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CON LA NOSTRA STORIA,<br />

INSIEME AI GIOVANI<br />

COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>FNP</strong>–<strong>CISL</strong><br />

MATERIALE DI LAVORO<br />

1<br />

Trimestrale della<br />

FEDERAZIONE NAZIONALE PENSIONATI - <strong>CISL</strong><br />

Anno XXVI n. 1 2013


Direttore responsab<strong>il</strong>e: Ermeneg<strong>il</strong>do Bonfanti<br />

Coor<strong>di</strong>natore: Alberto Aibino<br />

Direzione, redazione, amministrazione:<br />

Fnp-Cisl, via Castelfidardo, 47<br />

00185 Roma, tel. 06/448811<br />

Abbonamento 2013: Italia L 30,00 (abbonamento per socio-sostenitore L 46,15)<br />

estero L 35,82, da versare sul c/corrente IBAN IT98S 03069 05065 0000 0260 0033<br />

intestato a: Federpensionati s.r.l., via Castelfidardo, 47 - Roma.<br />

Autorizzato dal Tribunale <strong>di</strong> Roma n. 119 del 23 febbraio 1988<br />

Direttore responsab<strong>il</strong>e Ermeneg<strong>il</strong>do Bonfanti - Trimestrale - Sped. in abbonamento<br />

postale Contiene meno del 50% <strong>di</strong> pubblicità.<br />

Stampa Union Printing SpA, S.S. Cassia Nord km 87, Viterbo<br />

1° Trimestre 2013 - Finito <strong>di</strong> stampare nel mese <strong>di</strong> apr<strong>il</strong>e 2013


Sommario<br />

Att<strong>il</strong>io Rimol<strong>di</strong><br />

Introduzione<br />

5<br />

Parte I<br />

IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>CISL</strong><br />

Presentazione<br />

<strong>di</strong> Raffaele Bonanni<br />

L’Italia della responsab<strong>il</strong>ità.<br />

Un sindacato nuovo per un nuovo Paese.<br />

Tracce per <strong>il</strong> <strong>di</strong>battito<br />

9<br />

Parte II<br />

IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>FNP</strong>-<strong>CISL</strong><br />

Elementi <strong>di</strong> riflessione<br />

Schede-guida<br />

per <strong>il</strong> <strong>di</strong>battito congressuale<br />

53


Parte III<br />

IL XI CONGRESSO REGIONALE<br />

<strong>CISL</strong> LOMBARDIA<br />

Presentazione<br />

<strong>di</strong> Gigi Petteni<br />

RIPARTIRE.<br />

Tracce <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione<br />

117<br />

Parte IV<br />

TRE TRACCE CONGRESSUALI A CONFRONTO<br />

(Cisl, Fnp, Cisl Lombar<strong>di</strong>a)<br />

a cura della Fondazione Giulio Pastore<br />

199


<strong>di</strong> Att<strong>il</strong>io Rimol<strong>di</strong>*<br />

La Fnp ha preso l’iniziativa <strong>di</strong> proporre alla Fondazione Pastore <strong>di</strong> mettere<br />

a confronto alcuni documenti preparatori delle <strong>di</strong>scussioni congressuali.<br />

Sono state scelte le “tracce” dell’Unione Regionale della Lombar<strong>di</strong>a<br />

dal titolo “Ripartire”, gli “Elementi <strong>di</strong> riflessione per <strong>il</strong> XVII congresso”<br />

della Fnp e le “Tracce per <strong>il</strong> <strong>di</strong>battito congressuale” della Confederazione.<br />

Non si tratta naturalmente <strong>di</strong> un confronto alla pari. In<br />

questo caso è appropriata una metafora riferita alla famiglia. Poiché<br />

tutte le strutture prese in esame sono <strong>di</strong> genere femmin<strong>il</strong>e, (La Unione,<br />

la Federazione, la Confederazione) potremmo <strong>di</strong>re che si mettono a<br />

confronto le idee e le proposte <strong>di</strong> una madre e delle sue due maggiori<br />

figlie. Maggiori per quanto riguarda <strong>il</strong> <strong>numero</strong> degli iscritti. La Fnp ha<br />

poco meno del 50% degli iscritti alla Cisl e l’Unione della Lombar<strong>di</strong>a ne<br />

ha poco meno del 18%. È sicuramente <strong>di</strong> grande ut<strong>il</strong>ità mettere a confronto<br />

e far circolare le idee, <strong>di</strong> una parte significativa (che solo per<br />

mancanza <strong>di</strong> spazio non può essere più ampia) fra quelle che sono maturate<br />

nell’intera Organizzazione.<br />

Troppo spesso la conoscenza <strong>di</strong> queste elaborazioni è rimasta all’interno<br />

del gruppo <strong>di</strong>rigente, ne si è prodotto un confronto fra i documenti<br />

delle varie strutture. È evidente che i cambiamenti sociali le trasformazioni<br />

nelle modalità <strong>di</strong> comunicazione richiedono una più ampia circolazione<br />

delle idee all’interno della Associazione oggi non solo ut<strong>il</strong>e, ma<br />

rispondente alle esigenze della nostra gente, soprattutto i giovani. Que-<br />

* Segretario nazionale Fnp-Cisl Dipartimento Politiche Sociali<br />

<strong>Oggi</strong>domani anziani, n. 1 2013<br />

Introduzione<br />

5


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

sta iniziativa è pertanto anche un segnale <strong>di</strong> una sensib<strong>il</strong>ità, che in futuro<br />

non potrà limitarsi alla stampa <strong>di</strong> documenti e alla loro <strong>di</strong>vulgazione,<br />

ma strutturarsi con opportune e selezionate, tecnicamente e organizzativamente<br />

valide, reti web. Tali reti, se ben gestite, permetterebbero<br />

l’elaborazione e <strong>il</strong> <strong>di</strong>alogo con flussi <strong>di</strong> andata e ritorno tali da arricchire<br />

la partecipazione e le capacità <strong>di</strong>rigenziali.<br />

La <strong>di</strong>mostrazione della ut<strong>il</strong>ità della <strong>di</strong>vulgazione e della circolazione<br />

delle idee sta proprio in questa pubblicazione, che ha suscitato molto<br />

interesse prima ancora <strong>di</strong> essere stampata. I documenti presi in esame<br />

dai ricercatori della Fondazione Pastore non sono naturalmente documenti<br />

conclusivi e impegnativi dell’Organizzazione, devono essere<br />

considerati solo quali premesse alle <strong>di</strong>scussioni, i cui contenuti sono<br />

da sottomettere al vaglio dei Congressi, insieme ai documenti più impegnativi<br />

delle relazioni delle Segreterie e dei documenti deliberativi<br />

che avranno <strong>il</strong> sig<strong>il</strong>lo del voto assembleare.<br />

Sono tuttavia riflessioni, proposte e idee che sono servite e servono<br />

ancora a far maturare i convincimenti e gli orientamenti <strong>di</strong> coloro che<br />

partecipano, da iscritti, da delegati territoriali, e per deleghe successive<br />

ai Congressi <strong>di</strong> Federazione Nazionale o <strong>di</strong> Unione Regionale e infine<br />

al conclusivo Congresso Confederale.<br />

Dobbiamo essere grati alla Fondazione Pastore per <strong>il</strong> lavoro svolto,<br />

nonostante la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> avere avuto a <strong>di</strong>sposizione un tempo limitato,<br />

che permette una lettura <strong>di</strong> ciò che è oggi la Cisl, una organizzazione<br />

che compie quest’anno i 63 anni, vissuti intensamente nella storia<br />

d’Italia, che non ha mai perduto <strong>il</strong> senso profondo delle ragioni della<br />

sua nascita, dei principi essenziali che l’avevano ispirata, ma che ha<br />

saputo sempre mantenere <strong>il</strong> senso democratico della rappresentanza,<br />

del primato dell’associato, anche quando questa in alcuni momenti si<br />

faceva <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e, o come oggi dove i criteri e i valori della rappresentanza<br />

sono confusi con una rappresentatività estemporanea. La <strong>di</strong>fferenza<br />

tra una associazione <strong>di</strong> massa, come è <strong>il</strong> sindacato, e un Ente <strong>di</strong><br />

ricerca o un Ufficio Stu<strong>di</strong>, sta nel fatto che i secon<strong>di</strong> possono sceglie-<br />

6


INTRODUZIONE<br />

re <strong>il</strong> ruolo <strong>di</strong> custo<strong>di</strong> rigorosi dottrinari <strong>di</strong> principi e finalità, mentre <strong>il</strong><br />

primo ha <strong>il</strong> dovere e la necessità <strong>di</strong> essere sempre in presa <strong>di</strong>retta con<br />

i propri associati. I quali non sono isolati in una sfera <strong>di</strong> vetro, ma vivono<br />

insieme ad altri lavoratori e pensionati, con problemi comuni,<br />

ma <strong>di</strong> idee, cultura e appartenenze <strong>di</strong>verse, con i quali scambiano contaminazioni<br />

a volte positive, a volte negative. I nostri <strong>di</strong>rigenti si sono<br />

sempre misurati con questa realtà. Un’altra metafora, molto usata<br />

in passato in momenti molto <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>i, ci può aiutare a capire alcuni<br />

momenti storici. Se le pariglie <strong>di</strong> una d<strong>il</strong>igenza impazziscono facendo<br />

rischiare <strong>il</strong> suo capovolgimento e la vita dei passeggeri, l’unico modo<br />

per fermarla non è tirare forte le briglie, ma è quello <strong>di</strong> saltare da una<br />

pariglia all’atra fino a cavalcare la pariglia <strong>di</strong> testa e, così con calma,<br />

riuscire a portare al passo tutti i cavalli. Tra principi e democrazia, tra<br />

scelte della <strong>di</strong>rigenza e proselitismo non possono crearsi fratture, deve<br />

essere sempre trovata la giusta me<strong>di</strong>azione con una sintesi politica<br />

che tenga insieme tutto. Questa in fondo è la vera qualità del <strong>di</strong>rigente<br />

sindacale. Nel prezioso giacimento <strong>di</strong> memoria e <strong>di</strong> documentazione<br />

che rappresenta la Fondazione Pastore, possiamo averne la conferma<br />

ripercorrendo la storia della Cisl nei suoi 63 anni e le figure <strong>di</strong> nostri<br />

gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>rigenti a partire proprio da Giulio Pastore e da accademici<br />

anche essi padri della Cisl come Mario Romani.<br />

La sostanziale concor<strong>di</strong>a sulle linee d’azione e sul volto della Cisl nei tre<br />

documenti ci <strong>di</strong>ce che le gran<strong>di</strong> novità che la nostra organizzazione deve<br />

affrontare, saranno decise e portate avanti con una forte e convinta<br />

unità e, soprattutto, con un grande senso <strong>di</strong> Confederalità, e per questo<br />

con grande efficacia.<br />

Sono le gran<strong>di</strong> novità della sua struttura organizzativa e quelle in relazione<br />

alla crisi economica e occupazionale, alla frattura sociale sempre<br />

più grave per le crescenti <strong>di</strong>fferenze insopportab<strong>il</strong>i tra i priv<strong>il</strong>egi,<br />

le ren<strong>di</strong>te e le classi popolari sempre più strette in una morsa che conduce<br />

alla povertà, alla globalizzazione che rischia <strong>di</strong> mette in ginocchio<br />

<strong>il</strong> nostro paese, ad un’Europa che non è capace <strong>di</strong> rispondere alle<br />

sfide del momento.<br />

7


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

<strong>Oggi</strong> i lavoratori, i pensionati e le loro famiglie nella grande incertezza<br />

e minacciati dai gran<strong>di</strong> rischi che la crisi dei partiti e della politica<br />

stanno generando, hanno un grande bisogno <strong>di</strong> sindacato. Hanno bisogno<br />

<strong>di</strong> un punto <strong>di</strong> riferimento solido. Di una forza che stia dalla loro<br />

parte senza populismo e senza demagogia, che esprima la volontà<br />

e abbia la capacità <strong>di</strong> battersi per una maggiore equità e giustizia sociale.<br />

Di una forza che abbia voce sufficiente per far prevalere le ragioni<br />

della giustizia sociale e della equità con la determinazione del<br />

dovere <strong>di</strong> rappresentanza presso i Governi Nazionali e Locali. Di una<br />

forza capace <strong>di</strong> in<strong>di</strong>care alle Istituzioni e alla politica uno spirito <strong>di</strong><br />

servizio al Paese, avvicinandole alle attese dei deboli. Le “tracce” che<br />

sono state esaminate e che pubblichiamo ci <strong>di</strong>mostrano che dentro la<br />

Cisl ad ogni livello è <strong>di</strong>ffusa questa volontà. I linguaggi delle tre “tracce”<br />

non sono identici, le attenzioni non sono concentrate nella stessa<br />

misura sui medesimi argomenti: le <strong>di</strong>fferenze mostrano la vitalità del<br />

pluralismo della Cisl e la giusta adesione <strong>di</strong> ogni struttura alla propria<br />

realtà. Ma la composizione che ne risulta, anche se limitata a tre strutture,<br />

è unica ed è capace <strong>di</strong> dare speranza a tutti coloro che hanno<br />

molte ragioni per lasciarsi andare alla <strong>di</strong>sperazione. Un grande compito,<br />

dunque, ci aspetta. A quel compito dobbiamo essere fedeli. Lottare<br />

per la giustizia, in<strong>di</strong>care una via che faccia rinascere la speranza per<br />

una società migliore, deve essere la nostra prima aspirazione.<br />

8


PARTE I<br />

IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>CISL</strong><br />

Il presente testo è tratto da: Cisl XVII Congresso. L’Italia della responsab<strong>il</strong>ità. Un<br />

sindacato nuovo per un nuovo Paese. Tracce per <strong>il</strong> <strong>di</strong>battito. E<strong>di</strong>zioni Lavoro 2013


<strong>di</strong> Raffaele Bonanni*<br />

Grazie a un esercizio <strong>di</strong> grande responsab<strong>il</strong>ità, la Cisl ha evitato che gli<br />

effetti più gravi della crisi <strong>di</strong> questi anni colpissero salari, pensioni, tutele<br />

sociali, posti <strong>di</strong> lavoro.<br />

La Cisl è stata decisiva nell’attivazione e nell’estensione degli ammortizzatori<br />

sociali, nel confronto con <strong>il</strong> Governo sulla riforma del mercato del<br />

lavoro e la delega sulla democrazia economica, negli accor<strong>di</strong> sulle relazioni<br />

industriali del 2009-2011 e sulla produttività del 2012.<br />

Ancora per molto tempo ci dovremo misurare con la recessione economica,<br />

i vincoli del debito pubblico, gli squ<strong>il</strong>ibri e le trasformazioni del sistema<br />

produttivo, la tenuta del welfare, l’immigrazione: problemi aggravati<br />

dalla <strong>di</strong>soccupazione, <strong>il</strong> lavoro irregolare, i livelli abnormi <strong>di</strong> evasione<br />

fiscale, la tassazione iniqua sul lavoro e sulle pensioni.<br />

Prioritari saranno gli obiettivi della crescita, dell’equità e dell’occupazione.<br />

Per questi occorre più Europa. Contro la <strong>di</strong>sgregazione, i nazionalismi<br />

e i populismi, l’unica strategia è la Federazione degli Stati Uniti d’Europa,<br />

<strong>di</strong> cui la Ces deve <strong>di</strong>ventare interlocutore cre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e ed esigente.<br />

Urgono cambiamenti nella politica nazionale. Va aperta una fase costituente,<br />

che cominci dalla revisione del Titolo V della Costituzione, per un<br />

federalismo vero, e si realizzi con un’ampia concertazione politica, interistituzionale,<br />

sociale.<br />

Il nostro Paese deve riconfermare la sua vocazione industriale, puntare<br />

sugli investimenti per le infrastrutture, specie nel Mezzogiorno, sull’innovazione<br />

nelle pubbliche amministrazioni e nei servizi, sulla riqualificazione<br />

dell’agroalimentare. Uno stimolo fondamentale, per uscire dalla<br />

crisi, deve arrivare da una profonda riforma fiscale che combatta l’evasione,<br />

riduca <strong>il</strong> prelievo sui red<strong>di</strong>ti da lavoro e da pensione, riequ<strong>il</strong>ibri <strong>il</strong><br />

peso fra Irpef, consumi e patrimoni, sostenendo la famiglia e incenti-<br />

* Segretario generale della Cisl<br />

Presentazione<br />

<strong>Oggi</strong>domani anziani, n. 1 2013 11


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

vando gli investimenti delle imprese in occupazione.<br />

La riduzione ponderata della spesa pubblica non è più rinviab<strong>il</strong>e; essa<br />

consentirà <strong>di</strong> recuperare risorse senza abbassare la qualità dei servizi.<br />

Serviranno trasparenza politica e sostegno delle forze sociali, per <strong>di</strong>ventare<br />

più competitivi e attirare capitali internazionali. Bisogna garantire<br />

l’universalismo del sistema <strong>di</strong> protezione sociale e la strada è quella della<br />

sussi<strong>di</strong>arietà sociale. Un welfare attivo si costruisce attraverso la concertazione<br />

territoriale con le Regioni e gli enti locali, coinvolgendo le associazioni<br />

e <strong>il</strong> volontariato. Attenzione specifica meritano gli anziani, i<br />

più colpiti dalle nuove povertà assieme ai bambini e ai giovani.<br />

Spetta al sindacato e ai corpi interme<strong>di</strong> contrastare e invertire <strong>il</strong> processo<br />

<strong>di</strong> emarginazione che subiscono le strutture portanti della democrazia<br />

e della coesione sociale, e in cui si consuma la crisi morale<br />

e politica del Paese.<br />

Il sindacato deve <strong>di</strong>ventare soggetto della democrazia economica nei<br />

luoghi <strong>di</strong> lavoro. Si tratta <strong>di</strong> realizzare un nuovo umanesimo del lavoro,<br />

fondato sull’etica della responsab<strong>il</strong>ità e su una riforma delle relazioni<br />

sindacali.<br />

Di questo e <strong>di</strong> atro <strong>di</strong>scutono le Tracce per <strong>il</strong> <strong>di</strong>battito, licenziate dalla Segreteria<br />

confederale e i Contributi preparati dai Dipartimenti, che offriamo<br />

alla riflessione <strong>di</strong> iscritti, m<strong>il</strong>itanti, delegati, <strong>di</strong>rigenti.<br />

Il XVII Congresso della Cisl avvierà un vasto processo <strong>di</strong> riorganizzazione.<br />

L’obiettivo è quello <strong>di</strong> una presenza più <strong>di</strong>ffusa nei posti <strong>di</strong> lavoro e<br />

nei territori, <strong>di</strong> una maggiore partecipazione degli iscritti, <strong>di</strong> una valorizzazione<br />

dei delegati nella contrattazione aziendale, nella democrazia economica<br />

e nella concertazione territoriale.<br />

La Cisl guarda con fiducia e determinazione al futuro, forte <strong>di</strong> un patrimonio<br />

ideale straor<strong>di</strong>nario, <strong>di</strong> un modello organizzativo che è quello dell’associazionismo<br />

e della democrazia rappresentativa, <strong>di</strong> un’azione contrattuale<br />

e concertativa basata sulla partecipazione.<br />

Dal ra<strong>di</strong>camento nei mon<strong>di</strong> vitali della società, dal consenso <strong>di</strong> lavoratori<br />

e pensionati, la Cisl trae le ragioni della sua identità e del suo ruolo,<br />

che mette al servizio del r<strong>il</strong>ancio del Paese.<br />

12


L’Italia della responsab<strong>il</strong>ità.<br />

Un sindacato nuovo per un nuovo Paese.<br />

Tracce per <strong>il</strong> <strong>di</strong>battito<br />

■ ❚ ❙ 1. La strategia riformatrice della Cisl<br />

Nel quadriennio passato, con le devastanti conseguenze della crisi finanziaria<br />

sull’economia, dai conti pubblici al sistema produttivo, dall’occupazione<br />

alle con<strong>di</strong>zioni sociali, l’azione della Cisl ha evitato gli<br />

interventi più ra<strong>di</strong>cali attuati in altri Paesi dell’Unione europea: dai ri<strong>di</strong>mensionamenti<br />

drastici alle tutele sociali tali da metterne in <strong>di</strong>scussione<br />

la copertura universalistica, ai tagli vivi a salari e pensioni, ai licenziamenti<br />

dei <strong>di</strong>pendenti pubblici.<br />

Questa azione è stata efficace per un esercizio costante <strong>di</strong> grande responsab<strong>il</strong>ità,<br />

aliena alla strumentalizzazione politica, attenta al confronto<br />

fino al conseguimento del risultato possib<strong>il</strong>e. Mentre la politica<br />

si <strong>di</strong>videva su tutto e la crisi era travolgente, la Cisl ha con<strong>di</strong>viso una<br />

grande esperienza <strong>di</strong> alleanze con le forze sindacali <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>i e con<br />

le maggiori forze impren<strong>di</strong>toriali, perseguendo <strong>di</strong>alogo e intese sul terreno<br />

economico e sociale.<br />

In due aree <strong>di</strong> intervento, inoltre, con al centro <strong>il</strong> lavoro, l’impegno<br />

della Cisl è stato decisivo.<br />

La prima area è quella dell’attivazione <strong>di</strong> tutti gli ammortizzatori sociali,<br />

compresi quelli in deroga, per assicurare un red<strong>di</strong>to e politiche<br />

attive, dalla formazione ai contratti <strong>di</strong> solidarietà, a centinaia <strong>di</strong> migliaia<br />

<strong>di</strong> lavoratori colpiti in questi anni dalle crisi aziendali. Non è<br />

stata solo un’azione <strong>di</strong>fensiva, ma la premessa <strong>di</strong> una compiuta riforma<br />

degli ammortizzatori sociali che deve essere affrontata in termini<br />

universalistici. Gli stanziamenti finanziari, a cui concorrono Governo,<br />

Regioni, Unione europea, vanno verificati e assicurati. Un’incidenza<br />

<strong>Oggi</strong>domani anziani, n. 1 2013<br />

13


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

positiva, poi, è stata esercitata dalla Cisl nel confronto con <strong>il</strong> Governo<br />

sulla Riforma del mercato del lavoro rispetto alle tutele, alle politiche<br />

per l’occupab<strong>il</strong>ità e alle flessib<strong>il</strong>ità buone.<br />

L’altra area è quella degli Accor<strong>di</strong> sulle relazioni industriali del 2009-<br />

2011, dell’Accordo sulla produttività del 2012, della delega sulla democrazia<br />

economica contenuta nella legge <strong>di</strong> riforma del mercato del<br />

lavoro.<br />

I con<strong>di</strong>zionamenti politici e riven<strong>di</strong>cazionistici, allergici a relazioni<br />

sindacali partecipative, hanno impe<strong>di</strong>to una con<strong>di</strong>visione sindacale<br />

unitaria dell’accordo sulla produttività. Ha prevalso la determinazione<br />

della Cisl a spostare <strong>il</strong> baricentro della contrattazione al livello aziendale/territoriale<br />

per favorire la produttività, valorizzare <strong>il</strong> lavoro, incrementare<br />

i salari. Gli accor<strong>di</strong> hanno comportato, oltre l’acquisizione<br />

della defiscalizzazione del salario <strong>di</strong> produttività, le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> due<br />

rapide tornate <strong>di</strong> rinnovi contrattuali nel settore privato.<br />

D’altro canto, lo sv<strong>il</strong>uppo della democrazia economica è la via maestra<br />

per riformare lo stesso capitalismo degenerato in un liberismo sfrenato,<br />

con l’espansione della finanziarizzazione contro la crescita dell’economia<br />

reale, con una sempre più iniqua <strong>di</strong>stribuzione della ricchezza,<br />

con la mortificazione del valore e della <strong>di</strong>gnità del lavoro.<br />

Un nuovo equ<strong>il</strong>ibrio tra capitale e lavoro, tra tutele, <strong>di</strong>ritti e opportunità,<br />

tra competitività e sv<strong>il</strong>uppo sostenib<strong>il</strong>e è possib<strong>il</strong>e. Esso <strong>di</strong>penderà<br />

dall’affermarsi della partecipazione dei lavoratori ai destini dell’impresa,<br />

con la contrattazione sulle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro, la sussi<strong>di</strong>arietà della b<strong>il</strong>ateralità,<br />

<strong>il</strong> coinvolgimento nella governance e nell’accumulazione.<br />

È una grande sfida etica e culturale. Si tratta <strong>di</strong> realizzare un nuovo<br />

umanesimo del lavoro, fondato sull’etica della responsab<strong>il</strong>ità e dell’impegno<br />

<strong>di</strong> ogni persona nel proprio lavoro; <strong>di</strong> ritrovare <strong>il</strong> senso del lavoro<br />

nella sua <strong>di</strong>mensione personale e collettiva, <strong>il</strong> fondamento dell’eticità<br />

dell’impresa, <strong>di</strong> una nuova coesione sociale.<br />

La riforma delle relazioni sindacali ha questo valore straor<strong>di</strong>nario, è <strong>il</strong><br />

segno più significativo <strong>di</strong> una svolta etica, nei termini dell’assunzione<br />

<strong>di</strong> una comune responsab<strong>il</strong>ità, oltre che economica e sociale.<br />

14


PARTE I: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>CISL</strong><br />

Nei prossimi anni ci si dovrà ancora misurare con le <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> una<br />

lenta uscita dalla recessione economica, con i vincoli <strong>di</strong> un enorme debito<br />

pubblico da onorare secondo gli impegni europei, con problemi e<br />

squ<strong>il</strong>ibri strutturali irrisolti, come <strong>il</strong> Mezzogiorno, con profon<strong>di</strong> cambiamenti<br />

per un riposizionamento produttivo competitivo, con una<br />

<strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e tenuta del welfare per crisi fiscale ed enormi inefficienze, oltre<br />

che per i fattori demografici.<br />

Sono al limite della tenuta della coesione sociale i livelli consolidati<br />

e abnormi <strong>di</strong> evasione fiscale, <strong>di</strong> lavoro irregolare, <strong>di</strong> tassazione<br />

sul lavoro, <strong>di</strong> iniquità del prelievo fiscale sui salari e sulle pensioni.<br />

Si aggravano progressivamente le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita dei lavoratori e<br />

dei pensionati. Il <strong>di</strong>vario tra ricchi e poveri è sempre più scandaloso.<br />

Crescono l’area della povertà e le <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> tenuta delle famiglie,<br />

che sono la struttura decisiva della solidarietà sociale. Il mancato<br />

intervento sulla non autosufficienza determina un’emergenza<br />

sociale.<br />

D<strong>il</strong>aga la dura realtà della <strong>di</strong>soccupazione, gravissima quella dei giovani<br />

con problemi, oggi e in prospettiva, molto seri per la tenuta della<br />

coesione sociale. L’emarginazione dei giovani mette a repentaglio <strong>il</strong><br />

loro futuro e quello dell’Italia. Non meno r<strong>il</strong>evanti e urgenti sono i<br />

problemi del deficit demografico. Essi in<strong>di</strong>cano come assolute priorità<br />

le politiche <strong>di</strong> sostegno alle giovani famiglie e <strong>di</strong> conc<strong>il</strong>iazione con <strong>il</strong><br />

lavoro.<br />

Vanno riconsiderati i problemi complessi <strong>di</strong> un’immigrazione, strutturale<br />

e stab<strong>il</strong>e, per un’accoglienza sociale rispettosa della <strong>di</strong>gnità della<br />

persona, per un’integrazione interculturale, che assicuri e arricchisca<br />

la convivenza civ<strong>il</strong>e. Questa deve, finalmente, esprimersi nel riconoscimento<br />

della citta<strong>di</strong>nanza, a iniziare dai giovani, e del <strong>di</strong>ritto del voto<br />

amministrativo. La stessa immigrazione deve <strong>di</strong>ventare un fattore<br />

della cooperazione internazionale e del cosv<strong>il</strong>uppo.<br />

Questi problemi sono <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>i da affrontare, non per la loro complessità<br />

ma per la necessità <strong>di</strong> suscitare una energia morale, da parte <strong>di</strong><br />

tutti, in grado <strong>di</strong> misurarsi responsab<strong>il</strong>mente con l’obiettivo del bene<br />

comune.<br />

15


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

Le questioni decisive sono la crescita e l’equità e con queste deve misurarsi<br />

la strategia riformatrice della Cisl. I suoi valori sono quelli della<br />

responsab<strong>il</strong>ità e della solidarietà; <strong>il</strong> suo modello organizzativo è<br />

quello dell’associazionismo per cui conta l’iscritto, e della democrazia<br />

rappresentativa, la sua azione contrattuale e concertativa è partecipativa,<br />

per lo sv<strong>il</strong>uppo della democrazia economica.<br />

L’alternativa è <strong>il</strong> sindacato <strong>di</strong> movimento e <strong>di</strong> mandato, <strong>il</strong> sindacato<br />

conflittuale e riven<strong>di</strong>cativo con obiettivi populistici, in<strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>e a<br />

misurarsi con i cambiamenti e quin<strong>di</strong> destinato alla sconfitta. È <strong>il</strong> sindacato<br />

che identifica azione sociale e lotta politica, per cui <strong>il</strong> contenuto<br />

della sua azione <strong>di</strong>venta soprattutto lo sciopero, che non è più,<br />

quin<strong>di</strong>, l’iniziativa estrema del sindacato per ottenere su un obiettivo<br />

una me<strong>di</strong>azione per un risultato possib<strong>il</strong>e.<br />

Per la crescita occorre più Europa. Se gli Stati nazionali sono impegnati<br />

nel «rigore», è l’Unione europea che, da subito, deve intestarsi le<br />

politiche della crescita.<br />

Si è manifestato in modo drammatico <strong>il</strong> deficit <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> un’Europa<br />

solo monetaria: un’Ue mercant<strong>il</strong>e, senza più un progetto politico,<br />

paralizzata da pretese egemoniche e micro interessi nazionali, dagli<br />

orizzonti elettorali <strong>di</strong> ciascun Paese. Solo con un percorso politico ed<br />

economico verso la Federazione degli Stati Uniti d’Europa si mette in<br />

campo una strategia cre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e, contro i rischi <strong>di</strong>sgregatori <strong>di</strong> un crescente<br />

populismo antieuropeo.<br />

L’Ue, sempre più integrata economicamente e politicamente, è l’unica<br />

realtà in grado <strong>di</strong> tutelare gli interessi dei Paesi europei, <strong>di</strong> svolgere un<br />

ruolo autorevole per gli equ<strong>il</strong>ibri internazionali, <strong>di</strong> salvaguardare e<br />

sv<strong>il</strong>uppare, nella globalizzazione, <strong>il</strong> modello europeo <strong>di</strong> democrazia e<br />

<strong>di</strong> economia sociale <strong>di</strong> mercato, cioè dei fondamentali <strong>di</strong>ritti civ<strong>il</strong>i e<br />

sociali della nostra civ<strong>il</strong>tà.<br />

Se occorre più Europa sul piano politico e istituzionale, anche <strong>il</strong> sindacato<br />

europeo, la Ces, deve <strong>di</strong>ventare un interlocutore più cre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e<br />

ed esigente con un rafforzamento <strong>di</strong> ruolo e <strong>di</strong> specifici mandati, per<br />

superare gli attuali limiti del <strong>di</strong>alogo sociale e l’inconcludenza <strong>di</strong> un’azione<br />

spesso con<strong>di</strong>zionata dalle resistenze dettate da interessi nazionali<br />

e da vecchie posizioni ideologiche conflittuali fini a se stesse.<br />

16


PARTE I: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>CISL</strong><br />

L’Italia in questi anni, fatti salvi alcuni meriti del Governo <strong>di</strong> responsab<strong>il</strong>ità<br />

nazionale (rigore, anche però a spese dei più deboli con <strong>il</strong> decreto<br />

Salva Italia senza confronto sociale, recupero del prestigio internazionale<br />

e <strong>di</strong> un clima <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo tra le forze del bipolarismo rissoso),<br />

ha offerto uno spettacolo desolante del sistema politico tra scandali,<br />

<strong>il</strong>legalità, demagogia, populismi e ribellismi. Sembrano prevalere<br />

un in<strong>di</strong>vidualismo sfrenato, <strong>il</strong> rifiuto della responsab<strong>il</strong>ità rispetto al<br />

bene comune, la in<strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>ità ad un <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> cambiamento rispetto<br />

a vecchie ren<strong>di</strong>te <strong>di</strong> posizione.<br />

Dello stesso segno sono state le reazioni ai provve<strong>di</strong>menti del Governo<br />

su liberalizzazioni, spen<strong>di</strong>ng review, costi e sprechi della politica e<br />

<strong>di</strong> assetti istituzionali ridondanti, delle società pubbliche locali, comunque<br />

a <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> tutto quanto non intacchi lobby politico-affaristiche<br />

in materia <strong>di</strong> convenzioni, esternalizzazioni, forniture.<br />

Come uscire dal degrado della politica, che ha la sua ragione nella<br />

messa in crisi della democrazia partecipativa e nella sua <strong>di</strong>pendenza<br />

dalla spesa pubblica, da una profonda crisi morale, dunque, che mina<br />

la tenuta della coesione sociale e delle istituzioni?<br />

Per affrontare efficacemente e organicamente tutti i problemi istituzionali,<br />

occorre un grande cambiamento politico. Con la nuova legislatura<br />

va aperta una fase costituente, ad iniziare dalla revisione del Titolo<br />

V sul federalismo, con una ampia con<strong>di</strong>visione attraverso la concertazione<br />

politica, interistituzionale e delle forze sociali. Nessun partito<br />

e schieramento è in grado <strong>di</strong> affrontare da solo gli stravolgimenti<br />

istituzionali <strong>di</strong> questi anni. Risolverli vuol <strong>di</strong>re trasformare l’Italia, liberarla<br />

dalla paralisi dei m<strong>il</strong>le corporativismi, riformare <strong>il</strong> sistema politico<br />

e l’assetto istituzionale. È necessario un grande impegno <strong>di</strong> comune<br />

responsab<strong>il</strong>ità.<br />

L’azione dell’Ue è fondamentale per restituire all’Europa e all’Italia una<br />

possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> crescita. Per <strong>il</strong> nostro Paese, però, uno stimolo fondamentale<br />

deve provenire da una profonda riforma del sistema fiscale<br />

che combatta fortemente l’evasione, riduca <strong>il</strong> prelievo fiscale sui red<strong>di</strong>ti<br />

da lavoro e pensione, riequ<strong>il</strong>ibri <strong>il</strong> peso tra Irpef, consumi e patrimoni,<br />

sostenga la famiglia, metta or<strong>di</strong>ne nel rapporto tra tassazione<br />

17


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

nazionale e tassazione locale, recuperi contributi finanziari e agevolazioni<br />

fiscali lobbistiche, incentivi l’innovazione e l’investimento delle<br />

imprese e la loro crescita <strong>di</strong>mensionale, semplifichi <strong>il</strong> sistema fiscale.<br />

Non si tratta quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>scutere separatamente su questa o quella imposta,<br />

su patrimoniale o no, sull’abolizione/riforma dell’Imu, che sulla<br />

prima casa è comunque iniqua, sulla mo<strong>di</strong>fica dell’Iva.<br />

Qualsiasi proposta su <strong>di</strong> una singola imposta solleva obiezioni; quello<br />

che serve è una riforma complessiva e organica che risponda agli<br />

obiettivi <strong>di</strong> giustizia e crescita sopra in<strong>di</strong>cati.<br />

Solo con lo sv<strong>il</strong>uppo vi sarà una crescita dell’occupazione, che è <strong>il</strong> nostro<br />

primo obiettivo e ne è la misura.<br />

Le politiche del lavoro dovranno essere coor<strong>di</strong>nate con quelle dei settori<br />

produttivi, in modo da favorire la creazione <strong>di</strong> molti posti <strong>di</strong> lavoro<br />

<strong>di</strong> buona qualità, e dovranno porre rime<strong>di</strong>o all’attuale scollamento<br />

tra domanda e offerta <strong>di</strong> lavoro, favorendo «l’occupab<strong>il</strong>ità» soprattutto<br />

dei giovani intervenendo sul sistema scolastico e sulla formazione<br />

professionale.<br />

Una migliore qualità del lavoro è una con<strong>di</strong>zione in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>e per<br />

una maggiore produttività, così come lo è lo sv<strong>il</strong>uppo della contrattazione<br />

aziendale e un coinvolgimento maggiore dei lavoratori, con una<br />

partecipazione degli stessi alle scelte strategiche delle aziende in cui<br />

lavorano.<br />

L’Italia, per la crescita, deve riconfermare la centralità del settore industriale,<br />

innovando tuttavia fortemente e affrontando i no<strong>di</strong> strutturali<br />

che ne hanno limitato le potenzialità. Le priorità delle politiche industriali<br />

debbono essere un’innovazione tecnologica pervasiva, un nuovo<br />

rapporto fra industria e ambiente, lo sv<strong>il</strong>uppo della green economy e<br />

delle biotecnologie, <strong>il</strong> supporto alla crescita <strong>di</strong>mensionale delle imprese,<br />

un forte e qualificato intervento sul capitale umano. Una grande attenzione<br />

va rivolta ai <strong>di</strong>stretti industriali e alle politiche per rafforzarli,<br />

compresa la promozione delle esportazioni, <strong>di</strong> cui sono punto <strong>di</strong> forza<br />

assieme al made in Italy, e ai poli tecnologici del Mezzogiorno.<br />

La capacità <strong>di</strong> progettare nuove vocazioni produttive può consentire <strong>di</strong><br />

rinunciare alla strenua <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> produzioni esistenti ormai obsolete,<br />

18


PARTE I: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>CISL</strong><br />

rese possib<strong>il</strong>i solo da ingenti sostegni pubblici. Occorre inoltre puntare<br />

sugli investimenti per le infrastrutture, a partire dal Mezzogiorno,<br />

con un’azione <strong>di</strong>retta, per le risorse, al coinvolgimento dell’Unione europea.<br />

D’altronde, per la competitività del sistema produttivo dell’Italia e un<br />

nuovo sv<strong>il</strong>uppo hanno un ruolo r<strong>il</strong>evante l’innovazione nella Pubblica<br />

amministrazione, l’innovazione e la crescita dei settori dei servizi e<br />

la qualificazione dell’agroalimentare.<br />

Siamo convinti della necessità <strong>di</strong> continuare a garantire l’universalismo<br />

del sistema <strong>di</strong> protezione sociale. Siamo anzi convinti che le prestazioni<br />

<strong>di</strong> welfare debbano essere estese ad ambiti oggi non coperti<br />

come quelli della formazione, della riqualificazione della popolazione<br />

e dell’integrazione degli immigrati. Ma questo, nella attuale fase <strong>di</strong> rigore<br />

<strong>di</strong> b<strong>il</strong>ancio, che non permette <strong>di</strong> sottovalutare una <strong>di</strong>namica insostenib<strong>il</strong>e<br />

della spesa, richiede una forte dose <strong>di</strong> innovazione. Per noi<br />

la strada della partecipazione dei citta<strong>di</strong>ni alla spesa non è quella della<br />

privatizzazione, ma è quella della sussi<strong>di</strong>arietà sociale, soprattutto<br />

<strong>di</strong> un welfare, a partire dalla sanità, sostenuto dalla contrattazione e<br />

dalla b<strong>il</strong>ateralità fiscalmente agevolate che comprenda anche fam<strong>il</strong>iari<br />

e pensionati.<br />

Il welfare non va concepito come una mera voce <strong>di</strong> costo, ma come un<br />

canale priv<strong>il</strong>egiato per creare crescita, valore economico oltre che<br />

umano e sociale.<br />

Nelle politiche del welfare, una grande attenzione va rivolta alla con<strong>di</strong>zione<br />

degli anziani. In questi anni essa ha subito un aggravamento<br />

dalle politiche del «rigore» che hanno colpito pensioni, trattamenti sociali,<br />

servizi sociosanitari. Gli anziani sono le persone delle fasce sociali<br />

più colpite dalla povertà, assieme ai bambini e ai giovani. Occorre<br />

una politica organica.<br />

Rispetto ai red<strong>di</strong>ti da pensione, dopo la scadenza del 2013 va ristab<strong>il</strong>ita<br />

l’integrale rivalutazione rispetto al costo della vita, e va perseguito<br />

un intervento organico sulla riduzione del prelievo fiscale, partendo<br />

dalle prime aliquote e con allineamento delle detrazioni a quelle del la-<br />

19


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

voro <strong>di</strong>pendente. Le con<strong>di</strong>zioni sociali degli anziani devono essere oggetto<br />

<strong>di</strong> particolare attenzione nelle politiche fiscali e tariffarie locali.<br />

Le prestazioni sociali, al <strong>di</strong> là della lotta giusta e con<strong>di</strong>visa agli abusi,<br />

devono ritrovare un punto rigoroso <strong>di</strong> riferimento nell’applicazione<br />

dell’Isee (In<strong>di</strong>catore situazione economica equivalente), ancora da riformare.<br />

È una priorità l’ottenimento <strong>di</strong> una legge sulla non autosufficienza,<br />

che renda permanente l’implementazione e l’impiego del relativo<br />

fondo finanziario, con l’obiettivo <strong>di</strong> costruire un quadro <strong>di</strong> riferimento<br />

legislativo e normativo, che definisca la cura <strong>di</strong> lungo periodo<br />

(long term care) come strumento <strong>di</strong> prevenzione e continuità assistenziale.<br />

Più che nel passato, con la riforma delle pensioni, i lavoratori anziani<br />

devono <strong>di</strong>ventare soggetti <strong>di</strong> specifici interventi <strong>di</strong> politiche del lavoro<br />

con riferimento all’invecchiamento attivo, sia con una formazione<br />

continua, per sostenere l’allungamento della vita lavorativa, sia nella<br />

transizione con i rapporti <strong>di</strong> metà lavoro e metà pensione. D’altro canto,<br />

l’irrigi<strong>di</strong>mento dei requisiti <strong>di</strong> accesso al pensionamento ha aumentato<br />

l’area del <strong>di</strong>sagio sociale (gli esodati), con un impatto negativo<br />

sull’occupazione. Va reintrodotta una flessib<strong>il</strong>ità nell’accesso al<br />

pensionamento.<br />

È soprattutto attraverso la concertazione territoriale con Regioni e autonomie<br />

locali che va ricostruito un nuovo welfare locale attivo, fattore<br />

<strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo per l’intero sistema sociale ed economico, con al centro<br />

le politiche fiscali e tariffarie, le politiche per la famiglia e per gli<br />

anziani, la strategia dell’integrazione sociosanitaria, le politiche del lavoro<br />

e del <strong>di</strong>ritto allo stu<strong>di</strong>o, l’integrazione sociale dei lavoratori e delle<br />

famiglie immigrate. La concertazione territoriale non deve essere<br />

subalterna al ricatto dei tagli alla spesa sociale, soprattutto a carico dei<br />

pensionati, da parte <strong>di</strong> Regioni e autonomie locali che non si impegnano<br />

a combattere la corruzione (dalla sanità agli appalti), ad intervenire<br />

sui costi della politica, sugli sprechi e sulle inefficienze delle loro<br />

amministrazioni. Particolarmente nei settori sociosanitari, i termini<br />

<strong>di</strong> una strategia riformatrice per migliorare <strong>il</strong> servizio e ridurre i costi<br />

sono quelli della definizione dei livelli essenziali <strong>di</strong> assistenza da ga-<br />

20


PARTE I: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>CISL</strong><br />

rantire a tutti, con i relativi bisogni e costi standard, con<strong>di</strong>zione per<br />

una efficace spen<strong>di</strong>ng review alternativa ai tagli lineari, della priorità<br />

della prevenzione, della promozione dei servizi sanitari e assistenziali<br />

integrati nel territorio, della specializzazione dell’accesso ospedaliero,<br />

<strong>di</strong> una governance per una gestione virtuosa e partecipata.<br />

Per la Cisl, infatti, queste vertenze per la concertazione territoriale sono<br />

anche l’occasione, secondo un modello sociale <strong>di</strong> rete, <strong>di</strong> un coinvolgimento<br />

più ampio dell’associazionismo e del volontariato sociali,<br />

protagonisti anch’essi nel territorio dei bisogni e della coesione sociali.<br />

In questo modo crescono esperienze <strong>di</strong> democrazia sociale, con la<br />

promozione <strong>di</strong> istanze <strong>di</strong> controllo e <strong>di</strong> partecipazione dei citta<strong>di</strong>ni in<br />

tutti i servizi territoriali; un tessuto democratico che è antidoto alla<br />

crescente alienazione vissuta dai citta<strong>di</strong>ni.<br />

La società, l’economia e <strong>il</strong> lavoro si evolvono con un ritmo sempre<br />

maggiore e con una tendenza a emarginare la produzione e <strong>il</strong> lavoro,<br />

mentre assumono ruoli sempre più determinanti i poteri finanziari e le<br />

tecnocrazie.<br />

Le strutture portanti della democrazia, della coesione sociale e della<br />

partecipazione tendono ad essere emarginate. Spetta ai corpi interme<strong>di</strong>,<br />

a partire dal sindacato, contrastare e invertire questo processo <strong>di</strong><br />

emarginazione, in cui si consuma la crisi morale e politica del Paese.<br />

Il sindacato deve assumere un ruolo <strong>di</strong> soggetto della democrazia economica<br />

nei luoghi <strong>di</strong> lavoro e nel territorio, costruendone le con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> competenza, autorevolezza, responsab<strong>il</strong>ità, rappresentatività, e,<br />

solo su questa base, <strong>di</strong> mob<strong>il</strong>itazione sociale ben finalizzata negli<br />

obiettivi concreti da perseguire.<br />

È soprattutto la con<strong>di</strong>visione delle responsab<strong>il</strong>ità <strong>il</strong> valore che sostiene<br />

la strategia riformatrice del sindacato della partecipazione e ne fa<br />

un interlocutore ricercato e cre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e.<br />

Queste sono le ragioni del nostro processo <strong>di</strong> riorganizzazione avviato<br />

con questo Congresso. L’obiettivo è quello <strong>di</strong> un ra<strong>di</strong>camento sempre<br />

più forte della Cisl sui posti <strong>di</strong> lavoro e nei territori a tutela dei lavoratori,<br />

della partecipazione degli associati alle decisioni del sinda-<br />

21


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

cato, anche con una forte valorizzazione negli organismi associativi<br />

dei delegati <strong>di</strong> Rsu, Rsa, Sas, del loro protagonismo per lo sv<strong>il</strong>uppo della<br />

contrattazione <strong>di</strong> secondo livello, aziendale/territoriale, della democrazia<br />

economica e della concertazione territoriale.<br />

Come è nella sua identità originaria, è dal suo ra<strong>di</strong>camento territoriale e<br />

dal consenso dei lavoratori e dei pensionati che la Cisl trae la sua forza.<br />

Nell’azione contrattuale aziendale e nella vertenzialità territoriale lavoratori<br />

e pensionati esprimono i loro problemi, promuovono <strong>di</strong>rettamente<br />

l’azione sindacale, sperimentano e misurano la confederalità,<br />

sono protagonisti della rappresentanza e della tutela, dell’auspicab<strong>il</strong>e<br />

coesione su specifici progetti con le altre espressioni organizzate della<br />

società civ<strong>il</strong>e. Verificano e costruiscono un capitale sociale <strong>di</strong> fiducia<br />

contro la frammentazione. È <strong>il</strong> lavorare assieme <strong>di</strong> cui l’Italia ha<br />

bisogno ad ogni livello per la ripresa del suo sv<strong>il</strong>uppo.<br />

■ ❚ ❙ 2. La Cisl e la scelta del territorio<br />

Con la riforma organizzativa, la Cisl rinnova e rafforza la scelta originaria<br />

del suo ra<strong>di</strong>camento sui posti <strong>di</strong> lavoro e nel territorio, e della<br />

relativa azione sindacale, attraverso la contrattazione e la concertazione.<br />

Nella sua storia la Cisl ha sempre avuto un’attenzione vig<strong>il</strong>e e partecipata<br />

all’orizzontalità della società italiana, caratterizzata, come è noto,<br />

da una complessa molteplicità <strong>di</strong> soggetti economici e sociali, <strong>di</strong> vitali<br />

realtà locali, <strong>di</strong> policentrismo dei poteri. Il suo modello organizzativo<br />

ha saputo conc<strong>il</strong>iare questo ra<strong>di</strong>camento e quest’attenzione con<br />

una forte identità ideale, decisioni e azioni nazionali, un forte senso<br />

dello Stato.<br />

Basterà ricordare che l’inizio della storia della Cisl fu segnato dal rifiuto<br />

<strong>di</strong> un modello e <strong>di</strong> una azione sindacale improntati ad una verticalizzazione<br />

tutta ideologica e politica, rispetto alla quale erano se-<br />

22


PARTE I: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>CISL</strong><br />

condarie la vita <strong>di</strong> aziende, territori, settori, le stesse vicende contrattuali.<br />

Gli ultimi <strong>di</strong>eci anni sono stati poi segnati da una crescente articolazione<br />

della sua presenza nelle <strong>di</strong>namiche del territorio, nelle tante vicende<br />

anche <strong>di</strong> crisi delle singole aziende, nel complesso crescente <strong>di</strong>sagio<br />

sociale ed economico delle varie realtà locali. In questi stessi anni<br />

in cui si è tanto impegnata a «territorializzare» la sua organizzazione<br />

e la sua azione, la Cisl ha contemporaneamente sv<strong>il</strong>uppato una<br />

strenua iniziativa <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa e <strong>di</strong> r<strong>il</strong>ancio della concertazione nazionale.<br />

D’altronde proprio e soprattutto nel corpo stesso della Confederazione,<br />

la <strong>di</strong>namica politico-organizzativa è passata attraverso precise regolazioni<br />

interme<strong>di</strong>e, per non dover combattere con una molecolarità <strong>di</strong><br />

soggetti e ambiti con riferimento alle strutture verticali e orizzontali,<br />

cioè categoriali e confederali, che avrebbero significato <strong>di</strong>spersione del<br />

potere sindacale e <strong>di</strong> risorse.<br />

Si pensò solo al rafforzamento del reticolo me<strong>di</strong>o-grande della presenza<br />

territoriale e alla riarticolazione in macroaree aggregate delle<br />

Federazioni <strong>di</strong> settore; e si rivolse un’attenzione crescente alla contrattazione<br />

<strong>di</strong> secondo livello per ridare un razionale senso collettivo<br />

alle battaglie e ai contratti <strong>di</strong> tipo aziendale.<br />

La Cisl è quin<strong>di</strong> stata <strong>il</strong> soggetto sociale che negli ultimi quin<strong>di</strong>ci anni<br />

più ha coltivato la <strong>di</strong>mensione orizzontale delle vicende italiane; ma<br />

ha saputo combinare tale scelta <strong>di</strong> fondo con una lucida «strategia del<br />

livello interme<strong>di</strong>o», sia sul piano territoriale che su quello settoriale e<br />

categoriale.<br />

La strategia della Cisl è la più <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e da sostenere nel tempo: più fac<strong>il</strong>e,<br />

ma non altrettanto efficace per i lavoratori e i pensionati sarebbe<br />

attestarsi su posizioni culturali e sindacali verticalizzate (su cui abbiano<br />

peso prevalenti opzioni squisitamente politiche, se non ad<strong>di</strong>rittura<br />

ideologiche) o invece lasciare andare per <strong>il</strong> proprio verso localistico le<br />

<strong>di</strong>namiche socioeconomiche potenti ma frantumate dei territori; la<br />

scelta della strategia «dell’interme<strong>di</strong>o», è quella più <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e e faticosa<br />

ma anche più coerente con la storia e le ambizioni della Confedera-<br />

23


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

zione. L’attuale riforma è un ulteriore passo avanti in questo processo;<br />

vi sono straor<strong>di</strong>narie premesse <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione politica, che dovranno<br />

rafforzarsi con una forte riflessione interna durante la fase congressuale<br />

e le decisioni del Congresso.<br />

Per sostenere una strategia tanto impegnativa, occorre costruirne, sul<br />

piano culturale e organizzativo, le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>ffuse <strong>di</strong> competenza,<br />

autorevolezza, con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> responsab<strong>il</strong>ità, rappresentatività. Questo<br />

richiede da parte delle Federazioni e delle Unioni una riorganizzazione<br />

che permetta un nuovo or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> priorità nell’impiego dei quadri<br />

sindacali e delle risorse finanziarie.<br />

Vanno date gambe <strong>di</strong> crescita culturale dei <strong>di</strong>rigenti, con impegnativi<br />

programmi <strong>di</strong> formazione centrati nelle <strong>di</strong>verse variab<strong>il</strong>i delle azioni a<br />

livello interme<strong>di</strong>o. Vanno date gambe <strong>di</strong> innovazione organizzativa<br />

con un «piano industriale», capace <strong>di</strong> allineare i <strong>di</strong>versi aspetti e livelli<br />

della macchina confederale alla necessaria articolazione operativa<br />

della strategia «dell’interme<strong>di</strong>o».<br />

Si tratta <strong>di</strong> impegnative prospettive <strong>di</strong> azione. Si capisce bene, come si è<br />

detto, che non si tratta <strong>di</strong> un ra<strong>di</strong>cale cambiamento <strong>di</strong> prospettiva, ma<br />

piuttosto <strong>di</strong> un processo ulteriore su un’opzione (la combinazione tra verticalità<br />

e orizzontalità) che è stata Cisl fin dall’inizio, che oggi è vincente<br />

e che, proprio perché vincente, va implementata perché vinca ancora.<br />

■ ❚ ❙ 3. Globalizzazione, politica sovranazionale, Unione europea<br />

La globalizzazione economica è stata molto positiva per centinaia <strong>di</strong><br />

m<strong>il</strong>ioni <strong>di</strong> lavoratori dei Paesi in via <strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo. La mancanza <strong>di</strong> un<br />

governo politico ha però reso i mercati, in balia dei poteri finanziari,<br />

fortemente instab<strong>il</strong>i, con gravi problemi tra le aree economiche e con<br />

effetti devastanti sui mercati del lavoro dei Paesi industrializzati. Gli<br />

eccessi del sistema finanziario hanno innescato meccanismi abnormi<br />

<strong>di</strong> arricchimento e <strong>di</strong>storsioni del sistema retributivo sempre più inaccettab<strong>il</strong>i<br />

mano a mano che le società occidentali subiscono nella crisi<br />

un progressivo impoverimento.<br />

24


PARTE I: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>CISL</strong><br />

La questione non è pro o contro la globalizzazione, ma come regolarla.<br />

La cooperazione internazionale in questi anni ha prodotto scarsi risultati<br />

rispetto alla esigenza <strong>di</strong> una governance globale, che ristab<strong>il</strong>isca<br />

un primato della politica rispetto alla finanza. Con più realismo, con<br />

più attenzione al consenso delle democrazie nazionali, vanno definite,<br />

al livello internazionale, almeno linee guida e coor<strong>di</strong>namento essenziali<br />

per un nuovo or<strong>di</strong>namento finanziario globale. L’impegno dell’Ue<br />

in questa <strong>di</strong>rezione, pur in un ambito regionale, avrebbe un grande significato<br />

esemplare.<br />

In ogni caso, chi se la caverà da questa crisi saranno i Paesi non gravati<br />

da alti livelli <strong>di</strong> debito pubblico e privato, che faranno affidamento<br />

soprattutto ai fattori <strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo interni, e le democrazie forti<br />

in grado <strong>di</strong> gestire i conflitti. Saranno avvantaggiati i Paesi con un<br />

ampio mercato interno ed una classe me<strong>di</strong>a vitale. Pochi sono i sistemi<br />

in cui sono verificate tutte queste con<strong>di</strong>zioni, compresi i gran<strong>di</strong><br />

Paesi emergenti.<br />

La globalizzazione, dunque, ha cambiato segno. La crescita inarrestab<strong>il</strong>e<br />

dei Paesi emergenti si è rivelata frag<strong>il</strong>e, <strong>di</strong>nanzi all’emergere <strong>di</strong><br />

una crisi economica mon<strong>di</strong>ale completamente nuova rispetto a quelle<br />

del 1907 e del 1929, con mercati aperti e con un intreccio inestricab<strong>il</strong>e<br />

tra crisi finanziaria e crisi industriale.<br />

La prima è stata data da un eccesso <strong>di</strong> rischio, <strong>di</strong> indebitamento e<br />

<strong>di</strong> deregolamentazione. La seconda, quella industriale, è stata <strong>di</strong><br />

proporzioni enormi, aggravata dall’incapacità delle politiche economiche<br />

<strong>di</strong> contrastare <strong>il</strong> collasso delle aspettative degli operatori<br />

privati.<br />

Ma la sovraccapacità produttiva si è scatenata per via del basso tasso<br />

<strong>di</strong> crescita dei mercati interni europei e non europei. I bassi salari e i<br />

bassi consumi e l’emergere <strong>di</strong> una povertà nuova, a macchia <strong>di</strong> leopardo,<br />

hanno, a loro volta, aggravata la sovraccapacità produttiva: recenti<br />

dati <strong>di</strong>mostrano che la povertà avanza non solo nei Paesi con finanze<br />

pubbliche squ<strong>il</strong>ibrate, ma anche in sistemi economici molto soli<strong>di</strong>,<br />

come la Germania. Di qui le spinte protezioniste che sono via via<br />

aumentate con la <strong>di</strong>scesa della crescita in Cina e in In<strong>di</strong>a e in tutto <strong>il</strong><br />

mondo emergente, Bras<strong>il</strong>e compreso.<br />

25


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

Diversa la situazione negli Stati Uniti. Hanno inciso la politica più<br />

keynesiana ispirata dalla stessa Federal Reserve e la scoperta <strong>di</strong> nuovi<br />

giacimenti <strong>di</strong> idrocarburi, che hanno dato <strong>il</strong> via a una massa colossale<br />

<strong>di</strong> investimenti. Ma gli Usa stanno anch’essi dando un nuovo volto<br />

alla globalizzazione. Guardano decisamente all’Asia, all’Asia tutta intera<br />

e non alla Cina. Puntano a raggiungere l’accordo per <strong>il</strong> mercato<br />

unico più grande del mondo: <strong>il</strong> Trans Pacific Act, che unisce le nazioni<br />

rivierasche del Pacifico dal Sud-Est e dall’Estremo Oriente da un lato,<br />

e dal C<strong>il</strong>e al Perù al Messico al Canada dall’altro: m<strong>il</strong>iar<strong>di</strong> <strong>di</strong> lavoratori<br />

e <strong>di</strong> consumatori nel contesto <strong>di</strong> un deciso e inarrestab<strong>il</strong>e spostamento<br />

dell’asse della crescita mon<strong>di</strong>ale verso <strong>il</strong> Pacifico tutto intero,<br />

sino all’Oceania.<br />

In questo contesto l’Europa continua ad essere un gigante economico,<br />

ma con i pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> arg<strong>il</strong>la. La decrescita continua a prodursi: i mercati<br />

interni continuano a restringersi, per un colossale spostamento <strong>di</strong> ricchezza<br />

dal lavoro al capitale.<br />

Crollano gli investimenti e la Bce, creata su modello della Bundesbank<br />

e non della Fed, ha un ruolo limitato per opporsi alle tendenze<br />

deflazionistiche. Manca un banca federale per un continente federale,<br />

che possa quin<strong>di</strong> agire per governare <strong>di</strong>versi tassi <strong>di</strong> produttività<br />

e <strong>di</strong>versi deficit commerciali e per contrastare, come banca <strong>di</strong><br />

ultima istanza, le aggressioni della speculazione finanziaria sui debiti<br />

sovrani. In questi mesi, tuttavia, l’autorevole presidenza Draghi<br />

ha compiuto atti fortemente innovativi per ripristinare <strong>il</strong> funzionamento<br />

della politica monetaria nell’Eurozona, compito istituzionale<br />

della Bce, contro la sua frammentazione ormai chiaramente <strong>di</strong>ssolutrice,<br />

e per avviare l’unione bancaria, pur tra tanti contrastanti interessi.<br />

I Paesi europei, tra questi l’Italia, hanno un <strong>di</strong>sperato bisogno <strong>di</strong><br />

crescita ed equità e questo rinvia non solo alle politiche nazionali,<br />

ma alla crisi e all’urgenza della riforma dell’Europa come Unione.<br />

L’Europa non può continuare ad essere soltanto <strong>il</strong> fiscal compact, i<br />

cui vincoli vanno rispettati, comunque con rigore, dagli Stati nazionali.<br />

Lo spreco pubblico non va confuso con la spesa pubblica<br />

26


PARTE I: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>CISL</strong><br />

che, unitamente all’economia comunitaria e sussi<strong>di</strong>aria, è oggi l’unico<br />

modo per incentivare <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ancio degli investimenti e dell’occupazione.<br />

In una situazione tanto drammatica sul piano economico e sociale, la<br />

crescita non può essere solo affidata a riforme strutturali, a costo zero,<br />

pur necessarie come liberalizzazioni, deregolazioni, semplificazioni,<br />

più o meno incisive e comunque dagli esiti incerti nel tempo. Se gli<br />

Stati nazionali sono impegnati nel rigore, è l’Ue che deve intestarsi le<br />

politiche della crescita, ad iniziare dal Fondo europeo per lo sv<strong>il</strong>uppo<br />

(infrastrutture, energia, ambiente, ricerca) e dalla golden rule per gli<br />

investimenti nazionali in conto capitale. L’Ue non può restare paralizzata<br />

da pretese egemoniche, da micro interessi nazionali, dagli orizzonti<br />

elettorali <strong>di</strong> ciascun Paese.<br />

È necessario un forte impulso alla realizzazione della proposta <strong>di</strong> portare<br />

avanti nell’area euro l’obiettivo <strong>di</strong> quattro unioni, che si affianchino<br />

all’unione monetaria: quella fiscale, economica, finanziaria ed<br />

infine quella politica, riconoscendo sovranità democratica al Parlamento<br />

europeo, per la Federazione degli Stati Uniti d’Europa. Solo<br />

con questo processo si può invertire la marcia e pensare a una Europa<br />

della crescita e dello sv<strong>il</strong>uppo; si mette in campo una strategia cre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e<br />

contro i rischi <strong>di</strong>sgregatori <strong>di</strong> un crescente populismo nazionalista;<br />

ci si può tirare fuori da un declino dell’Europa che si riflette nella<br />

sua assenza <strong>di</strong> ruolo <strong>di</strong>nanzi alle trage<strong>di</strong>e me<strong>di</strong>terranee, nella sua<br />

assenza <strong>di</strong>plomatica mon<strong>di</strong>ale, nella caduta della sua vita culturale,<br />

umanistica, che è stata sempre, come ci insegna Benedetto XVI, <strong>il</strong><br />

cuore dell’Europa.<br />

L’Ue sempre più integrata, economicamente e politicamente, è l’unica<br />

realtà in grado <strong>di</strong> tutelare gli interessi dei Paesi europei, <strong>di</strong> svolgere un<br />

ruolo autorevole per gli equ<strong>il</strong>ibri internazionali, <strong>di</strong> salvaguardare e<br />

sv<strong>il</strong>uppare, nella globalizzazione, <strong>il</strong> modello europeo <strong>di</strong> democrazia e<br />

<strong>di</strong> economia sociale <strong>di</strong> mercato, cioè dei fondamentali <strong>di</strong>ritti civ<strong>il</strong>i e<br />

sociali della nostra civ<strong>il</strong>tà.<br />

27


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

■ ❚ ❙ 4. Istituzioni, società civ<strong>il</strong>e e sindacato<br />

Il principale problema dell’assetto istituzionale italiano si colloca oggi<br />

a livello costituzionale, dove occorre intervenire per recuperare quegli<br />

elementi <strong>di</strong> or<strong>di</strong>nata sovranità che ci possono consentire un rapporto<br />

paritario con gli altri Stati, a partire da quelli europei. Ciò implica la<br />

necessità <strong>di</strong> un processo <strong>di</strong> riforma strutturale della Seconda Parte della<br />

Costituzione, per ricostruire le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> razionalità del sistema<br />

e recuperare quella valorizzazione delle comunità che ha animato <strong>il</strong><br />

pensiero <strong>di</strong> alcune nostre gran<strong>di</strong> figure.<br />

È bene precisare che in questo modo non si delegittima la nostra Costituzione,<br />

ma la si irrobustisce. Riformare la parte compromessa dagli interventi<br />

della seconda Repubblica dà anche più forza effettiva alla Prima<br />

Parte, ricca <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> valori, tutti attuali e da conservare gelosamente.<br />

Nel nostro assetto istituzionale decentrato si concentra ormai oltre la<br />

metà della spesa pubblica italiana, ma <strong>il</strong> sistema si è via via <strong>di</strong>mostrato<br />

sempre più ingestib<strong>il</strong>e. I citta<strong>di</strong>ni e le imprese stanno subendo<br />

l’enorme aumento della pressione fiscale regionale e locale, ma un sistema<br />

inceppato brucia le risorse senza fornire in cambio maggiori servizi<br />

ed efficienza.<br />

Tra le principali <strong>di</strong>sfunzioni vi è un’assurda frammentazione delle<br />

competenze, che porta spesso ad incrociare almeno cinque <strong>di</strong>versi tipi<br />

<strong>di</strong> competenze costituzionali: europea, statale, regionale, provinciale,<br />

comunale. Questa frammentazione, con la <strong>di</strong>fficoltà a mettere d’accordo<br />

i soggetti coinvolti, produce costi enormi: oggi in Italia per un ch<strong>il</strong>ometro<br />

<strong>di</strong> rete ferroviaria occorrono 50 m<strong>il</strong>ioni <strong>di</strong> euro, contro i 13<br />

della Francia e i 15 della Spagna.<br />

Vi è, inoltre, l’elevata complicazione della normativa. Dal 1997 ad oggi,<br />

ogni anno è stata varata una legge statale <strong>di</strong> semplificazione, ma<br />

nelle classifiche internazionali, nonostante qualche recente progresso,<br />

rimaniamo agli ultimi posti per la fac<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> fare impresa. Il fatto è che<br />

le leggi <strong>di</strong> semplificazione si scontrano con innumerevoli competenze<br />

regionali e locali, che, in un assurdo federalismo <strong>di</strong> complicazione,<br />

bloccano le riforme.<br />

28


PARTE I: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>CISL</strong><br />

Un terzo elemento <strong>di</strong> <strong>di</strong>storsione è nell’aver scelto <strong>di</strong> decentrare la<br />

competenza legislativa sulle «gran<strong>di</strong> reti <strong>di</strong> trasporto», decisione non<br />

prevista dagli altri Paesi, mantenendo <strong>il</strong> finanziamento del trasporto<br />

pubblico locale, tramite un trasferimento statale alle Regioni in base<br />

alla spesa storica. Queste poi girano i trasferimenti, sempre in base alla<br />

spesa storica, in parte alle Province e in parte ai Comuni. A loro volta,<br />

questi enti li <strong>di</strong>rottano alle aziende <strong>di</strong> trasporto. Il sistema premia<br />

l’irresponsab<strong>il</strong>ità e la mancanza <strong>di</strong> trasparenza, rendendo impossib<strong>il</strong>e<br />

razionalizzare la spesa.<br />

Un quarto nodo, a livello costituzionale, è <strong>il</strong> mancato scioglimento dell’opzione<br />

tra municipalismo e regionalismo. Questo ha impe<strong>di</strong>to, nonostante<br />

<strong>il</strong> buon impegno profuso anche nell’ultima legislatura, l’approvazione<br />

della Carta delle Autonomie, che avrebbe dovuto definire «chi<br />

fa che cosa»: per conseguenza del <strong>di</strong>saccordo tra le Regioni e gli altri enti<br />

locali, oggi <strong>il</strong> più piccolo Comune italiano (Pedesina, 36 abitanti) ha<br />

le stesse funzioni fondamentali <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano (circa 1,4 m<strong>il</strong>ioni <strong>di</strong> abitanti).<br />

L’origine <strong>di</strong> questo gravissimo gap istituzionale sta nella rottura, con<br />

la seconda Repubblica, della convenzione che voleva le riforme costituzionali<br />

ampiamente con<strong>di</strong>vise. Nel 1947 la nostra Costituzione ebbe<br />

un voto quasi unanime e questo miracolo costituente è stato uno dei<br />

fattori determinanti dello straor<strong>di</strong>nario sv<strong>il</strong>uppo del dopoguerra. Viceversa,<br />

<strong>il</strong> bipolarismo rusticano ha prodotto una prassi estemporanea <strong>di</strong><br />

interventi costituzionali approvati a colpi <strong>di</strong> maggioranza (riforma del<br />

Titolo V del 2001 nella XIII legislatura e devolution nella XIV). Ne è<br />

derivata una <strong>di</strong>sgregazione istituzionale (e poi morale e sociale) crescente,<br />

proprio sotto la ban<strong>di</strong>era del federalismo: l’assetto costituzionale,<br />

anziché semplificarsi in un or<strong>di</strong>ne adeguato ai tempi, si è complicato<br />

ancora <strong>di</strong> più, risultando ingestib<strong>il</strong>e.<br />

Ai vecchi no<strong>di</strong>, che venivano al pettine, si sono aggiunti quelli nuovi<br />

<strong>di</strong> un pasticciato federalismo all’italiana, caratterizzato dall’assenza <strong>di</strong><br />

un Senato federale, con uno spaventoso contenzioso costituzionale.<br />

Nella seconda Repubblica non si è solo violata una convenzione costituzionale,<br />

si è fatto qualcosa <strong>di</strong> più. L’uso a fini politici delle riforme<br />

costituzionali ha spezzato l’anima dell’Italia.<br />

29


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

Il sistema costituzionale che si è configurato, anziché rior<strong>di</strong>nare e modernizzare<br />

<strong>il</strong> Paese, è <strong>di</strong>venuto esso stesso la causa dell’inceppamento<br />

del sistema. Basti pensare alla fine che ha fatto quella centralità del<br />

Parlamento che, a scapito della governab<strong>il</strong>ità, portò nel ’47 a decidere<br />

per <strong>il</strong> bicameralismo paritario. Il Parlamento oggi è formalmente ancora<br />

quello <strong>di</strong> allora, ma nella sostanza è ormai da anni un relitto sistematicamente<br />

svuotato dall’azione normativa del Governo, dalle innumerevoli<br />

questioni <strong>di</strong> fiducia, da una legge elettorale che ne ha immiserito<br />

la cifra democratica. Quanto accaduto nel corso delle votazioni<br />

dell’ultima legge <strong>di</strong> Stab<strong>il</strong>ità è <strong>il</strong> tragico emblema <strong>di</strong> questa crisi.<br />

All’inadeguato bicameralismo paritario poi si sovrappone e affianca,<br />

in una confusione anarchica, <strong>il</strong> sistema degli altri <strong>numero</strong>si centri normativi<br />

e decisionali periferici. L’avvitamento della riforma delle Province<br />

conferma questa situazione <strong>di</strong> stallo.<br />

Quanto alle prospettive, i problemi dell’Italia <strong>di</strong> oggi non sono ciclici,<br />

ma strutturali e profondamente incidenti sullo sv<strong>il</strong>uppo del Paese. Alcuni<br />

temi <strong>di</strong> revisione costituzionale da mettere all’or<strong>di</strong>ne del giorno<br />

della prossima legislatura (visto anche <strong>il</strong> naufragio del recente tentativo<br />

<strong>di</strong> una prima riforma del Titolo V) sono pertanto:<br />

1. la razionalizzazione del decentramento legislativo, da attuare in<br />

modo equ<strong>il</strong>ibrato e funzionale allo sv<strong>il</strong>uppo e alla semplificazione.<br />

Va quin<strong>di</strong> ridotto l’elenco delle competenze concorrenti;<br />

2. la riduzione del <strong>numero</strong> dei parlamentari e l’introduzione <strong>di</strong> un<br />

Senato federale, per permetterne una gestione con<strong>di</strong>visa ed efficace<br />

delle competenze legislative;<br />

3. la soluzione della contrapposizione tra regionalismo e municipalismo,<br />

per evitare i continui veti incrociati;<br />

4. la definizione delle <strong>di</strong>mensioni ottimali degli enti territoriali, in<br />

modo da superare <strong>il</strong> localismo e favorire assetti efficienti;<br />

5. <strong>il</strong> superamento dell’uniformità, ampliando l’autonomia per chi si<br />

è <strong>di</strong>mostrato virtuoso e riducendola nei casi in cui l’autonomia ha<br />

fallito;<br />

30


6. la revisione della misura <strong>di</strong> alcuni regimi <strong>di</strong> specialità, riportando<br />

in equ<strong>il</strong>ibrio <strong>il</strong> sistema.<br />

Altri temi collegati vanno affrontati a livello legislativo, come la definizione<br />

dei Lea e dei Lep (livelli essenziali delle prestazioni dei <strong>di</strong>ritti<br />

civ<strong>il</strong>i e sociali), necessaria per orientare in modo responsab<strong>il</strong>e i processi<br />

