le strade un po sporche<br />
animate da quella parte della società<br />
legata a lavori umili, alle scelte obbligate<br />
o precluse. Periferie.<br />
Halil è un giovane universitario, ha<br />
vent'anni poco più e tante idee in testa,<br />
come ogni suo coetaneo ha il sogno e la<br />
volontà di cambiare se non il mondo almeno<br />
il suo mondo. Halil vive la sua periferia<br />
due volte, in quanto circoscritta ad<br />
una zona vecchia e povera della città (ma<br />
piena di bellezza e di storia, come spesso<br />
accade anche nelle nostre “periferie del<br />
centro”), ed in quanto periferia dei diritti<br />
dei popoli. Perché Halil vive e studia ad<br />
Istanbul ed e’ di etnia curda, che in Turchia<br />
significa appartenere non solo una<br />
minoranza, ma ad una cultura in ostaggio.<br />
www.isiciliani.it<br />
“Spiegherò i problemi che il popolo<br />
Curdo ha qui in Turchia. Voglio parlare<br />
prima di tutto del passato e di come siamo<br />
arrivati a questa situazione. Quando guardiamo<br />
indietro vediamo i Curdi sotto una<br />
continua oppressione. La loro identità non<br />
riconosciuta”.<br />
Ci vuole parlare Halil della sua gente,<br />
quando diciamo di essere italiani, di<br />
essere interessati alle vicende curde è lui a<br />
chiederci di essere di ascoltato, vuole<br />
rilasciare un’intervista “politica”.<br />
“Il Governo cominciò una politica<br />
fascista discriminatoria. A causa di ciò<br />
molti <strong>giovani</strong> Curdi furono imprigionati e<br />
torturati. Questo diventò motivo per molti<br />
di spostarsi sulle montagne in gruppi e da<br />
lì combattere per mettere fine a questa<br />
tortura ed oppressione verso il proprio popolo.<br />
Cominciarono un offesa militare nominandosi<br />
partito PKK "Partiya Karkeren<br />
Kurdistan”, che in Turco significa Partito<br />
dei lavoratori Curdi”.<br />
Un'intervista “politica”<br />
Come hai detto molti <strong>giovani</strong> hanno deci-<br />
so di nascondersi sulle montagne del Kurdi-<br />
stan per iniziare una resistenza partigiana.<br />
Quali ideali hanno portato ad una decisione<br />
cosi’ difficile?<br />
“Il PKK cominciò l'offesa militare per<br />
liberare il proprio popolo, per la propria<br />
identità. Molte persone persero la vita.<br />
Curdi e Turchi morirono in questa guerra.<br />
Ma essendo una guerra, le persone muoiono<br />
da entrambe le parti. Il motivo di tutto<br />
questo è che i fascisti Turchi non vogliono<br />
accettare e riconoscere il popolo Curdo.<br />
Ma i Curdi arrivano dalla Mesopotamia,<br />
dalla loro terra. I Turchi vi hanno allargato<br />
i loro confini e colonizzato i Curdi che<br />
non accettano questa sottomissione e decidono<br />
di resistergli”.<br />
Credi che oggi, dopo tutte le morti da en-<br />
trambe le parti, abbia ancora senso una resi-<br />
stenza militare?<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 44<br />
“L'offesa militare non ha perso la sua<br />
importanza anche se i Curdi cercano di ottenere<br />
i loro diritti legalmente, democraticamente,<br />
lavorando anche diplomaticamente.<br />
Come fanno? Cominciarono in<br />
Turchia con il loro partito politico, prima<br />
HADEP, poi DTP ed oggi BDP. HADEP e<br />
DTP furono chiusi a causa delle oppressioni<br />
fasciste turche. Molte persone furono<br />
imprigionate, torturate ed alcune persero<br />
la vita. Ma nonostante tutto, oggi i Curdi<br />
sono più organizzati ed ancora continuano<br />
a combattere per i loro diritti in<br />
maniera diplomatica”.<br />
Cosa impedisce allora di trovare un punto<br />
di incontro, di pace, tra il popolo curdo e<br />
quello turco?<br />
“In migliaia hanno perso la vita. Per<br />
questo motivo, Curdi e Turchi oggi vogliono<br />
la pace. Ma alcuni non vogliono<br />
che questa pace avvenga. Forse è l'Iran o<br />
la Syria. Tre donne attiviste del PKK sono<br />
state uccise [il 10 Gennaio nei locali<br />
dell’Istituto curdo di Parigi], un massacro.<br />
Può essere stata la mano Turca, o Iraniana<br />
o Siriana.<br />
I Curdi oggi sono molti e organizzati e<br />
vivendo anche in questi paesi c'è la paura<br />
che possano muoversi bene anche lì. Può<br />
essere che il massacro delle tre attiviste<br />
sia stato fatto per prevenire questa pace.<br />
Noi Curdi la vogliamo la pace, e credo<br />
che anche i Turchi la vogliono. Sono sicuro<br />
che arriverà presto e che vivremo pacificamente<br />
insieme”.<br />
“Un giorno vivremo in pace insieme”<br />
La libertà di un popolo passa sicuramente<br />
dalla sua capacita’ di avere dei figli istruiti.<br />
Tu hai deciso di non limitarti al liceo e iscri-<br />
verti all’università’.<br />
“Essere uno studente è difficile perché<br />
studiare è possibile solo se hai soldi. Ciò<br />
crea ingiustizie e disuguaglianze. Una famiglia<br />
che lavora regolarmente non può<br />
educare i suoi figli come vorrebbe.
Quindi alcuni di loro interrompono lo<br />
studio per il lavoro, mentre quelli che<br />
continuano a studiare non riescono ad ottenere<br />
a scuola i loro diritti. I bambini di<br />
famiglia burjuva possono frequentare<br />
qualsiasi università vogliano, anche se<br />
non studiano, perché queste sono private.<br />
Gli studenti devono indossare un solo tipo<br />
di uniforme. Non siamo contro le uniformi<br />
ma vengono imposte come se fossero<br />
militari. In alcune università c'è la polizia<br />
che non vuole che gli studenti abbiano<br />
una propria visione ideologica e quindi li<br />
opprimono”.<br />
Polizia nelle università<br />
E della condizione delle donne curde cosa<br />
puoi dirci?<br />
“In Turchia le donne Turche e Curde<br />
hanno gli stessi problemi. Ma con una<br />
leggera differenza per le donne Curde. I<br />
loro figli sono stati perseguitati e le "Madri<br />
del Sabato", come le chiamiamo noi,<br />
sono madri che cercano i loro figli dispersi.<br />
In linea generale l'uomo predomina<br />
sulla donna. Accade che le donne non<br />
possano camminare da sole in strada e che<br />
gli uomini irrompono in ogni parte della<br />
vita di una donna, limitandone i diritti”.<br />
In Turchia parlare della situazione curda<br />
può essere pericoloso, perciò hai chiesto di<br />
non essere ripreso per timore di rappresa-<br />
glie della polizia. Hai voluto invece essere<br />
rappresentato da un quadro con un fiore.<br />
“Il colore del fiore è rosso, verde e giallo.<br />
Fatto artigianalmente da un amico in<br />
prigione, i colori simboleggiano la bandiera<br />
Curda. Noi lo guardiamo come un<br />
fiore che si apre alla libertà”.<br />
www.isiciliani.it<br />
“Territori militarmente occupati:<br />
il Kurdistan o un quartiere siciliano.<br />
Da un esercito in divisa<br />
oppure da un potere mafioso”<br />
Nella civile<br />
Italia, invece...<br />
Via delle Salette, quartiere di San Cristoforo,<br />
Catania. Un vento primaverile<br />
spazza le strade e svuota i cassonetti stracolmi<br />
per via dello sciopero dei netturbini,<br />
accanto a questi un uomo e una donna<br />
anziani litigano: “stu cassunettu è do me!”<br />
l’altro risponde: “No, arrivai prima iù!”<br />
Si, litigano perché la miseria e la povertà<br />
li ha portati a questo punto, sono armati<br />
di due bastoni con uncini e con questi rovistano<br />
i cassonetti, chissà o per cercare<br />
qualcosa da poter vendere, o semplicemente<br />
per cercare qualcosa da mangiare.<br />
Certo è strano che a Catania in Sicilia,<br />
in Italia, fra gli otto paesi più ricchi del<br />
mondo si possa assistere a queste scene.<br />
“Mi chiamo Cettina, sono già una donna<br />
matura, quasi anziana e da tanti anni<br />
lavoro presso un’organizzazione religiosa,<br />
come donna delle pulizie, e dai preti non<br />
me l’aspettavo che mi sfruttassero! Infatti<br />
è da diversi mesi che mi danno sempre<br />
meno lavoro e nelle ore che mi rimangono<br />
mi fanno lavorare anche di più.<br />
Ho paura, ogni settimana mi dicono di<br />
ridurre i giorni di lavoro, ho paura che mi<br />
vogliano licenziare, cosa farò? Come andrò<br />
avanti con un figlio che non riesce a<br />
trovare lavoro?”<br />
“Non riesce a trovare lavoro”<br />
“Ho sedici anni e mi chiamo F. ho tanta<br />
voglia di fare un regalo alla mia ragazza,<br />
ho tentato di trovare un lavoro e l’ho trovato,<br />
mi danno venti euro alla settimana<br />
per scaricare i camion pieni di confezioni<br />
d’acqua, mi ammazzo di fatica e a causa<br />
di questo non vado più a scuola, anche<br />
perché la scuola non mi piace più, non mi<br />
dà più niente!<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 45<br />
Mi hanno proposto di “iri a’ spacciari,<br />
mi dissuru ca si vadagna bonu, a’ cosa<br />
m’interessa, accussì ci possu fari u rialu a’<br />
me carusa, i me cumpagni mi dissuru di<br />
stari attentu, picchi a galera è brutta e su<br />
dicuni iddi ca’ l’hannu pruvatu, fossi è<br />
veru!”<br />
Questi frammenti di storia vissute nel<br />
quartiere di San Cristoforo a prima vista<br />
possono non essere paragonate alla storia<br />
di Halil ragazzo curdo che vive in Turchia?<br />
Certo a San Cristoforo non c’è la<br />
guerra, almeno quella guerreggiata, ma<br />
esiste la guerra “a bassa intensità”.<br />
Una guerra “a bassa intensità”<br />
L’esercito turco che opprime con le<br />
armi il popolo curdo potrebbe essere la<br />
mano armata delle mafie o la mala politica<br />
che ti toglie il diritto di avere diritti, togliendoti<br />
le scuole senza possibilità di futuro,<br />
che ti compra un voto “per un pacco<br />
di pasta”.<br />
Un potere politico e mafioso che speculando<br />
sulla povertà dei quartieri fa in<br />
modo di organizzare “un’economia mafiosa”<br />
che costringe intere famiglie a vendere<br />
droga. Famiglie che durante la notte<br />
subiscono le irruzioni armate dentro casa<br />
da parte delle forze dell’ordine che cercano<br />
gli stupefacenti, unica risorsa per guadagnare<br />
quel tanto per vivere la giornata,<br />
perché quelli che guadagnano veramente<br />
sono i pusher e le cosche mafiose del<br />
quartiere.<br />
Certo, diversi anni fa anche qui c’era<br />
una guerra guerreggiata e i morti ammazzati<br />
erano a decine sui selciati delle strade<br />
di San Cristoforo, adesso non si spara più<br />
per uccidere ma la guerra esiste ancora,<br />
così come non esiste la libertà di ogni abitante<br />
del quartiere di scegliere la propria<br />
vita, la propria onestà, di essere considerati<br />
uomini e donne in un Paese che si<br />
dice democratico e si chiama Italia.
www.isiciliani.it<br />
Periferie/ Catania<br />
Il cielo è più grande<br />
qui a Librino<br />
Ghetti dove i bambini<br />
giocano al buio, fra i<br />
rifiuti, fra carcasse<br />
d'automobili e odore<br />
di liquami... Non è il<br />
Terzo mondo, ma la<br />
faccia nascosta delle<br />
nostre città<br />
di Stefania Di Filippo<br />
www.associazionegapa.org<br />
“Sei della televisione?’ Con questa<br />
domanda mi sorprendono dei ragazzini<br />
alti poco più di un metro. Devo proprio<br />
dare l’impressione di un corpo<br />
estraneo al contesto. Il palazzo visto da<br />
giù appare una massa inerte, sventrata.<br />
Un cadavere con gli occhi cavi.<br />
I liquami fognari occupano interamente<br />
la superficie del piano terra, colano giù<br />
dal soffitto, per i gradini delle scale, rendono<br />
il passaggio impraticabile, l’aria insalubre.<br />
Rifiuti d'ogni genere<br />
Rispondo che... no, non sono della televisione.<br />
Mi infilo dentro un buco praticato<br />
nel muro e mi fanno da guida nel<br />
buio di questo mondo sotterraneo, che è<br />
per loro un grande parco giochi.<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 46
www.isiciliani.it<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 47<br />
“Non<br />
vivono<br />
qui. Ci<br />
giocano<br />
e basta”
I garage sono pieni di rifiuti di ogni genere.<br />
Brandelli di materassi, carcasse di<br />
elettrodomestici, di automobili bruciate.<br />
Ogni oggetto sembra essere stato catapultato<br />
qui all’interno con l’unico scopo<br />
di depositarsi al suolo e iniziare lentamente<br />
a decomporsi. Natura morta con<br />
caos.<br />
www.isiciliani.it<br />
Non puoi dire a nessuno che vivi qui<br />
No, loro non vivono qui, ci giocano e<br />
basta. Non lo puoi dire a nessuno che<br />
abiti dentro al palazzo. E’ un’onta che<br />
persino un bambino capisce fin troppo<br />
bene. Sarà passata un’ora, due, ho perso<br />
ogni riferimento con l’esterno, nemmeno<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 48<br />
i rumori trapassano più il cemento. Fino<br />
a quando sono di nuovo fuori, alla luce.<br />
Sembra più grande il cielo, qui a<br />
Librino..
www.isiciliani.it<br />
I <strong>Siciliani</strong>g Sicilia i<strong>giovani</strong><br />
v ni – pag. p 49
www.isiciliani.it<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 50
www.isiciliani.it<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 51
no alla guerra,<br />
no al nucleare<br />
Un libro per scoprire che<br />
non esiste un “nucleare<br />
civile” senza applicazioni<br />
militari derivate, non esiste<br />
“energia atomica pulita” senza<br />
rischi inaccettabili, non esistono<br />
“armi sicure” all’uranio impoverito<br />
senza vittime di guerra.<br />
Il figlio di una sopravvissuta alle<br />
radiazioni di Nagasaki ha trasformato<br />
in una appassionata<br />
denuncia a fumetti la cronaca<br />
degli incidenti alle centrali nucleari<br />
giapponesi e statunitensi, che<br />
sono stati nascosti da un velo di<br />
silenzio.<br />
Nana Kobato, studentessa delle<br />
medie, si affaccia sul “lato oscuro<br />
del nucleare”, e scopre i pericoli<br />
delle centrali atomiche, gli effetti<br />
dei proiettili all’uranio impoverito,<br />
le devastazioni ambientali che<br />
uccidono adulti e bambini. In un<br />
racconto a fumetti chiaro e documentato,<br />
Rokuro haku descrive<br />
gli effetti delle guerre moderne<br />
sull’uomo e sull’ambiente, e mette<br />
a nudo i poteri occulti che sostengono<br />
l’energia nucleare.<br />
www.mamma.am/nonuke<br />
ISBN 9788897194002<br />
www.isiciliani.it<br />
rokuro aKu g autor d scaricabi e<br />
mP<br />
the Holy Bile<br />
Il libro degli autori di Scarica-<br />
Bile, il “pdf satirico di cattivo<br />
gusto” che ha ridefinito su<br />
internet la soglia dell’indecenza<br />
con 32 numeri di puro genio e<br />
follia, centinaia di pagine maleducate,<br />
migliaia di lettori incoscienti.<br />
Da oggi lo spirito del magazine<br />
più scorretto d’Italia rivive nel libro<br />
“The holy Bile”, una raccolta<br />
differenziata di scritti e fumetti<br />
inediti su qualunquismo, castità,<br />
religione e sondini terapeutici.<br />
Un concentrato purissimo di<br />
anticlericalismo, blasfemia, coprofagia,<br />
incesto, morte, pedofilia,<br />
prostituzione, sessismo, sodomia,<br />
violenza e volgarità gratuite. In<br />
breve, uno specchio perfetto<br />
dell’Italia moderna, per chi non<br />
ha paura di guardare in faccia la<br />
realtà con le lenti deformanti della<br />
satira.<br />
Testi e disegni di Daniele Fabbri,<br />
Pietro Errante, Jonathan Grass,<br />
Tabagista, MelissaP2, Vladimir Stepanovic<br />
Bakunin, Eddie Settembrini,<br />
Blicero, G., Ste, Perrotta,<br />
Marco Tonus, Mario Gaudio, Flaviano<br />
Armentaro, Maurizio Boscarol,<br />
Mario Natangelo, Alessio<br />
Spataro, Andy Ventura.<br />
www.mamma.am/bile<br />
ISBN 9788897194026<br />
nicola.<br />
r–esistenza precaria<br />
Certi fumetti non possono<br />
farli i radical chic col culo<br />
parato o gli intellettuali<br />
da salotto. Ci voleva un lavoratore<br />
emigrato come Marco “MP”<br />
Pinna, che si è bruciato due settimane<br />
di ferie per partorire la<br />
saga di Nicola, l’antieroe in tuta<br />
blu del terzo millennio.<br />
Un mondo precario dove Nicola<br />
lotta per salvare la sua fabbrica<br />
dalla chiusura, e scopre i trucchi<br />
più loschi con cui i padroni fregano<br />
le classi medio–basse.<br />
Più spericolato di Batman, più<br />
sfigato di Fantozzi, più ribelle di<br />
Spartacus e più solo di Ulisse:<br />
Nicola è il simbolo della nostra<br />
voglia di resistere alle ingiustizie.<br />
Contro di lui un padrone senza<br />
scrupoli e una famiglia senza vergogna,<br />
incarognita dalle mode più<br />
devastanti del momento.<br />
Uno spietato “reality show” a<br />
fumetti, un micromanuale di economia<br />
finanziaria, un prontuario<br />
di autodifesa sindacale ma soprattutto<br />
lo sfogo di satira rabbiosa<br />
di un “artista–operaio”.<br />
Ottanta pagine di sopravvivenza<br />
proletaria: astenersi perditempo.<br />
www.mamma.am/nicola<br />
ISBN 9788897194019<br />
I <strong>Siciliani</strong>giov Sicili i<strong>giovani</strong><br />
ni – pag. p 52<br />
puoi richiedere i volumi su<br />
www.mamma.am/libri<br />
KaNJaNo & car o gubi osa<br />
La mia terra<br />
la difendo<br />
La storia di Giuseppe Gatì, 22<br />
anni, pastore per vocazione,<br />
produttore di formaggi per<br />
mestiere, attivista antimafia per<br />
passione.<br />
Il suo volto è salito agli onori delle<br />
cronache nel dicembre 2008 per<br />
la contestazione al “pregiudicato<br />
Vittorio Sgarbi”, che ha scosso la<br />
città di Agrigento al grido di “Viva<br />
Caselli! Viva il pool antimafia!”<br />
Con l’aiuto degli amici e dei familiari<br />
di Giuseppe, Gubi e Kanjano<br />
hanno scoperto gli scritti, le<br />
esperienze e il grande amore<br />
per la terra di Sicilia di questo<br />
ragazzo, che ha lasciato una eredità<br />
culturale preziosa prima di<br />
morire a 22 anni per un banale<br />
incidente sul lavoro.<br />
Un racconto a fumetti che non<br />
cede alle tentazioni del sentimentalismo<br />
e della commemorazione,<br />
per restituire al lettore tutta la bellezza<br />
di una intensa storia di vita.<br />
www.mamma.am/giuseppe<br />
ISBN 9788897194033
www.isiciliani.it<br />
S C A F F A L E<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 53
Periferie<br />
Munnizza<br />
e omertà<br />
Pochi teppisti e molti<br />
che fanno finta di niente.<br />
E la diossina dilaga<br />
di Domenico Pisciotta<br />
www.associazionegapa.org<br />
Angolo via del Principe – via Mulino<br />
a Vento, è notte a San Cristoforo,<br />
quartiere del centro storico di Catania.<br />
Un uomo si agita, nervosamente, in<br />
mezzo alla strada. La sua voce risuona<br />
tra le case mentre chiede, telefonicamente,<br />
l’intervento dei pompieri. Alle<br />
sue spalle un intero angolo di strada,<br />
ricoperto da spazzatura, sta prendendo<br />
fuoco.<br />
www.isiciliani.it<br />
Altri roghi sono accesi in via Cordai e<br />
in via Plebiscito. Colonne di fumo si alzano<br />
un po’ ovunque.<br />
Sono, ormai, giorni che gli operatori<br />
addetti alla raccolta sono in sciopero.<br />
Cumuli di rifiuti ingombrano le vie, gli<br />
incroci e i marciapiedi, rendendo difficoltosa<br />
la circolazione stradale e pedonale.<br />
Mi fermo con la macchina vicino a un<br />
gruppo di persone e li informo che vicino<br />
le loro abitazioni stanno prendendo fuoco<br />
alcuni cassonetti.<br />
Loro allungano lo sguardo nella direzione<br />
da me indicata, e poi tornano a<br />
chiacchierare come<br />
facevano prima che li<br />
disturbassi.<br />
Nessuna preoccupazione<br />
segna i loro<br />
visi. Non so se si tratta<br />
di disinteresse o<br />
complicità verso chi<br />
ha acceso i roghi; ad<br />
ogni modo, mi allontano<br />
stupito dal loro<br />
disinteresse, per<br />
qualcosa che sta accadendo<br />
a dieci metri<br />
da loro, per qualcosa<br />
che produce diossina<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 54<br />
che può nuocere a loro e alle loro<br />
famiglie.<br />
Mi allontano, mentre risuonano le sirene<br />
dei vigili del fuoco e mentre un palo<br />
della linea telefonica, già gravemente devastato<br />
da precedenti incendi, subisce il<br />
colpo di grazia, lasciando l’intero isolato<br />
senza collegamenti telefonici per qualche<br />
settimana.<br />
Giorni dopo, mentre, ancora, un odore<br />
acre si alza dai cumuli di immondizia,<br />
andata a fuoco, una signora, dal primo<br />
piano della sua abitazione, mi ferma e mi<br />
chiede di gettare, nell’unico cassonetto<br />
rimasto indenne, una bottiglia di plastica<br />
vuota.<br />
Una strana sensazione sulle spalle<br />
Compiuta l’operazione mi fermo a parlare<br />
con lei e, a fine discussione, le dico:<br />
“Certo signora che qualcuno, sicuramente,<br />
avrà dato fuoco ai cassonetti, lei che<br />
dice?”, la signora allarga le braccia e,<br />
successivamente, si porta l’indice della<br />
mano destra davanti al naso. Me ne vado<br />
con una strana sensazione sulle<br />
spalle.Munnizza e omertà.
