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Fisiopatologia della spasticità<br />
spasticit<br />
Roberto Piperno<br />
Direttore Medicina Riab<strong>il</strong>itativa<br />
Ospedale Maggiore – Bologna<br />
CORSO DI AGGIORNAMENTO So.M.I.Par. – RIMINI 14-16 Novembre 2002
SPASTICITA’<br />
SPASTICITA<br />
Un disordine motorio caratterizzato da un aumento,<br />
dipendente dalla velocità, del riflesso tonico da stiramento<br />
(tono muscolare), con riflessi osteotendinei esagerati,<br />
risultante da una condizione di ipereccitab<strong>il</strong>ità del riflesso da<br />
stiramento come una componente della sindrome del<br />
motoneurone superiore. (Lance, 1980)<br />
Un disordine motorio caratterizzato da riflessi tendinei vivaci<br />
(talvolta accompagnati da clono) e da una ipertonia muscolare<br />
elastica, dipendente dalla velocità durante lo stiramento, che<br />
interessa preferenzialmente certi gruppi muscolari.<br />
Risulta da una ipereccitab<strong>il</strong>ità della via Ia ai motoneuroni<br />
combinata con una elaborazione anormale a livello spinale di<br />
altri inputs afferenti periferici (tonic stretch reflex).<br />
(Delwaide, 1993)<br />
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Liddel e Sherrington (1924): riflesso miotattico nel<br />
gatto decerebrato con due componenti, una risposta fasica<br />
intensa provocata dall’allungamento dinamico del muscolo<br />
e una risposta tonica più debole ma persistente dovuta<br />
all’allungamento costante.<br />
Lloyd (1943): connessione monosinaptica della fibra Ia<br />
con <strong>il</strong> motoneurone α.<br />
L’ipereccitab<strong>il</strong>ità può dipendere da:<br />
abbassamento della soglia (Katz e<br />
Rymer, 1989)<br />
aumento del guadagno (Th<strong>il</strong>lmann et al,<br />
1991)<br />
cambiamenti più complessi nella<br />
modulazione di soglia e guadagno<br />
(Gottlieb e Myklehust, 1993)<br />
IL RIFLESSO DA STIRAMENTO<br />
I tre elementi chiave della via<br />
riflessa sono:<br />
la sensib<strong>il</strong>ità del fuso<br />
neuromuscolare (controllata dal<br />
drive γ),<br />
l’eccitab<strong>il</strong>ità intrinseca del<br />
motoneurone α,<br />
l’elaborazione interneuronale<br />
dell’afferenza Ia.<br />
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La spasticità richiede un tempo<br />
di riorganizzazione poiché<br />
agiscono due meccanismi:<br />
- alterazione del controllo<br />
discendente sui circuiti spinali<br />
- cambiamenti locali al livello<br />
spinale.<br />
(Pierrot-Dese<strong>il</strong>ligny e Mazieres, 1985)<br />
IL RIFLESSO DA STIRAMENTO<br />
Allo stato delle evidenze, nella spasticità <strong>il</strong> drive γ<br />
fusimotorio non è aumentato, gli α motoneuroni<br />
non sembrano intrinsecamente più eccitab<strong>il</strong>i e<br />
pertanto è l’elaborazione dell’afferenza che<br />
subisce un aumento nel senso di una maggiore<br />
eccitab<strong>il</strong>ità.<br />
Lo sv<strong>il</strong>uppo di spasticità non è<br />
solo espressione di “liberazione”<br />
dal controllo sovraspinale ma<br />
soprattutto di “plasticità”,<br />
modificazioni che cambiano <strong>il</strong><br />
peso quantitativo dei circuiti<br />
spinali (Burke, 1988)<br />
Dopo SCI possono essere generate nuove alternative di controllo<br />
motorio e nuove modalità di attività spinale riflessa (Dimitrijevic, 1992)<br />
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Molti circuiti spinali controllano l’eccitab<strong>il</strong>ità del<br />
riflesso da stiramento e una alterazione di ciascuno di<br />
essi (almeno teoricamente) può produrre<br />
l’esagerazione del riflesso che caratterizza la spasticità.<br />
1. Aumento di sensib<strong>il</strong>ità delle terminazioni<br />
primarie Ia dei fusi neuromuscolari<br />
2. Aumento dell’attività γ-fusimotoria (Hagbarth et<br />