<strong>di</strong> revisione della spesa, i costi e fabbisogni standard, l’assetto<br />

della perequazione, la revisione del sistema fiscale decentrato.<br />

Sembra questa la strada per rior<strong>di</strong>nare <strong>il</strong> federalismo all’italiana, cui<br />

rimangono legati importanti valori <strong>di</strong> responsab<strong>il</strong>ità, democraticità, efficienza,<br />

solidarietà e sussi<strong>di</strong>arietà. Sono valori che ispirano l’azione<br />

del sindacato (basti pensare alla contrattazione partecipativa a livello<br />

decentrato).<br />

Se <strong>il</strong> federalismo all’italiana ha molto spesso prodotto solo modelli<br />

<strong>di</strong>ssipativi, è necessario un processo <strong>di</strong> riforma che, ricomponendo in<br />

termini realmente efficaci <strong>il</strong> ruolo dello Stato coor<strong>di</strong>natore, restituisca<br />

un sistema delle autonomie in grado <strong>di</strong> valorizzare come nessun centralismo<br />

potrebbe fare, quei beni <strong>di</strong> comunità <strong>di</strong> cui ancora oggi, nonostante<br />

la crisi, sono ricchi i nostri territori. Peraltro, in un contesto in<br />

cui probab<strong>il</strong>mente dovremmo cedere sempre più sovranità «in alto», all’Europa,<br />

questo è funzionale a recuperare «dal basso» la partecipazione<br />

popolare. Per Luigi Sturzo, era <strong>il</strong> Comune <strong>il</strong> luogo dove poteva avvenire<br />

l’identificazione con l’istituzione.<br />

■ ❚ ❙ 5. Le politiche fiscali per la crescita<br />

PARTE I: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>CISL</strong><br />

Il problema fondamentale dell’Italia è la crescita e <strong>il</strong> lavoro. Senza la<br />

crescita e una ripresa dell’occupazione, soprattutto giovan<strong>il</strong>e, l’Italia<br />

non uscirà mai dalla situazione attuale, <strong>il</strong> debito non sarà sostenib<strong>il</strong>e,<br />

saranno necessarie nuove manovre.<br />

L’onere tributario attuale è troppo elevato (oltre <strong>il</strong> 45% del P<strong>il</strong> e oltre<br />

<strong>il</strong> 52% non considerando nel P<strong>il</strong> <strong>il</strong> sommerso), va, pertanto, ridotta la<br />

31


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

pressione fiscale. Per realizzare questo obiettivo sarà importante anche<br />

la riqualificazione e la riduzione della spesa a partire dai costi della<br />

politica, dalla riduzione degli sprechi, dall’eliminazione dei <strong>di</strong>fferenziali<br />

dei costi per beni e servizi a livello territoriale.<br />

La composizione del prelievo fiscale è fortemente concentrata sulle<br />

imposte sul red<strong>di</strong>to personale e societario, che sono quelle più <strong>di</strong>storsive<br />

e con effetti maggiormente negativi sulla domanda per consumi,<br />

sugli investimenti, la competitività, la crescita economica.<br />

Il sistema fiscale italiano è molto complicato e poco trasparente.<br />

L’Italia ha un <strong>numero</strong> abnorme <strong>di</strong> esperti e consulenti finanziari. Questo<br />

stato <strong>di</strong> cose è all’origine della complessità della normativa tributaria<br />

ed è la causa <strong>di</strong> costi <strong>di</strong> adesione (compliance) per i contribuenti,<br />

e <strong>di</strong> controllo per l’amministrazione, enormi, insostenib<strong>il</strong>i e inaccettab<strong>il</strong>i.<br />

Le in<strong>di</strong>cazioni prevalenti della ricerca economica, soprattutto le esperienze<br />

concrete <strong>di</strong> riforma tributaria recenti in<strong>di</strong>cano, in modo chiaro,<br />

che una decisa azione <strong>di</strong> ampliamento della base imponib<strong>il</strong>e sia necessaria<br />

e non più rinviab<strong>il</strong>e. L’ampliamento della base imponib<strong>il</strong>e non<br />

può che realizzarsi con la revisione, e la drastica eliminazione, dei regimi<br />

<strong>di</strong> agevolazioni fiscali (tax expen<strong>di</strong>tures) esistenti nel sistema tributario<br />

attuale.<br />

L’evasione fiscale è molto estesa e <strong>di</strong>ffusa. Essa è causa <strong>di</strong> forti iniquità<br />

e concorrenza sleale; è anche alla ra<strong>di</strong>ce della sfiducia dei contribuenti<br />

nei confronti del sistema. L’evasione va ridotta con un’azione<br />

decisa e <strong>il</strong> gettito recuperato va restituito ai contribuenti onesti.<br />

La prima priorità è la mo<strong>di</strong>fica della composizione del sistema tributario<br />

(tax mix), con uno spostamento del carico dalle imposte <strong>di</strong>rette a<br />

quelle in<strong>di</strong>rette, in particolare patrimoni, proprietà (con esclusione della<br />

prima casa) e consumi.<br />

Lo spostamento dell’onere tributario dalle imposte <strong>di</strong>rette a quelle in<strong>di</strong>rette,<br />

seguendo l’esempio <strong>di</strong> molti Paesi dell’Unione europea, produrrebbe<br />

uno stimolo alla crescita che farebbe ripartire l’economia e<br />

renderebbe possib<strong>il</strong>e la riduzione della pressione tributaria.<br />

32


PARTE I: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>CISL</strong><br />

Va, in primo luogo, ridotto <strong>il</strong> peso dell’Irpef, <strong>di</strong>venuta nel tempo<br />

un’imposta gravante quasi esclusivamente sui red<strong>di</strong>ti da lavoro <strong>di</strong>pendente<br />

e da pensione, perdendo così <strong>il</strong> ruolo <strong>di</strong> strumento efficace <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stribuzione progressiva del carico fiscale su tutti i contribuenti. Va<br />

ridotta fortemente la progressività sugli scaglioni più bassi e <strong>di</strong>minuita<br />

l’aliquota <strong>di</strong> partenza.<br />

Vanno potenziate alcune forme <strong>di</strong> detrazioni che maggiormente sono<br />

in grado <strong>di</strong> influenzare <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o <strong>di</strong>stributivo dell’Irpef come quelle per<br />

lavoro <strong>di</strong>pendente e pensioni. Va tutelata la famiglia attraverso un aumento<br />

delle detrazioni specifiche o, come noi proponiamo, attraverso<br />

una generalizzazione dell’assegno per <strong>il</strong> nucleo fam<strong>il</strong>iare.<br />

Le imposte in<strong>di</strong>rette tendono ad essere più regressive <strong>di</strong> quelle <strong>di</strong>rette.<br />

Quin<strong>di</strong>, parte del maggior gettito ottenib<strong>il</strong>e dalle in<strong>di</strong>rette deve essere<br />

restituito alle famiglie e agli in<strong>di</strong>vidui con red<strong>di</strong>ti bassi e con maggiori<br />

in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> bisogno – carichi fam<strong>il</strong>iari, spese sanitarie, ecc. La situazione<br />

degli incapienti dovrebbe essere affrontata con coraggio, tramite<br />

<strong>il</strong> finanziamento <strong>di</strong> un’imposta negativa per quelle fasce <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to<br />

al <strong>di</strong> sotto o vicine alla soglia esente.<br />

Il recupero <strong>di</strong> gettito dal prelievo su consumi e patrimoni deve anche servire<br />

per finanziare una riduzione della tassazione sulle imprese che favorisca<br />

gli investimenti, le innovazioni e l’occupazione, per migliorare la<br />

competitività dell’industria italiana e le potenzialità <strong>di</strong> crescita. In questo<br />

quadro va resa strutturale la detassazione del salario <strong>di</strong> produttività. In<br />

un contesto come quello europeo, <strong>il</strong> recupero <strong>di</strong> margini <strong>di</strong> competitività<br />

per l’industria italiana, visto che non può essere effettuato con una<br />

svalutazione del cambio, può essere in parte raggiunto tramite misure fiscali.<br />

L’Iva è sicuramente una <strong>di</strong> queste poiché, come è noto, non passa<br />

sui prezzi alle esportazioni ma anzi colpisce le importazioni simulando<br />

una svalutazione. Se a queste misure se ne aggiungono altre, come, ad<br />

esempio, forme <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to <strong>di</strong> imposta per gli investimenti, la patrimonializzazione<br />

delle imprese e la ricerca e l’innovazione, <strong>il</strong> sistema tributario,<br />

senza sostituirsi alla politica industriale, potrebbe comunque stimolare<br />

fattivamente la ripresa economica, la crescita e l’occupazione.<br />

Negli ultimi anni è fortemente aumentata la tassazione locale, quasi<br />

sempre aggiuntiva e non sostitutiva <strong>di</strong> quella nazionale. Va controlla-<br />

33


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

ta, se non eliminata, la scelta degli enti locali <strong>di</strong> reagire ai tagli dei trasferimenti<br />

statali con aumenti delle imposte locali, in alternativa alla<br />

riqualificazione della spesa, e va comunque coor<strong>di</strong>nato <strong>il</strong> rapporto tra<br />

tassazione nazionale e locale, in modo da non scaricare sui citta<strong>di</strong>ni<br />

l’inefficienza delle amministrazioni centrali e territoriali.<br />

La straor<strong>di</strong>naria <strong>di</strong>mensione dell’evasione fiscale nel nostro Paese rende<br />

fondamentale la lotta all’evasione. Dal suo successo <strong>di</strong>pende in<br />

buona misura la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> una <strong>di</strong>minuzione della pressione fiscale,<br />

la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> un riequ<strong>il</strong>ibrio del mix fiscale e la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> migliorare<br />

la concorrenza e la competitività delle nostre imprese.<br />

Principale obiettivo deve essere la lotta all’evasione dell’Iva. L’Italia ha<br />

un bassissimo ren<strong>di</strong>mento dell’Iva, soprattutto se lo si confronta con<br />

quello dei principali partner europei e Ocse.<br />

Combattere l’evasione dell’Iva non serve solo a porre le premesse per<br />

combattere l’evasione dell’Irpef e quella contributiva, ma è essenziale<br />

per rendere efficace <strong>il</strong> cambiamento del tax mix. La base <strong>di</strong> un qualsiasi<br />

programma <strong>di</strong> contrasto all’evasione è quella <strong>di</strong> un piano <strong>di</strong> controlli<br />

serio ed efficace, con un potenziamento dell’amministrazione tributaria<br />

e delle sue capacità <strong>di</strong> verifica, con l’ut<strong>il</strong>izzo incrociato <strong>di</strong> tutte<br />

le banche dati oggi <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>i, con un’estensione della tracciab<strong>il</strong>ità<br />

dei pagamenti e con la sperimentazione <strong>di</strong> un meccanismo <strong>di</strong> contrasto<br />

<strong>di</strong> interessi tra compratore e ven<strong>di</strong>tore.<br />

Per recuperare un rapporto normale tra contribuenti e fisco, ma anche<br />

per ridurre gli stimoli all’evasione, appare essenziale una drastica semplificazione<br />

del sistema tributario, che renda certi ed esigib<strong>il</strong>i i <strong>di</strong>ritti<br />

del contribuente e mo<strong>di</strong>fichi in modo favorevole la sua <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>ità<br />

alla compliance spontanea.<br />

Attualmente esistono oltre 720 forme <strong>di</strong> agevolazioni ed esenzioni, che<br />

costano allo Stato oltre 250 m<strong>il</strong>iar<strong>di</strong> <strong>di</strong> euro. Alcune non sono quantificab<strong>il</strong>i,<br />

altre non sono <strong>di</strong> per sé eliminab<strong>il</strong>i, perché essenziali per garantire<br />

un prof<strong>il</strong>o re<strong>di</strong>stributivo all’Irpef o per rispettare norme costituzionali<br />

o internazionali o per evitare duplicazioni <strong>di</strong> imposta. Ma<br />

molte altre, sicuramente per importi che possono osc<strong>il</strong>lare, secondo<br />

34


varie ipotesi, tra i 20 e i 50 m<strong>il</strong>iar<strong>di</strong> <strong>di</strong> euro, sarebbero «fac<strong>il</strong>mente» eliminab<strong>il</strong>i,<br />

almeno sul piano della coerenza <strong>di</strong> un moderno <strong>di</strong>segno tributario.<br />

Queste agevolazioni sono <strong>il</strong> più delle volte vere e proprie forme<br />

<strong>di</strong> sussi<strong>di</strong>o poco trasparente, e clientelare, a settori specifici e a<br />

lobby particolari, che non solo non hanno più alcuna giustificazione<br />

economica o <strong>di</strong>stributiva, ma sono la causa <strong>di</strong> forme <strong>di</strong> <strong>di</strong>storsioni e <strong>di</strong><br />

inefficienza non più tollerab<strong>il</strong>i.<br />

■ ❚ ❙ 6. Politiche del lavoro, relazioni industriali<br />

PARTE I: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>CISL</strong><br />

La politica del lavoro dovrà coor<strong>di</strong>narsi con interventi da effettuare sia<br />

nel campo della formazione, sia in quello delle politiche dei settori<br />

produttivi, per fare in modo che la ripresa economica si accompagni<br />

alla creazione <strong>di</strong> molti posti <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> buona qualità.<br />

La sfida sarà impegnativa. Vi è un cattivo impiego delle risorse umane<br />

del Paese, soprattutto nel campo del lavoro femmin<strong>il</strong>e e dei giovani.<br />

Il tasso <strong>di</strong> occupazione e quello <strong>di</strong> mancata partecipazione al lavoro,<br />

già tra i più critici dell’Unione europea a 27, sono ulteriormente<br />

peggiorati negli ultimi anni a causa della crisi economica. Nei prossimi<br />

anni, inoltre, le forze <strong>di</strong> lavoro in età compresa tra i 57 e i 66 anni<br />

<strong>di</strong> età aumenteranno <strong>di</strong> oltre un m<strong>il</strong>ione <strong>di</strong> unità, per effetto sia dell’invecchiamento<br />

della popolazione, sia delle riforme delle pensioni.<br />

Occorrerà quin<strong>di</strong> creare molti posti <strong>di</strong> lavoro, per dare lavoro innanzitutto<br />

a questi lavoratori anziani e poi ai giovani e alle donne, che continueranno<br />

a trovare sbocchi occupazionali solo con grande <strong>di</strong>fficoltà.<br />

Al contempo si prevede che lo stock <strong>di</strong> lavoratori immigrati aumenterà,<br />

sia pure a ritmi minori rispetto al passato, per occupare posti <strong>di</strong> lavoro<br />

<strong>di</strong> qualità me<strong>di</strong>o-bassa, poco attraenti per la forza lavoro italiana.<br />

Rischia <strong>di</strong> aggravarsi un fenomeno che ha caratterizzato <strong>il</strong> nostro<br />

mercato del lavoro in questi ultimi <strong>di</strong>eci anni, vale a <strong>di</strong>re un profondo<br />

e strutturale <strong>di</strong>sequ<strong>il</strong>ibrio tra la domanda e l’offerta <strong>di</strong> lavoro.<br />

In futuro, <strong>il</strong> nostro sistema economico <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>mente creerà posti <strong>di</strong> lavoro<br />

aggiuntivi nei settori che sono stati i naturali sbocchi per i nostri<br />

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CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

giovani <strong>di</strong>plomati e laureati, vale a <strong>di</strong>re: l’impiego pubblico, <strong>il</strong> sistema<br />

cre<strong>di</strong>tizio, le gran<strong>di</strong> imprese a partecipazione pubblica.<br />

Gran parte dei posti <strong>di</strong> lavoro potrebbero arrivare da quei settori dei<br />

servizi che offrono per lo più occasioni <strong>di</strong> lavoro instab<strong>il</strong>i, <strong>di</strong> scarsa<br />

qualificazione e <strong>di</strong> bassi salari. Questa domanda <strong>di</strong> lavoro è stata sì<br />

ut<strong>il</strong>e per assorbire la <strong>di</strong>soccupazione e per alzare i tassi <strong>di</strong> occupazione,<br />

ma ha anche avviato un processo <strong>di</strong> scollamento tra domanda e offerta<br />

<strong>di</strong> lavoro all’interno del Paese che continua. Non vi sono state<br />

politiche volte ad in<strong>di</strong>rizzare l’offerta <strong>di</strong> lavoro verso la preparazione<br />

delle figure professionali <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e reperimento, né volte ad elevare<br />

la qualità della domanda <strong>di</strong> lavoro e renderla più vicina all’offerta.<br />

Questo insieme <strong>di</strong> fattori è all’origine dei massicci flussi immigratori<br />

(spesso irregolari) che hanno caratterizzato l’ultimo decennio.<br />

Se questa tendenza non viene invertita, continueremo ad avere due<br />

mercati del lavoro, tra loro separati: uno con posti <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> scarsa<br />

qualificazione e bassi salari, che andranno agli immigrati, e uno <strong>di</strong> posti<br />

<strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> <strong>di</strong>screta qualità, che saranno però insufficienti per dare<br />

occupazione alla forza lavoro italiana <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>e, soprattutto a giovani,<br />

donne e lavoratori anziani.<br />

Il risultato finale è un mercato del lavoro strutturato in modo del tutto<br />

inefficiente e socialmente inaccettab<strong>il</strong>e. Si tratterebbe <strong>di</strong> un dualismo<br />

del mercato del lavoro ben più serio <strong>di</strong> quello tanto sban<strong>di</strong>erato<br />

tra lavoratori «protetti» e «non protetti».<br />

Che fare? Occorre agire su due versanti. Il primo riguarda la domanda<br />

<strong>di</strong> lavoro. La qualità dei posti <strong>di</strong> lavoro va assolutamente migliorata<br />

e va resa più fac<strong>il</strong>e la conc<strong>il</strong>iazione fra vita e lavoro. In altri Paesi,<br />

<strong>il</strong> lavoro nei settori in espansione dei servizi alle persone e alle imprese<br />

non è relegato ai margini della struttura occupazionale, come<br />

spesso avviene da noi. Inoltre si usa la leva fiscale per promuovere<br />

attività del settore privato (e privato sociale) nel campo dei servizi <strong>di</strong><br />

assistenza e previdenza, integrando e arricchendo <strong>il</strong> carattere universale<br />

del welfare pubblico. Lo sv<strong>il</strong>uppo del welfare aziendale nel nostro<br />

Paese è un primo passo non solo per garantire un allargamento<br />

dei servizi del welfare, ma anche per strutturare una offerta qualifi-<br />

36


PARTE I: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>CISL</strong><br />

cata <strong>di</strong> servizi, con posti <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong>gnitosi, in grado <strong>di</strong> attrarre anche<br />

offerta <strong>di</strong> lavoro locale e non solo immigrata. Occorre creare un<br />

mercato del lavoro efficiente e inclusivo. L’accesso all’occupazione<br />

viene talvolta scoraggiato dallo scarsa pre<strong>di</strong>sposizione dei datori <strong>di</strong><br />

lavoro al part time, da modalità richieste della prestazione troppo rigide<br />

e dalla carenza dei servizi alle famiglie (as<strong>il</strong>i nido, anziani non<br />

autosufficienti).<br />

La seconda linea <strong>di</strong> azione riguarda la cosiddetta «occupab<strong>il</strong>ità», soprattutto<br />

dei giovani. Anche in questo campo siamo molto in<strong>di</strong>etro rispetto<br />

agli altri Paesi: la qualità degli stu<strong>di</strong> complessiva è profondamente<br />

segnata dal <strong>di</strong>vario tra licei ed istituti professionali e tra Nord<br />

e Sud; abbiamo primati negativi nel campo dell’orientamento dei giovani<br />

e delle famiglie, dell’uscita precoce dal sistema <strong>di</strong> istruzione e formazione,<br />

dell’alternanza scuolalavoro e dell’appren<strong>di</strong>stato che stenta a<br />

decollare, dell’offerta formativa che presenta un settore tecnico-professionale<br />

del tutto inadeguato.<br />

Nel campo delle politiche attive e degli ammortizzatori, gli interventi,<br />

e le stesse istituzioni che operano in questo campo, mancano <strong>di</strong> incisività<br />

e del necessario coor<strong>di</strong>namento. Occorre ripensare tutta la governance<br />

dei servizi all’impiego e degli ammortizzatori sociali per avere<br />

una vera politica del lavoro integrata, come si fa in tutti quei Paesi<br />

dove <strong>il</strong> mercato del lavoro viene aiutato a funzionare in modo equo<br />

ed efficiente.<br />

Per preparare al lavoro e favorire la massima inclusione sociale occorrono,<br />

infatti, servizi efficienti, che mettano in connessione gli utenti<br />

con i potenziali datori <strong>di</strong> lavoro.<br />

Agendo su entrambi i versanti, cioè sulla qualità dei posti <strong>di</strong> lavoro e<br />

sulla preparazione e le aspettative dei nostri giovani, si deve far combaciare<br />

meglio la struttura della domanda a quella dell’offerta <strong>di</strong> lavoro<br />

e, al contempo, dare la possib<strong>il</strong>ità ai lavoratori immigrati <strong>di</strong> salire<br />

nella sala gerarchica dei posti <strong>di</strong> lavoro, senza essere <strong>di</strong>scriminati rispetto<br />

ai lavoratori italiani, ma anzi concorrendo con loro per occupare<br />

posti <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> buona qualità.<br />

Una migliore qualità del lavoro si accompagna necessariamente a una<br />

più elevata produttività. Occorre legare i salari alla produttività in un<br />

37


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

contesto <strong>di</strong> maggiore coinvolgimento e, dove possib<strong>il</strong>e, <strong>di</strong> vera e propria<br />

partecipazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti alle scelte<br />

strategiche delle aziende in cui operano. In questi anni, per la stasi<br />

della produttività, abbiamo perso competitività nei confronti dei nostri<br />

partners commerciali e in particolare dei Paesi più forti dell’area<br />

monetaria. Nonostante che i salari abbiano avuto, e non sempre, un<br />

semplice recupero del potere <strong>di</strong> acquisto perso, l’aumento dei prezzi<br />

(nei servizi e soprattutto delle tariffe) non ha giovato al contenimento<br />

del costo del lavoro per unità <strong>di</strong> prodotto. Il nostro Paese ha avuto<br />

una inflazione che, per quanto ridotta, è stata troppo elevata se<br />

confrontata con quella dei nostri concorrenti. Questa lievitazione dei<br />

prezzi e delle tariffe, poi, è avvenuta in una fase <strong>di</strong> forte contrazione<br />

della attività economica. Il costo del lavoro, infine, è stato ulteriormente<br />

penalizzato da un cuneo fiscale che è tra i più elevati dei Paesi<br />

industriali.<br />

Che fare per riguadagnare parte del terreno perduto?<br />

Occorre:<br />

■ completare la riforma del modello <strong>di</strong> relazioni industriali avviato<br />

dagli accor<strong>di</strong> del 2009, dall’accordo (unitario) con Confindustria<br />

del 2011, dal recente accordo 2012 sulla produttività, per la necessaria<br />

evoluzione <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> relazioni industriali moderno,<br />

più <strong>di</strong>namico e flessib<strong>il</strong>e e <strong>di</strong> natura partecipativa e responsab<strong>il</strong>e;<br />

■ riqualificare <strong>il</strong> ruolo del contratto nazionale, in modo che sia centro<br />

regolatore e <strong>di</strong> governance dei sistemi contrattuali settoriali.<br />

Caratterizzarlo sulle normative e tutele <strong>di</strong> carattere generale, a<br />

partire dalla <strong>di</strong>fesa del potere d’acquisto;<br />

■ dare maggiore impulso alla contrattazione <strong>di</strong> secondo livello<br />

(aziendale e territoriale) attraverso un trasferimento organico <strong>di</strong><br />

competenze dal contratto nazionale, in particolare sulle materie<br />

che si generano e gestiscono in azienda e sul territorio (organizzazione<br />

del lavoro, orari, flessib<strong>il</strong>ità, professionalità ecc.);<br />

38


PARTE I: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>CISL</strong><br />

■ innalzare <strong>il</strong> tasso <strong>di</strong> partecipazione dei lavoratori alla vita e alle<br />

decisioni dell’impresa;<br />

■ promuovere un profondo adeguamento culturale e una strumentazione<br />

idonea, dando anche ulteriore impulso ai nuovi strumenti<br />

recentemente messi in opera dalla Cisl a supporto della<br />

contrattazione: formazione finalizzata e <strong>di</strong>ffusa, Ocsel (Osservatorio<br />

sulla contrattazione <strong>di</strong> secondo livello), Monitorb<strong>il</strong>anci<br />

(banca dati per leggere la situazione economicofinanziaria delle<br />

imprese);<br />

■ ridurre <strong>il</strong> cuneo fiscale, recuperando le risorse necessarie dalla<br />

lotta (ancor più determinata) all’evasione fiscale, al lavoro nero e<br />

alla corruzione;<br />

■ collegare la moderazione salariale alle politiche dei prezzi, combattendo<br />

le ren<strong>di</strong>te che si nascondono nei settori protetti dalla<br />

concorrenza internazionale e con una politica delle tariffe che<br />

eviti <strong>di</strong> pesare sui b<strong>il</strong>anci fam<strong>il</strong>iari, soprattutto dei lavoratori <strong>di</strong>pendenti<br />

e dei pensionati.<br />

L’accordo sulla produttività va esteso anche al settore pubblico, la cui<br />

efficienza e qualità sono decisive per la crescita economica e la vita<br />

sociale. La qualità dei servizi <strong>di</strong>pende particolarmente dagli impegni<br />

dei <strong>di</strong>pendenti e dall’efficacia della contrattazione aziendale su tutti i<br />

fattori della produttività (orari, organizzazione del lavoro, salario, formazione,<br />

istituti partecipativi).<br />

L’obiettivo è che sistema produttivo e sistema amministrativo, azienda<br />

per azienda attraverso specifici piani industriali, devono entrambi misurarsi<br />

con in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> efficienza e <strong>di</strong> efficacia, rispetto a produttività,<br />

competitività, qualità. Dobbiamo creare una moderna coerenza tra<br />

modello produttivo e modello amministrativo e gestionale delle pubbliche<br />

amministrazioni. Anche quest’ultimo deve misurarsi con profonde<br />

trasformazioni, nuove esigenze e priorità, nuove domande e<br />

competenze professionali, innovazioni tecnologiche, riferendosi alle<br />

esigenze <strong>di</strong> imprese e lavoratori e sfuggendo all’autoreferenzialità, anche<br />

per razionalizzare la spesa contro sprechi e costi enormi.<br />

39


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

■ ❚ ❙ 7. Sv<strong>il</strong>uppo, competitività e qualità del sistema produttivo<br />

La crisi finanziaria, che ha determinato la più ampia e profonda depressione<br />

dal dopoguerra ad oggi, ha messo in evidenza rischi legati a<br />

un eccesso <strong>di</strong> finanziarizzazione dell’economia. La leva finanziaria,<br />

nata per sostenere l’economia reale, si è trasformata in un circuito<br />

parallelo, in cui la generazione della ricchezza sembrava slegata dalla<br />

capacità <strong>di</strong> produrre merci competitive sui mercati.<br />

La necessità <strong>di</strong> ricomporre le relazioni tra strumenti finanziari ed<br />

economia reale è oggi largamente con<strong>di</strong>visa a livello internazionale<br />

ed è <strong>di</strong>venuta obiettivo principale <strong>di</strong> tutte le ricette per uscire<br />

dalla crisi sperimentate dai Paesi avanzati. La crisi, inoltre, ha mostrato,<br />

a livello internazionale, la necessità <strong>di</strong> guardare più attentamente<br />

alle molteplici <strong>di</strong>mensioni del benessere, ampliando gli in<strong>di</strong>catori<br />

che orientano la politica. Poiché «cosa si misura» influenza<br />

«cosa si fa», è necessario introdurre nella governance italiana ed<br />

europea, insieme al fiscal compact, un sistema <strong>di</strong> in<strong>di</strong>catori che segnalino<br />

attentamente l’evoluzione del benessere e della qualità della<br />

vita.<br />

In questo quadro, la crescita economica rimane essenziale. La Commissione<br />

europea ha con<strong>di</strong>viso questa nuova fase dell’economia mon<strong>di</strong>ale,<br />

tornando a mettere al centro della propria azione <strong>il</strong> sostegno dell’industria<br />

manifatturiera come l’asse portante su cui costruire lo sv<strong>il</strong>uppo<br />

dei prossimi decenni. La nuova programmazione dei Fon<strong>di</strong><br />

strutturali metterà a <strong>di</strong>sposizione delle imprese ingenti risorse economiche,<br />

finalizzate ad aumentare la capacità competitiva dell’Unione,<br />

puntando sull’innovazione tecnologica come chiave per affrontare le<br />

nuove sfide della globalizzazione.<br />

La centralità dell’industria <strong>di</strong>viene quin<strong>di</strong> lo snodo attorno al quale costruire<br />

le nuove politiche per la crescita. L’Italia affronta questa nuova<br />

fase dell’economia mon<strong>di</strong>ale potendo contare su una struttura industriale<br />

ancora solida, ma dovendo affrontare problemi strutturali<br />

che hanno impe<strong>di</strong>to al nostro Paese <strong>di</strong> sfruttare le proprie potenzialità.<br />

D’altra parte, la capacità del sistema Italia <strong>di</strong> essere competitivi e<br />

ritrovare la via dello sv<strong>il</strong>uppo non <strong>di</strong>pende solo dal settore manifattu-<br />

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PARTE I: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>CISL</strong><br />

riero: hanno pure grossa r<strong>il</strong>evanza le politiche che si sapranno adottare<br />

nella Pubblica amministrazione e nel terziario.<br />

Il nostro Paese è, infatti, <strong>il</strong> secondo Paese industriale d’Europa dopo la<br />

Germania, ma i dati degli ultimi <strong>di</strong>eci anni evidenziano un preoccupante<br />

arretramento del settore industriale che sembra aver perso la capacità<br />

<strong>di</strong> trainare i processi <strong>di</strong> crescita. La mancata crescita del P<strong>il</strong>, che<br />

ha caratterizzato la nostra economia dalla seconda metà degli anni<br />

Novanta, appare <strong>il</strong> risultato <strong>di</strong> una riduzione della capacità produttiva<br />

manifatturiera cui non ha corrisposto un’eguale e più forte spinta dal<br />

settore dei servizi.<br />

Tutti gli in<strong>di</strong>catori industriali segnano una tendenza negativa. La produzione<br />

industriale si è ridotta dal 2005 ad oggi <strong>di</strong> oltre 20 punti percentuali,<br />

a fronte <strong>di</strong> una crescita <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci punti della Germania. Anche<br />

sul fronte della produttività, i risultati raggiunti dal nostro sistema appaiono<br />

molto inferiori rispetto agli altri Paesi. Il valore aggiunto reale<br />

prodotto per addetto è rimasto più o meno fermo dal 1995 a oggi,<br />

mentre nel Regno Unito, in Germania e in Francia è aumentato <strong>di</strong> circa<br />

<strong>il</strong> 25%.<br />

I <strong>numero</strong>si tavoli <strong>di</strong> confronto aperti al ministero dello Sv<strong>il</strong>uppo economico<br />

sono stati lo specchio delle <strong>di</strong>fficoltà che stanno caratterizzando<br />

<strong>il</strong> nostro sistema industriale. Le <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>i vertenze che hanno riguardato<br />

imprese importanti del Paese, come l’Ilva <strong>di</strong> Taranto, la Lucchini<br />

<strong>di</strong> Piombino, gli stab<strong>il</strong>imenti Fiat <strong>di</strong> Termini Imerese e Irisbus <strong>di</strong><br />

Avellino, i poli chimici <strong>di</strong> Porto Marghera e della Sardegna evidenziano<br />

come in molte regioni <strong>il</strong> modello <strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo, costruito negli anni<br />

Settanta intorno ai gran<strong>di</strong> inse<strong>di</strong>amenti pubblici, non sia stato in grado<br />

<strong>di</strong> generare meccanismi <strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo locale. In queste aree, in assenza<br />

<strong>di</strong> nuove sinergie tra pubblico e privato in grado <strong>di</strong> attivare<br />

meccanismi <strong>di</strong> riconversione industriale, la chiusura <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> aziende<br />

non competitive determina fenomeni <strong>di</strong> desertificazione industriale,<br />

aggravando ulteriormente le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita delle popolazioni.<br />

Altri importanti tavoli <strong>di</strong> confronto hanno invece riguardato i futuri<br />

assetti industriali <strong>di</strong> alcune aziende strategiche. Le imprese italiane sono<br />

state, in questi anni, soggetto passivo <strong>di</strong> interesse da parte <strong>di</strong> gran<strong>di</strong><br />

multinazionali estere. L’acquisizione della Parmalat da parte <strong>di</strong> una<br />

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CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

grande multinazionale francese, la fuoriuscita <strong>di</strong> molti marchi prestigiosi<br />

del made in Italy, l’acquisto della Avio da parte della General<br />

Elettric e <strong>il</strong> rischio imminente <strong>di</strong> ulteriori cessioni del patrimonio della<br />

Finmeccanica evidenziano la tendenza del nostro sistema impren<strong>di</strong>toriale,<br />

spesso non assistito dal sistema finanziario, ad arretrare da<br />

quei settori dove, per <strong>di</strong>mensione o sfida, tecnologica occorre acquisire<br />

<strong>di</strong>mensioni più gran<strong>di</strong>.<br />

Non si tratta quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> demonizzare l’ingresso <strong>di</strong> capitale straniero nelle<br />

nostre imprese, piuttosto <strong>di</strong> richiedere al nostro sistema impren<strong>di</strong>toriale<br />

una maggiore propensione verso le gran<strong>di</strong> sfide industriali che<br />

caratterizzeranno <strong>il</strong> prossimo decennio.<br />

A fronte <strong>di</strong> una situazione complessa e <strong>di</strong>versificata, l’azione svolta si<br />

è concentrata a limitare l’impatto della crisi attraverso l’attivazione <strong>di</strong><br />

strumenti <strong>di</strong>fensivi sia sul versante industriale che su quello sociale.<br />

L’assenza <strong>di</strong> valide alternative e l’incapacità <strong>di</strong> progettare nuove vocazioni<br />

produttive hanno infatti indotto tutti i protagonisti sociali alla<br />

strenua <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> produzioni esistenti, anche quelle che, per essere<br />

competitive, richiedono forti incentivi pubblici. D’altro canto, i tagli<br />

orizzontali effettuati sulla ricerca, la scuola e l’università non hanno<br />

contribuito a far crescere la competitività del sistema.<br />

Anche sul fronte delle nuove opportunità aperte dalle gran<strong>di</strong> trasformazioni<br />

dei sistemi <strong>di</strong> bisogni delle economie avanzate, <strong>il</strong> nostro sistema<br />

produttivo evidenzia ritar<strong>di</strong> consistenti. Per r<strong>il</strong>anciare la crescita<br />

ed arrestare l’emorragia occupazionale, che ha assunto <strong>di</strong>mensioni<br />

assolutamente preoccupanti, non occorre quin<strong>di</strong> stravolgere <strong>il</strong> nostro<br />

sistema industriale, ma attuare politiche pubbliche, per agire in modo<br />

positivo sui vincoli che hanno impe<strong>di</strong>to la crescita e aprire nuove opportunità<br />

<strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo.<br />

Nel nuovo contesto <strong>di</strong> regole dell’Unione europea e <strong>di</strong> vincoli <strong>di</strong> b<strong>il</strong>ancio,<br />

le nuove politiche pubbliche dovranno ridurre al minimo l’intervento<br />

<strong>di</strong>retto sulle imprese, concentrando l’attenzione sugli strumenti<br />

<strong>di</strong> regolazione e orientamento dell’economia privata.<br />

Devono essere portate a compimento, con maggiore convinzione, le<br />

politiche già avviate dal Governo Monti in materia <strong>di</strong> liberalizzazione<br />

42


PARTE I: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>CISL</strong><br />

dei mercati e semplificazione amministrativa. Necessarie ed urgenti<br />

per lo sv<strong>il</strong>uppo del Paese appaiono anche interventi in materia <strong>di</strong> riforma<br />

della giustizia civ<strong>il</strong>e e amministrativa, i cui tempi sono considerati<br />

come uno dei principali ostacoli all’attrazione <strong>di</strong> nuovi investimenti<br />

esteri, e la riforma della Pubblica amministrazione.<br />

Sul piano delle politiche industriali, dovranno essere poste, al centro<br />

dell’azione del Governo e delle parti sociali, quattro questioni strategiche<br />

per <strong>il</strong> futuro dell’industria italiana:<br />

■ l’innovazione tecnologica, per affrontare le sfide della globalizzazione;<br />

■ <strong>il</strong> rapporto tra industria, territorio e ambiente, per garantire un<br />

rapporto equ<strong>il</strong>ibrato tra attività produttive, tutela della salute e<br />

dell’ambiente e crescita <strong>di</strong> nuove attività economiche;<br />

■ la crescita <strong>di</strong>mensionale delle imprese e la creazione <strong>di</strong> una nuova<br />

finanza per lo sv<strong>il</strong>uppo, per affrontare i temi della sottocapitalizzazione<br />

delle imprese e del r<strong>il</strong>ancio degli investimenti;<br />

■ la qualificazione del capitale umano, per migliorare la qualità <strong>di</strong><br />

prodotti e servizi e per restituire potere d’acquisto ai lavoratori.<br />

La prima priorità è rappresentata dall’innovazione tecnologica. Il nostro<br />

Paese ha un livello <strong>di</strong> ricerca ed innovazione, in particolare del<br />

segmento privato, largamente inferiore rispetto alla me<strong>di</strong>a degli altri<br />

Paesi industrializzati. Il basso livello <strong>di</strong> investimenti in ricerca si ripercuote<br />

sulla capacità competitiva, in particolare delle piccole e me<strong>di</strong>e<br />

imprese, e comprime la crescita delle retribuzioni dei lavoratori che<br />

oggi si attestano tra le più basse d’Europa. In tutti i Paesi avanzati, le<br />

attività <strong>di</strong> ricerca e innovazione sono fortemente sostenute da strumenti<br />

<strong>di</strong> aiuto pubblici finalizzati a correggere i fallimenti del mercato:<br />

<strong>il</strong> forte rischio connesso, e la red<strong>di</strong>tività fortemente <strong>di</strong>fferita nel<br />

tempo, rendono le attività <strong>di</strong> ricerca e innovazione <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>mente finanziab<strong>il</strong>i<br />

con risorse esclusivamente private.<br />

In questo contesto, appare evidente la necessità <strong>di</strong> mettere a punto<br />

strumenti strutturali <strong>di</strong> sostegno pubblico, sia nella forma <strong>di</strong> un consistente<br />

cre<strong>di</strong>to d’imposta per le attività <strong>di</strong> ricerca e sv<strong>il</strong>uppo, realizzate<br />

dalle imprese in autonomia o in collaborazione con le università, sia<br />

43


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

con la pre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> strumenti finanziari in grado <strong>di</strong> far leva su<br />

risorse pubbliche e private per la realizzazione <strong>di</strong> pochi progetti strategici.<br />

Gli investimenti nell’istruzione, assieme a quelli per la ricerca e<br />

innovazione, dovranno essere considerati prioritari e venire potenziati,<br />

garantendo l’efficacia <strong>di</strong> questa spesa.<br />

La seconda priorità riguarda industria e ambiente. Le vicende dell’Ilva<br />

<strong>di</strong> Taranto hanno drammaticamente evidenziato come, in assenza <strong>di</strong><br />

un forte governo delle questioni ambientali e della tutela della salute,<br />

le legittime preoccupazione delle popolazioni locali rischiano <strong>di</strong> trasformarsi<br />

in sentimenti antindustriali. Occorre, in questi casi, determinare<br />

elementi <strong>di</strong> forte <strong>di</strong>scontinuità rispetto al passato, imponendo all’azienda<br />

investimenti per rendere compatib<strong>il</strong>e l’attività industriale con<br />

la sicurezza ambientale e della salute, e andare a un intervento strutturale<br />

<strong>di</strong> risanamento delle aree inquinate.<br />

Il tema dell’ambiente rappresenta anche una straor<strong>di</strong>naria opportunità<br />

<strong>di</strong> crescita del Paese. In particolare nel corso degli ultimi anni l’esplosione<br />

della green economy ha determinato una trasformazione ra<strong>di</strong>cale<br />

del modo <strong>di</strong> produrre e consumare delle economie avanzate. La<br />

crescente sensib<strong>il</strong>ità delle opinioni pubbliche e la forte regolazione in<br />

materia <strong>di</strong> inquinamento e consumi hanno, da un lato, aperto nuovi<br />

mercati in settori più <strong>di</strong>rettamente collegati ai temi ambientali, come<br />

lo sv<strong>il</strong>uppo delle energie rinnovab<strong>il</strong>i o <strong>di</strong> prodotti eco compatib<strong>il</strong>i, e,<br />

dall’altro, imposto l’adozione <strong>di</strong> innovazioni tecnologiche finalizzate<br />

ad aumentare l’efficienza energetica o a ridurre l’impatto ambientale<br />

dei sistemi produttivi.<br />

Diversamente da quanto registrato in altri Paesi, la nuova rivoluzione<br />

industriale ecologica non ha prodotto risultati adeguati al potenziale<br />

<strong>di</strong> crescita <strong>di</strong> questi nuovi settori. Non mancano, comunque, settori <strong>di</strong><br />

eccellenza in cui l’industria italiana ha mostrato in questi anni straor<strong>di</strong>narie<br />

capacità <strong>di</strong> innovazione tecnologica.<br />

Nel settore della chimica verde sono stati avviati importanti investimenti<br />

industriali, che hanno valorizzato <strong>il</strong> potenziale <strong>di</strong> ricerca presente.<br />

Nell’area <strong>di</strong> Porto Torres è stata avviata la principale operazio-<br />

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PARTE I: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>CISL</strong><br />

ne <strong>di</strong> riconversione industriale <strong>di</strong> un polo petrolchimico, attraendo, in<br />

un’area in crisi, investimenti in grado <strong>di</strong> creare nuovi posti <strong>di</strong> lavoro<br />

e prospettive stab<strong>il</strong>i <strong>di</strong> crescita. È un riferimento per la realizzazione <strong>di</strong><br />

nuove iniziative <strong>di</strong> riconversione <strong>di</strong> altre aree industriali in crisi, in cui<br />

è possib<strong>il</strong>e coniugare la spinta verso l’innovazione tecnologica con la<br />

cultura industriale accumulata.<br />

Il tema dell’ambiente e della qualità del prodotto sarà centrale nella f<strong>il</strong>iera<br />

agroalimentare e nel resto del made in Italy, da promuovere e valorizzare.<br />

Le politiche industriali dovranno creare le con<strong>di</strong>zioni più favorevoli<br />

per lo sv<strong>il</strong>uppo <strong>di</strong> nuovi settori collegati ai nuovi bisogni collettivi.<br />

La qualità della vita e dell’invecchiamento, la qualità delle con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> lavoro rappresentano allo stesso tempo gran<strong>di</strong> sfide per la<br />

politica e straor<strong>di</strong>narie opportunità <strong>di</strong> crescita industriale.<br />

Lo sv<strong>il</strong>uppo della green economy richiede un ruolo determinante delle<br />

autorità pubbliche. In assenza <strong>di</strong> chiare e stab<strong>il</strong>i scelte strategiche, è<br />

<strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e che si creino le con<strong>di</strong>zioni per lo sv<strong>il</strong>uppo <strong>di</strong> attività innovative.<br />

All’interno della strategia europea per lo sv<strong>il</strong>uppo sostenib<strong>il</strong>e è<br />

necessario in<strong>di</strong>viduare una via italiana per la green economy, a partire<br />

dalle potenzialità industriali e <strong>di</strong> ricerca presenti nel Paese.<br />

Come evidenziato nel campo della chimica da energie rinnovab<strong>il</strong>i e<br />

nello sv<strong>il</strong>uppo della f<strong>il</strong>iera dei biocarburanti, <strong>il</strong> nostro Paese può fare<br />

investimenti consistenti che riducano la <strong>di</strong>pendenza dalle importazioni<br />

<strong>di</strong> petrolio. In altri settori come quello del riciclo dei rifiuti, della<br />

mob<strong>il</strong>ità sostenib<strong>il</strong>e, dei materiali da costruzioni, dell’efficienza energetica,<br />

delle energie rinnovab<strong>il</strong>i esiste un potenziale che può essere e<br />

deve essere sv<strong>il</strong>uppato.<br />

La politica industriale per l’economia verde può ut<strong>il</strong>izzare tre leve fondamentali:<br />

■ l’orientamento della domanda pubblica e privata verso acquisti<br />

ver<strong>di</strong>, anche attraverso forme avanzate <strong>di</strong> approvvigionamento<br />

(procurement) innovativo. Il potenziale finanziario della domanda<br />

pubblica <strong>di</strong> beni e servizi è infatti enorme e può rappresentare<br />

una straor<strong>di</strong>naria leva <strong>di</strong> crescita per le imprese che investono<br />

in innovazione tecnologica; allo stesso modo, è possib<strong>il</strong>e costruire<br />

un sistema <strong>di</strong> incentivi e <strong>di</strong>sincentivi al fine <strong>di</strong> orientare i con-<br />

45


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

sumi privati, come si è fatto nel caso delle ristrutturazioni delle<br />

case o degli incentivi alle auto a bassa emissione;<br />

■ la regolazione dei mercati, con la definizione <strong>di</strong> standard e regole<br />

sui prodotti, recependo con rapi<strong>di</strong>tà le varie <strong>di</strong>rettive europee o<br />

anche definendo norme nazionali in grado <strong>di</strong> anticipare e orientare<br />

la Commissione europea;<br />

■ la realizzazione <strong>di</strong> alcuni programmi strategici, per mob<strong>il</strong>itare risorse<br />

pubbliche e private verso obiettivi con<strong>di</strong>visi: lo sv<strong>il</strong>uppo<br />

della mob<strong>il</strong>ità sostenib<strong>il</strong>e, l’efficienza energetica, l’ed<strong>il</strong>izia sostenib<strong>il</strong>e.<br />

La terza priorità riguarda <strong>il</strong> supporto alla crescita <strong>di</strong>mensionale, alla<br />

capitalizzazione delle imprese e al rapporto con <strong>il</strong> sistema del cre<strong>di</strong>to.<br />

Anche in questo caso, occorrerà intervenire attraverso la leva fiscale,<br />

accentuando i sistemi <strong>di</strong> detassazione degli ut<strong>il</strong>i reinvestiti, sul modello<br />

dell’Ace inserito dal Governo Monti, con strumenti finanziari per<br />

realizzare forme innovative <strong>di</strong> partenariato fra pubblico e privato. In<br />

questo senso, occorre potenziare l’operatività della Cassa depositi e<br />

prestiti (Cdp), dotando <strong>il</strong> nostro Paese <strong>di</strong> una banca <strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo analoga<br />

a quella tedesca (Fkw). La nuova Cdp dovrà, da un lato, favorire<br />

processi <strong>di</strong> ristrutturazione industriale, entrando nel capitale <strong>di</strong> imprese<br />

con interessanti potenzialità <strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo, ma evitando che si trasformi<br />

in una rie<strong>di</strong>zione della Gepi, auspicata da vecchie forze stataliste<br />

a fronte delle emergenze industriali; dall’altro, garantire cre<strong>di</strong>to a<br />

lungo termine per le imprese che intendano investire in innovazione<br />

tecnologica.<br />

È evidente che <strong>il</strong> processo <strong>di</strong> modernizzazione del sistema produttivo<br />

non può prescindere da un forte intervento sul capitale umano. Il raggiungimento<br />

dell’obiettivo del 3% del P<strong>il</strong> in attività <strong>di</strong> ricerca e sv<strong>il</strong>uppo,<br />

previsto dall’Agenda Europa 2020, implicherebbe un incremento<br />

<strong>di</strong> circa duecentom<strong>il</strong>a ricercatori, solo nel settore privato. Eppure in<br />

Italia negli ultimi anni si è assistito ad un rallentamento della propensione<br />

all’assunzione <strong>di</strong> lavoratori ad alta qualificazione. È pertanto ne-<br />

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PARTE I: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>CISL</strong><br />

cessario un grande programma per la promozione del capitale umano<br />

ad alta qualificazione in impresa, leva fondamentale <strong>di</strong> una politica<br />

industriale innovativa ed ecologica e per la creazione <strong>di</strong> green job.<br />

Questa misura renderebbe strutturale <strong>il</strong> rapporto tra impresa e università<br />

e inserirebbe in impresa persone in grado <strong>di</strong> colloquiare con <strong>il</strong><br />

mondo della ricerca e promuovere <strong>il</strong> trasferimento tecnologico.<br />

Accanto a questo, è necessario impostare programmi <strong>di</strong> rafforzamento<br />

e r<strong>il</strong>ancio dell’istruzione e della educazione tecnica, che crei collegamento<br />

e una sinergia stab<strong>il</strong>e tra sistema, formazione universitaria e Its.<br />

Si tratta <strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppare programmi <strong>di</strong> educazione tecnica fortemente innovativi,<br />

con una solida componente <strong>di</strong> formazione in impresa, l’ut<strong>il</strong>izzo<br />

dei laboratori <strong>di</strong> impresa, l’alternanza fra stu<strong>di</strong>o e lavoro, la con<strong>di</strong>visione<br />

<strong>di</strong> programmi con le imprese. Una scuola tecnica <strong>di</strong> alta qualità,<br />

che attragga i giovani e sia anche una risposta all’obsolescenza<br />

sempre più rapida delle competenze e al bisogno <strong>di</strong> riqualificazione del<br />

lavoro.<br />

Occorre puntare sugli investimenti in infrastrutture, sia per la loro fondamentale<br />

funzione anticiclica, sia per offrire ai territori, in particolare<br />

a quelli svantaggiati del Mezzogiorno, nuove opportunità. L’obiettivo<br />

deve essere quello <strong>di</strong> allineare la spesa per infrastrutture alla me<strong>di</strong>a<br />

europea del 3% del P<strong>il</strong>, prevedendo non solo gran<strong>di</strong> opere, ma anche<br />

interventi <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione me<strong>di</strong>opiccola, realizzab<strong>il</strong>i in tempi rapi<strong>di</strong> e<br />

con procedure veloci, a livello regionale e comunale.<br />

È necessario selezionare le effettive priorità e priv<strong>il</strong>egiare gli interventi<br />

già avviati. Gli interventi vanno puntigliosamente ed efficacemente<br />

monitorati. Vi è necessità <strong>di</strong> procedure <strong>di</strong> affidamento dei lavori che<br />

garantiscano la semplificazione e la rapi<strong>di</strong>tà delle procedure, un nuovo<br />

metodo per ottenere <strong>il</strong> consenso alla realizzazione <strong>di</strong> opere pubbliche,<br />

<strong>il</strong> contrasto ai ritar<strong>di</strong> e alle inefficienze della Pubblica amministrazione,<br />

la lotta alle inf<strong>il</strong>trazioni della criminalità organizzata.<br />

La competitività e lo sv<strong>il</strong>uppo richiedono un grande sforzo <strong>di</strong> innovazione<br />

nelle amministrazioni pubbliche e nel terziario. Per le prime<br />

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CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

c’è necessità <strong>di</strong> un cambiamento strategico, che inneschi un circolo<br />

virtuoso: la spen<strong>di</strong>ng review deve colpire gli sprechi, la spesa per <strong>il</strong><br />

personale deve essere nob<strong>il</strong>itata in investimento per accrescere le<br />

competenze ed aggiornare gli strumenti, aumentare l’efficienza. Il<br />

ruolo delle organizzazioni sindacali <strong>di</strong>venta strategico nei piani triennali<br />

<strong>di</strong> razionalizzazione, che le amministrazioni centrali e territoriali<br />

sono chiamate ad adottare e che vanno intesi come veri piani industriali.<br />

Decisive anche le politiche che si adotteranno nel terziario. Per <strong>il</strong><br />

commercio occorre ricercare un assetto più equ<strong>il</strong>ibrato sul territorio;<br />

con politiche convergenti del Governo e delle amministrazioni locali<br />

e un forte confronto con le parti sociali, bisogna perseguire un miglioramento<br />

della produttività, della qualità e della focalizzazione dei<br />

servizi.<br />

L’Italia deve proteggere e mettere a frutto <strong>il</strong> suo capitale turistico. Il<br />

clima, le bellezze naturali, <strong>il</strong> patrimonio artistico e culturale, le tra<strong>di</strong>zioni<br />

della cucina e del modo <strong>di</strong> vivere italiano devono suggerire <strong>di</strong> riprogettare<br />

<strong>il</strong> turismo, così come è stato fatto in altri Paesi europei e come<br />

richiesto dalle nuove tendenze e tecnologie.<br />

Per i servizi pubblici locali occorre abbandonare <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong> intrecci<br />

perversi tra enti locali, politica e società <strong>di</strong> servizi, che determina costi<br />

elevati e scarsa qualità delle prestazioni. Va anche superata la ridotta<br />

<strong>di</strong>mensione me<strong>di</strong>a delle imprese.<br />

Nei trasporti occorre sostenere le modalità meno inquinanti e meno<br />

pericolose per <strong>il</strong> trasporto delle merci in Italia, trasferendo quote <strong>di</strong><br />

traffico merci e passeggeri verso <strong>il</strong> trasporto marittimo e ferroviario, e<br />

potenziando <strong>il</strong> trasporto pubblico.<br />

Al <strong>di</strong> là delle questioni <strong>di</strong> merito, la Cisl ritiene che, per rimettere al<br />

centro delle politiche economiche <strong>il</strong> tema della crescita e dello sv<strong>il</strong>uppo<br />

industriale, è necessario un grande patto con le forze sociali, che<br />

ri<strong>di</strong>a fiducia al Paese, in un quadro <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>ità e con<strong>di</strong>visione delle<br />

scelte strategiche <strong>di</strong> me<strong>di</strong>o-lungo periodo.<br />

48


■ ❚ ❙ 8. Welfare, tra Stato e società<br />

PARTE I: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>CISL</strong><br />

Dopo la stagione che ha visto lo Stato come attore protagonista e la<br />

fase successiva in cui si è stati più sensib<strong>il</strong>i al ruolo del mercato, la crisi<br />

costituisce un’occasione per aprire una stagione nuova e più armonica<br />

e proprio per questo capace <strong>di</strong> superare la <strong>di</strong>cotomia fra mercato<br />

e Stato, per sv<strong>il</strong>uppare un sistema <strong>di</strong> welfare pienamente articolato e<br />

costruito, in una logica poliarchica e sussi<strong>di</strong>aria, nella prospettiva dell’economia<br />

«civ<strong>il</strong>e».<br />

Non si tratta <strong>di</strong> negare <strong>il</strong> ruolo dello Stato, improntato alla logica dell’universalismo.<br />

Tuttavia, non si può non riconoscere che la crisi rende<br />

più <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e pensare <strong>di</strong> limitarsi a <strong>di</strong>fendere questa sfera, sia per<br />

problemi interni legati ai livelli <strong>di</strong> efficienza, sia per problemi esterni<br />

che riguardano lo sb<strong>il</strong>anciamento tra democrazia e sistema tecnico,<br />

che mette in <strong>di</strong>scussione proprio la capacità dello Stato <strong>di</strong> farsi garante<br />

dell’universalismo.<br />

D’altra parte, l’erosione morale e istituzionale tipica delle democrazie<br />

avanzate amplia la quota <strong>di</strong> bisogni non coperti dal welfare, soprattutto<br />

presso i ceti me<strong>di</strong> e me<strong>di</strong>o-bassi. Secondo <strong>il</strong> senso comune affermatosi<br />

negli ultimi decenni, la soluzione andrebbe cercata in qualche<br />

forma <strong>di</strong> privatizzazione; soluzione che, per sua stessa natura, se spinta<br />

troppo oltre, si oppone alla logica del welfare, teso ad intervenire in<br />

rapporto alla frag<strong>il</strong>ità.<br />

Né, infine, può essere sufficiente l’idea <strong>di</strong> terzo settore così come si è<br />

andato formando negli ultimi due decenni, almeno nel modello italiano,<br />

come prestatore <strong>di</strong> servizi a basso costo per conto dello Stato.<br />

A ciò si devono aggiungere i mutamenti intervenuti nei percorsi <strong>di</strong> vita<br />

in<strong>di</strong>viduali, che si traducono nella ridefinizione della curva demografica<br />

della nostra società, che vede l’aumento degli anziani, la denatalità,<br />

l’instab<strong>il</strong>ità fam<strong>il</strong>iare, l’instab<strong>il</strong>ità professionale sia all’inizio<br />

del percorso lavorativo sia nell’ultima parte, la crescita della popolazione<br />

immigrata.<br />

49


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

In questo nuovo scenario, rispetto a vent’anni fa, <strong>il</strong> welfare non deve<br />

solo preoccuparsi <strong>di</strong> intervenire quando c’è <strong>di</strong>soccupazione o malattia,<br />

ma deve anche provvedere a questioni più complesse, quali quella della<br />

riproduzione della formazione, della riqualificazione della popolazione,<br />

dell’integrazione degli immigrati.<br />

Per tutti questi motivi, la questione centrale dei prossimi anni sarà<br />

dunque garantire forme universalistiche <strong>di</strong> protezione che non concepiscano<br />

più <strong>il</strong> welfare come una mera voce <strong>di</strong> costo, ma come un canale<br />

priv<strong>il</strong>egiato per creare valore umano, economico e sociale.<br />

Ciò richiede <strong>il</strong> coraggio <strong>di</strong> aprire una stagione <strong>di</strong> innovazione che potrà<br />

avere successo quanto più sarà costruito in <strong>di</strong>alogo con le forze sociali,<br />

prima fra tutte <strong>il</strong> sindacato. Tale stagione deve essere caratterizzata<br />

dai seguenti punti chiave:<br />

1. la creazione <strong>di</strong> una forma generalizzata <strong>di</strong> protezione universalistica<br />

dalla povertà, che metta l’Italia alla pari con gli altri Paesi europei;<br />

2. una più decisa azione <strong>di</strong> protezione e rafforzamento della «famiglia<br />

che si fa carico», sia <strong>di</strong> quella giovane e in fase riproduttiva,<br />

a partire dai temi della casa e degli as<strong>il</strong>i nido, sia <strong>di</strong> quella anziana,<br />

con le questioni legate all’assistenza. Tutto ciò, me<strong>di</strong>ante<br />

una rimodulazione del sistema fiscale, un miglioramento dell’armonizzazione<br />

tra lavoro e famiglia, un potenziamento del sistema<br />

dei servizi <strong>di</strong> cura;<br />

3. valorizzazione del secondo p<strong>il</strong>astro del welfare aziendale, includendolo<br />

progressivamente nel sistema della contrattazione decentrata;<br />

4. lo sv<strong>il</strong>uppo della previdenza complementare, per conservare la<br />

realizzazione <strong>di</strong> livelli adeguati <strong>di</strong> trattamento pensionistico nell’età<br />

anziana, tramite l’adesione generalizzata per via contrattuale;<br />

5. la creazione <strong>di</strong> forme nuove <strong>di</strong> alleanza e mutualità, a livello locale,<br />

capaci <strong>di</strong> sfruttare le pressioni esistenti verso una riorganizzazione<br />

del sistema <strong>di</strong> protezione, nella <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> un r<strong>il</strong>ancio<br />

della capacità <strong>di</strong> ritessitura dei legami sociali <strong>di</strong>ffusi.<br />

50


PARTE I: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>CISL</strong><br />

Un tale obiettivo può essere raggiunto lavorando dal lato dell’aggregazione<br />

della domanda e dell’offerta. Sul primo versante, si tratta <strong>di</strong><br />

contrastare attivamente la privatizzazione della protezione – tendenza<br />

che finisce per rendere impossib<strong>il</strong>e l’obiettivo che si prefigge, dato che<br />

ra<strong>di</strong>calizza l’in<strong>di</strong>vidualizzazione in un campo che presuppone socialità<br />

– e <strong>di</strong> favorire l’aggregazione nelle forme e nei mo<strong>di</strong> possib<strong>il</strong>i. Si<br />

tratta, inoltre, <strong>di</strong> sollecitare nuove forme <strong>di</strong> ricomposizione del risparmio<br />

e dell’assicurazione, secondo uno schema neomutualista che permetta<br />

<strong>di</strong> creare le con<strong>di</strong>zioni, anche economiche, per l’ampliamento <strong>di</strong><br />

uno spazio tra lo Stato (basato sulla tassazione) e <strong>il</strong> mercato (basato<br />

sul prezzo) all’interno del quale l’economia civ<strong>il</strong>e possa davvero prosperare.<br />

51


PARTE II<br />

IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>FNP</strong>-<strong>CISL</strong><br />

Elementi <strong>di</strong> riflessione<br />

Schede-guida per <strong>il</strong> <strong>di</strong>battito congressuale


■ ❚ ❙ Verso <strong>il</strong> congresso<br />

Elementi <strong>di</strong> riflessione<br />

Il Congresso rappresenta <strong>il</strong> momento <strong>di</strong> confronto e <strong>di</strong> ripartenza più<br />

significativo in una organizzazione democratica.<br />

La verifica congressuale in realtà segna un percorso che dal territorio<br />

sale sino alla sintesi finale, intrecciando idee, valutazioni, proposte, in<br />

una successione <strong>di</strong> eventi consequenziali che, comparando <strong>il</strong> pluralismo<br />

con la <strong>di</strong>mensione vera della partecipazione, segna <strong>il</strong> grado <strong>di</strong> democrazia<br />

<strong>di</strong> una organizzazione.<br />

La partecipazione nel confronto congressuale non si risolve tanto nella<br />

presenza afona dei soggetti quanto nello stab<strong>il</strong>ire un livello relazionale<br />

alto che esalta <strong>il</strong> lavoro collettivo e dà un significato profondo alla<br />

presenza che si realizza nella associazione.<br />

In questo senso <strong>il</strong> momento congressuale, ad ogni livello, realizza una<br />

ridefinizione dello sv<strong>il</strong>uppo e del realizzarsi dell’organizzazione, interessando<br />

la comunità <strong>di</strong> cui fa parte e producendo un apporto essenziale<br />

per qualificare l’obiettivo tematico che l’assise si propone <strong>di</strong> perseguire.<br />

Quando l’associazione assume come prioritario <strong>il</strong> bene comune, derivando<br />

da esso anche la legittimità degli obiettivi settoriali da perseguire,<br />

si configura come una espressione <strong>di</strong> confederalità che, a sua<br />

volta, si esprime come soggetto politico della società civ<strong>il</strong>e.<br />

La Fnp, come organizzazione <strong>di</strong> pensionati, proprio per <strong>il</strong> coagulo unitario<br />

della molteplicità delle provenienze federali dei propri associati,<br />

esprime, in potenza, la più elevata concezione della confederalità, <strong>di</strong>ventando<br />

un fattore determinante dell’equ<strong>il</strong>ibrio politico, sociale ed<br />

economico del territorio in cui si ra<strong>di</strong>ca.<br />

<strong>Oggi</strong>domani anziani, n. 1 2013 55


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

Il “pensionato” nella sua relazione sociale travalica <strong>il</strong> limite oggettivo<br />

della ren<strong>di</strong>ta previdenziale, per <strong>di</strong>ventare <strong>il</strong> referente naturale della “società<br />

anziana” che costituisce una quota consistente della popolazione<br />

(oltre <strong>il</strong> 25%) a cui trasmette fiducia e visione positiva per <strong>il</strong> futuro della<br />

collettività intera.<br />

Questa funzione prospettica <strong>di</strong>venta essenziale proprio perché l’allungamento<br />

della longevità in<strong>di</strong>viduale fa si che dal beneficio della speranza<br />

<strong>di</strong> vita, per quanto <strong>di</strong>stribuita in modo non lineare, derivino problemi<br />

e processi che caratterizzano la nuova frontiera della società contemporanea.<br />

La rappresentanza degli anziani pertanto comporta una crescente responsab<strong>il</strong>ità<br />

per la Fnp che dovrà elaborare nel congresso le linee portanti<br />

per valutare e per ut<strong>il</strong>izzare questa grande opportunità esistenziale<br />

al fine <strong>di</strong> gestire le prospettive in<strong>di</strong>viduali e collettive che ne derivano<br />

in termini sociali ed economici.<br />

Di conseguenza <strong>il</strong> nuovo modo <strong>di</strong> fare sindacato nel prossimo futuro<br />

non potrà ridursi a mera rappresentazione e richiederà la elaborazione<br />

<strong>di</strong> un’idea forte, culturale e sociale, per non smarrire l’impegno verso<br />

gli altri, rinvigorendo l’alleanza fra giustizia e solidarietà.<br />

In questo contesto come Fnp non possiamo cercare solo delle situazioni<br />

in<strong>di</strong>viduali, ma progettare una nuova “società accogliente”, che faccia<br />

tesoro della longevità, che progetti una visione, un cambiamento,<br />

che <strong>di</strong>venti portatrice <strong>di</strong> valori nuovi per dare una risposta ai bisogni<br />

collettivi che crescono in misura esponenziale.<br />

■ ❚ ❙ Dentro la crisi<br />

Siamo dentro una grave crisi <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione mon<strong>di</strong>ale che, purtroppo,<br />

si è generalizzata prima ancora <strong>di</strong> essere riconosciuta.<br />

Lo sv<strong>il</strong>uppo della stagnazione conferma l’idea che i drammi sociali colpiscono<br />

le persone, specie le più deboli, quando i presunti esperti ancora<br />

<strong>di</strong>ssertano sull’eventualità dei possib<strong>il</strong>i eventi e delle relative conseguenze.<br />

56


PARTE II: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>FNP</strong>-<strong>CISL</strong><br />

A livello nazionale, tenacemente non si è voluto prenderne atto, sia per<br />

non ammettere le cause endogene sia per non pre<strong>di</strong>sporne per tempo<br />

gli elementi <strong>di</strong> contrasto che avrebbero inciso sul consenso, penalizzandolo.<br />

Nel Novembre 2011, <strong>di</strong> fronte al baratro imminente, <strong>il</strong> Presidente della<br />

Repubblica ha assunto l’iniziativa per una soluzione <strong>di</strong> governo tecnico<br />

con l’obiettivo primario <strong>di</strong> risanamento del Paese, mettendo in sicurezza<br />

i conti pubblici e avviando <strong>il</strong> recupero <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>ità nel contesto<br />

europeo.<br />

Di conseguenza rigore e risanamento sono <strong>di</strong>ventati le nuove parole<br />

d’or<strong>di</strong>ne. L’in<strong>di</strong>rizzo <strong>di</strong> una conseguente politica economica, con l’obiettivo<br />

prioritario del pareggio <strong>di</strong> b<strong>il</strong>ancio, ha ovviamente determinato<br />

l’accentuazione della recessione sociale ed economica, colpendo i ceti<br />

più deboli e marginali.<br />

Il Governo tecnico ha messo in campo un insieme <strong>di</strong> misure, a partire<br />

dalla riforma delle pensioni e del mercato del lavoro, che vanno nella<br />

<strong>di</strong>rezione della riduzione del <strong>di</strong>savanzo pubblico, come richiesto dagli<br />

impegni sottoscritti in sede europea, chiamati “compiti a casa”.<br />

Ma la recessione in atto autoalimenta un circolo vizioso che coinvolge<br />

la crescita della tassazione, la <strong>di</strong>sciplina fiscale, la mancata crescita<br />

economica, <strong>il</strong> <strong>di</strong>radarsi degli investimenti, la riduzione della produttività<br />

e del gettito fiscale, l’aumento della spesa sociale.<br />

Intanto la speculazione finanziaria rende più costoso l’indebitamento<br />

con aggravio della spesa pubblica che, a sua volta, richiede ulteriori tagli,<br />

spesso lineari e non selettivi.<br />

Quin<strong>di</strong> la correzione del <strong>di</strong>savanzo è stata ottenuta, con un mix <strong>di</strong> misure,<br />

quasi interamente attraverso l’aumento delle entrate tributarie, essendo<br />

più <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e agire sul contenimento della spesa e sulla riduzione<br />

degli sprechi e delle inefficienze, per coltivare clientele e fam<strong>il</strong>ismi<br />

amorali.<br />

La grande assente è, in ogni caso, l’equità.<br />

La <strong>di</strong>stribuzione del maggiore carico fiscale avrebbe dovuto essere assai<br />

<strong>di</strong>versa, non colpendo in modo generalizzato i ceti più deboli, come<br />

i pensionati ed <strong>il</strong> lavoro <strong>di</strong>pendente.<br />

57


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

I contraccolpi nel sociale sono molto forti.<br />

La rabbia cresce. Le piazze protestano. I sindacati mob<strong>il</strong>itano gli associati.<br />

I governi sono in <strong>di</strong>fficoltà. Anche <strong>il</strong> malumore nei confronti dell’Europa<br />

aumenta <strong>di</strong> tono.<br />

Si è determinata <strong>di</strong> conseguenza una crescente crisi <strong>di</strong> fiducia, valore<br />

fondamentale per riequ<strong>il</strong>ibrare i conti e stimolare la crescita economica.<br />

Per effetto dell’inter<strong>di</strong>pendenza dell’economia si è constatato che <strong>il</strong> rigore<br />

economico non basta, è una con<strong>di</strong>zione necessaria ma non sufficiente,<br />

deve essere abbinato con la terapia dello sv<strong>il</strong>uppo.<br />

L’esperienza ha <strong>di</strong>mostrato che l’applicazione del rigore mantiene una<br />

<strong>di</strong>mensione nazionale, sia pure in un quadro <strong>di</strong> riferimento comunitario,<br />

ma le con<strong>di</strong>zioni della crescita <strong>di</strong>pendono, in buona parte, dalle misure<br />

adottate in sede europea.<br />

Per generare benessere quin<strong>di</strong> occorrono fiducia, aumento dei consumi,<br />

recupero <strong>di</strong> risorse verso <strong>il</strong> potere d’acquisto dei pensionati, dei lavoratori,<br />

un ruolo attivo delle imprese, un incremento della produttività, un<br />

decremento delle <strong>di</strong>suguaglianze.<br />

Il 2013 <strong>di</strong>venta un anno cruciale, con le elezioni politiche e con l’avvio<br />

<strong>di</strong> una nuova legislatura.<br />

Occorrerà che le forze politiche facciano i conti con la famosa “Agenda<br />

Monti”, cioè con le cose da fare in base ad un <strong>di</strong>segno coerente.<br />

In questo contesto ci sono le cose già fatte, che richiedono, sotto alcuni<br />

aspetti, anche per iniziativa sindacale, delle correzioni.<br />

Ci sono poi le “riforme varate”, ma ancora in corso <strong>di</strong> attuazione, che<br />

dovranno essere armonizzate con <strong>il</strong> programma della nuova maggioranza<br />

politica che governerà <strong>il</strong> Paese.<br />

Infine rimangono le misure solo abbozzate che richiederanno l’impegno<br />

massimo della “buona politica” per fare ripartire l’Italia, senza compromettere<br />

<strong>il</strong> risanamento generale.<br />

In questo contesto <strong>di</strong>venta essenziale e strategico <strong>il</strong> ruolo della Cisl e<br />

della Fnp, in quanto soggetti riformatori, per elaborare proposte concrete<br />

e per proiettare <strong>il</strong> futuro dell’Italia in una visione <strong>di</strong> modernizzazione<br />

dell’Europa.<br />

58


Per attraversare la crisi, comunque, occorre affrontare la sfida dei vincoli<br />

a partire dalla <strong>di</strong>fesa dei livelli <strong>di</strong> benessere acquisito incrementando<br />

la ricerca e l’innovazione e riducendo le posizioni <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>ta, riavviando<br />

una ripresa strutturale e non solo congiunturale.<br />

Bisognerà comprimere <strong>il</strong> debito pubblico non solo per rispettare i termini<br />

del “fiscal compact” ma per deprimere <strong>il</strong> costo degli interessi pubblici.<br />

Tuttavia <strong>il</strong> vincolo sociale <strong>di</strong> maggiore r<strong>il</strong>evanza è rappresentato dall’invecchiamento<br />

della popolazione che nel sistema sociale attuale<br />

comporta l’aumento della spesa della sanità, della non autosufficienza,<br />

del sociale e della previdenza.<br />

Il ventennio trascorso <strong>di</strong> riforma delle pensioni dovrebbe aver almeno<br />

stab<strong>il</strong>izzato la spesa in termini <strong>di</strong> P<strong>il</strong>, con<strong>di</strong>zione che potrà rendere<br />

più sostenib<strong>il</strong>e la spesa sanitaria e quella per la non autosufficienza.<br />