www.isiciliani.it<br />
Sicilia<br />
L’emergenza rifiuti,<br />
l’incubo Tares e la<br />
miopia della politica<br />
Palermo, Caltanissetta,<br />
Messina. Sono solo<br />
le ultime, in ordine di<br />
tempo, "emergenze" rifiuti<br />
che da più di dieci<br />
anni tormentano<br />
l'Isola del Sole in un<br />
Mare di Luce.<br />
di Carmelo Catania<br />
Quotidianamente i telegiornali, anche<br />
nazionali, ci riversano addosso immagini<br />
di chilometri e chilometri di<br />
munnizza accatastata per le strade.<br />
Ci sono stati anche amministratori<br />
pubblici che hanno addirittura invocato<br />
lo stato di calamità, come se la smisurata<br />
produzione di rifiuti degli isolani sia paragonabile<br />
ad un terremoto o ad un alluvione.<br />
Non scherziamo. La disastrosa situazione<br />
in cui ci troviamo non è frutto di<br />
eventi imprevedibili e incontrollabili<br />
dall'uomo, anzi è proprio l'opposto. È<br />
proprio colpa nostra!<br />
Siamo noi con il nostro ormai non più<br />
sostenibile modello di sviluppo e consumo<br />
a produrre troppi rifiuti e troppo<br />
velocemente per la capacità finanziaria e<br />
gestionale degli enti locali.<br />
È stata la miopia dimostrata dalla politica,<br />
a tutti i livelli, che ha generato lo<br />
stato attuale di emergenza finanziaria degli<br />
enti.<br />
Ce lo dice l’Europa<br />
Qualche esempio? A Messina, capoluogo<br />
e provincia producono circa<br />
350.000 tonnellate all’anno di rifiuti, il<br />
cui costo di conferimento in discarica è<br />
di decine di milioni di euro. Sembrerebbe<br />
dunque ovvio che per affrontare<br />
l’emergenza, sanitaria e finanziaria, i<br />
principali e più urgenti provvedimenti<br />
dovrebbero essere tesi ad una riduzione<br />
dei quantitativi che vengono conferiti in<br />
discarica.<br />
In verità il Decreto Legislativo n. 205<br />
del 3/12/2010, che ha recepito la Direttiva<br />
Europea 2008/98/CE “La società del<br />
Riciclaggio”, stabilisce che prima del<br />
conferimento in discarica si debbano attuare<br />
in ordine di priorità a) la prevenzione<br />
dei rifiuti; b) il riuso ed il recupero dei<br />
materiali post-consumo; c) il riciclo; d)<br />
l’eventuale recupero energetico e in ultimo,<br />
per quel poco che resta, e) lo smaltimento.<br />
Tutti gli enti locali che non operano<br />
secondo questa gerarchia sono dunque<br />
fuorilegge ed esposti sanzioni europee,<br />
con ulteriore aggravio dei costi per i<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 55<br />
contribuenti.<br />
Le soluzioni pratiche ci sono, come<br />
quella portata avanti dalla Rete nazionale<br />
Rifiuti Zero – che in questi mesi sta raccogliendo<br />
le firme per una legge di iniziativa<br />
popolare – improntata al massimo<br />
recupero dei materiali post-consumo.<br />
Sembrerebbe l’uovo di Colombo e visto<br />
che la raccolta differenziata in Sicilia è<br />
ferma a pochi punti percentuale, bisognerebbe<br />
chiedersi quali interessi economici<br />
la riduzione dei rifiuti lede.<br />
La Tares peggiorerà la situazione<br />
Intanto l’emergenza finanziaria sarà ulteriormente<br />
aggravata dall'entrata in vigore,<br />
ancora non si sa quando, ma è solo<br />
questione di pochi mesi, della Tares, la<br />
nuova imposta comunale che accorpa in<br />
sé tutta una serie di servizi (strade, illuminazione<br />
pubblica) tra i quali la gestione<br />
del servizio di igiene urbana.<br />
Un’imposta che per come è stata, malamente,<br />
concepita porterà al raddoppio<br />
dell’imposizione e, conseguentemente,<br />
all’evasione. Essendo basata sulla metratura<br />
degli immobili invece che sulla produzione<br />
effettiva dei rifiuti, non incentiverà<br />
il cittadino a tenere separati in casa i<br />
rifiuti e meno che mai a servirsi delle<br />
isole ecologiche, visto che pagherà quanto<br />
chi, meno responsabilmente, produce<br />
montagne di spazzatura. Una soluzione<br />
insostenibile che non incentiva la riduzione<br />
dei rifiuti e quindi non risolverà<br />
l’emergenza.
www.isiciliani.it<br />
Modica/ Prestiti a tassi minimi per truffare le aziende<br />
Attenti al miracolo<br />
tarocco...<br />
Profonda crisi, profondo<br />
rosso: aziende in<br />
panne davanti al miraggio<br />
di un prestito a<br />
tassi minimi. Ma la<br />
truffa è dietro l'angolo<br />
di Francesco Ragusa<br />
www.ilclandestino.info<br />
Una congiuntura finanziaria, divenuta<br />
praticamente uno status quo,<br />
continua a mettere in ginocchio le piccole<br />
e medie imprese. Una crisi cronica<br />
di liquidità per le aziende che innesca<br />
un circolo vizioso paradossalmente letale:<br />
fidi bancari esauriti, serie di cartelle<br />
Serit / Equitalia come incubi, RID<br />
rispediti al mittente, nuovi ordini bloccati,<br />
Enel sul piede di guerra.<br />
É a questo punto che prende il via<br />
una faticosa ed estenuante, ma allo stesso<br />
tempo vitale, ricerca di denaro. Corsa a<br />
ostacoli che può contare su metodi più o<br />
meno legali per raggiungere l'obiettivo.<br />
Primo e naturale approdo è rappresentato<br />
dagli istituti bancari, assai restii negli ultimi<br />
tempi a concedere credito.<br />
Ragioni più o meno valide conducono<br />
al rifiuto della richiesta di prestito. Un<br />
“no” pesante che porta l'imprenditore a<br />
rivolgersi ad “amici” in grado di prestare<br />
denaro con tassi di interessi a livelli di<br />
usura.<br />
Ma non basta: c'è chi propone vie<br />
d'uscita miracolose, a mò di specchietti<br />
per allodole, nel tentativo di trarre in<br />
“trappola” soggetti già duramente colpiti<br />
a livello economico.<br />
É il caso di S. J., truffatore francese che<br />
ha scelto Modica e la provincia di Ragusa<br />
come terreno di battaglia..<br />
Tutto parte da un messaggio, assai allettante,<br />
inserito strategicamente su diversi<br />
siti di annunci: si offrono prestiti, fino al<br />
milione di euro, con interessi al 2%, rimborsabili<br />
in un lasso di tempo a scelta.<br />
Fino a un milione, al 2% di interesse<br />
Roba da far sbrilluccicare gli occhi<br />
ad un imprenditore in panne che si ritroverebbe<br />
davanti ad una manna dal cielo<br />
in versione 2.0, un'iniezione di liquidità<br />
con tassi praticamente nulli rispetto a<br />
quelli proposti dalle banche (nell'ordine<br />
dell'8%). Basta mandare una mail, e<br />
chiedere <strong>maggio</strong>ri informazioni.<br />
Alla richiesta la controparte, con il<br />
nome italianizzato S. G., risponde in una<br />
lingua evidentemente ricavata da una traduzione<br />
fatta con Google Translate. Si ribadisce<br />
la disponibilità del prestito e si<br />
invita ad inviare una serie di dati, alcuni<br />
sensibili: nome, cognome, città, carta<br />
d'identità, iban su cui ricevere la somma<br />
richiesta. E poi reddito mensile, durata<br />
del prestito, occupazione.<br />
Si chiede qualche delucidazione, le<br />
risposte possono sembrare sensate.<br />
Vengono inviati i parametri del credito:<br />
importo richiesto 100.000 euro rimborsato<br />
in sessanta mesi. Rate mensili di<br />
1.752,78 euro, la prima nel Giugno <strong>2013</strong>.<br />
Il totale rimborsato, dopo i cinque anni,<br />
sarà di 105.166,56 euro, interessi veramente<br />
minimi. Non si chiede nessuna garanzia,<br />
nessuna prova dei dati poco prima<br />
inviati. Cosa succede nel caso che<br />
una rata non venga pagata? Giusto una<br />
“piccola” penale di 48 euro.<br />
A questo punto entra in campo un<br />
nuovo soggetto, assolutamente fittizio: il<br />
notaio.<br />
Contratto maccheronico<br />
Nel giro di poche ore giunge una bozza<br />
di contratto, anch'esso redatto in una lingua<br />
“maccheronica”, da rimandare indietro<br />
firmato e scannerizzato. Si tratta di un<br />
pdf, sullo sfondo un logo con la scritta<br />
“le notaire”. L'aria è fortemente farlocca.<br />
Indicazione del prestatore, del mutua-<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 56<br />
tario. E qualche<br />
clausola:<br />
“L'istituto di<br />
credito concede<br />
in comodato<br />
per l'uso principalmente<br />
rimborso in<br />
conformità con<br />
le disposizioni<br />
degli articoli<br />
1875 e seguenti<br />
del codice<br />
civile, che il<br />
destinatario lo accetta, secondo le<br />
condizioni, i termini e gli obblighi di<br />
legge e la pratica, e specialmente in<br />
quelli specificato nel presente contratto,<br />
il seguente importo: 100.000,00 €<br />
(euro) / tasso di interesse: 2%. Scopo del<br />
prestito via [indirizzo indicato poco<br />
prima via mail]”.<br />
Firma del prestatore, spazio per la firma<br />
del mutuatario, e il timbro del notaio appositamente<br />
tagliato nel punto in cui dovrebbe<br />
essere indicata città e numero di<br />
telefono. Una piccola genialata.<br />
Il contratto, compilato, viene rispedito<br />
via mail. A questo punto la svolta: per il<br />
prestito è tutto ok, basta fare un piccolo<br />
versamento per spese notarili di 330<br />
euro, e poi la somma di 100.000 euro<br />
sarà accreditata nel giro di quarantotto<br />
ore. Sembra quasi un miracolo. Miracolo<br />
francese, miracolo tarocco.<br />
S.J. chiede di ricevere la somma<br />
tramite trasferimento Western Union.<br />
Western Union è, in maniera assai<br />
rinomata, la modalità di pagamento<br />
preferita dai truffatori e quella meno<br />
tracciabile dalle Forze dell'Ordine.<br />
I 330 euro inviati, considerati a mò di<br />
obolo per spese notarili, appaiono come<br />
un sacrificio accettabile per poter risolvere<br />
i problemi economici.<br />
Il truffatore, intascato il contante, scappa<br />
via. E scompare. Ogni suo riferimento<br />
è falso, il magheggio è compiuto. Tutto è<br />
pronto per “colpire” un nuovo soggetto.<br />
L'annuncio è ancora lì, e attende un'altra<br />
azienda della provincia.
Ottantanove<br />
inchieste<br />
hanno partecipato alla seconda edizione del<br />
“Premio Gruppo dello zuccherificio per il<br />
giornalismo d’inchiesta”. Fra i vincitori diverse<br />
"firme" della rete dei <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong>: Antonio<br />
Mazzeo per l'inchiesta “Mafia-Stato. La trattativa<br />
continua ora”, Claudia Campese per<br />
“Confiscate e abbandonate” (su CtZen), i ragazzi<br />
del "Clandestino" di Modica per l'inchiesta<br />
"Amici strozzini", Ester Castano per le inchieste<br />
su "Stampoantimafioso" e "Altomilanese".<br />
www.isiciliani.it<br />
Giornalisti coraggiosi<br />
Un premio speciale - per il lunghissimo e<br />
costante impegno di giornalismo e militanza antimafia<br />
- è stato assegnato a Fabio D'Urso, uno<br />
dei primissimi redattori dei <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong> che<br />
domenica 19, insieme a Luciano Bruno e altri<br />
colleghi, parlerà al meeting dell'informazione<br />
libera su “Combattere la mafia... questione di<br />
coraggio?”.<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 57
Italia/ Minori sotto tiro<br />
Achtung<br />
ragazzini<br />
Roma, pesante operazione<br />
nei centri accoglienza.<br />
Tre minorenni<br />
finiscono al Cie<br />
di Bruna Iacopino<br />
www.liberainformazione.org<br />
Valentina riaggancia il telefono e la<br />
gioia esplode sul suo viso. L'incubo<br />
sembra essere finito, i ragazzi sono<br />
tornati al centro di accoglienza dopo la<br />
notte passata al Cie di Ponte Galeria.<br />
“Andiamo a trovarli?” dice guardando<br />
Eva con gli occhi pieni di lacrime.<br />
“Certo che ci andiamo” risponde Eva,<br />
allargando le labbra in un sorriso. La<br />
tensione accumulata negli ultimi giorni<br />
vola via in pochi secondi.<br />
Eva e Valentina sono due volontarie<br />
dell'associazione Yomigro, e negli ultimi<br />
giorni, alla vigilia di Pasqua, sono state<br />
involontarie protagoniste di un caso di<br />
“mala gestione” da parte del comune di<br />
Roma ai danni di alcuni minori stranieri<br />
non accompagnati, ospiti di uno dei tanti<br />
centri sorti nella capitale anche in seguito<br />
alla cosiddetta emergenza Nord-Africa.<br />
Una vicenda con pesanti anomalie ma<br />
che per essere capita necessita di un paio<br />
di passi indietro.<br />
Ottobre 2012. La cronaca locale di Repubblica<br />
titola: “La Procura indaga sui<br />
finti minorenni - Nel fascicolo i nomi di<br />
400 falsi adolescenti. Ai raggi X gli atti<br />
dei vigili e i certificati medici, nel mirino<br />
ci sono gli immigrati indagati per aver<br />
detto il falso.”<br />
www.isiciliani.it<br />
In sostanza sembra che a un certo punto,<br />
in seguito alla gestione emergenziale<br />
e caotica seguita agli ingressi del 2011,<br />
con l'emergenza nord Africa, ci si sia accorti<br />
che la <strong>maggio</strong>r parte delle persone<br />
che avevano ricevuto ospitalità dentro i<br />
centri tutto fosse tranne che minorenne,<br />
grazie anche all'aiuto di medici, avvocati<br />
e vigili compiacenti. Un business vero e<br />
proprio alimentato abbondantemente dai<br />
fondi stanziati per l'emergenza e ormai<br />
finiti. Passano i mesi e dell'inchiesta non<br />
si trovano notizie o riscontri recenti. I<br />
centri però continuano a riempirsi di<br />
nuovi ragazzi che nulla hanno più a che<br />
fare con l'emergenza Nord-Africa e che<br />
per la <strong>maggio</strong>r parte provengono dal<br />
Bangladesh.<br />
Ottocento ragazzi<br />
Primi di marzo <strong>2013</strong>. Ai centri di accoglienza<br />
per minori cominciano ad arrivare<br />
una serie di fax con elenchi di nomi di<br />
presunti finti minori a cui viene richiesto<br />
di presentarsi in dipartimento per una verifica:<br />
“ Qui ai ragazzi viene offerta la<br />
possibilità di dichiararsi <strong>maggio</strong>renni, lasciare<br />
immediatamente il centro e beccarsi<br />
un'espulsione” si legge nel comunicato<br />
diramato da Yomigro. “In caso di rifiuto,<br />
il giorno seguente vengono sottoposti<br />
ad una seconda visita medica di accertamento<br />
dell’età presso l’Ospedale<br />
militare del Celio, e lì dichiarati <strong>maggio</strong>renni.<br />
Allontanati immediatamente dal<br />
centro con un provvedimento di espulsione<br />
e una denuncia penale per esibizione<br />
di documenti falsi, falso ideologico e<br />
truffa ai danni dello Stato.” L'operazione,<br />
sostiene Yomigro, potrebbe riguardare<br />
fino a ottocento ragazzi.<br />
Il tutto, dicono le due volontarie senza<br />
che sia data loro una spiegazione ed, essendo<br />
minori (anche se presunti), senza<br />
la possibilità di una tutela legale essendo<br />
tutore per loro il responsabile del centro.<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 58<br />
Direttamente a Ponte Galeria<br />
L'incubo inizia martedì 26 marzo, di<br />
sera verso l'ora di cena. Tre ragazzi bengalesi,<br />
precedentemente portati al Celio<br />
per l'accertamento dell'età in seguito ad<br />
una visita piuttosto invasiva e che niente<br />
hanno a che fare con gli arrivi dell'emergenza<br />
Nord Africa, mi spiegano le due<br />
volontarie, vengono prelevati dal centro<br />
di accoglienza San Michele e, in quanto<br />
giudicati <strong>maggio</strong>renni, “buttati” letteralmente<br />
in strada insieme ai loro effetti<br />
personali con l'obbligo di presentarsi il<br />
giorno dopo presso l’U.O. di Sicurezza<br />
Pubblica della Polizia Locale di Roma<br />
Capitale a Ponte di Nona.<br />
Quando arrivano a Ponte di Nona con<br />
un giorno di ritardo rispetto a quello loro<br />
indicato, dopo aver vagato per la città e<br />
aver passato un'altra notte all'addiaccio<br />
accade il peggio: in quanto <strong>maggio</strong>renni<br />
vengono accompagnati direttamente al<br />
Cie di Ponte Galeria per non aver ottemperato<br />
all'obbligo di recarsi all'ufficio<br />
operativo il giorno stabilito.<br />
Visibilmente molto <strong>giovani</strong><br />
I tre, visibilmente molto <strong>giovani</strong> anche<br />
agli occhi del personale del Cie, vengono<br />
sottoposti ad una nuova visita, e per uno<br />
di loro la minore età verrà dichiarata la<br />
mattina successiva, in ogni caso dovrà<br />
trascorrere la notte al Cie, nella sezione<br />
maschile.Per gli altri due l'attesa sarà più<br />
lunga.<br />
In seguito alle pressioni esercitate<br />
dall'associazione, e, probabilmente in<br />
virtù dei dubbi ancora legati alla loro età<br />
anagrafica, i due ragazzi rimasti trascorrono<br />
la notte di venerdì nella sezione<br />
femminile, in una stanza a parte. Potranno<br />
uscire solo nel pomeriggio di sabato<br />
30 marzo, dopo ulteriori accertamenti<br />
fatti in altre strutture.
Vittime due volte<br />
“Noi non sappiamo se dietro la storia<br />
dei finti minori ci sia un business vero e<br />
proprio- commenta Valentina prima di<br />
correre dai “suoi ragazzi”- quello che<br />
sappiamo per certo è che con questa operazione<br />
sono vittime due volte, vittime<br />
della tratta, di cui peraltro nessuno si è<br />
preoccupato di chiedere loro conto, vittime<br />
di questa operazione che colpevolizza<br />
loro, ultimo anello della catena spingendoli<br />
verso le dimensione del nero e<br />
del sommerso.”<br />
“Quando tutto questo sarà finito si legge<br />
ancora nel comunicato di denuncia-<br />
quanti minori non accompagnati avranno<br />
ancora il coraggio di emergere? Quante<br />
<strong>giovani</strong> e <strong>giovani</strong>ssime vittime di traffico<br />
o truffe saranno disposte a denunciare<br />
chi si è approfittato di loro? Sicuramente<br />
pochissimi. Gli altri troveranno nuovi<br />
faccendieri, pronti a vendergli a caro<br />
prezzo la speranza di un futuro<br />
migliore.”<br />
L'emergenza Nord Africa<br />
I centri di accoglienza per minori, stando<br />
al sito del comune di Roma sarebbero<br />
solo sei, divenuti molti di più ( 19 in tutto<br />
il Lazio) con una capienza che si aggira<br />
intorno alle 2.000 persone in seguito<br />
all'emergenza Nord Africa e foraggiati<br />
fino a dicembre dello scorso anno dai<br />
fondi stanziati per la stessa dal Ministero<br />
dell'interno.<br />
In data 20 febbraio il sindaco Alemanno<br />
scrive così in una lettera inviata al ministro<br />
dell'Interno, Anna Maria Cancellieri,<br />
e al prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro<br />
per chiedere il rimborso di quanto<br />
anticipato dal comune in fatto di accoglienza<br />
minori: ''Roma Capitale vive da<br />
anni la difficile condizione di “Città di<br />
secondo sbarco”, per ciò che riguarda la<br />
www.isiciliani.it<br />
tematica dei Minori Stranieri Non<br />
Accompagnati (i cosiddetti 'Misna') che<br />
pone nella diretta responsabilita' del<br />
Sindaco della Città nella quale viene<br />
identificato il minore, l'onere della<br />
protezione dello stesso. Già prima degli<br />
eventi socio politici che hanno<br />
interessato il Nord Africa, Roma<br />
sopportava l'accoglienza del 30% dei<br />
Misna presenti sul territorio nazionale<br />
(1.500 su un totale di 5.000), con uno<br />
sforzo a carico del Bilancio comunale di<br />
circa 15 milioni di euro, solo parzialmente<br />
coperto dai trasferimenti dello Stato<br />
(circa il 20% delle risorse necessarie).<br />
Dalla emanazione dell'Ordinanza 3933<br />
del 2011, stiamo inoltre affrontando la<br />
difficile situazione dei Minori provenienti<br />
dall'Emergenza Nord Africa per la quale<br />
Roma Capitale ha subito il raddoppio<br />
delle ordinarie presenze di minori che<br />
sono divenuti quasi 2.800, comportando<br />
una spesa straordinaria nel 2012 di quasi<br />
20 milioni''.<br />
Stando alla cronaca, e all'inchiesta avviata<br />
dalla procura, la cifra versata per<br />
ogni ospite si aggirerebbe intorno ai 70<br />
euro al giorno, cifra che tuttavia, denunciano<br />
alcune associazioni, non corrisponderebbe<br />
a effettivi servizi erogati, a partire<br />
dai kit personali, alla biancheria, al<br />
pocket money, fino all'abbonamento per i<br />
mezzi pubblici. E che il più delle volte,<br />
come sembra ormai accertato va a coprire<br />
anche quelli che sono i falsi minori.<br />
Quante anomalie in questa vicenda<br />
Secondo Salvatore Fachile avvocato<br />
dell'Asgi (Associazione studi giuridici<br />
sull'immigrazione) che sta seguendo la<br />
vicenda nel complesso e nello specifico<br />
in seguito al mandato affidatogli da 4 ragazzi<br />
ormai ex-ospiti dei centri di accoglienza,<br />
le anomalie in questa vicenda<br />
sarebbero molteplici.<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 59<br />
“Nessuno<br />
giochi<br />
con le nostre<br />
vite”<br />
Senza ordine della magistratura<br />
“Quello che sappiamo per certo è che<br />
si tratta di un controllo a tappeto a partire<br />
dagli ultimi arrivi per andare a ritroso nel<br />
tempo fino agli arrivi della cosiddetta<br />
emergenza nord Africa; la procedura è di<br />
carattere amministrativo dunque non c'è<br />
un ordine individuale da parte della magistratura<br />
- e qui sta il suo punto debole,<br />
sottolinea Fachile - Diventa penale solo<br />
successivamente, quando l'ospite, dichiarato<br />
<strong>maggio</strong>renne, oltre al decreto di<br />
espulsione viene accusato di reati pesantissimi”.<br />
“Come Asgi - continua - ci stiamo<br />
muovendo per intraprendere azioni di<br />
carattere politico e poter fermare questa<br />
assurda procedura”.<br />
La protesta delle associazioni<br />
Quanto al caso dei tre ragazzi bengalesi<br />
riconosciuti minorenni in seguito alla<br />
visita fatta nel Cie, Fachile non ha dubbi:<br />
“Questa è la dimostrazione di come la<br />
macchina messa in moto abbia diverse<br />
falle e gli accertamenti fatti al Celio non<br />
siano infallibili, il caso di questi tre ragazzi<br />
ne è la dimostrazione... e poi c'è il<br />
fatto grave che tre minori abbiano dormito<br />
dentro un Cie...”. Ovvero tutti gli<br />
estremi per intraprendere un'azione legale<br />
pesante quanto questa operazione.<br />
A reagire però in maniera convinta<br />
sono stati i ragazzi ospiti dei centri, che<br />
in prima battuta hanno deciso di presidiare<br />
il dipartimento delle politiche sociali<br />
in via Merulana per un'intera mattinata e<br />
successivamente, accompagnati da associazioni<br />
e comitati, hanno fatto sentire il<br />
loro grido di protesta a piazza Venezia,<br />
come a dire: “ Nessuno giochi con le nostre<br />
vite...” ottenendo la promessa di un<br />
interlocuzione con il Comune.<br />
Peccato che, a distanza di un mese, attendano<br />
ancora di essere convocati.