al, 1973)<br />
3. Aumento dell’input periferico spinale (ad es:<br />
nuove connessioni per riorganizzazione<br />
neuronale)<br />
4. Iperattività delle afferenze di gruppo II dei fusi<br />
neuromuscolari<br />
5. Ipereccitab<strong>il</strong>ità degli α -motoneuroni (da<br />
ipersensib<strong>il</strong>ità da deafferentazione o da<br />
riduzione della inibizione discendente)<br />
Riduzione di inibizione:<br />
6. ricorrente delle cellule di Renshaw (Katz e<br />
Pierrot-Dese<strong>il</strong>ligny, 1982; Mazzocchio e Rossi, 1997)<br />
7. reciproca disinaptica Ia (Crone, 1994)<br />
8. presinaptica Ia (Faist et al, 1994; Nielsen, 1995)<br />
9. non reciproca Ib (Delwaide e Oliver, 1988)<br />
10. delle afferenze di gruppo II (Burke e Lance, 1973)<br />
11. della depressione post attivazione nelle sinapsi<br />
Ia (Nielsen, 1995)<br />
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Tra queste cause possib<strong>il</strong>i<br />
tre hanno evidenze contrarie (iperattività fusimotoria;<br />
ridotta inibizione di gruppo II; ridotta inibizione ricorrente)<br />
tre dispongono di evidenze sperimentali (ridotta<br />
inibizione presinaptica Ia; ridotta inibizione reciproca Ia;<br />
ridotta inibizione Ib)<br />
(Pierrot-Dese<strong>il</strong>ligny e Mazieres, 1985; Young, 1991)<br />
Altri fattori che restano candidati:<br />
l’eccitab<strong>il</strong>ità dei MNα, i circuiti Ia non monosinaptici, i circuiti<br />
Ib, le modificazioni della risposta nelle sinapsi fra fibra Ia e<br />
MNα. (Katz, 2001).<br />
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le vie sopraspinali<br />
Ci sono almeno 3 sistemi di vie che originano nel cervello e convergono nel<br />
midollo spinale:<br />
<strong>il</strong> sistema dalla corteccia cerebrale;<br />
<strong>il</strong> sistema dal tronco encefalico;<br />
<strong>il</strong> sistema di “gain setting” che origina da nuclei del tronco cerebrale<br />
inferiore ed è sotto controllo limbico. (Kuypers, 1987)<br />
Il contributo delle vie piramidali alla sindrome spastica è modesto, <strong>il</strong> contributo<br />
maggiore sembra essere a carico delle vie parapiramidali.(Struppler, 1985)<br />
La maggior parte delle vie parapiramidali proviene dal tronco encefalico e le<br />
componenti chiave sono:<br />
<strong>il</strong> tratto reticolo spinale dorsale –DRT- (inibitorio),<br />
<strong>il</strong> tratto reticolo spinale mediale –MRT- (eccitatorio)<br />
<strong>il</strong> tratto vestibolospinale –VST- (eccitatorio).<br />
Le aree troncoencefaliche di origine ricevono una influenza fac<strong>il</strong>itatoria dalle<br />
aree premotorie e supplementari della corteccia. Ci può essere anche una<br />
influenza cerebellare.<br />
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Lesione midollare di tipo incompleto<br />
E’ presente un certo grado di controllo volontario sugli automatismi spinali e<br />
prevale una importante spasticità con cloni inesaurib<strong>il</strong>i e schemi automatici<br />
in estensione prevalenti. Le attività motorie involontarie agii arti inferiori<br />
tendono ad essere più differenziate con schemi bifasici e crociati.<br />
Lesione midollare di tipo completo<br />
limitata attività riflessa segmentale di tipo fasico con clono per lo più<br />
esaurib<strong>il</strong>e, lieve ipertonia allo stiramento passivo e riflesso di evitamento o<br />
flessione da stimolo piantare. Di solito i riflessi segmentali non irradiano<br />
all'arto controlaterale né danno luogo a risposte protratte o toniche. Le<br />
manovre di rinforzo soprasegmentale sono inefficaci.<br />
Lesione midollare di tipo discompleto (Dimitrijevic, 1994)<br />
fac<strong>il</strong>itazione segmentale per mezzo di manovre di rinforzo sopralesionali, ma<br />
in assenza di qualsiasi movimento volontario al di sotto della lesione. In<br />
