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s p e c i a l e<br />

Danie<strong>la</strong> Vergara<br />

con Luca Giurato<br />

e Alfio Spadaro<br />

nel<strong>la</strong> Hall<br />

del Berlin Hotel<br />

Franco Bonanno<br />

con Demetrio<br />

Ripepi e un folto<br />

gruppo di giovani<br />

manager Aiop<br />

Giuseppe Puntin con Franco Toniolo e il dott. Camisa<br />

VIII Berlino, goodbye<br />

Gli swingers<br />

berlinesi<br />

E Luca Giurato<br />

corse a Roma<br />

chiamato<br />

dal<strong>la</strong> Rai<br />

Mentre i <strong>la</strong>vori dell’assise berlinese<br />

dell’AIOP entravano nel vivo, con<br />

qualche intermezzo culturale e un<br />

elegante ga<strong>la</strong>, è arrivata <strong>la</strong> telefonata.<br />

Nel cuore del<strong>la</strong> notte. Era <strong>la</strong> voce<br />

di Fabrizio Del Noce, direttore di<br />

Raiuno, che allertava Luca Giurato,<br />

ospite con <strong>la</strong> moglie Danie<strong>la</strong><br />

Vergara del<strong>la</strong> convention di<br />

Mondosalute nell’ambito del<strong>la</strong> 39ma assemblea nazionale<br />

dell’ospedalità privata. “E chi ha potuto dormire<br />

più –chiosava Danie<strong>la</strong>- a quell’annuncio imprevisto<br />

e perentorio?”. Finiva così l’avventura del grande<br />

“gaffeur” a Berlino per poche ore, fra gli “in bocca<br />

al lupo” di amici e colleghi. E le agenzie che battevano<br />

<strong>la</strong> notizia : “Giurato raggiunto a Berlino, torna<br />

a condurre…”<br />

L’avv. Motta con l’avv. Sabbino e signora<br />

Ettore Sansavini con <strong>la</strong> giovane figlio<strong>la</strong> Eleonora<br />

Emmanuel Miraglia con Vito Bellini, Enzo Paolini, Fabio Miraglia<br />

All’aeroporto di Bagdad 70 uomini vivono<br />

in una base da loro costruita con<br />

palestra e sauna. Quasi tutti ex militari.<br />

Però non appartengono a compagnie private<br />

di mercenari. Nell’ambiguo mondo di<br />

guardie del corpo e miliziani accorsi in Iraq<br />

per <strong>la</strong> guerra, quei 70 rappresentano i “buoni”.<br />

Sono lì per trasportare in aereo funzionari<br />

delle Nazioni Unite, aiuti alimentari del<strong>la</strong><br />

Croce rossa e per evacuare interi gruppi di<br />

cittadini in pericolo.<br />

Il loro motto è “Non ci sparate, we’re the<br />

good guys”, siamo i bravi ragazzi. Lavorano<br />

per <strong>la</strong> compagnia aerea SkyLink, che dalle sedi<br />

di Canada e Kenia manda i suoi velivoli nei<br />

luoghi più infuocati del globo. Anche il governo<br />

italiano si è affidato ai “bravi ragazzi”<br />

di SkyLink per spedire l’attrezzatura del <strong>la</strong>boratorio<br />

di restauro al museo del<strong>la</strong> capitale<br />

LE AVVENTURE DELL’INVIATO ◆ DI MARCO NESE<br />

“Siamo i bravi ragazzi”<br />

Il loro motto “non ci sparate...”<br />

Sono 70 e vivono all’aeroporto di Bagdad.<br />

Volontari a sostegno dell’Onu e del<strong>la</strong> Croce Rossa<br />

irachena. Mike Doug<strong>la</strong>s, capo del<strong>la</strong> SkyLink<br />

a Bagdad, sfoggia una lettera del segretario<br />

americano al commercio, Donald L.Evans,<br />

“ammirato per il vostro <strong>la</strong>voro in questi tempi<br />

duri”.<br />

A RISCHIO<br />

Sono infatti i governi, le Nazioni Unite e le<br />

agenzie umanitarie i clienti di questi uomini<br />

addestrati e coraggiosi. Nel 1992 vo<strong>la</strong>vano<br />

in Cambogia con missioni<br />

dell’Onu e i Khmer rossi offrivano una<br />

taglia di 5 mi<strong>la</strong> dol<strong>la</strong>ri per ogni aereo<br />

delle Nazioni Unite abbattuto. Al<strong>la</strong> fine<br />

di un volo il pilota contò 400 buchi<br />

di pallottole nel velivolo.<br />

Durante <strong>la</strong> crisi dei Balcani l’aeroporto<br />

di Sarajevo era chiuso e <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione,<br />