www.isiciliani.it<br />
Società civile<br />
Il Sud, le mafie<br />
Le donne si raccontano<br />
Magistrate, letterate,<br />
sociologhe, amministratrici,<br />
fotografe e<br />
giornaliste. Insieme<br />
per costruire una nuova<br />
antimafia<br />
di Norma Ferrara<br />
www.liberainformazione.org<br />
Alla Casa internazionale delle donne,<br />
tre giorni di dibattiti, performance teatrali<br />
e musicali, analisi e confronto su<br />
“I Sud e le mafie e le donne” universi<br />
per troppo tempo considerati distanti e<br />
raccontati per stereotipi.<br />
L’iniziativa, organizzata in collaborazione<br />
con la Società Italiana delle Letterate,<br />
Libera e daSud, ha messo al centro<br />
l’analisi delle “trasformazioni messe in<br />
atto dalle donne nel contesto in cui vivono,<br />
portando al centro del convegno da un<br />
lato le testimonianze delle donne impegnate<br />
in prima linea contro mafie e corruzione<br />
e dall’altro la narrazione del sé e dei<br />
tanti Sud in cui le donne vivono e operano,<br />
come luogo di partenza e ”re/esistenza”<br />
alle mafie.<br />
E ha ragionato sui tanti ”Sud” come<br />
paesaggi interiori, come luoghi<br />
dell’immaginario, che entrano in relazione<br />
con le donne, diventando da luogo<br />
dell’assenza e dello spaesamento, luogo<br />
della presenza, dell’essenza e della trasformazione<br />
collettiva del sé e della società.<br />
Molte di loro sono giornaliste, impegnate<br />
nei Sud dell’informazione, come<br />
Angela Corica, Marilena Natale e Ester<br />
Castano. Altre sono amministratrici locali,<br />
“le sindache” Elisabetta Tripodi, prima<br />
cittadina di Rosarno, Maria Carmela<br />
Lanzetta, sindaca di Monasterace. Ma<br />
anche registe, scrittrici, studiose del<br />
femminismo, come Gisella Modica e<br />
Emma Baeri. Tre giorni in cui la storia di<br />
donne come Lea Garofalo, uccisa a<br />
Milano nel 2009 e Giusi Pesce, attuale<br />
collaboratrice di giustizia in Calabria,<br />
sono state al centro della riflessione<br />
attuale sul potere di cambiamento e<br />
rottura dei sistemi e della subcultura<br />
mafiosa che le donne hanno dentro e fuori<br />
dall’organizzazione criminale nei tanti<br />
Sud in cui vivono.<br />
Un punto di ri-partenza<br />
Franca Imbergamo, magistrata, ha ricordato<br />
alle donne che l’unico modo per capire<br />
e contrastare un fenomeno così radicato<br />
nella nostra società come quello criminale,<br />
nel quale le donne hanno fatto anche<br />
la loro parte, è abbandonare l’atteggiamento<br />
dell’entomologo “quello di chi<br />
studia un insetto, un qualcosa che è altro<br />
da sé. L’unico modo per essere efficaci è<br />
sporcarsi le mani, scegliere la giusta di<br />
stanza dal fenomeno che vogliamo capire,<br />
trovare il coraggio di guardare interrogandoci<br />
con <strong>maggio</strong>re franchezza, con più<br />
onestà”.<br />
Un convegno che è un punto di ri-partenza,<br />
che ha permesso a molte donne impegnate<br />
da anni sui territori di prendere la<br />
parola, confrontare i metodi dell’analisi<br />
narrativa e sociologica, per un nuovo percorso<br />
antimafia che parta soprattutto dalle<br />
tante donne che sui territori, dalla Cala-<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 60<br />
bria alla Lombardia, hanno scelto da che<br />
parte stare nella battaglia antimafia.<br />
Una lotta che per molte di loro coincide<br />
con l’affermazione di sé dei propri diritti<br />
di persona, una battaglia individuale che<br />
diventa immediatamente politica. E che<br />
appartiene, dunque, immediatamente a<br />
tutti noi.<br />
Alcuni interventi della tre giorni “I Sud,<br />
le mafie. Le donne si raccontano”<br />
La sindaca di Rosarno, Elisabetta Tripodi<br />
– “Chi me lo fa fare? il mio senso civico,<br />
la necessità di non restare alla finestra<br />
a guardare il disastro che si stava compiendo<br />
sotto i nostri occhi”<br />
Maria Carmela Lanzetta, sindaca di<br />
Monasterace, interviene via skype al convegno<br />
e racconta la sua lotta contro la<br />
‘ndrangheta fatta solo di buona amministrazione,<br />
di un comune che funzioni, di<br />
un territorio che valorizzi le sue risorse<br />
culturali e storiche.<br />
Ludovica Ioppolo, ricercatrice e sociologa,<br />
impegnata con Libera. Al convegno<br />
porta il suo contributo di analisi<br />
dell’impegno antimafia delle donne sui<br />
territori, la loro lotta per “re/esistere” alle<br />
mafie, le storie di “Al nostro posto” il libro<br />
scritto a quattro mani con Martina<br />
Panzarasa, che racconta le storie di sei<br />
donne impegnate sul fronte ”antimafia”.<br />
Alessandra Clemente, figlia di “Silvia<br />
Ruotolo”, vittima innocente della camorra.<br />
Attualmente è neo assessore al Comune<br />
di Napoli. Alessandra è impegnata da<br />
anni nei percorsi di educazione alla legalità<br />
e memoria. In questi mesi ha intrapreso<br />
una nuova sfida: portare questo percorso<br />
antimafia direttamente al servizio dei <strong>giovani</strong>,<br />
attraverso l’azione dell’amministrazione<br />
pubblica. “Una sfida che mi appassiona,<br />
che mi mette anche un po’ di paura.<br />
Ma è più forte la voglia di farcela”.
Memoria<br />
'U Parrinu<br />
“Storia di Padre Pino<br />
Puglisi ucciso dalla<br />
mafia”. La vicenda di<br />
un cristiano che ha difeso<br />
il suo popolo, senza<br />
odio e senza paura<br />
di Claudio Zappalà<br />
Nel ventesimo anniversario della<br />
morte di Padre Pino Puglisi, la Chiesa,<br />
il 25 <strong>maggio</strong>, lo proclamerà Beato. La<br />
cerimonia si svolgerà allo stadio Barbera<br />
di Palermo e si prevede<br />
un’affluenza di 35 mila persone.<br />
Tra gli eventi che fanno da contorno<br />
alla cerimonia di beatificazione si inserisce<br />
lo spettacolo U parrinu – Storia di<br />
Padre Pino Puglisi ucciso dalla mafia<br />
che andrà in scena il 22 <strong>maggio</strong> nella<br />
chiesa di S.Gaetano a Brancaccio.<br />
Lo spettacolo è scritto e interpretato da<br />
Christian Di Domenico, attore e insegnate<br />
di recitazione 44enne, figlio di genitori<br />
meridionali, vissuto in Lombardia per<br />
trent’anni e che adesso, per un caso di<br />
emigrazione al contrario, vive e lavora a<br />
Bari.<br />
www.isiciliani.it<br />
Titoletto<br />
Come affronti il tema della mafia in<br />
questo spettacolo, tu che la mafia l’hai<br />
sempre vista da lontano?<br />
“Non vivendo quelle realtà ho avuto<br />
solo la possibilità di sfiorare episodi. Ho<br />
passato, da quando ero piccolo fino<br />
all’adolescenza, ogni estate tra Gela e<br />
Manfria, e ogni estate episodi ne accadevano,<br />
e avevano a che fare, non voglio<br />
chiamarlo malcostume, con attitudini.<br />
Poi ho avuto una ragazza calabrese, e<br />
cambiamo settore, Ndrangheta, e per sette<br />
anni le estati le passavo li. Adesso<br />
vivo a Bari, e i miei suoceri hanno dovuto<br />
aprire e chiudere diversi negozi per<br />
non pagare il pizzo. Tutto questo io non<br />
so se sia mafia, o quella mafia. Sicuramente<br />
sono molto lontano da Palermo e<br />
dalla Sicilia.”<br />
Lo storia che Christian vuole raccontare,<br />
più che del Beato Padre Pino Puglisi,<br />
o del prete antimafia, è la storia di una<br />
persona di famiglia: “Mia madre era finita<br />
in collegio a Palermo e in quegli anni<br />
ha avuto la fortuna di conoscere Padre<br />
Pino come guida spirituale, come confessore,<br />
come insegnante di religione.<br />
Quando poi è emigrata in un paese vicino<br />
Monza, a Brugherio, dove io sono<br />
nato, sono sempre stati in contatto; è venuto<br />
a celebrare il matrimonio dei miei<br />
genitori; ogni anno, quando poteva, qual-<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 61<br />
che giorno di vacanza li veniva a passare<br />
da noi”.<br />
Lo spettacolo del 22 <strong>maggio</strong> in realtà è<br />
un evento speciale, più che una prima nazionale:<br />
“Ho voluto offrire questo ricordo.<br />
Non volevo essere al di fuori<br />
dell’organizzazione della Chiesa di Palermo.<br />
Stiamo ancora cercando fondi per<br />
avere una produzione che mi permetta di<br />
raggiungere le parrocchie senza avere<br />
una ricaduta sul costo dei biglietti per i<br />
ragazzi.”<br />
Lo spettacolo infatti verrà rappresentato<br />
principalmente negli oratori di tutte<br />
le chiese d’Italia che vorranno ospitarlo.<br />
“Vorrei caricarmi della piacevole<br />
responsabilità di portare a quanti più ragazzi<br />
possibile questa storia, far conoscere<br />
questa parabola; ma non l’apologia<br />
di un santo, ma le azioni semplici che lui<br />
conduceva da uomo, profondamente radicati<br />
nella Fede e nel senso del giusto.<br />
Lui diceva: Se ognuno di noi fa qualcosa<br />
allora si può fare tanto”.
www.isiciliani.it<br />
Dalla Sicilia a Bologna<br />
Gli omaggi di<br />
William Manera<br />
Nella città di Lucio Dalla<br />
è successo qualcosa...<br />
di Salvo Ognibene<br />
www.diecieventicinque.it<br />
Abbiamo conosciuto William Manera<br />
l’anno scorso, grazie a Bologna e agli amici<br />
di Caracò (qui) suonava il piano con<br />
un’incredibile allegria e ironizzava “sul<br />
suo naso” con fare cabarettistico. In estate<br />
ha pubblicato il suo album “I miei omaggi”,<br />
un disco da ascoltare e riascoltare.<br />
Dieci canzoni uguali e diverse tra loro.<br />
Uguali perché è facile intuirlo, riconoscerlo,<br />
nei testi mai noiosi e incolore. Diversi<br />
perché le sue basi musicali spaziano dal<br />
blues allo swing al jazz con una straordinaria<br />
facilità.<br />
Manera è uno che si diverte con le parole<br />
e col pianoforte, e si vede. Testo e musica,<br />
un binomio esplosivo che si riversa<br />
nella quotidianità di un siciliano che vive a<br />
Bologna da anni. La città che gli ha regalato<br />
il premio più importante della prima<br />
edizione di “Una canzone per Bologna”,<br />
vinto a casa di Lucio, a Piazza Maggiore,<br />
“A due passi da qui”.<br />
L’abbiamo incontrato qualche giorno fa,<br />
in un bar sotto le due torri.<br />
William Manera, dalla Sicilia a Bologna.<br />
“I miei omaggi”.<br />
I miei omaggi a te, è il titolo dell album<br />
no?<br />
C’è molta sicilianità nel titolo, se lo<br />
dovessimo spiegare ad un bolognese?<br />
(ride) Ha una duplice iniziativa, la prima<br />
“i miei omaggi” detto da un siciliano è una<br />
cosa bella, positiva ed ossequiosa (in<br />
modo simpatico). Inoltre il mio album è<br />
un contenitore di omaggi a persone, luoghi<br />
e circostanze che sono avvenute.<br />
Nei tuoi testi descrivi sempre bene<br />
quello che ti circonda e che c è intorno,<br />
anche di Bologna, dove di recente hai<br />
vinto un premio abbastanza importante.<br />
Si c’è tanto di Bologna, del mio paese di<br />
origine, di persone che hanno influito sul<br />
mio modo di essere, non solo sotto l’aspetto<br />
artistico ma anche umamente.<br />
Uno di questi è Vincenzo Consolo, un<br />
illustre vicino di casa, a cui dedichi la<br />
traccia numero nove…<br />
“Tra la mensola e il muro”. Consolo ha<br />
avuto una voce importante nella letteratura<br />
del ‘900, per me è stato un prezioso esempio,<br />
soprattutto nel modo che ha avuto di<br />
vivere il distacco dalle origini.<br />
E Bologna? Vivi qua da dieci anni…<br />
Bologna è bellissima ed è la città dove<br />
ho trascorso un terzo della mia vita, gli altri<br />
due terzi li ho passati in Sicilia.<br />
Sono delle proporzioni che rispetti anche<br />
nel disco?<br />
Direi che il disco è un 50 e 50. Ci sono<br />
dei rimandi a Dalla, Guccini ma anche alla<br />
musica popolare. E’ un miscuglio e di canzone<br />
in canzone viene fuori una parte, o<br />
l’altra, o anche tutte e due assieme.<br />
C’è anche un brano dedicato a Paolo<br />
Borsellino, una bella sorpresa…<br />
E’ stata una sorpresa per molti, non tanto<br />
per il tema della canzone ma perché è la<br />
traccia che più si discosta dalla soluzione<br />
del genere musicale che ho trovato per<br />
l’album ossia lo swing e il blues.<br />
È di intermezzo…<br />
Appunto sta al centro del disco ed è ovviamente<br />
un o<strong>maggio</strong>. È un brano più riflessivo,<br />
più intimo rispetto a tanti altri<br />
che sono espliciti e anche grazie a questo è<br />
messo in risalto.<br />
Sciascia divideva l’umanità in cinque<br />
categorie, gli ultimi erano i quaquaraquà<br />
“che dovrebbero vivere come le<br />
anatre nelle pozzanghere, ché la loro<br />
vita non ha più senso e più espressione<br />
di quella delle anatre...”. Come sono i<br />
tuoi quaquaraquà?<br />
Devo dire che è una parola foneticamente<br />
spettacolare, senti già cosa vuol dire<br />
(ride). Il quaquaraquà è un personaggio<br />
particolare che fa poco ma fa capire di far<br />
troppo, che parla, parla, promette… ne conosco<br />
parecchi anche da queste parti...<br />
Un 2012 da incorniciare: un premio<br />
importante nella tua città, un premio<br />
importante anche a Bologna, il <strong>2013</strong><br />
com’è iniziato?<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 62<br />
Siamo ancora in fase promozionale ma<br />
stiamo lavorando abbastanza, vogliamo<br />
farci trovare pronti per quello che diventerà<br />
il passaggio alla fase due, far conoscere<br />
il disco e il progetto. L’album è in vendita<br />
su tutto il territorio nazionale e dal 22<br />
marzo anche in 107 webstore online.<br />
Continueranno a fioccare date perché la<br />
mia musica trova la giusta dimensione dal<br />
vivo, sarò in gara in qualche concorso, talvolta<br />
con band al completo, talvolta con<br />
soluzioni più acustiche. Stiamo pensando<br />
ad alcune sorprese...<br />
Quindi?<br />
Live, presentazioni in tutta Italia, <strong>maggio</strong>ri<br />
città dove poter acquistare l’album<br />
e… le cose belle per l’estate non le posso<br />
ancora dire.<br />
E Lucio Dalla? Noi di Dieci e Venticinque<br />
gli abbiamo dedicato il mensile<br />
di marzo…<br />
Io ricordo che Bologna un anno fa era a<br />
lutto. Ma non era un lutto con strazio e dolore<br />
bensì un lutto allegro, ci ha lasciato di<br />
stucco ma in bellezza. Quando se ne va un<br />
grande artista sei contento per quello che<br />
ha fatto e lo saluti con il sorriso.<br />
Lascia un vuoto enorme a Bologna. Era<br />
come lo zio burlone della famiglia. Quello<br />
che ti fa ridere e a cui vuoi tanto bene.<br />
Quello che risolve le cose e con il quale<br />
vivi momenti felici. Quello che quando<br />
muore lo ricordi sempre con un pizzico di<br />
tristezza ma col sorriso stampato in faccia.<br />
Punti vendita:<br />
@Bologna: Disco D'Oro, Via Galliera 23.<br />
@Milano: MusicaMusica, Via Giulio Romano 21.<br />
@Roma: L'Allegretto Dischi, Via Oslavia 44.<br />
@Firenze: Dischi Fenice, Via Santa Reparata 8.<br />
@Napoli: Giancar, Piazza Garibaldi 44.<br />
@Taranto: Musica è, Via Cesare Battisti, 23.<br />
@Modena: We Rock Music Store, Via Bacchini 11.<br />
@ReggioEmilia: Tosi Dischi, Via Emilia S.Pietro 57.<br />
@S.Agata Militello: Tabaccheria Ninone; Edicola stazione.<br />
@Varese: Record Runners Varese, Via Albuzzi 8.<br />
oppure via mail richiedendolo a williammaneraofficial-<br />
@gmail.com<br />
www.williammanera.com<br />
williammaneraofficial@gmail.com<br />
www.facebook.com/WilliamManeraOfficial<br />
@WilliamManera<br />
www.youtube.com/user/WilliamManeraChannel
Storie d'amore<br />
“Lei disse sì”<br />
Un matrimonio<br />
contrastato nell'Italia<br />
del Medioevo<br />
di Teresa Campagna<br />
www.arcisicilia.info<br />
Lorenza: A volte un po’ “burbi” (burbera)<br />
ma con un cuore tenero, da 7 anni è<br />
fidanzata con Ingrid che la sopporta e<br />
supporta nonostante tutto… Mediatrice<br />
di conflitti per studi e lavoro, non è in<br />
pace se non sente armonia tra le persone<br />
che la circondano e per questo è promotrice,<br />
con Ingrid, di pranzi, cene, concertini<br />
tra amici in cui stare bene tutti insieme...<br />
Dopo anni di basket si è data alla<br />
pallavolo con scarsissimi risultati. Vorrebbe<br />
un cane (ma non lo dice ad Ingrid<br />
perché altrimenti domani potrebbe trovarselo<br />
già a casa).<br />
Ingrid: Ha il passaporto svedese ma è<br />
nata a Firenze e cresciuta a Rifredi.<br />
Un’educazione “tormentata” tra religione<br />
e pianoforte. Architetto per passione,<br />
chef per talento, oggi insegna visual design<br />
e comunicazione. Di facile entusiasmo,<br />
ha la sventata tendenza a volare<br />
troppo in alto e per questo è eternamente<br />
riconoscente a Lorenza che l’aiuta a tenere<br />
i piedi per terra. Avrebbe voluto la<br />
proposta di matrimonio in ginocchio e<br />
con un diamante ma non demorde, è<br />
pronta ad aspettare le nozze d’argento.<br />
Una storia normale<br />
“Lei disse si" è una normale storia<br />
d’amore. Ma in Italia, la normalità per le<br />
coppie omosessuali è fantascienza. Due<br />
<strong>giovani</strong> donne fiorentine che hanno deciso<br />
di mettere in piazza il loro privato per<br />
cercare di sfondare delle porte che in Ita-<br />
www.isiciliani.it<br />
lia sembrano essere inesorabilmente<br />
chiuse. E quindi il loro racconto in giro<br />
per l’Italia, scanzonato ed ironico, ha un<br />
risvolto sociale: parità di diritti per tutti.<br />
Perché in Italia no?<br />
Il loro scopo è quello di sensibilizzare<br />
l'opinione pubblica italiana su un argomento<br />
così delicato e dibattuto come<br />
l'unione civile tra persone dello stesso<br />
sesso. Ingrid e Lorenza per fare questo<br />
hanno messo su un blog (Lei disse si),<br />
sono su Repubblica D con una rubrica<br />
fissa, sono apparse in tv (con un servizio<br />
su LA7) e radio nazionali, ed ora hanno<br />
anche avviato un crowdfunding (racolta<br />
fondi) per autofinanzare "dal basso" la<br />
produzione di un documentario. Ecco<br />
cosa scrivono sul sito della"Produzioni<br />
dal Basso".<br />
"Lei disse sì" è il racconto dei mesi che<br />
precedono il matrimonio di Ingrid e Lorenza,<br />
che si sposeranno a giugno in Svezia<br />
perché in Italia due persone dello<br />
stesso sesso non possono farlo.<br />
Ingrid e Lorenza raccontano che l'esperienza<br />
del matrimonio è la stessa per tutti<br />
e che per organizzarlo i passi tradizionali<br />
sono sempre quelli: annunciarlo a parenti<br />
ed amici, trovare un posto in cui fare la<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 63<br />
Foto di<br />
Grazia Bucca<br />
festa, fare la lista<br />
degli invitati,<br />
pensare agli abiti,<br />
alle fedi, al cibo,<br />
etc.<br />
"Lei disse sì" è<br />
un progetto crossmediale<br />
che<br />
attraverso un blog<br />
attivo da<br />
dicembre 2012 e<br />
una pagina<br />
facebook sta<br />
raccontando<br />
questo percorso,<br />
in modo più o meno leggero, incontrando<br />
la partecipazione di un'intera community.<br />
“I diritti che spettano a tutti”<br />
Ingrid e Lorenza sono state due giorni<br />
a Palermo, invitate da Arci Palermo, che<br />
ha voluto dare un suo contributo per Verso<br />
il Pride <strong>2013</strong>. Hanno incontrato gli<br />
studenti del duca Abruzzi, rispondendo<br />
con semplicità e gioiosità a tutte le domande<br />
dei ragazzi, cercando di far capire<br />
l’obiettivo delle loro iniziative: “siamo<br />
normali e vogliamo una vita normale,<br />
con i diritti che spettano a tutti”. Hanno<br />
partecipato ad un incontro istituzionale<br />
con il Comune di Palermo e con il comitato<br />
del Pride <strong>2013</strong>.<br />
Nessuna differenza<br />
E ancora, hanno preso parte ad un incontro<br />
in cui hanno messo a confronto la<br />
loro esperienza pre matrimonio con una<br />
giovane coppia etero sposata da pochi<br />
mesi. Risultato: nessuna differenza.<br />
Ingrid e Lorenza, dopo il matrimonio<br />
in Svezia, torneranno in Italia e cominceranno<br />
la loro battaglia, fra carte, avvocati<br />
e tribunali, per rivendicare il diritto, non<br />
solo loro, a vivere una vita normale.
w.isiciliani.it<br />
Storia<br />
Ma chi fu<br />
Antonio Canepa?<br />
Il fascismo e la sua<br />
fine, la guerra e la Resistenza,<br />
il separatismo e<br />
la sua guerra furono gli<br />
ambiti in cui si svolse la<br />
turbinosa esistenza di<br />
Antonio Canepa<br />
di Elio Camilleri<br />
Il delitto Matteotti (10 giugno 1924)<br />
indusse il giovane Canepa, che non aveva<br />
ancora compiuto sedici anni, ad<br />
esprimere tutto il suo sdegno contro il<br />
governo fascista.<br />
Questa ostilità contro il fascismo si materializzò<br />
nella preparazione di un attentato<br />
a Mussolini: attraverso un passaggio<br />
segreto aveva progettato di giungere addirittura<br />
nella Sala del Mappamondo, a Palazzo<br />
Venezia, ma la chiusura del passaggio<br />
fece fallire il piano.<br />
Ma, poi, nel 1937 ottenne la cattedra di<br />
Dottrina del Fascismo, con tre volumi dal<br />
titolo “Sistema della Dottrina del Fascismo.<br />
Una formidabile contraddizione che<br />
lo stesso Canepa ammette, ma che invita a<br />
sciogliere attraverso una lettura attenta del<br />
testo, dal quale si può capire che il fascismo<br />
è pericoloso per l’Italia e per gli altri<br />
Stati, che il fascismo si può combattere,<br />
che ci sono molti scrittori che lo giudicano<br />
negativamente.<br />
Allo scoppio della seconda guerra mondiale<br />
entrò in contatto dei servizi segreti<br />
britannici, preparò ed attuò con successo,<br />
la notte del 10 giugno 1943, l’attentato<br />
all’aeroporto di Gerbini, neutralizzando i<br />
caccia tedeschi, distruggendo bombe,<br />
armi e munizioni.<br />
Come si sa bene, dopo trenta giorni gli<br />
angloamericani sbarcarono dalle parti di<br />
Gela non incontrando, anche per merito<br />
del sabotaggio alla postazione tedesca di<br />
Gerbini, un’adeguata resistenza.<br />
A questo punto ecco un altro fatto inspiegabile<br />
o, quanto meno, difficile da<br />
spiegare: Canepa lasciò la Sicilia e si recò<br />
tra l’Abruzzo e la Toscana a fare il partigiano.<br />
La lotta partigiana intrapresa da Canepa<br />
fu assolutamente finalizzata alla liberazione<br />
dai nazifascisti in particolare dei territori<br />
in cui operò tra l’Abruzzo e la Toscana.<br />
Avendo conseguito questo risultato e<br />
giunto a Firenze nel <strong>maggio</strong> del 1944, lanciò<br />
un’operazione politica di segno divergente<br />
rispetto alla linea politica dei CLN e<br />
del governo: in nome del Partito Dei Lavoratori,<br />
diffuse, il 20 giugno, un appello<br />
in cui, per un verso si ringraziavano gli alleati<br />
per il decisivo aiuto fornito per la liberazione<br />
dai nazifascisti, per un altro si<br />
chiedeva agli Alleati di collaborare con i<br />
partigiani ed in particolare con la componente<br />
comunista, per l’instaurazione di un<br />
governo liberato dalla “borghesia – un pugno<br />
di capitalisti, di speculatori e di parassiti<br />
– (che) ha portato l’Italia alla rovina”.<br />
I contenuti del manifesto non potevano<br />
essere condivisi neppure dagli Alleati, sicché<br />
Canepa – Tolù perse i riferimenti con<br />
il SIS (Secret Intelligence Service), il<br />
CLN (Comitato di Liberazione Nazionale)<br />
lo arrestò e lo condannò a venti giorni di<br />
reclusione con la condizionale e a mille<br />
lire di multa.<br />
Decise, quindi, nell’autunno del 1944,<br />
di tornare in Sicilia, di morire come Canepa<br />
–Tolù e di rinascere come Mario Turri.<br />
Molto probabilmente dopo l’eccidio di<br />
Palermo, il 19 ottobre 1944, Mario Turri<br />
incontrò Andrea Finocchiaro Aprile , riuscendo<br />
a convincerlo dell’opportunità di<br />
istituire l’EVIS.<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 64<br />
Canepa tenne conto, necessariamente,<br />
degli intendimenti espressi da Finocchiaro<br />
Aprile e da Togliatti: certamente nel primo,<br />
il “fatto” istituzionale contava di più<br />
di quello sociale e non poteva che essere<br />
così (non dimentichiamo che Andrea Finocchiaro<br />
Aprile faceva parte di un triunvirato<br />
in cui c’era il conte Luigi Tasca, latifondista,<br />
e Calogero Vizzini, ex gabelloto<br />
e ora latifondista mafioso), mentre per<br />
Togliatti, condizionato ancora dalla “svolta<br />
di Salerno”, e lui stesso al governo,<br />
considerava la soluzione “autonomistica”<br />
quella più avanzata, oltre la quale non era<br />
lecito, per impedimenti nazionali ed internazionali,<br />
pensare di potere andare; in<br />
ogni caso, per Togliatti, restava la monumentale<br />
questione sociale della riforma<br />
agraria ancora da risolvere e i comunisti<br />
ne sarebbero stati ancora i grandi protagonisti.<br />
Indipendentista o comunista?<br />
Non si sa bene se Canepa fu più indipendentista<br />
o comunista, ma, forse, Tasca,<br />
Finocchiaro Aprile e Vizzini lo considerarono<br />
più comunista e forse anche per questo<br />
fu tolto di mezzo a Murazzu ruttu il 17<br />
giugno 1945, colpito a morte in uno scontro<br />
a fuoco con una pattuglia di carabinieri<br />
che lo intercettarono a bordo di un furgone<br />
guidato da Pippo Amato. Assieme a<br />
Canepa quel giorno morirono Carmelo<br />
Rosano e Giuseppe Lo Giudice.<br />
Nessuno ha mai saputo come si svolsero<br />
i fatti, chi dette inizio alla sparatoria, chi<br />
avvisò i carabinieri di Randazzo del passaggio<br />
del furgone, perché i corpi furono<br />
sepolti in tombe senza nome. La storia<br />
della Sicilia è soprattutto storia di persone<br />
difficili da capire, di fatti difficili da capire<br />
e da spiegare perché volutamente censurati<br />
e tacitamente dimenticati.