Diventa necessario <strong>il</strong> recupero <strong>di</strong> risorse sia dai processi <strong>di</strong> riforma sia<br />

da una intelligente applicazione del principio dell’universalismo dei<br />

<strong>di</strong>ritti coniugato con la selettività della loro fruizione gratuita, attraverso<br />

la riduzione dell’esenzione fiscale e la riforma del sistema <strong>di</strong> prova<br />

dei mezzi (Isee).<br />

■ ❚ ❙ Per un’idea <strong>di</strong> sindacato moderno<br />

PARTE II: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>FNP</strong>-<strong>CISL</strong><br />

Il Congresso, a tutti i livelli, consente <strong>di</strong> fare una valutazione del percorso<br />

compiuto e <strong>di</strong> costruire una prospettiva sostenib<strong>il</strong>e per <strong>il</strong> quadriennio<br />

successivo.<br />

La parola torna ai m<strong>il</strong>itanti che hanno concretamente dato vita e continuità<br />

alla Cisl e alla Fnp negli ambienti <strong>di</strong> vita, nel territorio, nelle relazioni<br />

interpersonali e collettive.<br />

I m<strong>il</strong>itanti sono <strong>il</strong> riferimento primario della stessa concezione sindacale<br />

della Cisl, sono <strong>il</strong> tessuto connettivo necessario dell’affermazione e<br />

del ra<strong>di</strong>camento del sindacato, sono <strong>il</strong> requisito essenziale del progetto<br />

e della visione <strong>di</strong> società, sono, in concreto, i soggetti <strong>di</strong>sposti ad ac-<br />

59


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

collarsi sacrifici, responsab<strong>il</strong>ità, tensioni e rischi a tutela degli associati<br />

e della stessa organizzazione.<br />

Sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o dell’analisi statistica va sottolineato che, da tempo, gli<br />

associati pensionati superano gli attivi ed <strong>il</strong> loro ra<strong>di</strong>camento ambientale<br />

e organizzativo rappresenta <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o alto della missione sindacale<br />

per tutelare la rete dei <strong>di</strong>ritti, <strong>il</strong> riscontro economico e, soprattutto, la<br />

<strong>di</strong>gnità delle persone che hanno concluso <strong>il</strong> ciclo lavorativo.<br />

La Fnp, in linea con la prevalenza del metodo contrattuale che caratterizza<br />

la storia della Cisl, sv<strong>il</strong>uppa un’intensa attività <strong>di</strong> concertazione<br />

sociale <strong>di</strong> vertenzialità collettiva per favorire situazioni e soluzioni sociali<br />

più aperte e avanzate, per creare con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> benessere per le famiglie<br />

e le singole persone, per affrontare i problemi riguardanti le <strong>di</strong>verse<br />

generazioni.<br />

La Fnp concretizza un’imponente risorsa per <strong>il</strong> sindacato, collaborando<br />

nell’erogazione dei servizi, ma, soprattutto, assicurando la presenza sul<br />

territorio, risolvendo le esigenze informative e collaborando per l’integrazione<br />

degli immigrati secondo i ritmi <strong>di</strong> una società accogliente.<br />

Considerando la crescita dei bisogni e della domanda sociale la Fnp colloca<br />

la propria azione nella sfera delle relazioni politiche con le istituzioni<br />

assumendo la posizione d’interme<strong>di</strong>ario fra i soggetti pensionati, i ceti<br />

più emarginati, le espressioni della sfera della povertà e lo Stato, le Autonomie<br />

Locali, e le forme <strong>di</strong> rappresentaza politica dei pubblici poteri.<br />

Andare verso <strong>il</strong> congresso significa per la Fnp esaminare <strong>il</strong> proprio ruolo,<br />

riconsiderare la propria funzione, avendo presente che l’azione riven<strong>di</strong>cativa<br />

sarà comunque frenata dalla grande <strong>di</strong>mensione della pressione<br />

dei pensionati, dalla loro stratificazione che renderà comunque<br />

arduo un miglioramento economico sostanzioso, in termini <strong>di</strong> b<strong>il</strong>ancio.<br />

Il percorso congressuale consente <strong>di</strong> elaborare, con tutte le varianze <strong>di</strong><br />

pensiero possib<strong>il</strong>i, un’idea <strong>di</strong> sindacato, a partire dal modello in essere,<br />

considerando l’assise congressuale un laboratorio <strong>di</strong> proposte, un cantiere<br />

<strong>di</strong> possib<strong>il</strong>i elaborazioni, un luogo <strong>di</strong> confronto, un’occasione <strong>di</strong><br />

inclusione secondo lo spirito e la portata dell’umanesimo integrale.<br />

Progettare un modello <strong>di</strong> sindacato che consenta <strong>di</strong> formulare un’offerta<br />

politico-sindacale della popolazione anziana significa, in concre-<br />

60


PARTE II: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>FNP</strong>-<strong>CISL</strong><br />

to, definire la rete dei <strong>di</strong>ritti esigib<strong>il</strong>i, stab<strong>il</strong>ire cosa possa essere concepito<br />

come welfare, in<strong>di</strong>viduare la tipologia delle persone in <strong>di</strong>fficoltà,<br />

stab<strong>il</strong>ire uno strumento accettab<strong>il</strong>e <strong>di</strong> sicurezza sociale incentrato sull’idea<br />

stessa <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza.<br />

La Fnp, nella sua prospettiva futura, dovrà occuparsi sempre più delle<br />

vittime colpite dal declino del Paese in recessione che sta complessivamente<br />

e progressivamente invecchiando, rendendo i <strong>di</strong>ritti sempre più<br />

frag<strong>il</strong>i in cui i tagli <strong>di</strong> spesa pubblica hanno gli effetti più drammatici.<br />

Un sindacato che affronta con decisione quei temi sanitari e sociali che<br />

<strong>il</strong> governo ha <strong>di</strong>mostrato <strong>di</strong> non ritenere r<strong>il</strong>evanti, impegnandosi a<br />

smantellare i fon<strong>di</strong> nazionali e non attivando <strong>il</strong> principio della massima<br />

solidarietà.<br />

In un momento <strong>di</strong> crisi come l’attuale, quando i bisogni si espandono e le<br />

risorse si contraggono, la Fnp reclama la definizione delle regole, come i<br />

livelli essenziali richiesti da anni, e pretende <strong>di</strong> <strong>di</strong>scutere, negoziare e <strong>di</strong><br />

riposizionare una strategia con<strong>di</strong>visa <strong>di</strong> welfare sociale in senso lato.<br />

La rappresentanza degli anziani impone quin<strong>di</strong> alla Fnp un’azione costante<br />

e costruttiva per valorizzare “l’invecchiamento attivo”, vitale e<br />

<strong>di</strong>gnitoso in una società solidale, in quanto gli anziani debbono essere<br />

considerati come una ricchezza del Paese, sia dal punto <strong>di</strong> vista umano<br />

che nell’ottica del welfare fam<strong>il</strong>iare.<br />

Considerando l’esigenza <strong>di</strong> un vero patto fra le generazioni che si<br />

orienti verso un modello <strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo sostenib<strong>il</strong>e per una società più giusta<br />

occorrerà in futuro, in rapporto al nuovo scenario demografico,<br />

operare per una riprogettazione del modello <strong>di</strong> welfare, cui la Fnp pretende<br />

<strong>di</strong> apportare un contributo sostanziale <strong>di</strong> elaborazione e <strong>di</strong> partecipazione.<br />

Sul piano sindacale la Fnp, per la sua <strong>di</strong>mensione organizzativa e per<br />

la sua naturale vocazione confederale, affronta <strong>il</strong> congresso per la riaffermazione<br />

dei valori fondanti quali:<br />

• l’autonomia assoluta che non si riduca alla mera incompatib<strong>il</strong>ità e<br />

che sia <strong>il</strong> presupposto <strong>di</strong> una libertà concettuale, <strong>di</strong> azione, <strong>di</strong> valutazione<br />

e <strong>di</strong> posizione, in rapporto al contributo degli associati,<br />

escludendo forme esasperate <strong>di</strong> personalizzazione;<br />

61


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

• <strong>il</strong> riformismo quale atteggiamento verso <strong>il</strong> cambiamento per modellare<br />

una società a misura della persona e dei suoi <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza;<br />

• <strong>il</strong> pluralismo essendo nella tra<strong>di</strong>zione cislina inconcepib<strong>il</strong>e la concezione<br />

dell’uomo solo al comando e la devianza del pensiero unico;<br />

• la democrazia come metodo <strong>di</strong> costruzione della <strong>di</strong>rigenza in<br />

un’organizzazione veramente conten<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e che esclude la cooptazione<br />

e la tra<strong>di</strong>zione nepotista;<br />

• l’ascolto e l’inclusione come strumento per rendere l’organizzazione<br />

improntata all’accoglienza e alla solidarietà;<br />

• la vertenzialità come metodo e come scopo per migliorare la qualità<br />

della vita ed <strong>il</strong> rapporto relazionale;<br />

• la tutela come strategia <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa dei <strong>di</strong>ritti esigib<strong>il</strong>i e come mezzo<br />

<strong>di</strong> confronto con le istituzioni e le controparti negoziali;<br />

• <strong>il</strong> collegamento con <strong>il</strong> 3° settore ed <strong>il</strong> volontariato come modelli <strong>di</strong><br />

vita e <strong>di</strong> collaborazione per <strong>il</strong> benessere della persona in una società<br />

libera.<br />

■ ❚ ❙ Dimensione sociale dell’anziano<br />

In campo politico e sociale l’uso del termine “gerontocrazia“ come causa<br />

<strong>di</strong> una società immob<strong>il</strong>e avversa al cambiamento, sembra delineare<br />

un’area marginale alla società civ<strong>il</strong>e, quasi una <strong>di</strong>mensione pre-politica<br />

<strong>di</strong> una “comunità <strong>di</strong> destino”, prossima all’invisib<strong>il</strong>ità sociale.<br />

Sarà perché molti hanno sperimentato lo “scivolo” verso <strong>il</strong> prepensionamento,<br />

per liberare posti <strong>di</strong> lavoro che sono scomparsi e che non sono<br />

andati ai giovani. Solo ora infatti si parla <strong>di</strong> scambio generazionale<br />

con gli anziani che vanno in par-time, lo Stato che paga i contributi,<br />

ed i giovani assunti in appren<strong>di</strong>stato. Ipotesi ancora da realizzare, nel<br />

contesto applicativo della riforma Fornero.<br />

Tuttavia molti <strong>di</strong> noi sono stati definiti i baby boomer, nati nel perio-<br />

62


PARTE II: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>FNP</strong>-<strong>CISL</strong><br />

do della ricostruzione postbellica, che coincise con <strong>il</strong> boom economico,<br />

dopo <strong>il</strong> quale arrivò la denatalità.<br />

Sul piano esistenziale beneficiamo comunque dell’aumento della longevità<br />

che aumenta gli anni <strong>di</strong> vita, ma <strong>di</strong> cui la società non sa bene<br />

che farsene, tranne, all’occorrenza, <strong>di</strong> affidarci lavori <strong>di</strong> cura e chiederci<br />

una sorta <strong>di</strong> surrogato <strong>di</strong> welfare, anzi la cultura dominante <strong>di</strong> tipo<br />

laicista sottolinea <strong>il</strong> peso dell’invecchiamento demografico sui conti<br />

pubblici ed economisti qualificati “stigmatizzano <strong>il</strong> fatto che abbiamo<br />

l’ar<strong>di</strong>re <strong>di</strong> non morire abbastanza presto dopo la pensione” (A. Alesina<br />

e F. Giavazzi).<br />

F. Rampini ricava l’insegnamento che “l’aspetto positivo quando si considera<br />

<strong>il</strong> fenomeno a livello in<strong>di</strong>viduale, connesso anche al miglioramento<br />

della salute, è vissuto in modo opposto come fenomeno collettivo”.<br />

In realtà stiamo conquistando una nuova età, che però, in termini <strong>di</strong><br />

contab<strong>il</strong>ità generale, viene considerata un peso, un fattore negativo in<br />

termini <strong>di</strong> finanza pubblica.<br />

Ebbene la Fnp, con la propria elaborazione politica e culturale, che si<br />

intende da sv<strong>il</strong>uppare anche nel percorso congressuale, si propone <strong>di</strong><br />

trasformare questa connotazione negativa in una “opportunità”, perché<br />

l’allungamento della vita umana, che d<strong>il</strong>ata l’anzianità, ci impegnerà a<br />

progettare un segmento importante <strong>di</strong> nuova vita e, per questa “ seconda<br />

età adulta” definire anche un nuovo ruolo nella società.<br />

Ma certo non si può perimetrare un’area demografica né un percorso<br />

valido per tutti.<br />

La sen<strong>il</strong>ità <strong>di</strong>stribuisce una molteplicità <strong>di</strong> fasi della vita che si sv<strong>il</strong>uppa<br />

tra un segmento, sempre più esteso, <strong>di</strong> esistenza attiva, da scoprire, da<br />

reinventare e da spendere, e un segmento finale, a <strong>di</strong>mensione variab<strong>il</strong>e,<br />

dove i bisogni crescono e le con<strong>di</strong>zioni esistenziali <strong>di</strong>ventano più ardue,<br />

in termini <strong>di</strong> assistenza, relazione e, in un tasso che tende a stab<strong>il</strong>izzarsi,<br />

in una delle varie forme <strong>di</strong> <strong>di</strong>sab<strong>il</strong>ità e\o <strong>di</strong> non autosufficienza.<br />

Intanto gli “anziani” sono <strong>di</strong>ventati un quarto della popolazione. Siamo<br />

anche una quota significativa e crescente del sindacato confederale.<br />

Abbiamo un nostro “futuro”, che si inquadra in quel futuro che vo-<br />

63


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

gliamo costruire per le generazioni, numericamente più sott<strong>il</strong>i, che vengono<br />

<strong>di</strong>etro <strong>di</strong> noi.<br />

Contrariamente a quello che i benpensanti ritengono, siamo riformisti<br />

e quin<strong>di</strong> votati a progettare e a realizzare <strong>il</strong> “cambiamento” e, se maturiamo<br />

la necessaria consapevolezza, possiamo ut<strong>il</strong>izzare <strong>il</strong> nostro peso<br />

sociale per spostare le politiche nella giusta <strong>di</strong>rezione.<br />

In sostanza se mettiamo a frutto le straor<strong>di</strong>narie energie <strong>di</strong> una generazione<br />

popolosa, generosa e solidale possiamo <strong>di</strong>ventare un motore strategico<br />

della rinascita del Paese, perché la generazione anziana si impegna<br />

con forza nei fenomeni sociali e culturali e perché siamo naturalmente<br />

pre<strong>di</strong>sposti a introdurre innovazioni sociali e a misurarci sperimentalmente<br />

negli st<strong>il</strong>i <strong>di</strong> vita, nelle occupazioni <strong>di</strong> varia natura che<br />

svolgiamo nell’invecchiamento attivo, nella famiglia, nella società.<br />

Questi brevi cenni sulla longevità coltivano l’intenzione <strong>di</strong> fare<br />

un’“operazione verità” che è in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>e per uscire dalla crisi con le<br />

priorità giuste.<br />

Ebbene <strong>il</strong> congresso della Fnp offre una visione <strong>di</strong> prospettiva, oltre la<br />

quoti<strong>di</strong>anità, che ci fa cogliere <strong>il</strong> senso dell’evoluzione sui lunghi perio<strong>di</strong>.<br />

Abbiamo registrato una d<strong>il</strong>atazione delle <strong>di</strong>suguaglianze nei red<strong>di</strong>ti e<br />

nei patrimoni, nella rete dei <strong>di</strong>ritti, nelle aspettative <strong>di</strong> ogni genere.<br />

L’impegno della Fnp dovrà sv<strong>il</strong>upparsi per fare regre<strong>di</strong>re le <strong>di</strong>scriminazioni<br />

in<strong>di</strong>viduali e collettive, generando una corretta visione dello sv<strong>il</strong>uppo<br />

e dell’interpretazione della società.<br />

Il valore della confederalità <strong>di</strong>venterà la leva per lavorare in <strong>di</strong>rezione<br />

della vera qualità della vita – salute, istruzione, <strong>di</strong>ritti – che sono collegati<br />

ai servizi collettivi ed ai beni comuni, quali fattori che interagiscono<br />

con la qualità dell’azione sindacale.<br />

Alla domanda su che fare del nostro futuro associativo dobbiamo avere<br />

<strong>il</strong> coraggio <strong>di</strong> non cercare solo soluzioni in<strong>di</strong>viduali, ma <strong>di</strong> riprogettare<br />

una Fnp che sappia trasformare gli associati in un grande cantiere<br />

collettivo per costruire una società più giusta ed accogliente, basata<br />

sui rapporti umani, che valorizzi la con<strong>di</strong>zione e la compartecipazione<br />

delle esperienze, cercando spazi nuovi, con la fantasia e l’energia per<br />

esplorare moderne soluzioni.<br />

64


■ ❚ ❙ Prove <strong>di</strong> solidarietà generazionale<br />

PARTE II: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>FNP</strong>-<strong>CISL</strong><br />

L’Italia, per effetto della recessione prolungata, si è arroccata su posizioni<br />

<strong>di</strong>fensive che, combinando stagnazione e declino socio-economico,<br />

<strong>di</strong>ventano fattori <strong>di</strong> freno rispetto al cambiamento, anche se <strong>il</strong> Censis<br />

nell’ultimo rapporto sottolinea la “forza <strong>di</strong> resistenza” quale con<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> sopravvivenza del Paese.<br />

La Fnp, nella composizione sociale che la caratterizza, colpita nel vivo<br />

della sua cifra associativa, avverte nella visione <strong>di</strong> futuro, in rapporto<br />

alla elaborazione affidata al congresso, una straziata inquietu<strong>di</strong>ne del<br />

meccanismo narrativo proprio <strong>di</strong> una forza riformista.<br />

Di conseguenza, nella riflessione posta alla base del confronto, ci troviamo<br />

sulla frontiera dei problemi che contano nella vita politica e sociale<br />

e r<strong>il</strong>anciamo <strong>il</strong> valore strategico della relazione intergenerazionale.<br />

In questo contesto la Fnp ha organizzato un grande “Festival delle Generazioni”,<br />

in Firenze, con grande successo <strong>di</strong> partecipazione <strong>di</strong> giovani,<br />

anziani e citta<strong>di</strong>ni, per promuovere la relazione tra generazioni più<br />

giovani e quelle più anziane, <strong>il</strong>lustrando la fallacia della presunta contrapposizione<br />

dei loro interessi e valori, nell’ottica comunque della loro<br />

conc<strong>il</strong>iazione da tradursi in una reale cooperazione <strong>di</strong> intenti e <strong>di</strong><br />

proiezioni operative verso <strong>il</strong> futuro.<br />

Il Festival, che ha innovato <strong>il</strong> metodo d’azione sindacale, nella sua<br />

proiezione più politica ha consentito <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare le linee portanti<br />

dell’iniziativa della Fnp basata sia sul rapporto fra generazioni e generi<br />

che sulla previsione <strong>di</strong> quanto accadrà domani.<br />

In concreto l’avvio del rapporto generazionale fra anziani e giovani,<br />

consente <strong>il</strong> confronto <strong>di</strong> due minoranze in progressiva espansione, deboli<br />

nella loro genesi, ma che dovranno esprimersi in modo sempre più<br />

incisivo, con un apporto qualificato <strong>di</strong> idee e <strong>di</strong> proposte, partecipando<br />

alle scelte che <strong>il</strong> Paese dovrà assumere per contribuire, nel superamento<br />

della crisi, a riavviare la crescita, l’occupazione, a consolidare la coesione<br />

sociale, combattendo le <strong>di</strong>suguaglianze e introducendo <strong>il</strong> valore<br />

dell’equità.<br />

65


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

Come è stato r<strong>il</strong>evato da fonti autorevoli l’Italia attuale non è un paese<br />

né per giovani né per anziani.<br />

La Fnp, per cambiare la prospettiva, si è caricata della responsab<strong>il</strong>ità <strong>di</strong><br />

lottare per <strong>il</strong> rinnovamento delle rappresentanze, per elaborare <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o<br />

collettivo delle linee strategiche dell’attività politico-sindacale, per<br />

partecipare alla riorganizzazione dello stato sociale con una particolare<br />

attenzione alla <strong>di</strong>sab<strong>il</strong>ità e alla povertà, per stimolare <strong>il</strong> ra<strong>di</strong>camento<br />

nel territorio e nelle comunità, per l’influenza sociale, attivando la concertazione<br />

e rafforzando <strong>il</strong> flusso <strong>di</strong> comunicazione.<br />

L’impostazione della Fnp, oltre ad affrontare i problemi dei giovani e<br />

degli anziani, oltre a partecipare in modo attivo alle forme <strong>di</strong> gestione<br />

delle comunità transgenerazionali, interpretando i bisogni crescenti<br />

e trovando soluzioni con risorse umane ed economiche, consente<br />

<strong>di</strong> rivitalizzare <strong>il</strong> valore civ<strong>il</strong>e delle istituzioni, ponendo la tematica<br />

della “buona politica” che presuppone <strong>il</strong> costruire insieme modelli<br />

<strong>di</strong> identità.<br />

Nel pluralismo delle posizioni culturali dei vari soggetti, la Fnp dovrà<br />

sv<strong>il</strong>uppare tra giovani e anziani un rapporto sempre più stretto e vivace,<br />

fondato sulla solidarietà e sul riconoscimento costruttivo dei caratteri<br />

originari delle reciproche aree <strong>di</strong> appartenenza.<br />

Per incrementare un sistema generazionale aperto, con capacità <strong>di</strong><br />

ascolto, occorre sv<strong>il</strong>uppare una progettualità adeguata alla complessità<br />

delle opzioni da affrontare.<br />

Questo obiettivo fondamentale richiede nella Fnp una presenza rinnovata,<br />

prossima ai citta<strong>di</strong>ni, capace <strong>di</strong> dare un senso concreto alla partecipazione,<br />

in grado <strong>di</strong> gestire un confronto permanente, nel quale gli<br />

anziani e i giovani possano costruire <strong>il</strong> comune futuro.<br />

■ ❚ ❙ Priorità ed emergenze<br />

Il trascorrere della crisi mette in luce che quanti dovrebbero provvedervi<br />

sembrano non avere alcuna sensib<strong>il</strong>ità per i problemi sociali né la<br />

66


PARTE II: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>FNP</strong>-<strong>CISL</strong><br />

cultura necessaria per interpretare i bisogni, le urgenze <strong>di</strong> chi, a fine<br />

corsa, nulla o poco possiede.<br />

La Fnp dovrà dare rappresentanza sociale, ricca <strong>di</strong> idee, <strong>di</strong> forza, <strong>di</strong> fantasia,<br />

<strong>di</strong> coraggio ad un’area <strong>di</strong> cui si colgono sempre meno i fermenti<br />

latenti, che pure esistono, in un momento <strong>di</strong> grave <strong>di</strong>sagio.<br />

La deriva <strong>di</strong>venta strutturale e segnala che tanti stanno scivolando verso<br />

lo spettro della povertà relativa, oltrepassando la soglia <strong>di</strong> chi va<br />

ammassandosi sull’orlo del precipizio.<br />

Il dato drammatico è rappresentato dal fatto che chi entra nel vortice<br />

della povertà, come risultanza della decrescita in<strong>di</strong>viduale e famigliare,<br />

ci rimane sempre più a lungo, adattandosi ad una situazione cronica.<br />

Se esaminiamo la composizione sociale <strong>di</strong> questo universo dolente ci<br />

ritroviamo una larga espressione dei percettori <strong>di</strong> pensioni basse o <strong>di</strong> limitata<br />

r<strong>il</strong>evanza, <strong>di</strong> tanti giovani, e meno giovani, in età lavorativa che<br />

hanno perso la speranza <strong>di</strong> un lavoro, <strong>di</strong> immigrati <strong>di</strong> lungo periodo<br />

espulsi dal mercato del lavoro.<br />

Nel complesso questa crescente quota <strong>di</strong> popolazione, che risulta priva<br />

<strong>di</strong> ancora <strong>di</strong> salvezza, deve prendere atto <strong>di</strong> uno stato sociale lab<strong>il</strong>e<br />

e tendenzialmente poco sostenib<strong>il</strong>e nel me<strong>di</strong>o periodo, deve constatare<br />

l’esaurirsi dell’azione <strong>di</strong> sostegno delle autonomie locali prodotta<br />

da risorse sempre più scarse che incidono sui servizi, sulle prestazioni,<br />

sulle tariffe, sulla rincorsa alle emergenze, sul fenomeno della<br />

povertà.<br />

Partendo da questo f<strong>il</strong>o conduttore la Fnp si avvicina al congresso con<br />

alcune precise priorità, essenziali per avviare un processo <strong>di</strong> ascolto e<br />

accompagnamento delle frag<strong>il</strong>ità andato ben oltre la <strong>di</strong>mensione della<br />

solidarietà episo<strong>di</strong>ca.<br />

M<strong>il</strong>ioni <strong>di</strong> pensionati stanno pagando un prezzo altissimo colpiti dagli<br />

effetti della crisi e dalle misure del rigore finanziario per cui <strong>di</strong>venta essenziale<br />

la tutela del recupero del potere d’acquisto delle pensioni, superando<br />

<strong>il</strong> blocco della rivalutazione, per consentire agli anziani <strong>di</strong><br />

conservare un’adeguata qualità della vita.<br />

Questa esigenza si colloca nel me<strong>di</strong>o periodo nel quadro della riforma<br />

fiscale, che deve riequ<strong>il</strong>ibrare <strong>il</strong> prelievo tributario, ri<strong>di</strong>stribuire la ric-<br />

67


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

chezza prodotta, rendere percettib<strong>il</strong>e la progressività dell’onere fiscale,<br />

razionalizzare, con criterio equitativo, l’insieme delle deduzioni e detrazioni,<br />

e parificando la fascia esente dei pensionati con i lavoratori<br />

<strong>di</strong>pendenti.<br />

Per questo obiettivo complessivo la determinazione della Fnp sarà totale,<br />

qualificando e riposizionando <strong>il</strong> proprio ruolo nell’azione <strong>di</strong> superamento<br />

della crisi e riavviando, a regime un nuovo modello sociale più<br />

equo e solidale, basato anche sul rispetto dei pensionati che “hanno<br />

versato i contributi e pagato le tasse fino all’ultimo centesimo”.<br />

Un ulteriore impegno strategico della Fnp dovrà essere rivolto contro <strong>il</strong><br />

tentativo <strong>di</strong> smantellare lo stato sociale, come esito della mancanza <strong>di</strong><br />

risorse quando in realtà non si conosce quanto costa davvero, come<br />

funziona nella <strong>di</strong>aspora regionale, quali tagli sta veramente subendo <strong>il</strong><br />

welfare per coprire sprechi e <strong>di</strong>sfunzioni.<br />

Per la Fnp non può essere messa in <strong>di</strong>scussione la sostenib<strong>il</strong>ità del <strong>di</strong>ritto<br />

alla salute dei citta<strong>di</strong>ni nè può essere ipotizzata la privatizzazione<br />

del Ssn, tanto meno può essere accolta una soluzione <strong>di</strong> restaurazione<br />

dello stato sociale prodotta autoritariamente ed in solitu<strong>di</strong>ne dalle istituzioni<br />

pertinenti.<br />

La scelta <strong>di</strong> fondo consiste nella valorizzazione dell’universalismo del<br />

sistema poiché senza una visione strategica complessiva e con<strong>di</strong>visa sarà<br />

<strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e uscire dal guado delle <strong>di</strong>suguaglianze.<br />

Le <strong>di</strong>fficoltà sono sotto gli occhi del Paese, rispetto ai danni prodotti dai<br />

tagli lineari. Il costo dell’intervento socio-sanitario è crescente, mentre<br />

l’insieme dei Fon<strong>di</strong> è insufficiente, per non parlare della inesistenza del<br />

Fondo per la non autosufficienza.<br />

Gli osservatori più attenti riconoscono che bisogna razionalizzare, scegliere<br />

oculatamente, senza compromettere la qualità e l’efficacia dei<br />

servizi.<br />

L’invecchiamento della popolazione che grava sulla sostenib<strong>il</strong>ità del sistema<br />

richiede <strong>di</strong> ripristinare gli interventi in prevenzione, che possono<br />

dare risultati enormi, anche in termini economici.<br />

Ma poiché i risultati si vedono nel lungo termine per investire in prevenzione<br />

ci vuole coraggio e senso del bene comune.<br />

68


PARTE II: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>FNP</strong>-<strong>CISL</strong><br />

Sbagliano coloro che ritengono che la prevenzione, allungando la vita<br />

delle persone, incida sul carico complessivo delle patologie, implicando<br />

che la vita <strong>di</strong> un anziano abbia sempre meno valore.<br />

Invece <strong>il</strong> risultato delle attività <strong>di</strong> prevenzione aggiunge anni <strong>di</strong> buona<br />

salute comprimendo le patologie verso le età più avanzate, aprendo un<br />

percorso virtuoso verso un sistema <strong>di</strong> stato sociale più equo e più giusto.<br />

Un sistema che, in definitiva, produce benefici per l’in<strong>di</strong>viduo, per la<br />

società nel suo complesso, creando aspetti <strong>di</strong> produttività, <strong>di</strong> occupazione,<br />

<strong>di</strong> impatto sulla crescita economica e sociale del Paese.<br />

La Fnp pretende in ogni caso <strong>di</strong> partecipare, con <strong>il</strong> senso ed <strong>il</strong> prestigio<br />

della propria rappresentanza, a riprogettare <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o ed <strong>il</strong> contenuto del<br />

welfare state del prossimo futuro.<br />

69


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

70


■ ❚ ❙ Risorse economiche e gestione amministrativa<br />

L’assise congressuale del 2009 e l’assemblea <strong>di</strong> Riccione del 2011 avevano<br />

sancito l’importanza che l’attività della Federazione, in termini<br />

<strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo delle politiche e dell’azione sindacale, presupponesse un<br />

impegno <strong>di</strong> risorse finanziarie sempre più crescente e significativo.<br />

È indubbio, infatti, come una solida politica economica in<strong>di</strong>rizzata a<br />

migliorare e razionalizzare la nostra presenza sul territorio e “dare<br />

gambe forti” alle strategie in<strong>di</strong>viduate dagli organismi, costituisca una<br />

base formidab<strong>il</strong>e ed eticamente imprescin<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e in quell’ottica <strong>di</strong> piena<br />

tutela e rappresentanza dei pensionati alla quale si è sempre ispirata –<br />

e sempre più vuole ispirarsi in chiave futura – la Fnp-Cisl.<br />

Vale sempre la pena sottolineare, cioè, quanto <strong>il</strong> concetto <strong>di</strong> “etica amministrativa”<br />

debba essere una vera e propria pietra angolare per la nostra<br />

Organizzazione tanto oggi, quanto per <strong>il</strong> prossimo futuro. Un futuro,<br />

è bene ricordarlo, che appare incerto e gravato ancora dagli effetti<br />

perniciosi <strong>di</strong> una crisi economica che attanaglia <strong>il</strong> Paese e, in particolar<br />

modo, le maglie più deboli del suo tessuto sociale: <strong>di</strong>soccupati, giovani<br />

inoccupati e pensionati.<br />

Ora più che mai, quin<strong>di</strong>, <strong>il</strong> contributo economico associativo che gli<br />

iscritti versano alla Fnp, a fronte anche <strong>di</strong> sacrifici e rinunce, rappresenta<br />

un segnale <strong>di</strong> fiducia e <strong>di</strong> aspettativa nei nostri confronti che non<br />

potrà essere assolutamente <strong>di</strong>satteso e che richiederà quell’impegno forte<br />

<strong>di</strong> risorse che poco sopra era stato richiamato e che dovrà essere sempre<br />

più orientato verso <strong>il</strong> conseguimento degli obiettivi riven<strong>di</strong>cativi e<br />

sempre meno verso la “gestione or<strong>di</strong>naria” delle strutture.<br />

<strong>Oggi</strong>domani anziani, n. 1 2013<br />

Schede-guida<br />

per <strong>il</strong> <strong>di</strong>battito congressuale<br />

71


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

In tal senso, quest’ultimo quadriennio ha visto già avviarsi, o comunque<br />

consolidarsi, percorsi virtuosi e buone prassi che dovranno essere<br />

rafforzati ancora <strong>di</strong> più nei prossimi anni per garantire un’amministrazione<br />

delle risorse quanto mai efficace, trasparente e rigorosa.<br />

In quest’ottica appare dunque inelu<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e rafforzare <strong>il</strong> ruolo <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento<br />

ed in<strong>di</strong>rizzo che la nostra Federazione deve esercitare sulle<br />

strutture <strong>di</strong> propria competenza, con particolare riferimento a quello rivestito<br />

dalle Fnp regionali nei confronti <strong>di</strong> quelle territoriali.<br />

Resta, comunque, confermata la funzione statutaria <strong>di</strong> controllo amministrativo<br />

a tutti i livelli della Fnp Nazionale.<br />

L’obiettivo <strong>di</strong> una gestione economica che risponda a criteri <strong>di</strong> rigorosità<br />

massima in un quadro <strong>di</strong> comportamenti univoci, in quanto coor<strong>di</strong>nati<br />

e verificati, non potrà, tuttavia, essere efficacemente perseguito<br />

senza insistere anche sulla strada della valorizzazione dei Collegi dei<br />

Sindaci, garantendo, in tal senso, che almeno i Presidenti appartengano<br />

alla categoria dei professionisti iscritti all’albo dei revisori.<br />

Anche la funzione <strong>di</strong> verifica contab<strong>il</strong>e esercitata dai Collegi dovrà,<br />

cioè, concorrere al raggiungimento <strong>di</strong> una condotta amministrativa<br />

ispirata a criteri <strong>di</strong> grande omogeneità a tutti i livelli oltreché, ovviamente,<br />

<strong>di</strong> assoluta ottemperanza delle normative e, proprio per tale motivo,<br />

sarà opportuno favorire la massima sinergia ed <strong>il</strong> costante collegamento<br />

tra i Collegi delle varie strutture.<br />

In quest’ottica potrebbe essere presa in considerazione l’idea <strong>di</strong> prevedere<br />

che <strong>il</strong> Presidente del Collegio regionale sia al tempo stesso quello dei<br />

Collegi territoriali <strong>di</strong> competenza. Ciò comporterebbe anche un risparmio<br />

<strong>di</strong> risorse, visti i costi relativi agli onorari dei revisori iscritti all’albo.<br />

Il raggiungimento dell’omogeneità amministrativa, infine, sarà in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>e<br />

anche su un piano squisitamente procedurale e contab<strong>il</strong>e per<br />

arrivare in tempi brevi alla realizzazione del b<strong>il</strong>ancio consolidato della<br />

Federazione ed alla certificazione <strong>di</strong> quest’ultimo.<br />

In tal senso sembra, quin<strong>di</strong>, non più rinviab<strong>il</strong>e l’adozione della IV <strong>di</strong>rettiva<br />

Cee per la stesura dei b<strong>il</strong>anci che agevolerebbe significativamente <strong>il</strong><br />

processo <strong>di</strong> armonizzazione allineando contestualmente l’Organizzazione<br />

a standard europei già adottati da tempo in molti altri ambiti.<br />

72


■ ❚ ❙ Coor<strong>di</strong>namento femmin<strong>il</strong>e<br />

PARTE II: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>FNP</strong>-<strong>CISL</strong><br />

Il Coor<strong>di</strong>namento femmin<strong>il</strong>e, in merito alla decisa e necessaria riorganizzazione<br />

della Cisl, che interesserà sia la Confederazione che le Categorie,<br />

con<strong>di</strong>vide le analisi gli in<strong>di</strong>rizzi e le proposte espresse dal Segretario<br />

generale E. Bonfanti nel Consiglio Generale del 30 Ottobre u.s.<br />

Ritiene, che ripensare <strong>il</strong> sindacato per renderlo più adeguato e rispondente<br />

ad una società ra<strong>di</strong>calmente mo<strong>di</strong>ficata e in continua trasformazione,<br />

comporti un impegno collettivo con<strong>di</strong>viso ed importante, finalizzato<br />

al r<strong>il</strong>ancio <strong>di</strong> una consolidata e innovativa Federazione.<br />

Una Federazione confederale, fortemente coinvolta dai problemi delle<br />

giovani generazioni, <strong>di</strong> prossimità e <strong>di</strong> risposta alle esigenze e ai bisogni<br />

essenziali dei pensionati propri iscritti e degli anziani in generale.<br />

<strong>Pensionati</strong> e anziani ai quali, la crisi in atto, ha peggiorato ulteriormente<br />

le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita.<br />

In parecchie realtà territoriali vanno risolte anche le <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>i compatib<strong>il</strong>ità<br />

finanziarie e rafforzati i servizi che rappresentano un problema<br />

da risolvere.<br />

Anche le Donne del Coor<strong>di</strong>namento, in merito alla riorganizzazione, intendono<br />

dare un loro apporto e si rendono <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>i ad una più significativa<br />

presenza e coinvolgimento in ciascuno dei livelli organizzativi,<br />

a partire dalle Leghe.<br />

Sarà molto ut<strong>il</strong>e, nella programmazione e gestione dei tempi e degli<br />

orari delle attività Fnp, considerare anche <strong>il</strong> bisogno <strong>di</strong> conc<strong>il</strong>iazione<br />

prevalente nelle donne, onde evitare <strong>il</strong> rischio che alcune abbandonino<br />

ed altre non si rendano <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>i.<br />

Se tale esigenza non venisse considerata, si rischierebbe un ritardo culturale<br />

e organizzativo.<br />

Le donne, a nostro avviso, vanno considerate una realtà concretamente<br />

integrata e i loro ruoli e funzioni, chiaramente definiti, rispettati e<br />

sostenuti in ciascuno dei Territori.<br />

Le pari opportunità culturalmente e politicamente rappresentano un<br />

passo avanti e non una sofferta concessione.<br />

73


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

Le <strong>di</strong>versità, infatti, non sono un limite ma una ricchezza da riconoscere<br />

e valorizzare.<br />

Negarle significherebbe non riconoscere l’identità del genere.<br />

Vanno combattuti tutti gli stereotipi ancora presenti che spesso inducono<br />

a preferire, per i livelli <strong>di</strong> responsab<strong>il</strong>ità, le figure masch<strong>il</strong>i.<br />

Va continuato l’impegno per rafforzare la cultura della complementarietà<br />

tra i generi e <strong>il</strong> rispetto dei <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> ciascuno <strong>di</strong> essi, in quanto fattori<br />

<strong>di</strong> democrazia.<br />

Il Coor<strong>di</strong>namento, per essere massimamente funzionale ed efficace rispetto<br />

alle aspettative, agli obiettivi e alle politiche della Federazione,<br />

ha bisogno d’essere da tutti con<strong>di</strong>viso, valorizzato e sostenuto nella<br />

realizzazione degli impegni affidatigli.<br />

La formazione sindacale, che ha fortemente arricchito <strong>il</strong> bagaglio culturale,<br />

politico e organizzativo delle donne, rimane fondamentale anche<br />

per <strong>il</strong> recupero e l’integrazione delle <strong>di</strong>fferenti esperienze, oltre che finalizzata<br />

a migliorare le competenze funzionali al ruolo e all’innovazione.<br />

Serve recuperare qualche ritardo nell’in<strong>di</strong>viduazione e selezione delle<br />

risorse umane da impegnare per avere Coor<strong>di</strong>natrici: motivate, <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>i<br />

e sindacalmente attrezzate.<br />

L’in<strong>di</strong>viduazione della coor<strong>di</strong>natrice dovrebbe compiersi con tempestività,<br />

e ciò potrebbe comportare l’ut<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> una collaborazione anche<br />

con le altre categorie per meglio <strong>di</strong>sporre della conoscenza dei quadri<br />

femmin<strong>il</strong>i pensionan<strong>di</strong> o neo pensionati.<br />

Il rapporto della Coor<strong>di</strong>natrice con i componenti della Segreteria ha bisogno<br />

d’essere una costante necessaria.<br />

L’assenza <strong>di</strong> tale fattiva collaborazione, spesso dovuta all’insufficienza<br />

della comunicazione e in qualche realtà anche al mancato coinvolgimento<br />

alle iniziative, contiene <strong>il</strong> rischio che <strong>il</strong> Coor<strong>di</strong>namento sia un’isola<br />

e quin<strong>di</strong> privo <strong>di</strong> quella integrazione e funzionalità con<strong>di</strong>visa in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>i<br />

e funzionali ai risultati.<br />

La Coor<strong>di</strong>natrice ha bisogno <strong>di</strong> conoscere le decisioni della Segreteria,<br />

inerenti l’attività e i progetti, per assim<strong>il</strong>arli e per poter concorrere, con<br />

l’apporto delle donne, alla loro realizzazione.<br />

74


PARTE II: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>FNP</strong>-<strong>CISL</strong><br />

È pertanto ut<strong>il</strong>e co<strong>di</strong>ficare le modalità necessarie per rendere la scelta<br />

percorrib<strong>il</strong>e in ogni realtà territoriale.<br />

È inoltre importante, a nostro avviso, che la Coor<strong>di</strong>natrice presenzi ai<br />

confronti della Fnp con le amministrazioni locali ed è in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>e<br />

che riporti, in particolar modo in occasione della pre<strong>di</strong>sposizione delle<br />

piattaforme, i problemi specifici delle donne che, se irrisolti, sono problemi<br />

anche delle famiglie e della comunità.<br />

Si ricordano solo i più significativi:<br />

• la maggiore e prolungata debolezza economica del Paese, con l’insufficiente<br />

adeguamento delle pensioni in rapporto al costo della<br />

vita, impoverisce singoli e famiglie, in particolare coloro le cui<br />

pensioni sono già povere;<br />

• <strong>il</strong> taglio delle risorse da assegnare ai servizi socio-assistenziali, oltre<br />

ad esporre all’insicurezza e al <strong>di</strong>sagio le persone colpite, aumenta<br />

in misura insostenib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> carico <strong>di</strong> cura, senza assegnarle<br />

alcun riconoscimento o spazi <strong>di</strong> sollievo;<br />

• la solitu<strong>di</strong>ne legata alla maggiore longevità delle donne, con<br />

quanto ne consegue sul piano dell’esclusione sociale e dell’isolamento<br />

relazionale, continua ad aumentare;<br />

• persistono e si ampliano le <strong>di</strong>verse patologie sanitarie, troppo<br />

spesso trascurate dalla prevenzione o mal curate anche nella loro<br />

specificità <strong>di</strong> genere;<br />

• <strong>il</strong> maggior <strong>numero</strong> <strong>di</strong> anni <strong>di</strong> mancata autonomia delle donne, con<br />

le inadeguate assistenze, spesso comporta aggravamento, depressione,<br />

cronicità e induce al sofferto ricovero in Istituti <strong>di</strong> assistenza. Ricovero<br />

<strong>di</strong>venuto <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e a causa dei costi economici proibitivi;<br />

• si accentua, anche a causa della crisi, la maggiore esposizione ad<br />

episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> violenza <strong>di</strong> vario tipo, sia da parte <strong>di</strong> delinquenti comuni,<br />

non <strong>di</strong> rado <strong>di</strong> personale <strong>di</strong> strutture socio-assistenziali, ma<br />

anche da parte <strong>di</strong> fam<strong>il</strong>iari.<br />

Quando le loro con<strong>di</strong>zioni sanitarie sono buone, le donne continuano<br />

ad essere <strong>il</strong> perno della famiglia nella gestione della casa, nella cura del<br />

75


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

coniuge, dei figli, dei nipoti e nell’attività <strong>di</strong> assistenza e cura dei genitori<br />

gran<strong>di</strong> vecchi non più autonomi.<br />

Tali impegni, quando totalizzanti e privi dei servizi <strong>di</strong> sostegno, sono<br />

fortemente gravosi e spesso conducono ad una vera e propria compromissione<br />

della salute.<br />

Le donne de<strong>di</strong>cate all’assistenza, non realizzano i progetti personali<br />

lungamente coltivati e rinviati. Tali progetti avrebbero la necessità d’essere<br />

sod<strong>di</strong>sfatti al fine <strong>di</strong> consentire un invecchiamento attivo, sereno<br />

e libero.<br />

Nella prospettiva del rinnovamento organizzativo c’è uno spazio nei<br />

Coor<strong>di</strong>namenti, in aggiunta a quello politico, attualmente previsto, da<br />

svolgere nei servizi e nella collaborazione con l’Anteas. Tale spazio può<br />

riempirsi con <strong>il</strong> rafforzamento <strong>di</strong> programmi e progetti <strong>di</strong> proselitismo<br />

e con iniziative plurime: culturali, ricreative, psicomotorie e attraverso<br />

esperienze <strong>di</strong> recupero scolastico e <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento a partire dall’uso<br />

<strong>di</strong> internet.<br />

Tali opportunità sono oltretutto favorenti la socializzazione e la trasmissione<br />

delle competenze, dei saperi e delle professionalità.<br />

Altre iniziative, aperte al Territorio, possono rafforzarsi in<strong>di</strong>rizzandole<br />

alla tutela della salute, del benessere e andrebbero realizzate con percorsi<br />

<strong>di</strong> educazione all’alimentazione, ai consumi, ai sani st<strong>il</strong>i <strong>di</strong> vita,<br />

attraverso la pratica della prevenzione e delle cure.<br />

L’invecchiamento attivo, per realizzarsi pienamente, deve coltivare e<br />

praticare anche i rapporti e gli scambi con le giovani generazioni costruendo,<br />

in tal modo, ponti che uniscano insieme esperienze, storie,<br />

memorie, progetti e aspettative, al fine <strong>di</strong> una maggiore conoscenza,<br />

solidarietà reciproca e in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>e integrazione.<br />

Un problema <strong>di</strong> cui la Fnp da sempre si è fatta carico attraverso stu<strong>di</strong>,<br />

ricerche e denunce, è quello della lotta alla violenza su anziani, donne<br />

e minori che si esprime nei <strong>di</strong>versi ambiti <strong>di</strong> vita: famiglia, strutture socio-sanitarie<br />

e società.<br />

Del problema della violenza le donne intendono fare una ragione <strong>di</strong><br />

particolare impegno, con progetti e interventi mirati in ogni singola<br />

realtà.<br />

76


Fondamentale è instaurare anche un rapporto con la scuola per contribuire<br />

all’educazione, alla parità tra i generi e le generazioni.<br />

Le riflessioni e le proposte fin qui espresse riguardano essenzialmente<br />

aspetti ed ambiti specifici e operativi del Coor<strong>di</strong>namento. C’è però la<br />

piena consapevolezza che la necessaria riorganizzazione del sindacato,<br />

con quanto la dovrà caratterizzare, comporterà ulteriori scelte: culturali,<br />

politiche e sociali e interventi organizzativo-strutturali <strong>di</strong> significativa<br />

portata.<br />

Le linee guida e gli in<strong>di</strong>rizzi confederali e soprattutto categoriali, favoriranno<br />

<strong>il</strong> percorso <strong>di</strong> realizzazione e ulteriori proposte e sperimentazioni<br />

locali saranno ut<strong>il</strong>i al rafforzamento degli impegni e al perseguimento<br />

degli obiettivi a partire dal proselitismo.<br />

Nel compiersi degli accorpamenti e della conseguente riduzione del <strong>numero</strong><br />

dei <strong>di</strong>rigenti – che sono notoriamente figure prevalentemente masch<strong>il</strong>i<br />

– e nel prendere atto dell’aumento al 30% minimo delle can<strong>di</strong>date<br />

e delle elette negli organismi, compiuta dalla Cisl e dalla Fnp, temiamo<br />

permanga comunque <strong>il</strong> rischio che si riducano con i ruoli gli<br />

spazi <strong>di</strong> impegno e <strong>di</strong> assegnazione, <strong>di</strong> responsab<strong>il</strong>ità alle donne.<br />

Tale rischio potrà essere superato se ciascuna persona impegnata sarà<br />

ut<strong>il</strong>izzata nei ruoli più consoni ai bisogni della Federazione e al miglior<br />

ut<strong>il</strong>izzo delle professionalità possedute e <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>ità offerte.<br />

■ ❚ ❙ Formazione<br />

PARTE II: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>FNP</strong>-<strong>CISL</strong><br />

Il sistema formativo della Fnp è, da tempo, improntato a criteri <strong>di</strong> decentramento<br />

e sussi<strong>di</strong>arietà, quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> articolazione su più livelli (nazionale,<br />

regionale, territoriale), con l’obiettivo <strong>di</strong> favorire una crescita<br />

sindacale e culturale continua, cap<strong>il</strong>lare, <strong>di</strong> tutto <strong>il</strong> gruppo <strong>di</strong>rigente.<br />

La funzione della formazione nella Federazione è certamente strategica<br />

vista anche la necessità <strong>di</strong> supportare i <strong>di</strong>rigenti già impegnati nell’organizzazione<br />

e <strong>di</strong> formare “al ruolo” quelli neo eletti, spesso provenienti<br />

da esperienze sindacali assolutamente <strong>di</strong>verse da quella della Fnp.<br />

77


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

È proprio guardando ai nuovi <strong>di</strong>rigenti che vogliamo pensare ad una<br />

formazione capace <strong>di</strong> essere sempre più un valido strumento al servizio<br />

della politica dei quadri e del ricambio generazionale <strong>di</strong> questi ultimi,<br />

fisiologicamente insito e statutariamente sancito nella nostra Federazione.<br />

In altre parole <strong>il</strong> rapporto tra formazione ed organizzazione dovrà essere<br />

quanto mai stretto ed ogni struttura sarà chiamata a rappresentare le<br />

proprie specificità territoriali anche attraverso la promozione e gestione<br />

<strong>di</strong> attività formative autonomamente pensate e definite, sebbene all’interno<br />

<strong>di</strong> un quadro nazionale <strong>di</strong> riferimento.<br />

Un sistema formativo a rete così inteso, perché funzioni, ha però bisogno<br />

che, in prospettiva, si consoli<strong>di</strong>no maggiormente modalità, strumenti<br />

e risorse umane quali:<br />

1) Continuità (con riferimento alle iniziative ed alla partecipazione):<br />

le iniziative formative alimentano e consolidano appren<strong>di</strong>menti e<br />

consapevolezza <strong>di</strong> ruolo quanto più sono parte <strong>di</strong> progetti formativi<br />

articolati nel tempo ed in<strong>di</strong>rizzati a destinatari ben in<strong>di</strong>viduati<br />

in funzione dell’incarico, della motivazione, della continuità<br />

operativa.<br />

2) Raccordo/coor<strong>di</strong>namento tra i livelli formativi: la rete formativa<br />

funziona se l’autonomia delle strutture si inquadra, come si <strong>di</strong>ceva<br />

poc’anzi, in un contesto nazionale <strong>di</strong> riferimento, cioè in una<br />

politica formativa generale con<strong>di</strong>visa ed efficace, quin<strong>di</strong> propulsiva<br />

<strong>di</strong> progetti con essa coerenti, oltreché attenti alle caratteristiche<br />

locali.<br />

Al tempo stesso <strong>il</strong> livello nazionale può trarre spunti preziosi dalle<br />

esperienze locali e <strong>di</strong>ventare, anche attraverso la gestione <strong>di</strong><br />

strumenti tecnologicamente innovativi ed al passo con i tempi (videoconferenze,<br />

spazi de<strong>di</strong>cati on-line, forum, ecc.) un momento <strong>di</strong><br />

scambio e <strong>di</strong> conoscenza, tra le <strong>di</strong>verse strutture, della varietà della<br />

proposta formativa nel suo complesso. Tale scambio non dovrebbe<br />

essere spora<strong>di</strong>co, ma <strong>di</strong>ventare sistematico al fine <strong>di</strong> promuovere<br />

e sv<strong>il</strong>uppare una formazione nella quale ogni livello organizzativo<br />

possa riconoscersi e alla quale possa, al tempo stesso,<br />

portare ed avere un valido contributo.<br />

78


PARTE II: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>FNP</strong>-<strong>CISL</strong><br />

3) Valutazione della formazione: la valutazione, riferita al processo<br />

formativo complessivamente inteso (dall’analisi dei bisogni formativi<br />

alla verifica finale) e non alla sola conclusione dell’evento<br />

<strong>di</strong>dattico come verifica <strong>di</strong> gra<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> un corso da parte dei partecipanti,<br />

dovrà essere sempre più potenziata.<br />

In una prospettiva più ampia, che consideri realmente i processi<br />

formativi parte integrante dei contesti organizzativi, sarà importante<br />

fare valutazione della formazione nel lungo periodo, per ricercare<br />

le concrete ricadute organizzative delle conoscenze implementate<br />

in occasione dei corsi, ovvero per attivare le adeguate contromisure<br />

laddove tali ricadute non venissero riscontrate.<br />

4) Ruolo dei formatori: la formazione in senso generale ed ancora <strong>di</strong><br />

più quella Fnp non può prescindere da queste figure a cui è chiesto<br />

<strong>di</strong> “tradurre” in attività <strong>di</strong>dattiche efficaci le politiche formative<br />

in<strong>di</strong>viduate dalla <strong>di</strong>rigenza ai vari livelli. L’obiettivo, dunque, è<br />

quello <strong>di</strong> valorizzare sempre più i gruppi <strong>di</strong> formatori già impegnati<br />

sul territorio, favorendo anche lo scambio <strong>di</strong> esperienze maturate<br />

da questi ultimi nelle varie realtà in modo che <strong>di</strong>ventino patrimonio<br />

dell’organizzazione nel suo complesso e non soltanto <strong>di</strong><br />

una singola struttura.<br />

In questo contesto la formazione dei formatori assume grande r<strong>il</strong>evanza<br />

soprattutto per quanto concerne i momenti <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento<br />

ed aggiornamento sulle metodologie <strong>di</strong>dattiche da adottare<br />

successivamente nelle aule formative.<br />

5) Sinergie: in ambito formativo appare più che mai necessario dotarci<br />

<strong>di</strong> gruppi <strong>di</strong> esperti/ricercatori della formazione, senza con<br />

ciò ledere o rinunciare ai rapporti <strong>di</strong> collaborazione con la Confederazione<br />

e con <strong>il</strong> “mondo Cisl” che già in atto stanno producendo<br />

iniziative comuni oltremodo interessanti soprattutto sul versante<br />

delle politiche sociali (osservatorio sulle politiche sociali).<br />

Anche in un’ottica <strong>di</strong> potenziamento del proselitismo sarà necessario<br />

sv<strong>il</strong>uppare specifiche sinergie formative con tutta l’area dei<br />

servizi Cisl nonché con l’Anteas.<br />

79


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

Sui contenuti della formazione, resterà opportuno concentrare l’attenzione<br />

e gli impegni in sede <strong>di</strong>dattica sulle seguenti aree tematiche:<br />

• la concertazione e la vertenzialità territoriale. La formazione deve<br />

garantire strumenti per una più omogenea e qualificata attività<br />

concertativa partendo dalle tecniche <strong>di</strong> analisi del territorio e dei<br />

bisogni;<br />

• la crescita organizzativa della Federazione e lo sv<strong>il</strong>uppo della sua<br />

presenza sul territorio;<br />

• <strong>il</strong> proselitismo;<br />

• la formazione per i nuovi <strong>di</strong>rigenti che entrano in Federazione (politica<br />

dei quadri);<br />

• la comunicazione;<br />

• la riforma del sistema fiscale;<br />

• la riforma del sistema <strong>di</strong> welfare;<br />

• le politiche previdenziali e pensionistiche;<br />

• la già citata formazione dei formatori;<br />

• l’intergenerazionalità.<br />

Su tutte queste tematiche la Federazione nel suo complesso ha già realizzato,<br />

negli ultimi quattro anni, moltissimi corsi che, proprio nel rispetto<br />

del sistema formativo a rete, hanno maggiormente riguardato,<br />

per quanto concerne <strong>il</strong> livello nazionale, la nuova <strong>di</strong>rigenza, i quadri<br />

femmin<strong>il</strong>i ed i formatori (unitamente alla realizzazione <strong>di</strong> momenti <strong>di</strong>dattico-seminariali<br />

sempre più specifici e “ <strong>di</strong> prospettiva” per la <strong>di</strong>rigenza<br />

regionale), mentre le strutture regionali e territoriali si sono in<br />

prevalenza concentrate su iniziative de<strong>di</strong>cate allo sv<strong>il</strong>uppo organizzativo<br />

ed al proselitismo oltreché, ovviamente, alla concertazione ed alla<br />

vertenzialità locale.<br />

Ripartendo da questi contenuti e attraverso <strong>il</strong> processo <strong>di</strong> riorganizzazione<br />

che si definirà in sede Congressuale, si potrà delineare un rapporto<br />

(nuovo) del sindacalista concertatore con gli iscritti e con la citta<strong>di</strong>nanza.<br />

Da qui una necessaria ed efficace azione nell’ambito del nuovo siste-<br />

80


PARTE II: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>FNP</strong>-<strong>CISL</strong><br />

ma della rappresentanza locale che “richiede” <strong>di</strong> attrezzare ed arricchire<br />

<strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o <strong>di</strong> competenze della nuova figura del Dirigente Fnp. Lo scenario<br />

<strong>di</strong> maggior intervento è rappresentato dagli spazi <strong>di</strong> concertazione che<br />

si sono prefigurati su <strong>numero</strong>si e svariati ambiti <strong>di</strong> intervento con possib<strong>il</strong>i<br />

vantaggi in termini <strong>di</strong> potenziamento del ruolo negoziale del Sindacato<br />

<strong>Pensionati</strong> attraverso l’azione dei suoi <strong>di</strong>rigenti territoriali che porti<br />

alla, per noi fondamentale, ricerca del consenso. Abbiamo già visto che,<br />

pur agendo un ruolo fortemente caratterizzato dalla<br />

• promozione, non è automatica la relazione tra l’azione sindacale<br />

nelle politiche territoriali ed <strong>il</strong> ritorno <strong>di</strong> immagine e delega. Di<br />

conseguenza sarà necessario anche:<br />

• porci quale “ufficio informazioni” per la citta<strong>di</strong>nanza riguardo ai<br />

servizi, oggi poco conosciuti da chi non ne sia <strong>di</strong>retto fruitore, <strong>di</strong>mostrandoci<br />

in grado <strong>di</strong> saper in<strong>di</strong>rizzare la domanda presente sul<br />

territorio;<br />

• essere interfaccia del citta<strong>di</strong>no presso i servizi, ut<strong>il</strong>izzando le nostre<br />

competenze ampie e non mirate a piccole fette <strong>di</strong> “mercato”<br />

come invece accade per la gran parte degli altri attori;<br />

• raccogliere la protesta, sempre vivace in riferimento alle inefficienze,<br />

traducendola celermente in soluzioni concertate o, quantomeno,<br />

in in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> percorsi tesi al miglioramento del vivere<br />

sociale dei pensionati e della comunità.<br />

Per raggiungere questi traguar<strong>di</strong> si rende, dunque, necessaria una grande<br />

motivazione iniziale, un valido progetto culturale ed una più forte<br />

specializzazione che ci consenta <strong>di</strong> rendere visib<strong>il</strong>e e fruib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> risultato<br />

della nostra azione. Pertanto un’attenzione formativa particolare dovrà<br />

essere rivolta ai <strong>di</strong>rigenti ed ai m<strong>il</strong>itanti impegnati in ambito locale<br />

attraverso efficaci momenti <strong>di</strong> “formazione <strong>di</strong> base” promossi e coor<strong>di</strong>nati<br />

dalle Fnp Regionali ed erogati da quelle Territoriali.<br />

In quest’ottica <strong>il</strong> corso <strong>di</strong> formazione <strong>di</strong> base deve, dunque, rappresentare<br />

un momento motivazionale (coscienza del sé sindacale per un efficace<br />

agire organizzativo), <strong>di</strong> partecipazione alla vision della Fnp-Cisl,<br />

nel quale implementare elementi specifici <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento, contenuti,<br />

metodologia e strumenti formativi.<br />

81


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

In altri termini ci si pone come “obiettivo” quello <strong>di</strong> mob<strong>il</strong>itare nei partecipanti<br />

forti motivazioni che, partendo dal consolidamento del sentimento<br />

<strong>di</strong> adesione alla Fnp-Cisl, li porti a rendersi parte attiva per la<br />

<strong>di</strong>ffusione del nostro modello sindacale e ad essere convinti sostenitori<br />

delle buone ragioni della Cisl nelle azioni <strong>di</strong> tutela dei pensionati. Un<br />

obiettivo ambizioso e, al tempo stesso, una strada da percorrere fino in<br />

fondo, per offrire ai quadri ed ai m<strong>il</strong>itanti impegnati localmente un’opportunità<br />

<strong>di</strong> crescita e <strong>di</strong> riflessione sul loro ruolo sindacale, mai come<br />

oggi fondamentale per la nostra Organizzazione.<br />

■ ❚ ❙ Organizzazione, proselitismo, tesseramento<br />

IL CONTESTO DI RIFERIMENTO<br />

Negli ultimi mesi, <strong>il</strong> <strong>di</strong>battito intercorso nella Fnp, si è incentrato sull’andamento<br />

politico e sociale del nostro Paese e sulle problematiche ad<br />

esso correlate.<br />

Prendendo atto <strong>di</strong> come la crisi economica globale stia cambiando rapidamente<br />

<strong>il</strong> mondo, si osserva che l’Italia stessa, investita da una profonda<br />

recessione economica, politica e sociale mo<strong>di</strong>fica con estrema rapi<strong>di</strong>tà<br />

concetti che fino a pochi anni fa sembravano immutab<strong>il</strong>i. Cambiano<br />

l’economia, i partiti, e più in generale la società. Ciò impone una<br />

riflessione su un cambiamento anche da parte del Sindacato.<br />

Sulla base <strong>di</strong> quanto scaturito dalle assemblee Regionali e dall’Assemblea<br />

Nazionale <strong>di</strong> Riccione, dunque, emerge un quadro in cui l’ipotesi<br />

<strong>di</strong> Federalismo e le previste mo<strong>di</strong>fiche delle Province e dei Comuni,<br />

(specie quelli piccoli sui quali, anche se <strong>il</strong> Governo ha rimandato<br />

<strong>il</strong> provve<strong>di</strong>mento già da alcuni mesi, alcune Regioni legiferano<br />

creando nuove strutture sovra comunali <strong>di</strong> secondo livello, dette<br />

unioni o associazioni <strong>di</strong> comuni, con accorpamenti <strong>di</strong> servizi, anche<br />

tributari e tariffari) evidenziano la necessità <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re <strong>il</strong> tema<br />

inerente al riposizionamento politico-organizzativo della Federazione<br />

in rapporto a questi nuovi scenari socio-economici ed istituzionali<br />

del Paese che rendono gli attuali assetti dell’Organizzazione non<br />

82


PARTE II: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>FNP</strong>-<strong>CISL</strong><br />

più del tutto funzionali alla sua crescita ed alla sua efficace presenza<br />

sul territorio.<br />

È, infatti, necessario che l’articolazione delle nostre strutture territoriali<br />

e <strong>di</strong> base sia simmetrica alle Istituzioni politiche, valutando, quin<strong>di</strong>,<br />

in modo particolare, se gli ambiti <strong>di</strong>strettuali, intercomunali o zonali riflettano,<br />

o debbano riflettere in futuro, le “aggregazioni o associazioni<br />

comunali”. Ciò ferma restando la necessità <strong>di</strong> un cap<strong>il</strong>lare presi<strong>di</strong>o anche<br />

a livello comunale nonché nelle aree citta<strong>di</strong>ne me<strong>di</strong>o- gran<strong>di</strong>, che<br />

presentano molti margini per un incremento delle adesioni.<br />

TERRITORIO E STRUTTURE DI BASE<br />

Se questa sembra essere la strada maestra, vi è, allora, una evidente esigenza<br />

<strong>di</strong> avere strutture <strong>di</strong> base effettivamente efficaci ed efficienti in termini<br />

<strong>di</strong> vertenzialità e servizi. Strutture <strong>di</strong> base, quin<strong>di</strong>, sempre più rappresentative<br />

ed affidate alla conduzione <strong>di</strong> una <strong>di</strong>rigenza adeguatamente<br />

preparata e qualificata, a fianco della quale occorrerà, comunque, continuare<br />

a presi<strong>di</strong>are cap<strong>il</strong>larmente <strong>il</strong> territorio. Ciò comporterà la definitiva<br />

valorizzazione della figura del delegato <strong>di</strong> base quale vero e proprio punto<br />

<strong>di</strong> riferimento per ogni iscritto o potenziale iscritto. Un delegato <strong>di</strong> base<br />

non più considerato come mero “operatore”, ma come figura sindacale<br />

capace <strong>di</strong> dare risposte ai bisogni reali, <strong>di</strong> convogliare i citta<strong>di</strong>ni verso<br />

servizi della Cisl e in grado <strong>di</strong> rappresentare, nell’ambito della struttura <strong>di</strong><br />

base <strong>di</strong> cui fa parte, le esigenze del territorio <strong>di</strong> propria competenza.<br />

Per dare piena valorizzazione al delegato <strong>di</strong> base, si immagina nel prossimo<br />

futuro un percorso congressuale più snello che tuttavia possa favorire<br />

la partecipazione attiva dei delegati alle istanze congressuali territoriale,<br />

regionale e nazionale, anche con la prospettiva <strong>di</strong> entrare a far<br />

parte degli organi statutari, non solo del livello territoriale ma anche <strong>di</strong><br />

quello regionale e nazionale. In questo quadro è necessario da parte <strong>di</strong><br />

tutte le strutture traguardare le percentuali <strong>di</strong> rappresentanza dei delegati<br />

<strong>di</strong> base previsti dai regolamenti congressuali recentemente approvati<br />

dal Consiglio Generale della Cisl e della Fnp.<br />

È necessaria, altresì, una attenta riflessione sull’attuale organizzazione<br />

delle strutture <strong>di</strong> base, che sempre meno dovranno essere connotate da<br />

gruppi <strong>di</strong>rigenti cristallizzati e che invece sempre più dovranno essere<br />

83


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

aperte all’inserimento <strong>di</strong> nuovi quadri <strong>di</strong>rigenti <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>i ad impegnarsi,<br />

adeguatamente selezionati nonché capaci <strong>di</strong> leggere i bisogni<br />

delle comunità locali e <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nare, d’intesa con le Fnp territoriali, la<br />

contrattazione sociale locale.<br />

Una attenta riflessione occorre, altresì, sugli attuali meccanismi congressuali<br />

delle strutture <strong>di</strong> base e sulle relative modalità organizzative<br />

in atto previste dallo Statuto e dal regolamento <strong>di</strong> attuazione della Fnp.<br />

Oltre a quanto sopra detto, al fine <strong>di</strong> perseguire una migliore armonizzazione<br />

dell’attività e dei costi ai vari livelli, appare evidente coor<strong>di</strong>narsi<br />

a quanto previsto dalla Confederazione in termini <strong>di</strong> riassetti territoriali<br />

e regionali.<br />

Sempre in funzione <strong>di</strong> una presenza efficace sul territorio e <strong>di</strong> una <strong>di</strong>rigenza<br />

sempre più preparata e pronta a gestire <strong>il</strong> cambiamento, si riba<strong>di</strong>sce<br />

la funzione chiave della formazione permanente, sia per chi è<br />

chiamato a compiti prettamente politici, sia per chi svolge funzioni tecniche<br />

comunque strategiche per l’organizzazione. Ciò presuppone anche<br />

un più proficuo ut<strong>il</strong>izzo degli strumenti messi a <strong>di</strong>sposizione a livello<br />

nazionale, quali ad esempio l’Osservatorio sulla Contrattazione.<br />

PROSELITISMO, CATEGORIE E SERVIZI, RISORSE ECONOMICHE<br />

La riorganizzazione della presenza sul territorio e dei gruppi <strong>di</strong>rigenti<br />

poco sopra richiamate, nella misura in cui conseguiranno una più efficace<br />

azione <strong>di</strong> tutela collettiva laddove i bisogni della gente maggiormente<br />

si esplicano, dovrà avere come fine ultimo un proselitismo che<br />

sia sempre più realizzato in prima persona dalla Federazione in ambito<br />

locale (comuni, associazioni <strong>di</strong> comuni, province, asl, ecc.). Questo<br />

obiettivo dovrà essere perseguito anche attraverso meccanismi <strong>di</strong> premialità<br />

a vantaggio <strong>di</strong> <strong>di</strong>rigenti e m<strong>il</strong>itanti particolarmente attivi nella<br />

produzione <strong>di</strong> deleghe.<br />

Nell’ambito del potenziamento del proselitismo si ritiene necessario ed<br />

urgente riflettere sul ruolo del Sistema Servizi Cisl ed in particolare del<br />

patronato Inas che sta attraversando una non fac<strong>il</strong>e fase <strong>di</strong> contrazione<br />

delle <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>ità finanziarie e <strong>di</strong> conseguente ri<strong>di</strong>mensionamento<br />

della presenza sul territorio, con inevitab<strong>il</strong>i negative ripercussioni sulle<br />

84


PARTE II: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>FNP</strong>-<strong>CISL</strong><br />

prestazioni <strong>di</strong> tutela in<strong>di</strong>viduale e <strong>di</strong> sottoscrizione <strong>di</strong> deleghe.<br />

Questa non fac<strong>il</strong>e situazione deve essere affrontata attraverso <strong>il</strong> non più<br />

rinviab<strong>il</strong>e processo <strong>di</strong> integrazione <strong>di</strong> tutti i Servizi Cisl, con una presenza<br />

concentrata in se<strong>di</strong> uniche e con una “cabina <strong>di</strong> regia” confederale<br />

a livello regionale.<br />

Con particolare riferimento all’Inas, inoltre, si auspica un sempre maggiore<br />

riconoscimento da parte <strong>di</strong> quest’ultimo del ruolo degli Agenti sociali<br />

come soggetti produttori <strong>di</strong> pratiche e deleghe in prima persona ed<br />

in grado, quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong> sopperire alle eventuali carenze <strong>di</strong> personale da parte<br />

del patronato, <strong>di</strong> rispondere alla crescente domanda <strong>di</strong> informazioni<br />

“non statisticab<strong>il</strong>i” da parte degli utenti e <strong>di</strong> supportare, in ultima analisi,<br />

tutto <strong>il</strong> sistema servizi Cisl nell’azione <strong>di</strong> arginamento della d<strong>il</strong>agante<br />

proliferazione <strong>di</strong> altri patronati (ma, in alcune realtà, anche <strong>di</strong><br />

Caf) sul territorio.<br />

In altre parole è opportuno che venga posta sotto la giusta luce la funzione<br />

in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>e della Fnp nell’ambito della gestione e dell’attività<br />

dei Servizi, funzione che si estrinseca sia me<strong>di</strong>ante l’attività <strong>di</strong> risorse<br />

umane de<strong>di</strong>cate, come gli Agenti sociali ed i recapitisti (remunerati dalla<br />

