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Quei bei giorni di Lesa. Le vacanze di Alessandro Manzoni sul Lago ...

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città. Accettarono prontamente l'invito del figliastro a raggiungerlo <strong>sul</strong> lago.<br />

Temevano che, se fosse tornato, il Maresciallo Radetzky si sarebbe ricordato dei<br />

versi antiaustriaci pubblicati nell'ode Marzo 1821, nonché dell'appello firmato dal<br />

poeta affinché il Re <strong>di</strong> Sardegna intevenisse nella guerra <strong>di</strong> liberazione. Erano ben<br />

note le idee liberali e democratiche dello scrittore, che aveva salutato le "Cinque<br />

Giornate" plaudendo dalla finestra al passaggio dei militari.<br />

Alla fine <strong>di</strong> luglio raggiunsero il Piemonte, accompagnati da due cameriere. Il 5<br />

agosto venne firmata la capitolazione e gli austriaci rientrarono in città da Porta<br />

Romana. <strong>Manzoni</strong> era in <strong>di</strong>fficoltà economiche, a causa <strong>di</strong> un grave incen<strong>di</strong>o che si<br />

era sprigionato a Brusuglio il mese prima. Scrisse alla figlia Vittoria a Lucca, ancora<br />

ignaro della capitolazione. Cosa passi nel mio cuore in questi momenti, lo potete<br />

indovinare e sarebbe cosa troppo intempestiva e senza costrutto il parlarvi delle mie<br />

inquetu<strong>di</strong>ni. Vi <strong>di</strong>rò invece che qui, e, da quello che si sente generalmente <strong>di</strong> là dal Ticino,<br />

c'è trambusto, agitazione, ma tutt'altro che uno sterile scoraggiamento. La fiducia nella<br />

riuscita non è, <strong>di</strong>rei quasi, nemmeno scemata, e questo è un gran bene per sé, una gran<br />

caparra <strong>di</strong> bene. Preoccupato per la mancanza <strong>di</strong> fon<strong>di</strong>, il <strong>Manzoni</strong> si sente gnudo<br />

bruco. A parte i debiti con i negozianti in città, doveva pagare una tassa <strong>di</strong> ventimila<br />

lire, come emigrante. Per restare a <strong><strong>Le</strong>sa</strong>, poi, occorreva il passaporto, che ottenne<br />

specificando che Teresa era in cattive con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> salute e non poteva muoversi.<br />

Stefano aveva una piccola somma per una ipoteca <strong>sul</strong> terreno del Nivolé e con quei<br />

pochi denari vivevano in ristrettezze. Temevano che i loro beni <strong>di</strong> Milano potessero<br />

essere messi sotto sequestro e per questo Teresa chiedeva al suo amministratore <strong>di</strong><br />

salvare alcuni oggetti della casa <strong>di</strong> via Morone, a Milano. <strong>Le</strong>i conservava tutto e su<br />

ogni oggetto aveva appuntato un bigliettino con una descrizione o un commento.<br />

Prima <strong>di</strong> partire aveva riempito due bauli e una cassa a cembalo, con il suo nome<br />

scritto sopra e li aveva fatto portare a <strong><strong>Le</strong>sa</strong> dal Pendola, che era stato un tempo il<br />

loro oste. Contenevano le sue care memorie, come i gioielli ere<strong>di</strong>tati dalla madre, una<br />

reliquia della prozia monaca, un coltello d'oro a filigrana (lavoro stupen<strong>di</strong>ssimo,<br />

fiammingo antico) varie e<strong>di</strong>zioni dei Promessi Sposi, una mèche <strong>di</strong> capelli <strong>di</strong> <strong>Alessandro</strong><br />

giovane, un guanto spaiato, una miniatura del ritratto <strong>di</strong> Giulia con <strong>Alessandro</strong><br />

bambino e un povero, ma somigliante, ritratto <strong>di</strong> <strong>Alessandro</strong> a 17 anni, fatto dal Bor<strong>di</strong>ga.<br />

La tassa <strong>di</strong> ventimila lire fu annullata. <strong>Manzoni</strong> e Teresa restarono in "esilio" a <strong><strong>Le</strong>sa</strong><br />

per tutto il 1849 e fino agli ultimi <strong>giorni</strong> <strong>di</strong> settembre del 1850. Il 9 Marzo Stefano,<br />

che era pure a <strong><strong>Le</strong>sa</strong> scrisse a Patrizio, suo amministratore ed amico, raccontando<br />

che non avevano avuto inconvenienti i conseguenza delle ostilità, mentre a Solcio, a<br />

Meina e ad Arona sono accadute delle violenze da parte <strong>di</strong> alcuni soldati demoralizzati.<br />

Commentava inoltre come Carlo Alberto era stato sconfitto a Novara: vedendo i<br />

suoi soldati sbandati e demotivati ab<strong>di</strong>cò piuttosto <strong>di</strong> segnare l'armistizio che a quest'ora<br />

conoscerai e proseguiva scrivendo del tra<strong>di</strong>mento del generale Ramorino. Per il<br />

<strong>Manzoni</strong> fu un periodo molto felice e stimolante, ricco <strong>di</strong> fitti scambi <strong>di</strong> lettere e <strong>di</strong><br />

ospiti illustri in soggiorno nella zona. Aveva ritrovato la passione per la scrittura e<br />

per le me<strong>di</strong>tazioni filosofiche. In quegli anni la sponda del lago che guardava una<br />

Lombar<strong>di</strong>a ancora sottomessa all'Austria, era animata <strong>di</strong> presenze significative: il<br />

genero Massimo d'Azeglio villeggiava a Cannero, gli Arconati a Pallanza, i Provana <strong>di</strong>

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