Storie<br />
www.isiciliani.it<br />
Alla ricerca<br />
del tempo perduto<br />
Girotondi, marce, manifestazioni, l'impegno di<br />
una vita: ma ne valeva la pena, per poi vedere<br />
alla fine il partito di Prodi allearsi con quello di<br />
Berlusconi? di Jack Daniel<br />
. Gli insetti, per esempio. Leggi qua,<br />
un interessantissimo resoconto della Società<br />
italiana delle Scienze del 1853 :”È<br />
innegabile la somma affinità della Thoreyella<br />
coi Rafigastri. Le particolarità<br />
delle antenne dello scutello e delle ale<br />
superiori sono differenze di poco momento<br />
e non escono dalle file de caratteri<br />
meramente specifici. Ma non così<br />
quelle della struttura del capo. Il notevole<br />
avvanzamento delle gene al di là della<br />
fronte è sufficiente a dimostrare l’ impossibilità<br />
dell’ innalzamento del primo articolo<br />
della mascella al di sopra dell’ asse<br />
longitudinale del corpo durante l’atto<br />
della manducazione, impossibilità che<br />
non sarebbe manifesta nei casi frequenti<br />
in cui l’origine della mascella è attigua<br />
all’ apertura della bocca e in cui l’apertura<br />
della bocca è all’ estremità anteriore<br />
della testa.”.<br />
Decisivo, chissà perché mi era sfuggito<br />
sino ad ora...<br />
Nel silenzio di casa mia<br />
Non solo: mi rendo conto di aver trascurato,<br />
e molto, anche la mineralogia.<br />
Illuminante questo ricordo di Pini del<br />
1832, strano che non l’abbia letto prima:<br />
“I feldspati trovati dal Pini sul S Gottardo<br />
erano generalmente o bianchi, o lattei,<br />
e tra questi secondi alcuni pochi ave-<br />
vano una tinta verdiccia; non crepitavano<br />
al fuoco, sebbene cristallizzati, il che,<br />
come nota il N.A., è un'eccezione al<br />
principio asserito da Kirvan, il quale<br />
sembra perciò non avere conosciuti i<br />
feldspati del S Gottardo: la <strong>maggio</strong>r parte,<br />
spezzati, esalano un odore quasi simile<br />
a quello della pietra suilla, indizio<br />
dello sviluppamento di qualche sostanza<br />
volatile combinata con qualche acido”.<br />
Ma cosa è questo fracasso? Ah, la televisione<br />
dei vicini a tutto volume. Il telegiornale:<br />
voto di fiducia al Governo,<br />
Berlusconi e il partito di Prodi votano insieme.<br />
“Analizzando poi scrupolosamente e<br />
coll’ appoggio di apposite figure la struttura<br />
lamellare di questi feldspati trova il<br />
Pini ch’essa è ben diversa da quella, che<br />
il signor De Saussure ha riconosciuta in<br />
altre pietre di tale natura, e che il signor<br />
De l’Isle non solo riguarda come generale<br />
ai feldspati, ma assume anche come<br />
un principio per ispiegare le diverse cristallizzazioni<br />
de medesimi.”<br />
Quanto tempo ho sprecato… Perché, in<br />
tutti questi anni, non ho letto queste pagine?<br />
Cosa mi ha distratto? E la bellezza<br />
della matematica? Perché non l’ho coltivata?<br />
Senti, senti...<br />
“Dunque: il seno iperbolico è la lunghezza<br />
della perpendicolare calata<br />
dall’estremità dell’arco iperbolico corri-<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 65<br />
dajackdaniel.blogspot.it/<br />
spondente ad un dato settore, sul<br />
prolungamento dell’asse principale che<br />
passa pel vertice della iperbole equilatera.<br />
La lunghezza CP dicesi coseno iperbolico.<br />
Dunque: il coseno iperbolico è<br />
quella distanza che corre tra il centro<br />
della iperbole equilatera ed il piede del<br />
seno."<br />
La tv dei vicini<br />
Ancora la televisione dei vicini. Le<br />
notti passate ad aspettare i risultati elettorali.<br />
Chilometri di girotondi, marce, manifestazioni<br />
contro Berlusconi. Ma non<br />
distraiamoci ”La retta AT dicesi tangente<br />
iperbolica del settore ACM onde :<br />
La tangente iperbolica è quella porzione<br />
della tangente al vertice della iperbole<br />
equilatera limitata da quella retta che<br />
partendo dal centro va all’estremità dell<br />
arco corrispondente al settore.<br />
La retta CT dicesi secante iperbolica<br />
onde...”<br />
Applausi in aula. Deputati del PD<br />
stringono la mano ai berlusconiani.<br />
Quanto tempo buttato.<br />
“La seconda iperbolica è quella porzione<br />
della retta, la quale dal centro della<br />
iperbole equilatera andando al punto<br />
estremo dell’ arco corrispondente al settore...
www.isiciliani.it<br />
Politica<br />
Le incredibili<br />
ragioni<br />
di un governo forzato<br />
E' cambiato moltissimo<br />
– nei fatti – il sistema<br />
istituzionale italiano.<br />
Dietro la ripetizione<br />
dei riti, cosa c'è<br />
davvero?<br />
di Giovanni Abbagnato<br />
Non servono riferimenti tecnicopolitici<br />
per definire un governo – quello<br />
nominalmente affidato a Enrico<br />
Letta - “condannato ad esistere” da<br />
un’incredibile serie di vicissitudini incrociatesi<br />
tra il complessivo decadimento<br />
del sistema politico-istituzionale<br />
e le vicissitudini interne al Partito Democratico.<br />
Quello che è forse più interessante - e<br />
anche più significativo - è provare a ragionare<br />
sulle mutazioni, di fatto intervenute<br />
nel sistema istituzionale italiano<br />
che, come la storia insegna, sono la spia<br />
più evidente di una disgregazione della<br />
sostanza delle Istituzioni stesse.<br />
Conseguenzialmente, tali mutazioni -<br />
di fatto - rendono, più che obsoleto, pressoché<br />
insignificante il complesso della<br />
normativa e delle prassi che in tutti i sistemi<br />
democratici sta a guardia della solennità,<br />
in senso di importanza e straordinarietà,<br />
dei passaggi modificativi di atti<br />
costitutivi delle Istituzioni.<br />
Non è, infatti, insignificante, per il presente<br />
e per gli sviluppi futuri, una trasformazione<br />
“ in automatico” in questa<br />
fase politica del ruolo del Presidente della<br />
Repubblica, dalla funzione di rappresentatività<br />
e garanzia a quella più squisitamente<br />
di governo.<br />
Attenzione, funzioni di governo ancor<br />
più cogenti perché prescindono dalle<br />
scelte tecnico-politiche di un Esecutivo<br />
“nominato”, come in una sorta di “grande<br />
fratello” e, quindi, obbligato a fare<br />
quello che in buona parte è già scritto,<br />
non essendo prevista la sottrazione<br />
In questo senso cambia pure il ruolo<br />
del Presidente del Consiglio, che oggi<br />
definire ancora Premier suscita qualche<br />
amara ilarità, perché in realtà si tratta di<br />
un esecutore di indicazioni che non hanno<br />
nemmeno un preciso profilo tecnicopolitico<br />
del Presidente, come può succedere<br />
ai capi del governo, per esempio<br />
francesi o russi.<br />
Giaculatorie prive di senso<br />
In Italia, ormai, c’è solo un Presidente<br />
del Consiglio che dovrà portare avanti un<br />
governo. Il resto – programmi, prospettive<br />
programmatiche, ecc. – sono solo giaculatorie<br />
prive di senso e, come tutto<br />
quello che è privo di senso in politica<br />
può diventare pericoloso per la democrazia,<br />
almeno quella sostanziale.<br />
In estrema sintesi, questo è un terreno<br />
che potrà piacere o no, che potrà essere<br />
considerato inevitabile o no, ma che in<br />
ogni caso sfugge al senso politico delle<br />
cose perché non si baserà più su scelte<br />
orginali, nel senso letterale del termine,<br />
ma su di un paradigma di governabilità<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 66<br />
fine a se stesso che, paradossalmente,<br />
avrà un rapporto assai relativo con le reali<br />
necessità del Paese.<br />
C’è un governo. Punto. E questo basti.<br />
In questo ulteriore passo verso l’abdicazione<br />
della politica, è evidenza logica<br />
che chi potrà trarre il massimo dei vantaggi<br />
da questa situazione sarà Silvio<br />
Berlusconi, il più “im-politico” dei soggetti<br />
in campo che confermerà il valore<br />
dell’immagine del Caimano, sempre vivo<br />
e mimetizzato, che un preveggente film<br />
ha consegnato alla cronaca.<br />
Alle condizioni di Berlusconi<br />
Il cavaliere potrà mostrare al mondo<br />
quanto ingiusto e insensato era il giudizio<br />
di impresentabilità su di lui e i suoi<br />
ministri ai quali è richiesta adesso “leale”<br />
collaborazione dopo averli demonizzati<br />
considerandoli irresponsabili incompetenti<br />
attentissimi solo ai “casi loro” e del<br />
loro principale.<br />
Potrà dire che è vero che la legittimazione<br />
elettorale può consentire di superare<br />
norme di ineleggibilità, di attaccare,<br />
senza limiti e con occupazioni, delle loro<br />
sedi tutte le Istituzioni più importanti –<br />
dalla Magistratura alla Corte Costituzionale<br />
– perché, se non fosse così, non si<br />
chiederebbe a lui di risalire sul suo predellino<br />
stavolta per vestire i panni dello<br />
Statista che, addirittura calma i suoi più<br />
facinorosi sottoposti per consentire al governo<br />
di vivere, almeno fin quando vorrà<br />
lui e i suoi avvocati.<br />
In estrema sintesi, avere fatto il governo<br />
alle condizioni di Berlusconi è considerato<br />
un atto di grande responsabilità<br />
istituzionale. Incredibile ma vero.
www.isiciliani.it<br />
Politica<br />
La casta nella casta<br />
e il fallimento<br />
del Pd<br />
Un governo democristiano,<br />
con in più Berlusconi:<br />
è l'esito finale<br />
di un progetto politico<br />
che, partito per unire<br />
“anime” politiche differenti,<br />
ha finito col sacrificare<br />
i valori della<br />
sinistra ai disvalori<br />
delle destre<br />
di Riccardo De Gennaro<br />
Un presidente della Repubblica di 88<br />
anni, che ne avrebbe 95 alla fine del<br />
suo secondo mandato, un governo<br />
Letta-Alfano che ricorda quelli del<br />
vecchio pentapartito a guida democristiana,<br />
ma con l’aggravante dell’anomalia<br />
Berlusconi, il quale vincolerà<br />
ancora una volta le decisioni all’andamento<br />
dei suoi processi.<br />
L’Italia non è un paese per <strong>giovani</strong>,<br />
l’Italia non è un paese votato al cambiamento.<br />
Dopo il congresso del Pd potrà<br />
anche nascere un nuovo soggetto politico<br />
di sinistra, costruito intorno a Vendola,<br />
Rodotà, Barca, Civati, Cofferati e<br />
quant’altri, ma le forze della conservazione<br />
continueranno a prevalere su quelle<br />
che vogliono davvero cambiare le<br />
cose.<br />
“Mai al governo col Pdl”<br />
“Mai al governo con il Pdl”, aveva giurato<br />
il segretario dimissionario Bersani,<br />
ma la diga è crollata al primo soffio. Era<br />
chiaro che, nel momento in cui si sarebbe<br />
dovuto passare dalle parole ai fatti, il Pd<br />
avrebbe scaricato Vendola, tagliato fuori<br />
Grillo e guardato a destra, fino ad accettare<br />
come vicepresidente del Consiglio e<br />
ministro dell’Interno il “pupazzo” di<br />
Berlusconi (gli altri ministri non contano,<br />
ad eccezione di Saccomanni, che guiderà<br />
l’economia con l’auricolare della Bce).<br />
“Una parte è ricattabile”<br />
Come ha detto Barbara Spinelli in una<br />
recente intervista, “parte del Pd è ricattabile”.<br />
Non è difficile individuare quale,<br />
basta trovare i 101 franchi tiratori spuntati<br />
in occasione della votazione di Romano<br />
Prodi e sapere chi li ha armati.<br />
Qualche anno fa uno scrittore ungherese,<br />
ricordando i fatti del ’56, mi disse<br />
questa verità: “Quando i comunisti prendono<br />
il potere i primi ad essere eliminati<br />
sono i comunisti”. Funziona così anche<br />
da noi: quando la sinistra potrebbe prendere<br />
il potere i primi a tagliare fuori sono<br />
gli uomini di sinistra.<br />
Perché faceva paura Rodotà<br />
C’è cattiva coscienza nel mancato appoggio<br />
a Rodotà: Fassino l’ha spiegata<br />
col fatto che era un candidato grillino,<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 67<br />
Fassina dicendo che non aveva i numeri,<br />
ma la verità è che l’ex garante della privacy<br />
e presidente del Pds si sarebbe<br />
schierato, in primo luogo nella scelta del<br />
presidente del Consiglio, a favore di quel<br />
cambiamento (rispetto agli interessi dei<br />
potentati economici, nazionali ed europei)<br />
che in Italia non è dato.<br />
“Io non la sento, la base”<br />
Tra il sostegno a Rodotà e quello a<br />
Berlusconi (che qualcuno addirittura prevede<br />
già senatore a vita e successore di<br />
Napolitano al Quirinale), il gruppo dirigente<br />
del Pd ha scelto la seconda innaturale<br />
opzione, infischiandose della <strong>maggio</strong>ranza<br />
dei suoi elettori. Come ha detto<br />
la dalemiana Finocchiaro all’uscita del<br />
cinema Capranica: “Io non la sento la<br />
base”.<br />
Il problema della credibilità<br />
Un errore che i dirigenti del Pd, quasi<br />
una casta nella casta, pagheranno sicuramente<br />
caro alle prossime elezioni. Il problema<br />
che riassume tutti i problemi è che<br />
non hanno più credibilità.<br />
È questa la ragione principale del fallimento<br />
di un progetto che, per ragioni di<br />
potere, puntava a tenere insieme anime<br />
politiche totalmente differenti tra loro e<br />
che, a partire dalla legge sul conflitto di<br />
interessi e da quella sui Dico per arrivare<br />
al governo Letta-Alfano, ha portato a sacrificare<br />
i valori della sinistra a favore<br />
dei disvalori delle destre.
Palermo/ Cantieri navali<br />
La mafia<br />
sottovalutata<br />
A Palermo non fanno a<br />
tempo ad abbassarsi<br />
gli echi dei proclami di<br />
improvvidi osservatori<br />
di un presunto declino<br />
inarrestabile delle<br />
cosche mafiose che la<br />
cronaca s'incarica di<br />
palesare esattamente il<br />
contrario<br />
di Giovanni Abbagnato<br />
L'ultimo esempio di queste “scoperte”,<br />
di norma frutto di gravi sottovalutazioni,<br />
ha riguardato il cantiere navale,<br />
l'ultimo stabilimento industriale del<br />
Capoluogo ancora degno di tale definizione,<br />
nonostante il suo notevole ridimensionamento<br />
produttico e occupazionale.<br />
Uno stabilimento che fin dall'inzio del<br />
'900 ha rappresentato un sito da aristocrazia<br />
operaia, significativamente sindacalizzata<br />
e capace di una notevole attività<br />
vertenziale, fin dai tempi del segretario<br />
della Fiom Giovanni Orcel, assassinato<br />
nel 1920. Maestranze, quelle del Cantiere,<br />
in grado di condurre, oltre ad evolute<br />
vertenze contrattuali, un contrasto con la<br />
mafia del quartiere Montalbo-Acquasanta,<br />
da sempre interessatissima al controllo<br />
delle attività economiche nel cantiere<br />
e nel porto.<br />
www.isiciliani.it<br />
Questo scontro è culminato nel 1947 in<br />
uno scontro nel quale gli sgherri del boss<br />
Nicola D'Alessandro spararono a degli<br />
operai che a loro volta stavano per impiccare<br />
un mafioso e pretesero l'allontanamento<br />
del dirigente fascista Emilio<br />
Ducci, voluto dalla proprietà dei Piaggio<br />
e connivente con i mafiosi.<br />
Nei decenni successivi si è attenuata<br />
notevolmente la capacità di reazione democratica<br />
e antimafiosa degli operai e<br />
della dirigenza politico-sindacale e tanto<br />
era impunita quanto risaputa la presenza<br />
invasiva nello stabilimento dei mafiosi<br />
dell'Acquasanta, soprattutto i Galatolo.<br />
Questa antica ed influente dinastia mafiosa<br />
controllava, il quartiere del cantiere,<br />
avendo addirittura in mano la locale<br />
Stazione dei Crabinieri, e facendo il bello<br />
e cattivo tempo nello stabilimento<br />
controllando i subappalti e il caporalato<br />
dei lavoratori avventizi.<br />
Le denunce di Basile<br />
Verso la fine degli anni '80 la situazione<br />
esplose quando le indagini della Procura<br />
di Palermo dimostrarono la fondatezza<br />
delle denunce dell'operaio Gioacchino<br />
Basile - minacciato dai mafiosi, licenziato<br />
dalla Fincantieri e perfino<br />
espulso dal sindacato della Cgil – circa<br />
l'asfissiante controllo del cantiere ancora<br />
ad opera dei Galatolo e dei loro affiliati. I<br />
conseguenti provvedimenti giudiziari, oltre<br />
a colpire alcuni esponenti influenti<br />
della cosca, suscitarono alcune utili iniziative<br />
extragiudiziarie come l'adozione<br />
di un protocollo di legalità, ma senza approfondire<br />
adeguatamente le responsabilità,<br />
personali ed oggettive, del management<br />
del cantiere che pure dalle carte<br />
giudiziarie non usciva con una buona immagine.<br />
Sembrava a qualcuno che il clamore di<br />
quella indagine, con i suoi sviluppi giudiziari,<br />
potesse avere creato una sorta di<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 68<br />
cordone di legalità attorno allo stabilimento,<br />
ma, in realtà, chi viveva nel quartiere<br />
coglieva i segni non scalfiti del potere<br />
dei Galatolo, con i suoi esponenti e<br />
affiliati a piede libero, non solo nel cantiere,<br />
ma anche nel porticciolo turistico<br />
dell'Acquasanta.<br />
La realtà raccontata da recentissime indagini,<br />
culminati in una retata di mafiosi,<br />
hanno confermato il controllo mafioso<br />
dei Galatolo – direttamente ma anche<br />
mediante il prestanome Giuseppe Corradengo,<br />
tutt'altro che insospettabile come<br />
titolato dai giornali - non solo del cantiere<br />
di Palermo, ma anche di quelli di Trapani,<br />
Messina e di altri cantieri del nord<br />
come Porto Marghera e La Spezia.<br />
Questa vicenda suscita parecchi dubbi<br />
e, tuttavia, è probabilmente utile concentrare<br />
la riflessione in due domande-chiave.<br />
Nello specifico, c'è da chiedersi se<br />
non c'è una costante sottovalutazione<br />
della capacità di adattamento della mafia<br />
anche da parte degli organi investigativi<br />
tendenti a svolgere indagini troppo legate<br />
ad episodi eclatanti e non ad un controllo<br />
costante del territorio che potrebbe<br />
monitorare per tempo l'effettiva presenza<br />
e pericolosità delle famiglie mafiose.<br />
Le responsabilità aziendali<br />
Dalle azioni repressive a seguito delle<br />
denunce di Basile ad oggi sono trascorsi<br />
circa 25 anni in cui del declino del controllo<br />
mafioso del territorio del cantiere<br />
navale non si è accorto nessuno. Inoltre,<br />
c'è da chiedersi come mai il management<br />
del Cantiere reiteratamente non ha notato<br />
nulla di sospetto dentro lo Stabilimento e<br />
se non sarebbe il caso di approfondire responsabilità<br />
di gestione aziendale, a partire<br />
delle procedure per l'affidamento e la<br />
gestione complessiva dei subappalti in<br />
Fincantieri, visto che la Magistratura sostiene<br />
che da Palermo si controllavano<br />
anche gli altri cantieri del nord?