alcuni pazienti si possono r<strong>il</strong>evare segni elettromiografici di inibizione<br />
volontaria dei riflesso plantare.<br />
Pazienti più esposti ad un incremento di spasticità e ad una maggiore<br />
iperattività riflessa proprio per le residue connessioni presenti.<br />
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Le afferenze muscolari di gruppo II III e IV, le afferenze articolari e<br />
le afferenze cutanee condividono un percorso comune: sono state<br />
classificate da Lundberg et al (1962) come “afferenze che<br />
possono evocare <strong>il</strong> riflesso flessorio” (Flexor Reflex Afferents<br />
-FRA).<br />
La via riflessa FRA è sotto <strong>il</strong> controllo inibitorio del sistema<br />
reticolospinale e fac<strong>il</strong>itatorio del tratto corticospinale e rubrospinale<br />
(Burke, 1988).<br />
I RIFLESSI FLESSORI<br />
L’attivazione delle FRA provoca una risposta a lunga latenza<br />
(almeno 100 msec.) in triplice flessione con inibizione dei<br />
motoneuroni estensori.<br />
E possib<strong>il</strong>e distinguere una componente precoce da una tardiva<br />
(Bussel et al, 1989)<br />
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I RIFLESSI FLESSORI<br />
La risposta riflessa può presentare diversi livelli di intensità:<br />
risposta monofasica (in flessione senza successiva estensione) brusca,<br />
ips<strong>il</strong>aterale e di breve durata;<br />
risposta bifasica, con una flessione seguita da una estensione;<br />
risposta di estensione crociata con flessione ips<strong>il</strong>aterale, o riflesso di<br />
Ph<strong>il</strong>ippson;<br />
riflesso b<strong>il</strong>aterale di massa, descritto da Riddoch (1917) con contrazione<br />
della parete addominale, evacuazione della vescica e dei retto,<br />
sudorazione, eritema e risposte p<strong>il</strong>omotorie.<br />
Prevalentemente nelle lesioni incomplete gravi si può osservare una<br />
reazione in estensione in risposta ad una pressione sul piede o sulla<br />
gamba flessa.<br />
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FENOMENO DEL COLTELLO A SERRAMANICO<br />
E’ un fenomeno a genesi complessa e in equ<strong>il</strong>ibrio fra<br />
eccitazione velocità-dipendente e soppressione lunghezzadipendente<br />
della attività riflessa (Burke, 1973)<br />
L’interpretazione classica lo attribuisce all’attivazione degli<br />
organi tendinei del Golgi e alla loro attività di inibizione Ib<br />
omonima.<br />
Questa interpretazione non è più sostenuta dalle evidenze<br />
sperimentali.<br />
Si sono affermati altri candidati, in particolare <strong>il</strong> sistema<br />
FRA (flexor reflex afferents).<br />
Il fenomeno del coltello a serramanico sarebbe dunque un<br />
fenomeno risultante dalla disinibizione degli interneuroni<br />
nella via FRA (Burke, 1988).<br />
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CLONO<br />
E’ una osc<strong>il</strong>lazione automantenuta nell’arco riflesso.<br />
E’ stato interpretato anche come espressione di un osc<strong>il</strong>latore interno<br />
al midollo spinale non dipendente dalla via del riflesso da stiramento<br />
(Walsh, 1976)<br />
Anche in soggetti normali può manifestarsi spontaneamente quando <strong>il</strong><br />
riflesso da stiramento opera in condizioni di alto guadagno e viene<br />
applicata una forza adeguata (Rack et al, 1984)<br />
Peraltro, in condizioni normali <strong>il</strong> guadagno del riflesso è variab<strong>il</strong>e,<br />
mentre nel paziente spastico rimane fisso in uno stato di eccitab<strong>il</strong>ità<br />
che corrisponde ad un estremo del range fisiologico (Rack et al, 1984)<br />
I determinanti della frequenza del clono sono <strong>il</strong> tempo di contrazione e<br />
r<strong>il</strong>assamento del muscolo e <strong>il</strong> carico applicato.<br />