Federazione), sia attraverso la <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>ità che la Federazione mette<br />

in campo in termini <strong>di</strong> se<strong>di</strong>, attrezzature per ufficio, attività <strong>di</strong> accoglienza<br />

degli utenti, ecc. sostenendo un enorme sforzo economico. Uno<br />

sforzo economico che, sempre <strong>di</strong> più nel prossimo futuro, dovrà essere<br />

vincolato a progetti specifici e con<strong>di</strong>visi legati allo sv<strong>il</strong>uppo dei servizi<br />

e, soprattutto, del proselitismo.<br />

Per quanto riguarda i servizi alla persona offerti <strong>di</strong>rettamente dalla Fnp,<br />

pur confermando la vali<strong>di</strong>tà delle attuali coperture assicurative o convenzioni,<br />

sarà necessario riflettere su come allargare la gamma delle agevolazioni<br />

ai pensionati, non solo con interventi <strong>di</strong> carattere nazionale,<br />

ma anche con analoghe iniziative da intraprendere a livello regionale e<br />

territoriale, nella convinzione questo tipo <strong>di</strong> tutela in<strong>di</strong>viduale possa incidere<br />

positivamente sulla qualità sociale ed economica dei pensionati.<br />

In tema <strong>di</strong> proselitismo non deve essere affievolita, ma anzi rafforzata<br />

la volontà <strong>di</strong> instaurare, più che in passato, rapporti proficui <strong>di</strong> collaborazione<br />

con le categorie dei lavoratori <strong>di</strong>pendenti. Ciò dovrà costituire<br />

una priorità ed occorrerà rinnovare le intese già esistenti con mol-<br />

85


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

te strutture verticali vincolandone sempre <strong>di</strong> più l’attività a progetti<br />

specifici nei luoghi <strong>di</strong> lavoro, che vedano impegnati quadri della Fnp<br />

nella preziosa opera <strong>di</strong> coinvolgimento del pensionando in modo da favorirne<br />

la naturale continuità associativa. Ciò, anche per affermare<br />

compiutamente <strong>il</strong> valore della confederalità. È fondamentale, in questo<br />

senso, ut<strong>il</strong>izzare al meglio l’anagrafe dei soci delle categorie costituita<br />

dalla Cisl che deve essere messa in rete, anche con quella dei servizi al<br />

fine <strong>di</strong> favorire un più agevole contatto del lavoratore che si appresta<br />

alla quiescenza.<br />

Una particolare attenzione dovrà essere posta alla gestione del Tesseramento,<br />

che dovrà essere sempre più trasparente nell’ottica <strong>di</strong> una Federazione<br />

realmente rappresentativa, anche alla luce della necessaria certificazione<br />

degli iscritti che, sempre più, viene messa al centro del <strong>di</strong>battito<br />

interno ed esterno all’organizzazione<br />

Appare chiaro, in ultima analisi, che i nuovi assetti organizzativi, <strong>il</strong><br />

conseguente ripensamento della gestione dei gruppi <strong>di</strong>rigenti ed <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ancio<br />

dei servizi siano momenti fondamentali da affrontare anche in<br />

un’ottica <strong>di</strong> ottimizzazione delle risorse a <strong>di</strong>sposizione della Fnp, le<br />

quali, in una fase <strong>di</strong> inevitab<strong>il</strong>e contrazione dei pensionamenti per effetto<br />

delle recenti riforme introdotte nel Paese e, quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong> corrispondenti<br />

minori potenzialità <strong>di</strong> tesseramento in concomitanza della quiescenza,<br />

dovranno essere gestite con sempre maggiore oculatezza. Anche<br />

per queste ragioni, quin<strong>di</strong>, sembra quanto mai opportuno perseguire<br />

l’obiettivo <strong>di</strong> garantire in ogni struttura, a partire dalle Fnp Territoriali,<br />

la presenza <strong>di</strong> collegi sindacali sempre più autorevoli e competenti<br />

e che prevedano l’iscrizione all’albo dei revisori almeno dei Presidenti<br />

dei Collegi.<br />

RISORSA DONNA<br />

Per ciò che riguarda <strong>il</strong> ruolo della risorsa femmin<strong>il</strong>e nella Federazione,<br />

è evidente la necessità che <strong>il</strong> Coor<strong>di</strong>namento Donne si riappropri <strong>di</strong> quel<br />

ruolo storico – per <strong>il</strong> quale era nato – <strong>di</strong> “strumento” atto a garantire<br />

la valorizzazione delle <strong>di</strong>rigenti donne nell’organizzazione, ciò affinché<br />

esse, in prospettiva, possano sempre più fornire, anche all’interno delle<br />

Segreterie ai vari livelli, un valido contributo <strong>di</strong> progettualità politi-<br />

86


ca <strong>di</strong> carattere generale, sebbene accompagnata dalla consueta attenzione<br />

a quella “<strong>di</strong> genere”. Ovviamente anche per ciò che concerne la<br />

“la risorsa donna”, sarà necessario conseguire pienamente in tutte le<br />

strutture le percentuali <strong>di</strong> rappresentanza previste dai regolamenti Congressuali.<br />

STATUTO E REGOLAMENTO<br />

Una riflessione, infine, dovrà essere de<strong>di</strong>cata allo Statuto e al Regolamento<br />

<strong>di</strong> attuazione Fnp per rendere entrambi più funzionali alle sfide<br />

che attendono in futuro l’organizzazione ed alla necessità <strong>di</strong> adeguare<br />

le strategie ai poco sopra richiamati mutamenti sociali, economici, politici<br />

ed istituzionali che già da tempo caratterizzano l’intero pianeta e,<br />

conseguentemente, <strong>il</strong> nostro Paese. In questo senso grande attenzione<br />

da parte <strong>di</strong> tutte le strutture dovrà essere posta alla pre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong><br />

proposte <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>fica dello Statuto coerenti con le linee <strong>di</strong> politica organizzativa<br />

fin qui richiamate.<br />

■ ❚ ❙ Politiche fiscali<br />

INTRODUZIONE<br />

PARTE II: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>FNP</strong>-<strong>CISL</strong><br />

L’Italia, dal punto <strong>di</strong> vista fiscale, è <strong>il</strong> Paese europeo nel quale le pensioni<br />

sono assoggettate al maggiore prelievo e questo è confermato da<br />

<strong>numero</strong>se indagini. Infatti, i pensionati italiani godono <strong>di</strong> un assegno<br />

che, al netto della tassazione, risulta del 15% inferiore alla me<strong>di</strong>a europea,<br />

in considerazione dello squ<strong>il</strong>ibrio esistente che non trova riscontro<br />

negli altri paesi europei: circa un terzo del gettito Irpef grava<br />

sulle spalle dei pensionati.<br />

Quest’anomalia, tutta italiana, con<strong>di</strong>ziona negativamente anche <strong>il</strong> raffronto<br />

con gli altri paesi europei sulla sostenib<strong>il</strong>ità della spesa previdenziale<br />

e, persino, sulle forme del suo finanziamento.<br />

Il progetto <strong>di</strong> riforma fiscale deve tenere maggiormente conto della tipologia<br />

delle famiglie dei pensionati: monored<strong>di</strong>to, monocomponente<br />

87


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

(persone sole) e situazioni <strong>di</strong> particolari frag<strong>il</strong>ità come quelle <strong>di</strong> persone<br />

non autosufficienti, vedove e pensionati con trattamenti minimi,<br />

persone che percepiscono pensioni talmente basse da rendere <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e<br />

affrontare i costi della vita quoti<strong>di</strong>ana.<br />

Chie<strong>di</strong>amo, pertanto, un alleggerimento del carico fiscale e l’adozione<br />

<strong>di</strong> misure mirate al sostegno dei red<strong>di</strong>ti, per una ritrovata equità.<br />

Seguono le schede sui singoli argomenti.<br />

■ IRPEF<br />

La riduzione della prima aliquota Irpef (23%).<br />

■ No Tax Area<br />

L’equiparazione della detrazione per red<strong>di</strong>to da pensione a quella da lavoro<br />

<strong>di</strong>pendente (no tax area), da 7.500 ad 8.000 euro.<br />

■ Incapienti<br />

L’istituzione <strong>di</strong> un’imposta negativa, me<strong>di</strong>ante l’erogazione <strong>di</strong> una somma<br />

annua a favore degli incapienti che, a causa della scarsità <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to<br />

imponib<strong>il</strong>e, non possono usufruire delle detrazioni fiscali e del recupero<br />

del ticket per visite specialistiche e me<strong>di</strong>cine.<br />

■ Detrazioni per <strong>il</strong> coniuge a carico<br />

L’aumento della detrazione per <strong>il</strong> coniuge a carico.<br />

■ Limite <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to per <strong>il</strong> coniuge a carico<br />

L’innalzamento del limite <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to per essere considerato a carico, attualmente<br />

fermo a 2.840,51 euro che andrebbe equiparato all’importo<br />

del trattamento minimo Inps ed in<strong>di</strong>cizzato annualmente.<br />

■ Detrazioni e deduzioni<br />

La revisione del sistema delle detrazioni e delle deduzioni, agendo con<br />

particolare attenzione a favore delle persone, sole o a carico, portatrici<br />

<strong>di</strong> gravi han<strong>di</strong>cap.<br />

A tal proposito, devono essere rivalutate le attuali agevolazioni fiscali<br />

per i “non-autosufficienti”.<br />

88


■ Carta dei servizi fiscali<br />

Ai fini della semplificazione del sistema tributario e del rapporto tra fisco<br />

e citta<strong>di</strong>ni, si richiede l’istituzione <strong>di</strong> una “carta dei servizi fiscali”<br />

che consenta l’accesso alla posizione in<strong>di</strong>viduale.<br />

■ IMU<br />

A seguito dell’introduzione dell’Imu sulla prima casa, è stata prevista<br />

una detrazione base pari a 200 euro ed una aggiuntiva <strong>di</strong> 50 euro per<br />

ogni figlio <strong>di</strong> età fino a 26 anni (maggiorazione che non può superare<br />

i 400 euro), requisito irr<strong>il</strong>evante per <strong>il</strong> nucleo fam<strong>il</strong>iare degli over 65.<br />

Pertanto, le famiglie dei pensionati oltre a pagare per intero la nuova tassa<br />

sulla casa, si vedono aumentare <strong>il</strong> prelievo fiscale anche a seguito dell’aumento<br />

della tassazione locale sull’Irpef e della nuova tassa rifiuti (Res)<br />

e, infine, subiscono anche <strong>il</strong> blocco della perequazione per gli anni 2012<br />

e 2013 per le pensioni <strong>di</strong> importo mens<strong>il</strong>e superiore a 1.405,05 euro.<br />

Chie<strong>di</strong>amo, quin<strong>di</strong>, a favore dei pensionati l’introduzione <strong>di</strong> una detrazione<br />

dell’Imu sulla prima casa in relazione al red<strong>di</strong>to.<br />

■ Patrimoniale<br />

L’introduzione <strong>di</strong> una nuova tassazione sui gran<strong>di</strong> patrimoni mob<strong>il</strong>iari<br />

e immob<strong>il</strong>iari.<br />

■ Lotta all’evasione<br />

Il proseguimento della lotta all’evasione e all’elusione fiscale con l’affinamento<br />

e l’inasprimento degli strumenti già in vigore e l’introduzione<br />

<strong>di</strong> nuove misure.<br />

■ ❚ ❙ Politiche previdenziali<br />

POTERE D’ACQUISTO DELLE PENSIONI<br />

PARTE II: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>FNP</strong>-<strong>CISL</strong><br />

R<strong>il</strong>anciare incisivi interventi a sostegno del potere d’acquisto <strong>di</strong> tutte le<br />

pensioni, fortemente eroso dall’elevata pressione fiscale e da un inadeguato<br />

meccanismo <strong>di</strong> rivalutazione, che non tiene conto del continuo<br />

aumento del costo della vita, della sanità, dei servizi, dei prezzi e delle<br />

89


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

tariffe. Questo è confermato dal fatto che dal 1992 ad oggi le pensioni<br />

hanno perso <strong>il</strong> 30% circa del loro potere d’acquisto.<br />

Per effetto del DLGS 503/92 anche la Corte Costituzionale si è pronunciata<br />

nel merito; infatti, in queste decisioni è precisato che l’adeguamento<br />

del trattamento pensionistico non è imposto dalla Costituzione,<br />

ma dalla legge che sancisce esclusivamente la necessità <strong>di</strong> ancorare le<br />

pensioni alle variazioni del costo della vita. Definito questo aspetto, la<br />

stessa Corte non manca tra le altre cose <strong>di</strong> sottolineare come la natura<br />

<strong>di</strong> retribuzione <strong>di</strong>fferita delle pensioni debba assicurare al pensionato<br />

ed alla sua famiglia una esistenza libera e <strong>di</strong>gnitosa, aggiungendo inoltre<br />

che, l’allungamento della vita dei citta<strong>di</strong>ni e la conseguente estensione<br />

del periodo <strong>di</strong> go<strong>di</strong>mento della prestazione previdenziale, costituisce<br />

l’unica fonte <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to, rendendo ancora più effettiva l’esigenza<br />

<strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare modalità che garantiscano concretamente <strong>il</strong> mantenimento<br />

del potere d’acquisto nel corso degli anni.<br />

PER QUESTO CHIEDIAMO:<br />

Il ripristino della in<strong>di</strong>cizzazione per tutte le pensioni.<br />

Ad oggi l’art. 24 del D.L. n. 201/2011, conv. in L. n. 214/2011, prevede<br />

<strong>il</strong> blocco della rivalutazione per le pensioni superiori a tre volte <strong>il</strong> trattamento<br />

minimo, con la norma <strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a, per <strong>il</strong> biennio 2012-<br />

2013.<br />

Salvaguardare <strong>il</strong> potere d’acquisto delle pensioni attraverso l’applicazione<br />

del meccanismo IPCA (in<strong>di</strong>ce prezzi al consumo armonizzato),<br />

già in atto per salari e retribuzioni, in sostituzione <strong>di</strong> quello attuale che<br />

prende a riferimento <strong>il</strong> paniere Istat desensib<strong>il</strong>izzato.<br />

Le <strong>di</strong>fficoltà economiche e finanziarie della nostra collettività sono ben<br />

note a tutti e sussiste la consapevolezza che <strong>il</strong> problema dei pensionati<br />

è uno dei tanti che dovrà essere affrontato dal Governo. Un fatto è<br />

certo: una moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> pensionati ha <strong>il</strong> giusto titolo per non essere<br />

trascurata e accantonata e dunque poter ambire non solo ad una pensione<br />

adeguata, ma anche al mantenimento <strong>di</strong> tale situazione nel corso<br />

degli anni.<br />

90


PARTE II: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>FNP</strong>-<strong>CISL</strong><br />

SOMMA AGGIUNTIVA – QUATTORDICESIMA MENSILITÀ<br />

Altro strumento ut<strong>il</strong>e per <strong>il</strong> recupero del potere <strong>di</strong> acquisto delle pensioni<br />

è l’estensione della quattor<strong>di</strong>cesima mens<strong>il</strong>ità, introdotta dalla L.<br />

n. 127/2007, art. 5, grazie all’incisivo intervento del Sindacato.<br />

Questo importante intervento ha rappresentato un’innovazione nell’ambito<br />

della contrattazione sindacale, ottenendo che non solo la logica<br />

assistenziale, ma anche quella contributiva incidesse, anche se per<br />

un minimo, al miglioramento economico dei pensionati più bisognosi.<br />

Inoltre, per la prima volta, un <strong>numero</strong> importante <strong>di</strong> pensionati, soprattutto<br />

donne, ha ottenuto <strong>il</strong> riconoscimento del beneficio sulla base<br />

della effettiva contribuzione versata e non è stato con<strong>di</strong>zionato dal red<strong>di</strong>to<br />

del coniuge<br />

Ricor<strong>di</strong>amo che la normativa riguarda i pensionati a partire dai 64 anni<br />

<strong>di</strong> età e con red<strong>di</strong>ti propri fino ad una volta e mezzo <strong>il</strong> trattamento<br />

minimo. Il beneficio è legato all’anzianità contributiva e la somma è<br />

rapportata su tre fasce, <strong>di</strong>fferenziate tra <strong>di</strong>pendenti ed autonomi.<br />

Fermo restando che dal 2008 ad oggi l’importo della somma aggiuntiva<br />

è rimasto invariato, con una notevole per<strong>di</strong>ta del suo valore, riba<strong>di</strong>amo<br />

l’importanza della norma come strumento <strong>di</strong> contrattazione sulla<br />

rivalutazione delle pensioni più basse.<br />

SEPARAZIONE PREVIDENZA-ASSISTENZA<br />

Ancora oggi rimane irrisolto <strong>il</strong> problema della separazione tra previdenza<br />

ed assistenza con r<strong>il</strong>evanti conseguenze negative; la commistione tra<br />

le predette voci comporta delle r<strong>il</strong>evanti conseguenze, in primis, nei b<strong>il</strong>anci<br />

economici degli Enti Previdenziali, con <strong>il</strong> risultato <strong>di</strong> una spesa<br />

previdenziale accresciuta in maniera vistosa e non corrispondente alla<br />

effettiva realtà pensionistica Italiana, <strong>il</strong> tutto a danno dei pensionati.<br />

Ulteriore considerazione della mancata separazione tra previdenza ed<br />

assistenza è anche quella che comporta la scarsa valorizzazione della<br />

previdenza, in generale, come frutto della contribuzione da lavoro.<br />

Ed infatti, oggi assistiamo ad un effetto “forbice” tra le prestazioni previdenziali<br />

ed assistenziali, per cui l’importo <strong>di</strong> un trattamento assistenziale<br />

viene ad essere superiore rispetto a quello previdenziale, liquida-<br />

91


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

to a seguito <strong>di</strong> una contribuzione minima ma pur sempre effettiva. Occorre,<br />

quin<strong>di</strong>, garantire al trattamento derivante da lavoro quella <strong>di</strong>gnità<br />

sua propria, rispetto alle prestazioni assistenziali, così come<br />

espressamente previsto dall’art. 38 della Costituzione.<br />

Chie<strong>di</strong>amo, pertanto, un intervento volto a dare valore e significato alla<br />

pensione come salario <strong>di</strong>fferito che eviti quel senso <strong>di</strong> frustrazione<br />

degli interessati, destinato a crescere sempre più in mancanza <strong>di</strong> provve<strong>di</strong>menti<br />

correttivi.<br />

PREVIDENZA COMPLEMENTARE<br />

La previdenza complementare è stata tra<strong>di</strong>ta da tutti i governi e i parlamenti<br />

susseguitisi che non hanno mai affrontato concretamente la<br />

costruzione della famosa “seconda gamba” previdenziale, ossia quella<br />

complementare, che dovrebbe riportare <strong>il</strong> sistema ad un livello accettab<strong>il</strong>e<br />

<strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio socio-esistenziale per le generazioni presenti e future.<br />

Infatti è noto che, tra meno <strong>di</strong> 30 anni, chi andrà in pensione, dovrà<br />

accontentarsi <strong>di</strong> sopravvivere col 47 per cento dell’ultima retribuzione.<br />

Insomma, la previdenza integrativa si è inceppata. E così, la<br />

quantità <strong>di</strong> risorse gestite dai fon<strong>di</strong> complementari è ancora lontana<br />

dagli obiettivi <strong>di</strong> partenza. Ma sono le nuove generazioni a mancare<br />

all’appello. Per i giovani, infatti, <strong>il</strong> limitato sv<strong>il</strong>uppo della previdenza<br />

integrativa non <strong>di</strong>pende tanto da un problema <strong>di</strong> bassa contribuzione,<br />

quanto da una limitata adesione in<strong>di</strong>viduale. Da parte del nostro sindacato<br />

non ci si è certo limitati alla contemplazione passiva del quadro<br />

negativo. Pertanto occorre mettere mano subito ad un lavoro capace<br />

<strong>di</strong> far capire ai giovani l’importanza dei fon<strong>di</strong> previdenziali complementari.<br />

Riteniamo dunque necessario un suo r<strong>il</strong>ancio attraverso interventi specifici,<br />

mirati alla riduzione delle aliquote fiscali per renderla maggiormente<br />

vantaggiosa rispetto agli altri fon<strong>di</strong> presenti sul mercato.<br />

È altresì in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>e un’azione <strong>di</strong> proselitismo cap<strong>il</strong>lare ut<strong>il</strong>izzando<br />

tutti i canali informativi (comunicazioni, marketing, ecc.) ed un maggiore<br />

coinvolgimento del Patronato. Il fatto che, ad oggi, la previdenza<br />

complementare non riesca a decollare <strong>di</strong>pende anche da una <strong>di</strong>ffusa in-<br />

92


PARTE II: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>FNP</strong>-<strong>CISL</strong><br />

sensib<strong>il</strong>ità in materia ed una eccessiva frammentazione dei fon<strong>di</strong> categoriali.<br />

Anche su questo versante, la Fnp attraverso le proprie strutture<br />

presenti sul territorio potrebbe contribuire a ridurne <strong>il</strong> <strong>di</strong>vario alla luce<br />

anche dell’impegno assunto verso i giovani con <strong>il</strong> patto intergenerazionale.<br />

Portare avanti con la Cisl, congiuntamente con le categorie,<br />

una strategia complessiva in grado <strong>di</strong> gettare le basi per un definitivo<br />

r<strong>il</strong>ancio della previdenza integrativa, alla pari degli altri Paesi della Ue.<br />

DEROGHE PREVISTE DAL D.LGS. 503/92<br />

L’Inps, sulla base <strong>di</strong> un parere ufficioso del Ministero del Lavoro, non<br />

riconosce la pensione <strong>di</strong> vecchiaia a coloro che, al 31 <strong>di</strong>cembre 1992,<br />

hanno raggiunto i 15 anni <strong>di</strong> contributi o, autorizzati ai versamenti volontari,<br />

in quanto ritiene che la nuova normativa li obbliga a dover maturare<br />

20 anni <strong>di</strong> contributi.<br />

Ricor<strong>di</strong>amo che <strong>il</strong> DLGS 503/92 fissa una nuova <strong>di</strong>sciplina in materia<br />

<strong>di</strong> pensione <strong>di</strong> vecchiaia, mo<strong>di</strong>ficando i requisiti <strong>di</strong> età, assicurativa e<br />

contributiva.<br />

Di conseguenza, ha ritenuto <strong>di</strong> ammorbi<strong>di</strong>re l’impatto <strong>di</strong> detta riforma<br />

nei confronti <strong>di</strong> alcune specifiche categorie <strong>di</strong> assicurati, attraverso un<br />

sistema <strong>di</strong> deroghe selettive, nel senso che alcune categorie sono state<br />

escluse dall’inasprimento <strong>di</strong> uno dei requisiti. In particolare, per i non<br />

vendenti e per gli invali<strong>di</strong> riconosciuti all’80% ed oltre, gli autorizzati<br />

ai versamenti volontari ante 31 <strong>di</strong>cembre 1992 e coloro che alla stessa<br />

data avevano già maturato i requisiti.<br />

Da ciò ne <strong>di</strong>scende che <strong>il</strong> legislatore, in occasione dell’emanazione <strong>di</strong><br />

una riforma per <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto alla pensione <strong>di</strong> vecchiaia, ha inteso definire<br />

per queste particolari categorie, deroghe speciali, attraverso l’ut<strong>il</strong>izzo <strong>di</strong><br />

requisiti vecchi e nuovi.<br />

Tale volontà ad oggi non è stata abrogata in maniera esplicita dalla recente<br />

legge 214/2011, con<strong>di</strong>zione preliminare <strong>di</strong> carattere essenziale:<br />

pertanto tale quadro normativo va ritenuto integro ed in detti termini<br />

applicab<strong>il</strong>e.<br />

93


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

Quin<strong>di</strong> è necessario che l’Inps mo<strong>di</strong>fichi questa interpretazione della<br />

norma, al fine <strong>di</strong> evitare un inut<strong>il</strong>e, sicuro e <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>oso contenzioso<br />

giu<strong>di</strong>ziario.<br />

ESODATI<br />

Gli esodati rappresentano una vera e propria emergenza sociale, ai quali<br />

deve essere data una risposta certa ed in tempi brevi, graduata a seconda<br />

delle singole situazioni, poiché si tratta <strong>di</strong> lavoratori che hanno<br />

perso <strong>il</strong> posto <strong>di</strong> lavoro e che rischiano <strong>di</strong> trovarsi senza alcun red<strong>di</strong>to.<br />

Le nostre iniziative devono continuare affinché, in tempi rapi<strong>di</strong>, venga<br />

ripristinata la normativa in vigore al 31 <strong>di</strong>cembre 2011.<br />

Inoltre, occorre un attento monitoraggio su tutte le situazioni <strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a<br />

nei confronti delle quali si sta operando.<br />

Il prossimo 7 gennaio 2013 sarà comunicato, da parte del Ministero<br />

del Lavoro e delle Politiche Sociali, <strong>il</strong> monitoraggio conclusivo dell’intera<br />

procedura che, a fronte della domanda presentata entro <strong>il</strong> 21<br />

novembre u.s., porterà ad in<strong>di</strong>viduare i primi 65.000 lavoratori salvaguardati.<br />

Di questi, come ha precisato <strong>di</strong> recente <strong>il</strong> Ministero del Lavoro, restano<br />

ancora esclusi i lavoratori che alla data del 4 <strong>di</strong>cembre 2011 non avevano<br />

un formale proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> esonero ma solamente un parere favorevole;<br />

così anche rimangono esclusi i lavoratori che hanno risolto <strong>il</strong><br />

rapporto <strong>di</strong> lavoro, ai sensi degli artt. 410, 411 e 412 ter del cpc, e che<br />

si sono rioccupati successivamente alla data <strong>di</strong> risoluzione del rapporto<br />

<strong>di</strong> lavoro.<br />

In campo c’è ancora l’applicazione del decreto interministeriale, <strong>di</strong> cui<br />

all’art. 22 del D.L. n. 95/2012, convertito in Legge n. 135/2012, che ha<br />

ampliato la platea dei soggetti destinatari della salvaguar<strong>di</strong>a nel limite<br />

numerico <strong>di</strong> altri 55.000 come anche le risorse previste (100 m<strong>il</strong>ioni <strong>di</strong><br />

euro per l’anno 2013), per altri salvaguardati, all’interno della legge <strong>di</strong><br />

stab<strong>il</strong>ità.<br />

L’incertezza sulla sorte <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> lavoratori che rischiano <strong>di</strong> trovarsi<br />

senza salario, senza pensione e senza un nuovo lavoro, regna sovrana.<br />

94


PARTE II: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>FNP</strong>-<strong>CISL</strong><br />

Ancora imprecisato è <strong>il</strong> <strong>numero</strong> effettivo <strong>di</strong> coloro che rientrano nella<br />

platea. Il Governo parla <strong>di</strong> circa 130 m<strong>il</strong>a soggetti interessati, a fronte<br />

dei 390 m<strong>il</strong>a in<strong>di</strong>cati dall’Inps. Numeri atten<strong>di</strong>b<strong>il</strong>i ancora mancano.<br />

Il Ministro Fornero ha <strong>di</strong>chiarato <strong>di</strong> aver inoltrato all’Istituto Previdenziale<br />

un quesito circa l’esatta contezza dei salvaguardati possib<strong>il</strong>i interessati,<br />

ad oggi rimasto inevaso.<br />

Per risolvere la questione occorre intervenire attraverso una soluzione<br />

legislativa che permetta <strong>di</strong> salvaguardare quanti si sono trovati, dall’oggi<br />

al domani, in questa situazione, e questo anche per <strong>il</strong> fatto che i<br />

repentini e continui mutamenti del sistema previdenziale che si sono<br />

avuti nell’anno in corso non sono stati con<strong>di</strong>visi con le parti sociali, come<br />

invece avrebbero dovuto, sfociando oltretutto in una situazione <strong>di</strong><br />

incertezza, dove l’esito finale è lontano dall’essere definitivo.<br />

Per questo continuiamo a riven<strong>di</strong>care <strong>il</strong> nostro ruolo al fine <strong>di</strong> ottenere<br />

mo<strong>di</strong>fiche normative imme<strong>di</strong>ate che sappiano dare risposte concrete<br />

a quanti, ad oggi, vivono nella preoccupazione della non pensione.<br />

RICONGIUNZIONI<br />

L’art. 12 della L. 122/2010 ha mo<strong>di</strong>ficato la L. n. 29/79 e la L. n. 45/90,<br />

che consentivano, ai lavoratori del settore privato e pubblico, in possesso<br />

<strong>di</strong> contribuzione in <strong>di</strong>verse gestioni previdenziali <strong>di</strong> chiederne,<br />

gratuitamente, l’unificazione in un unico fondo presso l’Inps.<br />

A partire dal 1° luglio 2010 tale operazione è <strong>di</strong>ventata onerosa raggiungendo,<br />

in molti casi, importi elevati e non proporzionati ad un reale<br />

beneficio pensionistico. Ricor<strong>di</strong>amo che la onerosità venne introdotta<br />

dal precedente Governo per impe<strong>di</strong>re che le lavoratrici del P.I., al 60°<br />

anno <strong>di</strong> età, potessero trasferire gratuitamente i loro contributi all’Inps<br />

per andare in pensione anticipatamente, non tenendo volutamente conto<br />

del fatto che anche quelle del settore privato sono state interessate<br />

all’innalzamento dell’età pensionab<strong>il</strong>e.<br />

Questa decisione governativa è tanto più ingiusta in quanto, molti lavoratori<br />

hanno subito processi <strong>di</strong> esternalizzazione, con l’ut<strong>il</strong>izzo conseguente<br />

<strong>di</strong> fon<strong>di</strong> pensione <strong>di</strong>versi e, quin<strong>di</strong>, obbligati poi a ricorrere alla<br />

richiesta <strong>di</strong> ricongiunzione.<br />

95


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

L’affermazione fatta, proprio in questi giorni, dal Ministro del Welfare<br />

Fornero, anche a seguito delle nostre continue rimostranze, sembra<br />

aver aperto un possib<strong>il</strong>e spiraglio <strong>di</strong> soluzione. In sostanza, <strong>il</strong> Ministro<br />

ha richiesto all’Inps <strong>di</strong> verificare se le somme richieste nelle comunicazioni<br />

inoltrate a quanti hanno fatto domanda <strong>di</strong> ricongiunzione corrispondano<br />

effettivamente ad un vantaggio per l’interessato. Per <strong>il</strong> Ministro,<br />

se la persona non ottiene un effettivo vantaggio, le somme non<br />

dovrebbero essere richieste, sempre escludendo i titolari <strong>di</strong> assegni più<br />

elevati. La platea dei soggetti interessati alla norma che prevede l’onerosità<br />

delle ricongiunzioni è <strong>di</strong> circa <strong>di</strong> 600 m<strong>il</strong>a persone, a fronte <strong>di</strong> un<br />

costo <strong>di</strong> circa 2,4 m<strong>il</strong>iar<strong>di</strong> <strong>di</strong> euro, costo che oltretutto mal si conc<strong>il</strong>ia<br />

con la <strong>di</strong>chiarazione dell’ex ministro del Welfare, Sacconi, secondo <strong>il</strong><br />

quale, all’atto dell’approvazione della norma (L. 122/2010) che ha reso<br />

onerosa la ricongiunzione, non era prevista nessuna copertura finanziaria.<br />

In ogni modo, appare evidente che la onerosità occorre eliminarla ripristinando<br />

<strong>il</strong> precedente sistema e rendere così la ricongiunzione gratuita<br />

per un <strong>numero</strong> più ampio possib<strong>il</strong>e <strong>di</strong> persone; questo potrebbe essere<br />

possib<strong>il</strong>e attraverso la correzione delle norme che hanno reso la ricongiunzione<br />

onerosa oppure in alternativa attraverso <strong>il</strong> cumulo sulla<br />

base delle normative esistenti nelle rispettive gestioni.<br />

RAGGRUPPAMENTI TECNICI<br />

Considerato che la nostra Federazione conta più <strong>di</strong> due m<strong>il</strong>ioni <strong>di</strong> iscritti,<br />

<strong>il</strong> ruolo dei Raggruppamenti Tecnici continua ad essere r<strong>il</strong>evante in<br />

quanto, essendo uno strumento essenzialmente <strong>di</strong> assistenza e promozione<br />

a supporto delle Federazioni Territoriali e Regionali, con la loro<br />

esperienza categoriale essi possono contribuire alla crescita numerica<br />

degli iscritti, fornendo ai pensionati interessati specifici pareri per la soluzione<br />

dei loro problemi pensionistici.<br />

Fondamentale per <strong>il</strong> ruolo dei Raggruppamenti Tecnici è <strong>il</strong> rapporto con<br />

la categoria <strong>di</strong> provenienza e con le Strutture orizzontali della Cisl, finalizzato<br />

a mantenere vivo <strong>il</strong> legame e teso a sensib<strong>il</strong>izzare anche i lavoratori<br />

alle problematiche dei pensionati, anche dal punto <strong>di</strong> vista della<br />

stesura dei nuovi contratti.<br />

96


PARTE II: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>FNP</strong>-<strong>CISL</strong><br />

È in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>e, inoltre, che <strong>il</strong> loro lavoro sia svolto in maniera sinergica<br />

con <strong>il</strong> Patronato Inas, ut<strong>il</strong>izzandone a pieno i servizi, con l’obiettivo<br />

<strong>di</strong> contribuire ad incrementarne l’attività ed <strong>il</strong> proselitismo<br />

collegato.<br />

PENSIONI DI REVERSIBILITÀ<br />

Poiché la pensione <strong>di</strong> reversib<strong>il</strong>ità ai superstiti è collegata alla contribuzione<br />

versata dal dante causa compresa la copertura dell’evento<br />

morte, oltreché del rischio <strong>di</strong> invali<strong>di</strong>tà e vecchiaia, riteniamo che le<br />

percentuali in essere debbano essere rivalutate, quanto meno per i soggetti<br />

privi <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to; questo sia per <strong>il</strong> coniuge titolare <strong>di</strong> pensione <strong>di</strong><br />

reversib<strong>il</strong>ità privo <strong>di</strong> red<strong>di</strong>ti, al quale dovrebbe essere riconosciuta una<br />

percentuale maggiore rispetto a quella attuale del 60%, sia per i figli<br />

e gli altri titolari previsti dalla legge, sempre che siano privi <strong>di</strong> altri<br />

red<strong>di</strong>ti.<br />

Inoltre, la determinazione delle quote <strong>di</strong> pensione <strong>di</strong> reversib<strong>il</strong>ità spettanti<br />

agli aventi <strong>di</strong>ritto, così come previsto dalla l. 903/65 e successive<br />

mo<strong>di</strong>fiche, non tiene conto dei <strong>di</strong>versi mutamenti intervenuti nella società<br />

attuale, soprattutto per quanto attiene le separazioni ed i figli nati<br />

da altra donna rispetto all’ex coniuge superstite.<br />

Ricor<strong>di</strong>amo, infine, che l’introduzione del nuovo sistema <strong>di</strong> calcolo<br />

contributivo ha portato a trattamenti pensionistici meno vantaggiosi<br />

rispetto a quello retributivo, per i quali, pur in presenza <strong>di</strong> importi<br />

irrisori, non c’è alcuna integrazione al minimo che, invece, andrebbe<br />

prevista. Ed infatti, la legge n. 335/95, nell’introdurre <strong>il</strong> sistema<br />

<strong>di</strong> calcolo contributivo, non ha previsto che le pensioni liquidate<br />

con un importo inferiore al minimo venissero integrate, tra queste<br />

le pensioni <strong>di</strong> reversib<strong>il</strong>ità. Quest’ultimi trattamenti riguardano<br />

essenzialmente donne, occupate nei lavori <strong>di</strong> cura e comunque con<br />

retribuzioni e contribuzioni basse, nonché in lavori <strong>di</strong>scontinui. Per<br />

questi trattamenti, quin<strong>di</strong>, sarebbe necessaria una mo<strong>di</strong>fica dell’attuale<br />

<strong>di</strong>sposizione normativa che preveda l’integrazione al trattamento<br />

minimo.<br />

97


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

■ ❚ ❙ Politiche sociali<br />

CONCERTAZIONE SOCIALE<br />

Quadro attuale<br />

Il 2011 è stato <strong>il</strong> primo anno in cui è stato possib<strong>il</strong>e mappare le attività<br />

concertative su tutto <strong>il</strong> territorio nazionale.<br />

Il quadro generale si presenta quanto mai <strong>di</strong>somogeneo e, fatte alcune<br />

eccezioni, confuso. La maggior attività concertativa è concentrata in<br />

Lombar<strong>di</strong>a (47,7%) seguita da Em<strong>il</strong>ia Romagna, (16,9%) Toscana<br />

(12,7%), Piemonte (6,9%) e Marche (5,5%).<br />

Si concerta prevalentemente in accordo con Cg<strong>il</strong> e U<strong>il</strong> mentre sono pochissimi<br />

gli accor<strong>di</strong> sottoscritti con Ugl e altri.<br />

È evidente come per oltre <strong>il</strong> 95% dei casi l’ente con cui si concerta è la<br />

pubblica amministrazione, come per in<strong>di</strong>care che sul territorio l’unico<br />

interlocutore soggetto attivo con cui è possib<strong>il</strong>e fare intese sia la pubblica<br />

amministrazione. Poiché i soggetti attivi sono, invece, molti è auspicab<strong>il</strong>e<br />

una attività concertativa più ampia che veda <strong>il</strong> sindacato porsi<br />

come parte integrante delle attività in termini <strong>di</strong> progettualità, collaborazione<br />

ed operatività.<br />

Sul fronte interno <strong>il</strong> soggetto firmatario prevalente è la Fnp (94.68%)<br />

mentre sul fronte esterno <strong>il</strong> soggetto con <strong>il</strong> quale si collabora maggiormente<br />

è la Cg<strong>il</strong>.<br />

Il modello concertativo proposto dopo Levico pone enfasi sul soggetto<br />

beneficiario proprio per sottolineare che un accordo è tanto più efficace<br />

quanto più riesce a definire <strong>il</strong> soggetto su cui ricadranno gli effetti<br />

delle politiche concertate.<br />

Analizzando i dati e prendendo in considerazione i primi 7 beneficiari<br />

in or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> frequenza si nota come su 771 accor<strong>di</strong> 678 hanno come beneficiario<br />

la citta<strong>di</strong>nanza intesa come generalità della popolazione residente<br />

in un determinato territorio, <strong>il</strong> secondo beneficiario sono le famiglie<br />

(496) seguito dagli anziani (455) e a grande <strong>di</strong>stanza i lavoratori<br />

(208), i <strong>di</strong>sab<strong>il</strong>i (160), gli affittuari <strong>di</strong> immob<strong>il</strong>i (159), i minori (128) e<br />

i <strong>di</strong>soccupati (116).<br />

98


PARTE II: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>FNP</strong>-<strong>CISL</strong><br />

Coerentemente con i beneficiari in<strong>di</strong>viduati la macroarea d’intervento<br />

principale è quella delle Politiche socio-fam<strong>il</strong>iari (84,8%), seguita da<br />

quella delle Politiche fiscali, tariffarie e prezzi (69,1%), dalle Politiche<br />

sanitarie e socio sanitarie (30,4%), dalle Politiche territoriali (30%) e per<br />

ultima dal Mercato del lavoro (17,6%).<br />

Oltre all’analisi della macroarea d’intervento è possib<strong>il</strong>e definire un livello<br />

inferiore ossia la microarea d’intervento che descrive in modo più<br />

preciso <strong>il</strong> contesto in cui si intende intervenire. Nel mercato del lavoro:<br />

prevalentemente si è contrattato per favorire l’occupab<strong>il</strong>ità (77 su 136),<br />

la formazione (23 su 136) e la tutela dei lavoratori (16 su 136). Nelle politiche<br />

fiscali, tariffarie e prezzi si è contrattato prevalentemente sulla fiscalità<br />

locale (418 su 533), seguita da prezzi, tariffe e cre<strong>di</strong>to (284 su<br />

533), dalle azioni <strong>di</strong> sistema (55 su 533) e in ultima analisi dalla fiscalità<br />

regionale (4 su 533).<br />

Nelle politiche sanitarie e socio sanitarie si nota come gran parte della<br />

contrattazione riguarda <strong>il</strong> telesoccorso (108 su 234), seguito dall’assistenza<br />

territoriale, ambulatoriale e domic<strong>il</strong>iare, oltre all’offerta dei servizi<br />

in genere (49 volte su 234).<br />

Nelle politiche socio fam<strong>il</strong>iari si concentra prevalentemente sulla compartecipazione<br />

(388 su 654), l’assistenza domic<strong>il</strong>iare (353 su 654), <strong>il</strong><br />

contrasto alla povertà delle famiglie (346 su 654) e l’offerta dei servizi<br />

(311 su 654).<br />

Nelle politiche territoriali la prevalenza della contrattazione è relativa<br />

al tema dei trasporti (89 su 136), la qualità ambientale (65 su 136), le<br />

azioni <strong>di</strong> sistema (57 su 136) e <strong>il</strong> controllo del territorio (54 su 136).<br />

Analisi<br />

Prendendo in considerazione le prime tre informazioni che abbiamo<br />

analizzato (soggetti firmatari, beneficiari e area d’intervento) <strong>il</strong> quadro<br />

generale mette in evidenza come <strong>il</strong> sindacato sia prevalentemente impegnato<br />

a concertare con gli enti locali a beneficio della citta<strong>di</strong>nanza<br />

in genere per ottenere migliori con<strong>di</strong>zioni rispetto alla fiscalità locale.<br />

L’osservazione che si potrebbe fare, ancora una volta, è che non sembrano<br />

esserci parametri sufficienti a stab<strong>il</strong>ire che <strong>il</strong> bisogno percepito<br />

99


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

relativamente alla fiscalità locale sia l’ambito per <strong>il</strong> quale occorra spendere<br />

la maggior parte delle energie nella sua concertazione.<br />

Nel mercato del lavoro l’emersione del sommerso e la regolarizzazione<br />

paiono non essere, per esempio, delle priorità, come pure, nelle politiche<br />

socio sanitarie, la necessità <strong>di</strong> fac<strong>il</strong>itare l’accesso ai servizi degli utenti e<br />

l’urgenza <strong>di</strong> definire punti unici d’accesso non sia da considerarsi una<br />

priorità concertativa.<br />

Sul totale degli accor<strong>di</strong> l’azione più concertata, per <strong>di</strong>mensione, è stata<br />

quella <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>izzazione (76,52%) seguita da quella <strong>di</strong> implementazione<br />

dell’esistente (72,11%).<br />

Progettazione (23,21%) e <strong>di</strong>minuzione (7,26%) risultano essere le azioni<br />

meno concertate.<br />

Sempre sul totale accor<strong>di</strong> l’azione, per tipologia, più frequentata, risulta<br />

quella <strong>di</strong> regolamentazione (47,47%) seguita a <strong>di</strong>stanza da osservazione<br />

(18,41%).<br />

La governance rappresenta soltanto lo 0,38% delle azioni concertate.<br />

Si concerta prevalentemente a livello comunale (73,02%), seguito dal<br />

livello intercomunale (6,48%), dal livello regionale (2,59%) e dal livello<br />

provinciale (1,94%).<br />

Il livello sub comunale (0,12%) ed interprovinciale (0%) risultano praticamente<br />

assenti nei progetti concertativi.<br />

Questa fotografia della realtà sembra riflettere comportamenti assoggettati<br />

a consuetu<strong>di</strong>ni e/o chiusure, talvolta anche culturali.<br />

La riflessione che occorre fare è sulla corrispondenza fra ciò che percepiamo<br />

rispetto ai bisogni del territorio e l’attività <strong>di</strong> concertazione<br />

che <strong>il</strong> sindacato sta facendo; in altre parole occorre domandarsi se i<br />

soggetti che sono in<strong>di</strong>cati come i maggiori beneficiari dell’attività<br />

concertativa siano quelli su cui occorra investire la maggior parte<br />

delle energie o se esistono soggetti <strong>di</strong>versi da questi, portatori <strong>di</strong> bisogni<br />

emergenti sui quali occorrerà concentrare l’attività concertativa<br />

nel futuro.<br />

Alla luce <strong>di</strong> tutto questo è evidente che le principali <strong>di</strong>fficoltà si concentrano<br />

nella non sufficiente capacità <strong>di</strong> lettura del territorio.<br />

100


PARTE II: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>FNP</strong>-<strong>CISL</strong><br />

L’analisi più analitica dei dati <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>i evidenzia una esigenza <strong>di</strong>: maggior<br />

<strong>di</strong>alogo tra i vari livelli, sia orizzontali che verticali, dell’organizzazione;<br />

una con<strong>di</strong>visione dei dati, pur <strong>di</strong> qualità, provenienti dai nostri<br />

servizi; una maggiore collaborazione costante tra le federazioni coinvolte<br />

nei processi concertativi; una maggiore conoscenza del significato <strong>di</strong><br />

processo concertativo; una maggiore capacità <strong>di</strong> trasferimento delle competenze<br />

ai livelli territoriali; un maggiore coinvolgimento dei quadri nelle<br />

fasi progettuali ed operative; una più strutturale stab<strong>il</strong>izzazione del<br />

personale nei ruoli e nelle competenze; una migliore <strong>di</strong>stinzione tra ruoli<br />

politici e ruoli esecutivi; un progetto organico e lungimirante della formazione<br />

sia per i ruoli politici che operativi relativamente alla specificità<br />

della delega assunta all’interno delle segreterie; una più puntuale e<br />

strutturata attività <strong>di</strong>vulgativa, sia interna che esterna, dell’attività concertativa<br />

della federazione; un maggiore coinvolgimento della citta<strong>di</strong>nanza<br />

nei progetti concertativi e dei soggetti beneficiari per i quali si intende<br />

attuare protezione sociale; un maggiore coinvolgimento <strong>di</strong> altri attori<br />

con i quali realizzare un sistema <strong>di</strong> welfare <strong>di</strong> territorio superando <strong>il</strong><br />

concetto si concertazione esclusiva con i vari livelli istituzionali.<br />

In buona sostanza emerge l’esigenza <strong>di</strong> un più elevato livello formativo<br />

ed informativo.<br />

L’Osservatorio, da questo punto <strong>di</strong> vista, è sicuramente una risorsa insostituib<strong>il</strong>e<br />

perché oltre a permettere l’analisi <strong>di</strong> ciò che è stato fatto, fac<strong>il</strong>ita<br />

l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> piste future soprattutto se ut<strong>il</strong>izzato come fonte<br />

<strong>di</strong> ispirazione a partire dal confronto con gli altri territori.<br />

Il sistema <strong>di</strong> classificazione, che sta alla base dello strumento Osservatorio,<br />

costituisce, esso stesso, un completo e compiuto or<strong>di</strong>to su cui costruire<br />

progetti e atti concertativi.<br />

Se puntualmente assunto nella stesura degli accor<strong>di</strong>, gli stessi assumerebbero<br />

la stessa <strong>di</strong>gnità ed efficacia della contrattazione, sia <strong>di</strong> primo<br />

che <strong>di</strong> secondo livello.<br />

Inoltre, razionalizza e rende praticab<strong>il</strong>e <strong>il</strong> raggiungimento degli obiettivi<br />

enunciati nelle linee guida sulla concertazione sociale del luglio<br />

2010 <strong>di</strong> cui la nostra organizzazione si è dotata.<br />

Non ultimo, l’osservatorio è dotato <strong>di</strong> un importante corredo <strong>di</strong> dati derivanti<br />

dalle informazioni presenti nelle più importanti banche dati<br />

101


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

esterne ed interne come Caf, Istat ed Anci. In previsione saranno resi<br />

<strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>i in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo per la concertazione.<br />

Fatte queste considerazioni e ritenendo che la concertazione sociale<br />

debba <strong>di</strong>ventare la vera, primaria attività sindacale sul territorio, la Fnp<br />

Nazionale si propone la realizzazione <strong>di</strong> un progetto che accresca qualitativamente<br />

e quantitativamente la concertazione stessa basata sulle<br />

seguenti attività:<br />

■ costituzione del coor<strong>di</strong>namento nazionale delle politiche sociali in<br />

forma strutturale e strutturata;<br />

■ costruzione <strong>di</strong> strumenti atti al r<strong>il</strong>evamento dei bisogni <strong>di</strong> maggiore<br />

conoscenza della nostra federazione;<br />

■ sulla base <strong>di</strong> questi, la definizione <strong>di</strong> un progetto formativo che<br />

possa garantire, a tutte le nostre strutture, strumenti adeguati e sufficienti<br />

ad una più omogenea e qualificata attività concertativa;<br />

■ creazione <strong>di</strong> un format concertativo che processi tutte le fasi ut<strong>il</strong>i<br />

a definirne <strong>il</strong> progetto e che possa fungere da base operativa in<br />

tutti i territori;<br />

■ definizione <strong>di</strong> strumenti che possano fac<strong>il</strong>itare l’acquisizione dei<br />

dati necessari alla composizione del quadro entro cui si possa<br />

esercitare efficacemente la concertazione;<br />

■ dotarsi <strong>di</strong> strumenti e cognizione atti a sostenere una più efficace<br />

comunicazione sia interna che esterna relativamente alle attività<br />

concertative in modo che sia possib<strong>il</strong>e, per i nostri iscritti, esercitare<br />

attivamente i propri <strong>di</strong>ritti e, anche per loro mezzo, progettare<br />

un proselitismo attivo e partecipato.<br />

■ far crescere l’idea che si possa fare concertazione solo attraverso<br />

la contrapposizione promuovendo l’efficacia della collaborazione<br />

anche operativa per <strong>il</strong> bene comune;<br />

■ coinvolgere <strong>il</strong> territorio nei progetti concertativi, con particolare<br />

attenzione alle giovani generazioni che non trovano, attualmente,<br />

voce alcuna nella rappresentazione delle loro istanze, ricordando<br />

che <strong>il</strong> significato del sindacalismo lo si impara nella pratica e nella<br />

partecipazione.<br />

102


NON AUTOSUFFICIENZA<br />

PARTE II: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>FNP</strong>-<strong>CISL</strong><br />

Prospettive per una legge sulla Non Autosufficienza<br />

Il problema del riconoscimento dei <strong>di</strong>ritti dei non autosufficienti è al<br />

centro dalla nostra politica sindacale già dal lontano 1992, anno in cui<br />

venne approvato <strong>il</strong> Progetto Obiettivo “Tutela della salute degli <strong>Anziani</strong>”,<br />

alla cui stesura avevano partecipato i tre sindacati dei pensionati<br />

Spi-Fnp-U<strong>il</strong>p. Il documento fu un primo importante progetto organico<br />

a favore degli anziani non autosufficienti, parzialmente non autosufficienti<br />

e quelli ad alto rischio <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta della autosufficienza. In esso si<br />

affermava che “scopo principale dell’assistenza all’anziano è <strong>il</strong> mantenimento<br />

e <strong>il</strong> recupero dell’autosufficienza” e “ che gli anziani ammalati,<br />

compresi quelli colpiti da cronicità e da non autosufficienza, devono<br />

essere curati senza limiti <strong>di</strong> durata nelle se<strong>di</strong> opportune, ricordando<br />

che la valorizzazione del domic<strong>il</strong>io come luogo primario delle cure costituisce<br />

non solo una scelta umanamente significativa, ma soprattutto<br />

una modalità terapeutica irrinunciab<strong>il</strong>e”.<br />

Con la legge 328/2000 venne istituito, insieme al Fondo nazionale per<br />

le politiche sociali, un Fondo annuale per <strong>il</strong> finanziamento dei servizi<br />

sociali rivolti alle persone non autosufficienti. Dal 2000 ad oggi, nonostante<br />

le pressione delle organizzazioni sindacali dei pensionati Cg<strong>il</strong>-<br />

Cisl-U<strong>il</strong>, compresa la presentazione <strong>di</strong> un <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> legge <strong>di</strong> iniziativa<br />

popolare, i Governi che si sono succeduti non sono stati in grado <strong>di</strong> far<br />

approvare in Parlamento un testo <strong>di</strong> legge-quadro che <strong>di</strong>sciplinasse definitivamente<br />

la materia.<br />

Il fondo per la non autosufficienza ha ottenuto finanziamenti soltanto<br />

a partire dal 2007 con un iniziale stanziamento <strong>di</strong> 100 m<strong>il</strong>ioni, a cui sono<br />

seguiti 300 m<strong>il</strong>ioni nel 2008 e 400 m<strong>il</strong>ioni nel 2010. Dal 2011 <strong>il</strong> fondo<br />

è stato annullato.<br />

Nell’ultimo biennio le <strong>di</strong>fficoltà delle persone non autosufficienti si sono<br />

fatte ancora più stringenti per effetto della crisi economica che ha<br />

impoverito le famiglie e drasticamente ridotto le risorse de<strong>di</strong>cate al finanziamento<br />

dei servizi sociali, da cui ne è scaturito un ulteriore grave<br />

peggioramento e impoverimento della rete dei servizi.<br />

Nell’art. 6 della bozza iniziale del decreto Balduzzi, “norme per la ra-<br />

103


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

zionalizzazione dell’Attività assistenziale e sanitaria”, poi stralciata in<br />

fase <strong>di</strong> approvazione, si <strong>di</strong>sponeva che “per rispondere in maniera adeguata<br />

ai bisogni delle persone non autosufficienti, è adottato un Programma<br />

Nazionale per la non Autosufficienza […]”. Inoltre, si prevedeva<br />

“l’ut<strong>il</strong>izzazione in forma integrata delle fonti <strong>di</strong> finanziamento oggi<br />

<strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>i per la residenzialità extraospedaliera e alla domic<strong>il</strong>iare a favore<br />

<strong>di</strong> anziani e <strong>di</strong>sab<strong>il</strong>i”.<br />

Ad oggi <strong>il</strong> Governo ha deciso comunque <strong>di</strong> stanziare circa 400 m<strong>il</strong>ioni<br />

<strong>di</strong> euro per la non autosufficienza, che andranno non solo agli anziani<br />

cronici ma anche ai malati <strong>di</strong> Sla e alle altre <strong>di</strong>sab<strong>il</strong>ità gravi.<br />

È opportuno ricordare che nei prossimi 10 anni i non autosufficienti<br />

dovrebbero raggiungere i 4,8 m<strong>il</strong>ioni, pari al 7,9% della popolazione<br />

italiana, contro <strong>il</strong> 6,7% del 2010. Mentre tra circa 30 anni supereranno<br />

<strong>il</strong> 10 % della popolazione come evidenziato dal grafico.<br />

Occorre mo<strong>di</strong>ficare la mentalità <strong>di</strong>ffusa che gli anziani non autosufficienti<br />

siano un costo improduttivo per la società. Gli anziani frag<strong>il</strong>i devono<br />

essere considerati citta<strong>di</strong>ni con pari <strong>di</strong>gnità degli altri citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong><br />

ogni età, <strong>di</strong> ogni con<strong>di</strong>zione fisica, sociale ed economica. Inoltre, <strong>di</strong>etro<br />

la cura delle persone non autosufficienti si è creato un sistema <strong>di</strong><br />

104


PARTE II: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>FNP</strong>-<strong>CISL</strong><br />

Welfare che genera lavoro e sv<strong>il</strong>uppo per tutta la società. La Ragioneria<br />

dello Stato ha stimato una spesa pubblica per <strong>il</strong> Long Term Care nell’anno<br />

2010 pari all’1,86% del P<strong>il</strong> (circa 28,2 m<strong>il</strong>iar<strong>di</strong> <strong>di</strong> Euro) <strong>di</strong> cui circa<br />

due terzi (19,8 m<strong>il</strong>iar<strong>di</strong> <strong>di</strong> Euro pari all’1,28% del P<strong>il</strong>) a favore <strong>di</strong> soggetti<br />

ultrasessantacinquenni. Queste risorse rappresentano un bene comune<br />

che, se spese con appropriatezza e rigore, potrebbero garantire<br />

servizi <strong>di</strong> qualità.<br />

Si stima, per la cura delle persone non autosufficienti, una voce <strong>di</strong> spesa<br />

per le famiglie italiane che supera i 9 m<strong>il</strong>iar<strong>di</strong> <strong>di</strong> euro.<br />

Nel complesso i servizi <strong>di</strong> assistenza domic<strong>il</strong>iare raggiungono appena <strong>il</strong><br />

3,6% della popolazione anziana. La famiglia, lasciata a se stessa, in<br />

questi anni si è dovuta organizzare alimentando <strong>il</strong> mercato delle badanti.<br />

Secondo i dati dell’INPS le collaboratrici domestiche (categoria<br />

che racchiude le baby sitter, le colf e le badanti) in Italia sono 1 m<strong>il</strong>ione<br />

e mezzo (dati Censis 2010 incrociati con quelli della Caritas nazionale),<br />

ma solo circa 700 m<strong>il</strong>a sono assunte regolarmente. Rimane perciò<br />

una zona d’ombra fatta <strong>di</strong> lavoro nero, dove la collaboratrice domestica<br />

non ha contratto: secondo le ultime ricerche si stimano circa<br />

800 m<strong>il</strong>a non regolari.<br />

Vi è inoltre da r<strong>il</strong>evare un altro fenomeno che coinvolge anche l’assistenza<br />

ospedaliera in quelle regioni caratterizzate da un più basso <strong>numero</strong><br />

<strong>di</strong> posti letto per anziani in strutture residenziali (Centro e Sud<br />

Italia) che presentano un tasso <strong>di</strong> ospedalizzazione nettamente più elevato<br />

rispetto alla me<strong>di</strong>a nazionale. In queste realtà si evidenzia come<br />

una eccessiva offerta ospedaliera assorba impropriamente risorse che<br />

potrebbero essere destinate a forme <strong>di</strong> assistenza più adeguate ai bisogni<br />

della persona e meno <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>ose per la collettività.<br />

A questo punto <strong>di</strong>venta fondamentale costituire un Piano nazionale per<br />

la non autosufficienza che, partendo dall’approvazione <strong>di</strong> un testo <strong>di</strong><br />

legge che ne definisca giuri<strong>di</strong>camente i contenuti, determini, attraverso<br />

la presa in carico del non autosufficiente, un piano personalizzato <strong>di</strong><br />

intervento che a seconda del grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza e morb<strong>il</strong>ità, possa<br />

prevedere un contributo sotto forma <strong>di</strong> assegno <strong>di</strong> cura o voucher per<br />

l’acquisto <strong>di</strong> servizi assistenziali domic<strong>il</strong>iari o la copertura della quota<br />

sociale per <strong>il</strong> ricovero in Rsa.<br />

105


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

La <strong>di</strong>stribuzione delle strutture per non autosufficienti è molto eterogenea<br />

da regione a regione, con una vasta presenza nel nord e una<br />

bassissima presenza nelle regioni meri<strong>di</strong>onali dove sono le famiglie<br />

che assistono totalmente i propri parenti o dove spesso gli ospedali si<br />

trasformano in veri ricoveri per la lungodegenza. In questi casi sarà<br />

più opportuno prevedere forme <strong>di</strong> sgravi fiscali o contributi per assumere<br />

assistenti fam<strong>il</strong>iari qualificati in grado <strong>di</strong> sopperire alla mancanza<br />

<strong>di</strong> assistenza domic<strong>il</strong>iare e <strong>di</strong> strutture residenziali e semiresidenziali.<br />

In un momento temporaneo o permanente <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio acquista un<br />

valore importante anche l’attività <strong>di</strong> volontariato, che rappresenta una<br />

risorsa fondamentale. Secondo <strong>il</strong> Censis, circa 1 italiano su 4 (<strong>il</strong> 26,2%)<br />

svolge una qualche forma <strong>di</strong> volontariato, anche informale, e si tratta<br />

soprattutto <strong>di</strong> persone adulte (<strong>il</strong> 31,1% ha tra i 30 e i 44 anni). In un<br />

terzo dei casi (33%) gli italiani offrono <strong>il</strong> proprio tempo nel settore della<br />

sanità.<br />

Senza una legge quadro sulla non autosufficienza che ne definisca le<br />

linee guida e definisca con chiarezza le forme <strong>di</strong> intervento sarà <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e<br />

pretendere <strong>il</strong> rispetto dei <strong>di</strong>ritti da parte delle Istituzioni che derogheranno<br />

alle loro responsab<strong>il</strong>ità.<br />

Qui <strong>di</strong> seguito presentiamo alcuni spunti vertenziali per favorire una<br />

<strong>di</strong>scussione più concreta.<br />

R<strong>il</strong>anciare la rete dei servizi con al centro l’assistenza domic<strong>il</strong>iare nelle<br />

sue <strong>di</strong>verse forme.<br />

Negli ultimi 10 anni sono aumentate le elargizioni monetarie, prevalentemente<br />

attraverso indennità <strong>di</strong> accompagno, gli assegni <strong>di</strong> cura e <strong>il</strong><br />

pagamento dei contributi Inps per l’assunzione <strong>di</strong> assistenti domic<strong>il</strong>iari<br />

a scapito dell’A<strong>di</strong> dove è prevalente la prestazione infermieristica (70%)<br />

mentre è residuale quella sociale. Diventa fondamentale r<strong>il</strong>anciare la<br />

rete dei servizi sul territorio. Sarebbe la risposta più adatta e la sola atta<br />

a garantire una reale ed effettiva assistenza agli anziani, a partire<br />

dalla domic<strong>il</strong>iarità che, come detto nel piano obiettivo, è luogo primario<br />

delle cure e costituisce una scelta umanamente significativa e una<br />

modalità terapeutica irrinunciab<strong>il</strong>e.<br />

106


PARTE II: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>FNP</strong>-<strong>CISL</strong><br />

La trasformazione dell’offerta residenziale<br />

Per far fronte alla crescente domanda <strong>di</strong> anziani non autosufficienti con<br />

elevati bisogni assistenziali, le strutture si stanno riconvertendo, trasformando<br />

le vecchie case <strong>di</strong> riposo in residenze protette e – soprattutto<br />

– in Rsa. In sostanza, aumenta costantemente <strong>il</strong> carico assistenziale<br />

delle strutture per far fronte ad una richiesta <strong>di</strong> prestazioni sempre più<br />

complesse.<br />

L’autorizzazione e l’accre<strong>di</strong>tamento<br />

È emersa, in questi ultimi anni, una maggiore attenzione delle Istituzioni<br />

a verificare, attraverso controlli, <strong>il</strong> rispetto dei requisiti strutturali<br />

ed organizzativi previsti dalle norme regionali sull’accre<strong>di</strong>tamento<br />

delle residenze socio sanitarie. Ciò ha comportato, per molte <strong>di</strong> queste<br />

strutture, l’adeguamento e la messa a norma prevedendo una progettualità<br />

più avanzata. Tuttavia ancora è elevato nei territori <strong>il</strong> <strong>numero</strong><br />

delle strutture fatiscenti, degradate e irrispettose della <strong>di</strong>gnità umana.<br />

Tariffe e rette<br />

Le rette complessive <strong>di</strong> residenzialità per tutte le strutture variano all’incirca<br />

tra 50 a 150 euro giornalieri, con una quota <strong>di</strong> partecipazione richiesta<br />

al residente che varia dai 30 ai 70 euro. I residenti si fanno carico<br />

me<strong>di</strong>amente <strong>di</strong> più della metà del costo dell’intera spesa, mentre <strong>il</strong> Servizio<br />

sanitario fornisce un contributo ancora insufficiente anche laddove<br />

la legge richiederebbe un impegno finanziario maggiore. Si tratta, come<br />

noto, <strong>di</strong> una situazione economicamente <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e per molti assistiti.<br />

Rimettere al centro la promozione (produrre salute) e la prevenzione<br />

(prevenire le malattie)<br />

Troppo poco si fa per la prevenzione della non autosufficienza e <strong>di</strong>sab<strong>il</strong>ità<br />

che non è un destino ineluttab<strong>il</strong>e. Occorre dare vigore ad effettive<br />

e decisive politiche ambientali pubbliche, intersettoriali e interministeriali,<br />

necessarie per ridurre le patologie causate dai vari tipi <strong>di</strong> inquinamento<br />

– per proteggere la salute – per contrastare la non autosufficienza,<br />

la solitu<strong>di</strong>ne, per aumentare <strong>il</strong> capitale sociale. Inoltre per<br />

promuovere la salute sono necessari programmi <strong>di</strong> formazione ed educazione<br />

continua.<br />

107


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

Incrementare le politiche innovative <strong>di</strong> accessib<strong>il</strong>ità – fruib<strong>il</strong>ità – usab<strong>il</strong>ità<br />

dell’ambiente costruito e non solo abbattimento delle barriere architettoniche<br />

La promozione <strong>di</strong> una migliore qualità della vita passa anche attraverso<br />

una maggiore accessib<strong>il</strong>ità e fruib<strong>il</strong>ità urbanistico-ed<strong>il</strong>izia da parte<br />

<strong>di</strong> tutti gli in<strong>di</strong>vidui, con particolare attenzione per le persone ritenute<br />

più deboli. Diviene importante promuovere l’innovazione tecnologica<br />

con particolare riferimento alle tecnologie <strong>di</strong> supporto alla non autosufficienza.<br />

Definizione dei Liveas e Lesna<br />

Per garantire una effettiva integrazione socio sanitaria è necessaria la<br />

definizione e <strong>il</strong> riconoscimento dei Liveas e al loro interno dei Livelli<br />

essenziali per la Non autosufficienza (Lesna). Il mancato riconoscimento<br />

determina l’assenza <strong>di</strong> una solida gamba sociale e una sanitarizzazione<br />

degli interventi, con una non rispondenza delle prestazioni ai<br />

reali bisogni inducendo un aumento della spesa sanitaria.<br />

Differenza tra <strong>di</strong>sab<strong>il</strong>ità e <strong>di</strong>sab<strong>il</strong>ità complesse<br />

Con «<strong>di</strong>sab<strong>il</strong>ità complessa» si intende una con<strong>di</strong>zione caratterizzata dalla<br />

presenza <strong>di</strong> problemi <strong>di</strong> salute e deficit funzionali multipli, che coinvolgono<br />

anche <strong>il</strong> piano cognitivo-comportamentale. Le persone con<br />

<strong>di</strong>sab<strong>il</strong>ità complessa rappresentano almeno l’1% della popolazione italiana.<br />

Sostegno e formazione del care-giver formali e informali.<br />

Benché in Italia i caregiver siano m<strong>il</strong>ioni, <strong>il</strong> loro ruolo è ancora scarsamente<br />

riconosciuto e visib<strong>il</strong>e. Mentre in alcuni paesi europei, come l’Ingh<strong>il</strong>terra<br />

e l’Irlanda, la capacità dei caregiver fam<strong>il</strong>iari <strong>di</strong> associarsi e <strong>di</strong><br />

fare pressione per <strong>il</strong> riconoscimento dei propri <strong>di</strong>ritti, ha consentito loro<br />

<strong>di</strong> ottenere importanti risultati in termini <strong>di</strong> servizi e formazione<br />

consulenza professionale, momenti <strong>di</strong> sollievo programmati ecc.).<br />

In Italia non esistono ancora né un’adeguata attenzione politica e sociale,<br />

che riconosca <strong>il</strong> lavoro <strong>di</strong> cura delle reti fam<strong>il</strong>iari e informali, nè<br />

una attenzione verso la <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e situazione vissuta da questo gruppo <strong>di</strong><br />

persone. Spesso manca anche una consapevolezza da parte degli stessi<br />

108


PARTE II: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>FNP</strong>-<strong>CISL</strong><br />

caregiver dell’importanza che <strong>il</strong> loro ruolo ha per la collettività, sia al<br />

livello sociale che economico.<br />

Importanza della formazione geriatrica a tutti i livelli (come già in<strong>di</strong>cato<br />

da progetto obiettivo)<br />

Già <strong>il</strong> progetto Obiettivo prevedeva l’istituzione <strong>di</strong> corsi <strong>di</strong> qualificazione<br />

e aggiornamento per <strong>il</strong> personale già operante; revisione dei programmi<br />

nelle scuole <strong>di</strong> formazione per infermieri, fisioterapisti etc,<br />

molto carenti per quanto attiene all’attività <strong>di</strong>dattica geriatrica.<br />

La lotta alla corruzione nella pubblica amministrazione e la lotta all’evasione<br />

fiscale<br />

In senso ristretto si parla <strong>di</strong> corruzione <strong>di</strong> fronte a reati la cui connessione<br />

implica un danno anzitutto rivolto all’integrità del patrimonio<br />

della Pa, dei suoi beni e dei suoi mezzi aventi valore economico. In tutto<br />

questo le truffe all’Inps sono una delle voci più consistenti degli<br />

sprechi <strong>di</strong> denaro pubblico. Secondo un recente rapporto della Guar<strong>di</strong>a<br />

<strong>di</strong> finanza, ad esempio, tra gennaio e settembre <strong>di</strong> quest’anno sono state<br />

controllate 9.643 famiglie e sono stati scoperti ben 2.324 <strong>il</strong>leciti –<br />

uno su quattro cioè – con un esborso non dovuto che supera i 65 m<strong>il</strong>ioni<br />

<strong>di</strong> euro. Sono gli ormai famosi “falsi poveri”, che riescono a nascondere<br />

i propri guadagni e così finiscono ai primi posti delle graduatorie<br />

quando si tratta <strong>di</strong> ottenere agevolazioni per mense scolastiche,<br />

as<strong>il</strong>i nido, ma anche sgravi su me<strong>di</strong>cine e assistenza domic<strong>il</strong>iare, servizi<br />

residenziali per anziani. Sarebbe, quin<strong>di</strong>, ut<strong>il</strong>e un sistema <strong>di</strong> r<strong>il</strong>evamento<br />

degli interventi sociali convergenti sui singoli e sulle loro famiglie<br />

in grado <strong>di</strong> r<strong>il</strong>evare non solo i trasferimenti economici ma l’intero<br />

sistema <strong>di</strong> interventi <strong>di</strong> cui sono destinatari.<br />

LE POLITICHE SOCIALI IN EUROPA<br />

Le politiche sociali, come in<strong>di</strong>cato in tutti i trattati sul funzionamento<br />

dell’Unione Europea, non ultimo <strong>il</strong> Trattato <strong>di</strong> Lisbona, entrato in vigore<br />

<strong>il</strong> 1° <strong>di</strong>cembre 2009, sono <strong>di</strong> esclusiva competenza nazionale. L’Unione<br />

ha competenza “concorrente” con quella degli Stati membri e<br />

svolge principalmente un ruolo <strong>di</strong> impulso della convergenza delle politiche<br />

comunitarie e nazionali, adottando raccomandazioni che non<br />

109


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

hanno però natura vincolante. L’UE cerca <strong>di</strong> fissare degli obiettivi per<br />

tutti gli Stati membri, in<strong>di</strong>cando linee <strong>di</strong>rettrici per l’occupazione e<br />

obiettivi comuni in materia <strong>di</strong> protezione sociale.<br />

Uno degli strumenti più importanti ut<strong>il</strong>izzati dall’UE in questo senso è<br />

<strong>il</strong> Metodo <strong>di</strong> Coor<strong>di</strong>namento Aperto, che fornisce un quadro <strong>di</strong> cooperazione<br />

tra gli Stati membri per armonizzare le politiche nazionali, al<br />

fine <strong>di</strong> realizzare gli obiettivi comuni prefissati.<br />

Nello specifico delle politiche sociali, l’UE ha stab<strong>il</strong>ito una serie <strong>di</strong><br />

obiettivi comuni relativi a tre macro aree: povertà ed inclusione sociale;<br />

pensioni; sanità e cure a lungo termine.<br />

Europa 2020, la strategia adottata dalla Commissione Europea per una<br />

crescita sostenib<strong>il</strong>e e inclusiva finalizzata a superare la crisi economica<br />

ancora in corso, per la prima volta inserisce tra gli obiettivi la riduzione<br />

della povertà. I leaders europei si prefiggono <strong>di</strong> far uscire entro <strong>il</strong><br />

2020, 20 m<strong>il</strong>ioni <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni europei dalla con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> povertà. I dati<br />

forniti dalla stessa UE, d’altronde, sono preoccupanti. Circa 80 m<strong>il</strong>ioni<br />

<strong>di</strong> persone nell’UE (<strong>il</strong> 16% della popolazione europea), vivono con meno<br />

del 60% del red<strong>di</strong>to me<strong>di</strong>o nazionale. Il 19% dei bambini europei è a<br />

rischio povertà. Il 17% degli europei patisce qualche forma <strong>di</strong> deprivazione<br />

materiale per mancanza <strong>di</strong> risorse sufficienti. I sistemi <strong>di</strong> welfare<br />

riducono in me<strong>di</strong>a <strong>il</strong> rischio <strong>di</strong> povertà in Europa del 38%, ma si passa<br />

da stati in cui l’impatto incide per meno del 10% a quelli in cui incide<br />

per quasi <strong>il</strong> 60%, riflettendo <strong>di</strong>vari r<strong>il</strong>evanti all’interno dei sistemi <strong>di</strong><br />

protezione sociale europei.<br />

In tema <strong>di</strong> pensioni, l’UE ha in<strong>di</strong>cato chiaramente nel suo Libro Bianco<br />

del 16 febbraio 2012, che la priorità rimane quella <strong>di</strong> incentivare riforme<br />

strutturali che garantiscano sistemi pensionistici sostenib<strong>il</strong>i. Gran<br />

parte dei paesi europei si è adeguata alle in<strong>di</strong>cazioni dell’UE, la quale<br />

oltre un decennio fa aveva iniziato a sostenere che per affrontare <strong>il</strong> problema<br />

dell’invecchiamento i governi avrebbero dovuto ridurre gli incentivi<br />

al prepensionamento e aumentare gradualmente <strong>di</strong> circa 5 anni<br />

l’età <strong>di</strong> effettiva cessazione dell’attività lavorativa. Nel 2011 sono stati<br />

se<strong>di</strong>ci gli Stati membri a ricevere una raccomandazione specifica concernente<br />

le pensioni e altri cinque si sono impegnati a procedere a una<br />

riforma delle pensioni.<br />

110


PARTE II: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>FNP</strong>-<strong>CISL</strong><br />

