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Quei bei giorni di Lesa. Le vacanze di Alessandro Manzoni sul Lago ...

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visite del Rosmini erano frequenti, così come da <strong><strong>Le</strong>sa</strong> il <strong>Manzoni</strong> andava e veniva in<br />

carrozza nelle ore della mattina, a volte solo, ogni tanto con Teresa oppure con<br />

Stefano; e, dopo desinare, non era raro che se ne tornasse a pie<strong>di</strong>, accompagnato<br />

per un pezzo dal Rosmini. Se per caso rimaneva a Villa Bolongaro a dormire voleva<br />

sempre che ci fosse nelle vicinanze qualcuno. <strong>Manzoni</strong> aveva paura <strong>di</strong> restare solo e<br />

stare con l'abate, il filosofo della sua mente, era quello che più desiderava. L'anziano<br />

religioso rappresentava per il <strong>Manzoni</strong> una figura paterna e assistenziale che gli<br />

piaceva.<br />

Teresa e <strong>Alessandro</strong> rientrarono a Milano il 26 settembre del 1850; il <strong>di</strong>alogo<br />

Dell'invenzione fu subito stampato, tanto che <strong>Manzoni</strong> ne regalò una copia alla moglie<br />

già il 9 ottobre. Stefano, che si sentiva finalmente libero dalla famiglia, scrisse a<br />

<strong>Manzoni</strong> che il Rosmini, senza <strong>di</strong> lui si sentiva perso. I <strong>Manzoni</strong> tornarono ancora nel<br />

1851, anche se in quell'estate lo scrittore non visitò molte volte l'abate Rosmini,<br />

perché questo era sprovvisto <strong>di</strong> cavalli. Durante un pranzo a Stresa con Rosmini si<br />

<strong>di</strong>scusse <strong>di</strong> magnetismo. Stefano aveva assisitito a Milano a certi esperimenti <strong>di</strong><br />

ipnotismo <strong>di</strong> Lafontaine nel ridotto del Teatro alla Scala. Nonostante le proteste <strong>di</strong><br />

donna Teresa, <strong>Manzoni</strong> e Rosmini ne cercavano la spiegazione "scientifica". Stefano<br />

nel nell'estate del 1852 schizzò un ritratto del Rosmini, mentre il filosofo, già<br />

sofferente, <strong>di</strong>scorreva con <strong>Alessandro</strong>. Quell'anno restarono fino al 12 settembre,<br />

quando <strong>Manzoni</strong> raggiunse Massarosa, in Toscana, per visitare la figlia Vittoria e la<br />

nipotina Matil<strong>di</strong>na. Inviò a Teresa una lettera contentente dei pan porcini, sperava <strong>di</strong><br />

ritrovarli poi in qualche libro e <strong>di</strong> ricordare così quei momenti felici. Voleva tornare<br />

<strong>di</strong> nuovo a <strong><strong>Le</strong>sa</strong>, prima <strong>di</strong> rientrare a Milano. Scrisse a Teresa: Penso che l'anno<br />

passato ne siamo partiti alla metà <strong>di</strong> novembre felicissimamente, e che il tempo deve alla<br />

fine aver messo giu<strong>di</strong>zio. E sai meglio <strong>di</strong> me quanto sia più bello a <strong><strong>Le</strong>sa</strong> che a Milano,<br />

quando è bello ... Rimango nella speranza d'abbracciarti (fino a farti male) nella ventura<br />

settimana; e spero spero spero che la tua lettera m'in<strong>di</strong>cherà <strong><strong>Le</strong>sa</strong> come termine del<br />

viaggio. <strong>Le</strong> sue speranze si realizzarono e lui e Teresa restarono <strong>sul</strong> lago fino alla fine<br />

<strong>di</strong> novembre e tornarono nell'estate del 1853. In una lettera al cognato Giovan<br />

Battista Giorgini, datata 1 Agosto, il <strong>Manzoni</strong> scriveva: Noi si partirà per <strong><strong>Le</strong>sa</strong>, a Dio<br />

piacendo, giovedì 4. Se non è mare, è almeno lago e con Rosmini il lago mi <strong>di</strong>venta mare.<br />

Nel maggio del 1855 l'abate Rosmini, da tempo in precarie con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> salute,<br />

accusò una grave infiammazione al fegato. Teresa si raccomandava <strong>di</strong> dar da bere al<br />

Rosmini l'acqua <strong>di</strong> Boario, mentre i me<strong>di</strong>ci consiglivano <strong>di</strong> dargli il Racahout des<br />

Arabes e la tapioca del Brasile, alimenti che furono prontamente inviati da Teresa<br />

tramite corriera. Don Paoli, segretario del Rosmini, scriveva il 14 giugno a Stefano<br />

Stampa. siamo allo stremo della vita ... il male precipita <strong>di</strong> giorno in giorno visibilmente. Il<br />

singhiozzo che continua ci minaccia <strong>di</strong> una rapida fine. Proseguiva <strong>di</strong>cendo che il Rosmini<br />

sia ancora presentissimo a se stesso. Se papà volesse venire, sa che viene in casa<br />

sua. Ottenuto finalmente il passaporto che attendeva da tempo, Stefano lasciava<br />

Milano il 15 giugno raggiungendo <strong>di</strong>rettamente Stresa, dove faceva visita al Rosmini e<br />

lo rallegra annunciandogli l'arrivo, per il giorno dopo, del suo <strong>di</strong>lettissimo amico.<br />

Verso le quattro del pomeriggio del 16 luglio giunse il <strong>Manzoni</strong> con i due me<strong>di</strong>ci<br />

curanti, il Pogliaghi e il De Bonis. Preso dalla commozione il Rosmini strinse forte la

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