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Quei bei giorni di Lesa. Le vacanze di Alessandro Manzoni sul Lago ...

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nocivissimo <strong>di</strong> acqua <strong>di</strong> ragia con un misto <strong>di</strong> <strong>di</strong> cento altri odori che danno i varj colori;<br />

d'ora innanzi, non più né più mai <strong>di</strong>pinti nella camerada letto; uno stu<strong>di</strong>o e presto uno<br />

stu<strong>di</strong>o; intanto a <strong><strong>Le</strong>sa</strong>, guardati <strong>di</strong> appendere i tuoi <strong>di</strong>pinti nella camera da letto; te lo<br />

raccomanda la tua mamma che ti vuole ben che non è dato agli uomini maschi <strong>di</strong><br />

concepire. Teresa arrivò per la prima volta con <strong>Alessandro</strong> nel luglio del 1839. Molti<br />

anni prima il <strong>Manzoni</strong> aveva visto per la prima volta il <strong>Lago</strong> Maggiore, quando nel<br />

viaggio <strong>di</strong> ritorno da Parigi aveva fatto tappa a Ginevra ed era rientrato in Italia<br />

attraverso il Sempione. Allora era insieme a Enrichetta e passando da <strong><strong>Le</strong>sa</strong> mai<br />

avrebbe pensato che in quel luogo avrebbe trascorso molto tempo. Anche se Villa<br />

Stampa non era sua, ma del figlio adottivo, e seppur non era stata costruita e<br />

pensata dallo scrittore, egli veniva volentieri. Sul lago scomparivano tutti i malesseri<br />

<strong>di</strong> Teresa, veri o immaginari che fossero. <strong>Le</strong>i stava bene, mentre a Brusuglio trovava<br />

che l'estate fosse calda e pesante. Vedrai in che bon essere son io in salute! scriveva al<br />

figlio al suo ritorno. È stato <strong><strong>Le</strong>sa</strong> e poi <strong><strong>Le</strong>sa</strong>; quel <strong><strong>Le</strong>sa</strong> che delizia tanto <strong>Alessandro</strong>, e ne<br />

parla ancora col miele alla bocca. Malgrado la pre<strong>di</strong>lezione per il <strong>Lago</strong> Maggiore,<br />

Teresa lasciò sempre libero il marito <strong>di</strong> andare e venire anche da Brusuglio, nel cui<br />

cimitero giacevano la prima moglie e le figlie.<br />

Nel giugno del '39 il Conte Stefano fece un'escursione <strong>sul</strong> <strong>Lago</strong> d'Orta e in Valsesia<br />

in compagnia dell'amico Matteo Cagliari. L'itinerario prevedeva la partenza da <strong><strong>Le</strong>sa</strong> in<br />

barca per Pallanza, da cui avrebbero raggiunto Omegna, l'arrivo a Orta via lago da<br />

Oira. Da Orta Stefano scrive alla madre raccontandole del delizioso viaggo e <strong>di</strong> aver<br />

visto <strong>sul</strong>le montagne del Cusio un piccolo temporale senza tuono, ma <strong>di</strong> un effetto<br />

meraviglioso il quale si <strong>di</strong>ssipò prima <strong>di</strong> toccarci; ma lasciò una coda <strong>di</strong> nuvole che si<br />

sfogarono la mattina. Passò la giornata a Orta ammirando il paese e visitando il Sacro<br />

Monte. Pensa <strong>di</strong> andare a Varallo il giorno dopo a con<strong>di</strong>zione che il tempo sia bello:<br />

e, se non è bello, mi fermerò qui ancora, essendo bene alloggiato ed essendovi bellissima<br />

vista, che non voglio aver viaggiato per nulla. Nel settembre dello stesso anno Stefano si<br />

recò in Ossola e in Vall'Anzasca, per visitare Macugnaga. L'8 ottobre scriveva ancora<br />

a Donna Teresa e descriveva il clima con occhi da pittore: Che tempo!! Che tempo!!!<br />

Disperazione della <strong>di</strong>sperazione delle <strong>di</strong>sperazioni!!!! In tutto il mese <strong>di</strong> 7mbre ci sono state<br />

4 giornate belle <strong>di</strong> seguito, e l'8bre è già comininciato con un'acquerugiola continua e<br />

seccante, tanto più che le montagne sono involte in una densa nebbia, ed il tempo non è<br />

ancor freddo, cosicché c'è ancora la trista speranza che che duri per un pezzo fin che non<br />

nevichi un bel pezzo nelle montagne e faccia qualche gran vento.<br />

L'anno successivo, il 6 novembre del '40, in una lunga missiva Stefano raccontava<br />

della pioggia incessante: Cara mamma, il giorno <strong>di</strong> S. Carlo abbiamo avuto il lago ad un<br />

altezza che da quarant'anni in qua non si era mai veduta. Ma prima c'è stato un tempo <strong>di</strong><br />

casa del Diavolo; c'è stato un temporale che durò tutta una notte e tutto un giorno, con<br />

pioggia <strong>di</strong>rotta e marengo così forte che fece alzare il lago un braccio e mezzo soltanto in<br />

una notte. Il Pendola ha rischiato <strong>di</strong> perdervi la sua barca ancor nuova, ed è stato in l'acqua<br />

forse un pajo d'ore per salvarla, in modo che ci passavan le onde sopra il capo, giacché<br />

<strong>sul</strong>la punta del pizzo c'eran tre barche affondate, questa sua e due <strong>di</strong> suo fratello, le quali<br />

urtandosi fra <strong>di</strong> loro si sarebbero spezzate infallibilmente. Ma riusciron poi a salvarle tutte<br />

e tre. - La Bovera, torrente presso a Villa essendo cresciuto moltissimo, e scaricandosi anche

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