I pensionati costituiscono una quota significativa e in rapida crescita<br />

della popolazione dell’UE (120 m<strong>il</strong>ioni, <strong>il</strong> 24%). Mentre oggi vi sono<br />

quattro persone in età lavorativa per ogni citta<strong>di</strong>no europeo <strong>di</strong> 65 anni<br />

o più, nel 2060 tale rapporto <strong>di</strong>venterà <strong>di</strong> due a uno. Le pensioni rappresentano<br />

in me<strong>di</strong>a <strong>il</strong> 10% del P<strong>il</strong> (dal 6% dell’Irlanda al 15% dell’Italia)<br />

e nel 2060 potrebbe raggiungere <strong>il</strong> 12,5%.<br />

Per quanto riguarda la sanità e le cure a lungo termine, l’UE promuove<br />

particolarmente l’accesso, la qualità e la sostenib<strong>il</strong>ità dei sistemi sanitari<br />

nazionali. Da anni ormai, le istituzioni europee r<strong>il</strong>evano come <strong>il</strong><br />

livello della spesa sanitaria nell’area comunitaria stia crescendo più velocemente<br />

rispetto a quello della ricchezza nazionale. Probab<strong>il</strong>mente i<br />

sistemi sanitari offrono gli esempi più eclatanti delle <strong>di</strong>screpanze e dei<br />

<strong>di</strong>slivelli profon<strong>di</strong> che ancora sussistono tra i <strong>di</strong>versi paesi membri, che<br />

spesso portano i citta<strong>di</strong>ni europei a spostarsi in quei paesi dove le possib<strong>il</strong>ità<br />

<strong>di</strong> guarigione da gravi malattie sono più alte o dove determinate<br />

cure risultano più economiche.<br />

A fronte <strong>di</strong> ciò <strong>il</strong> tema della cura ha trovato spazio in ambito europeo<br />

in relazione all’aspetto della conc<strong>il</strong>iazione. Nell’ottica della valorizzazione<br />

delle risorse fam<strong>il</strong>iari l’agenda <strong>di</strong> Lisbona impegna i governi a più<br />

efficaci politiche <strong>di</strong> riconc<strong>il</strong>iazione anche per la cura delle persone non<br />

autosufficienti, sollecitando la creazione <strong>di</strong> conge<strong>di</strong> f<strong>il</strong>iali che permettano<br />

<strong>di</strong> occuparsi dei genitori anziani, e che siano attraenti tanto per<br />

gli uomini quanto per le donne.<br />

L’UE, come evidenziato, si è dotata <strong>di</strong> strumenti e <strong>di</strong> meccanismi elaborati<br />

e sofisticati, regolamentati chiaramente dalla normativa comunitaria,<br />

in materia <strong>di</strong> politiche sociali. Sono normative che in realtà garantiscono,<br />

in nome del principio della sussi<strong>di</strong>arietà, posizioni asettiche e poco<br />

incisive da parte dell’Unione. La forma <strong>di</strong> integrazione regionale più riuscita<br />

e più compiuta allo stato attuale, continua a eludere una realtà<br />

troppo evidente: l’integrazione economica non può prescindere da un’integrazione<br />

sociale, che anzi dovrebbe esserne <strong>il</strong> presupposto. Questo è ciò<br />

che sostengono da anni i sindacati europei, quali la Ces e la Ferpa, oltre<br />

che quelli nazionali. Fa riflettere, per esempio, che nel Trattato <strong>di</strong> Lisbona<br />

si miri ad un rafforzamento del ruolo internazionale dell’UE, con l’obiettivo,<br />

non semplice, <strong>di</strong> raggiungere una politica estera comune, e che<br />

lo stesso sforzo e lo stesso impegno non si riservi a quella che è ormai<br />

111


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

una scelta necessaria e urgente: porre <strong>il</strong> sociale al centro delle politiche<br />

europee per <strong>il</strong> raggiungimento <strong>di</strong> una vera ed efficace integrazione.<br />

SANITÀ<br />

Quale futuro per la sanità?<br />

Il Sistema Sanitario Nazionale, nell’ultimo triennio, è stato sottoposto ad<br />

una serie <strong>di</strong> interventi volti principalmente a ridurre i costi <strong>di</strong> gestione<br />

oramai <strong>di</strong>venuti insostenib<strong>il</strong>i (circa 140 m<strong>il</strong>iar<strong>di</strong> <strong>di</strong> euro annui) a fronte<br />

<strong>di</strong> un finanziamento che si aggira intorno ai 106 m<strong>il</strong>iar<strong>di</strong> <strong>di</strong> euro e un P<strong>il</strong><br />

che fa segnare un meno 2%, che significa recessione. In questo contesto<br />

l’andamento demografico del paese con l’innalzamento dell’età me<strong>di</strong>a e<br />

una natalità negativamente costante, pone l’accento su quali misure potranno<br />

essere attuate nell’imme<strong>di</strong>ato futuro per sostenere <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong><br />

welfare nel suo complesso. Il rischio è che, dopo la riduzione degli sprechi,<br />

la riduzione delle risorse umane e la <strong>di</strong>smissione degli immob<strong>il</strong>i pubblici,<br />

<strong>il</strong> Governo sarà costretto a rivedere, anche nel settore sanitario, i<br />

criteri <strong>di</strong> compartecipazione alla spesa per prestazioni. Ad oggi l’incidenza<br />

della spesa sanitaria italiana sul P<strong>il</strong> è pari al 8,9%, ed è inferiore alla<br />

me<strong>di</strong>a dei Paesi OECD, mentre la spesa farmaceutica segnala un drastico<br />

ri<strong>di</strong>mensionamento dovendo passare dagli attuali 13,1% agli 11,5%. Questi<br />

dati mostrano come <strong>il</strong> paese oltre ad impoverirsi tende ad investire ancora<br />

meno sulla qualità delle cure e sull’assistenza.<br />

Nel frattempo <strong>il</strong> Governo ha avviato <strong>il</strong> processo <strong>di</strong> contenimento dei costi<br />

intervenendo drasticamente sulla spesa sanitaria con una serie <strong>di</strong> interventi<br />

legislativi a catena che partono dalla legge 111/2011, e arrivano<br />

ai giorni nostri con la legge 135/2012 (c.d. spen<strong>di</strong>ng review) fino alla<br />

legge 158/2012 (legge Balduzzi).<br />

Nell’insieme questi interventi legislativi, sommati a quelli precedenti,<br />

determineranno per <strong>il</strong> comparto sanità un taglio complessivo <strong>di</strong> oltre 22<br />

m<strong>il</strong>iar<strong>di</strong> <strong>di</strong> euro.<br />

In questo clima <strong>di</strong> austerità vanno lette le <strong>di</strong>sposizioni previste dalla<br />

legge Balduzzi, che si fanno promotrici <strong>di</strong> una nuova forma <strong>di</strong> assistenza,<br />

meno ospedalocentrica, ma più ra<strong>di</strong>cata e <strong>di</strong>ffusa nel territorio<br />

attraverso lo sv<strong>il</strong>uppo <strong>di</strong> ambulatori h24 gestiti da me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina<br />

112


generale, guar<strong>di</strong>e me<strong>di</strong>che e pe<strong>di</strong>atri<br />

<strong>di</strong> libera scelta, che, collegati<br />

telematicamente con gli<br />

ospedali, siano in grado <strong>di</strong> funzionare<br />

da f<strong>il</strong>tro per evitare l’intasamento<br />

delle aree <strong>di</strong> emergenza<br />

ospedaliera de<strong>di</strong>cate<br />

espressamente alle acuzie. Nasce<br />

quin<strong>di</strong> l’idea <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffondere<br />

un modello sanitario <strong>di</strong> tipo hub<br />

and spoke, in cui <strong>il</strong> citta<strong>di</strong>no<br />

potrà ut<strong>il</strong>izzare queste strutture<br />

aperte h24 per le prestazioni<br />

specialistiche, <strong>di</strong>agnostiche per<br />

<strong>il</strong> day hospital o <strong>il</strong> day surgery<br />

(spoke), senza per forza ut<strong>il</strong>izzare<br />

gli ospedali (hub) che saranno<br />

de<strong>di</strong>cati esclusivamente ad<br />

interventi per acuzie.<br />

PARTE II: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>FNP</strong>-<strong>CISL</strong><br />

Alcuni dati sul sistema sanitario italiano<br />

• POPOLAZIONE 60.626.4442<br />

• ANZIANI OVER 65 : 20,3%<br />

• PIL: 1.580.220 ML<br />

• SPESA SANITARIA TOTALE. 140.060 ML<br />

• SPESA SANITARI TOTALE SUL PIL: 8,9%<br />

• SPESA SANITARIA PUBBLICA SU PIL: 7,1%<br />

• SPESA SANITARIA PRIVATA SU PIL: 1,8%<br />

• TOTALE POSTI LETTO 242.028<br />

• FABBISOGNO 496.148<br />

• POSTI LETTO AGGIUNTIVI 254.120<br />

• ASSISTITI ADI 526.568 (22 ORE ANNUE)<br />

• FABBISOGNO MINIMO 870.765(ALMENO 6%<br />

CON UNA ASSISTENZA DI 8 ORE A SETTIMANA)<br />

La nuova visione dell’assistenza sanitaria <strong>di</strong> prossimità senza dubbio<br />

porterà a dei vantaggi in termini <strong>di</strong> spesa, in quanto eviterà l’inappropriatezza<br />

dei ricoveri, e potrebbe essere una buona risposta ai problemi<br />

degli anziani ma pone alcuni dubbi sulla sua applicab<strong>il</strong>ità in quanto,<br />

questa riforma strutturale, dovrà avvenire a sal<strong>di</strong> <strong>di</strong> spesa invariati.<br />

Viste le <strong>di</strong>fficoltà economiche delle regioni, ci chie<strong>di</strong>amo come potranno<br />

sv<strong>il</strong>upparsi questi ambulatori se non ci saranno le risorse necessarie<br />

per aprirli e dotarli <strong>di</strong> adeguata strumentazione.- Il rischio è<br />

che alla riduzione delle strutture ospedaliere non corrisponda un reale<br />

incremento <strong>di</strong> strutture ambulatoriali <strong>di</strong> prossimità. Ad oggi l’offerta<br />

<strong>di</strong> posti letto de<strong>di</strong>cata alla long terme care è insufficiente. Si stima<br />

in circa 496.198 i posti letto necessari a fronte <strong>di</strong> una offerta <strong>di</strong> circa<br />

242.028 posti letto. L’assistenza domic<strong>il</strong>iare è <strong>di</strong> 22 ore me<strong>di</strong>e annue<br />

per citta<strong>di</strong>no assistito a domic<strong>il</strong>io contro le 191 della Norvegia o le 96<br />

della Germania.<br />

L’invecchiamento della popolazione e <strong>il</strong> progresso me<strong>di</strong>co scientifico<br />

hanno prodotto una r<strong>il</strong>evante mo<strong>di</strong>fica dei bisogni sanitari e socio sa-<br />

113


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

nitari, ai quali si doveva già da tempo far fronte. Le malattie acute e la<br />

morb<strong>il</strong>ità si sono sempre più concentrate nelle età superiori ai 65 anni,<br />

ma <strong>il</strong> loro peso è <strong>di</strong>minuito rispetto alle malattie croniche, le quali richiedono<br />

altre strutture e modelli <strong>di</strong> assistenza sanitaria e si accompagnano<br />

spesso a con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> non autosufficienza.<br />

Certamente, con l’aumento della percentuale della popolazione anziana,<br />

sarà necessario <strong>di</strong>rottare molte delle risorse nello sv<strong>il</strong>uppo e creazione<br />

<strong>di</strong> una sufficiente assistenza socio sanitaria e assistenziale integrata<br />

(Ltc). Riteniamo, infatti, necessario che un particolare impegno<br />

debba essere de<strong>di</strong>cato al rafforzamento del servizio <strong>di</strong> assistenza domic<strong>il</strong>iare.<br />

Nel complesso sono ancora irrisorie le percentuali <strong>di</strong> P<strong>il</strong> de<strong>di</strong>cate<br />

ai servizi domic<strong>il</strong>iari nel complesso pari 0,29%. L’aumento futuro del<br />

<strong>numero</strong> delle persone anziane sole oltre gli 80 anni richiede, con urgenza,<br />

la pre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> strutture de<strong>di</strong>cate agli anziani, in particolar<br />

modo Rsa, strutture per la lungodegenza, Hospice oltre a suggerire<br />

un maggiore investimento nella formazione universitaria geriatrica.<br />

<strong>Oggi</strong> è infatti più probab<strong>il</strong>e che gli anziani siano caratterizzati da pluri<br />

patologie che, nel loro insieme, li rendono non autosufficienti rendendoli<br />

necessitanti <strong>di</strong> cure costanti presso <strong>il</strong> proprio domic<strong>il</strong>io più che<br />

in ambiente ospedaliero. Il futuro, quin<strong>di</strong>, per la me<strong>di</strong>cina territoriale è<br />

quello <strong>di</strong> una ospedalizzazione domic<strong>il</strong>iarizzata, basata su servizi socio<br />

sanitari integrati dove la persona nel suo consuetu<strong>di</strong>nario habitat venga<br />

posta al centro dell’intervento assistenziale. Non <strong>di</strong>mentichiamo che<br />

gli anziani da noi rappresentati, come ogni altra persona <strong>di</strong> ogni età,<br />

hanno bisogno nell’invecchiamento, nella malattia e in situazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza,<br />

<strong>di</strong> essere assistiti nel loro ambiente <strong>di</strong> vita conservando le loro<br />

relazioni affettive, sociali e ambientali nei quali sono vissuti. Solo<br />

aumentando questa forma <strong>di</strong> intervento sarà, inoltre, possib<strong>il</strong>e ridurre<br />

l’affollamento dei reparti <strong>di</strong> urgenza ospedalieri e ridurre i ricoveri<br />

“inappropriati” che fanno aumentare <strong>di</strong> gran lunga la spesa sanitaria.<br />

Purtroppo la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> questi servizi è molto lenta e le Regioni, sempre<br />

più vincolate dal risanamento dei b<strong>il</strong>anci, riducono i posti letto nel<br />

pubblico e nel privato convenzionato (circa 30 m<strong>il</strong>a in 3 anni) anziché<br />

tagli agli sprechi e malaffare. Nel solo 2012 si è proceduto a tagliare<br />

circa 7 m<strong>il</strong>a posti letto. Dove erano presenti 231.707 posti letti, pari a<br />

114


PARTE II: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>FNP</strong>-<strong>CISL</strong><br />

3,82 ogni m<strong>il</strong>le abitanti <strong>di</strong> cui 195.922 per acuti (3,23 ogni m<strong>il</strong>le abitanti)<br />

e 35.785 per post-acuti (0,59) la legge 135/2012 ha previsto che<br />

l’obiettivo da raggiungere sarà una me<strong>di</strong>a complessiva <strong>di</strong> 3,7 posti letto<br />

per m<strong>il</strong>le abitanti, circa 30 m<strong>il</strong>a posti in meno, <strong>di</strong> cui lo 0,7 deve essere<br />

de<strong>di</strong>cato a riab<strong>il</strong>itazione e lungo-degenti e i restanti 3 per gli acuti.<br />

I posti letto dovranno quin<strong>di</strong> arrivare in totale a 224.318. Di questi<br />

181.879 dovranno essere per acuti (- 14.043) e fino a 42.438 per postacuti<br />

(+ 6635). Questa previsione tuttavia dovrà essere accompagnata<br />

da una seria e impegnata politica della salute che innanzi tutto dovrà<br />

essere rivolta alla prevenzione e alla eliminazione delle cause delle malattie<br />

evitab<strong>il</strong>i, che potrà essere fatta a tutti livelli e che potrà, per una<br />

parte importante, essere oggetto della concertazione sociale territoriale<br />

e della contrattazione <strong>di</strong> secondo livello.<br />

Se la definizione dei costi standard, dei nuovi Lea e la centralizzazione<br />

degli acquisti, stentano ad essere realizzati, <strong>il</strong> taglio delle risorse, dei posti<br />

letto e <strong>il</strong> blocco del turno over del personale ospedaliero ha messo in<br />

seria <strong>di</strong>fficoltà gran parte delle citta<strong>di</strong>nanza che vede peggiorare <strong>il</strong> livello<br />

me<strong>di</strong>o della qualità dell’assistenza (rapporto Censis 2012) e aumentare<br />

le spese <strong>di</strong>rette delle famiglie, con forti aggravi dei loro b<strong>il</strong>anci.<br />

Il processo <strong>di</strong> riforma del sistema sanitario sembra aver preso un binario<br />

ben definito, caratterizzato dal processo <strong>di</strong> deospedalizzazione. Noi<br />

abbiamo <strong>di</strong>chiarato <strong>il</strong> nostro assenso su tale in<strong>di</strong>rizzo, ma se questo<br />

processo non sarà supportato da un’imme<strong>di</strong>ata costituzione <strong>di</strong> strutture<br />

<strong>di</strong> prossimità alternative <strong>il</strong> citta<strong>di</strong>no e, in modo particolare <strong>il</strong> pensionato<br />

afflitto da pluripatologie, vedrà aumentare la sua con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

frag<strong>il</strong>ità. La chiusura delle strutture ospedaliere, pur se a volte fatiscenti,<br />

senza la costruzione <strong>di</strong> alternative è avvertita come una lesione<br />

del <strong>di</strong>ritto ad essere curati come previsto dall’art. 32 della Costituzione.<br />

Diventa fondamentale l’intervento della nostra organizzazione al fine <strong>di</strong><br />

orientare Governo e Enti locali a un maggior senso <strong>di</strong> responsab<strong>il</strong>ità e ad<br />

una maggior attenzione ai bisogni degli anziani, con scelte organizzative<br />

nel settore sanitario che facciano sentire l’anziano malato e spesso<br />

non autosufficiente, protetto e assistito e non abbandonato a se stesso.<br />

115


PARTE III<br />

XI CONGRESSO REGIONALE <strong>CISL</strong> LOMBARDIA<br />

Le tesi congressuali della Cisl Lombar<strong>di</strong>a sono state pubblicate nel febbraio del 2013<br />

in un fascicolo fuori collana da BiblioLavoro con <strong>il</strong> titolo “Ripartire. Tracce <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione”<br />

e vengono riproposte qui integralmente per gent<strong>il</strong>e concessione dell’e<strong>di</strong>tore.


<strong>di</strong> Gigi Petteni*<br />

La straor<strong>di</strong>narietà della stagione congressuale 2013 della Cisl, sta nei<br />

fatti più che nelle parole. Straor<strong>di</strong>nario è quanto stiamo vivendo in<br />

questo tempo <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e <strong>di</strong> crisi, sostantivo senza aggettivi, perché realtà<br />

che attraversa economia e politica, cultura, società, istituzioni.<br />

Straor<strong>di</strong>nari i cambiamenti che ci prospetta l’uscita dalla crisi e un auspicato<br />

nuovo modello <strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo. Straor<strong>di</strong>narie, probab<strong>il</strong>mente eccessive,<br />

sono le attese per <strong>il</strong> rinnovamento del quadro politico mentre<br />

si tende a trascurare l’apporto responsab<strong>il</strong>e dei soggetti sociali. Straor<strong>di</strong>narie,<br />

per ciò che <strong>di</strong>pende più <strong>di</strong>rettamente da noi, le sfide della profonda<br />

riforma organizzativa in atto.<br />

Sono elementi <strong>di</strong> uno scenario complesso sul quale è auspicab<strong>il</strong>e <strong>il</strong> più<br />

ampio e più partecipato confronto. Ed è per aiutarlo e alimentarlo che<br />

offriamo al <strong>di</strong>battito dei territori e delle federazioni <strong>di</strong> categoria le<br />

tracce <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione raccolte in queste pagine. Sono <strong>il</strong> risultato <strong>di</strong> una<br />

riflessione su più piani che si è sv<strong>il</strong>uppata a partire dal mandato ricevuto<br />

quattro anni fa dal X Congresso, e che è stato possib<strong>il</strong>e costruire<br />

grazie al <strong>di</strong>battito politico negli organismi elettivi, al confronto costante<br />

tra le segreterie, al prezioso supporto <strong>di</strong> elaborazione e <strong>di</strong> proposta<br />

culturale <strong>di</strong> BiblioLavoro.<br />

Nel percorso <strong>di</strong> avvicinamento a questa fase congressuale, <strong>il</strong> seminario<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong> sullo Statuto della Cisl1 ha rappresentato una tappa parti-<br />

* Segretario generale Cisl Lombar<strong>di</strong>a<br />

Presentazione<br />

1 Alla lettera. Lo statuto della Cisl: una carta costituzionale senza tempo, seminario<br />

promosso da BiblioLavoro, Cisl Lombar<strong>di</strong>a e Fnp Cisl nazionale, M<strong>il</strong>ano, Università<br />

Cattolica del Sacro Cuore, 14 settembre 2012.<br />

La registrazione video del seminario è <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>e in www.bibliolavoro.tv mentre gli<br />

atti a stampa sono in corso <strong>di</strong> pubblicazione.<br />

<strong>Oggi</strong>domani anziani, n. 1 2013 119


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

colarmente significativa. Dalla r<strong>il</strong>ettura della nostra carta fondativa e<br />

in particolare della sintesi valoriale, propositiva e programmatica che<br />

sta nell’Articolo 2, sono emerse molte sollecitazioni, a partire dalla necessità<br />

<strong>di</strong> una riflessione approfon<strong>di</strong>ta sia sull’esperienza sindacale oggi<br />

che sulla reale capacità dei meccanismi <strong>di</strong> rappresentanza <strong>di</strong> cogliere<br />

i cambiamenti e cambiare essi stessi.<br />

Ne abbiamo tenuto conto nello sv<strong>il</strong>uppo <strong>di</strong> queste tracce <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione,<br />

a partire da una precisa scelta <strong>di</strong> metodo che ci ha portato a <strong>di</strong>stinguere<br />

l’elaborazione del gruppo <strong>di</strong>rigente (prima parte), dall’analisi<br />

<strong>di</strong> alcune tematiche <strong>di</strong> particolare r<strong>il</strong>ievo per l’agire sindacale (seconda<br />

parte). Nella prima si integrano tra loro le convinzioni e le motivazioni<br />

<strong>di</strong> fondo della cultura sindacale propria della Cisl con le valutazioni<br />

politico sindacali operative riferite, in generale, a questo momento<br />

<strong>di</strong> crisi e, nello specifico, alle attuali esigenze del lavoro e della<br />

società lombarda. La seconda parte traccia una mappa composita –<br />

supportata da un essenziale apparato <strong>di</strong> in<strong>di</strong>catori statistici – su alcuni<br />

aspetti dei mon<strong>di</strong> in cui siamo chiamati a rendere tra loro coerenti<br />

i principi e la prassi quoti<strong>di</strong>ana. Si tratta <strong>di</strong> spunti che non hanno alcuna<br />

pretesa d’essere esaustivi, ma che si aprono ad ulteriori possib<strong>il</strong>ità<br />

<strong>di</strong> integrazione e <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento.<br />

Questo lavoro deve molto alla collaborazione <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> docenti<br />

universitari, <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi e <strong>di</strong> ricercatori con i quali abbiamo consolidato<br />

in questi anni rapporti caratterizzati da un importante contributo<br />

intellettuale ma anche da una sensib<strong>il</strong>ità autentica alle questioni del<br />

lavoro e all’esperienza sindacale; ma è debitore in modo particolare ad<br />

Aldo Carera, presidente <strong>di</strong> BiblioLavoro, coor<strong>di</strong>natore del percorso che<br />

ha portato alla stesura <strong>di</strong> questo documento.<br />

Lo offriamo al <strong>di</strong>battito congressuale nella speranza che insieme si<br />

possa contribuire a riaffermare identità e progettualità della nostra organizzazione.<br />

120


I. Rappresentare: dottrina e pratica<br />

■ ❚ ❙ 1.1 La via dell’associazione<br />

Con <strong>il</strong> perdurare della crisi, assetti sociali faticosamente e<strong>di</strong>ficati negli<br />

anni rischiano <strong>di</strong> frantumarsi e <strong>di</strong> lasciare campo aperto alla rigenerazione<br />

<strong>di</strong> un mondo <strong>di</strong> caste. Crescono le <strong>di</strong>stanze tra una quota ristretta<br />

<strong>di</strong> priv<strong>il</strong>egiati e un mondo comune che, nell’avanzare della povertà<br />

materiale, vede ridursi gli spazi dell’emancipazione e del progresso<br />

sociale e culturale. La questione del lavoro è <strong>di</strong>ventata l’emergenza<br />

lavoro.<br />

La giustizia oltre l’emergenza<br />

In assenza <strong>di</strong> una progettualità con<strong>di</strong>visa, gli effetti su un’umanità dolente<br />

del ce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> intere strutture economiche e della lunga crisi<br />

dello stato sociale, intaccano i p<strong>il</strong>astri della convivenza civ<strong>il</strong>e e democratica.<br />

In questo spaesamento, le persone possono richiamarsi ai valori<br />

insiti nella loro singola umanità ma sembrano in <strong>di</strong>fficoltà a identificare<br />

i valori sociali positivi e a contrastare gli egoismi in<strong>di</strong>vidualistici.<br />

Peraltro, sotto le maschere dell’ut<strong>il</strong>itarismo che dà forma al mercato,<br />

agiscono potenti monopoli, subdole corporazioni che sanno <strong>di</strong>fendersi<br />

con tutti gli strumenti leciti e, troppo sovente, <strong>il</strong>leciti. Gli attori<br />

politici possono ipotizzare <strong>di</strong> avere un potere salvifico ma nella loro<br />

pretesa <strong>di</strong> espandersi senza limiti rischiano <strong>di</strong> conculcare le libertà<br />

in<strong>di</strong>viduali e <strong>di</strong> agire come un potere unificante, nuovo monopolio definitivo.<br />

Eppure le persone e le loro famiglie esprimono negli ambiti<br />

sociali e territoriali in cui vivono un’insopprimib<strong>il</strong>e e umana esigenza<br />

<strong>Oggi</strong>domani anziani, n. 1 2013<br />

RIPARTIRE.<br />

Tracce <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione<br />

121


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

<strong>di</strong> comunità, fonte <strong>di</strong> legittimazione della sfera politica cui affidare la<br />

rappresentatività degli interessi generali.<br />

In questo mondo <strong>di</strong>sarmonico, <strong>di</strong>ventano decisivi gli spazi in cui agiscono<br />

i soggetti sociali espressione <strong>di</strong> valenze comunitarie costruite su<br />

interessi in<strong>di</strong>viduali che, nel sommarsi, prendono nuova forma, esprimono<br />

specifiche domande <strong>di</strong> ut<strong>il</strong>ità collettiva e sono capaci <strong>di</strong> orientarsi<br />

razionalmente agli interessi generali e al bene comune. Il principio<br />

regolativo <strong>di</strong> questo processo è la giustizia, ponte ideale e concreto<br />

tra la persona-fine e la società nel suo insieme. Il principio <strong>di</strong> giustizia<br />

opera all’interno della sfera morale in<strong>di</strong>viduale e vale a rendere<br />

coerenti tra loro le scelte in<strong>di</strong>viduali e le scelte collettive così che si<br />

sostengano reciprocamente.<br />

Rappresentanza e libertà<br />

L’azione <strong>di</strong> rappresentanza, fonte costituiva della Cisl, è l’espressione<br />

razionale <strong>di</strong> questa insopprimib<strong>il</strong>e esigenza <strong>di</strong> armonia e <strong>di</strong> giustizia e<br />

della sua realizzazione concreta, tramite l’affermazione del principio <strong>di</strong><br />

uguaglianza necessario per generare speranza. Per <strong>il</strong> sindacato <strong>il</strong> campo<br />

in cui coltivare la giustizia è quello del lavoro, delle attività economiche<br />

e della convivenza sociale. L’impegno più arduo è quello <strong>di</strong><br />

creare nuova fiducia in<strong>di</strong>viduale nell’azione collettiva e nei suoi risultati<br />

misurati nella <strong>di</strong>mensione fondamentalmente umana che dà spessore<br />

a ogni passo sulla strada della partecipazione.<br />

Il libero sindacato, la Cisl, libera e autonoma più <strong>di</strong> altri, è <strong>il</strong> luogo <strong>di</strong><br />

queste coerenze originarie e concrete, tanto in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>i quanto precarie<br />

perché non agiscono in un mondo incontaminato. Nella durezza<br />

<strong>di</strong> una realtà che implica compromessi e contaminazioni, la piena ed<br />

autentica libertà sindacale è costantemente messa in dubbio non tanto<br />

sul piano ideale, quanto nella sua natura storica. Essa deve essere rigenerata<br />

in continuazione agendo sulla linea <strong>di</strong> confine che la <strong>di</strong>stingue<br />

dalle funzioni assolte dal sindacato. Dal punto <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio tra questi<br />

due estremi, quello della libertà da un lato e quello della funzione dall’altro,<br />

<strong>di</strong>pendono la natura e i fini della Cisl e la concezione del vivere<br />

civ<strong>il</strong>e in cui la Cisl si riconosce. Così come sono stati definiti da nostri<br />

fondatori e così come sono ora affidati alla nostra responsab<strong>il</strong>ità.<br />

122


PARTE III: XI CONGRESSO REGIONALE <strong>CISL</strong> LOMBARDIA<br />

L’articolo 2 dello Statuto confederale, cui abbiamo de<strong>di</strong>cato <strong>il</strong> seminario<br />

dello scorso settembre in Università Cattolica, può essere considerato<br />

secondo questa logica stringente: non come un elenco <strong>di</strong> concetti<br />

e <strong>di</strong> formule, tasselli isolab<strong>il</strong>i l’uno dall’altro, potenzialmente ricomponib<strong>il</strong>i<br />

secondo variab<strong>il</strong>i punti <strong>di</strong> intersezione. Si tratta <strong>di</strong> un <strong>di</strong>segno<br />

armonico e potente, quello che Pastore chiamava “tutto un contenuto”.<br />

Che scaturisce da una formidab<strong>il</strong>e affermazione della centralità<br />

della persona, la cui libera scelta associativa definisce un’identità collettiva<br />

che agisce, con strumenti propri (<strong>il</strong> contratto innanzitutto), come<br />

struttura portante <strong>di</strong> una società civ<strong>il</strong>e or<strong>di</strong>nata e pacificata in una<br />

trama <strong>di</strong> riconoscimenti reciproci e <strong>di</strong> reciproche attribuzioni <strong>di</strong> poteri<br />

e <strong>di</strong> doveri che rendono democratica la democrazia.<br />

L’innovazione dentro la storia<br />

In quanto fondato su valori universali e sostanziali, <strong>il</strong> nostro statuto,<br />

come tutte le costituzioni, affida al tempo storico i valori e le forme<br />

regolative della vita associata. Non siamo legati a norme meccanicistiche,<br />

ma <strong>di</strong>sponiamo <strong>di</strong> principi da cui derivare criteri <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio e<br />

orientamenti per l’azione in ragione delle circostanze mutevoli proprie<br />

della nostra epoca, ancor più mutevoli in questi anni <strong>di</strong> crisi. Un quadro<br />

concettuale così aperto a reggere le incertezze, senza temere <strong>di</strong><br />

confrontarsi con l’avanzare <strong>di</strong> nuovi problemi, imprime uno slancio<br />

innovativo alla nostra azione e alla stessa struttura organizzata che ci<br />

accoglie. La realizzazione <strong>di</strong> un giusto equ<strong>il</strong>ibro sociale, nel suo costante<br />

<strong>di</strong>venire, ci proietta nella continua trasformazione degli assetti<br />

del vivere civ<strong>il</strong>e, a fronte delle incompiute ridefinizioni del quadro politico-istituzionale<br />

e della costante ristrutturazione dei processi economici<br />

sul piano nazionale e internazionale.<br />

Per sua natura la Cisl non può essere e non è mai stata per la conservazione<br />

<strong>di</strong> un or<strong>di</strong>ne costituito, ma ha sempre agito per <strong>il</strong> cambiamento<br />

e per le riforme: anche a rischio <strong>di</strong> trovarsi senza punti <strong>di</strong> riferimento,<br />

come talvolta è accaduto, è sempre stata dentro la storia. In<br />

quanto ra<strong>di</strong>cata nella persona che lavora e nelle sue aspirazioni alla<br />

piena emancipazione, la nostra comunità sindacale non si è mai racchiusa<br />

negli stretti confini delle visioni economicistiche.<br />

123


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

È questo ra<strong>di</strong>camento – che chiamiamo associazione – a portarci dentro<br />

la storia per generare tutele e situazioni sociali orientate dalla giustizia<br />

sociale. Le massime generali dei nostri comportamenti e <strong>il</strong> loro<br />

<strong>di</strong>spiegarsi in modo concreto e articolato, <strong>di</strong>pendono dalla razionalità<br />

con cui noi e i lavoratori che rappresentiamo sappiamo elaborare, rendere<br />

riconoscib<strong>il</strong>i e comunicare i nostri scopi, per porli al centro del<br />

<strong>di</strong>alogo, del confronto, delle costruzioni collettive in cui agiamo come<br />

rappresentanti.<br />

La nostra azione <strong>di</strong> rappresentanza fondata sulla libertà e sull’autonomia,<br />

è ben <strong>di</strong>stinguib<strong>il</strong>e dalla rappresentatività propria degli attori che<br />

operano nel campo delle dottrine e delle azioni politiche, portati non<br />

<strong>di</strong> rado a creare la storia forzandola ai propri interessi e alle logiche<br />

settoriali del potere.<br />

L’azione per lo sv<strong>il</strong>uppo<br />

Nel contesto <strong>di</strong> crisi, consapevoli delle conseguenze sui lavoratori e<br />

sulle loro famiglie, sulle imprese, sui territori, sul tessuto sociale, vale<br />

ancor <strong>di</strong> più la prospettiva dello sv<strong>il</strong>uppo così come delineato nel pensiero<br />

e nella storia della Cisl. Una prospettiva che nel suo dato profondo<br />

coglie le implicazioni culturali e morali, non solo economiche e<br />

finanziarie della crisi, e che richiede una ridefinizione dello stesso concetto<br />

<strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo. A sollecitare questo ripensamento vogliamo contribuire,<br />

secondo le nostre competenze sul terreno proprio delle relazioni<br />

industriali e delle politiche sociali, convinti della necessità dell’apporto<br />

del sindacato nel mettere in evidenza l’inadeguatezza delle istituzioni<br />

politiche ed economiche nell’in<strong>di</strong>viduare e mettere in opera i<br />

correttivi necessari affinché l’intrinseca instab<strong>il</strong>ità del capitalismo non<br />

si traduca in un elevato e insostenib<strong>il</strong>e grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>seguaglianza e <strong>di</strong> ingiustizia.<br />

Nella delicata fase attuale, occorre agire contro le soluzioni fac<strong>il</strong>i e <strong>il</strong>lusorie<br />

prospettate dai portatori dell’incultura e dell’irresponsab<strong>il</strong>ità.<br />

D’altra parte sarebbe solo un’astrazione considerare l’apporto dei tecnici<br />

e degli esperti come se fosse neutro rispetto agli obiettivi politici.<br />

Siamo ben consapevoli che nel far fronte, oggi come negli ultimi anni,<br />

ai riflessi della crisi sulla vita concreta dei lavoratori e delle loro<br />

124


PARTE III: XI CONGRESSO REGIONALE <strong>CISL</strong> LOMBARDIA<br />

famiglie, dei giovani e dei pensionati, dei lavoratori immigrati e <strong>di</strong><br />

quelli italiani, nella piccola e nella grande impresa, non <strong>di</strong>sponiamo <strong>di</strong><br />

soluzioni generali e teoriche come un “nuovo modello <strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo” o<br />

un “nuovo stato sociale”. L’assenza <strong>di</strong> riferimenti socio-economici<br />

astratti rende ancor più decisiva la visione che orienta la nostra azione<br />

quoti<strong>di</strong>ana alla soluzione dei problemi contingenti, sul piano locale<br />

e in generale. La misura del nostro successo è innanzitutto sul concreto<br />

terreno della rappresentanza del lavoro e della regolazione sociale<br />

secondo la nostra specifica attitu<strong>di</strong>ne a contribuire alla costruzione<br />

<strong>di</strong> buone relazioni con gli altri attori sindacali, impren<strong>di</strong>toriali e<br />

istituzionali.<br />

Questa somma <strong>di</strong> consapevolezze ci chiede, in via preliminare, <strong>di</strong> tenere<br />

conto <strong>di</strong> alcuni sno<strong>di</strong> cruciali in cui si gioca <strong>il</strong> futuro del sindacato,<br />

senza trascurare le situazioni reali che definiscono <strong>il</strong> contesto e le prospettive<br />

della nostra presenza e della nostra azione in Lombar<strong>di</strong>a.<br />

■ ❚ ❙ 1.2 La persona e <strong>il</strong> lavoro: tra legge e contratto<br />

La Cisl come associazione <strong>di</strong> sindacati <strong>di</strong> lavoratori fonda la propria<br />

legittimazione fondamentale sull’adesione dei soci e non su riconoscimenti<br />

formali dell’or<strong>di</strong>namento giuri<strong>di</strong>co. Lo statuto della Cisl (cioè <strong>il</strong><br />

contratto sottoscritto dal sindacato con i suoi soci) afferma, nel passaggio<br />

cruciale dell’articolo 2, che «al rispetto delle esigenze della persona<br />

debbono or<strong>di</strong>narsi società e stato». Una formulazione che esclude<br />

qualsiasi conflitto strutturale fra <strong>il</strong> contratto – strumento <strong>di</strong> libera e <strong>di</strong>retta<br />

regolazione dei rapporti fra le parti private – e la legge, atto con<br />

<strong>il</strong> quale lo stato esercita <strong>il</strong> potere (necessario al bene comune quanto<br />

delicato e da usare con cautela) <strong>di</strong> intervento <strong>di</strong> autorità nei liberi rapporti<br />

privati, a tutela <strong>di</strong> interessi generali.<br />

La persona, tramite <strong>il</strong> sindacato, crea <strong>di</strong>ritto<br />

Il punto d’incontro <strong>di</strong> queste due <strong>di</strong>namiche è la persona che lavora,<br />

vista nella concretezza dei suoi interessi come nell’intangib<strong>il</strong>ità della<br />

sua <strong>di</strong>gnità unica e irripetib<strong>il</strong>e. Persona che deve poter essere, quin<strong>di</strong>,<br />

125


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

sia protagonista della creazione del <strong>di</strong>ritto (come socio del sindacato<br />

che contratta e come citta<strong>di</strong>no che partecipa alla deliberazione democratico-parlamentare<br />

come elettore e, se lo vuole, aderendo ai partiti<br />

politici), sia beneficiaria <strong>di</strong> un or<strong>di</strong>ne giuri<strong>di</strong>co giusto e rispettoso della<br />

sua libertà e <strong>di</strong>gnità.<br />

La Cisl non ha mai negato legittimità all’azione del legislatore, né l’ha<br />

mai concepita nei termini <strong>di</strong> mero “sostegno” all’autonomia contrattuale,<br />

ma ha sempre riven<strong>di</strong>cato <strong>il</strong> ruolo della persona, anche attraverso<br />

<strong>il</strong> sindacato, come creatrice <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto, quin<strong>di</strong> come protagonista<br />

e non solo come destinataria finale <strong>di</strong> un or<strong>di</strong>ne giuri<strong>di</strong>co orientato alla<br />

giustizia sociale e alla pace. Su questi presupposti la Cisl ha fondato<br />

l’opposizione sostanziale a interventi legislativi che limitino, a vantaggio<br />

della politica, <strong>il</strong> campo <strong>di</strong> azione e l’autonomia giuri<strong>di</strong>ca dell’associazione<br />

sindacale (come sarebbe stato per la legge sindacale, e<br />

come è oggi quando si ripropongono proposte <strong>di</strong> legge per regolamentare<br />

la rappresentanza e la contrattazione).<br />

Le funzioni regolative del contratto e della legge<br />

In un or<strong>di</strong>ne costituzionale liberaldemocratico, fondato sulla precedenza<br />

dei <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> libertà rispetto al potere dell’autorità, appartiene alla<br />

natura delle cose che la legge non assume funzioni regolative che<br />

possono meglio essere svolte <strong>di</strong>rettamente fra le parti interessate attraverso<br />

<strong>il</strong> contratto. Per questo la Cisl è contraria per principio all’approvazione<br />

della legge sindacale o delle proposte sulla rappresentanza<br />

che comportino la predeterminazione <strong>di</strong> modelli o <strong>di</strong> processi tali<br />

da interferire nel rapporto fra la libertà del singolo e quella del sindacato.<br />

La Cisl guarda invece con favore l’intervento del Parlamento in materia<br />

sindacale quando è esercizio del potere <strong>di</strong> creare un quadro <strong>di</strong> regole<br />

generali, all’interno delle quali l’autonomia contrattuale della<br />

persona e quella del sindacato, quin<strong>di</strong> l’autonomia privata e quella privato-collettiva,<br />

si possono esprimere in maniera più ampia ed efficace.<br />

126


La legislazione <strong>di</strong> sostegno<br />

PARTE III: XI CONGRESSO REGIONALE <strong>CISL</strong> LOMBARDIA<br />

L’osservazione comparata suggerisce che i maggiori problemi per i sindacati<br />

si registrano in quei paesi dove la legislazione regola strettamente<br />

le procedure della contrattazione e la vita interna dei sindacati<br />

(Stati Uniti) o interviene in maniera così ampia e pervasiva da lasciare<br />

alla contrattazione spazio solo in termini derogatori e peggiorativi<br />

(Francia). L’equ<strong>il</strong>ibrio migliore sembra quello raggiunto in paesi dove<br />

la legge si limita a determinare un quadro generale <strong>di</strong> regole e ne garantisce<br />

l’applicazione, lasciando all’autonomia contrattuale collettiva<br />

la composizione degli interessi (Svezia).<br />

Così ove vale la regola aurea del “primato dell’autonomia contrattuale”<br />

rispetto sia all’intervento legislativo che al <strong>di</strong>alogo in azienda fra<br />

<strong>di</strong>rezione e consiglio eletto dai lavoratori come in Germania. In quest’ultimo<br />

caso le deroghe dal contratto collettivo non sono ammesse,<br />

se non è lo stesso contratto ad autorizzarle entro i limiti da esso in<strong>di</strong>cati;<br />

dunque un quadro giuri<strong>di</strong>co opposto a quello previsto dal nostro<br />

legislatore con l’articolo 8, che autorizza <strong>di</strong>rettamente le deroghe. Il<br />

quadro giuri<strong>di</strong>co risulta quin<strong>di</strong> fornire un ut<strong>il</strong>e sostegno allo sv<strong>il</strong>uppo<br />

della contrattazione attraverso un <strong>di</strong>vieto (<strong>il</strong> contratto collettivo non è<br />

liberamente derogab<strong>il</strong>e) e una libertà <strong>di</strong> grado superiore (per cui le parti<br />

possono prevedere eccezioni al <strong>di</strong>vieto con accor<strong>di</strong> puntuali).<br />

L’attuale fase politico-sindacale italiana richiede una riprecisazione<br />

dell’idea della legge «<strong>di</strong> sostegno», un concetto introdotto in origine,<br />

circa mezzo secolo fa, per in<strong>di</strong>care una legge volta a creare le con<strong>di</strong>zioni<br />

per agevolare lo sv<strong>il</strong>uppo dell’azione sindacale e della contrattazione.<br />

Nell’uso corrente si intende invece <strong>il</strong> recepimento legislativo del<br />

contenuto <strong>di</strong> un contratto o <strong>di</strong> un accordo sindacale. In entrambi i casi<br />

l’idea <strong>di</strong> sostegno esprime un’insufficiente fiducia verso l’autonomia<br />

delle organizzazioni sindacali. Nel primo caso <strong>il</strong> sindacato è considerato<br />

privo <strong>di</strong> forza nell’accre<strong>di</strong>tare la propria presenza e la propria<br />

azione senza sostegni artificiali ed esterni.<br />

Nel secondo caso perché l’accordo è considerato non sufficientemente<br />

vincolante se non recepito in legge.<br />

La situazione attuale aumenta <strong>il</strong> livello <strong>di</strong> criticità della questione rispetto<br />

al passato. Allora <strong>il</strong> sostegno era riferito al sindacato in senso<br />

127


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

unitario e all’interno <strong>di</strong> una concezione del conflitto industriale (e/o <strong>di</strong><br />

classe) che presupponeva uno squ<strong>il</strong>ibrio <strong>di</strong> potere a vantaggio dell’impresa.<br />

<strong>Oggi</strong>, in maniera che non si può <strong>di</strong>re occasionale, siamo in presenza <strong>di</strong><br />

una situazione <strong>di</strong> «conflitto» intersindacale, per cui l’intervento <strong>di</strong> sostegno<br />

può essere fonte <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminazione, a vantaggio <strong>di</strong> chi prevale<br />

nell’agone politico. Dalla scarsa fiducia nell’autonomia sindacale in<br />

senso giuri<strong>di</strong>co, si rischia così <strong>di</strong> passare alla limitazione dell’autonomia<br />

anche in senso politico. Tanto più che l’idea della legge <strong>di</strong> sostegno<br />

era stata affermata in presenza degli equ<strong>il</strong>ibri sostanzialmente stab<strong>il</strong>i<br />

della prima repubblica, con un quadro politico complessivamente<br />

non ost<strong>il</strong>e al lavoro e un orientamento dei sindacati tendenzialmente<br />

non contrario all’unità (con momenti <strong>di</strong> maggiore o minore intensità).<br />

Con la seconda repubblica e le sue brusche alternanze, <strong>il</strong> legame tra sistema<br />

sindacale e sistema politico attraverso <strong>il</strong> mezzo del sostegno legislativo<br />

si è esposto al rischio <strong>di</strong> essere un canale <strong>di</strong> trasmissione <strong>di</strong><br />

(ulteriore) concitazione invece che <strong>di</strong> costruzione <strong>di</strong> un nuovo equ<strong>il</strong>ibrio<br />

sufficientemente stab<strong>il</strong>e per le relazioni industriali. <strong>Oggi</strong> inoltre lo<br />

sganciamento del sindacato dal quadro politico nazionale è reso ancor<br />

più necessario dal r<strong>il</strong>evo determinante dei processi sovranazionali con<br />

effetti <strong>di</strong> «scoperchiamento» dei tra<strong>di</strong>zionali sistemi sindacali: verso<br />

l’alto (con l’integrazione dei sistemi economici e quin<strong>di</strong> anche <strong>di</strong> quelli<br />

sindacali) e verso <strong>il</strong> basso (con lo spostamento del baricentro contrattuale<br />

nei territori e nelle imprese dove si svolgono le <strong>di</strong>namiche<br />

reali).<br />

La possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> un intervento legislativo potrebbe essere <strong>di</strong> forte attualità<br />

qualora l’assetto governativo e parlamentare esito della prossima<br />

legislatura dovesse favorire la ripresa <strong>di</strong> iniziative per una legge<br />

sulla rappresentanza sindacale, invocata per risolvere <strong>il</strong> problema del<br />

conflitto intersindacale a colpi <strong>di</strong> maggioranza. Ma la politica dovrebbe<br />

riflettere (come anche le imprese) sul fatto che a questa legge si oppone<br />

la Cisl, non casualmente, l’organizzazione che più <strong>di</strong> tutte si è<br />

impegnata nella modernizzazione e nello sv<strong>il</strong>uppo delle relazioni sindacali<br />

in senso partecipativo <strong>di</strong>mostrandosi anche capace <strong>di</strong> riportare<br />

le specifiche ragioni della tutela del lavoro nei contesti globalizzati.<br />

128


La regolazione sociale<br />

PARTE III: XI CONGRESSO REGIONALE <strong>CISL</strong> LOMBARDIA<br />

Per la Cisl la consapevolezza che la contrattazione e, più in generale, la<br />

regolazione dei processi economici e sociali costituisce <strong>il</strong> terreno sul quale<br />

si misura la capacità <strong>di</strong> tutti gli attori <strong>di</strong> superare, insieme, la crisi si è<br />

tradotta nella <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>ità a ricercare a livello <strong>di</strong> imprese, <strong>di</strong> settore e <strong>di</strong><br />

territorio, e a livello interconfederale accor<strong>di</strong> che consentano <strong>di</strong> tenere<br />

assieme i soggetti delle relazioni sindacali ma anche <strong>di</strong> trovare soluzioni<br />

costruttive, adeguate alla natura dei problemi in campo e alla vitale esigenza<br />

<strong>di</strong> potenziare <strong>il</strong> ruolo della regolazione sociale e della contrattazione<br />

come fattore <strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo e come reale alternativa ai comportamenti<br />

conflittuali. La crisi globale – è sempre più evidente - sta scar<strong>di</strong>nando<br />

molte “conquiste” della stagione dei <strong>di</strong>ritti sindacali degli anni Settanta e<br />

della sua deriva partecipativo-conflittuale degli anni Ottanta. L’inasprirsi<br />

dei toni nell’affrontare i problemi delle relazioni industriali non ci impe<strong>di</strong>sce<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere i comportamenti orientati alla rivalsa e al rapporto <strong>di</strong><br />

forza antagonistico, dalle necessità dovute al mutamento dei tempi e del<br />

contesto globale e delle con<strong>di</strong>zioni effettive delle imprese.<br />

La ricostruzione dei contesti relazionali fondati sull’affidab<strong>il</strong>ità e sulla<br />

fiducia reciproca richiede elevate competenze e consapevolezze <strong>di</strong>ffuse<br />

sull’importanza della collaborazione nell’identificare i problemi e<br />

nel gestirli al fine <strong>di</strong> contribuire alla soluzione della crisi. Si tratta <strong>di</strong><br />

un’operazione assolutamente in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>e se si vuole dare un seguito<br />

all’impegno contenuto nelle “Linee guida” definite tra le parti sociali<br />

nel novembre scorso e che in<strong>di</strong>cano un’ipotesi <strong>di</strong> nuova regolazione<br />

per via contrattuale <strong>di</strong> una parte della legislazione del lavoro, in<br />

tema ad esempio <strong>di</strong> assegnazione <strong>di</strong> mansioni e controllo a <strong>di</strong>stanza<br />

della prestazione.<br />

Non sempre i risultati sono stati pienamente sod<strong>di</strong>sfacenti e le soluzioni<br />

adottate risolutive <strong>di</strong> tutti i problemi. Tuttavia non sono mai venute<br />

meno la responsab<strong>il</strong>ità e l’impegno per ottenere dalla riforma del<br />

lavoro e dalla legge <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>ità <strong>il</strong> miglior risultato possib<strong>il</strong>e. Gli strumenti<br />

o anche solo gli spunti e le opportunità conseguenti queste “riforme”<br />

consentono ora <strong>di</strong> orientare le scelte, gli accor<strong>di</strong> e i comportamenti<br />

a livello <strong>di</strong> impresa, settore e territorio, alla costruzione <strong>di</strong> un sistema<br />

economico e d’impresa che sia in funzione delle esigenze umane<br />

e non viceversa.<br />

129


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

■ ❚ ❙ 1.3 Diritti e tutele nella crisi del lavoro<br />

Per molti anni l’equ<strong>il</strong>ibrio del mercato del lavoro – se <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio si<br />

può parlare – si è realizzato attraverso una sempre più elevata segmentazione<br />

in una pluralità <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni. Con <strong>il</strong> risultato che <strong>il</strong> <strong>numero</strong><br />

dei lavoratori con un contratto stab<strong>il</strong>e, a tempo indeterminato,<br />

in imprese <strong>di</strong> me<strong>di</strong>o-gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni, beneficiari della protezione<br />

contrattuale è <strong>di</strong>ventato sempre più ristretto e si è allargata la platea<br />

degli esclusi da questa con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> beneficio. Lungo questa strada,<br />

imboccata più o meno consapevolmente da più <strong>di</strong> quin<strong>di</strong>ci anni, sono<br />

aumentate le spese dello stato sociale, sul quale è stato scaricato <strong>il</strong> costo<br />

dei pensionamenti più o meno anticipati e/o agevolati, e <strong>il</strong> conto è<br />

stato presentato alle giovani generazioni.<br />

La ristrutturazione del costo del lavoro ma, più profondamente, del rapporto<br />

<strong>di</strong> lavoro è avvenuta pressoché invariab<strong>il</strong>mente conservando ai<br />

lavoratori più anziani tutto quanto era stato ottenuto, per legge o per<br />

contratto, negli anni del boom economico e nella successiva “stagione<br />

dei <strong>di</strong>ritti dei lavoratori”. Benefici e <strong>di</strong>ritti che sono stati ri<strong>di</strong>mensionati<br />

ut<strong>il</strong>izzando la via più comoda <strong>di</strong> eliminarli per quelli che non c’erano<br />

ancora e che non avevano “<strong>di</strong>ritti acquisiti” da reclamare.<br />

Contro la <strong>di</strong>soccupazione<br />

Per decenni abbiamo convissuto con tassi <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione frizionali;<br />

anche le crisi settoriali o aziendali non hanno mai seriamente inciso<br />

sui tassi <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione locali o fatto esplodere tensioni ingestib<strong>il</strong>i.<br />

In quest’ultima fase la <strong>di</strong>soccupazione ha cominciato a incidere<br />

sul mercato del lavoro in modo sempre più grave ed evidente, lasciando<br />

intendere la possib<strong>il</strong>ità che si stab<strong>il</strong>izzi nel tempo e che assuma<br />

caratteri strutturali.<br />

Nei prossimi mesi la Lombar<strong>di</strong>a supererà i 400m<strong>il</strong>a <strong>di</strong>soccupati ufficiali.<br />

In assenza <strong>di</strong> azioni che si muovano in controtendenza, tutto lascia<br />

supporre che la situazione è destinata a peggiorare sotto la pressione<br />

<strong>di</strong> molte crisi latenti. Le prospettive sono tali da esigere che la<br />

nostra regione si doti rapidamente <strong>di</strong> efficaci politiche <strong>di</strong> sostegno e <strong>di</strong><br />

intervento.<br />

130


PARTE III: XI CONGRESSO REGIONALE <strong>CISL</strong> LOMBARDIA<br />

Va definito un sistema <strong>di</strong> sostegno al red<strong>di</strong>to più lungo e robusto dell’Aspi,<br />

soprattutto per la maggioranza <strong>di</strong> lavoratori che provengono da<br />

piccole imprese. Vanno definite regole attraverso le quali <strong>il</strong> <strong>di</strong>soccupato<br />

possa accedere a sistemi <strong>di</strong> welfare tutelanti, nonché regole che ricomprendano<br />

chi perde <strong>il</strong> lavoro nei crescenti sistemi <strong>di</strong> welfare integrativo.<br />

Ricollocare chi perde <strong>il</strong> posto è già <strong>di</strong>ventato in questi anni l’obiettivo<br />

concreto e con<strong>di</strong>viso delle azioni <strong>di</strong> politiche attive. Ora servono maggiori<br />

risorse, non solo pubbliche; un deciso riorientamento della contrattazione<br />

dei casi <strong>di</strong> crisi verso questo obiettivo; un più <strong>di</strong>retto concorso<br />

anche economico da parte delle aziende.<br />

Va stab<strong>il</strong>ito un patto più <strong>di</strong>retto tra <strong>il</strong> sistema dei servizi al lavoro e <strong>il</strong><br />

<strong>di</strong>soccupato. Così da permettere una migliore e più forte presa in carico<br />

della persona, e regole e responsab<strong>il</strong>ità che incentivino maggiormente<br />

la <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>ità dei <strong>di</strong>soccupati verso nuovi posti <strong>di</strong> lavoro.<br />

I servizi al lavoro, anche in seguito al rior<strong>di</strong>no delle province e al trasferimento<br />

delle loro precedenti competenze in materia, devono essere<br />

riorganizzati mantenendo una collaborazione aperta tra pubblico e<br />

privato che superi una generica concorrenza e incrementi l’efficacia<br />

delle sinergie.<br />

Ponti tra le generazioni<br />

La definitiva riforma pensionistica e l’evoluzione dei percorsi <strong>di</strong> ingresso<br />

per i giovani fanno sì che una quota crescente della popolazione<br />

lavorativa allungherà la propria vita attiva ed esprimerà bisogni<br />

che varieranno nel corso degli anni. Va definitivamente riconosciuto<br />

un mondo del lavoro per <strong>il</strong> quale la demografia è fattore <strong>di</strong> profondo<br />

cambiamento e nel quale le età contano, vanno valorizzate e protette<br />

con risposte maggiormente adeguate.<br />

La recente riforma delle pensioni e del lavoro ha, non senza dolorose<br />

forzature, prodotto una <strong>di</strong>scontinuità nel momento in cui <strong>il</strong> peso delle<br />

pensioni <strong>di</strong> anzianità era <strong>di</strong>ventato insostenib<strong>il</strong>e per uno stato sociale<br />

nazionale in <strong>di</strong>fficoltà non solo sul piano delle <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>ità finanziarie.<br />

Pertanto, in coerenza con <strong>il</strong> sistema instaurato dalla riforma<br />

131


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

del 1995, si conferma la necessità <strong>di</strong> un rafforzamento del «secondo<br />

p<strong>il</strong>astro», attraverso <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ancio e l’estensione della previdenza complementare<br />

contrattuale e tramite l’adesione obbligatoria a partire dai<br />

giovani. Nel favorire la costituzione <strong>di</strong> rapporti <strong>di</strong> lavoro a tempo indeterminato<br />

attraverso <strong>il</strong> contratto <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>stato, non è stato eliminato<br />

<strong>il</strong> problema della <strong>di</strong>sparità <strong>di</strong> trattamento ma almeno si è avviato<br />

un processo <strong>di</strong> riduzione dell’area della precarietà.<br />

Gli interventi del governo hanno creato <strong>numero</strong>si e seri problemi per<br />

le modalità e <strong>il</strong> tempo con le quali è stata gestita la transizione. Ma<br />

hanno contribuito a promuovere la consapevolezza che un nuovo<br />

equ<strong>il</strong>ibrio generazionale sul mercato del lavoro, all’esterno e all’interno<br />

delle imprese, possa tradursi in iniziative concrete che vadano oltre<br />

la richiesta <strong>di</strong> incentivi/agevolazioni dello stato alle assunzioni a<br />

tempo indeterminato. E non è pensab<strong>il</strong>e che <strong>il</strong> problema della riattivazione<br />

del turn over si risolva solo attraverso nuove forme <strong>di</strong> “incentivo<br />

all’esodo”. L’ipotesi <strong>di</strong> lavoro contenuta negli accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> “ponte generazionale”<br />

(part-time per i lavoratori anziani e assunzioni incentivate<br />

<strong>di</strong> giovani secondo <strong>il</strong> modello del contratto <strong>di</strong> solidarietà del tipo<br />

detto “espansivo”) può apparire <strong>di</strong> non imme<strong>di</strong>ato interesse per le imprese<br />

ma muove in questa <strong>di</strong>rezione. Ma non basta: se non si ripristina<br />

un flusso or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> ricambio nelle organizzazioni, pubbliche e<br />

private, queste usciranno dalla crisi – se ne usciranno – ma saranno a<br />

rischio <strong>di</strong> collasso nel giro <strong>di</strong> pochi anni, quando molti lavoratori saranno<br />

ormai prossimi alla pensione.<br />

■ ❚ ❙ 1.4 Un lavoro degno per la <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> tutti i lavoratori<br />

Il superamento della crisi richiede una piena valorizzazione <strong>di</strong> tutte le<br />

risorse <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>i sul mercato del lavoro, agendo sulle potenzialità del<br />

lavoro femmin<strong>il</strong>e e accostando con umano apprezzamento l’apporto<br />

dei lavoratori immigrati, in un <strong>di</strong>ffuso impegno ad affermare l’esigenza<br />

<strong>di</strong> una generale e costante qualificazione delle competenze e a un<br />

assiduo impegno per la sicurezza sul lavoro.<br />

132


L’apporto femmin<strong>il</strong>e al lavoro e al welfare<br />

PARTE III: XI CONGRESSO REGIONALE <strong>CISL</strong> LOMBARDIA<br />

Il <strong>di</strong>vario nella partecipazione delle donne e degli uomini alla vita economica<br />

del nostro paese è ancora un elemento <strong>di</strong> arretratezza rispetto<br />

al quadro europeo. Le <strong>di</strong>sparità riguardano non solo l’ingresso nel mercato<br />

del lavoro, ma anche <strong>il</strong> livello delle retribuzioni e lo sv<strong>il</strong>uppo delle<br />

carriere. È evidente che politiche <strong>di</strong> sostegno all’occupazione femmin<strong>il</strong>e<br />

avrebbero effetti <strong>di</strong> sostegno alla crescita economica del Pase, in<br />

quanto innalzerebbero i red<strong>di</strong>ti e i consumi in<strong>di</strong>viduali o famigliari. Ma<br />

nel contempo potrebbero incrementare la richiesta <strong>di</strong> servizi, specie<br />

quelli <strong>di</strong> cura per i figli o per i genitori anziani, non prodotti nella famiglia.<br />

L’investimento sui servizi concorre a una qualificazione del sistema<br />

<strong>di</strong> welfare oltre a rappresentare una possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo occupazionale<br />

e professionale. Per favorire una crescita complessiva si rendono<br />

d’altro canto necessarie azioni <strong>di</strong> investimento, a partire dalle politiche<br />

<strong>di</strong> conc<strong>il</strong>iazione famiglia-lavoro per una più equ<strong>il</strong>ibrata re<strong>di</strong>stribuzione<br />

degli impegni <strong>di</strong> cura dei figli, ma anche dei famigliari che necessitano<br />

<strong>di</strong> assistenza, con gli impegni lavorativi e professionali.<br />

Nell’ambito <strong>di</strong> un percorso <strong>di</strong> revisione della spesa pubblica, quale<br />

principale strumento per affrontare la sfida della riduzione del debito<br />

collettivo, <strong>il</strong> sindacato conferma la volontà <strong>di</strong> costruire percorsi partecipati<br />

e responsab<strong>il</strong>i tesi a rispondere al bisogno <strong>di</strong> riqualificazione dei<br />

servizi, nell’ottica <strong>di</strong> una miglior tutela delle persone e delle famiglie,<br />

attraverso <strong>il</strong> contrasto alle inefficienze e alla spesa improduttiva, e con<br />

<strong>il</strong> giusto riconoscimento dell’impegno profuso e della professionalità<br />

dei lavoratori del comparto.<br />

Gli immigrati, risorsa umana e <strong>di</strong> lavoro<br />

L’ultimo rapporto della Caritas (ottobre 2012) conferma che in Lombar<strong>di</strong>a<br />

risiede <strong>il</strong> 23,5% dei 5 m<strong>il</strong>ioni <strong>di</strong> stranieri che vivono nel nostro<br />

paese. Al 31 <strong>di</strong>cembre 2011 nella nostra regione erano presenti 1 m<strong>il</strong>ione<br />

e 178 m<strong>il</strong>a immigrati regolari. Da 2008 i flussi <strong>di</strong> immigrazione<br />

si sono solo leggermente attenuati, ma sono ancora intensi soprattutto<br />

in Lombar<strong>di</strong>a, Veneto e soprattutto Em<strong>il</strong>ia Romagna.<br />

Nella profonda crisi occupazionale in atto rispetto, ai nostri connazionali<br />

gli immigrati mostrano una maggiore capacità <strong>di</strong> tenuta. Sebbene <strong>il</strong> tasso<br />

133


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione tra gli stranieri sia del 12,1%, quattro punti in più rispetto<br />

alla me<strong>di</strong>a degli italiani, su scala nazionale nel corso del 2011 gli<br />

occupati nati all’estero sono aumentati, mentre gli occupati nati in Italia<br />

sono <strong>di</strong>minuiti. La stessa tendenza si riscontra in Lombar<strong>di</strong>a dove l’incidenza<br />

degli occupati immigrati sul totale dei lavoratori si è mantenuto sostanzialmente<br />

stab<strong>il</strong>e (passando dal 16,1% del 2010 al 16,3% del 2011).<br />

Pur un presenza <strong>di</strong> una complessiva contrazione del mercato del lavoro,<br />

gli stranieri hanno dunque mostrato maggiore flessib<strong>il</strong>ità e capacità <strong>di</strong><br />

adattarsi a nuove mansioni, magari più precarie e meno retribuite.<br />

Nonostante la crisi economica ed i suoi effetti, gli stranieri continuano<br />

a considerare <strong>il</strong> nostro Paese come <strong>il</strong> luogo in cui costruire un progetto<br />

<strong>di</strong> vita e far crescere i propri figli. Ne dà conferma l’aumento delle<br />

iscrizioni scolastiche degli alunni stranieri, cresciute su scala nazionale<br />

<strong>di</strong> oltre <strong>il</strong> 6% nel 2011/12 rispetto all’anno precedente. In Lombar<strong>di</strong>a,<br />

dove già stu<strong>di</strong>a un quarto degli alunni stranieri che frequenta<br />

le scuole italiane (<strong>il</strong> 24,4%), le iscrizioni hanno avuto un incremento<br />

<strong>di</strong> quasi <strong>il</strong> 7%.<br />

Stranieri, produttori <strong>di</strong> ricchezza<br />

L’apporto del lavoro degli stranieri si conferma come una grande opportunità<br />

per <strong>il</strong> nostro territorio La Lombar<strong>di</strong>a è la regione in cui la<br />

componente straniera produce in assoluto la maggiore ricchezza in<br />

termini <strong>di</strong> valore aggiunto superando i 18 m<strong>il</strong>iar<strong>di</strong> <strong>di</strong> euro (quasi un<br />

quarto del totale del valore aggiunto prodotto in Italia dalle imprese<br />

condotte da stranieri). A questo contributo si aggiunge <strong>il</strong> contributo<br />

delle lavoratrici straniere, attraverso <strong>il</strong> lavoro <strong>di</strong> cura che integra <strong>il</strong> sistema<br />

regionale <strong>di</strong> welfare.<br />

L’esperienza del lavoro consente a tutte le persone <strong>di</strong> esprimere le proprie<br />

capacità e <strong>di</strong> manifestare la propria personalità, concorre allo sv<strong>il</strong>uppo<br />

<strong>di</strong> conoscenze e competenze, promuove professionalità; <strong>il</strong> lavoro<br />

favorisce un positivo inserimento sociale, apre a reti <strong>di</strong> relazioni, è<br />

in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>e per realizzare i propri progetti <strong>di</strong> vita. Per i lavoratori<br />

immigrati <strong>il</strong> lavoro assume una valenza ulteriore: è l’unica via praticab<strong>il</strong>e<br />

per emergere da una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> irregolarità e per assicurare<br />

una prospettiva <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>ità a sé e alla propria famiglia. Contrastare <strong>il</strong><br />

134


PARTE III: XI CONGRESSO REGIONALE <strong>CISL</strong> LOMBARDIA<br />

lavoro irregolare e nel contempo promuovere con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong>gnitoso<br />

è impegno primario della tutela della persona.<br />

Per tali ragioni <strong>il</strong> lavoro rappresenta <strong>il</strong> percorso priv<strong>il</strong>egiato per l’integrazione<br />

nella nostra comunità e, contribuendo alla promozione <strong>di</strong><br />

una cultura fondata sul rispetto della <strong>di</strong>gnità della persona, contrasta<br />

le <strong>di</strong>scriminazioni e riconosce nella <strong>di</strong>versità un’opportunità per costruire<br />

un modello sociale maggiormente inclusivo.<br />

Una contrattazione che si fa carico delle <strong>di</strong>versità<br />

Per assolvere a questa fondamentale esigenza sociale, <strong>il</strong> sindacato <strong>di</strong>spone<br />

della contrattazione collettiva nazionale e può puntare sullo sv<strong>il</strong>uppo<br />

<strong>di</strong> quella aziendale. Contando sulle sue varie articolazioni la<br />

contrattazione collettiva è in grado <strong>di</strong> corrispondere concretamente alle<br />

attese delle lavoratrici e dei lavoratori immigrati tendendo in considerazione<br />

le <strong>di</strong>verse esigenze socio-culturali <strong>di</strong> cui sono portatori.<br />

L’attenzione alle <strong>di</strong>fferenze, <strong>di</strong> origine, <strong>di</strong> genere, <strong>di</strong> età, <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zione<br />

famigliare sfida la contrattazione collettiva ma, ancor prima, la nostra<br />

capacità <strong>di</strong> rappresentanza.<br />

Il rapporto annuale sul fenomeno migratorio del Ministero del Lavoro<br />

e delle Politiche sociali ha stimato che in Italia sono presenti più <strong>di</strong><br />

900m<strong>il</strong>a minori stranieri (<strong>il</strong> 20% del totale <strong>di</strong> stranieri), <strong>di</strong> cui 650.000,<br />

secondo i dati forniti dalle anagrafi, sono nati in Italia (<strong>il</strong> 13,3% della<br />

popolazione immigrata) e 300.000 (secondo i dati relativi ai visti per<br />

ricongiungimento) nati all’estero e giunti in un secondo momento per<br />

riunirsi alla famiglia.<br />

Giovani stranieri e <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza<br />

Giovani che nascono e crescono nelle nostre città, stu<strong>di</strong>ano nelle università,<br />

parlano con inflessione <strong>di</strong>alettale, sono ad oggi considerati<br />

stranieri, senza peraltro aver mai conosciuto <strong>il</strong> paese <strong>di</strong> origine dei genitori.<br />

Per rimuovere <strong>il</strong> rischio <strong>di</strong> costruire una generazione senza ra<strong>di</strong>ci<br />

e legami, è ormai improrogab<strong>il</strong>e conseguire <strong>il</strong> riconoscimento della<br />

citta<strong>di</strong>nanza ai giovani <strong>di</strong> seconda generazione, figli <strong>di</strong> immigrati,<br />

nati o cresciuti in Italia.<br />

135


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

La qualificazione del lavoro<br />

Nello scorso decennio la regolarizzazione degli immigrati ha sostenuto<br />

<strong>il</strong> saldo occupazionale lombardo ma si è retto sulla creazione <strong>di</strong><br />

molti posti <strong>di</strong> lavoro a basso valore aggiunto e poco qualificati. Sono<br />

tendenze opposte a quelle <strong>di</strong> altre aree economiche sv<strong>il</strong>uppate europee,<br />

dove si creano solo posti <strong>di</strong> lavoro ad alti prof<strong>il</strong>i professionali. Qualificare<br />

<strong>il</strong> lavoro e i lavoratori lombar<strong>di</strong> deve essere l’obiettivo centrale<br />

<strong>di</strong> una campagna <strong>di</strong> politiche e <strong>di</strong> coinvolgimento delle parti sociali<br />

molto forte e <strong>di</strong> lungo periodo. <strong>Oggi</strong>, e ancor più in prospettiva, la<br />

competitività e la crescita delle imprese e dell’intero sistema economico<br />

dovranno contare sull’apporto decisivo del lavoro qualificato, soprattutto<br />

in assenza <strong>di</strong> leve storiche non più agib<strong>il</strong>i, come la moneta<br />

svalutata o <strong>il</strong> ricorso al debito pubblico.<br />

La contrattazione e la produzione <strong>di</strong> azioni <strong>di</strong> formazione continua deve<br />

tornare ad essere una politica meglio orientata dalla Regione e dalle<br />

parti sociali, sia sulla base delle risorse pubbliche che intervenendo<br />

nel funzionamento dei fon<strong>di</strong> interprofessionali. <strong>Oggi</strong> è più che mai<br />

fondamentale una miglior finalizzazione dei fon<strong>di</strong> europei e pubblici,<br />

e la ricontrattazione delle regole dei fon<strong>di</strong> interprofessionali per meglio<br />

con<strong>di</strong>zionare i risultati della formazione da essi finanziata. Occorre<br />

definire percorsi che includano tutti i lavoratori in azioni volte<br />

all’incremento della qualificazione, anche con una contrattazione salariale<br />

<strong>di</strong> secondo livello che <strong>di</strong>a maggior riconoscimento al valore<br />

della professionalità, della capacità <strong>di</strong> risultato e del merito. Ai medesimi<br />

corrisponde l’adozione, in via definitiva, del libretto formativo e<br />

del b<strong>il</strong>ancio delle competenze quali bagagli in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>i che ogni lavoratore<br />

deve coltivare ed ut<strong>il</strong>izzare nella propria vita lavorativa.<br />

La prevenzione degli infortuni<br />

In Lombar<strong>di</strong>a possiamo constatare una riduzione del <strong>numero</strong> degli infortuni<br />

denunciati all’Ina<strong>il</strong>, in particolare nel 2011 la <strong>di</strong>minuzione è<br />

stata del 4,7% rispetto all’anno precedente. Il dato positivo è confermato<br />

anche dalla riduzione del 4,8% della frequenza infortunistica,<br />

ovvero del rapporto tra infortuni denunciati e <strong>numero</strong> degli occupati.<br />

In flessione anche i casi mortali, che sono passati dai 127 del 2010 ai<br />

136


PARTE III: XI CONGRESSO REGIONALE <strong>CISL</strong> LOMBARDIA<br />

120 del 2011. Purtroppo aumenta <strong>il</strong> <strong>numero</strong> degli infortuni relativi ai<br />

lavoratori stranieri, che invece passano dai 24.966 casi del 2010 ai<br />

24.981 del 2011, mentre anche in questo caso si riducono i casi mortali<br />

(22 nel 2011 rispetto ai 25 casi dello scorso anno). Il 30,4% degli<br />

infortuni riguarda le donne. Si conferma anche per le donne <strong>il</strong> trend<br />