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Di solito, entro un mese dopo<br />
SCI si sv<strong>il</strong>uppa una sindrome<br />
spastica. Questa evoluzione<br />
clinica può essere interpretata<br />
come un cambiamento<br />
nell’attività dei motoneuroni α<br />
dall’ipoeccitab<strong>il</strong>ità della fase di<br />
shock midollare ad uno stato di<br />
ipereccitab<strong>il</strong>ità (Diamantopoulos,<br />
1967).<br />
In questo cambiamento l’<br />
inibizione presinaptica passa da<br />
aumentata a ridotta, la<br />
trasmissione nella via Ia<br />
monosinaptica da ridotta passa<br />
ad aumentata, mentre la via Ia<br />
polisinaptica rimane abolita<br />
(Ashby et al, 1974)<br />
L'entità della spasticità sembra<br />
sia abbastanza correlab<strong>il</strong>e con<br />
la quantità di residue<br />
connessioni esistenti tra<br />
strutture troncoencefaliche e<br />
midollo sottolesionale: si<br />
tratterebbe quindi di influenze<br />
diffuse e non specifiche di<br />
natura parapiramidale.<br />
I segni clinici di incremento<br />
della spasticità sono<br />
diffic<strong>il</strong>mente correlab<strong>il</strong>i con i<br />
r<strong>il</strong>ievi elettrofisiologici e<br />
forniscono scarsa informazione<br />
sulla patofisiologia sottostante<br />
(Hiesemenzel, 2000).<br />
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La perdita di inibizione presinaptica sulle fibre Ia è una delle ipotesi più<br />
frequenti per spiegare l’esagerazione del riflesso da stiramento.<br />
L’inibizione reciproca disinaptica e l’inibizione presinaptica Ia del soleo<br />
sono entrambe ridotte a riposo nei pazienti con spasticità (Crone, 1994;<br />
Faist, 1994; Nielsen 1995)<br />
Nell’emiplegico<br />
Inibizione presinaptica sulle fibre<br />
Ia non modificata nell’arto<br />
inferiore (Faist et al., 1994) ma<br />
diminuita nell’arto superiore<br />
(Aymard et al, 2000);<br />
Inibizione presinaptica eteronima<br />
(es: quad su sol) non modificata<br />
(Faist et al., 1994);<br />
Inibizione Ib diminuita (Delwaide et<br />
al, 1988).<br />
Nel paraplegico<br />
Inibizione presinaptica omonima<br />
e eteronima sulle fibre Ia<br />
diminuita (Faist et al., 1994);<br />
Depressione intrinseca post<br />
attivazione nelle terminazioni<br />
primarie Ia meno pronunciata<br />
(Nielsen, 1995)<br />
Evidenze di un contributo delle<br />
fibre II (Eriksson et al.,1996)<br />
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Nell’emiplegia la inibizione presinaptica e reciproca Ia non<br />
sembrano contribuire significativamente all’aumento del<br />
riflesso da stiramento<br />
Nella paraplegia l’aumento del riflesso può essere<br />
espressione di una diminuzione della inibizione presinaptica<br />
(Faist 1994) e della depressione intrinseca postattivazione (Nielsen,<br />
1995)<br />
Tuttavia non vi è correlazione fra severità della spasticità e riduzione<br />
dell’inibizione presinaptica o della depressione intrinseca (Nielsen, 1995)<br />
L’assenza di correlazione indica che questo non è certamente <strong>il</strong> solo<br />
meccanismo, e neanche <strong>il</strong> principale, responsab<strong>il</strong>e della spasticità.<br />
Altri meccanismi debbono intervenire, in particolare un aumento<br />
della stiffness non riflessa. (Faist, 1994; Katz, 2001)<br />
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Negli ultimi 5-10 anni c’è stato un intenso dibattito sul<br />
significato della spasticità in relazione alle ab<strong>il</strong>ità funzionali del<br />
paziente.<br />
La valutazione clinica della spasticità viene usualmente<br />
condotta con <strong>il</strong> paziente in condizione passiva, ma la risposta<br />
allo stiramento muscolare cambia fra riposo e attività.<br />
Nessuna conclusione può essere tratta in merito al fatto se la<br />
ridotta inibizione vista a riposo abbia anche un significato<br />