www.isiciliani.it<br />
Messina<br />
Un sindaco<br />
“bene comune”?<br />
Un candidato anomalo<br />
in una “normale” catastrofe:<br />
come finirà?<br />
di Tonino Cafeo<br />
Renato Accorinti, professore di educazione<br />
fisica, è diventato - in quarant’anni<br />
di battaglie civili, pacifiste e<br />
ambientaliste - quasi un'icona<br />
dell’impegno disinteressato e della politica<br />
fatta per passione, in strada.<br />
Renato era a Comiso negli anni ottanta,<br />
era a Messina quando i quattro gatti<br />
che si opponevano allo scempio del Ponte<br />
sullo Stretto sono piano piano diventati<br />
ventimila e poi sempre di più. E' stato<br />
con i rom e tutti gli emarginati, con le<br />
vittime di mafia come Graziella Campagna<br />
e Attilio Manca, con i ragazzi e le ragazze<br />
del Teatro Pinelli Occupato.<br />
Nel campetto di atletica “ Santamaria “<br />
ex Gil, in quella che una volta era la periferia<br />
sud di Messina, ha allenato generazioni<br />
di <strong>giovani</strong> atleti che lo ricordano<br />
più come un maestro di vita che come un<br />
semplice trainer. Come le centinaia di ragazzi<br />
che lo hanno avuto per insegnante<br />
alle medie, in ore che – fra una canzone<br />
di de Andrè e un ricordo di Don Milani-<br />
sono state molto più che semplice scuola<br />
dell’obbligo.<br />
La candidatura a sindaco di Renato Accorinti<br />
matura in un momento drammatico<br />
della storia messinese. In una città ancora<br />
una volta commissariata, dopo<br />
un’amministrazione di centrodestra sui<br />
cui uomini si addensa un fondato giudizio<br />
di assoluto disinteresse per il bene<br />
comune, tremila cittadini dalle più varie<br />
estrazioni sociali e culturali, firmano una<br />
petizione in cui gli chiedono di mettere<br />
la faccia per la prima volta anche in una<br />
battaglia franca ed esplicita di conquista<br />
delle istituzioni.<br />
E’ l’autunno 2012, quello dello Tsunami<br />
grillino e dello sfacelo politico: il Pd<br />
pensa al fidanzamento con l’Udc sperimentato<br />
a Palazzo dei Normanni, persino<br />
Sel di Nichi Vendola (che Renato non ha<br />
mai nascosto di apprezzare) si limita a rivolgergli<br />
un appello a partecipare alle<br />
primarie. Finisce che, dopo un momento<br />
di incertezza, Accorinti, in una fredda<br />
mattina di gennaio, annuncia la sua corsa<br />
in solitaria a una emozionata e gremita<br />
platea, nel Salone delle Bandiere del municipio<br />
di Messina.<br />
Gruppi parrocchiali, volontariato...<br />
Da quel giorno è un crescendo di adesioni<br />
e di iniziative. Renato batte, come<br />
del resto ha sempre fatto per le innumerevoli<br />
cause per cui si è impegnato, strade<br />
e villaggi. Uno per uno. Rifondazione<br />
Comunista è con lui, così come la galassia<br />
del sindacalismo di base e del movimentismo<br />
messinese. Ma questo schieramento<br />
non si cristallizza in un’etichetta.<br />
Aderiscono a “Cambiare Messina dal<br />
Basso” (come la lista di Accorinti s'è voluta<br />
chiamare) soggetti e personalità non<br />
riconducibili al piccolo mondo della sinistra<br />
antagonista. Molto volontariato cattolico,<br />
molti gruppi parrocchiali di periferia,<br />
intellettuali miti e ragionatori come<br />
l’economista Guido Signorino, la “mente”<br />
accademica del movimento. E soprattutto<br />
la cosiddetta gente comune.<br />
Mai prima d’ora a Messina, per strada,<br />
nei mercatini rionali, nei villaggi in collina,<br />
un candidato dal look così apertamente<br />
“alternativo” era stato applaudito<br />
o perlomeno ascoltato senza pregiudizi<br />
quanto Renato Accorinti.<br />
Ma perché un uomo che a sessant’anni<br />
mantiene l’aspetto gioioso e un po’ naif<br />
degli hippies anni 60 riscuote un successo<br />
così vasto in una città in fondo provinciale<br />
e venata di bigottismo come Messina?<br />
Sicuramente c’entra molto la crisi<br />
del vecchio sistema di potere. Potenti<br />
clientele mantenute nel corso dei decenni<br />
con un sapiente controllo della spesa<br />
pubblica sono in affanno per le ricadute<br />
della crisi del debito sulla realtà siciliana.<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 69<br />
Il clan di Totò Cuffaro e quello - tutto<br />
sommato omologo - di Raffaele Lombardo<br />
sono crollati sotto i colpi delle inchieste<br />
giudiziarie e soprattutto per il prosciugamento<br />
delle risorse che alimentavano<br />
stipendifici e fabbriche di privilegi.<br />
Il welfare locale, mai di alto livello, è<br />
definitivamente entrato in affanno a causa<br />
dei debiti che stanno portando le finanze<br />
del Comune sull’orlo del default. a<br />
città è quotidianamente percorsa da cortei<br />
e punteggiata da presidi di lavoratori<br />
disperati, che non hanno più nemmeno<br />
una controparte con cui scontrarsi. I punti<br />
di <strong>maggio</strong>r sofferenza si chiamano Servizi<br />
sociali, Teatro Vittorio Emanuele,<br />
Birra Messina, ATM (trasporti pubblici).<br />
In questo quadro drammatico il Partito<br />
che fu di Bersani non ha saputo nè voluto<br />
candidarsi a rappresentare un’alternativa<br />
credibile, preferendo il piccolo cabotaggio<br />
degli accordi coi pezzi del vecchio potere<br />
in fuga da posizioni discreditate.<br />
Una città da cui si fugge<br />
Se a livello regionale questa strategia<br />
si è concretata nell’esperienza per certi<br />
versi anomala della giunta Crocetta, a<br />
Messina la proposta politica del PD in<br />
sostanza consiste nel patto fra i due golden<br />
boys dei <strong>giovani</strong> Dc anni '80: Francantonio<br />
Genovese e il neo-ministro<br />
Giampiero D’Alia. Troppo poco per una<br />
sinistra priva di memoria e marginale, e<br />
soprattutto troppo poco per una città in<br />
cui si vive male, da cui i <strong>giovani</strong> fuggono<br />
a gambe levate.<br />
Accorinti ai messinesi parla di cose antiche<br />
come la politica come servizio, la<br />
dignità, la qualità della vita. Quando racconta<br />
delle scuole materne di Reggio<br />
Emilia o delle biblioteche pubbliche berlinesi<br />
allude a cose che in un paese civile<br />
sarebbero persino banali ma che in riva<br />
allo stretto sembrano fantascienza.<br />
I cittadini, però, sembrano credergli<br />
davvero. Forse perché prima delle parole<br />
astratte l’esperienza politica di Renato è<br />
costruita sulla quotidianità di una persona<br />
che parla come pensa e agisce allo<br />
stesso modo.
Catania<br />
L'acqua<br />
la città<br />
la polis<br />
Sara Giorlando è stata<br />
una delle protagoniste<br />
del forum dell’acqua<br />
che ha portato alla vittoria<br />
del referendum<br />
“acqua bene comune”.<br />
Una grande vittoria di<br />
popolo che ha sancito<br />
il diritto alla partecipazione<br />
democratica e il<br />
principio che le decisioni<br />
d'interesse comune<br />
debbono partire da<br />
una “polis” costruita<br />
dal basso<br />
di Giovani Caruso<br />
www.associazionegapa.org<br />
Puoi raccontarci in breve le motivazioni<br />
ideali che ti spinsero a partecipare<br />
ai movimenti dell’acqua bene comune?<br />
È stato un percorso naturale, fin dai<br />
collettivi studenteschi ci siamo resi conto<br />
che stavano privatizzavano la scuola,<br />
l’università, i saperi. Nel frattempo arrivò<br />
Seattle, il movimento no-global, e<br />
così ci siamo accorti che ci battevamo, in<br />
tanti e in Paesi diversi, contro la mercificazione<br />
dell’esistenza.<br />
www.isiciliani.it<br />
Poi nel 2000 migliaia di persone manifestarono<br />
a Cochabamba contro la privatizzazione<br />
dell’acqua, venduta ad una<br />
multinazionale. Una risorsa indispensabile<br />
alla vita veniva trasformata in una<br />
merce.<br />
Un piccola rete di cittadini<br />
E così, anche, in Italia nacque una piccola<br />
rete formata da chi pensava che la<br />
privatizzazione dell’Acqua fosse<br />
l’emblema degli effetti delle politiche<br />
neoliberiste di sottrazione degli spazi e<br />
dei beni comuni. Per noi parlare di acqua<br />
vuol dire parlare di tutte le privatizzazioni<br />
dei beni pubblici e dei danni che crea<br />
questo modello economico.<br />
Inoltre, ha permesso di unire approcci<br />
e percorsi diversi: perché parlando di acqua<br />
parliamo di tutela del territorio, di<br />
cambiamenti climatiche, di grandi infrastrutture;<br />
di mafia e di guerre dell’acqua,<br />
di immigrazione; di salute e di qualità<br />
delle acque; di inquinamento, risparmio,<br />
riuso e riciclo; di lavoro; di che tipo di<br />
agricoltura e di che produzione vogliamo,<br />
quali bisogni soddisfare, come soddisfarli<br />
e con quali priorità.<br />
Nel frattempo discutevamo anche di<br />
democrazia partecipativa, guardando a<br />
Porto Alegre, e arrivammo alla costituzione<br />
del Forum Italiano dei Movimenti<br />
per l’Acqua, che dal basso e mettendo insieme<br />
l’esperienza dei tecnici e dei militanti<br />
dei vari comitati locali, scrisse una<br />
legge di iniziativa popolare, che però rimase<br />
chiusa in un cassetto e così, coraggiosamente<br />
ci lanciammo nell’avventura<br />
del referendum.<br />
I movimenti per l'acqua bene comune<br />
vinsero nel 2011 il referendum e i<br />
“si” furono la stragrande <strong>maggio</strong>ranza,<br />
pensi che a due anni dal referendum<br />
questa vittoria sia stata rispettata<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 70<br />
dalle amministrazioni ed enti pubblici<br />
in tutto il territorio nazionale?<br />
Purtroppo no. Anche il Comune di Catania,<br />
in barba al referendum, qualche<br />
mese fa ha tentato di privatizzare la Sidra,<br />
la società di gestione dell’acqua, ma<br />
presidiando il Consiglio Comunale siamo<br />
riusciti ad impedirlo. Abbiamo dimostrato<br />
che la lotta paga, che l’unico modo per<br />
difendere i diritti e i beni comuni è partecipare.<br />
Il nostro assedio continuo al consiglio<br />
comunale ha dato i suoi frutti. Se<br />
non fossimo stati lì presenti per mesi a<br />
spiegare che non era vero che la privatizzazione<br />
fosse un obbligo e che privatizzare<br />
l’acqua fosse addirittura illegittimo<br />
non avremmo ottenuto questo risultato.<br />
Tuttavia abbiamo salvato solo l’acqua:<br />
l’amministrazione ha imposto di votare<br />
una delibera con cui ha deciso di privatizzare<br />
le altre società partecipate.<br />
Però il referendum ha cambiato tante<br />
cose e da lì dobbiamo ripartire. Innanzitutto,<br />
ha dimostrato che la <strong>maggio</strong>ranza<br />
degli italiani si sta risvegliando dal “pensiero<br />
unico”, che non è vera la favoletta<br />
del “privato è bello” e che possiamo sperimentare<br />
un pubblico nuovo basato sulla<br />
partecipazione diretta dei cittadini.<br />
Un salto di qualità<br />
Cosa ti ha fatto decidere di entrare<br />
in un movimento politico come “Catania<br />
bene comune”, che parteciperà alla<br />
competizione elettorale per le amministrative<br />
catanesi del 9 giugno?<br />
Penso che i movimenti debbano continuare<br />
il proprio percorso compiendo un<br />
ulteriore salto di qualità: proporsi come<br />
capaci di amministrare. Ed è proprio dal<br />
livello comunale che si possono sperimentare<br />
nuove forme di governo partecipato<br />
ed è da qui che si può organizzare<br />
una mobilitazione vincente contro le politiche<br />
di austerità.
Ciò si può fare, innanzitutto, chiarendo<br />
che la creazione del debito comunale è<br />
andata a vantaggio di pochi e non della<br />
<strong>maggio</strong>ranza delle persone. Occorre dire<br />
che non abbiamo intenzione di pagare<br />
debiti che riteniamo illegittimi, perché<br />
sono serviti non a realizzare politiche di<br />
sviluppo sociale della città, ma a coltivare<br />
gli interessi di pochi.<br />
Partendo dalla ripubblicizzazione dei<br />
servizi pubblici locali (acqua, rifiuti,<br />
energie…) si può pensare un’economia<br />
nuova, che salvaguardi insieme ambiente,<br />
occupazione, redditi ed equità; che<br />
valorizzi le professionalità e le esperienza<br />
esistenti; che valorizzi i quartieri riscoprendoli<br />
e rispettandoli, che grazie ad<br />
una pianificazione urbanistica partecipata<br />
rilanci un turismo equo e sostenibile.<br />
Questo è “Catania Bene Comune”.<br />
“Catania Bene Comune”<br />
Ma l’idea di partecipare alla costruzione<br />
di “Catania Bene Comune” nasce, per<br />
me, anche da un’altra esigenza: dire che<br />
sono di sinistra e lo sono perché voglio<br />
invertire le politiche dei ricchi contro i<br />
www.isiciliani.it<br />
“Prendersi cura della città”<br />
poveri, perché voglio liberarmi dal fascismo,<br />
dalle mafie e dall’affarismo.<br />
Uno dei limiti del movimento è stato<br />
quello di non far emergere esplicitamente<br />
come vi sia una classe sociale che paga e<br />
arricchisce le altre e di non essersi soffermato<br />
ad analizzare da chi è composta<br />
questa classe. Adesso credo sia giunto il<br />
momento di farlo.<br />
Per l’affermazione di tali diritti, per<br />
la tutela del territorio, per la salvaguardia<br />
delle periferie e dei quartieri<br />
di Catania, ritieni che l’ostacolo più<br />
grande siano la corruzione e le mafie?<br />
E come pensi di combattere questi due<br />
fenomeni in modo concreto?<br />
L’esperienza che ho raccontato sopra<br />
sul consiglio comunale è l’esempio di<br />
un’Amministrazione che utilizza i servizi<br />
pubblici come ammortizzatori sociali, i<br />
lavoratori come bacino di voti e i consigli<br />
di amministrazione per piazzare i politici<br />
non eletti. È l’ulteriore riprova che i<br />
Comuni oggi sono svuotati di legittimità.<br />
Un Comune che trasforma i propri cittadini<br />
in “clienti” addirittura del proprio<br />
Sindaco (azionista dentro le partecipate)<br />
rompe ogni idea di comunità e quindi di<br />
democrazia. Tutto ciò nel nostro<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 71<br />
territorio vuol dire lasciare spazio ai<br />
poteri affaristici e mafiosi.<br />
Ricostruire da basso il “Comune”<br />
Per questo l'unica arma capace di sconfiggere<br />
le mafie è ricostruire dal basso il<br />
“Comune”, liberare pezzo per pezzo questa<br />
città combattendo l’abbandono scolastico,<br />
creando delle scuole nuove che<br />
sappiano essere inclusive e aperte ai bisogni<br />
dei quartieri, creando un’alternativa<br />
economica che non si basi sullo sfruttamento<br />
del territorio, ma su piccoli interventi<br />
decisi insieme agli abitanti, che<br />
crei spazi di socialità e condivisione (orti<br />
collettivi, luoghi per lo sport e il<br />
gioco…) e quindi di democrazia e responsabilità.<br />
Un Comune che risponda<br />
alle reali esigenze dei suoi abitanti. Una<br />
nuova idea di città, che parte dal prendersi<br />
cura della città stessa.<br />
Il percorso è solo all’inizio ed è lungo,<br />
anche perché richiede un profondo cambiamento<br />
culturale, ma se non iniziamo a<br />
coltivare il sogno di una Catania diversa<br />
questa non vivrà mai.<br />
Foto di Pasqualino Cacciola
Sicilia/ Società civile<br />
Palagonia,<br />
la primavera<br />
ferita<br />
Fra debiti e vandali,un<br />
anno dopo le elezioni<br />
del rinnovamento<br />
di Claudia Campese<br />
www.ctzen.it<br />
Si aspettavano le casse vuote, ma<br />
hanno trascorso i primi 12 mesi di<br />
nuova amministrazione tra i conti pignorati<br />
e i continui atti di vandalismo<br />
verso scuole, strutture comunali e persino<br />
la stessa auto del presidente del<br />
consiglio Salvo Grasso.<br />
E’ il bilancio del primo anno del sindaco<br />
Valerio Marletta e della sua giovane<br />
giunta. I palagonesi, intanto, restano in<br />
attesa: «Per come ha trovato il Comune,<br />
è passato ancora troppo poco tempo per<br />
giudicare»<br />
Un anno fa gridavano alla liberazione.<br />
Scheda<br />
SICILSALDO: IERI PAGAVA LA MAFIA<br />
OGGI PIGNORA ILCOMUNE<br />
Il passato del Comune di Palagonia è spesso al centro delle<br />
udienze del processo Iblis, che si svolgono nel carcere di<br />
Bicocca di Catania. A marzo, mentre la nuova amministrazione<br />
stringeva la cinghia al limite, a testimoniare in aula è stato<br />
Angelo Brunetti, titolare della Sicilsaldo, la stessa ditta che in<br />
un primo momento aveva ottenuto il pignoramento delle casse<br />
pubbliche palagonesi. Una delle tante aziende vittime di<br />
estorsione non solo da parte di Cosa nostra, secondo i<br />
magistrati, ma anche dell'area grigia tra mafia e politica.<br />
Un caso di imprenditoria connivente, invece, secondo i legali<br />
della difesa di alcuni imputati. E quello che viene tratteggiato in<br />
aula è in effetti uno scenario contorto. Rappresentante della<br />
ditta appaltatrice dal 1999 di diversi lavori a Palagonia - dalla<br />
via di fuga «da un paio di milioni di euro» al metanodotto -,<br />
Brunetti racconta che «fin dal primo lavoro, il sindaco Salvino<br />
www.isiciliani.it<br />
Oggi è ancora di attesa l’aria che si respira<br />
a Palagonia, dove i cittadini conservano<br />
un ricordo di quella che doveva essere<br />
la primavera palagonese in parte sbiadito<br />
dai tanti problemi di questi mesi.<br />
Dopo anni di governo gestito da una<br />
sola famiglia – i Fagone, nonno, padre e<br />
figlio – e macchiati da indagini e processi<br />
antimafia, l'elezione di un sindaco, una<br />
giunta e un consiglio per lo più <strong>giovani</strong> e<br />
provenienti da Rifondazione comunista<br />
erano stati il riscatto di una comunità.<br />
Col settanta per cento<br />
A dirlo, lo scorso <strong>maggio</strong>, un ballottaggio<br />
lampo, durato meno di un'ora, con il<br />
quale Valerio Marletta si è imposto sullo<br />
sfidante Francesco Di Stefano con oltre il<br />
70 per cento delle preferenze dei palagonesi.<br />
Eppure a quell'entusiasmo sembra<br />
essersi sostituita la stanchezza del primo<br />
cittadino Marletta e del presidente del<br />
consiglio comunale Salvo Grasso, così<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 72<br />
come la rassegnazione dei cittadini. Che<br />
da mesi assistono a continui atti<br />
vandalici contro le scuole e altre strutture<br />
del Comune.<br />
“Eppure nessuno ha parlato”<br />
«Non può essere un caso», commentava<br />
il sindaco a proposito del raid vandalico<br />
di novembre contro le scuole materne<br />
di via Amedeo e via Archi. Arredi distrutti,<br />
libri e quaderni strappati, i nuovi<br />
pannelli fotovoltaici scomparsi. Un danno<br />
di circa cinquemila euro, secondo<br />
l’amministrazione.<br />
«Una risposta da parte di qualcuno ce<br />
l’aspettavamo, ma è anche impossibile<br />
che nessuno dei cittadini abbia visto<br />
niente – continua Marletta – Eppure nessuno<br />
ha parlato. Noi l’avevamo detto<br />
chiaramente: non era cambiando l’amministrazione<br />
che si creava il bene comune,<br />
ma preservandolo»<br />
Fagone mi aveva detto che dovevo rivolgermi a ditte e<br />
personale del luogo, anche se noi avevamo tutte le<br />
attrezzature». Società di personaggi oggi imputati o condannati<br />
in primo grado per associazione mafiosa o ancora sospettati di<br />
concorso esterno a Cosa nostra.<br />
Dal subappalto alla richiesta della cosiddetta messa a posto il<br />
passo è stato breve: in due tranches da 50 e 60mila euro.<br />
Richieste che però non sarebbero bastate a Brunetti per<br />
prendere le distanze dai suoi presunti estorsioni, ipotizzano gli<br />
avvocati della difesa. C’è chi mostra una foto del testimone a<br />
una cerimonia di famiglia a casa di un imputato. E chi ricorda<br />
invece come la moglie di Brunetti, proprietaria di una cantina<br />
vinicola, abbia fatto affari vendendo il proprio vino nel bar del<br />
distributore di benzina del presunto boss di Ramacca Rosario<br />
Di Dio.<br />
Di certo c'è solo che, 14 anni dopo e ormai trascorsi diversi<br />
governi di Fagone padre e figlio, la Sicilsaldo avanza e richiede<br />
un credito dal Comune di Palagonia per due milioni e 400mila<br />
euro.
E che non si tratti di comuni atti di<br />
vandalismo è dimostrato anche dall'ultimo<br />
caso quando, pochi giorni prima del<br />
25 aprile, l'impianto elettrico della basilica<br />
di San Giovanni, dove l’amministrazione<br />
aveva deciso di festeggiare la ricorrenza<br />
della Liberazione, è stato danneggiato<br />
e il contatore rubato.<br />
L'automobile bruciata<br />
Il motivo di questi attacchi, secondo i<br />
nuovi amministratori, sarebbe il nuovo<br />
corso della gestione della cosa pubblica<br />
inaugurato a Palagonia. Servizi sociali<br />
controllati «mentre prima erano gestiti in<br />
modo clientelare», appalti pubblici ad<br />
importi più contenuti, convenzioni a titolo<br />
gratuito come per il fotovoltaico o il<br />
wifi libero.<br />
«Quando dici dei no e torni a regolarizzare<br />
tutto, a qualcuno dà fastidio»,<br />
spiega Salvo Grasso. Che ha dicembre ha<br />
ritrovato la sua auto bruciata. Un evento<br />
di certo doloso, ma sul quale i carabinieri<br />
stanno ancora indagando. «Colpendo me<br />
hanno voluto avvertire l’amministrazione»,<br />
commenta Grasso, senza lasciarsi<br />
www.isiciliani.it<br />
tropo trasportare dall’emozione. «Abbiamo<br />
visto Salvo tranquillo e anche la sua<br />
famiglia, quindi l’intimidazione non ci<br />
ha sconvolto più di tanto», aggiunge il<br />
sindaco.<br />
Anche perché di cose a cui pensare, a<br />
Palagonia, in questi mesi ce ne sono state<br />
tante. Il macigno più pesante per la nuova<br />
amministrazione è stato di certo il<br />
contenzioso con la SicilSaldo. Azienda –<br />
tra le protagoniste del processo Iblis sulle<br />
presunte collusioni tra politica, mafia e<br />
imprenditoria nel Catanese – che aveva<br />
svolto alcuni appalti nel Comune.<br />
La SicilSaldo<br />
Correva l’anno 1999 e, da allora, nessuno<br />
aveva mai pagato alla ditta gli adeguamenti<br />
di fine lavori. Una cifra che,<br />
nel tempo, è lievitata fino a raggiungere<br />
un credito di due milioni e 400mila euro.<br />
L’azienda in un primo momento ottiene il<br />
pignoramento delle anticipazioni di cassa<br />
del Comune.<br />
Si tratta del prestito che ti concede la<br />
banca per pagare la spesa corrente: dagli<br />
stipendi dei dipendenti alla manutenzio-<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 73<br />
“Quando dici<br />
di no<br />
e imponi<br />
le regole<br />
della legge,<br />
a qualcuno<br />
dà fastidio”<br />
ne spicciola – spiega Grasso – Il necessario<br />
per andare avanti quotidianamente». I<br />
netturbini non raccolgono più i rifiuti. I<br />
dipendenti comunali non ricevono gli<br />
stipendi. «Da due mesi siamo costretti a<br />
mettere anche di tasca», spiega il<br />
sindaco. Fino alla decisione del giudice,<br />
arrivata lo scorso 27 marzo, di sbloccare<br />
le casse comunali. Comunque vuote.<br />
E il passato ritorna ancora una volta a<br />
Palagonia a fine aprile, quando al Comune<br />
vengono chiesti altri 400mila euro per<br />
un debito che risale al 2003: il mancato<br />
pagamento del conferimento in discarica<br />
dei rifiuti. «I debiti che hanno lasciato gli<br />
altri, se li è caricati lui», sospira un anziano<br />
cittadino.<br />
Un debito di dieci anni fa<br />
«Per quello che c’era al Comune, che<br />
era disastroso, è passato ancora troppo<br />
poco tempo», aggiunge un ragazzo.<br />
«Cambiamenti ce ne sono stati pochi,<br />
però il signor sindaco ha la buona volontà<br />
di rimettere in sesto questo paese che<br />
va a rotoli da dieci anni», gli fa eco un<br />
altro. Non tutti sono d’accordo. «L’ho<br />
votato perché mi sembrava una persona<br />
perbene, ma sicuramente ha da mangiare<br />
qualcosa anche lui – commenta un giovane<br />
– Qua lavoro non ce n’è, non c’è niente,<br />
Palagonia fa schifo».<br />
Una voce non del tutto isolata, ma che<br />
sembra comunque minoritaria nel clima<br />
di attesa generale. I più disillusi sono gli<br />
anziani palagonesi, che tante ne hanno<br />
vissute in questi anni. «Se fosse stato per<br />
me – sentenzia un cittadino, interrompendo<br />
la sua partita a carte – Io avrei<br />
dato le dimissioni».