<strong>di</strong> riduzione degli infortuni mortali che negli ultimi cinque anni si è<br />

ridotto da 20 a 8.<br />

Preoccupa comunque l’andamento degli infortuni mortali che emerge<br />

dal Registro regionale. Non si riduce <strong>il</strong> <strong>numero</strong> dei lavoratori che perdono<br />

la vita a causa del lavoro, nonostante le riduzioni dei livelli occupazionali.<br />

Nemmeno nei settori che subiscono pesantemente gli effetti<br />

della crisi economica, come quello delle costruzioni.<br />

Più controlli e vig<strong>il</strong>anza<br />

Considerando <strong>il</strong> lavoro la massima espressione della persona, poiché<br />

tramite <strong>il</strong> proprio lavoro, <strong>il</strong> proprio impegno l’uomo contribuisce a realizzare<br />

<strong>il</strong> bene comune, è fondamentale garantire nello svolgimento<br />

dell’attività lavorativa le più idonee e sicure con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> operosità.<br />

Solo un lavoro sicuro può assicurare <strong>il</strong> rispetto e valorizzare al meglio<br />

la <strong>di</strong>gnità del lavoratore.<br />

Il quadro pertanto ci conferma come sia necessario sostenere <strong>il</strong> rafforzamento<br />

e qualificazione degli strumenti del controllo e vig<strong>il</strong>anza con<br />

risorse economiche e professionali de<strong>di</strong>cate e una maggior integrazione<br />

tra istituzioni deputate. Così pure è necessario proseguire nell’investimento<br />

sulle attività <strong>di</strong> prevenzione, a partire dalla formazione dei<br />

lavoratori per intervenire sui comportamenti e quin<strong>di</strong> incidere sull’organizzazione<br />

del lavoro, al fine <strong>di</strong> ridurre i rischi <strong>di</strong> infortunio con l’obiettivo<br />

<strong>di</strong> favorire e promuovere con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro, nel rispetto della<br />

integrità, della sicurezza e del benessere delle persone che lavorano.<br />

In particolare si evidenzia la necessità <strong>di</strong> r<strong>il</strong>anciare <strong>il</strong> ruolo e l’attività dei<br />

rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza nell’ottica <strong>di</strong> una costruttiva<br />

e positiva partecipazione al sistema <strong>di</strong> prevenzione nell’impresa.<br />

A tal fine si possono orientare le seguenti azioni sia a livello <strong>di</strong> sistema,<br />

sia <strong>di</strong> percorsi <strong>di</strong> rafforzamento delle azioni <strong>di</strong> politica sindacale:<br />

137


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

■ rafforzamento degli strumenti del controllo con risorse economiche<br />

e professionali de<strong>di</strong>cate e maggior integrazione tra istituzioni<br />

competenti;<br />

■ perseguimento degli interventi in tema <strong>di</strong> prevenzione, con riferimento<br />

ai settori a maggior in<strong>di</strong>ce infortunistico e in considerazione<br />

dei cambiamenti nel mondo del lavoro dovuti all’ut<strong>il</strong>izzo <strong>di</strong><br />

molteplici tipologie contrattuali nelle imprese, all’allungamento<br />

della vita lavorativa, alla presenza <strong>di</strong> lavoratori e lavoratrici che<br />

provengono da paesi stranieri, all’ottica <strong>di</strong> genere, attraverso un<br />

investimento sulla formazione dei lavoratori;<br />

■ rafforzamento del sistema della pariteticità (come già realizzato<br />

per <strong>il</strong> settore artigiano) ed estensione nei settori in cui non è ancora<br />

istituita (sistema pubblico e cooperative);<br />

■ perfezionamento delle sinergie interne alla Cisl;<br />

■ nell’ambito del percorso riorganizzativo, <strong>il</strong> sostegno e <strong>il</strong> rafforzamento<br />

dei presi<strong>di</strong> territoriali delle unioni sindacali e supporto all’attività<br />

delle categorie.<br />

A sostegno e rafforzamento del sistema <strong>di</strong> prevenzione nei luoghi <strong>di</strong><br />

lavoro si ritiene necessario proseguire nella <strong>di</strong>rezione del:<br />

■ r<strong>il</strong>ancio del ruolo delle rappresentanze sindacali dei lavoratori in<br />

tema <strong>di</strong> sicurezza, attraverso investimenti formativi e organizzativi;<br />

■ r<strong>il</strong>ancio del ruolo e dell’attività dei rappresentanti per la sicurezza<br />

nell’ottica <strong>di</strong> una maggior e più responsab<strong>il</strong>e partecipazione al<br />

sistema <strong>di</strong> prevenzione nelle aziende.<br />

■ r<strong>il</strong>ancio della contrattazione aziendale come strumento per favorire<br />

interventi sull’organizzazione del lavoro al fine <strong>di</strong> promuovere<br />

<strong>il</strong> benessere delle persone nei luoghi <strong>di</strong> lavoro.<br />

■ ❚ ❙ 1.5 Il «decentramento regolato» della contrattazione<br />

Le relazioni industriali non si possono più de<strong>di</strong>care solo ai due punti<br />

estremi, l’ingresso e l’uscita dal mondo del lavoro. Per uscire dalla crisi<br />

occorrerà riconsiderare – e non solo in un’ottica <strong>di</strong> aggiustamento<br />

138


PARTE III: XI CONGRESSO REGIONALE <strong>CISL</strong> LOMBARDIA<br />

congiunturale - l’insieme del trattamento economico e normativo previsto<br />

dai contratti collettivi, non solo nella in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>e <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong><br />

migliorare produttività e competitività introducendo e favorendo innovazione,<br />

ma agendo anche sui parametri <strong>di</strong> equità e sul rispetto della<br />

<strong>di</strong>gnità sul posto <strong>di</strong> lavoro.<br />

In questa <strong>di</strong>rezione molto potranno fare i contratti nazionali <strong>di</strong> categoria<br />

se sapranno tradurre in pratica l’in<strong>di</strong>cazione derivante dalla linea<br />

del decentramento contrattuale. Un “decentramento regolato” non<br />

si traduce in una mera devoluzione alla contrattazione aziendale/territoriale<br />

<strong>di</strong> talune materie; presuppone invece una trasformazione, effettiva<br />

e non solo enunciata, del contratto nazionale nello strumento<br />

più idoneo a definire i trattamenti minimi essenziali da applicare a tutti<br />

i lavoratori del settore. Solo su questa base si potrà realizzare una<br />

contrattazione aziendale in grado <strong>di</strong> allineare i trattamenti alla effettiva<br />

capacità dell’impresa <strong>di</strong> meglio remunerare i lavoratori e in relazione<br />

alle specificità territoriali. Prospettiva <strong>di</strong> cui si parla da moltissimi<br />

anni ma che non si riesce pienamente a realizzare, anche per la<br />

scarsa reciproca fiducia delle parti a livello nazionale sui comportamenti<br />

delle stesse parti a livello decentrato.<br />

Dalle regole alla responsab<strong>il</strong>ità<br />

Il <strong>di</strong>battito sulla riforma delle relazioni sindacali si è lungamente soffermato<br />

sulle «regole» da definire per dare effettività alle decisioni assunte<br />

e agli impegni contrattuali. Non si è ancora riusciti a ra<strong>di</strong>care<br />

una cultura <strong>di</strong> rispetto delle responsab<strong>il</strong>ità assunte tra le parti contraenti<br />

e delle norme legali e contrattuali.<br />

Al loro interno le parti sociali non sono ancora state in grado <strong>di</strong> realizzare<br />

una effettiva <strong>di</strong>sciplina <strong>di</strong> organizzazione che, pur nell’autonomia<br />

dei <strong>di</strong>versi livelli, integri le responsab<strong>il</strong>ità a carico dell’intero sistema<br />

organizzativo e ne rafforzi spirito e prassi organizzative dell’intero<br />

sistema delle relazioni industriali.<br />

L’accordo interconfederale del 28 giugno 2011 ha aperto importanti prospettive,<br />

non tanto per <strong>il</strong> meccanismo delle intese mo<strong>di</strong>ficative, quanto<br />

per l’accettazione – si spera non solo formale – da parte <strong>di</strong> tutti i soggetti<br />

contraenti del principio in base al quale una volta che sia stata as-<br />

139


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

sunta “a maggioranza” una decisione non sono ammessi comportamenti<br />

ostativi da parte <strong>di</strong> organizzazioni che si trovino in posizione <strong>di</strong> minoranza;<br />

questo non ostacolare dovrebbe estendersi non solo alla fase<br />

<strong>di</strong> stipulazione ma anche e soprattutto alle fasi <strong>di</strong> attuazione delle decisioni.<br />

Un passaggio forse non adeguatamente valorizzato nella analisi<br />

sulle nuove tendenze e prospettive delle relazioni industriali.<br />

Produttività e contrattazione<br />

Se si vuole realizzare una effettiva riforma delle relazioni industriali<br />

non è possib<strong>il</strong>e prescindere dal tema della produttività. Che negli ultimi<br />

tempi si è sovrapposto alla questione della pressione fiscale – sulla<br />

quale la Cisl si è fortemente impegnata per <strong>il</strong> riequ<strong>il</strong>ibrio del carico<br />

fiscale sui red<strong>di</strong>ti <strong>di</strong>versi da quello da lavoro <strong>di</strong>pendente – in coincidenza<br />

con la <strong>di</strong>scussione che ha poi condotto alla costituzione del<br />

Fondo per la detassazione degli accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> produttività. La contrattazione<br />

collettiva e le relazioni industriali possono effettivamente dare<br />

un contributo nella allocazione delle risorse per sostenere attività/<br />

progetti <strong>di</strong> innovazione e sv<strong>il</strong>uppo dell’impresa; a tal fine sarebbe stato<br />

importante un maggior risultato anche sulla decontribuzione. L’importante<br />

però è che nella pratica non si ut<strong>il</strong>izzi la contrattazione decentrata<br />

solo come veicolo <strong>di</strong> una ulteriore riduzione senza riqualificazione<br />

del costo del lavoro invece che per una migliore allocazione<br />

dei fattori della produzione e dell’ut<strong>il</strong>izzo delle risorse, ivi incluse le risorse<br />

<strong>di</strong> intelligenza e capacità delle persone che fanno parte o, per<br />

meglio <strong>di</strong>re, costituiscono le organizzazioni produttive. L’aver legato<br />

produttività e detassazione è un vantaggio, ma anche un potenziale rischio<br />

per le conseguenze derivanti dall’impegno <strong>di</strong> estendere i vantaggi<br />

fiscali a quote quanto più possib<strong>il</strong>e ampie <strong>di</strong> retribuzione.<br />

Per un nuovo modello <strong>di</strong> relazioni sindacali<br />

nella pubblica amministrazione lombarda<br />

Nelle more della contrattazione collettiva nazionale per la pubblica<br />

amministrazione, alla luce dello sv<strong>il</strong>uppo del sistema <strong>di</strong> relazioni sindacali<br />

che si è concorso a realizzare in questi anni in Regione Lombar<strong>di</strong>a,<br />

ed in riferimento all’evoluzione del sistema regionale lombar-<br />

140


do, così come delineato dalla Legge regionale 14 del 2010, riteniamo<br />

si debba avviare un percorso per la definizione <strong>di</strong> un nuovo modello<br />

<strong>di</strong> relazione sindacali per l’insieme degli enti ed aziende regionali, da<br />

estendersi a tutto <strong>il</strong> sistema delle decentrate.<br />

Con la necessità <strong>di</strong> governare da una canto l’applicazione della riforma<br />

della pubblica amministrazione, come anche i processi derivanti<br />

dalle recenti <strong>di</strong>sposizioni in tema <strong>di</strong> spen<strong>di</strong>ng review, a partire dalle<br />

specificità che caratterizzano <strong>il</strong> sistema della nostra regione, si intende<br />

accompagnare <strong>il</strong> percorso <strong>di</strong> riorganizzazione e <strong>di</strong> recupero <strong>di</strong> efficienza<br />

negli enti ed aziende in Lombar<strong>di</strong>a con strumenti <strong>di</strong> partecipazione<br />

innovativi, sperimentando nuovi modelli <strong>di</strong> tutela verso schemi<br />

<strong>di</strong> welfare integrativo, con l’obiettivo <strong>di</strong> riconoscere l’impegno, e la<br />

professionalità delle lavoratrici e lavoratori pubblici lombar<strong>di</strong>.<br />

La valorizzazione del lavoro pubblico rappresenta un’occasione <strong>di</strong> perfezionamento<br />

e rafforzamento della qualità dei servizi offerti ai citta<strong>di</strong>ni,<br />

alle persone e alle famiglie della nostra regione.<br />

■ ❚ ❙ 1.6 Il welfare per la persona<br />

PARTE III: XI CONGRESSO REGIONALE <strong>CISL</strong> LOMBARDIA<br />

“Quando una vita in ogni tempo del suo svolgersi realizza non<br />

solo a sé, ma a chi ci incontra o ci sta vicino e, quin<strong>di</strong>, all’intera<br />

società, un valore aggiunto - <strong>di</strong> significato, <strong>di</strong> relazione,<br />

etico, valoriale prima e più ancora che economico - è una vita<br />

<strong>di</strong>gnitosa, a prescindere dalla sua data con<strong>di</strong>zione nel <strong>di</strong>venire<br />

del tempo. Quando una vita, nella sua interezza o in una parte<br />

<strong>di</strong> essa, viene considerata, da chi ci incontra o ci sta accanto e,<br />

quin<strong>di</strong>, dall’intera società un peso, allora smette <strong>di</strong> essere <strong>di</strong>gnitosa<br />

e qualcuno si sentirà, <strong>di</strong> conseguenza, autorizzato impunemente<br />

a sopprimerla, senza chiedere alcunché al proprietario<br />

<strong>di</strong> quella vita.” (Dietrich Bonhoeffer, Libertà <strong>di</strong> vivere, ...)<br />

Il “welfare” è prima <strong>di</strong> tutto un’idea, è una visione <strong>di</strong> società, è una<br />

conseguente costruzione, che tende ad affermare più concretamente <strong>il</strong><br />

principio <strong>di</strong> uguaglianza sostanziale delle persone rispetto al go<strong>di</strong>mento<br />

<strong>di</strong> quelli che sono riconosciuti come <strong>di</strong>ritti soggettivi e sociali:<br />

<strong>di</strong>ritto alla salute, <strong>di</strong>ritto alla casa, <strong>di</strong>ritto al lavoro, <strong>di</strong>ritto alla mobi-<br />

141


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

lità, <strong>di</strong>ritto ad una infanzia e ad una vecchiaia <strong>il</strong> più serene possib<strong>il</strong>e,<br />

<strong>di</strong>ritto all’istruzione e alla formazione, <strong>di</strong>ritto ad avere figli, <strong>di</strong>ritto alla<br />

parità <strong>di</strong> genere e alle pari opportunità... Insomma: <strong>di</strong>ritto alla vita<br />

e a una vita <strong>di</strong>gnitosa.<br />

Un quadro in costante evoluzione<br />

È giusto, ancor più oggi, ricordarlo, perché in questi anni abbiamo assistito:<br />

■ alla progressiva <strong>di</strong>minuzione, conseguenza dei tagli ai capitoli sociali<br />

del b<strong>il</strong>ancio pubblico, del livello quantitativo, a volte anche<br />

qualitativo, <strong>di</strong> prestazioni <strong>di</strong> welfare <strong>di</strong>rettamente erogate dallo<br />

Stato a suo carico e a un ampliamento esponenziale delle quote <strong>di</strong><br />

privato presenti nel mercato dei servizi <strong>di</strong> welfare, così come <strong>di</strong><br />

forme specifiche <strong>di</strong> privato, quali sono <strong>il</strong> cosiddetto terzo settore o<br />

<strong>il</strong> no-profit, che in questi anni ha cambiato in alcuni casi le positive<br />

connotazioni delle sue origini: quanta autentica ed esclusiva<br />

donazione <strong>di</strong> sé e totale gratuità ci sia oggi in taluni soggetti del<br />

cosiddetto terzo settore è una domanda che vale la pena <strong>di</strong> porsi;<br />

■ inserimento nelle norme legislative e regolamentari, e una conseguente<br />

evoluzione, <strong>di</strong> varie forme <strong>di</strong> compartecipazione alla spesa<br />

per i servizi <strong>di</strong> welfare in capo ai citta<strong>di</strong>ni e alle loro famiglie:<br />

“se prima un servizio te lo davo gratis, adesso ti chiedo <strong>di</strong> contribuire<br />

con una quota”. Nient’altro che questo sono i ticket sanitari<br />

e le varie tariffe: un modo per recuperare risorse attraverso la<br />

compartecipazione economica dei destinatari e delle loro famiglie<br />

e non più elargite integralmente dalla mano pubblica;<br />

■ alla decisione <strong>di</strong> passare da uno Stato centralista ad uno Stato federalista.<br />

Percorso oggi <strong>di</strong> fatto sospeso per l’emergenza economica<br />

che ha indotto a una forte ri-centralizzazione delle decisioni<br />

<strong>di</strong> governo) ma i cui effetti permangono perché i sindaci vengono<br />

giu<strong>di</strong>cati soprattutto sul welfare, essendo <strong>il</strong> loro compito<br />

principale la realizzazione <strong>di</strong> servizi <strong>di</strong> welfare per la loro comunità;<br />

perché dei ventuno m<strong>il</strong>iar<strong>di</strong> <strong>di</strong> cui è composto oggi <strong>il</strong> b<strong>il</strong>ancio<br />

della nostra Regione, quasi <strong>il</strong> 90% sono finalizzati a servizi <strong>di</strong><br />

welfare. Se si vuole consentire all’elettore <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>care chi ha elet-<br />

142


PARTE III: XI CONGRESSO REGIONALE <strong>CISL</strong> LOMBARDIA<br />

to, per responsab<strong>il</strong>izzare maggiormente l’uno e l’altro, <strong>il</strong> giu<strong>di</strong>zio<br />

deve riguardare la realizzazione dei servizi <strong>di</strong> welfare e considerare<br />

se e come le risorse sono state ut<strong>il</strong>izzate e organizzate. Su<br />

questo piano entra in gioco - o dovrebbe entrare in gioco - <strong>il</strong> pieno<br />

esercizio <strong>di</strong> responsab<strong>il</strong>ità.<br />

Tutto questo è avvenuto mentre stanno cambiando:<br />

■ le con<strong>di</strong>zioni anagrafiche e <strong>di</strong> salute delle persone: grazie a Dio,<br />

alle migliorate con<strong>di</strong>zioni igieniche e anche... alla sanità italiana<br />

e lombarda si vive sempre <strong>di</strong> più (nel 2025 in Lombar<strong>di</strong>a si stima<br />

un’aspettativa <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> 92 anni per le donne e <strong>di</strong> 88 per gli uomini),<br />

ma vivere sempre più a lungo porta con se più cronicità<br />

nelle malattie. Cioè vivi, ma anche convivi con la malattia se la<br />

curi, se la tieni curata, ma la porti con te per tutta la vita, a volte<br />

per venti, trent’anni, spesso con pluripatologie croniche, che<br />

tutte necessitano <strong>di</strong> determinate terapie. Ne deriva un maggiore,<br />

prolungato e spesso complesso, bisogno <strong>di</strong> assistenza, perché con<br />

l’età cresce la frag<strong>il</strong>ità e si riduce la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> affrontare la<br />

parte conclusiva dell’esistenza in piena autonomia;<br />

■ le famiglie: ogni considerazione sul welfare dovrebbe essere riportata<br />

agli orientamenti demografici che vendono lombar<strong>di</strong> e<br />

italiani fare sempre meno figli per cui la crescita demografica naturale<br />

è affidata alla prolificità degli immigrati; alla aumento <strong>di</strong><br />

separazioni e <strong>di</strong>vorzi che incidono sui contesti famigliari determinando<br />

l’aumento <strong>di</strong> single o <strong>di</strong> famiglie monogenitoriali;<br />

■ la composizione etnica e razziale della popolazione residente sul<br />

territorio, a seguito degli imponenti flussi migratori dall’est europeo,<br />

dal nord Africa e dal sud America avvenuti nell’ultimo ventennio.<br />

■ A questi processi strutturali si è sovrapposta una crisi <strong>di</strong> cui non<br />

si intravede la fine.<br />

Qualità del welfare, qualità della vita: la contrattazione sociale<br />

Stando così le cose, un sindacato come la Cisl che rappresenta i lavoratori<br />

e i pensionati non può non constatare che <strong>il</strong> welfare è – e sarà<br />

– sempre più parte fondamentale della vita delle famiglie dei lavora-<br />

143


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

tori e dei pensionati: la qualità delle loro vite passerà anche dal livello,<br />

dalla <strong>di</strong>ffusione, dalla qualità, dalle prestazioni erogate dal sistema<br />

<strong>di</strong> welfare. Nel riconfigurare l’insieme delle tutele sociali, non più affidate<br />

alla un<strong>il</strong>aterale gestione pubblica, un sindacato dotato <strong>di</strong> una<br />

consolidata competenza nella contrattazione tra<strong>di</strong>zionale, si propone<br />

come interprete peculiare degli ambiti aperti dalla “contrattazione sociale”,<br />

<strong>il</strong> cui campo d’azione comprende le garanzie <strong>di</strong> un’idonea<br />

quantità, qualità, <strong>di</strong>ffusione, sostenib<strong>il</strong>ità ed equità dei servizi <strong>di</strong> welfare,<br />

a garanzia dei <strong>di</strong>ritti fondamentali delle persone e delle aggregazioni<br />

sociali, a partire dalla famiglia, perché anche coloro che preten<strong>di</strong>amo<br />

<strong>di</strong> rappresentare, cioè i lavoratori, i pensionati e le loro famiglie,<br />

fruiscano pienamente della realizzazione <strong>di</strong> quel principio <strong>di</strong><br />

uguaglianza sostanziale che orienta la nostra azione.<br />

Se questo è <strong>il</strong> tema e questa è la sfida, la contrattazione sociale deve<br />

andare almeno in due <strong>di</strong>rezioni:<br />

1. nei confronti delle istituzioni sociali competenti: ampliare e consolidare<br />

gli ambiti e le occasioni <strong>di</strong> confronto, mettendo in campo<br />

la nostra attitu<strong>di</strong>ne a riven<strong>di</strong>care e contrattare, a mob<strong>il</strong>itare e<br />

a <strong>di</strong>alogare; al tavolo della contrattazione sociale chiamiamo la<br />

Regione, così come le istituzioni territoriali più vicine ai citta<strong>di</strong>ni,<br />

le province e soprattutto i comuni;<br />

2. nei confronti delle aziende: sulla base delle esperienze già maturate,<br />

dobbiamo <strong>di</strong>ffondere e mettere sempre più “a sistema” la<br />

contrattazione sociale aziendale e territoriale con le aziende, i datori<br />

<strong>di</strong> lavoro e le loro rappresentanze territoriali; un welfare<br />

orientato efficacemente ai bisogni della persona (lavoratori e citta<strong>di</strong>ni),<br />

richiede <strong>di</strong> affiancare alla mano pubblica l’intervento <strong>di</strong><br />

forme integrative aziendali e locali.<br />

La questione delle risorse: contro l’economia della <strong>il</strong>legalità<br />

Un recente stu<strong>di</strong>o della Banca d’Italia evidenzia che nel nostro Paese<br />

<strong>il</strong> sommerso incide in modo significativo sul quadro economico complessivo.<br />

Tra 2005 e 2008 ha rappresentato <strong>il</strong> 16,5% del P<strong>il</strong>, pari a circa<br />

490 m<strong>il</strong>iar<strong>di</strong> <strong>di</strong> euro, 290 dei quali dovuti all’evasione fiscale e contributiva<br />

e circa 187 all’economia criminale legata alla prostituzione e<br />

144


PARTE III: XI CONGRESSO REGIONALE <strong>CISL</strong> LOMBARDIA<br />

alla ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> stupefacenti. Sono risorse sottratte all’intero Paese, afflitto<br />

da un debito pubblico che sta imponendo gran<strong>di</strong> sacrifici ai suoi<br />

citta<strong>di</strong>ni, a partire dalle lavoratrici, lavoratori e pensionati, e che per<br />

via della mancata contribuzione fiscale, concorre a indebolire anche <strong>il</strong><br />

nostro sistema <strong>di</strong> welfare. Vengono meno, in tal modo, risorse che potrebbero<br />

aiutare a sostenere <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ancio degli investimenti, e la ripresa<br />

delle attività nei nostri territori.<br />

Il contrasto all’economia della <strong>il</strong>legalità richiede norme e provve<strong>di</strong>menti<br />

legislativi, ma anche <strong>di</strong> essere sostenuta con la promozione e<br />

<strong>di</strong>ffusione della cultura della legalità, fondata sul rispetto delle persone<br />

e delle regole della convivenza civ<strong>il</strong>e.<br />

L’educazione alla legalità non si può ridurre al conformarsi all’osservanza<br />

<strong>di</strong> regole, ma è tensione che si traduce in comportamento, azione<br />

orientata al bene comune. Esprime un st<strong>il</strong>e <strong>di</strong> vita che riconosce a<br />

fondamento l’appartenenza alla società civ<strong>il</strong>e.<br />

Il sindacato, attraverso la propria azione negoziale, nel rapporto <strong>di</strong>alettico<br />

con le altri parti sociali e con le istituzioni, può rappresentare<br />

un cre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e e autorevole soggetto <strong>di</strong> promozione <strong>di</strong> questa concezione<br />

e <strong>di</strong> questa pratica della legalità. Ne sono un esempio gli interventi<br />

tesi alla lotta al lavoro sommerso, allo sfruttamento dei lavoratori,<br />

a partire dai lavoratori stranieri, al contrasto del dumping, a partire dal<br />

richiamo al rispetto dei contratti <strong>di</strong> lavoro.<br />

Il <strong>di</strong>ffondersi <strong>di</strong> buone prassi <strong>di</strong> contrattazione richiama tutte le parti<br />

alla responsab<strong>il</strong>ità, definisce protocolli de<strong>di</strong>cati come risultato <strong>di</strong> un<br />

percorso comune e con<strong>di</strong>viso da tutte le componenti del sistema istituzionale.<br />

Contribuisce al rafforzamento dei presi<strong>di</strong> <strong>di</strong> governance, all’aumento<br />

della trasparenza e dei controlli negli appalti, valorizzando<br />

gli elementi qualificanti l’attività d’impresa nelle gare d’appalto pubbliche<br />

e private e nei successivi subappalti e subcontratti, favorisce la<br />

continuità delle attività produttive confiscate affinché, una volta depurate<br />

dalle componenti dell’<strong>il</strong>legalità, possano salvaguardare i posti<br />

<strong>di</strong> lavoro e la produzione.<br />

Attraverso questa azione ci riconosciamo quale soggetto educativo che<br />

vuole concorrere alla promozione della cultura del rispetto delle persone,<br />

della democrazia, della partecipazione responsab<strong>il</strong>e.<br />

145


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

■ ❚ ❙ 1.7 L’integrazione contrattuale del welfare<br />

L’integrazione tra i vari soggetti e livelli <strong>di</strong> welfare richiede un’intensa<br />

azione <strong>di</strong> rior<strong>di</strong>namento e <strong>di</strong> incremento dell’efficienza complessiva<br />

agendo nel campo delle pensioni, della sanità, nel contrasto alla<br />

<strong>di</strong>soccupazione e alla inoccupazione, e nei servizi sociali. Tale azione<br />

deve essere sv<strong>il</strong>uppata sia a livello nazionale che ai vari livelli <strong>di</strong> articolazione<br />

sociale, d’impresa, territoriale e regionale. Negli ultimi anni<br />

la contrattazione collettiva e la previdenza privato-collettiva hanno<br />

integrato/migliorato alcune prestazioni dello stato sociale ma <strong>il</strong> superamento<br />

<strong>di</strong> fatto delle perverse logiche egualitarie non deve mettere in<br />

dubbio <strong>il</strong> principio dell’universalità delle tutele, al fine <strong>di</strong> garantire alla<br />

persona i servizi e le prestazioni necessarie me<strong>di</strong>ante la presa in carico<br />

integrale del suo specifico bisogno e la conseguente organizzazione<br />

<strong>di</strong> una risposta integrata e appropriata. Le responsab<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> cura<br />

e tutela che l’or<strong>di</strong>namento assegna alle istituzioni non possono più<br />

essere scaricate sul pur fondamentale ruolo <strong>di</strong> cura della famiglia.<br />

Un welfare centrato sula persona non può limitarsi a trasferire risorse<br />

monetarie, ma deve garantire servizi adeguati e prestazioni appropriate<br />

in base al fabbisogno <strong>di</strong> assistenza in<strong>di</strong>viduale – ai fini della sua sostenib<strong>il</strong>ità,<br />

nel rispetto dei Lea – anche richiedendo un’eventuale compartecipazione<br />

ai costi della quota sociale, sulla base delle accertate e<br />

reali capacità economiche dell’interessato e della sua famiglia. Tale sistema<br />

<strong>di</strong> compartecipazione va implementato anche favorendo la costituzione<br />

<strong>di</strong> appositi fon<strong>di</strong> b<strong>il</strong>aterali e <strong>di</strong> mutualità contrattati tra le<br />

parti sociali su scala decentrata (regionale e territoriale) per sostenere<br />

e garantire la libertà <strong>di</strong> scelta (informata, responsab<strong>il</strong>e e tutelata), all’interno<br />

<strong>di</strong> una rete <strong>di</strong> erogatori accre<strong>di</strong>tati dalle istituzioni, con esse<br />

contrattualizzati e dalle stesse controllati. Secondo <strong>il</strong> principio <strong>di</strong> sussi<strong>di</strong>arietà,<br />

<strong>il</strong> privato sociale si propone come efficace partner strategico<br />

nella costruzione <strong>di</strong> questi rapporti cooperativi e <strong>di</strong> coprogettazione<br />

territoriale cui sono chiamate le istituzioni locali, i soggetti della<br />

rappresentanza e le realtà associative.<br />

A tal fine va dato un deciso impulso e assicurato, tanto più nella fase<br />

<strong>di</strong> implementazione e <strong>di</strong>ffusione, sostegno fiscale e finanziario <strong>di</strong> van-<br />

146


PARTE III: XI CONGRESSO REGIONALE <strong>CISL</strong> LOMBARDIA<br />

taggio per la contrattazione integrativa, aziendale e territoriale, per assicurare<br />

alle famiglie la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> ricorrere ad appositi fon<strong>di</strong> aziendali,<br />

territoriali o <strong>di</strong> settore, per far fronte alle risorse richieste dalle<br />

istituzioni a titolo <strong>di</strong> compartecipazione al sistema <strong>di</strong> welfare, nonché<br />

per garantire a costi accessib<strong>il</strong>i e con elevata qualità, anche me<strong>di</strong>ante<br />

oculati controlli “sociali”, la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> usufruire <strong>di</strong> prestazioni sanitarie,<br />

assistenziali, <strong>di</strong> conc<strong>il</strong>iazione, sociali che già oggi sono fuori<br />

dal sistema “pubblico” <strong>di</strong> welfare universale e quin<strong>di</strong> interamente a carico<br />

delle famiglie (dentista, ginecologo, me<strong>di</strong>cina preventiva e alcune<br />

visite specialistiche, beni <strong>di</strong> uso primario, badanti, servizi <strong>di</strong> assistenza<br />

domic<strong>il</strong>iare, ni<strong>di</strong>, scuole dell’infanzia, spese correlate all’istruzione<br />

e al trasporto, ecc.).<br />

■ ❚ ❙ 1.8 Il Nord oltre la crisi:<br />

rigenerazione sociale e sv<strong>il</strong>uppo sostenib<strong>il</strong>e<br />

Il Nord del Paese, quello a regime or<strong>di</strong>nario, che non comprende le regioni<br />

a statuto speciale che vivono comunque una situazione <strong>di</strong>versa,<br />

fino alla crisi ha configurato un suo equ<strong>il</strong>ibrio, con crescenti sacche <strong>di</strong><br />

insofferenza, nel contesto dell’economia sociale <strong>di</strong> mercato. Quello che<br />

viene chiamato <strong>il</strong> «grande patto sociale manifatturiero» ha manifestato<br />

capacità <strong>di</strong> tenuta per merito <strong>di</strong> una miscela originale tra i nuovi attori<br />

della struttura industriale, la me<strong>di</strong>a impresa multinazionale tascab<strong>il</strong>e<br />

fortemente internazionalizzata, la logica <strong>di</strong>ffusiva dei bacini <strong>di</strong> offerta<br />

del lavoro e un sistema <strong>di</strong> welfare, ridondante e costoso, ma comunque<br />

capace <strong>di</strong> non ridursi alla sua versione statalista, mantenendo<br />

un vivace prof<strong>il</strong>o aderente alle sussi<strong>di</strong>arietà espresse dalle comunità<br />

locali.<br />

Le aspettative (tra<strong>di</strong>te) del federalismo<br />

Una parte cospicua del malessere pre-crisi si è riversato sulle aspettative<br />

<strong>di</strong> federalismo nella convinzione che, applicato alla fiscalità,<br />

avrebbe risposto alla sempre più estesa percezione <strong>di</strong> iniquità nei criteri<br />

<strong>di</strong> re<strong>di</strong>stribuzione statale della ricchezza, premianti per l’assisten-<br />

147


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

zialismo, l’evasione fiscale e contributiva, l’economia sommersa e anche<br />

quella malavitosa. Si è vista nel federalismo la leva per conservare<br />

<strong>il</strong> mondo ricco e variegato del patto sociale manifatturiero rinunciando<br />

a mettere in campo prospettive <strong>di</strong> lungo periodo e più articolate,<br />

in grado <strong>di</strong> vivificare i processi <strong>di</strong> trasformazione senza trascurare<br />

le risposte forti alle tante modernizzazioni incompiute <strong>di</strong> questo<br />

Paese, <strong>di</strong> cui <strong>il</strong> Nord è emblema, modello e vittima. Ma è dalla ricostruzione<br />

dal basso della coesione sociale che si generano le energie e<br />

le risorse necessarie per affrontare la crisi, non dai tanti <strong>di</strong>rigismi tecnocratici<br />

declinati al futuro <strong>di</strong> cui sentiamo cianciare.<br />

Dobbiamo partire dal Nord perché in quest’area del Paese ci sono le<br />

energie sociali, le risorse accumulate, i saperi, <strong>il</strong> potenziale produttivo,<br />

l’apertura internazionale, le responsab<strong>il</strong>ità <strong>di</strong>ffuse, le reti <strong>di</strong> welfare anche<br />

sussi<strong>di</strong>ario che permettono <strong>di</strong> far partire prima una nuova crescita.<br />

È imbarazzante dover r<strong>il</strong>evare, con l’immenso lavoro in profon<strong>di</strong>tà che<br />

c’è da fare, quanto sia inservib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> sistema politico, la politica e <strong>il</strong> ceto<br />

politico tra<strong>di</strong>zionale. Inservib<strong>il</strong>e in gran parte per ragioni «sistemiche»,<br />

la politica ha concepito la sua autonomia come autoreferenzialità,<br />

costituendosi in un «campo chiuso». Per questo anche le iniziative<br />

che nascono con ottimi intenti riformatori per l’Università o <strong>il</strong> mercato<br />

del lavoro sembrano non riuscire a camminare fuori dal palazzo e prevalgono<br />

comprensib<strong>il</strong>mente le resistenze agli iniqui tagli orizzontali.<br />

La riqualificazione ambientale<br />

Il modello <strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo generato dalla secolare crescita manifatturiera<br />

del Nord ci lascia in ere<strong>di</strong>tà un deficit <strong>di</strong> razionalizzazione sociale degli<br />

interventi sul contesto ambientale e nell’uso del territorio. Il processo<br />

<strong>di</strong> relativa deindustrializzazione degli ultimi anni non ha dato<br />

occasione per mettere mano ai connessi problemi ambientali. Un rinnovato<br />

impegno per una riqualificazione ambientale realizzata tramite<br />

una serie <strong>di</strong> interventi progettati in modo organico tenendo conto<br />

delle specificità locali e delle rispettive interazioni, nonché delle tipicità<br />

produttive della nostra regione, può restituire <strong>il</strong> nostro territorio a<br />

un uso sociale che coincida con la sua complessiva valorizzazione sia<br />

dal punto <strong>di</strong> vista naturalistico che paesaggistico, ecologico e produt-<br />

148


PARTE III: XI CONGRESSO REGIONALE <strong>CISL</strong> LOMBARDIA<br />

tivo determinando effetti significativi anche sul piano occupazionale.<br />

Nonostante i limiti del modello <strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo preesistente e nonostante<br />

<strong>il</strong> peso della crisi, <strong>il</strong> Nord accoglie molte buone pratiche e molti casi<br />

virtuosi in ambito economico, del lavoro, del governo locale, della cooperazione,<br />

dell’Università, dell’istruzione superiore, del welfare socio–sanitario,<br />

nelle autonomie funzionali per le infrastrutture e i trasporti.<br />

Eppure questo straor<strong>di</strong>nario patrimonio, sottoposto a un’ingessatura<br />

burocratico–amministrativa centralistica, non riesce più a sprigionare<br />

tutto <strong>il</strong> suo potenziale, <strong>di</strong> cui, in ultima analisi beneficerebbe<br />

tutto <strong>il</strong> Paese.<br />

Non è più <strong>di</strong> alcuna ut<strong>il</strong>ità censire pregi e virtù del Nord come se nella<br />

crisi non fossero intensamente coinvolte le famiglie <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to me<strong>di</strong>o<br />

e basso, i giovani, le donne, le imprese esposte alla concorrenza internazionale,<br />

in una certa misura gli immigrati. Gli effetti <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to sono<br />

importanti, ma ancora <strong>di</strong> più lo sono i cambiamenti socioculturali, i<br />

comportamenti, i valori, le aspettative, le relazioni tra le persone.<br />

Dall’erosione delle retribuzioni alla rottura della coesione sociale<br />

Sono molto chiari i segnali <strong>di</strong> una generale sofferenza nella coesione<br />

sociale del Nord. La più <strong>di</strong>ffusa e in <strong>di</strong>scontinuità con <strong>il</strong> passato, è la<br />

<strong>di</strong>fficoltà a rispondere alla <strong>di</strong>minuzione del potere d’acquisto con più<br />

lavoro, con la femmin<strong>il</strong>izzazione del mercato del lavoro, con <strong>il</strong> prolungamento<br />

della giornata lavorativa o con <strong>il</strong> maggior ricorso a prestiti,<br />

mutui o indebitamento. Queste strategie non sono più praticab<strong>il</strong>i.<br />

L’erosione delle retribuzioni, stagnanti con l’inflazione e la pressione<br />

fiscale crescente, non ha sosta.<br />

Le conseguenze sociali della riduzione della remunerazione del lavoro<br />

sono enormi, basti pensare a quanto incide sulle rinunce alla maternità<br />

nel mondo del lavoro privato <strong>il</strong> fatto <strong>di</strong> non <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> tutele e soprattutto<br />

<strong>di</strong> non poter <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> una parte dello stipen<strong>di</strong>o per la cura<br />

dei bambini. La cosiddetta “nuclearizzazione” della famiglia nei<br />

gran<strong>di</strong> centri metropolitani significa che le famiglie single hanno superato<br />

<strong>il</strong> 50% dei nuclei famigliari. Sappiamo bene quanti genitori del<br />

ceto me<strong>di</strong>o non entrano in graduatoria per i ni<strong>di</strong> per la <strong>numero</strong>sità <strong>di</strong><br />

famiglie <strong>di</strong> immigrati a basso red<strong>di</strong>to con tanti bambini.<br />

149


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

Famiglie in emergenza<br />

La famiglia come nucleo <strong>di</strong> sicurezza sociale, come ammortizzatore <strong>di</strong><br />

ultima istanza, sta entrando in piena emergenza per un altro processo<br />

<strong>di</strong> intensità notevole: gli anziani non autosufficienti aumentano ogni<br />

anno sono del 3% (quin<strong>di</strong> 30% in <strong>di</strong>eci anni…), in Liguria, Piemonte<br />

ed Em<strong>il</strong>ia Romagna queste percentuali sono superiori. Non governare<br />

<strong>il</strong> fenomeno significa a brevissimo generare l’insostenib<strong>il</strong>ità dei b<strong>il</strong>anci<br />

socio-sanitari. Pur contando sulla pre<strong>di</strong>sposizione culturale dei famigliari<br />

a svolgere in modo <strong>di</strong>retto <strong>il</strong> lavoro <strong>di</strong> cura, aumentano i casi<br />

<strong>di</strong> anziani soli, <strong>di</strong> famigliari soli o <strong>di</strong> famiglie senza margini <strong>di</strong> tempo<br />

o <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to.<br />

Le professioni della precarietà<br />

Nell’ambito occupazionale, manca lavoro per i giovani, certo, ma è<br />

sempre più chiaro che i giovani rifiutano alcune attività considerate <strong>di</strong><br />

scarsa qualità o <strong>di</strong> bassa remunerazione. Si sta allargando sia <strong>il</strong> fenomeno<br />

dell’emigrazione intellettuale, sia della terziarizzazione composta<br />

<strong>di</strong> freelance, anche integrab<strong>il</strong>e nei processi produttivi dell’economia<br />

della conoscenza. Ma si tratta <strong>di</strong> vere professioni della precarietà<br />

per quello che riguarda l’inquadramento previdenziale e le tutele (contrattuali,<br />

retributive, sociali: pensiamo alla maternità <strong>di</strong> una partita<br />

Iva).<br />

Poi c’è l’effetto più classico della crisi, che colpisce in modo spietato<br />

sia i lavoratori autonomi, che gli artigiani e i microimpren<strong>di</strong>tori e i loro<br />

<strong>di</strong>pendenti. Sono i più esposti nei settori marginali, <strong>il</strong> subappalto in<br />

ed<strong>il</strong>izia o nei trasporti, la subfornitura nella manifattura tra<strong>di</strong>zionale.<br />

Esposti a bolle, burocrazia, insoluti bancari. Sono quelli che hanno<br />

fatto anche scelte drammatiche sulle proprie esistenze.<br />

Sostenib<strong>il</strong>ità locale, sv<strong>il</strong>uppo globale<br />

Il ce<strong>di</strong>mento del patto sociale manifatturiero consente <strong>di</strong> avviare un<br />

processo <strong>di</strong> rigenerazione complessiva delle energie vitali <strong>di</strong> quest’area<br />

e <strong>di</strong> mettere in campo le risorse ancora presenti in modo <strong>di</strong>ffuso nelle<br />

molteplici articolazioni sociali e produttive del Nord. Pensata e realiz-<br />

150


PARTE III: XI CONGRESSO REGIONALE <strong>CISL</strong> LOMBARDIA<br />

zata secondo prospettive <strong>di</strong> lungo periodo, la rigenerazione della coesione<br />

sociale chiama tutti gli attori a valorizzare l’esistente patrimonio<br />

<strong>di</strong> buone pratiche economiche, sociali e istituzionali. Il consolidamento<br />

operativo delle relazioni cooperative, partecipative e sussi<strong>di</strong>arie<br />

apre la strada alla responsab<strong>il</strong>e rielaborazione <strong>di</strong> un percorso con<strong>di</strong>viso<br />

che porti oltre la crisi orientando la ripresa economica in una <strong>di</strong>rezione<br />

segnata dalla compatib<strong>il</strong>ità tra sv<strong>il</strong>uppo sostenib<strong>il</strong>e locale e sv<strong>il</strong>uppo<br />

globale così da ridefinire le connessioni tra crescita economica,<br />

posti <strong>di</strong> lavoro, inquinamento, uso del territorio e delle risorse, qualità<br />

della vita e della salute.<br />

■ ❚ ❙ 1.9 Capitale e lavoro: le nuove frontiere della partecipazione<br />

Nel mondo delle imprese assistiamo a due or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> trasformazioni. Nei<br />

contesti impren<strong>di</strong>toriali che lo consentono, ci si orienta verso un aumento<br />

degli investimenti <strong>di</strong>retti a risparmiare lavoro e ad aumentare<br />

la produttività con conseguente aumento della <strong>di</strong>soccupazione strutturale.<br />

In altri contesti l’attenta strategia <strong>di</strong> monitoraggio dei mercati<br />

impone anche alle piccole e me<strong>di</strong>e imprese <strong>di</strong> accrescere la loro capacità<br />

manageriale strategica <strong>di</strong> lungo e me<strong>di</strong>o periodo.<br />

Innovazione tecnologica e specializzazioni territoriali<br />

Nell’un caso e nell’altro si tratta <strong>di</strong> efficaci risposte alla profonda trasformazione<br />

realizzatasi in questi ultimi anni su scala mon<strong>di</strong>ale, e che<br />

ha investito naturalmente anche l’industria italiana, determinando la<br />

formazione <strong>di</strong> insiemi tecnologici assemblati in ambiti strategici nazionali<br />

e locali. Per certi versi la nuova competizione si giocherà sulla<br />

capacità delle singole imprese nazionali e locali <strong>di</strong> qualificarsi come<br />

aggregazioni <strong>di</strong> tali insiemi tecnologici e <strong>di</strong> dare forma a un sistema<br />

produttivo sempre più caratterizzato dall’intreccio <strong>di</strong> più f<strong>il</strong>iere<br />

tecnologiche e da un conseguente fortissimo aumento della produttività<br />

del lavoro. Per evitare che tale processo si traduca in una devastante<br />

<strong>di</strong>soccupazione strutturale occorre estendere la base produttiva,<br />

cioè creare sempre nuove imprese grazie alla profittab<strong>il</strong>ità delle im-<br />

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CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

prese madri e/o puntando sulla possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> creare sul territorio competenze<br />

e capacità che non si trovano in altre localizzazioni.<br />

Questa trasformazione è in corso ed è particolarmente r<strong>il</strong>evante nelle<br />

piccole e me<strong>di</strong>e imprese che <strong>di</strong> fatto reggono l’ultima frontiera manifatturiera<br />

del sistema industriale italiano. <strong>Oggi</strong> la politica deflazionistica in<br />

atto in Europa e <strong>il</strong> restringimento dei mercati interni dovuto ai bassi salari,<br />

ha costretto le imprese italiane, non più protette dalla svalutazione<br />

competitiva, a garantirsi la sopravvivenza agendo, laddove è stato possib<strong>il</strong>e,<br />

sull’innovazione e sull’incremento costante della produttività del<br />

lavoro. Nelle realtà europee <strong>di</strong> antica industrializzazione talune imprese<br />

- comprese realtà lombarde, venete ed em<strong>il</strong>iane - hanno <strong>di</strong>mostrato capacità<br />

<strong>di</strong> tenuta e <strong>di</strong> crescita puntando su competenze altamente specializzate<br />

e ben localizzate, non fac<strong>il</strong>mente riproducib<strong>il</strong>i altrove.<br />

Per le piccole e me<strong>di</strong>e imprese si prospettano due strade possib<strong>il</strong>i: la<br />

prima è quella <strong>di</strong> continuare sulla via dell’esportazione <strong>di</strong>pendendo<br />

sempre <strong>di</strong> più dalle imprese madri straniere <strong>di</strong> cui esse sono fornitrici;<br />

la seconda è quella <strong>di</strong> cercare margini <strong>di</strong> profitto e <strong>di</strong> solvib<strong>il</strong>ità della<br />

domanda anche sul mercato interno.<br />

Da circa un ventennio le imprese che si sono mosse in queste <strong>di</strong>rezioni<br />

hanno tratto grande vantaggio da un atteggiamento <strong>di</strong> sostanziale<br />

cooperazione tra capitale e lavoro aprendo nuove prospettive alla partecipazione.<br />

Welfare aziendale e gestione inclusiva delle risorse umane<br />

Il più grande cambiamento in corso nel mondo industriale italiano può<br />

essere dunque identificato sul piano dei rapporti tra capitale e lavoro.<br />

L’industria è cambiata e con essa sono cambiate le relazioni industriali<br />

nelle imprese, che hanno visto emergere a fianco <strong>di</strong> relazioni sindacali<br />

sempre più deboli, relazioni interne sempre più forti e ridondanti,<br />

sino ad invadere <strong>il</strong> campo un tempo tipico delle relazioni sindacali medesime.<br />

Esemplari i molti contratti <strong>di</strong> categoria conclusi recentemente<br />

(chimici, metalmeccanici, alimentaristi) dopo molti contrasti e firmati<br />

non sempre in modo unitario, in cui, accanto alle consuete declaratorie,<br />

spiccano i risultati raggiunti sia dal padronato sia dal sindacato sul<br />

fronte del cosiddetto welfare aziendale. Nella conclamata crisi della lo-<br />

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PARTE III: XI CONGRESSO REGIONALE <strong>CISL</strong> LOMBARDIA<br />

gica egualitaria che ha sostenuto per decenni la spesa sociale, <strong>il</strong> welfare<br />

aziendale sta rivelando le potenzialità incrementali della contrattazione<br />

aziendale e territoriale e può rivelarsi un partner strategico <strong>di</strong><br />

uno stato sociale moderno, più efficiente e controllato perché partecipato,<br />

sostenib<strong>il</strong>e ma pur sempre con caratteri <strong>di</strong> universalità, in quanto<br />

consente <strong>di</strong> concentrare i benefici su specifiche esigenze <strong>di</strong> me<strong>di</strong>o e<br />

lungo termine della forza lavoro e <strong>di</strong> attivare l’attenzione delle imprese,<br />

una volta avvantaggiate sul piano dei costi, verso un apporto qualitativo<br />

del fattore umano.<br />

Produttività e competitività <strong>di</strong>pendono certamente dalla <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>ità<br />

e dalla flessib<strong>il</strong>ità nell’uso dei fattori. Da questo punto <strong>di</strong> vista i contratti<br />

hanno già messo a <strong>di</strong>sposizione delle imprese strumenti adeguati,<br />

comunque perfettib<strong>il</strong>i, dai quali si possono ormai ottenere miglioramenti<br />

solo marginali. Molto <strong>di</strong>penderà dalle capacità <strong>di</strong> innovazione<br />

tecnologica e organizzativa, cioè da competenze che richiedono<br />

una crescita <strong>di</strong> scala della collaborazione tra sindacato e impresa e, all’interno<br />

dell’impresa, tra management e lavoratori che, ben orientata,<br />

potrebbe contribuire a uscire insieme dalla crisi. In questa prospettiva<br />

meritano approfon<strong>di</strong>mento sul piano sindacale e contrattuale le implicazioni<br />

<strong>di</strong> una gestione inclusiva delle risorse umane, orientata a valorizzare<br />

sui luoghi <strong>di</strong> lavoro, le <strong>di</strong>fferenti esigenze, pre<strong>di</strong>sposizioni e<br />

identità personali in termini <strong>di</strong> coinvolgimento e <strong>di</strong> innovazione a beneficio<br />

dei lavoratori e dell’impresa.<br />

Partecipazione: <strong>il</strong> dualismo della rappresentanza<br />

Il quadro descritto e le sue prospettive rendono evidente che la partecipazione<br />

dei lavoratori è parte essenziale <strong>di</strong> un vero proprio flusso <strong>di</strong><br />

cambiamento che avanza in<strong>di</strong>pendentemente dalle variab<strong>il</strong>i ideologiche<br />

del sindacato. A questo punto <strong>il</strong> sindacato deve chiarire se intende<br />

sovrapporsi impropriamente al management nella gestione delle<br />

imprese; piuttosto che ut<strong>il</strong>izzare <strong>il</strong> suo peso, la sua autorevolezza e le<br />

sue risorse per sostenere (o se del caso avversare) scelte e/o orientamenti<br />

manageriali che favoriscano o viceversa mettano a rischio la<br />

continuità e le prospettive dell’impresa, nella consapevolezza delle<br />

con<strong>di</strong>visioni proprie <strong>di</strong> una comunità <strong>di</strong> destino. La partecipazione non<br />

153


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

può più essere intesa, esclusivamente, come capacità del sindacato (inteso<br />

come soggetto politico fuori e dentro l’impresa) <strong>di</strong> influire o determinare<br />

le decisioni politiche, senza preoccuparsi della qualità della<br />

vita <strong>di</strong> lavoro e <strong>di</strong> relazione da cui promanano le esperienze affettive<br />

che portano le persone a produrre significato e senso <strong>di</strong> appartenenza<br />

nella comunità civ<strong>il</strong>e e nelle comunità d’impresa.<br />

In tal senso la strada della partecipazione si chiarisce (sul modello tedesco)<br />

applicando <strong>il</strong> dualismo della rappresentanza. Il sindacato negozia e<br />

contratta, i lavoratori eleggono i loro rappresentanti in appositi organismi<br />

creati nelle imprese non per iniziativa legislativa, ma tramite l’azione<br />

<strong>di</strong> appositi organismi <strong>di</strong> cooperazione e <strong>di</strong> confronto: una vera e propria<br />

cogestione <strong>di</strong> fatto, in cui però, a cogestire siano non i sindacati, ma<br />

i lavoratori eletti su liste non sindacali. Questo non implica che i sindacati<br />

non possano can<strong>di</strong>dare loro iscritti: cosa essenziale è che la partecipazione<br />

sia fondata sul ruolo <strong>di</strong>retto del lavoratore stesso, iscritto o non<br />

iscritto, così da consentire al sindacato <strong>di</strong> continuare a svolgere un’opera<br />

<strong>di</strong> contrattazione e <strong>di</strong> rappresentanza del lavoro anche conflittuale,<br />

senza che si creino conflitti d’interesse tra partecipazione e negoziazione<br />

contrattuale. Solo così la partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’impresa<br />

può dare un importante contributo all’aumento della produttività<br />

del lavoro e quin<strong>di</strong> all’aumento del prodotto interno lordo.<br />

■ ❚ ❙ 1.10 Per una nuova governance europea: verso l’economia reale<br />

Nel 2012 sono stati fatti notevoli progressi per quanto riguarda la stab<strong>il</strong>ità<br />

finanziaria della zona euro, segnati però da logiche bancarie e<br />

finanziarie che hanno portato ad una grave sottovalutazione dell’importanza<br />

del <strong>di</strong>alogo sociale. L’avvento del governo Monti ha rappresentato<br />

un punto <strong>di</strong> svolta decisivo, restituendo fiducia e cre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>ità all’Italia<br />

sui mercati finanziari e ridando un peso al nostro paese nelle<br />

trattative internazionali. Un ruolo che ha consentito all’Italia <strong>di</strong> cercare<br />

<strong>di</strong> b<strong>il</strong>anciare la linea tedesca - secondo cui la stab<strong>il</strong>ità finanziaria<br />

<strong>di</strong>pende solo dal rigore fiscale - con un’azione volta a rafforzare i<br />

meccanismi <strong>di</strong> solidarietà tra i paesi della zona euro, con <strong>il</strong> nuovo fondo<br />

<strong>di</strong> stab<strong>il</strong>ità e <strong>il</strong> cosiddetto “scudo anti-spread”. Una svolta ancora<br />

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PARTE III: XI CONGRESSO REGIONALE <strong>CISL</strong> LOMBARDIA<br />

più decisiva a <strong>di</strong>fesa della moneta unica è arrivata poi dalla Banca<br />

Centrale Europea con la decisione, contrastata dalla Bundesbank ma<br />

avvallata dal cancellerie tedesco – <strong>di</strong> passare da acquisti limitati e<br />

temporanei <strong>di</strong> titoli del debito pubblico dei paesi della zona euro ad<br />

acquisti potenzialmente <strong>il</strong>limitati per impe<strong>di</strong>re che sotto la spinta della<br />

speculazione finanziaria lo spred arrivasse a livelli insostenib<strong>il</strong>i.<br />

Problemi che con<strong>di</strong>zioneranno l’evoluzione dell’economia<br />

<strong>Oggi</strong> la prospettiva <strong>di</strong> una rottura dell’area euro appare molto più remota<br />

rispetto a quanto poteva sembrare nel 2011. Tuttavia, permangono<br />

una serie <strong>di</strong> problemi aperti in ambito finanziario, che con<strong>di</strong>zioneranno<br />

l’evoluzione dell’economia italiana nel prossimo futuro. Il<br />

problema più acuto riguarda <strong>il</strong> sistema bancario che si trova in una situazione<br />

<strong>di</strong> frag<strong>il</strong>ità dovuta all’esposizione sui titoli <strong>di</strong> stato. Si tratta<br />

<strong>di</strong> un portafoglio molto cospicuo e si è accresciuto nel corso del 2012,<br />

anche grazie ad alcune operazioni <strong>di</strong> finanziamento del sistema del<br />

cre<strong>di</strong>to effettuate dalla BCE, che le banche italiane hanno ut<strong>il</strong>izzato<br />

prevalentemente per acquistare titoli piuttosto che per finanziare le<br />

imprese. Di conseguenza, ogni aumento dello spread italiano (connesso<br />

a dubbi sulla soli<strong>di</strong>tà della nostra finanza pubblica) si riflette in una<br />

maggiore <strong>di</strong>fficoltà delle nostre banche nel raccogliere fon<strong>di</strong> sui mercati<br />

finanziari e in un maggiore costo della raccolta. Da qui derivano<br />

più alti tassi d’interesse e minore quantità <strong>di</strong> finanziamenti bancari alle<br />

imprese e alle famiglie.<br />

Occorre perciò spezzare questo legame tra finanza pubblica e banche.<br />

A questo fine, è opportuno che le banche puntino meno sull’attività <strong>di</strong><br />

investimento in titoli e facciano quanto possib<strong>il</strong>e per sostenere <strong>il</strong> finanziamento<br />

dell’economia, invertendo la tendenza in atto, che da<br />

tempo vede <strong>il</strong> tasso <strong>di</strong> variazione dei prestiti alle imprese collocarsi su<br />

valori negativi.<br />

Un circolo vizioso da spezzare<br />

Sul fronte delle istituzioni europee, un contributo importante a spezzare<br />

<strong>il</strong> circolo vizioso tra finanza pubblica e banche a livello naziona-<br />

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CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

le dovrebbe venire dall’impegno costante delle forze sociali, dalla<br />

unione bancaria in corso <strong>di</strong> realizzazione e dal passaggio, nel marzo<br />

del 2014, della vig<strong>il</strong>anza sulle banche della zona euro <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni<br />

me<strong>di</strong>o-gran<strong>di</strong> dalle autorità nazionali alla BCE, introducendo una<br />

maggiore uniformità dei criteri <strong>di</strong> supervisione bancaria tra i paesi europei,<br />

evitando che in alcuni <strong>di</strong> essi le autorità lascino che le banche<br />

accumulino gran<strong>di</strong> rischi.<br />

Questo passaggio costituisce inoltre la premessa perché gli interventi<br />

<strong>di</strong> riorganizzazione <strong>di</strong> banche in crisi vengano finanziati a livello comunitario,<br />

anziché gravare sui b<strong>il</strong>anci pubblici nazionali. Ma la vera<br />

sfida per <strong>il</strong> futuro è la costruzione della nuova governance della zona<br />

euro.<br />

Fisco europeo, b<strong>il</strong>ancio federale<br />

La sopravvivenza della moneta unica è legata alla volontà dei governi<br />

<strong>di</strong> trasferire sovranità fiscale a istituzioni europee, che abbiano <strong>il</strong> potere<br />

<strong>di</strong> gestire un b<strong>il</strong>ancio federale <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni significative e che siano<br />

legittimate democraticamente. Il primo importante passo in questa<br />

<strong>di</strong>rezione potrebbe essere l’elezione <strong>di</strong>retta del presidente della UE. La<br />

necessità <strong>di</strong> procedere verso un accentramento della responsab<strong>il</strong>ità fiscale<br />

nella zona euro è stata riconosciuta nel Rapporto del presidente<br />

del Consiglio europeo. L’Italia dovrebbe (insieme ad altri) farsi promotore<br />

<strong>di</strong> progressi concreti su questo fronte. Solo un’Europa dotata <strong>di</strong> un<br />

b<strong>il</strong>ancio federale sarebbe in grado <strong>di</strong> trasferire risorse dalle aree dove la<br />

congiuntura economica è in una fase positiva a quelle che si trovano<br />

nella situazione opposta: questo consentirebbe <strong>di</strong> attenuare l’impatto <strong>di</strong><br />

una recessione sul red<strong>di</strong>to e sull’occupazione delle aree <strong>di</strong> crisi.<br />

Il Nord, e in particolare la Lombar<strong>di</strong>a che vanta una plurisecolare<br />

proiezione continentale, hanno tutto l’interesse a sostenere la promozione<br />

<strong>di</strong> una nuova governance europea democraticamente legittimata<br />

e culturalmente attrezzata. Che possa contare sulla ripresa <strong>di</strong> quel <strong>di</strong>alogo<br />

sociale europeo che costituisce un potenziale deterrente contro i<br />

circoli viziosi degli egoismi nazionali e si propone come interprete delle<br />

esigenze prioritarie del lavoro e dell’economia reale contro gli artifici<br />

e i vizi delle mere logiche finanziarie e bancarie.<br />

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PARTE III: XI CONGRESSO REGIONALE <strong>CISL</strong> LOMBARDIA<br />

■ ❚ ❙ 1.11 La via della riorganizzazione:<br />

come generare <strong>il</strong> successo organizzativo<br />

Fiducia e responsab<strong>il</strong>ità<br />

Nella nostra prospettiva lo scopo <strong>di</strong> un’organizzazione sindacale è<br />

creare fiducia e ottenere fiducia dai lavoratori in quanto capaci <strong>di</strong> essere<br />

rappresentanti fedeli dei loro bisogni. La fiducia misura <strong>il</strong> nostro<br />

successo ed è <strong>il</strong> parametro <strong>di</strong> riferimento per valutare l’efficacia dell’azione<br />

<strong>di</strong> rappresentanza e l’efficienza dell’agire organizzativo. Nostro<br />

compito è esercitare la responsab<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> alimentare la fiducia assicurando<br />

agli iscritti <strong>il</strong> raggiungimento <strong>di</strong> obiettivi concreti, autonomamente<br />

definiti e selezionati in ragione delle possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> riuscita e<br />

della loro progressiva implementazione.<br />

Per la Cisl <strong>il</strong> successo <strong>di</strong> un sindacato non <strong>di</strong>pende dalla capacità <strong>di</strong><br />

dare rappresentatività al mondo del lavoro attribuendo priorità agli<br />

obiettivi <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne generale. Né <strong>di</strong> agire senza preoccuparsi degli effetti<br />

<strong>di</strong> lungo periodo della propria azione, come accade per le azioni politiche<br />

<strong>di</strong> breve respiro. Non <strong>di</strong>pende neppure dal mero <strong>numero</strong> <strong>di</strong><br />

iscritti o da altri parametri quantitativi misurab<strong>il</strong>i in termini <strong>di</strong> servizi<br />

erogati.<br />

La missione del sindacato in cui ci identifichiamo origina da una visione<br />

complessiva della società e dall’elaborazione <strong>di</strong> una progettualità<br />

che riesca a esprimere la speranza in un mondo migliore e <strong>il</strong> senso<br />

<strong>di</strong> poter cambiare le cose. Strategie e obiettivi organizzativi <strong>di</strong>pendono<br />

dalla concezione della rappresentanza non come tutela <strong>di</strong> pochi ma<br />

come spazio <strong>di</strong> partecipazione democratica sempre più estesa, riconoscib<strong>il</strong>e<br />

e riconosciuta.<br />

La spinta associativa<br />

Non possiamo trascurare, innanzitutto, la domanda <strong>di</strong> rappresentanza<br />

inespressa dai lavoratori non iscritti al sindacato e gli effetti sul potenziale<br />

<strong>di</strong> sindacalizzazione conseguenti le criticità occupazionali e<br />

l’eterogeneità crescente delle domande <strong>di</strong> tutela conseguenti le ristrutturazioni<br />

produttive determinate dalla crisi. In un mercato del lavoro<br />

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CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

in cui cresce e si stab<strong>il</strong>izza l’apporto degli immigrati, <strong>il</strong> sindacato deve<br />

farsi interprete <strong>di</strong> nuove sintesi culturali e <strong>di</strong> specifiche domande <strong>di</strong><br />

rappresentanza fondate sulla reciproca comprensione e sull’integrazione<br />

<strong>di</strong> intere comunità che sulla citta<strong>di</strong>nanza del lavoro fondano la premessa<br />

della citta<strong>di</strong>nanza politica.<br />

Nei primi anni Cinquanta la Cisl ha tratto forza e futuro dal <strong>di</strong>alogo<br />

associativo che ha subito instaurato con chi era lontano dal sindacato<br />

e cui proponeva i valori unitari in cui credeva. Tanto era allora <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e<br />

la situazione sul mercato del lavoro, tra i sindacati e nelle relazioni<br />

industriali, tanto era in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>e contare sulla vitalità creativa<br />

della nuova organizzazione. Le poche risorse economiche <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>i<br />

<strong>di</strong>pendevano dalla spinta associativa nei territori, dalla tensione<br />

alla solidarietà tra le strutture in chiave confederale, dall’atteggiamento<br />

<strong>di</strong> quadri <strong>di</strong>rigenti non con<strong>di</strong>zionati da atteggiamenti monopolistici<br />

e dalla rigi<strong>di</strong>tà degli apparati. Poche le risorse materiali ma una<br />

grande capacità <strong>di</strong> alimentare la vita organizzativa e i suoi processi<br />

con una tensione alla solidarietà che, trasparendo all’esterno, si è tradotta<br />

in un formidab<strong>il</strong>e potenziale <strong>di</strong> sindacalizzazione.<br />

I <strong>di</strong>ritti dell’associato<br />

Accanto agli spazi <strong>di</strong> rappresentanza da conquistare, <strong>di</strong>amo riconoscimento<br />

sostanziale al ruolo degli iscritti che non possono essere ricondotti<br />

a teste da contare nelle manifestazioni, a braccia per reggere i<br />

cartelli o a semplici utenti <strong>di</strong> tutele e <strong>di</strong> servizi. Il loro maggior coinvolgimento<br />

a partire dalla gestione quoti<strong>di</strong>ana del contratto e a sostegno<br />

della promozione della rappresentanza costituisce <strong>il</strong> fondamento<br />

della partecipazione sociale che alimenta l’emancipazione dei singoli<br />

oltre che la nostra stessa forza contrattuale ed economica.<br />

R<strong>il</strong>anciare e rafforzare <strong>il</strong> <strong>di</strong>alogo associativo, attraverso <strong>il</strong> quale è possib<strong>il</strong>e<br />

rigenerare la nostra funzione sul territorio nel rapporto con l’iscritto<br />

e nella azione <strong>di</strong> proselitismo, significa anche proporre un nuovo<br />

patto con <strong>il</strong> Socio/Iscritto. Un patto non solo sostanziale, ma anche<br />

ideale tra organizzazione e socio, che rafforzi gli attuali e troppo deboli<br />

legami organizzativi.<br />

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PARTE III: XI CONGRESSO REGIONALE <strong>CISL</strong> LOMBARDIA<br />

In altre parole servirebbe una «Carta dei <strong>di</strong>ritto del socio/iscritto» che<br />

determini <strong>il</strong> grado <strong>di</strong> responsab<strong>il</strong>ità e <strong>di</strong> affidab<strong>il</strong>ità dell’organizzazione<br />

nei confronti dei propri associati e che offra, in quanto associazione<br />

<strong>di</strong> rappresentanza, partecipazione, identità, tutele, azione contrattuale,<br />

servizi in<strong>di</strong>viduali e collettivi.<br />

I vantaggi dell’efficienza organizzativa<br />

Delegati e quadri <strong>di</strong>rigenti sono sollecitati a innovare mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> pensare<br />

e soluzioni organizzative <strong>di</strong> loro competenza. Loro è la responsab<strong>il</strong>ità<br />

<strong>di</strong> prendere le decisioni più opportune in coerenza con gli obiettivi<br />

dell’intera organizzazione, e <strong>di</strong> selezionare gli investimenti in ragione<br />

degli obiettivi realisticamente definiti in una situazione che lascia prevedere<br />

crescenti sacrifici nei prossimi anni. I frutti delle riforme organizzative<br />

e finanziarie li misureremo negli anni a venire quando potremo<br />

constatare se i cambiamenti da noi voluti negli assetti organizzativi<br />

avranno creato nuovi entusiasmi per gli obiettivi <strong>di</strong> giustizia che<br />

perseguiamo o dovremo mettere in conto la frustrazione, in<strong>di</strong>viduale e<br />

collettiva, <strong>di</strong> non aver fatto abbastanza.<br />

Orientare al successo implica elaborare nuove strategie e metterle in<br />

pratica realizzando programmi annuali e pluriennali mirati, puntualmente<br />

definiti nei target <strong>di</strong> riferimento e nelle analisi <strong>di</strong> costo. Progetti<br />

guida potranno, ad esempio, sondare se e come sia possib<strong>il</strong>e volgere<br />

le <strong>di</strong>fferenziazioni che stanno <strong>di</strong>sarticolando la nostra società (dalle<br />

frantumazioni del mercato del lavoro, ai rapporti tra generazioni, ai<br />

lavoratori extracomunitari …) in chiave <strong>di</strong> supporto reciproco e <strong>di</strong><br />

nuove forme <strong>di</strong> solidarietà organizzativa.<br />

In<strong>di</strong>viduare efficienti modalità <strong>di</strong> cooperazione e <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento<br />

consente <strong>di</strong> rimuovere i possib<strong>il</strong>i conflitti <strong>di</strong> giuris<strong>di</strong>zione tra le strutture<br />

e tra gli uomini. Il successo <strong>di</strong>pende dall’innalzamento della coesione<br />

interna, vale a <strong>di</strong>re dalla capacità <strong>di</strong> aumentare i legami non dal<br />

punto <strong>di</strong> vista formale ma sostanziale così da agire come una sola organizzazione,<br />

come risorsa per valorizzare ancor meglio le specificità<br />

della nostra azione a livello locale e settoriale.<br />

Il successo organizzativo ha riscontro anche sulle relazioni partecipative<br />

con i possib<strong>il</strong>i partner e con i potenziali alleati e in generale con<br />

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CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

tutti gli interlocutori <strong>di</strong>sposti a costruire buone e ut<strong>il</strong>i relazioni, nella<br />

società civ<strong>il</strong>e, nelle società locali, nelle istituzioni, non escluse le imprese<br />

e dunque anche sul piano delle relazioni industriali. Vale a <strong>di</strong>re<br />

con tutti coloro che possono precisare e intensificare tempestivamente,<br />

come richiedono i tempi <strong>di</strong> crisi, le azioni orientate a obiettivi con<strong>di</strong>visi<br />

e a rendere più forte l’azione sindacale. Consapevoli che la politica<br />

delle alleanze può essere manifestazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>sinvoltura o espressione<br />

<strong>di</strong> una capacità <strong>di</strong> negoziare nella consapevolezza dei propri<br />

buoni <strong>di</strong>ritti.<br />

Una nuova stagione formativa<br />

La riforma organizzativa produce una costante mob<strong>il</strong>itazione ed è<br />

realizzab<strong>il</strong>e puntando sull’incremento delle competenze così da presi<strong>di</strong>are<br />

tutti i settori <strong>di</strong> attività. Il nuovo assetto richiede uno sforzo<br />

inau<strong>di</strong>to <strong>di</strong> messa a punto delle competenze necessarie ai nuovi livelli<br />

d’azione; un incremento della capacità, soprattutto a livello <strong>di</strong> delegati,<br />

<strong>di</strong> risolvere i problemi consolidando ed ampliando le modalità<br />

d’azione non in astratto ma con riferimento alle singole situazioni<br />

operative.<br />

Decisivo l’apporto della formazione, <strong>di</strong>fferenziata per ruoli e mirata sui<br />

nuovi obiettivi; una formazione che sia orientata sostenere specificamente<br />

<strong>il</strong> cambiamento organizzativo; armonicamente costruita in base<br />

a competenze ben definib<strong>il</strong>i in uomini e in strutture che operino a<br />

<strong>di</strong>fferenti livelli collaborando a perseguire obiettivi comuni. Negli ultimi<br />

anni, con Biblio-Lavoro, abbiamo ricentrato <strong>il</strong> focus della formazione<br />

sindacale, troppo spesso centrata sulle tecniche e sulle competenze<br />

specifiche del «mestiere» ma poco consona alle coor<strong>di</strong>nate culturali<br />

e alle esigenze proprie della natura associativa del sindacato. Gli<br />

obiettivi qualitativi della ristrutturazione organizzativa inaugurano<br />

una nuova stagione della formazione accentuandone le responsab<strong>il</strong>ità<br />

educative. Ad esse dovrebbero corrispondere itinerari formativi in grado<br />

<strong>di</strong> prospettare l’approfon<strong>di</strong>mento dei fondamenti culturali che identificano<br />

l’appartenenza alla Cisl in piena coesione con i contenuti<br />

«professionalizzanti» dell’intervento e con le formule <strong>di</strong>dattiche più<br />

opportune, al fine <strong>di</strong> sostenere l’arricchimento delle competenze pro-<br />