funzionale per la performance motoria volontaria. (Morita 2001)<br />
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Inibizione reciproca naturale<br />
E’ r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>e come soppressione del riflesso H nell’antagonista<br />
durante la contrazione volontaria dell’agonista.<br />
Sono possib<strong>il</strong>i numerosi meccanismi e nell’insieme è stata<br />
definita da Crone (1987) “inibizione reciproca naturale”.<br />
L’inibizione reciproca naturale riconosce fra i suoi meccanismi<br />
l’inibizione reciproca Ia e l’inibizione presinaptica.<br />
L’inibizione reciproca naturale è ridotta in pazienti con spasticita<br />
(Delwaide, 1985)<br />
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I soggetti normali hanno una riduzione della inibizione reciproca<br />
e dell’inibizione presinaptica durante la contrazione volontaria<br />
ad un grado che è comparab<strong>il</strong>e allo stato visto a riposo nei<br />
pazienti con spasticità.<br />
Questo può spiegare perché non si osservano evidenze di<br />
aumento del tono e ipereccitab<strong>il</strong>ità del riflesso da stiramento<br />
durante la contrazione volontaria dell’agonista nei pazienti con<br />
spasticità (Ibrahim et al, 1993; Sinkjaer e Magnussen, 1994)<br />
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Dopo SCI i pazienti sono incapaci di aumentare la inibizione<br />
reciproca e di ridurre l’inibizione presinaptica, e quindi non<br />
sono in grado di esercitare un controllo sui meccanismi di<br />
selezione della ampiezza e del guadagno dei riflessi da<br />
stiramento di agonisti e antagonisti durante la contrazione<br />
volontaria.<br />
Il grado di coattivazione durante contrazioni alternate è<br />
maggiore che nell’arto superiore dell’emiplegico. (Boorman, 1996)<br />
Perciò solo nello stato a riposo o durante la contrazione di un<br />
antagonista può emergere l’evidenza di una ipereccitab<strong>il</strong>ità<br />
del riflesso e di un aumento del tono muscolare.<br />
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L’opinione generalmente accettata è che i riflessi esagerati sono<br />
responsab<strong>il</strong>i dell’ipertonia muscolare e quindi dei disordini motori<br />
r<strong>il</strong>evati nella spasticità.<br />
Perry (1980) sottolinea che di solito la spasticità si presenta insieme<br />
alla contrattura muscolare.<br />
Dietz (1981) osserva che le proprietà meccaniche alterate del muscolo<br />
possono contribuire all’ipertono nei pazienti spastici.<br />
Vari Autori hanno dimostrato un aumento della stiffness passiva alla<br />
caviglia in pazienti spastici, sia in presenza che in assenza clinica di<br />
contrattura. (Gottlieb et al, 1978; Dietz e Berger, 1983; Hufshmidt e Mauritz, 1985;<br />
Th<strong>il</strong>lman et al, 1991)<br />
Dietz et al. (1986) ipotizzano che alcune alterazioni delle proprietà<br />
biomeccaniche attive delle fibre muscolari siano conseguenza di<br />
cambiamenti istochimici che avvengono nel muscolo spastico.<br />
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Il muscolo spastico può rimanere in<br />
posizioni accorciate per lungo periodo<br />
di tempo, innescando cambiamenti<br />
tissutali di cui <strong>il</strong> primo passo è<br />
l’aumento reversib<strong>il</strong>e di stiffness<br />
dovuta alle proprietà tissotropiche del<br />
muscolo, proprietà che sembrano<br />
essere aumentate nella spasticità<br />
(Carey, 1990).<br />
Contrattura = accorciamento<br />
della lunghezza muscolare per<br />
riduzione del numero di sarcomeri<br />
accompagnata da un aumento<br />
della resistenza allo stiramento<br />
passivo (O’Dwyer, 1996).<br />
La conseguenza è una<br />
riduzione del range di<br />
movimento articolare e<br />
perdita di compliance del<br />
muscolo (W<strong>il</strong>liams, 1988)<br />
