14.06.2013 Views

n.3SETTEMBRE-OTTOBRE 2002

n.3SETTEMBRE-OTTOBRE 2002

n.3SETTEMBRE-OTTOBRE 2002

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

16<br />

La storia, le storie<br />

Così la meccanizzazione ha “lanciato” il riso<br />

In Piemonte il successo della Cascina Brarola, gestita da una famiglia veneta<br />

È l’alimento base di un uomo su tre. Almeno<br />

due miliardi di persone gli devono moltissimo,<br />

se non tutto, sotto il profilo nutritivo.<br />

Non a caso il riso, in particolare quella graminacea<br />

che si chiama Oryza Sativa, importantissima<br />

per l’alimentazione umana, viene<br />

definito “il re dei cereali”. Si dice che in Asia<br />

venga coltivata da oltre settemila anni, questa<br />

pianta amante dell’acqua e di climi per lo<br />

più caldo umidi, capace di crescere fino ad<br />

un metro e trenta, un metro e cinquanta<br />

centimetri di altezza.<br />

Coltivato in Estremo Oriente, ma anche in<br />

Brasile, in Egitto e negli Usa, il riso in Europa<br />

ha la sua area di riferimento in Piemonte,<br />

dove conta su aziende agricole specializzatissime.<br />

Una di queste, di cui raccontiamo la storia, è<br />

l’Azienda Agricola Cascina Brarola, appunto<br />

a Brarola, frazione di Vercelli, a una decina di<br />

chilometri dalla città. É un’azienda agricola<br />

avviata da una famiglia veneta, i Gasparotto,<br />

originari di Breganze. Agli inizi degli anni ‘50<br />

Bortolo Gasparotto, che a Breganze aveva<br />

delle vigne in collina, si sposta in Piemonte a<br />

cercar miglior fortuna.<br />

È nel ‘68 che acquista i terreni di Brarola, e<br />

da allora inizia la storia della sua cascina e<br />

del riso. Oggi Bortolo ha la soddisfazione di<br />

vedere i tre suoi figli maschi alla conduzione<br />

dell’azienda: Roberto, che segue soprattutto<br />

la parte amministrativa; Pietro, l’esperto<br />

sotto il profilo agronomico che sceglie i<br />

periodi della semina, il tipo di concimazione,<br />

e che tra l’altro guida la potente mietitrebbia<br />

Laverda 2760LX dell’azienda; e Giovanni,<br />

che si occupa delle tecnologie meccaniche e<br />

dei trattamenti fitosanitari.<br />

Tre fratelli che gestiscono insieme, e da soli,<br />

l’attività agricola, sempre impegnati tutto il<br />

giorno in campagna. “Conduciamo circa<br />

145 ettari, quasi tutti, a parte 7 a mais,<br />

destinati al riso - spiega il più giovane,<br />

Roberto Gasparotto -. La zona è pianeggiante,<br />

abbonda d’acqua, che per il riso<br />

serve in quantità e funge anche da termoregolatore.<br />

Le risaie si allagano a fine marzo<br />

dopo aver preparato il letto di semina e la<br />

concimazione e poi, diciamo dal 10 di aprile<br />

sino a fine maggio-prima decade di giugno,<br />

con gli spandiconcime si semina “a spaglio”:<br />

un lavoro che una volta veniva fatto a<br />

mano mentre oggi con le macchine si coprono<br />

raggi di 16-20 metri alla volta. La raccolta<br />

invece di solito inizia alla prima decade di<br />

settembre, noi normalmente impieghiamo<br />

nella nostra azienda venti giorni circa. Poi il<br />

riso va negli impianti di essiccazione e stoccaggio<br />

della cascina. L’anno scorso abbiamo<br />

podotto circa 9 mila quintali di risone (riso<br />

grezzo)”.<br />

Un lavoro metodico, da fare con grande<br />

cura e avvalendosi di adeguati mezzi meccanici.<br />

“In effetti credo che i veneti abbiano<br />

I Gasparotto e la loro azienda agricola: da sinistra Pietro Gasparotto, Roberto, mamma Ancilla, papà Bortolo e<br />

Giovanni Gasparotto.<br />

grande merito nella meccanizzazione per la<br />

coltivazione del riso in Piemonte - dice<br />

Roberto -, molte famiglie sono emigrate qui.<br />

Da queste parti, compreso mio padre che<br />

agli inizi lavorava col fratello Giuseppe, furono<br />

tra i primi a meccanizzare i processi produttivi.<br />

Fosse andata avanti la tradizione<br />

manuale, lo sviluppo delle risaie piemontesi<br />

sarebbe stato sicuramente più lento. Noi<br />

abbiamo sempre investito per avere macchine<br />

all’avanguardia e la nuova mietitrebbia<br />

Laverda 2760LX, acquistata un anno fa, si è<br />

dimostrata molto affidabile. Eravamo stati a<br />

Breganze a trovare dei parenti e, sentito del<br />

rilancio Laverda, abbiamo visitato lo stabilimento<br />

e siamo stati piacevolmente sorpresi<br />

dall’organizzazione del ciclo produttivo e dal<br />

conoscere come nascevano le “rosse”. Così<br />

l’abbiamo presa. I manager Laverda sono<br />

anche venuti a trovarci con dei clienti russi,<br />

che volevano vedere la macchina in campagna<br />

e conoscere le nostre osservazioni”.<br />

Il risone prodotto dalla Cascina Brarola viene<br />

venduto a grandi riserie che lo sbiancano e<br />

brillano, facendo uscire dalle bucce il riso<br />

bianco, poi avviato sui mercati interno e<br />

internazionale. I Gasparotto però da alcuni<br />

anni hanno iniziato, per cercare di sfuggire<br />

alla crisi che coinvolge da diversi anni il settore<br />

e per avvicinare il consumatore finale,<br />

l’attività di vendita diretta. Attività che si sta<br />

dimostrando interessante: una piccola parte<br />

del loro riso lo fanno lavorare a una piccola<br />

riseria locale e lo rivendono poi direttamente<br />

ai consumatori. La cascina è diventata il<br />

principale punto di vendita, ma altri in<br />

Piemonte, nel Veneto e in Italia cominciano<br />

a tenere questo prodotto di nicchia, di altissima<br />

qualità, così come molti ristoranti.<br />

Curiosità da sottolineare, i Gasparotto ora<br />

tornano ogni anno a Breganze, per la fiera<br />

di S. Martino, anche per vendere sulla bancarella<br />

il loro riso, che va a ruba.<br />

Quali tipi di riso produce la cascina? “Per il<br />

mercato interno, ottimi per i risotti per il loro<br />

granello grosso, il Carnaroli, il migliore a<br />

livello nazionale, e il Baldo - dice Roberto<br />

Gasparotto -. Poi c’è il S. Andrea, tipico della<br />

Baraggia, la zona verso Gattinara; all’estero<br />

è preferito, coi chicchi sottili e lunghi il riso<br />

tipo Thaibonnet. Per l’integrale, un mercato<br />

che comincia a prendere piede, va bene ogni<br />

qualità, ma noi proponiamo il Baldo”.<br />

Laverda S.p.A. via F. Laverda, 15/17 - 36042 Breganze [VI] Italia<br />

Nel massimo rispetto per<br />

t. +39.0445.385311 f. +39.0445.873355<br />

l’ambiente, questo giornale è<br />

webmaster@laverdaworld.com www.laverdaworld.com stampato su carta riciclata al 100%

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!