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PARTE III: XI CONGRESSO REGIONALE <strong>CISL</strong> LOMBARDIA<br />

fessionali non in termini <strong>di</strong> una fredda job description ma riproducendo<br />

un contesto comunitario, funzionale alle esigenze dell’intera organizzazione<br />

e <strong>di</strong> cui partecipino i corsisti e tutti coloro che sono chiamanti<br />

a svolgere un ruolo docente.<br />

A completamento delle doti dei delegati e <strong>di</strong> <strong>di</strong>rigenti, accanto alla formazione<br />

strutturata si conta sul potenziamento delle capacità <strong>di</strong> apprendere<br />

maturate dall’esperienza, esplicazione delle ab<strong>il</strong>ità artigiane<br />

insite nel lavoro sindacale. L’artigiano conosce ogni fibra della materia<br />

che deve trattare (le esigenze dei lavoratori), sceglie gli attrezzi<br />

adeguati (la contrattazione, la regolazione), valuta l’effetto <strong>di</strong> ogni<br />

azione, la corregge in continuazione, sa <strong>di</strong>stinguere ogni fase della lavorazione.<br />

Il lavoro nel sindacato è lavoro artigiano, non ha a riferimento<br />

standard ripetitivi e uniformi; è un modo <strong>di</strong> pensare, <strong>di</strong> interpretare,<br />

<strong>di</strong> esprimersi e <strong>di</strong> comunicare ancor prima che una sequenza<br />

<strong>di</strong> azioni ben fatte.<br />

Per questo è importante che <strong>il</strong> gruppo <strong>di</strong>rigente attuale e quello che si<br />

dovrà formare per <strong>il</strong> futuro, siano <strong>di</strong> grado <strong>di</strong> riscoprire <strong>il</strong> senso e la<br />

pratica dell’«arte» insita nel fare sindacato. Quel mestiere ben appreso,<br />

attraverso <strong>il</strong> quale si alimenta la qualità delle competenze e delle motivazioni<br />

delle persone su cui poggia e si sv<strong>il</strong>uppa la nostra azione, si<br />

rigenera l’impegno sociale e la passione <strong>di</strong> tante donne e uomini che<br />

vivono la vita organizzativa.<br />

L’etica associativa nell’uso delle risorse<br />

La natura associativa della Cisl orienta <strong>di</strong> per sé in senso etico tutti i<br />

comportamenti e ha un riscontro <strong>di</strong>retto nelle modalità <strong>di</strong> impiego e<br />

<strong>di</strong> gestione delle risorse. Un or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> responsab<strong>il</strong>ità particolarmente<br />

accentuato in presenza delle ricadute della crisi economica e sociale<br />

che impegna tutti nella valutazione attenta <strong>di</strong> come vengono ut<strong>il</strong>izzate<br />

le risorse <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>i, verificando se effettivamente sono ben in<strong>di</strong>rizzate<br />

e se non ci siano mo<strong>di</strong> più ut<strong>il</strong>i, efficaci ed efficienti. La<br />

«caccia agli sprechi» <strong>di</strong> tutti i generi e <strong>di</strong> ogni entità <strong>di</strong>venta, deve <strong>di</strong>ventare,<br />

un esercizio essenziale <strong>di</strong> economia e insieme <strong>di</strong> moralità.<br />

Dentro le organizzazioni, soprattutto quelle che gestiscono risorse comuni,<br />

e nella contrattazione collettiva. Quando denunciamo i com-<br />

161


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

portamenti <strong>il</strong>leciti e scorretti <strong>di</strong> chi evade <strong>il</strong> fisco e sperpera <strong>il</strong> denaro<br />

pubblico, assumiamo implicitamente la responsab<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> ciascuno <strong>di</strong><br />

noi a mettere in pratica comportamenti improntati a sobrietà e correttezza.<br />

I processi innovativi e l’evoluzione degli assetti organizzativi, potrebbero<br />

risultare tanto più efficaci, quanto più riusciranno a rendere partecipati<br />

e trasparenti tali percorsi dotandosi <strong>di</strong> adeguati strumenti. In<br />

tal senso, l’adozione, nelle <strong>di</strong>verse articolazioni organizzative, <strong>di</strong> un<br />

«b<strong>il</strong>ancio sociale», potrebbe rivelarsi uno strumento ut<strong>il</strong>e per mettere a<br />

punto analisi organizzative ben ponderate e per fare evolvere razionalmente<br />

i processi organizzativi, così come le modalità comunicative<br />

tra le strutture, agendo anche a consolidamento dei rapporti con le <strong>di</strong>verse<br />

realtà sociali e istituzionali esterne.<br />

II. Economia e società:<br />

la Lombar<strong>di</strong>a, tra emergenze e potenzialità<br />

■ ❚ ❙ 2.1 Il capitale umano<br />

In Lombar<strong>di</strong>a vivono oggi 9 m<strong>il</strong>ioni e 704 m<strong>il</strong>a persone; i trend <strong>di</strong><br />

crescita fanno prevedere <strong>il</strong> superamento della soglia dei 10 m<strong>il</strong>ioni<br />

nel corso 2016 per poi portare alla stab<strong>il</strong>izzazione, poco al <strong>di</strong> sotto<br />

degli 11 m<strong>il</strong>ioni, fra circa trent’anni. A determinare questa <strong>di</strong>namica<br />

demografica sarà <strong>il</strong> forte aumento della popolazione straniera, destinata<br />

a triplicarsi entro <strong>il</strong> 2060, compensando largamente – con circa<br />

due m<strong>il</strong>ioni <strong>di</strong> unità in più – <strong>il</strong> preve<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e calo <strong>di</strong> circa 700 m<strong>il</strong>a<br />

italiani.<br />

La popolazione in età lavorativa<br />

Nel decennio 2011-2021 le trasformazioni strutturali della popolazione<br />

lombarda riguarderanno in modo significativo la componente in<br />

età lavorativa, convenzionalmente identificata dai 18-64enni, che cre-<br />

162


PARTE III: XI CONGRESSO REGIONALE <strong>CISL</strong> LOMBARDIA<br />

scerà <strong>di</strong> 109m<strong>il</strong>a unità a livello regionale, ma con un marcato contributo<br />

(+400m<strong>il</strong>a) della fascia più matura compresa tra i 50 e i 64, a scapito<br />

dei 35-49enni (-330m<strong>il</strong>a). In questo stesso periodo la compensazione<br />

demografica farà registrare un calo <strong>di</strong> 238m<strong>il</strong>a italiani e la crescita<br />

<strong>di</strong> 347m<strong>il</strong>a stranieri.<br />

Fissando in modo specifico l’attenzione sull’imme<strong>di</strong>ato futuro e su alcune<br />

fasce d’età particolarmente significative, la composizione dei fattori<br />

<strong>di</strong> variazione confermerà come <strong>il</strong> moderato aumento dei giovani<br />

18-34enni sia esclusivamente da attribuire alla capacità del saldo migratorio<br />

<strong>di</strong> compensare un ricambio generazionale fortemente negativo<br />

(-295m<strong>il</strong>a unità nel decennio). Tale compensazione si rivelerà invece<br />

insufficiente nella fascia d’età tra i 35 e i 49 anni. Per questi ultimi,<br />

un ricambio generazionale decisamente sfavorevole (-410m<strong>il</strong>a)<br />

determinerà l’elevata variazione negativa (-310 m<strong>il</strong>a unità tra <strong>il</strong> 2011<br />

e <strong>il</strong> 2021).<br />

Del tutto <strong>di</strong>versa sarà la <strong>di</strong>namica in corrispondenza della componente<br />

più matura della popolazione in età attiva. I residenti 50-64enni<br />

cresceranno nel decennio <strong>di</strong> ben 400m<strong>il</strong>a unità, e in questo caso sarà<br />

lo straor<strong>di</strong>nario contributo del ricambio generazionale (+458m<strong>il</strong>a) a<br />

determinare la crescita.<br />

Il “patrimonio” demografico della Lombar<strong>di</strong>a<br />

Quando si parla della “ricchezza” della Lombar<strong>di</strong>a si è spesso portati a<br />

ragionare unicamente in termini <strong>di</strong> grandezze economiche. Ma è la definizione<br />

del livello del “capitale umano”, nei suoi aspetti quantitativi<br />

e strutturali, che merita un’attenzione più specifica in un sistema sociale<br />

in cui le problematiche del welfare hanno un peso analogo a<br />

quelle della produzione e del red<strong>di</strong>to.<br />

In proposito, se si prendono in esame la consistenza e la <strong>di</strong>stribuzione<br />

per età della popolazione lombarda alla luce del Censimento 2011 elementi<br />

<strong>di</strong> riflessione sulle caratteristiche del patrimonio demografico<br />

lombardo, si ricava conteggiando, per ciascuno degli attuali residenti,<br />

la verosim<strong>il</strong>e durata residua della loro vita e <strong>di</strong>stinguendo tra gli anni<br />

che verranno spesi in età da lavoro e quelli che verranno consumati in<br />

163


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

età da pensione. Il risultato <strong>di</strong> tale contab<strong>il</strong>ità segnala per <strong>il</strong> complesso<br />

della popolazione 387 m<strong>il</strong>ioni <strong>di</strong> anni ancora da vivere (me<strong>di</strong>amente<br />

39,9 per abitante), dei quali – immaginando come confini all’età lavorativa<br />

<strong>il</strong> 20esimo compleanno, da un lato, e dall’altro <strong>il</strong> 60esimo o<br />

65esimo, rispettivamente, per femmine e maschi – 185 m<strong>il</strong>ioni <strong>di</strong> anni<br />

verrebbero spesi in età da lavoro e 183 m<strong>il</strong>ioni in età da pensione.<br />

In altri termini, possiamo affermare che, alle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> cui si è detto,<br />

ogni residente in Lombar<strong>di</strong>a avrebbe me<strong>di</strong>amente davanti a sé 19,1<br />

anni <strong>di</strong> lavoro, ma anche 18,8 anni <strong>di</strong> pensione. I riflessi socio-economici<br />

<strong>di</strong> questo quasi sostanziale pareggio sono fac<strong>il</strong>mente immaginab<strong>il</strong>i.<br />

A maggior ragione se si considera che calcoli analoghi, svolti a<br />

partire dalle previsioni della popolazione residente al 9 ottobre 2031,<br />

segnalano tra vent’anni – a regole <strong>di</strong> entrata/ uscita invariate (e alle<br />

attuali con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> sopravvivenza) - un deciso sorpasso della componente<br />

del patrimonio demografico destinata ad essere vissuta come<br />

età da pensione rispetto a quella prospettab<strong>il</strong>e come età da lavoro: 192<br />

m<strong>il</strong>ioni <strong>di</strong> anni per la prima (18,2 pro capite per i lombar<strong>di</strong> del 2031)<br />

a fronte <strong>di</strong> 184 m<strong>il</strong>ioni per la seconda (17,4 anni pro capite). In conclusione,<br />

anche al <strong>di</strong> là del citato sorpasso, si ha ragione <strong>di</strong> ritenere che<br />

se anche <strong>il</strong> gruzzolo <strong>di</strong> potenziali anni <strong>di</strong> lavoro potrà restare sostanzialmente<br />

invariato, <strong>il</strong> complesso degli anni <strong>di</strong> pensione si accrescerà<br />

del 5% circa.<br />

Gli aspetti territoriali<br />

Allargando lo sguardo al futuro demografico delle singole realtà provinciali<br />

si r<strong>il</strong>eva innanzitutto come la crescita numerica nel ventennio<br />

2011-2031 – spinta dal contributo migratorio – sia sostanzialmente generalizzata.<br />

Solo la provincia <strong>di</strong> Sondrio denuncia un calo demografico<br />

(<strong>il</strong> 3% in meno in ognuno dei due decenni considerati dalla prospettiva).<br />

Tutte le altre province segnalano incrementi che, tra <strong>il</strong> 2011<br />

e <strong>il</strong> 2021, vanno dal minimo del 3% a Lecco al massimo del 9% a Mantova,<br />

estremi che, alla fine del decennio successivo, salgono rispettivamente<br />

al 4% e 17%.<br />

Sul piano delle <strong>di</strong>namiche relative alla struttura per età, ciò che in<strong>di</strong>stintamente<br />

accomuna tutte le do<strong>di</strong>ci realtà provinciali in esame è la<br />

164


PARTE III: XI CONGRESSO REGIONALE <strong>CISL</strong> LOMBARDIA<br />

crescita più intensa in corrispondenza degli ultra80enni. Essa tocca nel<br />

ventennio punte <strong>di</strong> +80% nella provincia <strong>di</strong> Bergamo, +77% in quella<br />

<strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano e +73% a Lo<strong>di</strong>. Le variazioni più contenute - pur sempre attorno<br />

a +40/45% - si osservano nelle province <strong>di</strong> Pavia, Cremona e<br />

Mantova, ovvero in circoscrizioni che già oggi si caratterizzano per le<br />

più alte quote <strong>di</strong> popolazione molto anziana. Sul fronte dei più giovani,<br />

i minorenni, i prossimi venti anni segnalano incrementi, con l’eccezione<br />

<strong>di</strong> Sondrio, che saranno relativamente modesti nelle province<br />

<strong>di</strong> Lecco, Varese, Como, Bergamo, Brescia, M<strong>il</strong>ano e Monza-Brianza,<br />

ma potranno raggiungere le due cifre nell’area meri<strong>di</strong>onale: Mantova<br />

segna un +18% e precede nella graduatoria le province <strong>di</strong> Pavia<br />

(+14%), Lo<strong>di</strong> (+11%) e Cremona (+10%).<br />

Il sistema famiglie<br />

Nel ventennio 2011-2030 la <strong>di</strong>namica delle famiglie lombarde mostrerà<br />

una certa regolarità, passando da poco meno <strong>di</strong> 4 m<strong>il</strong>ioni <strong>di</strong> famiglie<br />

effettive a circa 4,4 m<strong>il</strong>ioni.<br />

La <strong>di</strong>mensione me<strong>di</strong>a delle famiglie effettive è attualmente <strong>di</strong> 2,49<br />

componenti a livello regionale e scende a 2,29 componenti per le famiglie<br />

anagrafiche. La variab<strong>il</strong>ità territoriale mette in luce i valori più<br />

bassi in corrispondenza dell’area metropolitana m<strong>il</strong>anese (Monza<br />

Brianza inclusa) e delle circoscrizioni dell’area meri<strong>di</strong>onale (Pavia in<br />

primo luogo).<br />

Diminuirà <strong>il</strong> <strong>numero</strong> delle coppie con figli (da 1,5 m<strong>il</strong>ioni nel 2011 a<br />

poco più <strong>di</strong> 1,4 nel 2031) e aumenteranno quelle senza prole: da<br />

884m<strong>il</strong>a nel 2011 a un m<strong>il</strong>ione e 111m<strong>il</strong>a nel 2031. Sostanzialmente<br />

stab<strong>il</strong>e, con solo 28m<strong>il</strong>a unità in più tra vent’anni, risulta <strong>il</strong> panorama<br />

delle famiglie monoparentali, mentre decisamente in crescita è la frequenza<br />

<strong>di</strong> famiglie unipersonali: da un m<strong>il</strong>ione e 200m<strong>il</strong>a casi nel 2011<br />

salgono a un m<strong>il</strong>ione e 409m<strong>il</strong>a nel 2031.<br />

Si farà ancora più lunga la permanenza dei figli in famiglia: i casi passeranno<br />

dai 2 m<strong>il</strong>ioni e 940m<strong>il</strong>a unità nel 2011 a 3 m<strong>il</strong>ioni e 129m<strong>il</strong>a<br />

nel 2031.<br />

165


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

■ ❚ ❙ 2.2 Il sistema industriale<br />

Dall’aggiornamento congiunturale della Banca d’Italia sull’andamento<br />

dell’economia della Lombar<strong>di</strong>a emerge una contrazione degli in<strong>di</strong>catori<br />

<strong>di</strong> sistema industriale.<br />

La domanda nel manifatturiero lombardo continua a ridursi, per la sostanziale<br />

stab<strong>il</strong>ità degli or<strong>di</strong>ni esteri e per la <strong>di</strong>minuzione <strong>di</strong> quelli interni<br />

(-3,6%).<br />

L’attività produttiva è ancora in calo (-2,5% nel primo semestre del<br />

2012; -1,0% nel terzo trimestre) attestandosi su un valore del 13,8%<br />

inferiore rispetto al picco pre-crisi toccato nel quarto trimestre del<br />

2007. La produzione delle imprese con oltre 200 addetti, che aveva recuperato<br />

i livelli pre-crisi, è calata per <strong>il</strong> terzo semestre consecutivo.<br />

Questi dati, tuttavia, evidenziano una maggior capacità delle imprese<br />

<strong>di</strong> me<strong>di</strong>o –gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> far fronte alla crisi rispetto a quelle <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>mensioni minori. Le previsioni per i prossimi sei mesi sono improntate<br />

a un minor pessimismo: la percentuale delle aziende lombarde che<br />

si attende un aumento degli or<strong>di</strong>ni totali è <strong>di</strong> poco inferiore a quella<br />

<strong>di</strong> chi si aspetta una riduzione (rispettivamente pari al 26,3 e al 29,%);<br />

<strong>il</strong> saldo è positivo per gli or<strong>di</strong>ni esteri.<br />

I settori più colpiti sono quelli dell’abbigliamento (-11,5%), minerali<br />

non metalliferi (-10,0%), mezzi <strong>di</strong> trasporto (-7,4%), meccanica (-3,4%)<br />

e siderurgia (-3,1%). In conseguenza della <strong>di</strong>minuzione della produzione<br />

c’è stata una progressiva riduzione del tasso <strong>di</strong> ut<strong>il</strong>izzo degli impianti,<br />

attestatosi al 71,2% nel III trimestre dell’anno. Gli investimenti<br />

rimangono contenuti. L’accumulazione <strong>di</strong> capitale rimane negativa: lo<br />

scorso marzo le imprese della regione prevedevano, per <strong>il</strong> 2012, una<br />

<strong>di</strong>minuzione della spesa per investimenti. Per <strong>il</strong> 2013 prevalgono attese<br />

<strong>di</strong> un’ulteriore contrazione negli investimenti.<br />

Occupazione e <strong>di</strong>soccupazione<br />

Nel primo semestre del 2012 <strong>il</strong> <strong>numero</strong> degli occupati in Lombar<strong>di</strong>a è<br />

rimasto stab<strong>il</strong>e, risultato <strong>di</strong> un aumento dell’occupazione nell’industria<br />

e <strong>di</strong> una lieve riduzione nei servizi. Per <strong>il</strong> contemporaneo incremento<br />

166


PARTE III: XI CONGRESSO REGIONALE <strong>CISL</strong> LOMBARDIA<br />

dell’offerta <strong>di</strong> lavoro, <strong>il</strong> tasso <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione è salito al 7,7%, valore<br />

storicamente elevato per la regione Lombar<strong>di</strong>a, in crescita <strong>di</strong> due<br />

punti percentuali rispetto ai primi sei mesi del 2011. La <strong>di</strong>fferenza tra<br />

<strong>il</strong> tasso <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione femmin<strong>il</strong>e e quello masch<strong>il</strong>e è lievemente<br />

aumentata, assestandosi a 2,1 punti percentuali. Le ore autorizzate <strong>di</strong><br />

Cassa integrazione guadagni hanno ripreso a crescere, per l’incremento<br />

della componente or<strong>di</strong>naria.<br />

L’occupazione nell’industria manifatturiera (con esclusione del settore<br />

delle costruzioni), che incide per circa un quarto sul totale regionale,<br />

è aumentata (+0,7%); quella nel settore dei servizi – che costituisce<br />

quasi due terzi degli occupati in Lombar<strong>di</strong>a – si è lievemente ridotta (-<br />

0,3%). Alla contenuta riduzione dei lavoratori autonomi (-0,6%) è corrisposto<br />

un modesto incremento dei <strong>di</strong>pendenti (+0,4%). È aumentata<br />

l’occupazione femmin<strong>il</strong>e (+1,8%) a fronte <strong>di</strong> un calo <strong>di</strong> quella masch<strong>il</strong>e<br />

(-1,1%). Il tasso <strong>di</strong> occupazione si è attestato al 64,8%.<br />

Giovani e lavoro in Lombar<strong>di</strong>a<br />

Le r<strong>il</strong>evazioni della Banca d’Italia confermano che <strong>il</strong> mercato del lavoro<br />

lombardo è caratterizzato da una capacità <strong>di</strong> assorbimento della<br />

manodopera giovane più elevata rispetto alla me<strong>di</strong>a del paese. Tra <strong>il</strong><br />

terzo trimestre del 2008 e <strong>il</strong> secondo trimestre del 2011, <strong>il</strong> tasso <strong>di</strong> occupazione<br />

per la popolazione tra i 15 e i 24 anni è stato pari a circa <strong>il</strong><br />

28%; del 76,3% tra i 25 e i 29anni; dell’84,4% tra i 30-34enni, valori<br />

superiori a quelli nazionali. Nella prima classe d’età, sia <strong>il</strong> saggio <strong>di</strong><br />

scolarità (60,3 per cento), sia l’incidenza degli studenti lavoratori (3,0<br />

per cento) <strong>di</strong>fferiscono <strong>di</strong> poco dalla me<strong>di</strong>a nazionale.<br />

Ma la crisi economico-finanziaria ha decisamente peggiorato le prospettive<br />

occupazionali dei più giovani. Rispetto al triennio precedente<br />

(compreso tra <strong>il</strong> terzo trimestre del 2005 e <strong>il</strong> secondo trimestre del<br />

2008) <strong>il</strong> tasso <strong>di</strong> occupazione della prima classe <strong>di</strong> età è calato <strong>di</strong> quasi<br />

6 punti percentuali.<br />

La <strong>di</strong>namica non è ascrivib<strong>il</strong>e a un corrispondente aumento del tasso<br />

<strong>di</strong> scolarità, ma a una riduzione delle opportunità lavorative per coloro<br />

che hanno terminato <strong>il</strong> percorso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>. Nelle altre due classi <strong>il</strong> tas-<br />

167


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

so <strong>di</strong> occupazione è <strong>di</strong>minuito in misura inferiore (rispettivamente -<br />

3,6% e -2,0%).<br />

Mercato estero<br />

Le esportazioni hanno continuato a crescere, ma in progressivo rallentamento,<br />

risentendo soprattutto della stagnazione delle ven<strong>di</strong>te sui<br />

mercati della UE. Il valore delle esportazioni lombarde è cresciuto nel<br />

primo semestre del 2012 del 4,9% (4,2%). Il tasso <strong>di</strong> espansione ha tuttavia<br />

significativamente rallentato (14,3% nel 2010, 10,8% nel 2011).<br />

Aspettative <strong>di</strong> breve/me<strong>di</strong>o periodo<br />

Data la forte integrazione dell’economia lombarda non solo nell’economia<br />

nazionale ma anche internazionale, europea in particolare, è<br />

opportuno valutare le previsioni degli osservatori internazionali sull’andamento<br />

dell’economia per i prossimi mesi. Per <strong>il</strong> Prodotto interno<br />

lordo nell’area dell’euro è prevista un’ulteriore <strong>di</strong>minuzione nell’ultimo<br />

trimestre del 2012 (-0,4%). Per <strong>il</strong> 2013, dopo una fase <strong>di</strong> stagnazione<br />

iniziale, <strong>il</strong> secondo trimestre dovrebbe registrare una moderata<br />

ripresa del P<strong>il</strong> (+0,2%) trainata dall’accelerazione della domanda mon<strong>di</strong>ale.<br />

Inoltre, l’allentamento delle tensioni sui mercati finanziari legate<br />

alla crisi del debito sovrano dovrebbe determinare una progressiva<br />

stab<strong>il</strong>izzazione degli investimenti. Ancora stagnazione è invece prevista<br />

sulla principale componente della domanda, rappresentata dai consumi<br />

privati finora penalizzati dalla per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> potere <strong>di</strong> acquisto delle<br />

famiglie dovuta alle ancora sfavorevoli con<strong>di</strong>zioni del mercato del<br />

lavoro.<br />

L’economia produttiva lombarda mantiene, accanto ad una forte<br />

espansione del settore terziario, una presenza molto importante dell’industria<br />

manifatturiera, non solo in termini <strong>di</strong> incidenza sul PIL regionale<br />

e nazionale, ma anche in termini <strong>di</strong> eccellenza <strong>di</strong> livello mon<strong>di</strong>ale<br />

nei settori hightech (come, per esempio, nei settori della chimica<br />

industriale, della meccanica e dell’aerospazio), con una presenza significativa<br />

sui mercati esteri - circa tre quarti delle esportazioni sono<br />

<strong>di</strong>rette verso paesi dell’area UE e altri paesi industrialmente avanzati –<br />

168


PARTE III: XI CONGRESSO REGIONALE <strong>CISL</strong> LOMBARDIA<br />

che costituisce un in<strong>di</strong>catore non marginale del livello <strong>di</strong> competitività<br />

delle produzioni lombarde.<br />

Le caratteristiche <strong>di</strong>mensionali delle imprese industriali lombarde non<br />

si <strong>di</strong>stinguono molto da quelle nazionali; per la stragrande maggioranza<br />

sono <strong>di</strong> piccole-me<strong>di</strong>e <strong>di</strong>mensioni, caratteristica che con una<br />

certa frequenza costituisce un serio ostacolo alla loro capacità non solo<br />

<strong>di</strong> crescere ma anche <strong>di</strong> affrontare, o sopravvivere, ad una crisi profonda<br />

e prolungata come l’attuale.<br />

Tra le principali strategie <strong>di</strong> me<strong>di</strong>o-lungo periodo che le imprese lombarde<br />

potrebbero mettere in atto per fronteggiare e superare la crisi,<br />

migliorare i livelli <strong>di</strong> produttività e <strong>di</strong> competitività sui mercati nazionali<br />

e internazionali:<br />

■ puntare alla crescita investendo non solo sulla conoscenza ma<br />

anche nella ricerca e sv<strong>il</strong>uppo, nell’innovazione dei prodotti (mo<strong>di</strong>ficando<br />

ed ampliando la gamma), dei processi produttivi (per<br />

guadagnare efficienza produttiva e vantaggio competitivo in termini<br />

<strong>di</strong> qualità e <strong>di</strong> costi), dei sistemi organizzativi a livello aziendale<br />

(per ridurre aree <strong>di</strong> inefficienza amministrativa, commerciale,<br />

gestionale, ecc.);<br />

■ proiettarsi sui mercati internazionali;<br />

■ integrare l’attività a monte e a valle per recuperare competenze e<br />

quote <strong>di</strong> valore (compressione della f<strong>il</strong>iera);<br />

■ ricercare nuovi modelli <strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo e crescita più adatti soprattutto<br />

alle imprese <strong>di</strong> piccole-me<strong>di</strong>e <strong>di</strong>mensioni. Per esempio, per<br />

le piccole e me<strong>di</strong>e imprese, per le quali risulta sempre più <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e<br />

raggiungere, mantenere o migliorare livelli <strong>di</strong> competitività necessari<br />

per inserirsi con successo sui mercati nazionali e internazionali,<br />

esiste ora uno nuovo strumento molto importante denominato<br />

“contratto <strong>di</strong> rete” – introdotto con l’approvazione del Decreto<br />

Sv<strong>il</strong>uppo – che punta sulla collaborazione, lo scambio <strong>di</strong> informazioni<br />

commerciali e produttive, l’esercizio in comune.<br />

Infine, sono sempre attuali anche altri suggerimenti per strategie in<strong>di</strong>rizzate<br />

ad incrementare la flessib<strong>il</strong>ità e l’ag<strong>il</strong>ità a rispondere con velocità<br />

alle mutevoli esigenze della clientela, e a consolidare le collaborazioni<br />

con i fornitori principali all’interno delle f<strong>il</strong>iere.<br />

169


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

Altri temi importanti da sv<strong>il</strong>uppare sono <strong>il</strong> miglioramento del livello <strong>di</strong><br />

compatib<strong>il</strong>ità qualitativa tra domanda e offerta nel mercato del lavoro,<br />

soprattutto giovan<strong>il</strong>e, e le azioni tese a favorire una spesa pubblica<br />

selettiva per gli investimenti in infrastrutture e in servizi per le imprese<br />

innovative.<br />

■ ❚ ❙ 2.3 Il mercato del lavoro<br />

Dalla estrapolazione delle tendenze in corso nell’evoluzione delle forze<br />

<strong>di</strong> lavoro emerge un quadro molto preoccupante, sia con riguardo<br />

agli aspetti puramente quantitativi, sia a quelli <strong>di</strong> carattere qualitativo<br />

dell’incontro tra domanda e offerta <strong>di</strong> lavoro.<br />

La recente inversione <strong>di</strong> tendenza nella <strong>di</strong>namica delle forze <strong>di</strong> lavoro<br />

apre un nuovo tema <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione. Difatti, l’aumento dell’offerta <strong>di</strong> lavoro<br />

<strong>di</strong> per sé dovrebbe essere un segnale positivo, coerente con la<br />

possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> una accelerazione del tasso <strong>di</strong> crescita dell’economia.<br />

Nulla però garantisce che la maggiore offerta sia effettivamente collocab<strong>il</strong>e<br />

in tempi brevi nel processo <strong>di</strong> produzione, se i meccanismi <strong>di</strong><br />

assorbimento (<strong>di</strong> natura macroeconomica e microeconomica) non funzionano<br />

a sufficienza.<br />

Tale configurazione costituisce una sfida per la politica economica: se<br />

nei prossimi anni, come è possib<strong>il</strong>e, si osserverà una tendenza al rientro<br />

degli inattivi (scoraggiati o meno) nel mercato del lavoro, occorrerà<br />

che tale offerta si traduca in un aumento del nostro potenziale <strong>di</strong><br />

crescita. Nel caso opposto, la crescita delle forze lavoro non produrrà<br />

altro che un aumento del <strong>numero</strong> dei <strong>di</strong>soccupati. Esattamente come è<br />

successo in questo ultimo anno, quando <strong>il</strong> peso della <strong>di</strong>soccupazione è<br />

andato a gravare soprattutto sui giovani.<br />

Per quanto <strong>il</strong> tasso <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione dei giovani lombar<strong>di</strong>, con età<br />

compresa tra 15 e 24 anni, sia ben inferiore alla me<strong>di</strong>a nazionale, esso<br />

è aumentato <strong>di</strong> quasi l’80 per cento, tra <strong>il</strong> 2007 e <strong>il</strong> 2011. Si stima<br />

che nel 2012 avrà raggiunto <strong>il</strong> doppio del tasso del 2007. Si tratta <strong>di</strong><br />

un aumento percentuale maggiore <strong>di</strong> quello che è avvenuto nella me<strong>di</strong>a<br />

nazionale.<br />

170


PARTE III: XI CONGRESSO REGIONALE <strong>CISL</strong> LOMBARDIA<br />

La Lombar<strong>di</strong>a, alla pari del resto d’Italia, è caratterizzata da un tendenziale<br />

invecchiamento della popolazione. La popolazione in età lavorativa<br />

mostrerà nei prossimi anni una crescita molto debole. Per<br />

quanto riguarda la partecipazione al mercato del lavoro, le previsioni<br />

statistiche riferite al 2020 assegnano alla Lombar<strong>di</strong>a una popolazione<br />

<strong>di</strong> età compresa fra i 15 e i 66 anni <strong>di</strong> quasi 7 m<strong>il</strong>ioni, 220 m<strong>il</strong>a persone<br />

in più rispetto al 2011.<br />

Si tratta <strong>di</strong> una tendenza che riflette l’invecchiamento della popolazione<br />

e <strong>il</strong> forte aumento del tasso <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza. Le cose andrebbero<br />

del resto anche molto peggio se non fosse per i massicci afflussi migratori<br />

attesi nel periodo.<br />

Considerando che l’economia italiana è caratterizzata da tassi <strong>di</strong> partecipazione<br />

molto bassi, non è azzardato assumere che in futuro si verifichi<br />

un aumento.<br />

Inoltre, se negli ultimi quattro anni si è osservato un andamento molto<br />

debole delle forze <strong>di</strong> lavoro a seguito dell’abbandono del mercato<br />

da parte <strong>di</strong> molti lavoratori che sono <strong>di</strong>ventati “inattivi”, le tendenze<br />

più recenti segnalano come questo comportamento stia cambiando, facendo<br />

posto ad un tendenziale rientro <strong>di</strong> molti inattivi (scoraggiati o<br />

meno) nelle forze <strong>di</strong> lavoro.<br />

Il ritorno degli inattivi si sovrapporrebbe alla tendenza crescente (prima<br />

della crisi) della partecipazione al mercato del lavoro, dovuta ai<br />

mutamenti sociali in atto, come la crescente partecipazione femmin<strong>il</strong>e<br />

e <strong>il</strong> posticipo dell’uscita dal mercato <strong>di</strong> fasce <strong>di</strong> popolazione progressivamente<br />

più scolarizzate.<br />

La <strong>di</strong>namica delle forze <strong>di</strong> lavoro si manterrebbe così nei prossimi anni<br />

su un ritmo me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> incremento dello 0,5 per cento all’anno, proseguendo<br />

<strong>di</strong> fatto lungo la tendenza <strong>di</strong> me<strong>di</strong>o termine, una volta riassorbito<br />

<strong>il</strong> gap <strong>di</strong> carattere ciclico formatosi nel periodo 2008-2010.<br />

A tale andamento occorre però anche sovrapporre l’effetto della <strong>di</strong>scontinuità<br />

imposta dall’ultima riforma delle pensioni che, aumentando<br />

l’età pensionab<strong>il</strong>e, determina evidentemente un aumento dell’offerta<br />

<strong>di</strong> lavoro da parte delle persone interessate dalla riforma. I calcoli<br />

sono stati effettuati tenendo conto dell’allungamento dell’età pensionab<strong>il</strong>e<br />

e <strong>di</strong> come questo aumento sposti in avanti, per i lavoratori più<br />

171


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

anziani, <strong>il</strong> momento del ritiro dal mercato del lavoro. In base a tale<br />

ipotesi la crescita complessiva delle forze <strong>di</strong> lavoro si porta verso l’1%<br />

all’anno (circa 45 m<strong>il</strong>a unità), con un aumento tra <strong>il</strong> 2011 e <strong>il</strong> 2020 <strong>di</strong><br />

ben 416 m<strong>il</strong>a unità. Il tasso <strong>di</strong> partecipazione della popolazione in età<br />

lavorativa andrebbe persino oltre la fati<strong>di</strong>ca soglia del 70 per cento.<br />

Dalle ipotesi qui descritte si osserva come nel 2020 l’offerta <strong>di</strong> lavoro<br />

italiana potrebbe non solo essere più ampia <strong>di</strong> quella attuale, ma anche<br />

molto <strong>di</strong>versa, con una maggiore incidenza <strong>di</strong> immigrati e <strong>di</strong> lavoratori<br />

anziani.<br />

Un aspetto importante è dunque rappresentato dall’effettivo assorbimento<br />

<strong>di</strong> queste maggiori forze <strong>di</strong> lavoro. Per evitare che la maggiore<br />

offerta <strong>di</strong> lavoro si traduca in maggiore <strong>di</strong>soccupazione, occorre che<br />

ad essa corrisponda una pari crescita della domanda. A ciò si deve poi<br />

anche aggiungere che nel prossimo decennio occorrerà riassorbire anche<br />

l’aumento dei <strong>di</strong>soccupati formatosi nel corso della crisi; è un motivo<br />

in più per ritenere quin<strong>di</strong> che l’aumento delle forze <strong>di</strong> lavoro non<br />

necessariamente si tradurrà integralmente in un aumento dell’occupazione.<br />

Se si considera che le forze <strong>di</strong> lavoro aumenteranno nel periodo<br />

<strong>di</strong> oltre 400 m<strong>il</strong>a unità rispetto al 2011, è scontato che occorrerà<br />

creare all’incirca altrettanti posti <strong>di</strong> lavoro se si desidera che alla fine<br />

del decennio <strong>il</strong> tasso <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione risulti pari al livello del 2011.<br />

Il processo attraverso cui l’aumento dell’offerta <strong>di</strong> lavoro aggiuntiva<br />

determina le premesse per la maggiore crescita e la maggiore creazione<br />

occupazionale non è però imme<strong>di</strong>ato, soprattutto se si considera<br />

che l’aumento dell’incidenza degli anziani nella forza lavoro può avere<br />

effetti sfavorevoli sull’andamento della produttività.<br />

In generale, un aumento dell’offerta <strong>di</strong> lavoro dell’entità qui quantificata<br />

appare assorbib<strong>il</strong>e in un contesto <strong>di</strong> maggiore crescita rispetto<br />

agli anni passati, con una <strong>di</strong>namica del P<strong>il</strong> lombardo me<strong>di</strong>amente dello<br />

0,9% sull’intero periodo, <strong>il</strong> che implica una crescita prossima<br />

all’1,5% nella seconda metà del decennio per compensare la contrazione<br />

del 2012-2013. Naturalmente, uno scenario <strong>di</strong> questo tipo, ancorché<br />

non impossib<strong>il</strong>e, non è affatto scontato, soprattutto alla luce<br />

delle tendenze degli anni scorsi, che hanno visto in Lombar<strong>di</strong>a (e in<br />

Italia) una crescita decisamente inferiore.<br />

172


PARTE III: XI CONGRESSO REGIONALE <strong>CISL</strong> LOMBARDIA<br />

Occorre anche considerare che nel corso degli ultimi anni l’ipotesi <strong>di</strong><br />

completa “esogeneità” dell’offerta <strong>di</strong> lavoro non appare più così scontata<br />

come in passato. Sia perché le decisioni <strong>di</strong> partecipazione hanno<br />

<strong>di</strong>mostrato <strong>di</strong> essere mutevoli a seconda del cambiamento delle con<strong>di</strong>zioni<br />

economiche, sia perché la componente dell’offerta <strong>di</strong> lavoro immigrata<br />

tende, almeno parzialmente, a rispondere alle esigenze della<br />

domanda, ovvero a comportarsi come una variab<strong>il</strong>e endogena. Si potrebbe<br />

dare quin<strong>di</strong> <strong>il</strong> caso <strong>di</strong> una riduzione degli afflussi <strong>di</strong> immigrati,<br />

<strong>il</strong> che, a parità <strong>di</strong> domanda <strong>di</strong> lavoro, ridurrebbe la <strong>di</strong>soccupazione.<br />

Questa è evidentemente una possib<strong>il</strong>ità, ma solo in misura parziale. Le<br />

analisi degli ultimi anni mostrano <strong>di</strong>fatti come vi siano prevalentemente<br />

forme <strong>di</strong> complementarietà fra forza lavoro immigrata e lavoratori<br />

italiani, per cui <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>mente le minori opportunità occupazionali<br />

saranno compensab<strong>il</strong>i con riduzioni degli afflussi migratori, a parte<br />

i segmenti specifici del mercato del lavoro in cui l’incidenza degli<br />

stranieri è più elevata.<br />

Non è neanche escluso poi che gli stessi lavoratori anziani, non più<br />

pensionab<strong>il</strong>i dopo la riforma, risultino occupab<strong>il</strong>i. E per quanti non riusciranno<br />

a trovare un impiego, la scelta <strong>di</strong> restare nel mercato non è<br />

un fatto scontato.<br />

Una possib<strong>il</strong>ità alternativa a quella della crescita è quin<strong>di</strong> rappresentata<br />

da fenomeni <strong>di</strong> “spiazzamento” fra gruppi <strong>di</strong> lavoratori, tali da<br />

portare in alcuni casi all’aumento della <strong>di</strong>soccupazione e, in altri, all’uscita<br />

<strong>di</strong> alcuni lavoratori dal mercato. Certo è che la pressione del<br />

maggiore <strong>numero</strong> <strong>di</strong> lavoratori anziani sul mercato del lavoro, se non<br />

sarà assorbita da un’occupazione più <strong>di</strong>namica, non potrà che tradursi<br />

in un ulteriore peggioramento delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> ingresso nel mercato<br />

per i giovani, a meno <strong>di</strong> essere in qualche modo compensata da<br />

un’evoluzione meno <strong>di</strong>namica della componente degli stranieri o da<br />

un’uscita degli anziani non occupati dal mercato.<br />

All’aumento della “quantità” <strong>di</strong> posti <strong>di</strong> lavoro dovrà corrispondere un<br />

aumento della qualità (e della produttività del lavoro) che riguarderà<br />

in primo luogo <strong>il</strong> settore industriale. L’ammodernamento <strong>di</strong> questo settore<br />

non è necessario solo per rispondere alle attese della offerta <strong>di</strong> lavoro<br />

interna, ma anche per sostenere una competitività che in questi<br />

173


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

anni è andata in larga misura persa. Sarà inoltre <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e che in futuro<br />

possa essere aumentato l’impiego pubblico in misura consistente. Le<br />

poche risorse fiscali dovranno essere ut<strong>il</strong>izzate soprattutto come “leva”<br />

per attivare risorse <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>i (come ad esempio quelle del cosiddetto<br />

privato-sociale) e rispondere ad una domanda latente che può essere<br />

portata alla superficie (soprattutto nel campo dei servizi alle persone e<br />

alle imprese). Il ricorso al “privato” e alla sussi<strong>di</strong>arietà, non deve ridurre<br />

<strong>il</strong> perimetro né mortificare <strong>il</strong> carattere universale del welfare<br />

pubblico. Ma un “welfare mix” è possib<strong>il</strong>e, forse inevitab<strong>il</strong>e, considerate<br />

le con<strong>di</strong>zioni del b<strong>il</strong>ancio pubblico e <strong>il</strong> livello piuttosto elevato<br />

della attuale pressione fiscale.<br />

Una particolare r<strong>il</strong>evanza avranno nelle <strong>di</strong>namiche del mercato del lavoro<br />

le politiche <strong>di</strong> “invecchiamento attivo”, senza le quali l’aumento<br />

dell’offerta <strong>di</strong> lavoratori anziani sollecitata dalle riforme delle pensioni<br />

rischia <strong>di</strong> trasformarsi in problema sociale non in<strong>di</strong>fferente.<br />

■ ❚ ❙ 2.4 Il ristagno sociale<br />

Nel Rapporto 2012 sulla coesione sociale si parla dell’Italia come “una<br />

società stagnante, bloccata e tendenzialmente fam<strong>il</strong>istica”: i dati relativi<br />

alla mob<strong>il</strong>ità sociale sono pressoché invariati dal 1998, con <strong>il</strong> Nord<br />

Italia che presenta una minore <strong>di</strong>namicità rispetto alle altre aree geografiche.<br />

A cinque anni dall’inizio della crisi, la rottura dei meccanismi<br />

<strong>di</strong> ere<strong>di</strong>tarietà sociale rappresenta una leva in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>e per mettere<br />

in campo energie e risorse ut<strong>il</strong>i ad affrontare la sfida posta dai<br />

nuovi modelli socioeconomici: quella della creazione <strong>di</strong> lavoro.<br />

Oltre a valorizzare i canali <strong>di</strong> mob<strong>il</strong>ità già <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>i, è ut<strong>il</strong>e in<strong>di</strong>viduare<br />

nuovi meccanismi che possano mettere in moto la nostra società.<br />

L’istruzione come ascensore sociale<br />

Tra i canali tra<strong>di</strong>zionali, l’istruzione rappresenta <strong>il</strong> principale ascensore<br />

sociale, nonostante <strong>il</strong> persistere <strong>di</strong> forti <strong>di</strong>suguaglianze nelle opportunità<br />

educative legate alla classe sociale (in Italia la probab<strong>il</strong>ità <strong>di</strong><br />

laurearsi per una persona <strong>il</strong> cui padre non abbia completato gli stu<strong>di</strong><br />

174


PARTE III: XI CONGRESSO REGIONALE <strong>CISL</strong> LOMBARDIA<br />

superiori è del 10%, rispetto al 40% per l’Ingh<strong>il</strong>terra e al 35% per la<br />

Francia).<br />

Preoccupazione deve suscitare <strong>il</strong> tasso <strong>di</strong> scolarizzazione che non mostra<br />

segnali <strong>di</strong> miglioramento: in Lombar<strong>di</strong>a <strong>il</strong> 17,6% della popolazione<br />

è in possesso <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ploma <strong>di</strong> laurea, percentuale superiore a quella<br />

nazionale (17%) ma molto lontano dal 28,2% dei paesi dell’Unione<br />

Europea.<br />

La sfida culturale della formazione continua<br />

Alla luce <strong>di</strong> questi dati, <strong>di</strong>venta fondamentale ripensare <strong>il</strong> sistema dell’offerta<br />

formativa (per esempio, attraverso un canale <strong>di</strong> istruzione terziaria<br />

non universitaria) e offrire nuove opportunità <strong>di</strong> formazione<br />

lungo tutto l’arco della vita, soprattutto a coloro che hanno perso<br />

quelle offerte dall’istruzione scolastica. Su questo versante è necessaria<br />

una grande sfida culturale nella quale <strong>il</strong> sindacato può e deve giocare<br />

un ruolo <strong>di</strong> primissimo piano.<br />

Attualmente la quota <strong>di</strong> occupati tra i 25 e i 64 anni che ha partecipato<br />

ad attività formative e <strong>di</strong> istruzione nel 2011 in Lombar<strong>di</strong>a è pari<br />

al 5,9% (in Italia 5,4%), in calo rispetto al 6,8% del 2010 e <strong>di</strong>stante<br />

dalla me<strong>di</strong>a europea (8,9%), anche alla luce dell’obiettivo del 15% della<br />

strategia Europa 2020. Un dato che scende al 5% (6,1% me<strong>di</strong>a italiana)<br />

per gli adulti inoccupati, a conferma della scarsa <strong>di</strong>ffusione delle<br />

politiche attive del lavoro.<br />

Il ruolo dei fon<strong>di</strong> interprofessionali<br />

L’istituzione dei fon<strong>di</strong> interprofessionali per la formazione continua ha<br />

attribuito una responsab<strong>il</strong>ità ine<strong>di</strong>ta alle parti sociali: quella della progettazione,<br />

gestione e valutazione <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> formazione coerenti<br />

con i fabbisogni e le aspettative <strong>di</strong> lavoratori e imprese. A <strong>di</strong>eci anni<br />

dall’attivazione <strong>di</strong> questo sistema, più della metà delle imprese italiane<br />

(55,8%), che occupano <strong>il</strong> 66% dei lavoratori, ha aderito a uno dei<br />

20 fon<strong>di</strong> <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>i. La Lombar<strong>di</strong>a rappresenta la prima regione per<br />

piani formativi finanziati, pari al 26,9% del totale.<br />

175


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

Se da un punto <strong>di</strong> vista quantitativo <strong>il</strong> sistema della b<strong>il</strong>ateralità in<br />

Lombar<strong>di</strong>a ha dato i suoi frutti, molto resta da fare sul piano qualitativo,<br />

soprattutto per equ<strong>il</strong>ibrare un’offerta <strong>di</strong> formazione troppo sb<strong>il</strong>anciata<br />

sui pacchetti degli enti <strong>di</strong> formazione o, al più, sulle esigenze<br />

dell’azienda, e troppo poco attenta ai bisogni <strong>di</strong> formazione dei lavoratori.<br />

Superata la fase <strong>di</strong> avvio del sistema, è importante scongiurare<br />

<strong>il</strong> rischio <strong>di</strong> mettere in campo politiche formative orientate da un para<strong>di</strong>gma<br />

debole, in base al quale <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto ad apprendere si trasforma in<br />

obbligo <strong>di</strong> adattamento.<br />

Si tratta <strong>di</strong> un’operazione complessa, perché richiede una trasformazione<br />

culturale, orientata al lungo periodo, <strong>di</strong> cui si devono fare carico<br />

soprattutto i delegati, nel rapporto quoti<strong>di</strong>ano con i propri colleghi<br />

e nella costruzione <strong>di</strong> un ruolo attivo rispetto alla progettualità formativa<br />

della propria azienda.<br />

Nonostante <strong>il</strong> ruolo <strong>di</strong> primo piano assunto in tutte le economie avanzate,<br />

la formazione non può restare l’unica leva a <strong>di</strong>sposizione per<br />

mettere in moto le energie della nostra società.<br />

Tecnologie relazionali, opportunità sindacali<br />

Tra le opportunità <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>i, quella più promettente riguarda <strong>il</strong> <strong>di</strong>gitale.<br />

Le tecnologie relazionali stanno creando un nuovo spazio pubblico<br />

in cui si stanno sperimentando interessanti processi <strong>di</strong> innovazione<br />

sociale. Internet e i social me<strong>di</strong>a permettono l’accesso a un immenso<br />

patrimonio <strong>di</strong> informazioni e conoscenze, veicolato da relazioni<br />

sociali. Promuovono nuovi lavori, ma soprattutto nuovi mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> lavorare.<br />

Stanno supportando l’emergere <strong>di</strong> forme <strong>di</strong> azione connettiva<br />

che integrano – e talvolta superano – quelle dell’azione collettiva, senza<br />

confini tra online e offline.<br />

I processi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sinterme<strong>di</strong>azione veicolati dalle logiche <strong>di</strong> rete mettono<br />

in <strong>di</strong>scussione le tra<strong>di</strong>zionali forme d’azione e <strong>di</strong> relazione tra gli attori.<br />

Cambiano le priorità e le logiche dello scambio sociale: la partecipazione<br />

è più importante dell’appartenenza, la collaborazione prende<br />

simbolicamente <strong>il</strong> posto della solidarietà.<br />

176


PARTE III: XI CONGRESSO REGIONALE <strong>CISL</strong> LOMBARDIA<br />

Rispetto a queste trasformazioni, <strong>il</strong> sindacato è chiamato a interrogarsi<br />

sul proprio ruolo. L’azione collettiva era basata sull’uniformità –<br />

classi sociali omogenee al loro interno, portatrici <strong>di</strong> interessi comuni –<br />

la sfida che si pone oggi è quella della rappresentanza <strong>di</strong> attori sempre<br />

più <strong>di</strong>versi tra loro, portatori <strong>di</strong> interessi che possono variare in<br />

funzione delle caratteristiche del lavoratore, dell’azienda, del territorio<br />

e dei mercati <strong>di</strong> riferimento.<br />

Se in passato l’azione <strong>di</strong> rappresentanza era basata su una logica <strong>di</strong><br />

hub, per cui <strong>il</strong> sindacato si faceva collettore dei bisogni <strong>di</strong> una parte –<br />

la più ampia possib<strong>il</strong>e – dei suoi rappresentati, le forme dell’azione<br />

connettiva valorizzano <strong>il</strong> ruolo <strong>di</strong> ponte tra attori e interessi locali. La<br />

forza della rete sta nella “contaminazione”, nella valorizzazione e nello<br />

scambio <strong>di</strong> risorse <strong>di</strong>verse tra loro.<br />

Le tecnologie relazionali, nel mettere in luce queste trasformazioni,<br />

rappresentano anche un’occasione per affrontarle. Lavoratori mob<strong>il</strong>i e<br />

geograficamente <strong>di</strong>spersi ritrovano nella rete uno spazio pubblico <strong>di</strong><br />

informazione, confronto, deliberazione e azione. Il sindacato, finora<br />

escluso da queste arene, può cogliere la sfida e “abitare” questi luoghi<br />

ripensando la propria funzione <strong>di</strong> interme<strong>di</strong>azione e facendosi promotore<br />

<strong>di</strong> nuove forme <strong>di</strong> azione, aperte al confronto con soggetti spesso<br />

esclusi dalle forme tra<strong>di</strong>zionali <strong>di</strong> rappresentanza.<br />

■ ❚ ❙ 2.5 Il valore <strong>di</strong> un sistema formativo integrato<br />

Istruzione e formazione nel contesto socioculturale lombardo<br />

Con la mo<strong>di</strong>fica del titolo V della Costituzione, la Regione è <strong>di</strong>venuta<br />

<strong>il</strong> punto <strong>di</strong> riferimento normativo ed orientativo per tutto quanto concerne<br />

l’istruzione, la formazione e le politiche attive del lavoro.<br />

Si tratta <strong>di</strong> competenze <strong>di</strong> particolare r<strong>il</strong>ievo in un territorio come <strong>il</strong><br />

nostro caratterizzato da una forte <strong>di</strong>namica sociale ed economica, e<br />

dalla consapevolezza – in presenza <strong>di</strong> una revisione <strong>di</strong> struttura e <strong>di</strong><br />

modelli del mercato del lavoro – della r<strong>il</strong>evanza <strong>di</strong> un sistema formativo<br />

da cui <strong>di</strong>pendono i prof<strong>il</strong>i professionali dell’oggi e del domani.<br />

177


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

Regione Lombar<strong>di</strong>a ha creato in questi ultimi anni linee <strong>di</strong> azione sui<br />

vari temi, sia attraverso <strong>il</strong> sistema delle doti (de<strong>di</strong>cate anche ai tirocini<br />

extracurriculari per laureati e studenti universitari) che <strong>il</strong> sostegno<br />

all’appren<strong>di</strong>stato in alta formazione, master e dottorato <strong>di</strong> ricerca. <strong>Oggi</strong><br />

la Regione è chiamata ad un ruolo strategico <strong>di</strong> progettazione e coor<strong>di</strong>namento<br />

<strong>di</strong> politiche del lavoro, all’interno delle quali <strong>il</strong> sostegno<br />

erogato dagli operatori (sia come formazione sia come azioni <strong>di</strong> accompagnamento<br />

al lavoro) costituisce un tassello <strong>di</strong> un più ampio percorso<br />

<strong>di</strong> formazione continua e orientativa.<br />

In quest’ottica assume particolare r<strong>il</strong>ievo l’avvio della sperimentazione<br />

del “Libretto formativo del citta<strong>di</strong>no”, uno strumento che conferisce<br />

valore <strong>di</strong> scambio al patrimonio <strong>di</strong> competenze acquisite, ut<strong>il</strong>e alla<br />

persona per rendere riconoscib<strong>il</strong>i e trasparenti le competenze acquisite,<br />

ut<strong>il</strong>e al mercato del lavoro e al sistema delle imprese per la riconoscib<strong>il</strong>ità<br />

delle professionalità, ut<strong>il</strong>e alle istituzioni come strumento <strong>di</strong><br />

conoscenza per orientare nuove linee <strong>di</strong> progettazione. Per potenziare<br />

le capacità <strong>di</strong> ricerca nella rete <strong>di</strong> istruzione e <strong>di</strong> formazione, è auspicab<strong>il</strong>e<br />

che <strong>il</strong> sistema formativo lombardo si apra ad un terzo livello,<br />

magari attraverso una specifica dote per i migliori dottori <strong>di</strong> ricerca da<br />

spendere in una Università o in un centro <strong>di</strong> ricerca regionale.<br />

Formazione e lavoro fino ai 18 anni<br />

I dati Eurostat ci <strong>di</strong>cono che laddove è maggiormente <strong>di</strong>ffuso l’appren<strong>di</strong>stato<br />

per i giovani under 18, lì sono sensib<strong>il</strong>mente più bassi i<br />

tassi <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione e inattività giovan<strong>il</strong>e. In Germania circa <strong>il</strong> 60%<br />

dei ragazzi viene formata tramite l’appren<strong>di</strong>stato. In Italia non sono <strong>di</strong><br />

più <strong>di</strong> 400 gli appren<strong>di</strong>sti <strong>di</strong> primo livello (buona parte in Lombar<strong>di</strong>a,<br />

che per prima è partita con una sperimentazione ormai a regime).<br />

In generale, inoltre, nei sistemi scolastici secondari e superiori nei quali<br />

è costume <strong>di</strong>dattico la pratica dell’alternanza formativa tra teoria e<br />

pratica - con percorsi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o laboratoriali - e dell’alternanza scuola<br />

lavoro, si registra un più basso tasso <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione, un tasso più alto<br />

<strong>di</strong> motivazione allo stu<strong>di</strong>o dei giovani e una maggiore fac<strong>il</strong>itazione<br />

nella transizione scuola lavoro.<br />

178


PARTE III: XI CONGRESSO REGIONALE <strong>CISL</strong> LOMBARDIA<br />

Molteplici sono le azioni che potrebbero favorire percorsi formativi a<br />

sostegno dell’inserimento nel mondo del lavoro. Occorre superare i<br />

pregiu<strong>di</strong>zi culturali (formazione come fattore <strong>di</strong> libertà e ascensione<br />

sociale; lavoro come sfruttamento ed alienazione) respingendo la separazione<br />

<strong>di</strong> tempi, <strong>di</strong> luoghi e <strong>di</strong> valore tra la l’acquisizione della cultura<br />

generale e della cultura professionale, tra le competenze <strong>di</strong> base e<br />

quelle specialistiche, tra le <strong>di</strong>scipline comuni e quelle <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo, tra<br />

formazione esterna ed interna all’impresa. L’appren<strong>di</strong>stato è oggi l’unica<br />

forma possib<strong>il</strong>e <strong>di</strong> lavoro organizzato, protetto e correttamente<br />

remunerato che permette, durante gli stu<strong>di</strong>, <strong>di</strong> conseguire un titolo dal<br />

valore legale. Il suo potenziamento è legato anche ad un <strong>di</strong>verso equ<strong>il</strong>ibrio<br />

tra <strong>il</strong> trattamento retribuivo e la qualità della formazione garantita<br />

dall’impresa.<br />

Formazione e lavoro dei giovani 18-30 anni<br />

La fascia d’età tra 18 e i 30 anni sfugge generalmente alle statistiche<br />

– che per convenzione internazionale considerano “giovani” le persone<br />

fino a 24 anni – anche se è quella che ha subìto l’effetto negativo<br />

dei più recenti interventi in tema <strong>di</strong> mercato del lavoro. È la fascia <strong>di</strong><br />

età <strong>di</strong> riferimento dell’appren<strong>di</strong>stato professionalizzante, <strong>di</strong> mestiere,<br />

<strong>di</strong> alta formazione, <strong>di</strong> ricerca.<br />

Si scaricano in questo segmento della popolazione non solo gli effetti<br />

della crisi economica – <strong>il</strong> 70% dei posti <strong>di</strong> lavoro persi era occupato da<br />

persone sotto i 35 anni – ma anche la debolezza <strong>di</strong> percorsi formativi<br />

<strong>di</strong>stanti dal reale bisogno professionale del territorio, così come le pesanti<br />

cadute motivazionali per le quali l’Italia risulta essere <strong>il</strong> primo<br />

paese europeo per <strong>numero</strong> <strong>di</strong> giovani inattivi (circa 2 m<strong>il</strong>ioni) che non<br />

stu<strong>di</strong>ano e non lavorano.<br />

Per aiutare l’introduzione <strong>di</strong> una virtuosa circolarità tra la formazione<br />

acquisita dai giovani e la loro occupazione, la strada obbligata è quella<br />

<strong>di</strong> far entrare <strong>il</strong> mondo del lavoro, <strong>di</strong> qualsiasi lavoro, nel cammino<br />

<strong>di</strong> formazione dei giovani. A partire già dalle scuole me<strong>di</strong>e, ma ancor<br />

più durante gli anni universitari. Per questo è fondamentale rendere<br />

obbligatori i tirocini curriculari, anticipare <strong>il</strong> praticantato per le professioni<br />

che fanno riferimento a or<strong>di</strong>ni e collegi professionali agli ul-<br />

179


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

timi anni universitari, potenziare l’appren<strong>di</strong>stato <strong>di</strong> alta formazione,<br />

affidare corsi <strong>di</strong> scuola secondaria ed universitari a professionisti e<br />

maestri del mestiere, incoraggiare la sponsorizzazione <strong>di</strong> scuole e centri<br />

<strong>di</strong> formazione professionale da parte degli impren<strong>di</strong>tori privati.<br />

Le parti sociali devono <strong>di</strong>ventare protagoniste del monitoraggio del<br />

mercato del lavoro, con un impegno sulla precisione e sulla lettura dei<br />

dati perché non ci limiti ad una analisi a campione ma alla fotografia<br />

fedele della situazione. Allo stesso tempo vanno costruite aggregazioni<br />

<strong>di</strong> imprese, università, istituzioni pubbliche e private <strong>di</strong> servizi e <strong>di</strong><br />

ricerca – e qualunque altro soggetto attivo nel campo dell’innovazione<br />

– intorno allo stu<strong>di</strong>o e allo sv<strong>il</strong>uppo <strong>di</strong> tecnologie avanzate e <strong>di</strong>ffuse<br />

o a settori trainanti dell’economia e della società. Incentivare la<br />

mob<strong>il</strong>ità nazionale e internazionale dei giovani lombar<strong>di</strong>, i più vocati<br />

d’Italia, stando ai dati, al rapporto con i Paesi europei.<br />

■ ❚ ❙ 2.6 Le compatib<strong>il</strong>ità ambientali<br />

Le connessioni tra crescita economica, posti <strong>di</strong> lavoro, inquinamento,<br />

uso del territorio e delle risorse, qualità della vita e salute sono oggetto<br />

<strong>di</strong> un <strong>di</strong>battito sempre più ampio. La sostenib<strong>il</strong>ità dello sv<strong>il</strong>uppo<br />

economico entro i vincoli posti dagli equ<strong>il</strong>ibri ambientali e la compatib<strong>il</strong>ità<br />

tra sv<strong>il</strong>uppo sostenib<strong>il</strong>e locale e sv<strong>il</strong>uppo globale, vanno assumendo<br />

i caratteri <strong>di</strong> una sfida che vuole contribuire alla costruzione <strong>di</strong><br />

nuovi modelli per <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ancio della Lombar<strong>di</strong>a.<br />

La nostra regione è caratterizzata da una <strong>di</strong>ffusa urbanizzazione, da un<br />

tessuto industriale e artigianale tra i più sv<strong>il</strong>uppati del Paese, da importanti<br />

opere infrastrutturali. Il processo <strong>di</strong> relativa deindustrializzazione<br />

che negli ultimi <strong>di</strong>eci anni ha interessato anche i nostri territori,<br />

oltre ad avere aperto problemi sociali e occupazionali non è stato l’occasione<br />

per mettere mano ai problemi ambientali ad esso collegati.<br />

La <strong>di</strong>mensione territoriale estremamente urbanizzata convive in Lombar<strong>di</strong>a<br />

con un territorio agricolo destinato per la maggior parte ad una<br />

forma <strong>di</strong> agricoltura intensiva e moderna, specie nelle aree <strong>di</strong> pianura;<br />

un vastissimo territorio boschivo o naturale; un imponente sistema<br />

180


PARTE III: XI CONGRESSO REGIONALE <strong>CISL</strong> LOMBARDIA<br />

<strong>di</strong> torrenti, fiumi e opere <strong>di</strong> irrigazione e <strong>di</strong> bonifica. Sono realtà complesse<br />

in cui le problematiche ambientali hanno bisogni d’essere affrontate<br />

in modo organico, tenendo conto delle specificità <strong>di</strong> ognuna<br />

ma anche delle loro interazioni.<br />

Le misure del programma <strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo rurale regionale (2014-2020),<br />

dovrebbe <strong>di</strong>ventare l’occasione per una serie <strong>di</strong> interventi progettati in<br />

una visione sistemica, coinvolgendo le imprese e i servizi che operano<br />

nel settore agricolo, forestale e della regimazione idrica. Il deficit <strong>di</strong> tutela<br />

dell’ambiente <strong>di</strong>pende infatti anche da un sistema <strong>di</strong> gestione e <strong>di</strong><br />

presi<strong>di</strong>o del territorio che non valorizza un contributo coor<strong>di</strong>nato dei<br />

<strong>di</strong>versi soggetti. Occorre superare la logica degli interventi spora<strong>di</strong>ci e<br />

isolati, spesso supportati da investimenti pubblici, per sv<strong>il</strong>uppare investimenti<br />

a me<strong>di</strong>o e lungo termine.<br />

Un altro tema r<strong>il</strong>evante nell’ottica della sostenib<strong>il</strong>ità è quello dell’uso<br />

e del consumo del suolo. La risposta politica locale e regionale alla<br />

lunga fase <strong>di</strong> tendenziale deindustrializzazione che investe da oltre un<br />

decennio la Lombar<strong>di</strong>a è stata quella – complici incentivi <strong>di</strong>retti ed in<strong>di</strong>retti<br />

<strong>di</strong> natura fiscale – della proliferazione <strong>di</strong> aree artigianali e industriali.<br />

Tutto ciò è avvenuto al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> una programmazione adeguata,<br />

in una rincorsa all’urbanizzazione che non ha portato i risultati<br />

attesi. È ormai necessario dare avvio ad una profonda razionalizzazione<br />

degli interventi, puntando sulla riqualificazione delle <strong>di</strong>verse<br />

aree, rinunciando alla continua <strong>di</strong>struzione <strong>di</strong> territorio.<br />

Non meno r<strong>il</strong>evante è oggi in Lombar<strong>di</strong>a la questione della tutela, gestione<br />

e valorizzazione del patrimonio boschivo e naturale oggi risulta<br />

assolutamente sottovalutato per le sue molteplici ricadute; da ciò<br />

consegue una ridotta attenzione alla sua tutela come pure ad una sua<br />

complessiva valorizzazione, sia dal punto <strong>di</strong> vista naturalistico che<br />

paesaggistico, ecologico e, non da ultimo, produttivo.<br />

Nella cornice dei ragionamenti sulla sostenib<strong>il</strong>ità ambientale e sullo<br />

sv<strong>il</strong>uppo economico rientrano anche le controverse politiche sulle<br />

bioenergie.<br />

In Lombar<strong>di</strong>a si è avuto <strong>il</strong> maggiore sv<strong>il</strong>uppo delle centrali a biogas a<br />

livello nazionale, segno indubbio <strong>di</strong> una grande capacità <strong>di</strong> investimento<br />

dell’agricoltura regionale che ha approfittato delle forti politi-<br />

181


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

che <strong>di</strong> sostegno pubblico, nazionali ed europee. Emergono però forti<br />

contrad<strong>di</strong>zioni. È sempre più evidente, infatti, che molte <strong>di</strong> queste<br />

strutture non sono realmente sostenib<strong>il</strong>i, né da un punto <strong>di</strong> vista energetico,<br />

né da quello economico, soprattutto se si guarda ad esse non<br />

solo in chiave privatistica ma in termini <strong>di</strong> benefici restituiti al territorio<br />

e alla sua <strong>di</strong>mensione sociale. La Lombar<strong>di</strong>a deve saper affrontare<br />

queste criticità in modo costruttivo e non <strong>di</strong>rompente, evitando <strong>di</strong><br />

perdere gli effetti positivi <strong>di</strong> tanti investimenti già sostenuti, ma anche<br />

correggendo ricadute negative sia sul complesso sistema agroalimentare<br />

regionale – come l’aumento dei costi <strong>di</strong> produzione per la zootecnia<br />

<strong>di</strong> qualità – che sull’ambiente.<br />

182


Allegati<br />

PARTE III: XI CONGRESSO REGIONALE <strong>CISL</strong> LOMBARDIA<br />

■ ❚ ❙ Il cambiamento demografico nel panorama lombardo<br />

Lombar<strong>di</strong>a: popolazione residente per citta<strong>di</strong>nanza al 9 ottobre degli anni 2011-2065<br />

(migliaia)<br />

Fonte: Elaborazioni con dati Istat aggiornati sulla base del Censimento 2011<br />

Lombar<strong>di</strong>a: popolazione residente per età (al 9 ottobre degli anni 2011-2031)<br />

Fonte: Elaborazioni con dati Istat aggiornati sulla base del Censimento 2011<br />

183


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

Lombar<strong>di</strong>a: stranieri residenti per età (al 9 ottobre degli anni 2011-2031)<br />

Fonte: elaborazioni con dati Istat aggiornati sulla base del Censimento 2011<br />

Lombar<strong>di</strong>a: flussi della popolazione residente in alcune classi <strong>di</strong> età attiva. Anni<br />

2011-2021<br />

Fonte: Elaborazioni con dati Istat aggiornati sulla base del Censimento 2011<br />

184


PARTE III: XI CONGRESSO REGIONALE <strong>CISL</strong> LOMBARDIA<br />

Potenziale demografico della popolazione residente in Lombar<strong>di</strong>a al 9 ottobre 2011<br />

specificato per fasi della vita attiva<br />

Fonte: elaborazioni con dati Istat aggiornati sulla base del Censimento 2011<br />

Province della Lombar<strong>di</strong>a. Dinamica della popolazione residente per classi <strong>di</strong> età.<br />

Numero in<strong>di</strong>ce anno 2021 base 2011=100<br />

Fonte: Elaborazioni su dati Istat<br />

185


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

Province della Lombar<strong>di</strong>a. Dinamica della popolazione residente per classi <strong>di</strong> età.<br />

Numero in<strong>di</strong>ce anno 2031 base 2011=100<br />

Fonte: Elaborazioni su dati Istat<br />

Lombar<strong>di</strong>a: famiglie “effettive” residenti<br />

al 1° gennaio degli anni 2011-2031 (migliaia)<br />

Fonte: Elaborazioni su dati Istat e Osservatorio Nazionale sulla Famiglia<br />

186


PARTE III: XI CONGRESSO REGIONALE <strong>CISL</strong> LOMBARDIA<br />

Numero me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> componenti nelle famiglie delle province lombarde<br />

(anagrafiche al 1° gennaio 2011) e effettive (al 1° gennaio 2010)<br />

Fonte: Istat<br />

Lombar<strong>di</strong>a: famiglie “effettive” residenti al 1° gennaio degli anni 2011-2031 per<br />

principali tipi (migliaia)<br />

Fonte: Elaborazioni su dati Istat e Osservatorio Nazionale sulla Famiglia<br />

187


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

Lombar<strong>di</strong>a: stima della posizione fam<strong>il</strong>iare della popolazione<br />

residente al 1° gennaio degli anni 2011-2031 (migliaia)<br />

Fonte: Elaborazioni su dati Istat e Osservatorio Nazionale sulla Famiglia<br />

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI<br />

Blangiardo G.C., Barbiano <strong>di</strong> Begiojoso E, Bonomi P. (2011), Le previsioni demografiche<br />

delle famiglie, Osservatorio Nazionale sulla Famiglia, Presidenza del Consiglio<br />

dei Ministri, Roma.<br />

Blangiardo G.C. (2012) (a cura <strong>di</strong>), L’immigrazione straniera in Lombar<strong>di</strong>a, Fondazione<br />

Ismu, M<strong>il</strong>ano.<br />

CEI (2011), Il Cambiamento Demografico, Rapporto proposta del Progetto Culturale,<br />

Laterza, Bari.<br />

Istat, http://demo.istat.it/<br />

188


■ ❚ ❙ L’economia produttiva in Lombar<strong>di</strong>a<br />

PARTE III: XI CONGRESSO REGIONALE <strong>CISL</strong> LOMBARDIA<br />

Livello della produzione e delle scorte; grado <strong>di</strong> ut<strong>il</strong>izzo degli impianti<br />

Nota: Per la produzione, in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> quantità 2005=100; dati destagionalizzati. Per <strong>il</strong> livello delle<br />

scorte <strong>di</strong> prodotti finiti, sal<strong>di</strong> delle risposte positive (“superiore al normale”) e negative (“inferiore<br />

al normale”). Per <strong>il</strong> grado <strong>di</strong> ut<strong>il</strong>izzo degli impianti, valori percentuali.<br />

Fonte: Banca d’Italia, Economie Regionali. L’economia della Lombar<strong>di</strong>a. Aggiornamento congiunturale,<br />

Numero 27 - M<strong>il</strong>ano novembre 2012, p. 6.<br />

Livello della produzione per <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> azienda (in<strong>di</strong>ci: 2005=100;<br />

dati destagionalizzati)<br />

Fonte: Banca d’Italia, Economie Regionali. L’economia della Lombar<strong>di</strong>a. Op. cit., p. 7.<br />

189


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

Variazioni tendenziali per settore <strong>di</strong> attività - terzo trimestre 2012<br />

Fonte: Banca d’Italia, Economie Regionali. L’economia della Lombar<strong>di</strong>a. Op. cit., p. 24.<br />

190


PARTE III: XI CONGRESSO REGIONALE <strong>CISL</strong> LOMBARDIA<br />

Tasso <strong>di</strong> occupazione per classe <strong>di</strong> età e genere (valori percentuali e punti percentuali)<br />

Fonte: Istat, R<strong>il</strong>evazione sulle forze <strong>di</strong> lavoro.<br />

Banca d’Italia, Economie Regionali. L’economia della Lombar<strong>di</strong>a. N. 5-giugno 2012, p. 17.<br />

Esportazioni della Lombar<strong>di</strong>a per principali destinazioni<br />

Fonte: Banca d’Italia, Economie Regionali. L’economia della Lombar<strong>di</strong>a. Op. cit., p. 8.<br />

Clima <strong>di</strong> fiducia dei consumatori (in<strong>di</strong>ce, 2005=100; dati destagionalizzati)<br />

Fonte: Banca d’Italia, L’economia italiana in breve, N. 68 - Dicembre 2012<br />

191


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

L’andamento della domanda mon<strong>di</strong>ale, delle esportazioni della Lombar<strong>di</strong>a e dell’Italia<br />

(numeri in<strong>di</strong>ce 1999=100)<br />

Fonte: Chelem, Istat e WTO<br />

Fonte: Prometeia (a cura <strong>di</strong>), La Lombar<strong>di</strong>a e <strong>il</strong> commercio internazionale, luglio 2012, p.7.<br />

Le esportazioni regionali per macroarea <strong>di</strong> destinazione (quote %, var. % me<strong>di</strong>e annue,<br />

<strong>di</strong>fferenziali <strong>di</strong> crescita con la domanda mon<strong>di</strong>ale)<br />

Fonte: Chelem e Istat<br />

Fonte: Prometeia (a cura <strong>di</strong>), La Lombar<strong>di</strong>a e <strong>il</strong> commercio internazionale, luglio 2012, p.8.<br />

192


PARTE III: XI CONGRESSO REGIONALE <strong>CISL</strong> LOMBARDIA<br />

Altre Figure e Tabelle sulla congiuntura economica in Lombar<strong>di</strong>a<br />

Fonte: Confindustria-Unioncamere Lombar<strong>di</strong>a-Regione Lombar<strong>di</strong>a, La congiuntura economica<br />

in Lombar<strong>di</strong>a, 3° trimestre 2012, 30 ottobre 2012.<br />

193


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

194


PARTE III: XI CONGRESSO REGIONALE <strong>CISL</strong> LOMBARDIA<br />

195


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

Fonte: BCE, settembre 2012<br />

196


FONTI DOCUMENTALI SU ECONOMIA IN ITALIA<br />

PARTE III: XI CONGRESSO REGIONALE <strong>CISL</strong> LOMBARDIA<br />

Banca d’Italia:<br />

• L’economia italiana in breve, N. 68 - Dicembre 2012<br />

• Sondaggio congiunturale sulle imprese industriali e dei servizi, Supplementi al Bollettino<br />

Statistico, Indagini campionarie, Numero 56, 6 Novembre 2012<br />

• Indagine sulle aspettative <strong>di</strong> inflazione e crescita, Supplementi al Bollettino Statistico,<br />

Indagini campionarie, Dicembre 2012, N. 2, 14 Gennaio 2013.<br />

IFO-INSEE-ISTAT, Euro-zone economic out look, 9 gennaio 2013.<br />

ISTAT:<br />

• Occupati e Disoccupati, Novembre 2012, dati provvisori, 8 gennaio 2013<br />

• Commercio con l’estero, Ottobre 2012, 17 <strong>di</strong>cembre 2012.<br />

• Fatturato e or<strong>di</strong>nativi dell’industria, Ottobre 2012, 19 <strong>di</strong>cembre 2012.<br />

• Produzione industriale, Novembre 2012, 14 gennaio 2013.<br />

Confindustria, Congiuntura Flash, Analisi mens<strong>il</strong>e del Centro Stu<strong>di</strong> Confindustria Novembre<br />

2012.<br />

FONTI DOCUMENTALI SU ECONOMIA IN LOMBARDIA<br />

Banca d’Italia:<br />

• Economie Regionali. L’economia della Lombar<strong>di</strong>a. Numero 5 – M<strong>il</strong>ano giugno 2012,<br />

p. 17.<br />

• Economie Regionali. L’economia della Lombar<strong>di</strong>a. Aggiornamento congiunturale,<br />

Numero 27 – M<strong>il</strong>ano novembre 2012.<br />

Centro Stu<strong>di</strong> Confindustria, Sulla ripresa la cappa dell’incertezza e della sfiducia,<br />

Scenari economici, N. 12, Dicembre 2012.<br />

Confindustria-Unioncamere Lombar<strong>di</strong>a-Regione Lombar<strong>di</strong>a, La Congiuntura Economica<br />

in Lombar<strong>di</strong>a, 3° trimestre 2012, 30 ottobre 2012.<br />

Istituto per la Ricerca Sociale – IRS, Il mercato del lavoro in Lombar<strong>di</strong>a, Nota congiunturale<br />

trimestrale, Dicembre 2012.<br />

Prometeia:<br />

• (a cura <strong>di</strong>, per Unioncamere Lombar<strong>di</strong>a), La Lombar<strong>di</strong>a e <strong>il</strong> commercio internazionale,<br />

IL SETTORE DELLA MECCANICA, Focus Strutturali, Ottobre 2009.<br />

• (a cura <strong>di</strong>, per Unioncamere Lombar<strong>di</strong>a), La Lombar<strong>di</strong>a e <strong>il</strong> commercio internazionale,<br />

Prometeia per Unioncamere Lombar<strong>di</strong>a, Focus strumentali, luglio 2012.<br />

>>><br />

197


• (a cura <strong>di</strong>), La tecnologia e l’innovazione nel processo <strong>di</strong> internazionalizzazione della<br />

Lombar<strong>di</strong>a, Prometeia per Unioncamere Lombar<strong>di</strong>a, Focus strumentali, luglio 2012.<br />

• Gli scenari per l’economia della Lombar<strong>di</strong>a, M<strong>il</strong>ano, 30 ottobre 2012.<br />

Unioncamere Lombar<strong>di</strong>a:<br />

• Scenario <strong>di</strong> revisione dell’economia Lombarda, Focus congiunturali, luglio 2012.<br />

• Analisi Congiunturali, La situazione congiunturale in Lombar<strong>di</strong>a, 3° Trimestre<br />

2012, Ottobre 2012.<br />

• Analisi Congiunturali, Indagine Trimestrale Settore Industria, 3° trimestre 2012,<br />

Allegato Statistico, Ottobre 2012.