www.isiciliani.it<br />
Napoli<br />
Il fortino assediato<br />
Un sindaco in bilico, stretto all'angolo e stritolato<br />
da proteste e ritorsioni. Un saldatura tra<br />
ambienti apparentemente lontani che puntano su<br />
Palazzo San Giacomo<br />
di Arnaldo Capezzuto<br />
www.ladomenicasettimanale.it<br />
Cosa sta accadendo a Napoli? Un<br />
clima pesante sembra aver avvolto la<br />
città. Esplosione di ordigni sotto la<br />
sede del Comune di Napoli, finti funerali,<br />
ripetuti allarmi bomba contro il<br />
municipio e le stazioni della metropolitana,<br />
blitz improvvisi e occupazioni dei<br />
palazzi delle istituzioni.<br />
Serrate a tappeto dei commercianti<br />
contro i provvedimenti di Ztl (zona a<br />
traffico limitato), blocchi stradali, improvvisi<br />
scioperi dei dipendenti dello<br />
stesso Comune in coincidenza con manifestazioni<br />
internazionali.<br />
E se non bastasse anche la strana convergenza<br />
di una parte dei media con<br />
gruppi di pressione “talebana” sorti come<br />
funghi sui social network. Non è solo legittimo<br />
dissenso ma qualcosa in più. I<br />
successi dell'amministrazione arancione<br />
restano sullo sfondo: l'organizzazione di<br />
grandi eventi, (Coppa America, Giro<br />
d'Italia, concerto di Bruce Springsteen),<br />
l'aver cacciato una variegata vegetazione<br />
di lobbisti e strani personaggi borderline,<br />
l'aver ridotto il debito accumulato dalle<br />
gestioni precedenti e aggravatosi con i<br />
tagli dei trasferimenti del Governo e gli<br />
effetti della spending review sugli enti<br />
locali.<br />
Un assalto continuo<br />
Il sindaco Luigi de Magistris è sotto<br />
scacco. Un assalto continuo. Un assedio<br />
al fortino che scatena gli istinti più primordiali<br />
e naimaleschi. Un rancore e un<br />
odio che cova sotto le ceneri di una città<br />
abituata ai compromessi, al mercanteggiare,<br />
al barare con il gioco delle tre carte.<br />
E' difficile capire una città, dove normalmente<br />
non si capisce nulla.<br />
La domanda ritorna : Cosa sta accadendo<br />
a Napoli? E' in corso una saldatura<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 74<br />
tra ambienti apparentemente lontani che<br />
trovano un inaspettato coagulo e sintesi<br />
nella contrapposizione al primo cittadino.<br />
Commenti, per usare un eufemismo,<br />
al limite della diffamazione sono venuti<br />
fuori dai social network dopo la notifica<br />
di un avviso di garanzia al sindaco e al<br />
suo assessore al traffico per una presunta<br />
responsabilità oggettiva per la presenza<br />
delle buche nelle strade partenopee. Un<br />
venticello che soffia e fa il paio con ciò<br />
che si muove nella piazza.<br />
Strategia di spodestamento<br />
Chiariamo: non ci troviamo di fronte al<br />
legittimo protestare o l'espressione del<br />
sacrosanto dissenso; è un qualcosa che<br />
ha il sapore della ritorsione, della vendetta,<br />
delle restaurazione più bassa. Una<br />
sorta di lenta ma implacabile strategia di<br />
spodestamento. C'è la palese volontà<br />
d'imporre e dettare un'agenda al governo<br />
della città, un tentativo di riportare indietro<br />
le lancette della storia, aprire varchi<br />
per riportare dinosauri e interessi particolari<br />
nelle stanze del municipio.
www.isiciliani.it<br />
Memoria<br />
Pio La Torre<br />
trentun anni dopo<br />
La legge La Torre, fondamentale per il controllo dell'imprenditoria mafiosa,<br />
venne approvata solo dopo l'assassinio del suo promotore. Di cui,<br />
tanti anni dopo, sono ancora sconosciuti gli assassini e a malincuore tollerate<br />
le idee<br />
Il 30 aprile del 1982, la vigilia della<br />
festa dei lavoratori, veniva ucciso a<br />
Palermo Pio La Torre, segretario regionale<br />
del Partito comunista. Insieme<br />
a lui veniva trucidato il suo collaboratore<br />
Rosario Di Salvo.<br />
Morivano due comunisti, si riannodava<br />
dopo più di trent'anni anni un filo tragico:<br />
la strage di Portella Della Ginestra,<br />
l'eccidio di magistrati, sindacalisti, giornalisti<br />
e tanti altri uomini che hanno<br />
combattuto a viso aperto il sistema politico-mafioso.<br />
Alla fine degli anni 70 Pio La Torre,<br />
allora deputato al parlamento, inizia a<br />
preparare la legge che introdurrà l'artico-<br />
lo 416 bis del codice penale.<br />
Il 31 marzo del 1980 l'on. Pio La Torre<br />
presenta alla Camera Dei Deputati la<br />
proposta di legge dal titolo "Norme di<br />
prevenzione e repressione del fenomeno<br />
mafioso e costituzione di una commissione<br />
parlamentare permanente di vigilanza<br />
e di controllo".<br />
La legge che porta il suo nome viene<br />
approvata ma solo dopo la sua uccisione.<br />
Pio La Torre si era battuto contro<br />
l'installazione della base missilistica a<br />
Comiso, aveva percepito quanto fosse<br />
pericolosa questa miscela di interessi locali<br />
ed intenazionali.<br />
Alla fine Pio La Torre viene ucciso anche<br />
perchè isolato dentro il suo partito.<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 75<br />
Dopo la sua uccisione si incomincia a<br />
parlare di una cosiddetta "pista interna".<br />
La moglie di La Torre dichiarò più volte<br />
che Pio era tornato in Sicilia per fare<br />
pulizia nel partito.<br />
Rifiutò la Costituzione di parte civile<br />
nel processo nella convinzione che ciò<br />
spettasse al partito.<br />
Dopo trentun anni dall'eccidio ignoti<br />
rimangono i mandanti.<br />
Il male profondo ha un solo nome, si<br />
chiama isolamento, solitudine, voglia di<br />
dimenticare.<br />
E' accaduto per Pio La Torre, sarebbe<br />
accaduto per tante altre vittime del sistema<br />
politico-mafioso.<br />
Antonio Cimino
www.isiciliani.it<br />
Mestieri<br />
Le “compagne”<br />
della sartoria<br />
Un vecchio laboratorio<br />
di taglio e cucito, nel<br />
cuore del quartiere. Ma<br />
forse qualcosa di più<br />
di Marcella Giammusso<br />
foto di Paolo Parisi<br />
www.associazionegapa.org<br />
“Sin da bambina mi piaceva cucire, e<br />
quando da ragazzina cominciai a lavorare<br />
in una fabbrica tessile, dove io facevo<br />
piccoli lavori di manovalanza, mi<br />
piaceva osservare le operaie che tagliavano<br />
le camice o i pantaloni.<br />
Avevo tanta voglia di imparare quel mestiere!<br />
Così quando una capo operaia si<br />
accorse della mia vocazione e mi diede la<br />
possibilità di imparare il taglio dei capi ne<br />
fui molto felice. Tagliavo le stoffe per<br />
molte ore della giornata, ma siccome le<br />
forbici erano molto pesanti e molto grandi<br />
rispetto alla mie piccole mani, spesso mi<br />
venivano le piaghe alle dita. Ma non mi<br />
importava, mi importava solo di imparare<br />
a tagliare e cucire!”<br />
Insegnare l'arte<br />
Con queste parole Antonella Motta, la<br />
sarta del quartiere di San Cristoforo a Catania,<br />
l'anno scorso ha iniziato il primo incontro<br />
del laboratorio di sartoria nella<br />
sede dell’associazione Gapa in via Cordai<br />
47. Un laboratorio proposto dalla stessa<br />
Antonella e sostenuto dai volontari del<br />
Gapa con l’obiettivo di insegnare a chi ne<br />
avesse voglia l’arte del cucire e nella speranza<br />
che questa potesse diventare un<br />
mezzo di lavoro e di guadagno per chi ne<br />
avesse voglia, capacità ed entusiasmo.<br />
Già, perché l’entusiasmo per il suo lavoro,<br />
la gioia di insegnare e la generosità verso<br />
gli altri sono le caratteristiche che distinguono<br />
Antonella.<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 76<br />
“Io qualcosa la so fare, però mi piace<br />
frequentare perché imparo cose nuove e<br />
faccio qualcosina per me, e poi mi piace<br />
perché trovo gente accogliente e disponibile”<br />
dice Maria.<br />
“Vengo per imparare”, interviene Melina<br />
“così compro la stoffa e mi faccio i vestiti<br />
picchì sugnu ponchia.”<br />
Dopo le prime lezioni teoriche si è passati<br />
subito alla pratica e sotto la guida<br />
dell’insegnante le partecipanti hanno cucito<br />
dei capi per loro stesse, per le loro figlie<br />
e per i loro mariti ed a fine corso c’è<br />
stata una bellissima sfilata con la premiazione<br />
degli abiti più belli.<br />
Adesso siamo al secondo anno del corso<br />
di sartoria e grazie al passaparola fra le<br />
signore del quartiere c’è un’affluenza<br />
<strong>maggio</strong>re. Al laboratorio partecipano anche<br />
due ragazze laureate, Vanila e Cristina,<br />
che hanno un lavoro precario, che vogliono<br />
imparare a tagliare e cucire sia per<br />
potere guadagnare qualcosa cucendo abiti<br />
e vendendoli, sia perché questa attività<br />
può aiutarle a realizzare altri oggetti artigianali.<br />
Le signore vengono in sede, tirano<br />
fuori dalle proprie borse le stoffe, tagliano<br />
i capi, imbastiscono, cuciono, provano,<br />
riprendono le cuciture, allargano,<br />
stringono.<br />
Solidarietà e amicizia<br />
Ma il corso di sartoria non è solo questo,<br />
è qualcosa di più. E’un modo per intrecciare<br />
rapporti di amicizia e solidarietà<br />
attraverso la concretezza di un’attività<br />
manuale. Infatti durante tutta questa attività<br />
di taglio e cucito c’è un continuo parlare<br />
fra le donne, un assiduo confronto fra<br />
persone che vivono le stesse ansie che<br />
hanno le stesse preoccupazioni.<br />
Un continuo raccontare i propri problemi<br />
familiari. Il marito che non c’è più, i<br />
figli che non trovano lavoro, i soldi che
z<br />
non bastano mai. E poi il loro ruolo di<br />
donne, un ruolo pesante che non viene<br />
mai riconosciuto, ma che viene sempre<br />
portato avanti con responsabilità, forza e<br />
volontà.<br />
Occuparsi della casa e del marito, badare<br />
ai figli e spesso anche ai nipoti, farsi carico<br />
dei genitori anziani e malati e poi<br />
quando il marito non lavora quello di<br />
sbracciarsi le maniche e fare qualsiasi lavoro,<br />
anche il più umile.<br />
Senza piangersi addosso<br />
Ne parlano senza piangersi addosso.<br />
Trovano solidarietà fra loro e si danno<br />
consigli utili a superare i grossi problemi.<br />
“Qui siamo come una famiglia” afferma<br />
Lucia “ organizziamo incontri, a volte<br />
andiamo a mangiare fuori e stiamo<br />
bene insieme.”<br />
Mimma, 75 anni ”Avevo 23 anni quando<br />
sono andata in Belgio a lavorare ed ho<br />
fatto la pantalonaia per 10 anni perciò so<br />
cucire. Faccio la nonna, la mamma, la<br />
sorella e la badante. Ma nonostante tutto<br />
www.isiciliani.it<br />
zz<br />
sono una donna solare ed allegra e vengo<br />
qui perché mi piace stare in compagnia e<br />
perché mi piace fare qualcosa per gli altri...<br />
Qualche giorno mi ritiro a casa con<br />
gli occhi neri perché mi interesso sempre<br />
agli altri!”<br />
“Peccato che non sono venuta prima”!<br />
“Ho cresciuto i miei figli, i miei nipotini<br />
ed adesso ne sto crescendo un altro.”<br />
dice Enza “Ad un certo punto non mi<br />
sentivo realizzata e volevo fare qualcosa<br />
di diverso per tenere la mente occupata,<br />
anche perché ho avuto un po’ di depressione<br />
perché ho mio figlio che non lavora.<br />
Venire qui mi fa sentire bene e non<br />
penso a niente. E’ bello anche per le persone<br />
che ci sono. Peccato che non sono<br />
venuta prima!”<br />
Poi all’improvviso Mimma tira fuori<br />
una battuta di spirito e allora si ride insieme,<br />
si sdrammatizza, si parla d’altro.<br />
Basta piagnistei, basta pensare ai problemi<br />
giornalieri. Quella mattinata è dedicata<br />
a noi donne della sartoria e ce la<br />
dobbiamo godere tutta.<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 77<br />
“I figli senza lavoro,<br />
i soldi che<br />
non bastano mai...”<br />
TEATRO MESSINA,26 MAGGIO<br />
POPOLARE AL PINELLI<br />
“LIBRINO”<br />
"Librino" è una parte della mia vita<br />
da ragazzino nel mio quartiere a Catania.<br />
Non è un monologo, è la mia<br />
storia raccontata agli amici. Sono i<br />
miei umori, e le voci della strada che<br />
mi sono portato dappresso; dal momento<br />
in cui sono andato via da<br />
quella periferia.<br />
Che senso ha, portarlo qui al Teatro<br />
Pinelli? Il senso sta nella voglia<br />
di denuncia di ogni violenza, di ogni<br />
violenza implicita, rimosso dai silenzi<br />
Il senso sta nel provare a incontrare<br />
qui, persone e voci e storie che<br />
legano la periferia di Catania, a quella<br />
di Messina, e di ogni altra periferia.<br />
Non voglio restare in silenzio.<br />
Tra stare zitti e gridare, preferisco<br />
la possibilità di essere solidale con<br />
ogni altra violenza, vissuta in questo<br />
paese: la violenza a quella donna, il<br />
licenziamento sul lavoro di<br />
quell'operaio, la malasanità, la compravendita<br />
del diritto a non soccombere.<br />
Dei giornali, della televisione, dei<br />
dibattiti, della piazza virtuale, dei<br />
mercati, della pubblicità, da questo<br />
o quella condizione, possiamo decidere<br />
di morire senza gridare.<br />
Oppure uscirne insieme.<br />
Luciano Bruno<br />
https://www.youtube.com/watch?<br />
v=t21vw8OBwu0
www.isiciliani.it<br />
Pianeta<br />
Le nozze segrete<br />
fra Google<br />
e Assange<br />
L'incontro, riservatissimo,<br />
è venuto fuori solo<br />
ora. Schimidt e Assange<br />
hanno parlato a lungo<br />
di strategie, e soprattutto<br />
di moneta<br />
elettronica e Bitcoin<br />
di Fabio Vita<br />
www.bitcoinquotidiano.com<br />
Poco più di un anno fa (<strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong>,<br />
feb.2012) scrivevamo che il presidente<br />
di Google Eric Schmidt aveva rivelato<br />
l'intenzione della sua compagnia<br />
di studiare una moneta elettronica.<br />
Adesso, la trascrizione di un incontro -<br />
finora segretissimo - tra Schmidt e il<br />
fondatore di Wikileaks Julian Assange<br />
conferma l'interesse di Google per la<br />
moneta elettronica.<br />
Scheda<br />
BRANI DI CONVERSAZIONE<br />
Assange: Questa è la cosa più ottimista che sta accadendo. La<br />
radicalizzazione di <strong>giovani</strong> istruiti con internet. Le persone che<br />
ricevono i loro valori da internet ... e poi quando le trovano<br />
compatibili ne creano un'eco. L'eco è ormai così forte che annega<br />
le dichiarazioni originali. Completamente. Le persone che<br />
hanno affrontato, dal 1960... I radicali che hanno contribuito a<br />
liberare la Grecia e... Salazar. Dicono che questo momento è il<br />
più simile a quello che è successo in quei periodi di movimenti<br />
di liberazione negli anni '60, che hanno visto...<br />
L'incontro è avvenuto nel giugno del<br />
2011, con un Assange quindi non ancora<br />
barricato nell'ambasciata equadoriana ma<br />
già in stato di fermo in una casa della<br />
campagna inglese.<br />
Si sapeva che numerosi personaggi del<br />
mondo tecnologico e alternativo - come<br />
Steve Wozniak, co-fondatore di Apple -<br />
erano andati a visitare Assange durante le<br />
sue peripezie. Ma che fra loro ci potesse<br />
essere il capo del principale brand del<br />
pianeta nessuno l'aveva mai lontanamente<br />
immaginato.<br />
La trascrizione completa<br />
Wikileaks pubblica ora la trascrizione<br />
completa, con tanto di audio, delle cinque<br />
ore di incontro fra "il capo della gilda dei<br />
ladri" - diciamo così - e il massimo<br />
potentato dei Sette Regni. C'erano anche<br />
Jared Cohen, ex consigliere del Segretario<br />
di Stato di Hillary Clinton e coautore con<br />
Schmidt di The New Digital World<br />
(pubblicato il mese scorso), Lisa Schields,<br />
vicepresidente del Council on Foreign<br />
Relations e Scott Malcomson,<br />
speechwriting director dell'ambasciatrice<br />
Usa all'Onu Susan Rice.<br />
A un curioso Schmidt, Assange spiega<br />
l'evoluzione dei sistemi crittografici. Poi il<br />
discorso cade sul Bitcoin. "I link magnetici<br />
e così via stanno iniziando a venire. C'è<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 78<br />
La moneta senza banche<br />
Trend, tecnologia, applicazioni, mercati<br />
Tutto sul bitcoin, in tempo reale<br />
anche un bel paper in giro su Bitcoin,<br />
che... Ma tu sai qualcosa di Bitcoin?".<br />
"No".<br />
"Ok, Bitcoin è qualcosa che si è evoluto<br />
dalle cypherpunk un paio di anni fa ed è<br />
una alternativa a... si tratta di una moneta<br />
senza stato. Ha un algoritmo con cui<br />
chiunque può creare, chiunque può essere<br />
la propria zecca. Un modo semplice per<br />
dirlo è... c'è una ricerca continua di sequenze<br />
di bit zero. Una ricerca random.<br />
Quindi un sacco di lavoro di calcolo. Con<br />
ogni software Bitcoin che viene distribuito<br />
il lavoro aumenta algoritmicamente.<br />
Quindi la difficoltà di produrre Bitcoin diventa<br />
sempre <strong>maggio</strong>re col tempo.<br />
Schmidt matura un'idea...<br />
È qui che è maturata l'idea per Schmidt<br />
di creare una moneta elettronica (dei<br />
"Google bucks", scrivemmo allora sul<br />
modello di Bitcoin, o magari di utilizzare<br />
Bitcoin stesso? E presto, prima di<br />
un'eventuale concorrenza (un Amazon-<br />
coin, per esempio)?<br />
Al momento dello straordinario incon-<br />
tro, Bitcoin cominciava appena ad essere<br />
diffuso. Ma già allora Assange precisa che<br />
Bitcoin inizia a essere scambiato in<br />
dollari, e azzarda un paragone con un<br />
metallo prezioso come l'oro.<br />
Cohen: Lo vedi in ordine di grandezza diverso da quanto<br />
abbiano fatto negli anni '60?<br />
Assange: E per quanto riguarda ciò che è entrata in Occidente,<br />
perché ci sono alcune regioni del mondo, io non sono a conoscenza,<br />
ma per quanto mi rendo conto che - e naturalmente non<br />
ero in vita nel 1960 - ma come... Per quanto posso dire, questa<br />
affermazione è vera. Questa è la formazione politica di tecnici<br />
apolitici. È straordinario, nello stesso modo che il giovane...<br />
Schields: Apolitico? Vuoi dire una parola?<br />
Assange: Una parola. La gente sta andando a... I <strong>giovani</strong> stanno<br />
andando dall'apolitico alla politica. Si tratta di un passaggio<br />
molto interessante da vedere.
Saperne di più<br />
wikileaks.org/Transcript-Meeting-Assange-Schmidt#688<br />
www.pcmag.com/article2/0,2817,2417957,00.asp<br />
it.wikipedia.org/wiki/Hash<br />
Per la facile divisibilità, per la facilità<br />
con cui se ne puà saggiare l'autenticità, e<br />
perchè se sotterrato non decade "come<br />
mele o bistecche"<br />
Il clima dell'incontro è molto informale,<br />
Assange viene chiamato Julian, e non<br />
mancano scene memorabili come il balzo<br />
felino di Assange che capovolge il<br />
notebook di Lisa Schields per salvarlo<br />
dall'acqua distrattamente versatogli su<br />
dalla vicepresidente mentre si parlava di<br />
Pgp e di Zimmerman.<br />
Un clima molto informale<br />
"Se il sistema non fosse così inefficente<br />
- fa Jared Cohen, a proposito di tasse -<br />
tutti avrebbero i loro soldi offshore".<br />
"Non credo ai martiri - proclama Assange<br />
Fabio Vita<br />
Senza banche<br />
Bitcoin, la moneta<br />
di Internet<br />
www.isiciliani.it<br />
- Moglio combattere e scappare".<br />
"Non è trasparente, il Patriot Act" fa<br />
Eric Schmidt.<br />
Poi Assange si butta sulla filosofia.<br />
“Una battaglia in corso”<br />
"C'è una battaglia tra tutte queste cose<br />
in corso. Con persone diverse, economie<br />
diverse... non vedo una differenza tra<br />
governo e grandi corporations e piccole<br />
imprese. In realtà è tutto un continuum,<br />
sono tutti sistemi che cercano di ottenere<br />
quanto più potere possibile. Ecco, questo<br />
sono. Un generale che cerca più potere<br />
per la sua parte dell'esercito, e così via.<br />
Pubblicizzano, producono qualcosa che<br />
secondo loro è un prodotto, la gente lo<br />
compra, la gente non lo compra, lo<br />
rendono “complesso” per nasconderne i<br />
difetti...<br />
Non vedo una grande differenza tra<br />
governo e non-governativi. Ci sono<br />
differenze quanto a forza coercitiva, ma<br />
anche lì si vede che le società ben<br />
collegate sono in grado di sfruttare<br />
governo e sistema giudiziario e riescono a<br />
implementare... efficacemente anche la<br />
forza coercitiva, con l'invio di forze di<br />
polizia per fare requisizioni o buttare fuori<br />
a calci i dipendenti dell'ufficio".<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 79<br />
Il re e Robin Hood...<br />
Va avanti a lungo, lo strano incontro fra<br />
il re e Robin Hood. Il superhacker ricercato<br />
da decine di polizie e il megamanager<br />
galattico si scambiano suggerimenti e<br />
opinioni, lontani dai riflettori dei media<br />
(che per quasi due anni non ne sapranno<br />
niente) ed anche da qualsiasi riflessione<br />
su un qualsivoglia potere statale, che qui<br />
appare non meno obsoleto del regno di<br />
Bisanzio o del Sacro Romano Impero.<br />
Google e i servizi di pagamento<br />
Eric Schmidt nel lasciare il ruolo di Ceo<br />
(amministatore delegato) di Google - dal<br />
2001 al 2011: l'epoca d'oro della<br />
compagnia - per diventarne presidente<br />
disse che, nonostante tutti i traguardi<br />
raggiunti, nel campo nel social network<br />
c'era ancora molto da fare, inventandosi<br />
servizi adeguati, per raggiungere<br />
Facebook e Twitter.<br />
Da allora, Google ha investito molto in<br />
sistemi di pagamento, puntando<br />
soprattutto all'uso dello smartphone con i<br />
servizi Nfc. Ma forse Schmidt si chiede se<br />
ha perso tempo prezioso nei confronti dei<br />
"rivali" Paypal e soprattutto Bitcoin.