Il raggiungimento del<br />
range normale di<br />
movimento è ancora<br />
possib<strong>il</strong>e, però con<br />
l’applicazione di una forza<br />
di intensità maggiore.<br />
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L’aumento della resistenza passiva non è dipendente dalla<br />
presenza di un riflesso da stiramento tonico.<br />
I pazienti che hanno sia ipereccitab<strong>il</strong>ità riflessa che<br />
contrattura non mostrano una resistenza maggiore di quelli<br />
che presentano solo contrattura.<br />
L’aumento di resistenza passiva, e quindi l’impressione<br />
clinica di ipertonia, sembra attribuib<strong>il</strong>e più alla contrattura<br />
che alla ipereccitab<strong>il</strong>ità riflessa (O’Dwyer, 1996)<br />
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La contrattura muscolare non è conseguenza dei riflessi<br />
esagerati.<br />
E’ vero invece che la contrattura muscolare può potenziare <strong>il</strong><br />
riflesso da stiramento. (O’Dwyer, 1996)<br />
Un cambiamento di angolo articolare in un muscolo<br />
accorciato per contrattura aumenta l’entità del riflesso tonico<br />
perché <strong>il</strong> muscolo viene portato, comparativamente, più<br />
vicino al limite del suo range fisiologico e pertanto:<br />
Aumenta la tensione prodotta a parità di allungamento<br />
(Nash et al, 1989; Ashby e Burke, 1971).<br />
Si determina uno stiramento maggiore dei fusi<br />
neuromuscolari<br />
Le forze sono trasmesse più rapidamente e senza<br />
attenuazioni a causa della maggiore stiffness dei tessuti.<br />
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La contrattura riguarda le proprietà passive non contratt<strong>il</strong>i del<br />
muscolo, ma la riduzione della lunghezza della fibra muscolare<br />
comporta una alterazione delle caratteristiche della curva<br />
lunghezza/tensione del muscolo (W<strong>il</strong>liams e Goldspink, 1978).<br />
La conseguenza è un aumento della coppia (torque) per ogni<br />
dato livello di reclutamento (Dietz et al, 1991; Ibrahim et al, 1993)<br />
La variab<strong>il</strong>e controllata dal servomeccanismo spinale è la<br />
tensione muscolare ma, in seguito alla trasformazione delle UM,<br />
la regolazione della tensione muscolare si sposta ad un livello<br />
più basso della organizzazione neuromotoria, perdendo la<br />
capacità di regolazione del movimento veloce (Dietz e Berger, 1983;<br />
Dietz, 2000)<br />
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Nei pazienti spastici si manifesta un comportamento pseudostretch<br />
dovuto alle proprietà meccaniche, ed è questo <strong>il</strong> principale<br />
responsab<strong>il</strong>e dell’ipertonia muscolare.<br />
E’ quindi necessaria una distinzione fra ipereccitab<strong>il</strong>ità<br />
riflessa e ipertonia nella spasticità.<br />
Vanno considerati i diversi contributi all’ipertonia clinica, fra i quali<br />
quelli sostenuti dall’adattamento secondario delle proprietà<br />
meccaniche del muscolo sembrano essere primari (O’Dwyer, 1996)<br />
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Disturbi motori specifici possono essere<br />
ampiamente associati a meccanismi<br />
protettivi non specifici che<br />
rappresentano strategie stab<strong>il</strong>izzanti per<br />
l’equ<strong>il</strong>ibrio.<br />
Si può osservare (Conrad, 1983):<br />
Aumento dell’EMG totale<br />
Allargamento del range di reclutamento<br />
Disintegrazione dei prof<strong>il</strong>i di attività<br />
Il risultato è un aumento di<br />
stiffness delle articolazioni.<br />
Ipereccitab<strong>il</strong>ità<br />
riflessa<br />
Alterate<br />
proprietà<br />
meccaniche<br />
Strategie<br />
Protettive<br />
aspecifiche<br />
Prof<strong>il</strong>o<br />
funzionale<br />
“spastico”<br />
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