PARTE IV<br />

TRE TRACCE CONGRESSUALI<br />

A CONFRONTO<br />

(Cisl, Fnp, Cisl Lombar<strong>di</strong>a)<br />

a cura della Fondazione Giulio Pastore


a cura della Fondazione Giulio Pastore<br />

■ ❚ ❙ Premessa<br />

Tre tracce congressuali a confronto<br />

(Cisl, Fnp, Cisl Lombar<strong>di</strong>a)<br />

Nei prossimi mesi <strong>di</strong> maggio e giugno si svolgeranno i congressi nazionali<br />

delle Federazioni e delle Unioni territoriali regionali della Cisl,<br />

nonché della stessa Confederazione.<br />

È tra<strong>di</strong>zione che alla base del <strong>di</strong>battito congressuale vengano proposte<br />

riflessioni sui principali temi all’attenzione del sindacato definite, <strong>di</strong><br />

volta in volta, tesi, tracce per <strong>il</strong> <strong>di</strong>battito, elementi <strong>di</strong> riflessione, ecc.<br />

Queste denominazioni non sono ovviamente equivalenti. In alcuni casi<br />

si è anche avuta la presentazione <strong>di</strong> più tesi su cui <strong>il</strong> Congresso è<br />

stato chiamato a pronunciarsi. In questa tornata congressuale sembra<br />

che la scelta sia caduta in prevalenza sulla denominazione, meno impegnativa,<br />

<strong>di</strong> tracce o elementi <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione.<br />

La <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> questi documenti e la conseguente conoscenza dei contenuti<br />

sono quasi sempre limitati a chi partecipa alle tornate congressuali<br />

delle singole categorie o delle singole unioni. In tal modo non si<br />

va oltre una circolazione parziale, per lo più istituzionale e integrata da<br />

in<strong>di</strong>rizzari soggettivamente definiti. Ne soffre quell’ampia circolazione<br />

delle idee e delle posizioni che costituiscono un patrimonio r<strong>il</strong>evante<br />

per ogni soggetto sociale e che acquisiscono ancor più importanza nel<br />

momento in cui la Cisl ha avviato una impegnativa fase riorganizzativa.<br />

Quale che sia la loro denominazione, la messa in circuito <strong>di</strong> tali materiali<br />

<strong>di</strong> lavoro corrisponderebbe a un’esigenza <strong>di</strong> coinvolgimento dell’intera<br />

organizzazione in quanto chiama tutta la <strong>di</strong>rigenza – senza <strong>di</strong>stinzione<br />

<strong>di</strong> ruoli e <strong>di</strong> competenze - a confrontarsi con i processi politico-culturali<br />

che circolano dentro la confederazione e che ne possono<br />

alimentare la vitalità non solo in termini <strong>di</strong> <strong>di</strong>namiche congressuali.<br />

<strong>Oggi</strong>domani anziani, n. 1 2013 201


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

A sostegno <strong>di</strong> questo orientamento metodologico, è sembrato opportuno<br />

procedere ad un esame congiunto <strong>di</strong> alcuni <strong>di</strong> questi documenti<br />

per esporne i contenuti più significativi al fine <strong>di</strong> evidenziare eventuali<br />

<strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> approccio o <strong>di</strong> valutazione sulle questioni al centro dell’attuale<br />

<strong>di</strong>battito sindacale ma che hanno grande riscontro sul mondo<br />

del lavoro e sulla nostra società: la rappresentanza degli interessi<br />

dei lavoratori in una realtà sociale e produttiva ra<strong>di</strong>calmente cambiata<br />

e, più specificamente, le modalità organizzative più adatte ai nuovi<br />

assetti socioeconomici; lo sv<strong>il</strong>uppo economico (o per restare alla realtà<br />

<strong>di</strong> questi ultimi anni l’uscita dalla crisi) e l’occupazione, <strong>il</strong> welfare.<br />

La nostra analisi avrà per oggetto i testi prodotti da tre strutture: la<br />

Cisl, la Federazione nazionale pensionati e la Cisl lombar<strong>di</strong>a. Una breve<br />

ricognizione preliminare della struttura dei tre documenti ci consente<br />

<strong>di</strong> cogliere con imme<strong>di</strong>atezza le <strong>di</strong>fferenti impostazioni.<br />

Le «Tracce» pre<strong>di</strong>sposte dalla Confederazione <strong>di</strong> via Po in vista del<br />

Congresso confederale che si terrà a Roma dal 12 al 15 giugno prossimi,<br />

recano <strong>il</strong> titolo: «La politica sindacale della Cisl nei prossimi<br />

quattro anni per la crescita, <strong>il</strong> lavoro, la giustizia sociale». La cui articolazione<br />

si sv<strong>il</strong>uppa in otto punti:<br />

La strategia riformatrice della Cisl<br />

La Cisl e la scelta del territorio<br />

Globalizzazione, politica sovranazionale, Unione europea<br />

Istituzione, società civ<strong>il</strong>e e sindacato<br />

Le politiche fiscali per la crescita<br />

Politiche del lavoro, relazioni industriali<br />

Sv<strong>il</strong>uppo, competitività e qualità del sistema produttivo<br />

Welfare, tra stato e società<br />

A sostegno del <strong>di</strong>battito nelle strutture periferiche, e in vista del suo<br />

congresso nazionale che si terrà a Riccione dal 27 al 29 maggio prossimi,<br />

la Fnp-Cisl ha <strong>di</strong>ffuso un documento dal titolo «Elementi <strong>di</strong> riflessione<br />

per <strong>il</strong> XVII Congresso nazionale» così articolato:<br />

202


Verso <strong>il</strong> congresso<br />

Dentro la crisi<br />

Per un’idea <strong>di</strong> sindacato<br />

Dimensione sociale dell’anziano<br />

Prove <strong>di</strong> solidarietà generazionale<br />

Priorità ed emergenze<br />

Schede tematiche<br />

PARTE IV: TRE TRACCE CONGRESSUALI A CONFRONTO<br />

La Cisl Lombar<strong>di</strong>a, che aprirà <strong>il</strong> suo congresso a Bruxelles <strong>il</strong> 29 apr<strong>il</strong>e e lo<br />

completerà a M<strong>il</strong>ano <strong>il</strong> 29 apr<strong>il</strong>e e <strong>il</strong> 30 apr<strong>il</strong>e, non ha dato un titolo alle<br />

proprie “Tracce <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione” che presentano una struttura articolata in<br />

due parti: nella prima viene sv<strong>il</strong>uppata l’analisi, nella seconda sono raccolti<br />

materiali <strong>di</strong> documentazione prodotti da autorevoli stu<strong>di</strong>osi, corredati,<br />

in allegato, da due sezioni <strong>di</strong> statistiche su alcuni r<strong>il</strong>evanti fenomeni socio-economici.<br />

Nel complesso la trattazione segue questa sequenza:<br />

Presentazione<br />

I. Rappresentare: dottrina e pratica<br />

1.1 La via dell’associazione<br />

1.2 La persona e <strong>il</strong> lavoro: tra legge e contratto<br />

1.3 Diritti e tutele nella crisi del lavoro<br />

1.4 Un lavoro degno per la <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> tutti i lavoratori<br />

1.5 Il «decentramento regolato» della contrattazione<br />

1.6 Il welfare per la persona<br />

1.7 L’integrazione contrattuale del welfare<br />

1.8 Il Nord oltre la crisi: rigenerazione sociale e sv<strong>il</strong>uppo sostenib<strong>il</strong>e<br />

1.9 Capitale e lavoro: le nuove frontiere della partecipazione<br />

1.10 Per una nuova governance europea: verso l’economia reale<br />

1.11 La via della riorganizzazione: come generare <strong>il</strong> successo organizzativo<br />

II. Economia e società: la Lombar<strong>di</strong>a, tra emergenze e potenzialità<br />

2.1 Il capitale umano<br />

2.2 Il sistema industriale<br />

2.3 Il mercato del lavoro<br />

203


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

2.4 Il ristagno sociale<br />

2.5 Il valore <strong>di</strong> un sistema formativo integrato<br />

2.6 Le compatib<strong>il</strong>ità ambientali<br />

Allegati<br />

Il cambiamento demografico nel panorama lombardo<br />

L’economia produttiva in Lombarda<br />

Le <strong>di</strong>verse impostazioni confermano <strong>di</strong>fferenze che solo in parte possono<br />

derivare dalla <strong>di</strong>somogenea natura delle tre organizzazioni: la<br />

prima è espressione <strong>di</strong> una complessa struttura confederale e delle<br />

conseguenti ragioni della confederalità; la seconda, che si configura<br />

come una federazione, ha tutte le specificità proprie <strong>di</strong> chi rappresenta<br />

le pensionate e i pensionati; la terza è espressione della più r<strong>il</strong>evante<br />

presenza della Cisl a livello regionale. Nonostante tali <strong>di</strong>somogeneità<br />

vedremo che non mancano opportune e significative ricorrenze.<br />

■ ❚ ❙ La Cisl<br />

In molti testi <strong>di</strong> scienze organizzative viene proposta la <strong>di</strong>fferenza tra<br />

“organization” e “organizing” per aiutare a <strong>di</strong>stinguere le questioni <strong>di</strong><br />

struttura da quelle relative ai processi, quasi a sottolineare la necessità<br />

<strong>di</strong> conoscere le organizzazioni tenendo presenti i <strong>di</strong>versi livelli <strong>di</strong><br />

complessità e soprattutto <strong>di</strong> porre attenzione in maniera complementare<br />

alla <strong>di</strong>mensione statica e a quella <strong>di</strong>namica.<br />

In questa <strong>di</strong>rezione i materiali congressuali offrono una finestra molto<br />

interessante per r<strong>il</strong>eggere la Cisl come organizzazione sia per ciò<br />

che essa “già è”, sia per <strong>il</strong> suo essere “non ancora”. Il rischio che si può<br />

correre è quello <strong>di</strong> contrapporre alla parzialità e alla razionalità limitata<br />

del “fare” organizzazione, una razionalità forte e univoca del<br />

“pensare” l’organizzazione stessa, consegnandosi inevitab<strong>il</strong>mente alla<br />

produzione <strong>di</strong> un materiale poco ut<strong>il</strong>e per la “ferialità” del fare e del<br />

pensare la Cisl. Siamo perfettamente consapevoli <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre questo<br />

rischio anche nel riattraversamento dei materiali congressuali del<br />

204


PARTE IV: TRE TRACCE CONGRESSUALI A CONFRONTO<br />

livello nazionale della Confederazione, <strong>di</strong> una importante Unione Sindacale<br />

Regionale come la Lombar<strong>di</strong>a e della più grande federazione <strong>di</strong><br />

categoria come la Fnp.<br />

L’obiettivo con<strong>di</strong>visib<strong>il</strong>e è <strong>di</strong> cercare una possib<strong>il</strong>e risposta ad una domanda<br />

tanto vitale, quanto insi<strong>di</strong>osa: quale immagine <strong>di</strong> sindacato<br />

emerge dai documenti? R<strong>il</strong>eggere la Cisl come organizzazione quali<br />

elementi fa emergere?<br />

I f<strong>il</strong>i rossi che rintracciab<strong>il</strong>i nei documenti congressuali consentono <strong>di</strong><br />

giungere ad una prima proposta <strong>di</strong> punti <strong>di</strong>stintivi per pensare la Cisl<br />

dei prossimi anni:<br />

1. Un’organizzazione ra<strong>di</strong>cata nella storia<br />

2. Un soggetto sociale generatore <strong>di</strong> fiducia<br />

3. Una Cisl “capace”<br />

4. Ancora “Sindacato nuovo”: rischi e opportunità<br />

1. LA <strong>CISL</strong>: UNA ORGANIZZAZIONE RADICATA NELLA STORIA<br />

I tre documenti si caratterizzano per una lunga e approfon<strong>di</strong>ta analisi<br />

del contesto <strong>di</strong> crisi e attraverso la categoria del “cambiamento” sottolineano<br />

la necessità <strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppare un set <strong>di</strong> competenze specifiche<br />

per “leggere” e “scrivere” i segni dei tempi. Si potrebbe <strong>di</strong>re che la Cisl<br />

ha una grande consapevolezza : o <strong>il</strong> sindacato è capace <strong>di</strong> abitare la<br />

crisi, o la crisi potrebbe abitare <strong>il</strong> Sindacato. In questa <strong>di</strong>rezione è chiara<br />

la posizione della Confederazione che r<strong>il</strong>ancia una visione per cui:<br />

1. le questioni decisive sono la crescita e l’equità e con queste deve<br />

misurarsi la strategia riformatrice della Cisl;<br />

2. I suoi valori sono quelli della responsab<strong>il</strong>ità e della solidarietà;<br />

3. <strong>il</strong> suo modello organizzativo è quello dell’associazionismo per cui<br />

conta l’iscritto, e della democrazia rappresentativa;<br />

4. la sua azione contrattuale e concertativa è partecipativa, per lo<br />

sv<strong>il</strong>uppo della democrazia economica.<br />

205


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

Un ra<strong>di</strong>camento nella storia concreta delle donne e degli uomini <strong>di</strong><br />

questo tempo in cui “con <strong>il</strong> perdurare della crisi, assetti sociali faticosamente<br />

e<strong>di</strong>ficati negli anni rischiano <strong>di</strong> frantumarsi e <strong>di</strong> lasciare campo<br />

aperto alla rigenerazione <strong>di</strong> un mondo <strong>di</strong> caste. Crescono le <strong>di</strong>stanze<br />

tra una quota ristretta <strong>di</strong> priv<strong>il</strong>egiati e un mondo comune che, nell’avanzare<br />

della povertà materiale, vede ridursi gli spazi dell’emancipazione<br />

e del progresso sociale e culturale. La questione del lavoro è<br />

<strong>di</strong>ventata l’emergenza lavoro” (Cisl Lombar<strong>di</strong>a).<br />

Agire consapevolmente nella storia richiama la necessità <strong>di</strong> una visione<br />

in grado <strong>di</strong> orientare l’azione sociale per cui “in questo mondo <strong>di</strong>sarmonico,<br />

<strong>di</strong>ventano decisivi gli spazi in cui agiscono i soggetti sociali<br />

espressione <strong>di</strong> valenze comunitarie costruite su interessi in<strong>di</strong>viduali<br />

che, nel sommarsi, prendono nuova forma, esprimono specifiche domande<br />

<strong>di</strong> ut<strong>il</strong>ità collettiva e sono capaci <strong>di</strong> orientarsi razionalmente<br />

agli interessi generali e al bene comune. Il principio regolativo <strong>di</strong> questo<br />

processo è la giustizia, ponte ideale e concreto tra la persona e la<br />

società nel suo insieme. Il principio <strong>di</strong> giustizia opera all’interno della<br />

sfera morale in<strong>di</strong>viduale e vale a rendere coerenti tra loro le scelte in<strong>di</strong>viduali<br />

e le scelte collettive così che si sostengano reciprocamente”<br />

(Cisl Lombar<strong>di</strong>a). Il desiderio <strong>di</strong> rivisitare e r<strong>il</strong>anciare i valori fondanti<br />

orienta la stessa Fnp che intende caratterizzare la propria capacità <strong>di</strong><br />

abitare questo tempo in riferimento a:<br />

206<br />

■ l’autonomia assoluta che non si riduca alla mera incompatib<strong>il</strong>ità<br />

e che sia <strong>il</strong> presupposto <strong>di</strong> una<br />

■ libertà concettuale, <strong>di</strong> azione, <strong>di</strong> valutazione e <strong>di</strong> posizione, in<br />

rapporto al contributo degli associati, escludendo forme esasperate<br />

<strong>di</strong> personalizzazione;<br />

■ <strong>il</strong> riformismo quale atteggiamento verso <strong>il</strong> cambiamento per modellare<br />

una società a misura della persona e dei suoi <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza;<br />

■ <strong>il</strong> pluralismo essendo nella tra<strong>di</strong>zione Cislina inconcepib<strong>il</strong>e la<br />

concezione dell’uomo solo al comando e la devianza del pensiero<br />

unico;


PARTE IV: TRE TRACCE CONGRESSUALI A CONFRONTO<br />

■ la democrazia come metodo <strong>di</strong> costruzione della <strong>di</strong>rigenza in<br />

un’organizzazione veramente conten<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e che esclude la cooptazione<br />

e la tra<strong>di</strong>zione nepotista;<br />

■ l’ascolto e l’inclusione come strumento per rendere l’organizzazione<br />

improntata all’accoglienza e alla solidarietà;la vertenzialità<br />

come metodo e come scopo per migliorare la qualità della vita ed<br />

<strong>il</strong> rapporto relazionale;<br />

■ la tutela come strategia <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa dei <strong>di</strong>ritti esigib<strong>il</strong>i e come mezzo<br />

<strong>di</strong> confronto con le istituzioni e le controparti negoziali;<br />

■ <strong>il</strong> collegamento con <strong>il</strong> Terzo settore ed <strong>il</strong> volontariato come modelli<br />

<strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> collaborazione per <strong>il</strong> benessere della persona in<br />

una società libera (Fnp).<br />

Un sindacato ra<strong>di</strong>cato nella storia grazie alla presenza e all’impegno<br />

quoti<strong>di</strong>ano dei suoi “m<strong>il</strong>itanti che hanno concretamente dato vita e<br />

continuità alla Cisl e alla Fnp negli ambienti <strong>di</strong> vita, nel territorio, nelle<br />

relazioni interpersonali e collettive. I m<strong>il</strong>itanti sono <strong>il</strong> riferimento<br />

primario della stessa concezione sindacale della Cisl, sono <strong>il</strong> tessuto<br />

connettivo necessario dell’affermazione e del ra<strong>di</strong>camento del sindacato,<br />

sono <strong>il</strong> requisito essenziale del progetto e della visione <strong>di</strong> società,<br />

sono, in concreto, i soggetti <strong>di</strong>sposti ad accollarsi sacrifici, responsab<strong>il</strong>ità,<br />

tensioni e rischi a tutela degli associati e della stessa organizzazione”<br />

(Fnp).<br />

2. UN SOGGETTO SOCIALE GENERATORE DI FIDUCIA<br />

In una epoca delle passioni tristi, in cui rischia <strong>di</strong> prevalere <strong>il</strong> risentimento<br />

e in alcuni casi ad<strong>di</strong>rittura <strong>il</strong> rancore, in cui l’esperienza stessa<br />

del lavoro sembra non produrre più società e al contrario sembra consumare<br />

e indebolire i legami sociali, la Cisl si can<strong>di</strong>da a svolgere una<br />

funzione vitale in quanto soggetto sociale generatore <strong>di</strong> fiducia. Infatti,<br />

“scopo <strong>di</strong> un’organizzazione sindacale è creare fiducia e ottenere fiducia<br />

dai lavoratori in quanto capaci <strong>di</strong> essere rappresentanti fedeli dei<br />

loro bisogni. La fiducia misura <strong>il</strong> nostro successo ed è <strong>il</strong> parametro <strong>di</strong><br />

riferimento per valutare l’efficacia dell’azione <strong>di</strong> rappresentanza e l’ef-<br />

207


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

ficienza dell’agire organizzativo” (Cisl Lombar<strong>di</strong>a).<br />

Assumere la sfida <strong>di</strong> “generare fiducia” significa r<strong>il</strong>eggere la missione<br />

stessa dell’organizzazione sindacale in connessione ad “una visione<br />

complessiva della società” e alla capacità <strong>di</strong> mettere in campo una<br />

“elaborazione <strong>di</strong> una progettualità che riesca ad esprimere la speranza<br />

<strong>di</strong> un mondo migliore e <strong>il</strong> senso <strong>di</strong> poter cambiare le cose”. In questa<br />

prospettiva “strategie e obiettivi organizzativi <strong>di</strong>pendono dalla concezione<br />

della rappresentanza non come tutela <strong>di</strong> pochi, ma come spazio<br />

<strong>di</strong> partecipazione democratica sempre più riconoscib<strong>il</strong>e e riconosciuta”<br />

(Cisl Lombar<strong>di</strong>a).<br />

Porre al centro dell’iniziativa sindacale la generazione <strong>di</strong> fiducia significa<br />

anche ridare valore al lavoro che <strong>il</strong> Sindacato mette in campo<br />

quoti<strong>di</strong>anamente. Infatti, “nell’azione contrattuale aziendale e nella<br />

vertenzialità territoriale lavoratori e pensionati esprimono i loro problemi,<br />

promuovono <strong>di</strong>rettamente l’azione sindacale, sperimentano e<br />

misurano la confederalità, sono protagonisti della rappresentanza e<br />

della tutela, della auspicab<strong>il</strong>e coesione su specifici progetti con le altre<br />

espressioni organizzate della società civ<strong>il</strong>e. Verificano e costruiscono<br />

un capitale sociale <strong>di</strong> fiducia contro la frammentazione. È <strong>il</strong> lavorare<br />

assieme <strong>di</strong> cui l’Italia ha bisogno ad ogni livello per la ripresa del<br />

suo sv<strong>il</strong>uppo” (Cisl).<br />

In particolare un livello <strong>di</strong> innovazione in grado <strong>di</strong> potenziare i processi<br />

fiduciari può essere collegato a rinnovate <strong>di</strong>namiche intergenerazionali:<br />

“in concreto l’avvio del rapporto generazionale fra anziani e giovani,<br />

consente <strong>il</strong> confronto <strong>di</strong> due minoranze in progressiva espansione,<br />

deboli nella loro genesi, ma che dovranno esprimersi in modo sempre<br />

più incisivo, con un apporto qualificato <strong>di</strong> idee e <strong>di</strong> proposte, partecipando<br />

alle scelte che <strong>il</strong> Paese dovrà assumere per contribuire, nel superamento<br />

della crisi, a riavviare la crescita, l’occupazione, a consolidare<br />

la coesione sociale, combattendo le <strong>di</strong>suguaglianze e introducendo <strong>il</strong><br />

valore dell’equità. Come è stato r<strong>il</strong>evato da fonti autorevoli l’Italia attuale<br />

non è un paese né per giovani né per anziani” (Fnp).<br />

208


3. PER UNA <strong>CISL</strong> “CAPACE”<br />

La prospettiva che forse potrebbe racchiudere senza comprimere la<br />

pluralità delle traiettorie che emerge dai <strong>di</strong>versi documenti è quella <strong>di</strong><br />

una “Cisl capace”. Il riferimento alla “capacità” può essere declinato in:<br />

■ capace <strong>di</strong> coltivare la spinta associativa;<br />

■ capace <strong>di</strong> abitare <strong>il</strong> territorio;<br />

■ capace <strong>di</strong> essere più organizzazione;<br />

■ capace <strong>di</strong> essere competente.<br />

PARTE IV: TRE TRACCE CONGRESSUALI A CONFRONTO<br />

Una organizzazione capace <strong>di</strong> coltivare la spinta associativa è una organizzazione<br />

in “buona salute” in quanto capace <strong>di</strong> orientare lo sguardo<br />

verso <strong>il</strong> nuovo e <strong>di</strong> sintonizzarsi sulle frequenze del cambiamento.<br />

In questa prospettiva non è possib<strong>il</strong>e “trascurare, innanzitutto, la domanda<br />

<strong>di</strong> rappresentanza inespressa dei lavoratori non iscritti al sindacato<br />

e gli effetti sul potenziale <strong>di</strong> sindacalizzazione conseguenti le<br />

criticità occupazionali e l’eterogeneità crescente delle domande <strong>di</strong> tutela<br />

conseguenti le ristrutturazioni produttive determinate dalla crisi”<br />

(Cisl Lombar<strong>di</strong>a).<br />

Nello stesso tempo le <strong>di</strong>namiche demografiche pongono sul tavolo<br />

nuove questioni: da un lato <strong>il</strong> degiovanimento e dall’altro l’invecchiamento<br />

della popolazione; da una parte <strong>il</strong> <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e passaggio all’età<br />

adulta da parte dei giovani e dall’altra la necessità <strong>di</strong> pensare a nuove<br />

soluzioni per promuovere l’invecchiamento attivo. Abbiamo nuove<br />

questioni che interpellano fortemente la <strong>di</strong>namica associativa, sfidata<br />

anche da nuove modalità <strong>di</strong> appartenenza plurime, parziali e temporanee.<br />

Lo sv<strong>il</strong>uppo impetuoso <strong>di</strong> una società multiculturale e multireligiosa<br />

chiede al sindacato <strong>di</strong> “farsi interprete <strong>di</strong> nuove sintesi culturali e <strong>di</strong><br />

specifiche domande <strong>di</strong> rappresentanza fondate sulla reciproca comprensione<br />

e sull’integrazione <strong>di</strong> intere comunità che sulla citta<strong>di</strong>nanza<br />

del lavoro fondano la premessa della citta<strong>di</strong>nanza politica” (Cisl Lombar<strong>di</strong>a).<br />

209


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

Nello stesso tempo la spinta associativa può essere declinata all’interno<br />

dell’associazione come desiderio <strong>di</strong> qualificare e intensificare la vita<br />

associativa. Ripensare i “<strong>di</strong>ritti dell’associato” può significare rivedere<br />

<strong>il</strong> “ruolo degli iscritti che non possono essere ricondotti a teste da<br />

contare nelle manifestazioni, a braccia per reggere i cartelli o a semplici<br />

utenti <strong>di</strong> tutele e dei servizi. Il loro maggior coinvolgimento a<br />

partire dalla gestione quoti<strong>di</strong>ana del contratto e a sostegno della promozione<br />

della rappresentanza costituisce <strong>il</strong> fondamento della partecipazione<br />

sociale che alimenta l’emancipazione dei singoli oltre che la<br />

nostra stessa forza contrattuale ed economica”.<br />

La “Carta del <strong>di</strong>ritto del socio/iscritto” può rappresentare la volontà<br />

esplicita <strong>di</strong> sancire “un nuovo patto con <strong>il</strong> Socio/Iscritto, non solo sostanziale,<br />

ma anche ideale, che rafforzi gli attuali troppo deboli legami<br />

organizzativi” (Cisl Lombar<strong>di</strong>a).<br />

Il rafforzamento della capacità della Cisl <strong>di</strong> abitare <strong>il</strong> territorio è alla<br />

base dell’intero processo <strong>di</strong> riorganizzazione. Infatti “con la riforma<br />

organizzativa la Cisl rinnova e rafforza la scelta originaria del suo ra<strong>di</strong>camento<br />

sui posti <strong>di</strong> lavoro e nel territorio e della relativa azione<br />

sindacale attraverso la contrattazione e la concertazione”. Il territorio<br />

si configura come “mondo vitale” in cui i soggetti sociali e tra essi la<br />

Cisl da una parte traggono la linfa vitale per la propria azione sociale<br />

e dall’altra tentano <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionare per creare le migliori con<strong>di</strong>zioni<br />

per i soggetti che rappresentano.<br />

Nell’organizzazione è opinione <strong>di</strong>ffusa che la Cisl è stata “<strong>il</strong> soggetto<br />

sociale che negli ultimi quin<strong>di</strong>ci anni più ha coltivato la <strong>di</strong>mensione<br />

orizzontale delle vicende italiane; ma ha saputo combinare tale scelta<br />

<strong>di</strong> fondo con una lucida “strategia del livello interme<strong>di</strong>o” sia sul piano<br />

territoriale che su quello settoriale e categoriale. Tale strategia della<br />

Cisl è la più <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e da “sostenere nel tempo… e l’attuale riforma è<br />

un ulteriore passo avanti in questo processo” (Cisl nazionale).<br />

La Cisl forse mai come in questo tempo, sfidata anche da un contesto<br />

che riduce fortemente la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> non intervenire su possib<strong>il</strong>i livelli<br />

<strong>di</strong> indeterminatezza e <strong>di</strong> inefficienza, avverte l’urgenza <strong>di</strong> intervenire<br />

per una sorta <strong>di</strong> “empowerment organizzativo” con l’obiettivo<br />

<strong>di</strong> “essere più organizzazione”. La capacità <strong>di</strong> innovare mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> pensa-<br />

210


PARTE IV: TRE TRACCE CONGRESSUALI A CONFRONTO<br />

re e soluzioni organizzative è strettamente correlata alla possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong><br />

conseguire ine<strong>di</strong>ti vantaggi dall’efficienza organizzativa, consapevoli<br />

che agire sull’organizzazione significa mob<strong>il</strong>itare e accompagnare persone<br />

e non <strong>di</strong>segnare organigrammi, attraverso cui “inscatolare” ruoli<br />

e funzioni. Dai materiali della Cisl Lombar<strong>di</strong>a si coglie molto bene come<br />

<strong>il</strong> “successo organizzativo <strong>di</strong>pende dall’innalzamento della coesione<br />

interna”, ovvero dalla capacità <strong>di</strong> “agire come una sola organizzazione”.<br />

Così come all’esterno <strong>il</strong><br />

“successo organizzativo ha riscontro sulle relazioni partecipative” attraverso<br />

una consapevole “politica delle alleanze”.<br />

“Agire come una sola organizzazione” chiama in causa anche altri livelli<br />

come la qualità morale della vita associativa e in particolare “l’etica<br />

associativa nell’uso delle risorse” che richiama tutti alla<br />

“valutazione attenta <strong>di</strong> come vengono ut<strong>il</strong>izzate le risorse <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>i”,<br />

ad un impegno straor<strong>di</strong>nario nella “caccia agli sprechi” e nel “mettere<br />

in pratica comportamenti improntati a sobrietà e correttezza”. Uno<br />

sforzo <strong>di</strong> trasparenza che già in alcune strutture – Inas, Cisl, F<strong>il</strong>ca, Ial<br />

trova una sua evidenza nella redazione <strong>di</strong> un “b<strong>il</strong>ancio sociale” che in<br />

alcuni casi “potrebbe rivelarsi uno strumento ut<strong>il</strong>e per mettere a punto<br />

analisi organizzative ben ponderate e per far evolvere razionalmente<br />

i processi organizzativi, così come le modalità comunicative tra<br />

le strutture, agendo anche a consolidamento dei rapporti con le <strong>di</strong>verse<br />

realtà sociali e istituzionali esterne” (Cisl Lombar<strong>di</strong>a).<br />

Infine, la velocità e la pervasività del cambiamento e le sfide nuove e<br />

antiche mettono la Cisl, <strong>il</strong> “sindacato nuovo”, sotto pressione, in particolare<br />

in tutti i punti <strong>di</strong> front office in cui gli operatori categoriali,<br />

confederali e dei servizi si trovano faccia a faccia con donne e uomini<br />

che portano domande non sempre già espresse e co<strong>di</strong>ficate, a volte<br />

del tutto spiazzanti e in altri casi senza possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> risposta. In molti<br />

casi l’organizzazione sperimenta l’impossib<strong>il</strong>ità della soluzione ed è<br />

chiamata a fronteggiare <strong>il</strong> problema, a fare i conti con una soluzione<br />

che va ricercata o costruita.<br />

Anche <strong>il</strong> gruppo <strong>di</strong>rigente sperimenta come cambiano i perimetri della<br />

propria missione, in relazione ai cambiamenti istituzionali, alla <strong>di</strong>-<br />

211


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

minuzione delle risorse, alla complessità crescente dei problemi e alle<br />

mutate con<strong>di</strong>zioni socioeconomiche.<br />

Come ogni organizzazione anche la Cisl deve fare i conti con le proprie<br />

“miopie organizzative” da correggere con nuove lenti che consentano<br />

nuove visioni, con le proprie “ren<strong>di</strong>te <strong>di</strong> posizione” da superare<br />

con una rinnovata capacità <strong>di</strong> assunzione <strong>di</strong> rischio, con le proprie<br />

inadeguatezze che possono trovare un contenimento attraverso<br />

l’allestimento <strong>di</strong> nuove mappe in grado <strong>di</strong> orientare nuovi investimenti<br />

personali e organizzativi.<br />

La Cisl, la Fnp e la Cisl Lombar<strong>di</strong>a, e con loro l’intera organizzazione,<br />

avvertono chiaramente la sfida e viene r<strong>il</strong>anciata la necessità <strong>di</strong> costruire<br />

“sul piano culturale e organizzativo, le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>ffuse <strong>di</strong><br />

competenza, autorevolezza, con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> responsab<strong>il</strong>ità, rappresentatività”<br />

(Cisl). In questo senso “gli obiettivi qualitativi della ristrutturazione<br />

organizzativa inaugurano una nuova stagione della formazione<br />

accentuandone le responsab<strong>il</strong>ità educative”, richiedendo “uno sforzo<br />

inau<strong>di</strong>to <strong>di</strong> messa a punto delle competenze necessarie ai nuovi livelli<br />

d’azione; un incremento delle capacità soprattutto a livello <strong>di</strong> delegati”.<br />

Si tratta <strong>di</strong> inaugurare “una nuova stagione formativa capace<br />

<strong>di</strong> accompagnare le donne e gli uomini della Cisl a riconoscere come<br />

“<strong>il</strong> lavoro nel sindacato è lavoro artigiano, non fa riferimento a standard<br />

ripetitivi e uniformi, è un modo <strong>di</strong> pensare, <strong>di</strong> interpretare, <strong>di</strong><br />

esprimersi e <strong>di</strong> comunicare ancor prima <strong>di</strong> che una sequenza <strong>di</strong> azioni<br />

ben fatte”. In qualche modo la sfida è quella <strong>di</strong> “riscoprire <strong>il</strong> senso<br />

e l’ “arte” insita nel fare sindacato” (Cisl Lombar<strong>di</strong>a).<br />

4. ANCORA “SINDACATO NUOVO”: RISCHI E OPPORTUNITÀ<br />

Il punto <strong>di</strong> arrivo delle <strong>di</strong>verse traiettorie che descrivono lo sforzo riorganizzativo<br />

può essere rappresentato come <strong>il</strong> desiderio della Cisl <strong>di</strong> “fare”<br />

e “<strong>di</strong>rsi” ancora “Sindacato nuovo”. I tre materiali analizzati rappresentano<br />

una parte sicuramente significativa del <strong>di</strong>battito congressuale<br />

che sta animando l’intera organizzazione e da essi si è provato ad<br />

evidenziare alcuni punti che possono rappresentare alcuni ancoraggi<br />

strategici per spingersi nelle “terre nuove” senza cadere in visioni semplificatrici<br />

e in <strong>di</strong>sconoscimenti della propria tra<strong>di</strong>zione culturale.<br />

212


PARTE IV: TRE TRACCE CONGRESSUALI A CONFRONTO<br />

Come tutti i naviganti sappiamo quanto sia vera la lezione <strong>di</strong> Seneca<br />

per cui “non c’è vento a favore per chi non conosce <strong>il</strong> porto” e contemporaneamente<br />

siamo consapevoli della necessità <strong>di</strong> mettere in <strong>di</strong>scussione<br />

le nostre carte per tentare l’esplorazione <strong>di</strong> territori ine<strong>di</strong>ti, sia<br />

perché mai visti prima, sia perché non riconosciuti per molto tempo<br />

anche se da molto davanti ai nostri occhi.<br />

Sicuramente tra le opportunità è ascrivib<strong>il</strong>e la consapevolezza <strong>di</strong> formare<br />

e <strong>di</strong> accompagnare <strong>il</strong> gruppo <strong>di</strong>rigente soprattutto nell’assunzione<br />

<strong>di</strong> nuove responsab<strong>il</strong>ità in un contesto organizzativo in via <strong>di</strong> profondo<br />

cambiamento. Una organizzazione saggia come la Cisl è consapevole<br />

che la riforma organizzativa porta con se un duplice effetto: la<br />

mob<strong>il</strong>itazione delle strutture e <strong>il</strong> congelamento del gruppo <strong>di</strong>rigente.<br />

Occorre vig<strong>il</strong>are su questo livello perché in altre organizzazioni tutto<br />

ciò ha portato ad uno schiacciamento del progetto organizzativo sulle<br />

traiettorie biografiche dei singoli <strong>di</strong>rigenti, procurando un progressivo<br />

e irreversib<strong>il</strong>e ister<strong>il</strong>imento delle <strong>di</strong>namiche <strong>di</strong> innovazione.<br />

Infine l’innovazione della Cisl è un segnale per tutti i soggetti sociali<br />

che sentono la responsab<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> dare al nostro Paese una Società Civ<strong>il</strong>e<br />

più avanzata e più in sintonia con la vita reale delle persone rispetto<br />

al ceto politico. Sono infatti preoccupanti le r<strong>il</strong>evazioni sulla fiducia<br />

degli italiani che sembrano meglio orientati verso le associazioni<br />

del III Settore che verso le associazioni sindacali.<br />

È vero che i Sindacati stanno meglio dei Partiti, ma con essi con<strong>di</strong>vidono<br />

un calo progressivo <strong>di</strong> fiducia. La scelta <strong>di</strong> priv<strong>il</strong>egiare una presenza<br />

competente nei luoghi <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> lavoro può rappresentare una<br />

chance incre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e per una rapida inversione <strong>di</strong> tendenza.<br />

È evidente che una opportunità è legata al modo <strong>di</strong> comunicare l’intero<br />

processo <strong>di</strong> innovazione. Molto spesso <strong>il</strong> “sindacalese” al pari del<br />

“politichese” mostra tutta la sua estraneità rispetto ai linguaggi che caratterizzano<br />

i <strong>di</strong>versi mon<strong>di</strong> vitali; altrettanto spesso non basta allestire<br />

una potente “corazzata” ricca <strong>di</strong> strumenti per aumentare <strong>il</strong> tasso <strong>di</strong><br />

penetrazione. In questa prospettiva una <strong>di</strong>varicazione tra comunicazione<br />

e processi organizzativi rischia davvero <strong>di</strong> depotenziare l’intera<br />

stagione congressuale.<br />

213


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

Continuare ad essere ancora <strong>il</strong> Sindacato nuovo significa in sintesi essere<br />

capaci <strong>di</strong> cogliere le opportunità <strong>di</strong> questo tempo, provando a<br />

contenere i rischi presenti in maniera <strong>di</strong>ffusa. Ma questa è stata sempre<br />

la forza del “realismo” della Cisl.<br />

■ ❚ ❙ Lo sv<strong>il</strong>uppo e l’occupazione<br />

La questione dello sv<strong>il</strong>uppo (o meglio della uscita dalla crisi) e quella<br />

dell’occupazione sono ovviamente ampiamente trattate all’interno dei<br />

tre documenti analizzati, anche se con approcci, approfon<strong>di</strong>menti e<br />

sottolineature <strong>di</strong>versi, in parte derivante dalla struttura complessiva<br />

dei testi, in parte derivante dalle responsab<strong>il</strong>ità proprie <strong>di</strong> ogni singola<br />

organizzazione. Da questo punto <strong>di</strong> vista si può pertanto osservare<br />

<strong>il</strong> <strong>di</strong>verso approccio e <strong>il</strong> <strong>di</strong>verso peso date alle tematiche che potremo<br />

definire sinteticamente economiche dalle organizzazioni <strong>di</strong> rappresentanza<br />

generale, sia pure con <strong>di</strong>fferenti riferimenti territoriali, rispetto a<br />

quello loro riservato nel documento dell’organizzazione categoriale.<br />

In linea generale si può osservare una notevole <strong>di</strong>fferenza nell’affrontare<br />

queste tematiche nei documenti della Cisl e della <strong>CISL</strong> LOMBARDIA -<br />

Cisl Lombar<strong>di</strong>a in termini <strong>di</strong> un maggiore spazio dato nel primo alla in<strong>di</strong>viduazione<br />

delle cause che sottostanno alla fase <strong>di</strong> crisi che <strong>il</strong> Paese<br />

sta attraversando ormai da qualche anno ed alle misure <strong>di</strong> carattere generale<br />

che dovrebbero essere prese per superarla, a fronte <strong>di</strong> più ampio<br />

spazio alla ricostruzione dei vari aspetti, produttivi e sociali, anche in<br />

termini <strong>di</strong> dati, riscontrab<strong>il</strong>e nel documento della Cisl Lombar<strong>di</strong>a.<br />

Volendo esprimere questo concetto in termini sintetici si può osservare<br />

che <strong>il</strong> testo Cisl non offre neppure un dato ad <strong>il</strong>lustrazione dei fenomeni<br />

trattati a fronte <strong>di</strong> una ricca descrizione, anche quantitativa, contenuta<br />

nel documento della Lombar<strong>di</strong>a (peraltro arricchito da allegati statistici).<br />

L’osservazione fatta per la Cisl vale anche per <strong>il</strong> documento Fnp.<br />

L’analisi delle riflessioni in tema <strong>di</strong> crescita (o meglio <strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo per<br />

usare <strong>il</strong> termine non esattamente coincidente, usato in particolare nel<br />

documento lombardo) e <strong>di</strong> occupazione si può partire dalla constatazione<br />

comune relativa alla situazione <strong>di</strong> recessione che caratterizza <strong>il</strong><br />

214


nostro Paese con <strong>il</strong> conseguente aggravarsi della situazione occupazionale<br />

e l’ampliarsi delle <strong>di</strong>suguaglianze<br />

“Si aggravano progressivamente le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita dei lavoratori e dei<br />

pensionati. Il <strong>di</strong>vario tra ricchi e poveri è sempre più scandaloso… D<strong>il</strong>aga<br />

la dura realtà della <strong>di</strong>soccupazione, gravissima quella dei giovani...” (Cisl)<br />

o ancora<br />

“…la recessione in atto autoalimenta un circolo vizioso che coinvolge la<br />

crescita della tassazione, la <strong>di</strong>sciplina fiscale, la mancata crescita economica,<br />

<strong>il</strong> <strong>di</strong>radarsi degli investimenti, la riduzione della produttività del<br />

gettito fiscale, l’aumento della spesa sociale…” (Fnp).<br />

Va peraltro notato che, in rapporto alla situazione economica lombarda<br />

che pur presentando criticità si presenta notevolmente migliore <strong>di</strong><br />

quella me<strong>di</strong>a nazionale, <strong>il</strong> documento lombardo pone l’accento su un<br />

eventuale aggravamento della situazione economica e sociale in mancanza<br />

<strong>di</strong> adeguati interventi.<br />

Sembra essere opinione comune ai tre documenti quella relativa al<br />

ruolo centrale che spetta all’Europa, e più precisamente alle <strong>di</strong>verse<br />

istituzioni comunitarie, per assicurare la crescita:<br />

“per la crescita occorre più Europa. Se gli Stati nazionali sono impegnati<br />

nel “rigore”, è l’Unione che, da subito, deve intestarsi le politiche della crescita”<br />

(Cisl)<br />

e ancora<br />

“L’esperienza ha <strong>di</strong>mostrato che l’applicazione del rigore mantieneuna<br />

<strong>di</strong>mensione nazionale, sia pure in un quadro <strong>di</strong> riferimento comunitario,<br />

ma le con<strong>di</strong>zioni della crescita <strong>di</strong>pendono.in buona parte, dalle misure<br />

adottate in sede europa.” (Fnp).<br />

Un’Europa che però deve essere sempre più<br />

PARTE IV: TRE TRACCE CONGRESSUALI A CONFRONTO<br />

“integrata economicamente e politicamente” ... “unica realtà in grado <strong>di</strong><br />

tutelare gli interessi dei Paesi europei, <strong>di</strong> svolgere un ruolo autorevole per<br />

gli equ<strong>il</strong>ibri internazionali, <strong>di</strong> salvaguardare e sv<strong>il</strong>uppare, nella globalizzazione,<br />

<strong>il</strong> modello europeo <strong>di</strong> democrazia e <strong>di</strong> economia sociale <strong>di</strong> mercato…”<br />

(Cisl).<br />

215


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

Il ruolo dell’Europa trova particolare sottolineature ed approfon<strong>di</strong>mento<br />

anche del documento della Cisl Lombar<strong>di</strong>a in cui è esplicitamente<br />

riconosciuto che, dopo aver sottolineato che i progressi fatti<br />

sulla via della stab<strong>il</strong>ità finanziaria della zona euro,<br />

“segnati però da logiche bancarie e finanziarie che hanno portato ad una<br />

grave sottovalutazione dell’importanza del <strong>di</strong>alogo sociale”,<br />

e <strong>il</strong> ruolo svolto dal Governo Monti e dalla Banca Centrale Europea,<br />

ricorda che permangono tuttavia<br />

“una serie <strong>di</strong> problemi aperti in ambito finanziario, che con<strong>di</strong>zioneranno<br />

l’evoluzione dell’economia italiana nel prossimo futuro. Il problema più<br />

acuto riguarda <strong>il</strong> sistema bancario che si trova in una situazione <strong>di</strong> frag<strong>il</strong>ità<br />

dovuta all’esposizione sui titoli <strong>di</strong> stato”<br />

con la conseguente necessità <strong>di</strong> spezzare questo legame tra finanza<br />

pubblica e banche, anche con <strong>il</strong> contributo dell’azione delle istituzioni<br />

europee in questo campo.<br />

Sempre <strong>il</strong> documento lombardo riba<strong>di</strong>sce che:<br />

“Il Nord, e in particolare la Lombar<strong>di</strong>a che vanta una plurisecolare proiezione<br />

continentale, hanno tutto l’interesse a sostenere la promozione <strong>di</strong><br />

una nuova governance europea democraticamente legittimata e culturalmente<br />

attrezzata. Che possa contare sulla ripresa <strong>di</strong> quel <strong>di</strong>alogo sociale<br />

europeo che costituisce un potenziale deterrente contro i circoli viziosi<br />

degli egoismi nazionali e si propone come interprete delle esigenze prioritarie<br />

del lavoro e dell’economia reale contro gli artifici e i vizi delle mere<br />

logiche finanziarie e bancarie.”<br />

Accanto al ruolo dell’Europa i documenti in particolare quello lombardo<br />

e quello della confederazione, sottolineano la necessità della ridefinizione<br />

<strong>di</strong> adeguate politiche settoriali in particolare per l’industria<br />

senza <strong>di</strong>menticare gli altri settori. Ed in particolare, come nel caso del<br />

documento Cisl, <strong>il</strong> turismo.<br />

216<br />

“Sul piano più <strong>di</strong>retto delle politiche industriali dovranno essere poste al<br />

centro dell’azione del Governo e delle parti sociali quattro questioni strategiche<br />

per <strong>il</strong> futuro dell’industria italiana:


PARTE IV: TRE TRACCE CONGRESSUALI A CONFRONTO<br />

• l’innovazione tecnologica come chiave per affrontare le sfide della globalizzazione;<br />

• <strong>il</strong> rapporto tra industria/territorio/ambiente come chiave per garantire<br />

un rapporto equ<strong>il</strong>ibrato tra attività produttive / tutela della salute e dell’ambiente<br />

e crescita <strong>di</strong> nuove attività economiche;<br />

• la crescita <strong>di</strong>mensionale delle imprese e la creazione <strong>di</strong> una nuova finanza<br />

per lo sv<strong>il</strong>uppo come chiave per affrontare i temi della sottocapitalizzazione<br />

delle imprese e del r<strong>il</strong>ancio degli investimenti;<br />

• la qualificazione del capitale umano come chiave per <strong>il</strong> miglioramento<br />

della qualità <strong>di</strong> prodotti e servizi e per restituire potere d’acquisto ai lavoratori.”<br />

(Cisl).<br />

Nel documento lombardo le in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> me<strong>di</strong>o-lungo periodo per <strong>il</strong><br />

sistema industriale riguardano la necessità <strong>di</strong>:<br />

“puntare alla crescita investendo non solo sulla conoscenza ma anche<br />

nella ricerca e sv<strong>il</strong>uppo, nell’innovazione dei prodotti…, dei processi produttivi…,<br />

dei sistemi organizzativi a livello aziendale;<br />

<strong>di</strong> proiettarsi sui mercati internazionali; <strong>di</strong> integrare l’attività a monte ed<br />

a valle per recuperare competenze e quote <strong>di</strong> valore…; ricercare modelli<br />

<strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo e crescita più adatti soprattutto alle imprese <strong>di</strong> piccole-me<strong>di</strong>e<br />

<strong>di</strong>mensioni” (Cisl Lombar<strong>di</strong>a).<br />

Lo stesso documento lombardo non manca <strong>di</strong> sottolineare la necessità<br />

<strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppare <strong>il</strong> miglioramento del livello <strong>di</strong> compatib<strong>il</strong>ità qualitativa<br />

tra domanda ed offerta nel mercato del lavoro e le azioni tese a favorire<br />

una spesa pubblica selettiva per gli investimenti in infrastrutture<br />

e in servizi per le imprese innovative.<br />

Una particolare attenzione, sia in termini <strong>di</strong> contributo alla crescita<br />

che ad un recupero <strong>di</strong> equità, è riservata alla questione della riforma<br />

fiscale. A questo proposito si sostiene la necessità <strong>di</strong> una riforma fiscale<br />

complessiva in termini <strong>di</strong> riduzione delle aliquote I<strong>di</strong>, riduzione<br />

delle imposte sul lavoro, <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>fica del tax mix, <strong>di</strong> contrasto all’evasione,<br />

<strong>di</strong> semplificazione del sistema tributario e <strong>di</strong> allargamento della<br />

base imponib<strong>il</strong>e.<br />

In particolare si sottolinea che in un contesto attuale come quello europeo:<br />

217


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

“<strong>il</strong> recupero <strong>di</strong> margini <strong>di</strong> competitività per l’industria italiana, visto che<br />

non può essere effettuato via una svalutazione del cambio, può in parte<br />

essere raggiunto tramite misure fiscali” (Cisl).<br />

■ ❚ ❙ Il welfare<br />

Le riflessioni intorno al welfare della Confederazione, della Cisl Lombar<strong>di</strong>a<br />

e della Federazione nazionale pensionati entrano nel vivo dei<br />

processi <strong>di</strong> cambiamento del welfare italiano.<br />

Politiche <strong>di</strong> b<strong>il</strong>ancio sempre più restrittive e riduzioni delle prestazioni,<br />

stanno mettendo a dura prova istituzioni già in passato interessate<br />

da razionalizzazioni <strong>di</strong> spesa e pur tuttavia anche entrate dentro un<br />

percorso <strong>di</strong> riforme. Certo con esiti non sempre in linea con le aspettative<br />

e spesso senza una vera strategia <strong>di</strong> rior<strong>di</strong>no nazionale. Tuttavia<br />

va detto che <strong>il</strong> welfare italiano, in particolare per quanto riguarda le<br />

politiche sociali, aveva avviato un processo <strong>di</strong> rior<strong>di</strong>no. Pensiamo alla<br />

legge quadro sull’assistenza e prima <strong>di</strong> essa alla legge sui servizi <strong>di</strong> cura<br />

per la prima infanzia. Ma pensiamo altresì alla stagione <strong>di</strong> riforme<br />

della metà degli anni Novanta sulla cooperazione sociale, <strong>il</strong> volontariato.<br />

Pensiamo infine alle tante sperimentazioni regionali in materia<br />

<strong>di</strong> assegni <strong>di</strong> cura, sostegno alla non autosufficienza. Insomma, pur<br />

gravato <strong>di</strong> ritar<strong>di</strong> e strutturali deficit <strong>di</strong> spesa era emerso per <strong>il</strong> welfare<br />

italiano un mosaico <strong>di</strong> relazioni tese sul territorio a rafforzare e rinnovare<br />

l’assistenza alle persone. Queste innovazioni sono state più forti<br />

in alcune regioni rispetto ad altre, segnatamente le regioni del Mezzogiorno,<br />

spesso più attardate su soluzioni emergenziali, <strong>di</strong> assistenza<br />

passiva, senza un corrispettivo sv<strong>il</strong>uppo del welfare dei servizi, più<br />

complesso in termini <strong>di</strong> relazioni e assetti <strong>di</strong> governance. Parimenti è<br />

andata crescendo l’attività <strong>di</strong> contrattazione e rappresentanza del sindacato<br />

in materia <strong>di</strong> welfare, servizi sociali, contrattazione integrativa,<br />

sv<strong>il</strong>uppo territoriale.<br />

D’altra parte, pur con tutti i loro limiti, queste normative appena citate<br />

(in particolare la legge quadro) hanno riconosciuto <strong>il</strong> sindacato tra<br />

i soggetti chiamati a concorrere alla costruzione del welfare locale. Da<br />

qui tutto <strong>il</strong> grande lavoro <strong>di</strong> contrattazione territoriale, monitoraggio,<br />

concertazione che si è negli anni sv<strong>il</strong>uppato. In particolare questo ha<br />

218


PARTE IV: TRE TRACCE CONGRESSUALI A CONFRONTO<br />

riguardato alcune categorie più <strong>di</strong>rettamente toccate da questi processi<br />

nell’attività <strong>di</strong> rappresentanza come le organizzazioni dei pensionati.<br />

Allo stesso modo anche i livelli regionali e territoriali del sindacato<br />

sono entrati fortemente nell’azione <strong>di</strong> contrattazione sociale. Questo<br />

è certamente vero.<br />

Va detto tuttavia che negli ultimi anni, complice lo sv<strong>il</strong>uppo ulteriore<br />

della b<strong>il</strong>ateralità e del welfare contrattuale integrativo (o sostitutivo),<br />

anche le categorie più legate alla rappresentanza dentro <strong>il</strong> mercato del<br />

lavoro, hanno iniziato a rafforzare l’azione contrattuale <strong>di</strong> supporto<br />

alle reti del welfare. Pensiamo agli accor<strong>di</strong> che hanno iniziato a <strong>di</strong>ffondersi<br />

tra aziende, sindacati e anche amministrazioni locali, per l’apertura<br />

<strong>di</strong> servizi <strong>di</strong> cura all’infanzia, così da sostenere attraverso la<br />

conc<strong>il</strong>iazione vita-lavoro.la crescita della produttività, in particolare<br />

delle componenti femmin<strong>il</strong>i del mercato del lavoro.<br />

La crisi rimette in gioco questi sv<strong>il</strong>uppi. E forse anche a ripensare l’intervento<br />

sindacale in tema <strong>di</strong> welfare. Scorrendo i <strong>di</strong>versi documenti<br />

analizzati questa esigenza <strong>di</strong> aggiustamento emerge abbastanza chiaramente.<br />

Rimane un f<strong>il</strong>o rosso, <strong>di</strong> ispirazione culturale prima <strong>di</strong> tutto,<br />

che ricongiunge l’intervento sindacale a una idea <strong>di</strong> sussi<strong>di</strong>arietà orizzontale,<br />

partecipativa, ormai entrata nel gergo delle politiche sociale e<br />

nel corpo delle tre organizzazioni. Ma questo è un elemento che viene<br />

da lontano a ben vedere, costitutivo della cultura Cisl.<br />

In questi anni <strong>il</strong> concetto <strong>di</strong> sussi<strong>di</strong>arietà è stato molto ut<strong>il</strong>izzato, anche<br />

da prospettive politiche e culturali molto <strong>di</strong>verse tra loro. Possiamo<br />

<strong>di</strong>re che in Italia <strong>il</strong> concetto <strong>di</strong> sussi<strong>di</strong>arietà è oggi inteso in due<br />

gran<strong>di</strong> accezioni. Da un lato vi è una posizione <strong>di</strong> sussi<strong>di</strong>arietà “negativa”<br />

che in qualche modo antepone la reti <strong>di</strong> solidarietà primarie e <strong>di</strong><br />

comunità in tutte le loro espressioni al ruolo delle istituzioni pubbliche.<br />

È una concezione questa che in termini <strong>di</strong> politiche sociali è più<br />

orientata a istanze <strong>di</strong> autoprotezione e autogoverno delle comunità locali<br />

e delle unità primarie, ma anche a favorire apertura al mercato,<br />

che non all’interventismo delle istituzioni, viste in qualche modo che<br />

foriere <strong>di</strong> controllo e irregimentazione dell’azione sociale.<br />

Al polo opposto sempre <strong>di</strong> sussi<strong>di</strong>arietà si parla per intendere forme <strong>di</strong><br />

collaborazione tra pubblico e privato, non mutuamente escludenti, ma<br />

219


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

complementari e in linea con una visione più interventista delle istituzioni,<br />

in cui <strong>il</strong> ruolo del pubblico, certamente più pervasivo, è <strong>di</strong>rettamente<br />

collegato alle funzioni sociali garantite della comunità locali<br />

e dalle reti <strong>di</strong> reciprocità associativa.<br />

Ebbene, in questo continuum <strong>di</strong> posizioni i documenti esaminati possono<br />

essere collocati suì sfumature <strong>di</strong>verse. Ad esempio è un fatto che<br />

i documenti della Fnp reclamino un ruolo forte, in termini <strong>di</strong> finanziamenti<br />

e altresì servizi, delle istituzioni pubbliche, soprattutto per<br />

ambiti, quali quelli della non autosufficienza e dei servizi sociosanitari,ad<br />

oggi sguarniti <strong>di</strong> soluzioni adeguate, in alcuni casi, come per la<br />

non autosufficienza, ad<strong>di</strong>rittura depotenziati rispetto al più recente<br />

passato.<br />

Pensiamo alla cancellazione del Fondo nazionale sulla non autosufficienza<br />

nel 2011 (dopo la sua iniziale introduzione nel 2007) o lo stato<br />

<strong>di</strong> grave crisi in cui versa <strong>il</strong> Fondo Nazionale Politiche Sociali, sceso<br />

da circa 1 m<strong>il</strong>iardo <strong>di</strong> euro nel 2003, ai 300 m<strong>il</strong>ioni circa del 2012.<br />

Nei documenti della Federazione nazionale pensionati non si riconosce<br />

un primato assoluto del pubblico rispetto alle soluzioni private. In<br />

realtà c’è <strong>il</strong> pieno riconoscimento della natura mista e plurale del sistema<br />

<strong>di</strong> welfare italiano, secondo una idea <strong>di</strong> welfare community tesa<br />

per l’appunto a valorizzare le tante forme <strong>di</strong> integrazione tra pubblico<br />

e privato e soprattutto privato sociale, reti del terzo settore, volontariato,<br />

mutuo aiuto, caregiving fam<strong>il</strong>iare.<br />

Emerge tuttavia anche la piena consapevolezza dell’importanza che<br />

questi rapporti non siano soggetti a sovrapposizioni o snaturamenti,<br />

né a meccanismi <strong>di</strong> sostituzione, dal pubblico al privato o verso le famiglie<br />

e le reti sociali. Si consideri ad esempio la questione del cosiddetto<br />

“secondo welfare”. Si tratta <strong>di</strong> un tema che nell’ultimo periodo<br />

ha ricevuto grande attenzione, sospinto in avanti anche dalle tante<br />

iniziative che iniziano a <strong>di</strong>ffondersi su versanti poco presi<strong>di</strong>ati o non<br />

più presi<strong>di</strong>ati dal primo welfare, quello pubblico. Pur riconoscendo la<br />

necessità <strong>di</strong> procedere a un rafforzamento <strong>di</strong> alcune prestazioni al <strong>di</strong><br />

fuori del perimetro pubblico, i documenti della Fnp offrono una valutazione<br />

sostanzialmente negativa <strong>di</strong> prospettive che come scritto: “rischiano<br />

<strong>di</strong> favorire la secessione delle fasce priv<strong>il</strong>egiate della popola-<br />

220


PARTE IV: TRE TRACCE CONGRESSUALI A CONFRONTO<br />

zione”. Per l’organizzazione del pensionati emerge una chiara preoccupazione<br />

circa gli esiti <strong>di</strong> riforme che, pensate per articolare l’offerta,<br />

rischiano in realtà <strong>di</strong> tradursi in un aggravamento delle <strong>di</strong>sparità sociali.<br />

È qui d’altra parte che si colloca la questione più generale del<br />

ruolo del pubblico. Fino a che punto è auspicab<strong>il</strong>e per una migliore allocazione<br />

delle risorse e una loro più efficiente gestione, proseguire in<br />

razionalizzazioni e riduzioni <strong>di</strong> spesa? Quale è <strong>il</strong> limite oltre <strong>il</strong> quale<br />

questi processi rischiano <strong>di</strong> alimentare la crescita delle <strong>di</strong>suguaglianze<br />

e minori opportunità per le famiglie e i soggetti a più basso red<strong>di</strong>to?<br />

Anche la Confederazione e la Cisl Lombar<strong>di</strong>a entrano molto nel solco<br />

<strong>di</strong> questi temi, tra l’altro insistendo molto sull’importanza della contrattazione<br />

sociale che a livello territoriale i sindacati svolgono per potenziare<br />

le reti del offerta del welfare locale. Gli accenti sono tuttavia<br />

<strong>di</strong>versi.<br />

La Confederazione rivolge i propri sguar<strong>di</strong> agli scenari futuri che si<br />

prof<strong>il</strong>ano, in<strong>di</strong>cando prospettive e pratiche in grado <strong>di</strong> riconnettere in<br />

un’unica visione d’insieme l’agire delle singole parti e federazioni,<br />

compreso un certo accento innovativo su forme nuove <strong>di</strong> mutualità tra<br />

citta<strong>di</strong>ni e gruppi <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni tese a ritessere legami sociali, altrimenti<br />

soggetti a sole prospettive <strong>di</strong> privatizzazione. Cisl Lombar<strong>di</strong>a e Fnp rimangono<br />

su un piano più <strong>di</strong>rettamente collegato all’attività <strong>di</strong> rappresentanza<br />

sindacale. Vi è nei documenti come già detto <strong>il</strong> riconoscimento<br />

della natura plurale del welfare italiano. A questo si affianca<br />

tuttavia, forse più che in passato, una forte sottolineatura dello spazio<br />

pubblico, come garante stesso delle reti sociali. Il peso della crisi, l’acuirsi<br />

delle situazioni <strong>di</strong> rischio e scivolamento nella povertà, sono fenomeni<br />

destinati a cambiare le consolidate relazioni tra pubblico e privato.<br />

E probab<strong>il</strong>mente anche a innovare rispetto a certe matrici oggi<br />

inadeguate a leggere i mutamenti che stanno avvenendo all’interno<br />

dei corpi sociali.<br />

In questa ottica <strong>il</strong> documento della Fnp ma anche quello della Cisl<br />

Lombar<strong>di</strong>a, mettono bene in guar<strong>di</strong>a dal rischio <strong>di</strong> scivolamento del<br />

welfare italiano verso soluzioni solo private e erogate in esterno dai<br />

privati per conto del pubblico. In particolare è la Fnp che approfon<strong>di</strong>sce<br />

le questioni insite nel rapporto pubblico-privato all’interno del-<br />

221


CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

l’assistenza alle persone e altresì della sanità, sulla quale vi è una valutazione<br />

solo parzialmente positiva degli effetti della Spen<strong>di</strong>ng review.<br />

Vi è <strong>il</strong> riconoscimento dello stato attuale <strong>di</strong> grave deficit dell’assistenza<br />

sanitaria sul territorio e della importanza che un programma<br />

<strong>di</strong> riforme tese a rib<strong>il</strong>anciare i rapporti tra <strong>il</strong> mondo sanitario e quello<br />

dell’assistenza territoriale, potrebbe avere al fine non solo <strong>di</strong> conseguire<br />

obiettivi <strong>di</strong> spesa ma anche una migliore appropriatezza delle cure.<br />

Da questo punto <strong>di</strong> vista vi è certamente una valutazione positiva<br />

dei programmi <strong>di</strong> rior<strong>di</strong>no che dovrebbero accompagnare la razionalizzazione<br />

(in corso) dell’offerta ospedaliera. Rimane tuttavia un problema,<br />

inevaso peraltro dall’attuale corso legislativo: quello risorse.<br />

Come assicurare una piena e efficace presa in carico territoriale, soprattutto<br />

nei confronti dei non autosufficienti, se la rete dei servizi territoriali,<br />

integrati, a cavallo tra sociale e sanitario, <strong>di</strong> continuità assistenziale<br />

(come viene prefigurata dalla stessa Spen<strong>di</strong>ng review) non è<br />

investita <strong>di</strong> un vero e cre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e piano <strong>di</strong> riammodernamento? Questo è<br />

<strong>il</strong> nodo più critico dell’attuale fase che in realtà rischia <strong>di</strong> tradursi in<br />

un <strong>di</strong> meno <strong>di</strong> prestazioni, tanto ospedaliere quanto integrate sul territorio.<br />

Il confine tra efficienza e riduzione dei <strong>di</strong>ritti è molto stretto. E a ben<br />

vedere è questo <strong>il</strong> nodo problematico con cui le riforme la stessa contrattazione<br />

sociale deve fare i conti. Ci sono vincoli <strong>di</strong> b<strong>il</strong>ancio che non<br />

permettono ad oggi una estensione della spesa sociale. Anzi per più <strong>di</strong><br />

un verso questa spesa è destinata a <strong>di</strong>minuire. Ma come garantire livelli<br />

della prestazioni, <strong>di</strong>ritti sociali in una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> strutturale <strong>di</strong>minuzione<br />

<strong>di</strong> risorse? Questa è probab<strong>il</strong>mente la domanda che <strong>di</strong> più<br />

interroga le organizzazioni sindacali.<br />

222


CON LA NOSTRA STORIA,<br />

INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO<br />

XVII CONGRESSO NAZIONALE <strong>FNP</strong>–<strong>CISL</strong><br />

MATERIALE DI LAVORO<br />

La Fnp ha preso l’iniziativa <strong>di</strong> proporre alla Fondazione Pastore <strong>di</strong><br />

mettere a confronto alcuni documenti preparatori delle <strong>di</strong>scussioni<br />

congressuali. Sono state scelte le “tracce” dell’Unione Regionale<br />

della Lombar<strong>di</strong>a dal titolo “Ripartire”, gli “Elementi <strong>di</strong> riflessione per<br />

<strong>il</strong> XVII congresso” della Fnp e le “Tracce per <strong>il</strong> <strong>di</strong>battito<br />

congressuale” della Confederazione. Non si tratta naturalmente <strong>di</strong><br />

un confronto alla pari. In questo caso è appropriata una metafora<br />

riferita alla famiglia. Poiché tutte le strutture prese in esame sono<br />

<strong>di</strong> genere femmin<strong>il</strong>e, (La Unione, la Federazione, la Confederazione)<br />

potremmo <strong>di</strong>re che si mettono a confronto le idee e le proposte <strong>di</strong><br />

una madre e delle sue due maggiori figlie. Maggiori per quanto<br />

riguarda <strong>il</strong> <strong>numero</strong> degli iscritti. La Fnp ha poco meno del 50% degli<br />

iscritti alla Cisl e l’Unione della Lombar<strong>di</strong>a ne ha poco meno del<br />

18%. È sicuramente <strong>di</strong> grande ut<strong>il</strong>ità mettere a confronto e far<br />

circolare le idee, <strong>di</strong> una parte significativa (che solo per mancanza<br />

<strong>di</strong> spazio non può essere più ampia) fra quelle che sono maturate<br />

nell’intera Organizzazione.<br />

«Questo è <strong>il</strong> significato della lotta che ancora conducono i<br />

lavoratori pensionati: restare nella società. Ecco dunque perché<br />

i pensionati della Cisl sono ancora sulla breccia».<br />

Giulio Pastore<br />

prezzo del presente fascicolo: L 8,00, iva inclusa

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