www.isiciliani.it<br />
Giornalismo<br />
Ma qua ormai<br />
l'informazione<br />
è precaria<br />
Si parla di giornalismo<br />
al convegno importante...<br />
di Attilio Occhipinti<br />
www.generazionezero.org<br />
L’International journalism festival,<br />
che si è tenuto a Perugia dal 24 al 28<br />
aprile, è giunto alla sua settima edizione.<br />
Si tratta di un momento importante<br />
per l’informazione, uno di quei momenti<br />
che spinge alla riflessione matura<br />
e onesta sulla situazione attuale del<br />
giornalismo nel mondo e, soprattutto,<br />
nel nostro Paese. “Per fare il giornalista<br />
in Sicilia ci vuole anche un avvocato”.<br />
Fermi tutti, forse sarebbe opportuno<br />
chiarire.<br />
L’appuntamento con questo importante<br />
festival ci ha fornito un’occasione particolare,<br />
quella cioè di prendere una bella<br />
lente di ingrandimento e di puntarla dritta<br />
sulla Sicilia. Perché? La risposta l’ha già<br />
data Vincenzo Barbagallo, giornalista e<br />
videomaker, con l’affermazione di cui sopra.<br />
Insomma, quale migliore occasione<br />
per parlare della condizione in cui verte il<br />
giornalismo siciliano di nuova<br />
generazione. A che punto siamo?<br />
Sull'equo compenso<br />
Per sfruttare al massimo questo<br />
momento abbiamo chiesto ad alcuni nostri<br />
amici e colleghi di chiarirci meglio (e di<br />
chiarirlo soprattutto a voi lettori) che<br />
cos’è il mestiere del giornalista,<br />
soprattutto se lo si relaziona al precariato,<br />
agli esigui pagamenti, all’incontro tra informazione<br />
e informati, quindi, alla Sicilia.<br />
D’altronde negli ultimi mesi si è intensificato<br />
il rapporto tra le varie realtà<br />
dell’informazione siciliana per far fronte<br />
comune contro una condizione che chiamarla<br />
precaria è poco, specie se parliamo<br />
di equo compenso: “La battaglia sull'equo<br />
compenso, portata avanti dal Presidente<br />
Iacopino e dai vari gruppi regionali di<br />
giornalisti, certifica lo stato in cui ci troviamo,<br />
gente sfruttata per fare andare<br />
avanti le piccole redazioni come le grandi<br />
redazioni di giornali ed emittenti nazionali.<br />
Purtroppo non credo che questa legge<br />
risolverà i problemi. La legge sarà applicabile<br />
solo per gli iscritti all'Ordine, ma ci<br />
sono tantissimi che,<br />
non essendo iscritti<br />
all'Ordine dei giornalisti<br />
per diversi motivi,<br />
continuano ad essere<br />
pagati, quando lo<br />
sono, una miseria”,<br />
così continua Vincenzo<br />
Barbagallo.<br />
Sempre sulla questione legata all’equo<br />
compenso l’opinione di Saul Caia, giornalista<br />
free-lance e collaboratore di<br />
diversi quotidiani, è che “l'approvazione<br />
della legge sull'equo compenso è certa-<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 80<br />
mente una grande vittoria per i giornalisti,<br />
freelance e precari che siano, ma bisognerà<br />
capire come ogni regione ed Ordine<br />
recepirà la nuova norma e come sarà attuata.<br />
Conosco colleghi che per una notizia<br />
sono pagati da un minino di 2 ad un<br />
massimo di 10 euro, per non parlare dei<br />
video, dove spesso ricevi 5 o 10 euro,<br />
mentre se sei più fortunato puoi arrivare a<br />
15/20. Questo deve cambiare. Non si può<br />
certo lavorare per la gloria”. Andrea Sessa,<br />
giornalista e collaboratore de Linkiesta,<br />
è molto diretto nel dire che si tratta di<br />
“una vittoria indubbiamente, ma che lascia<br />
l'amaro in bocca. Ancora oggi essere<br />
pagati 4 euro al pezzo per tanti nostri colleghi<br />
è normale. Se un cameriere lo pagassero<br />
5 euro per 3 ore di lavoro farebbe<br />
la rivoluzione. Un giornalista non la fa e ti<br />
ho detto tutto”.<br />
Ed è stata proprio la proposta sull’equo<br />
compenso per i giornalisti che ha dato il la<br />
alla costituzione del Coordinamento<br />
Giornalisti Precari <strong>Siciliani</strong>, con tanto di<br />
sito internet. Un gruppo unito di giornalisti<br />
precari, pubblicisti, professionisti, freelance<br />
che ha le idee chiare su quanto accade<br />
nella loro (nostra) terra.<br />
Sul mestiere in Sicilia<br />
“Uscire per strada e andare a caccia di<br />
notizie è diventato un lavoro per pochi<br />
privilegiati. E’ più comodo stare a casa e<br />
scopiazzare gli altri dal proprio computer.<br />
Credo che bisognerebbe rimettere un<br />
serio ordine nel giornalismo, sia sotto<br />
l'aspetto dei pagamenti e del compenso,<br />
sia per quanto riguarda le categorie e le<br />
regole”, così Caia specifica il suo punto di
www.isiciliani.it<br />
“A un giornalista precario<br />
c'è ben poco da dire: se capisce<br />
che non ci guadagnerà nulla,<br />
eppure continua lo stesso,<br />
allora comincia a far parte di quello sparuto<br />
manipolo di eroi sporchi d'inchiostro”<br />
vista riguardo alla qualità del nostro giornalismo<br />
e gli fa eco Barbagallo poiché<br />
“fare il giornalista e fare più in generale<br />
informazione in Sicilia è quasi una missione,<br />
o per lo meno si dovrebbe<br />
interpretare così”. Ordine e missione,<br />
due parole che vogliono dire tanto e che<br />
dovrebbero stare alla base di questo<br />
mestiere, ma forse, specialmente se<br />
parliamo di ordine, siamo ancora lontani.<br />
“Pippo Fava parlava di Catania come<br />
di una donna meravigliosa e<br />
meravigliosamente facile, e credo che<br />
questo renda bene l'idea. La voglia di<br />
svelarla era troppa, e indomabile. Fatale.<br />
In Sicilia se scegli di fare<br />
il giornalista, e di<br />
raccontare la terra senza<br />
tralasciare alcun dettaglio,<br />
allora scegli di vivere di<br />
passione, ma devi farci i<br />
conti”, le parole di Sebastiano<br />
Ambra, giornalista<br />
e autore di Agendaerre, sono chiare,<br />
nette, non lasciano nulla al caso perché,<br />
precisa Giorgia Landolfo, giornalista<br />
free-lance, “essere giornalista, sottolineo<br />
precario, in Sicilia, significa lottare ogni<br />
giorno contro la legge dell'omertà che<br />
schiaccia e appanna la volontà di denuncia.<br />
Significa raccontare una terra<br />
meravigliosa ma piena di contraddizioni,<br />
nella quale peraltro senza uno stipendio<br />
che possa reputarsi tale né la possibilità<br />
di progettare il futuro, è molto difficile<br />
conservare l'entusiasmo”.<br />
Un percorso ad ostacoli quello che si<br />
affronta ogni giorno per una notizia, per<br />
una foto, per una testimonianza e a volte<br />
“ci rimetti tanto, e decidi tu quando è<br />
troppo. Conosco qualcuno che ha deciso<br />
che non sarà mai troppo, e attorno a lui la<br />
terra, adesso, è irrimediabilmente nera.<br />
Ma l'aria, quella no, è pura”, e di questo<br />
Sebastiano Ambra ne è sicuro.<br />
D’altronde la temperatura in Sicilia è<br />
alta e siamo sempre in guerra, questo non<br />
bisogna dimenticarlo: allora diventa<br />
complicato lavorare in certe condizioni,<br />
con il signorotto pronto a minacciarti con<br />
la querela o peggio e con l’altro signorotto,<br />
quello per cui lavori, che ti dà due<br />
lire.<br />
Eppure a questa guerra partecipano<br />
tanti soldati, molti di loro con spirito<br />
rivoluzionario.<br />
Sui consigli a un precario<br />
Se il meccanismo dell’informazione in<br />
Sicilia s’inceppa ed è sempre più complicato<br />
andare avanti, allora che cosa fare?<br />
In questa terra strana e pazza, colma di<br />
contraddizioni, ma dal sangue caldo, bella<br />
e dannata, ragazze e ragazzi a volte<br />
prendono una penna e scrivono, altre<br />
volte schiacciano il bottone di una macchina<br />
fotografica e immortalano luci e<br />
ombre dei nostri paesaggi. A tutti loro si<br />
rivolgono le attenzioni di Giorgia perché<br />
“fare rete tra noi inoltre è fondamentale<br />
per condividere idee e riflettere sui nostri<br />
diritti, per allontanare quel senso di solitudine<br />
nella quale spesso un cronista precario<br />
può sprofondare”.<br />
E a chi ha paura di zoppicare Saul consiglia<br />
“di non ricercare costantemente lo<br />
scoop o la notizia bomba, basta fare bene<br />
quelle piccole cose quotidiane. Evitare di<br />
scopiazzare dai colleghi (in caso citare la<br />
fonte), cercare sempre di confrontare<br />
bene quello che dice il proprio contatto o<br />
la propria fonte, e quando si snocciola un<br />
comunicato stampa è sempre meglio fare<br />
qualche chiamata in più, per avere<br />
un'intervista o un diritto di replica che<br />
possa aggiungere nuovi dettagli a quello<br />
che già si sa”.<br />
Lo spettro del precariato aleggia costantemente:<br />
“Più in generale direi ai tan-<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 81<br />
ti ragazzi di essere<br />
coscienti che di<br />
giornalismo non si<br />
campa: io per tirare a<br />
fine mese, il pomeriggio<br />
faccio lezioni private e,<br />
al mattino, faccio la<br />
guida turistica”, così<br />
prudentemente parla Andrea. Ma a<br />
prescindere dai compensi e dalla fatica<br />
“ad un giornalista precario oggi posso<br />
solo consigliare di fare il proprio mestiere<br />
con passione e con dovizia. Mirare<br />
alla qualità che alla lunga viene sempre<br />
premiata, non appiattirsi alle notizie di<br />
agenzia e di cercare sempre l'inedito anche<br />
a rischio di sembrare "inopportuno"<br />
o "aggressivo" secondo il potere”, questo<br />
il parere di Vincenzo.<br />
“L'unica vera paga”<br />
E in conclusione Sebastiano si rivolge<br />
ai <strong>giovani</strong> con molta onestà, perché dopotutto<br />
“ai giornalisti precari di utile non<br />
c'è molto da dire: chi continua a scrivere<br />
pur avendo coscienza della propria<br />
condizione retributiva, allora comincia a<br />
far parte, in questa buia epoca che vede<br />
sempre più distanti i ricchi dai poveri, di<br />
uno sparuto manipolo di eroi sporchi<br />
d'inchiostro. E a questi bisogna solo fare<br />
forza. Ai <strong>giovani</strong> giornalisti, piuttosto,<br />
quelli che affacciano la testa sul mestiere<br />
- magari dopo aver sparso manciate di<br />
parole sui social media - bisogna presentare<br />
la realtà com'è, ricordando loro che<br />
l'unico modo per non dare adito a chicchessia<br />
di attaccarli è attenersi sempre,<br />
scrupolosamente - senza mai cedere alle<br />
immancabili e pesantissime inclinazioni<br />
dell'animo - alla verità sostanziale dei<br />
fatti. E quella, per gli irriducibili precari<br />
di ogni età, vuoi o non vuoi è la prima<br />
paga. L'unica vera, spesso”.
www.isiciliani.it<br />
Un laboratorio di giornalismo antimafioso<br />
Scrivere di mafia:<br />
studiando s’impara<br />
Succede a Milano, alla facoltà di Scienze Politiche.<br />
Ecco brevi estratti degli articoli prodotti<br />
Sempre la verità<br />
Perché la negazione<br />
aiuta la mafia<br />
di Alice Bertola<br />
Negli anni Settanta a Palermo non si<br />
riusciva a parlare di mafia. Non era una<br />
possibilità accettabile socialmente e<br />
quindi negata politicamente . Circa<br />
trent’anni dopo, questa volta a Milano, si<br />
fa ancora fatica a capire l’infiltrazione<br />
delle mafie in Lombardia nonostante i<br />
processi, le condanne e gli omicidi.<br />
Pare che sia la negazione il filo conduttore<br />
tra spazio e tempo, dalla Sicilia<br />
alla Lombardia, come un disco rotto o<br />
una barzelletta raccontata troppe volte e<br />
che ormai davvero non fa più ridere. Ed<br />
è proprio questa negazione codarda che<br />
ha generato conseguenze, tragiche e varie,<br />
raccontate con precisione da due<br />
film-documentario: “Global mafia”, diretto<br />
dalla redazione di Stampo Antimafioso<br />
dell’Università degli Studi di Milano,<br />
e “Uomini soli” prodotto da Attilio<br />
Bolzoni con Paolo Santolini.<br />
82<br />
I documentari<br />
Per strada e nel mondo<br />
di Adelia Pantano<br />
Due diversi modi di fare giornalismo,<br />
due diversi modi di rivelare un fenomeno.<br />
Da una parte c'è Global Mafia, ideato<br />
dai ragazzi di stampoantimafioso.it, mentre<br />
dall'altra c'è Uomini Soli che Attilio<br />
Bolzoni, realizza nel 2012, anno di ricorrenze<br />
eccellenti. Con Bolzoni si cammina<br />
per le strade di una città che ricorda le<br />
sue vittime ad ogni angolo, Palermo appunto.<br />
Con Global Mafia sì gira per il<br />
mondo, per denunciare i numeri di un fenomeno<br />
che fa paura.<br />
Reti collettive<br />
e solitudine dei singoli<br />
di Valentina Duosi<br />
“Global Mafia” e “Uomini Soli”. Due<br />
racconti di denuncia e un grande paradosso:<br />
da un lato le “reti” alle spalle delle<br />
organizzazioni mafiose, dall'altro quelle<br />
alle spalle degli uomini delle istituzioni.<br />
Ai gemellaggi culturali, ai legami indissolubili,<br />
a un gruppo capace di mantenere<br />
una forte e compatta chiusura interna,<br />
si contrappone la drammatica solitudine<br />
degli uomini di Stato, di coloro che<br />
più di ogni altro avrebbero dovuto essere<br />
protetti dalla propria “comunità” di riferimento<br />
e invece sono stati lasciati soli a<br />
combattere la loro guerra personale. Il risultato<br />
è una lotta alla mafia personalizzata:<br />
la centralità delle singole persone<br />
come somma di scelte individuali.<br />
Stampo antimafioso<br />
- pag. I<br />
“Fuori la mafia<br />
dallo Stato”<br />
A colpi di tamburello<br />
di Vincenzo Raffa<br />
Palermo. La città mattatoio. La città<br />
come dei morti ammazzati. “Palermo<br />
come Beirut” dice qualcuno. “No è anche<br />
peggio” gli fa eco qualcun altro. Profumi<br />
di mercato. Delle verdure vengono esposte<br />
in bella vista da mercanti dalla gola<br />
secca per quanto pubblicizzano la loro<br />
mercanzia: “pesce fresco”. Una foto di<br />
un giocatore del Palermo calcio primeggia<br />
sorridente appesa ad una parete sporca<br />
di una delle tante vie della conca<br />
d’oro.<br />
Poco più in la un boato squarcia la<br />
tranquillità di un pomeriggio nella cittadina<br />
siciliana di Capaci. Un altro a via<br />
d’Amelio. Corpi dilaniati. Macchine<br />
sventrate. Morte. Tanta morte. Un fumo<br />
acre di qualche decina di metri sale imperioso<br />
e nero segnalando al mondo che<br />
qualcosa di brutto era appena successo.<br />
Le strade sono interamente divelte. I cancelli<br />
delle case sono un vago ricordo.<br />
Cocci ovunque. Un odore amaro ristagna<br />
nei polmoni ed inquina l’aria. Polvere. Il<br />
silenzio è rotto da pianti e singhiozzi di<br />
chi conosceva le vittime. Chi non piange<br />
per loro, lo fa perché ha gli occhi pieni di<br />
polvere. La folla si rivolge urlante ai politici<br />
accorsi per i funerali solenni di Falcone<br />
e Borsellino: “fuori la mafia dallo<br />
Stato”.
Un percorso formativo<br />
Il laboratorio<br />
Il giornalismo antimafioso esiste. È una<br />
combinazione di conoscenza, abilità stilistica<br />
e sensibilità civile che fa i conti con<br />
un vuoto di spazio nel sistema informativo<br />
mainstream. Un vuoto che si fatica a<br />
colmare, però, e questo è paradossale. Di<br />
più: è inaccettabile, a Milano, capoluogo<br />
della Lombardia colonizzata dalla<br />
‘ndrangheta. Da questa premessa prende<br />
le mosse il laboratorio di giornalismo antimafioso.<br />
Ideato dal professor Nando<br />
dalla Chiesa, la redazione di Stampo Antimafioso<br />
si è cimentata nel ruolo di tutor.<br />
Universitari, una studentessa liceale,<br />
un paio di giornalisti, un maresciallo dei<br />
carabinieri: loro sono gli iscritti che, da<br />
gennaio a marzo, hanno ripercorso la storia<br />
del giornalismo antimafioso, si sono<br />
misurati con i generi della scrittura, hanno<br />
ragionato sulle sfide poste dal giornalismo<br />
digitale. Ma soprattutto hanno capito<br />
che non si può scrivere di mafia senza<br />
averla studiata. E che non basta studiarla:<br />
è importante anche imparare a<br />
raccontarla. Contro l’invisibilità, saper<br />
nominare la mafia per denunciarla.<br />
Servitori dello Stato<br />
La forza dell'onestà<br />
di Giorgia Venturini<br />
Parlare di mafia vuol dire anche raccontare<br />
di chi ha sempre creduto nel riscatto<br />
di un popolo onesto. Vuol dire non dimenticare<br />
persone come Nino Agostino,<br />
il poliziotto ucciso a Palermo da .<br />
Talmente ignoti che lo stesso Totò<br />
Riina aprì un inchiesta interna a Cosa<br />
Nostra per scoprire chi sparò. Ha giurato<br />
sul nome del figlio, Vincenzo Agostino,<br />
padre di Nino. Ha giurato che finché la<br />
giustizia non gli darà un colpevole, lui, la<br />
sua barba non se la taglierà mai. Ancora<br />
dopo anni, però, quella barba, è sempre<br />
più bianca e più lunga.<br />
www.isiciliani.it<br />
La facoltà di Scienze Politiche.<br />
Salvatore Borsellino<br />
di Silvia Macellaro<br />
"...C’è un uomo poi, un uomo che resta<br />
sulle sue, nascosto rispetto agli altri; forse<br />
per cercare conforto in un ricordo, forse<br />
per rabbia. Un uomo con le spalle ricurve,<br />
con le braccia che cadono lungo i<br />
fianchi e con la testa<br />
china sul pavimento. È Salvatore Borsellino.<br />
Una testimonianza forte, dura,<br />
“un pugno nello stomaco”. Una memoria,<br />
la sua, che non è stata solo ricordo, è<br />
stata lotta, è stata ricerca della verità,<br />
benché questa non sia mai stata trovata.<br />
Rabbia, foga, sete di giustizia nelle sue<br />
parole. Un nodo alla gola, la voce spezzata<br />
dal dolore e una lacrima che gli segna<br />
il viso: “Paolo Borsellino è vivo”. Lo<br />
sdegno nei confronti delle istituzioni, il<br />
rammarico per un fratello ucciso due volte:<br />
una prima dalla mafia e una seconda<br />
dall'omertà delle persone. Un’omertà che<br />
ha massacrato ripetutamente chi era già<br />
stato ammazzato, celando con il silenzio<br />
quelle verità forse troppo sconvenienti."<br />
Stampo antimafioso<br />
- pag. II<br />
Ricordare,<br />
sempre e ovunque<br />
Percorsi di Memoria<br />
di Gemma Ghiglia<br />
L'ultimo intervento, il più toccante, è di<br />
Salvatore Borsellino. Il punto del suo discorso<br />
è semplice e chiaro: la memoria<br />
come lotta. Lotta contro un sistema:<br />
"Troppo spesso il più grande vilipendio<br />
delle Istituzioni è stato fatto dalle stesse<br />
persone che lavorano per esse". Lotta insieme<br />
a chi dopo la morte di Paolo ha<br />
avuto il coraggio di dire, a Palermo, "Io<br />
sono contro la mafia".avuto il coraggio<br />
di dire, a Palermo, "Io sono contro la mafia".<br />
Dopo vent'anni l'urgenza comunicativa<br />
è ancora irreprimibile, il ricordo ancora<br />
intenso, la lotta ancora accesa. Si<br />
alza in piedi, con il braccio e nella mano<br />
una delle sue agende rosse: la pagina è<br />
aperta su una foto del fratello. Alta, visibile<br />
a tutti.<br />
Un gesto che vale più di ogni parola.<br />
La memoria è lotta<br />
di Adriana Varriale<br />
Milano, 22 febbraio. Presentazione del<br />
Coordinamento lombardo dei familiari<br />
delle vittime di mafia<br />
A conclusione della serata interviene<br />
Salvatore Borsellino, fratello di Paolo.<br />
Per lui la memoria è la lotta contro coloro<br />
che gli hanno portato via il fratello e<br />
non permettono giustizia. Ricorda come<br />
l’omicidio di Paolo non fu una morte di<br />
mafia bensì una morte di Stato. Riporta<br />
alle menti dei presenti gli attimi successivi<br />
la morte del fratello, ricordando la<br />
scomparsa dell’agenda rossa su cui probabilmente<br />
si sarebbero trovati i mandanti<br />
dell’omicidio. Un discorso commovente<br />
e coinvolgente, una narrazione quasi<br />
urlata di quello che accadde. “La memoria<br />
è lotta” e Salvatore Borsellino lotta<br />
per la verità.<br />
83
Attenzione al nord<br />
Mafia e memoria<br />
nell'Italia del Nord<br />
di Daniele Cavalli<br />
La memoria è il tema che è si fatto strada<br />
durante l’incontro svoltosi a Vittuone<br />
il 9 Febbraio scorso, organizzato dalla<br />
sezione locale dell’ANPI. Al Nord la memoria<br />
è finita spesso in un angolo: la<br />
gente, fino all’ Operazione Crimine Infinito<br />
del 2010, non si convinceva del fatto<br />
che qui la mafia esiste, eccome. Alla<br />
base sta il problema dell’incapacità di<br />
leggere gli eventi, ma anche quello della<br />
voglia di rimuovere i segnali. C’è anche<br />
la memoria rivendicata con fervore da<br />
chi si attiva contro la mafia. Questa corre<br />
però il pericolo di essere strattonata o di<br />
perdere la propria solidità e, anche involontariamente,<br />
di allontanare da un efficace<br />
contrasto alla criminalità organizzata,<br />
in ogni luogo questa operi.<br />
Mafia e politica: il<br />
dissenso della società<br />
civile di Vittuone<br />
di Andrea Zolea<br />
Il 9 febbraio nella sede del Comune di<br />
Vittuone, ad ovest di Milano, la sezione<br />
locale dell'Anpi ha organizzato un<br />
convegno antimafia con ospiti illustri:<br />
Nando dalla Chiesa, il sindaco Fabrizio<br />
Bagini e i giornalisti del settimanale<br />
'L'Altomilanese' Ersilio Mattioni e Ester<br />
Castano. L'evento, realizzato per approfondire<br />
le questioni giudiziarie sui rapporti<br />
tra 'ndrangheta e politica dell'area<br />
magentina, ha visto molti cittadini esprimere<br />
un forte disaccordo sull'operato di<br />
esponenti politici della zona. Vincenzo<br />
Capuozzo, segretario dell'Anpi di Sedriano/Vittuone<br />
ha marcato il senso<br />
dell'incontro ''quello che accomuna la<br />
lotta alla mafia di oggi alla lotta della resistenza<br />
durante la seconda guerra<br />
mondiale è la battaglia per la libertà''.<br />
84<br />
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DISEGNO DI MARCO BRUNO<br />
Dubbi e domande<br />
sulla gestione Aler<br />
di Luana Petre<br />
Milano, Audizione in Commissione<br />
Antimafia. Loris Zaffra giustifica la nomina<br />
di Di Chiano come una prestazione<br />
d'opera che in realtà non è mai avvenuta.<br />
Nel 2012, essendo stata ALER sottodimensionata,<br />
si è deciso di ampliare<br />
l'organico, assumendo nuovo personale,<br />
tra cui Di Chiano, il quale riportava anche<br />
la certificazione di invalidità civile.<br />
Rilevanti sono i fatti collegati a Di Chiano,<br />
il suo tentato suicidio, l'intestazione<br />
di una casa dal Comune di Milano ubicata<br />
in via Ca' Granda, la condanna per associazione<br />
mafiosa, l'assunzione realmente<br />
avvenuta nonostante non abbia<br />
mai esercitato la professione presso<br />
l'azienda, la sua certificazione di invalidità<br />
ancora da verificare.<br />
Stampo antimafioso<br />
- pag. III<br />
Tempo di agire<br />
Occhi aperti<br />
allo Zucchi<br />
di Marco Bruno<br />
All'interno dell'aula magna del “Liceo<br />
Bartolomeo Zucchi" di Monza, lo scorso<br />
6 febbraio si è svolto l'incontro tra gli<br />
studenti e Stefano Paglia, volontario di<br />
Libera. Associazioni, nomi e numeri contro<br />
le mafie.<br />
L'oratore ha stuzzicato i liceali chiedendo<br />
loro come possano contrastare<br />
questo fenomeno, proponendo tre modalità<br />
di contrasto: non acquistare droghe,<br />
esprimere sempre la preferenza nelle<br />
schede elettorali e pretendere lo scontrino<br />
fiscale dopo aver acquistato qualcosa.<br />
La nave della legalità<br />
di Vincenzo Raffa<br />
Siamo noi gli unici che possono cambiare.<br />
La vita fatta come regalo per liberare<br />
chi libero non lo è. Chi vive nelle catene<br />
della mafia e non solo: una vita fatta di<br />
prostituzione, di vessazioni, di scorte, di<br />
denigrazioni, di male parole, di usura.<br />
Questa non è vita. Allora si evince che è<br />
giunto il tempo in cui noi dobbiamo fare<br />
noi stessi. Non cittadini ad intermittenza<br />
quindi, come ripete più e più volte un<br />
energico Ciotti.<br />
La scuola è l’unica che può dire ad un<br />
bambino in età scolare, che risolvere i<br />
problemi con la forza non è giusto! Che<br />
ricevere dei soldi in cambio di favori,<br />
non è giusto! Che chiedere il pizzo o praticare<br />
l’usura, non è giusto! La scuola<br />
come “progetto corale” per educare non<br />
solo una persona, ma anche tutte quelle<br />
in cui quest’ultima vive e riceve insegnamenti<br />
extrascolastici. Riuscire a staccare<br />
il figlio alla mafia, vista come madre perché<br />
ai suoi bambini questa da una forte<br />
identità (quella che secondo alcuni questo<br />
Stato oggi non dona), è l’obiettivo<br />
principale per rigenerare la società. Ma<br />
bisogna farlo subito.