senza scorte di cibo, era ridotta<br />

al<strong>la</strong> fame. L’Onu convocò i “bravi ragazzi”<br />

chiedendo se se <strong>la</strong> sentivano di<br />

rischiare. Accettarono e con un aereo<br />

carico di generi alimentari comparvero<br />

nei cieli di Sarajevo. Atterrarono<br />

sul<strong>la</strong> nuvo<strong>la</strong> di fumo sprigionata dal<br />

serbatoio centrato da un razzo.<br />

Andò meglio nel corso del<strong>la</strong> guerra del<br />

Kosovo. Si trattava di <strong>la</strong>nciare rifornimenti<br />

di cibo in vil<strong>la</strong>ggi iso<strong>la</strong>ti. La<br />

Nato concesse solo 10 minuti per l’operazione<br />

che venne effettuata con aerei<br />

dipinti con vernici fosforescenti per<br />

renderli riconoscibili ai caccia degli alleati.<br />

SKY LINK<br />

Le squadre del<strong>la</strong> SkyLink si sono a volte<br />

trovate di fronte a situazioni umane<br />

terribili. E anche se non faceva parte del<br />

loro <strong>la</strong>voro, hanno dato una mano. Nel<br />

1994 compirono una spedizione Onu<br />

in Ruanda. “Fummo circondati – ricorda il<br />

pilota Bjorn Loken – da centinaia di bambini<br />

orfani, senza cibo e senza casa. Facemmo<br />

arrivare a nostre spese coperte, cibo e medicine<br />

per 900 orfani”.<br />

L’idea di creare squadre di “bravi ragazzi”<br />

venne una quindicina di anni fa a Walter<br />

Arbib, un ebreo nato in Libia e fuggito da<br />

Tripoli nel 1967, quando gli incendiarono <strong>la</strong><br />

casa. “Per diventare nostri operatori – dice<br />

Arbib – bisogna essere pronti a partire a qualsiasi<br />

ora del giorno e del<strong>la</strong> notte”. Si sono<br />

mobilitati anche per il terremoto in Turchia,<br />

le alluvioni in Oriente, hanno evacuato<br />

dall’Eritrea i civili per conto dei governi di<br />

Stati Uniti, Canada, Ma<strong>la</strong>ysia e Filippine. In<br />

Ango<strong>la</strong> fecero <strong>la</strong> spo<strong>la</strong> con 40 elicotteri Mi-<br />

26, i più grandi del mondo, per mettere al sicuro<br />

in Sud Africa centinaia di rifugiati.<br />

Sempre con gli elicotteri hanno prelevato i<br />

capi tribù in Afghanistan per farli partecipare<br />

al<strong>la</strong> Loya Jirga a Kabul.<br />

Non sempre fi<strong>la</strong> tutto liscio. In Ango<strong>la</strong> un aereo<br />

con 5 funzionari dell’Onu fu colpito. Il<br />

pilota, un russo, compì un atterraggio di<br />

emergenza. Scese per control<strong>la</strong>re i danni. Ma<br />

era finito in un campo minato e un ordigno<br />

lo uccise. I 5 funzionari furono salvati da un<br />

elicottero sul quale si arrampicarono con una<br />

sca<strong>la</strong> di corda.<br />

MISSIONI IMPOSSIBILI<br />

“Tante missioni formidabili – dice Surjit<br />

Babra, capo del<strong>la</strong> sede di Toronto – ma <strong>la</strong> più<br />

emozionante è stata quel<strong>la</strong> dei libri sacri dei<br />

Sikh indiani”. Bisognava portarne 149 dal<br />

tempio d’oro di Amristar al Canada. Per i<br />

Sikh sono simili a un guru. Vanno trattati come<br />

un essere umano. Li hanno sistemati uno<br />

su ogni sedile di un Tupolev 154 dopo aver<br />

modificato le cinture di sicurezza per adattarle<br />

ai singoli volumi.<br />

~ 33 ~ MONDOSALUTE

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