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I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
Sicilia i<strong>giovani</strong><br />
– pag. p 85
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mondo su NORD &SUD mondo giù<br />
a cura di Tito Gandini<br />
Padri, figli<br />
E BUROCRAZIA<br />
Francia, matrimonio gay, il problema non<br />
è tanto il matrimonio, quanto la possibilità<br />
o meno di esercitare il ruolo genitoriale<br />
e questo, paradossalmente anche sui<br />
figli propri, oltre che su figli adottivi. Ma<br />
se la questione si risolve in maniera positiva<br />
per i figli propri ovviamente ne consegue<br />
la possibilità di adozione.<br />
Armi chimiche 1<br />
SIRIA: LE USA IL GOVERNO?<br />
Siria. L’amministrazione USA, ritiene di<br />
avere prove sufficienti che dimostrino<br />
l’utilizzo di armi chimiche, in dosi non<br />
massicce contro gli insorti. Considerato<br />
che Obama aveva determinato come<br />
punto di non ritorno per un coinvolgimento<br />
diretto degli USA proprio l’utilizzo<br />
di armi chimiche, adesso bisogna vedere<br />
che succede.<br />
Scuse<br />
PER UN MASSACRO<br />
Serbia. Il presidente nazionalista, Tomislav<br />
Nikolic, chiede scusa per il massacro<br />
di Sebrenica: “M’inginocchio e domando<br />
che la Serbia sia perdonata per il<br />
crimine commesso a Sebrenica, mi scuso<br />
per i crimini che sono stati commessi in<br />
nome del nostro stato, da qualche individuo<br />
del nostro popolo.” Allusione piuttosto<br />
evidente a Ratko Mladic, comandante<br />
in capo delle forze serbe e che comandò<br />
personalmente l’attacco all’enclave, che<br />
secondo la croce rossa è costato la vita a<br />
8000 persone.<br />
Récord<br />
SENZA GLORIA<br />
3224600 disoccupati in Francia, è record.<br />
Tre su cinque hanno accesso al sussidio<br />
di disoccupazione che copre il 69% del<br />
loro ultimo stipendio.<br />
Poveri ariani<br />
(E POVERO CHI CI CREDE)<br />
Nueva Germania è in<br />
Paraguay, una colonia<br />
fondata da due razzisti<br />
tedeschi nel 1887 con<br />
l’obbiettivo di creare<br />
una razza pura a partire<br />
da 14 famiglie ariane<br />
DOP.<br />
In capo a pochi anni il<br />
progetto fallì, malattie, povertà, manie di<br />
grandezza fecero sì che alcune famiglie<br />
siano tornate in Germania e che altre si<br />
siano progressivamente acconciate alla<br />
vita locale, superando qualunque vincolo<br />
DOP, per concentrarsi sulla mera<br />
sopravvivenza. Oggi la colonia esiste<br />
ancora, molti hanno ancora cognome<br />
tedesco, ma la "razza", quella è<br />
assolutamente indistinguibile dal resto<br />
dei paraguaiani. Tanto per dire, noi<br />
ancora ci preoccupiamo dell’impatto politico<br />
dello Ius Soli.<br />
La bpmba<br />
FAI-DA-TE<br />
Boston. Una decina d’anni fa, furoreggiava<br />
una vignetta che imitando le istruzioni<br />
di montaggio Ikea spiegava come<br />
costruire una bomba. Bene pare che le<br />
pentole a pressione di Boston, con la polvere<br />
da sparo estratta dai fuochi d’artificio,<br />
con la scelta di un evento all’aperto<br />
(quindi senza controlli d’accesso e di security),<br />
fossero fatte su istruzioni<br />
comunemente scaricabili da web.<br />
L’autore era morto per un attacco dei<br />
droni americani un paio d’anni fa, ma si<br />
sa le idee circolano.<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 86<br />
Armi chimiche 2<br />
SIRIA: LE USANO I RIBELLI?<br />
Siria, pare che adesso si faccia uso di<br />
armi chimiche, ma dalla parte sbagliata.<br />
Carla Del Ponte, sostiene di avere degli<br />
indizi che siano i ribelli ad usarle. Ovvero<br />
i buoni, quelli che gli Usa vorrebbero<br />
sostenere. Nelle ultime settimane gli<br />
americani avevano iniziato a dire che se<br />
il Governo siriano avesse deciso di utilizzare<br />
armi chimiche contro i ribelli sarebbero<br />
intervenuti e ora? Ma chi li rifornisce<br />
i ribelli? Intanto Israele per non saper<br />
ne leggere ne scrivere, ha bombardato<br />
siti militari strategici a Damasco, riuscendo<br />
a tirarsi contro la lega araba. Il timore<br />
di Israele è che le armi dei depositi<br />
siriani, finiscano nelle mandi degli Hebollah.<br />
Come dargli torto? Se armi chimiche<br />
finissero per essere utilizzate contro<br />
Israele, avremmo la base strutturale di<br />
un conflitto enorme. Nethaniau si è catapultato<br />
in Cina per discuterne e ne ha<br />
parlato al telefono con Putin.<br />
Inquinare<br />
NON E' PIU' UN AFFARE<br />
I certificati CO2 avevano raggiunto un<br />
valore di 40 dollari la tonnellata in agosto<br />
2008, questo costo incoraggiava le<br />
aziende a sostituire infrastrutture obsolete<br />
e a progettare riduzioni strutturali degli<br />
agenti inquinanti emessi. Poi è venuta<br />
la crisi e le aziende hanno cominciato a<br />
produrre tanto di meno. Il business case<br />
sugli investimenti per ridurre le emissioni<br />
è cambiato drammaticamente. Oggi il<br />
valore del certificato è sceso a 2 dollari<br />
la tonnellata, le aziende sono piuttosto<br />
incoraggiate a tenere le vecchie infrastrutture,<br />
finché la crisi non sia passata.
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mondo su NORD &SUD mondo giù<br />
a cura di Tito Gandini<br />
Baa-bo-cho-nee<br />
WHAT MEANS IT?<br />
Gran Bretagna, gli inglesi scoprono i<br />
bamboccioni, secondo un recente studio<br />
pare addirittura che il 43% dei <strong>giovani</strong><br />
compresi tra i 18 e i 30 anni abbia chiesto<br />
soldi ai genitori per comprare da<br />
mangiare, il 36% abbia confessato di<br />
chiedere aiuto per pagarsi le ferie , il<br />
16% per ripianare debiti, l’8% per comprarsi<br />
casa. Insomma pare che addirittura<br />
il 31% dei ragazzi non si senta indipendente<br />
economicamente. (Ma in Italia<br />
abbiamo rinunciato a farle queste<br />
indagini?)<br />
In Germania<br />
LI PROCESSANO (I NAZI)<br />
Germania, si apre il processo per 24 omicidi<br />
ad un gruppetto neonazista di tre<br />
persone. L’obbiettivo non era avere visibilità,<br />
era uccidere, uccidere uno straniero<br />
era una cosa buona. In realtà sotto<br />
processo ci finisce tutto il lavoro di un<br />
decennio della polizia e dei servizi segreti,<br />
tutte le negligenze e le eventuali connivenze,<br />
tutto un sistema di burocrazia<br />
elefantiaca o sviste paradossali che hanno<br />
permesso al gruppetto di agire indisturbato.<br />
La Germania si auto processa in<br />
casi del genere, ed entrano in tutti i<br />
micro dettagli dei perché e dei percome e<br />
sono disposti a mettere in crisi tutto il<br />
sistema. (Diciamolo per Cucchi,<br />
Aldovrandi, …)<br />
Proteste<br />
ANTICORRUZIONE (IN RUSSIA)<br />
Mosca, dicembre<br />
2011, malgrado un<br />
freddo boia,<br />
migliaia di attivisti<br />
invadono le strade<br />
di Mosca per<br />
protestare contro la corruzione. Nella<br />
primavera 2012 la protesta aveva<br />
raggiunto la provincia, sfidando i sindaci<br />
del partito di Putin Russia Unita e<br />
spingendoli a varare delle riforme locali.<br />
La protesta raggiunse il proprio culmine<br />
a poche ore dalla rielezione Putin alla<br />
presidenza, dopo una pausa di quattro<br />
anni. Poi però scattò la controffensiva:<br />
un’ondata di arresti per atti di<br />
hooliganismo, gli Usa furono accusati di<br />
fomentare le proteste, l’agenzia<br />
americana per lo sviluppo internazionale<br />
è stata ridimensionata, la Usaid è stata<br />
cacciata malamente, ogni leader<br />
dell’opposizione fu controllato per capire<br />
se avesse o meno rapporti con organizzazioni<br />
internazionali. Ora alla velocità del<br />
bradipo la giustizia sta celebrando i processi<br />
di quella stagione e l’opposizione è<br />
ridotta al lumicino.<br />
Presidente<br />
FIGLIO DI PRESIDENTE<br />
Malesia, Najib Razak è stato rieletto presidente,<br />
conservatore, a sua volta figlio<br />
dell’ex presidente del consiglio Abdul<br />
Razak. Non ci si aspetta grande innovazione.<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 87<br />
Mi son fatto<br />
LA PISTOLA<br />
Una pistola vera, realizzabile tramite una<br />
stampante 3d, in plastica dura, è stata testata<br />
con successo dall'associazione americana<br />
Defense Distributed.<br />
India e Cina<br />
E LA GUERRA DIMENTICATA<br />
Conflitti dimenticati: India e Cina si contendono<br />
dal 1962 un territorio di frontiera<br />
sull’Himalaya. Adesso stanno disarmando.<br />
Europei<br />
TUTTI IN GERMANIA!<br />
Nel 2012 369000 persone sono immigrate<br />
in Germania, +32% rispetto all'anno<br />
prima, oltre il 50% vengono da altri Paesi<br />
europei.<br />
Per oggi<br />
NON LI LANCIO PIU'<br />
La Corea del Nord ha tolto i propri missili<br />
dalle basi di lancio.<br />
900 operai<br />
AMMAZZATI<br />
Bangladesh: 912 morti in un crollo di<br />
una fabbrica tessile il 24 aprile. Si continua<br />
a scavare. E' praticamente impossibile<br />
sapere se questa mia felpa ora, sia stata<br />
fatta in quella fabbrica. Indizi? Economica,<br />
comprata al mercato di Isola a Milano.<br />
(Fra gli utilizzatori finali, anche<br />
Benetton).
Nel paese di Camporeale, provincia di<br />
Palermo, nel cuore della Sicilia, assediato<br />
da tutta la mafia della provincia palermitana,<br />
c'era un sindaco democristiano,<br />
un democristiano onesto, di nome Pasquale<br />
Almerico, il quale essendo anche<br />
segretario comunale della DC, rifiutò la<br />
tessera di iscrizione al partito ad un patriarca<br />
mafioso, chiamato Vanni Sacco<br />
ed a tutti i suoi amici, clienti, alleati e<br />
complici. Quattrocento persone. Quattrocento<br />
tessere. Sarebbe stato un trionfo<br />
www.isiciliani.it<br />
IL FILO<br />
Il potere<br />
in Italia<br />
di Giuseppe Fava<br />
Questa è la povera storia di un sindaco siciliano<br />
di tanti anni fa, uno che non vole scendere a<br />
patti con la mafia. Il partito lo scaricò, i mafiosi<br />
lo ammazzarono. Solo un giornalista coraggioso<br />
si ricordò di lui, e ce ne ha tramandato il nome<br />
____________________________________<br />
La Fondazione Fava<br />
La fondazione nasce nel 2002 per mantenere<br />
vivi la memoria e l’esempio di Giuseppe Fava,<br />
con la raccolta e l’archiviazione di tutti i suoi<br />
scritti, la ripubblicazione dei suoi principali libri,<br />
l'educazione antimafia nelle scuole, la promozione<br />
di attività culturali che coinvolgano i <strong>giovani</strong><br />
sollecitandoli a raccontare. Il sito permette<br />
la consultazione gratuita di tutti gli articoli di<br />
Giuseppe Fava sui <strong>Siciliani</strong>.<br />
Per consultare gli archivi fotografico e teatrale,<br />
o altri testi, o acquistare i libri<br />
della Fondazione, scrivere a<br />
elenafava@fondazionefava.it<br />
mariateresa.ciancio@virgilio.it<br />
____________________________________<br />
Il sito “I <strong>Siciliani</strong> di Giuseppe Fava”<br />
Pubblica tesi su Giuseppe Fava e i <strong>Siciliani</strong>, da<br />
quelle di Luca Salici e Rocco Rossitto, che ne<br />
sono i curatori. E' un archivio, anzi un deposito<br />
operativo, della prima generazione dei <strong>Siciliani</strong>.<br />
Senza retorica, senza celebrazioni,<br />
semplicemente uno strumento<br />
di lavoro. Serio, concreto<br />
e utile: nel nostro stile.<br />
politico del partito, in una zona fino<br />
allora feudo di liberali e monarchici, ma<br />
il sindaco Almerico sapeva che quei<br />
quattrocento nuovi tesserati si sarebbero<br />
impadroniti della <strong>maggio</strong>ranza ed<br />
avrebbero saccheggiato il Comune. Con<br />
un gesto di temeraria dignità, rifiutò le<br />
tessere.<br />
La segreteria della DC<br />
Respinti dal sindaco, i mafiosi ripresentarono<br />
allora la domanda alla segreteria<br />
provinciale della DC, retta in quel<br />
tempo dall'ancora giovane Giovanni<br />
Gioia, il quale impose al sindaco Almerico<br />
di accogliere quelle quattrocento richieste<br />
di iscrizione, ma il sindaco Almerico,<br />
che era medico di paese, un galantuomo<br />
che credeva nella DC come<br />
ideale di governo politico, ed era infine<br />
anche un uomo con i coglioni, rispose<br />
ancora di no. Allora i postulanti gli fecero<br />
semplicemente sapere che, se non<br />
avesse ceduto, lo avrebbero ucciso, e il<br />
sindaco Almerico, medico galantuomo,<br />
sempre convinto che la Dc fosse soprattutto<br />
un ideale, rifiutò ancora.<br />
La segreteria provinciale s'incazzò, sospese<br />
dal partito il sindaco Almerico e<br />
concesse quelle quattrocento tessere. Il<br />
sindaco Pasquale Almerico cominciò a<br />
vivere in attesa della morte. Scrisse un<br />
memoriale indirizzato alla segreteria<br />
provinciale e nazionale del partito<br />
denunciando quello che accadeva e<br />
indicando persino i nomi dei suoi<br />
probabili assassini. E continuò a vivere<br />
nell'attesa della morte. Solo,<br />
abbandonato da tutti. Nessuno gli dette<br />
retta, lo ritennero un pazzo visionario<br />
che voleva continuare a comandare da<br />
solo la città emarginando forze politiche<br />
nuove e moderne.<br />
Due scariche di lupara<br />
Talvolta lo accompagnavano per strada<br />
alcuni amici armati per proteggerlo.<br />
Poi anche gli amici scomparvero. Una<br />
sera di ottobre mentre Pasquale Almerico<br />
usciva dal municipio, si spensero tutte<br />
le luci di Camporeale e da tre punti<br />
opposti della piazza si cominciò a sparare<br />
contro quella povera ombra solitaria.<br />
Cinquantadue proiettili di mitra, due<br />
scariche di lupara. Il sindaco Pasquale<br />
Almerico venne divelto, sfigurato, ucciso<br />
e i mafiosi divennero i padroni di<br />
Camporeale. Pasquale Almerico, per<br />
anni, anche negli ambienti ufficiali del<br />
partito venne considerato un pazzo alla<br />
memoria.<br />
I <strong>Siciliani</strong>,<br />
gennaio 1983<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 88
I <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong>/ Reg.Trib.Catania n.23/2011 del 20/09/2011 / d.responsabile riccardo orioles<br />
www.isiciliani.it<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
Rivista di politica, attualità e cultura<br />
Fatta da:<br />
Gian Carlo Caselli, Nando dalla Chiesa, Giovanni Caruso,<br />
Giovanni Abbagnato, Francesco Appari, Lorenzo Baldo, Valerio<br />
Berra, Nando Benigno, Mauro Biani, Lello Bonaccorso, Paolo<br />
Brogi, Luciano Bruno, Anna Bucca, Grazia Bucca, Tonino<br />
Cafeo, Elio Camilleri, Arnaldo Capezzuto, Ester Castano, Salvo<br />
Catalano, Giulio Cavalli, Teresa Campagna, Carmelo Catania,<br />
Giulio Cavalli, Rossana Chillemi, Antonio Cimino, Giancarla<br />
Codrignani, Dario Costantino, Irene Costantino, Tano D’Amico,<br />
Fabio D’Urso, Jack Daniel, Riccardo De Gennaro, Giacomo Di<br />
Girolamo, Tito Gandini, Rosa Maria Di Natale, Francesco<br />
Feola, Norma Ferrara, Pino Finocchiaro, Paolo Fior, Enrica<br />
Frasca, Renato Galasso, Rino Giacalone, Marcella Giamusso,<br />
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I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 89<br />
redazione@isiciliani.it
Giambattista<br />
Scidà e Gian<br />
Carlo Caselli<br />
sono stati fra<br />
i primissimi<br />
promotori della<br />
rinascita dei <strong>Siciliani</strong>.<br />
Lo spirito di un<br />
giornale<br />
"Un giornalismo fatto di<br />
verità impedisce molte<br />
corruzioni, frena la<br />
violenza e la criminalità,<br />
accelera le opere<br />
pubbliche indispensabili.<br />
pretende il funzionamento<br />
dei servizi sociali. tiene<br />
continuamente allerta le<br />
forze dell'ordine, sollecita<br />
la costante attenzione<br />
della giustizia, impone ai<br />
politici il buon governo".<br />
Giuseppe Fava<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
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Una piccola
libertà<br />
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Progetto grafico di Luca Salici<br />
I <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong>/ Reg.Trib.Catania n.23/2011 del 20/09/2011 / Dir.responsabile Riccardo<br />
Orioles/ Associazione culturale I <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong>, via Cordai 47, Catania / 30 agosto 2012<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
Gli ebook<br />
dei <strong>Siciliani</strong><br />
I <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong> sono stati fra i primissimi in Italia ad<br />
adottare le tecnologie Issuu, a usare tecniche di<br />
impaginazione alternative, a trasferire in rete e su Pdf i<br />
prodotti giornalistici tradizionali. Niente di strano,<br />
perché già trent'anni fa i <strong>Siciliani</strong> di Giuseppe Fava<br />
furono fra i primi in Italia ad adottare ad esempio la<br />
fotocomposizione fin dal desk redazionale.<br />
Gli ebook dei <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong>, che affiancano il<br />
giornale, si collocano su questa strada ed affrontano<br />
con competenza e fiducia il nuovo mercato editoriale<br />
(tablet, smartphone, ecc.), che fra i primi in Italia hanno<br />
saputo individuare.<br />
www.isiciliani.it
www.isiciliani.it<br />
Ai lettori 1984<br />
Caro lettore, sono in tanti, oggi, ad accusare la Sicilia<br />
di essere mafiosa: noi, che combattiamo la mafia in<br />
prima fila, diciamo invece che essa è una terra ricca di<br />
tradizioni, storia, civiltà e cultura, tiranneggiata dalla<br />
mafia ma non rassegnata ad essa. Questo, però,<br />
bisogna dimostrarlo con i fatti: è un preciso dovere di<br />
tutti noi siciliani, prima che di chiunque altro; di fronte<br />
ad esso noi non ci siamo tirati indietro.<br />
Se sei siciliano, ti chiediamo francamente di aiutarci,<br />
non con le parole ma coi fatti. Abbiamo bisogno di<br />
lettori, di abbonamenti, di solidarietà. Perciò ti<br />
abbiamo mandato questa lettera: tu sai che dietro di<br />
essa non ci sono oscure manovre e misteriosi centri di<br />
potere, ma semplicemente dei siciliani che lottano per<br />
la loro terra. Se non sei siciliano, siamo del tuo stesso<br />
Paese: la mafia, che oggi attacca noi, domani<br />
travolgerà anche te.<br />
Abbiamo bisogno di sostegno, le nostre sole forze non<br />
bastano. Perciò chiediamo la solidarietà di tutti i<br />
siciliani onesti e di tutti coloro che vogliono lottare<br />
insieme a loro. Se non l'avremo, andremo avanti lo<br />
stesso: ma sarà tutto più difficile.<br />
I <strong>Siciliani</strong><br />
Ai lettori 2012<br />
Quando abbiamo deciso di continuare il percorso,<br />
mai interrotto, dei <strong>Siciliani</strong>, pensavamo che questa<br />
avventura doveva essere di tutti voi. Voi che ci avete<br />
letto, approvato o criticato e che avete condiviso con<br />
noi un giornalismo di verità, un giornalismo giovane<br />
sulle orme di Giuseppe Fava.<br />
In questi primi otto mesi, altrettanti numeri dei<br />
<strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong> sono usciti in rete e i risultati ci<br />
lasciano soddisfatti, al punto di decidere di uscire entro<br />
l'anno anche su carta e nel formato che fu<br />
originariamente dei <strong>Siciliani</strong>.<br />
Ci siamo inoltre costituiti in una associazione<br />
culturale "I <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong>", che accoglierà tutti i<br />
componenti delle varie redazioni e testate sparse da<br />
nord a sud, e chi vorrà affiancarli.<br />
Pensiamo che questo percorso collettivo vada<br />
sostenuto economicamente partendo dal basso,<br />
partendo da voi. Basterà contribuire con quello che<br />
potrete, utilizzando i mezzi che vi proporremo nel<br />
nostro sito.<br />
Tutto sarà trasparente e rendicontato, e per essere<br />
coerenti col nostro percorso abbiamo deciso di<br />
appoggiarci alla "Banca Etica Popolare", che con i suoi<br />
principi di economia equa e sostenibile ci garantisce<br />
trasparenza e legalità.<br />
I <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong><br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
Chi sostiene i <strong>Siciliani</strong><br />
Una pagina dei <strong>Siciliani</strong> del 1993<br />
Nel 1986, e di nuovo nel 1996, i <strong>Siciliani</strong><br />
dovettero chiudere per mancanza di<br />
pubblicità, nonostante il successo di<br />
pubblico e il buon andamento delle<br />
vendite. I redattori lavoravano gratis, ma<br />
gli imprenditori non sostennero in alcuna<br />
maniera il giornale che pure si batteva per liberare anche<br />
loro dalla stretta mafiosa.<br />
Non è una pagina onorevole, nella storia dell'imprenditoria<br />
siciliana.<br />
SOTTOSCRIVI IT 28 B 05018 04600 000000148119<br />
Associazione I <strong>Siciliani</strong> Giovani/ Banca Etica
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
In rete, e per le strade<br />
I <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong> che cos'è<br />
I <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong> è un giornale, è un pezzo di storia,<br />
ma è anche diciotto testate di base da Milano a<br />
Modica, da Catania a Roma, da Napoli a Bologna, a<br />
Trapani, a Palermo che hanno deciso di lavorare<br />
insieme per costituire una rete.<br />
Non solo inchieste e denunce, ma anche il racconto<br />
quotidiano di un Paese giovane, fatto da <strong>giovani</strong>, vissuto in<br />
prima persona dai protagonisti dell'Italia di domani. Fuori dai<br />
palazzi. In rete, e per le strade.<br />
facciamo rete!<br />
www.isiciliani.it
I <strong>Siciliani</strong><br />
<strong>giovani</strong><br />
1982-2012<br />
"A che serve essere vivi, se non c'è<br />
il coraggio di lottare?"<br />
www.isiciliani.it<br />
SOTTOSCRIVI!<br />
Associazione culturale I <strong>Siciliani</strong> Giovani/ Banca Etica/ IBAN:<br />
IT 28 B 05018 04600 000000148119<br />
Oppure:<br />
Conto corrente postale<br />
n. C/C 001008725614<br />
Associazione Culturale I <strong>Siciliani</strong> Giovani, via Cordai 47 Catania