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Dda, pizzo ad Angiolucci: manette per affiliati ai Cursoti ... - Addiopizzo

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O<strong>per</strong>azione della Procura<br />

<strong>Dda</strong>, <strong>pizzo</strong> <strong>ad</strong> <strong>Angiolucci</strong>: <strong>manette</strong> <strong>per</strong> <strong>affiliati</strong> <strong>ai</strong> <strong>Cursoti</strong><br />

Lunedì 04 Marzo 2013 - 10:19 di Anthony Distefano<br />

O<strong>per</strong>azione della Squ<strong>ad</strong>ra Mobile coordinata dalla <strong>Dda</strong> etnea guidata dal<br />

Procuratore Giovanni Salvi. I fatti risalirebbero al 2005: all'attività<br />

commerciale imposto il pagamento di 2 mila euro al mese assieme all'assunzione<br />

di un "uomo di fiducia". Il plauso di AddioPizzo.<br />

CATANIA. Un <strong>pizzo</strong> da duemila euro al mese. Ed in più l’assunzione di un “uomo di fiducia”: di<br />

suo genero. E’ stata una o<strong>per</strong>azione che riapre contorni e scenari avvilenti quella messa a segno<br />

dalla Squ<strong>ad</strong>ra Mobile di Catania e dalla <strong>Dda</strong> guidata dal Procuratore Giovanni Salvi. Gli ordini di<br />

arresto sono stati spiccati <strong>per</strong> il 64enne Giuseppe Garozzo (detto “Pippu ‘u maritatu”), pregiudicato,<br />

già detenuto; Francesco Carmeci (43 anni), inteso”Franco Pacchianella” o “Aquila”, anch’egli<br />

pregiudicato, già detenuto; Giovanni Gurreri (56 anni) detto ”Giovanni Zorro” o “Testa rossa”, pure<br />

lui pregiudicato, già detenuto. Per loro, l’accusa è di “concorso in estorsione continuata ed<br />

aggravata dall’art. 7 della Legge 203/91, in pregiudizio del noto esercizio di “Ottica” <strong>Angiolucci</strong>”.<br />

In una nota a firma del Procuratore Capo, si legge: “La misura cautelare trae origine dal prosieguo<br />

delle indagini di tipo tecnico, coordinate dalla D.D.A. di Catania, che avevano già condotto in data<br />

8 maggio 2012 all’esecuzione di decreto di fermo di indiziato di delitto, emesso in data 7.5.2012,<br />

nei confronti di nr.20 <strong>affiliati</strong> all’organizzazione dei <strong>Cursoti</strong>, gravemente indiziati di associazione<br />

<strong>per</strong> delinquere di stampo mafioso, estorsioni, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti detenzione<br />

e porto illegale di armi clandestine e da guerra, ricettazione ed altri reati, tutti aggravati dall’art. 7<br />

della Legge 203/91. (o<strong>per</strong>azione “Nuovo Corso”)”. Da lì, seguirono le intercettazioni ambientali<br />

che in carcere portarono alla luce i “versamenti” che erano stati pretesi dall’esercizio commerciale:<br />

2 mila euro al mese, <strong>per</strong> l’appunto.<br />

In particolare, gli esiti delle intercettazioni condotte in ambiente carcerario ed i colloqui dei tre<br />

destinatari dell’odierna misura cautelare con i familiari hanno evidenziato che i titolari del predetto<br />

esercizio commerciale versavano mensilmente al gruppo capeggiato da Giuseppe Garozzo la<br />

somma di 2 mila euro a titolo di tangente estorsiva. “Sulla scorta di ulteriori acquisizioni<br />

investigative della Squ<strong>ad</strong>ra Mobile – si legge ancora nella nota -, la Procura Distrettuale della<br />

Repubblica, nella giornata del decorso 28 febbr<strong>ai</strong>o, ha emesso decreto di fermo di indiziato di<br />

delitto nei confronti di: Salvatore Zuccaro (classe 1981); Agata Rosaria Rapisarda (1985); Manuel<br />

Rapisarda (1992). Gravemente indiziati del reato di estorsione continuata in pregiudizio della<br />

medesima ditta con l’aggravante di cui all’art. 7 della Legge 203/91, avendo agito avvalendosi delle<br />

condizioni di assoggettamento ed omertà derivanti dall’appartenenza all’organizzazione mafiosa dei<br />

<strong>Cursoti</strong>”.<br />

Sempre nel 2005, gli investigatori ritengono poi che il pregiudicato Gaetano Rapisarda, deceduto in<br />

carcere nel 2008, avrebbe imposto <strong>ai</strong> titolari della <strong>Angiolucci</strong> anche l’assunzione del genero<br />

Salvatore Zuccaro, sposato con la figlia Agata Rosaria Rapisarda. “Successivamente al decesso del<br />

predetto RAPISARDA Gaetano, i titolari avrebbero continuato a pagare la tangente a ZUCCARO e


sarebbero stati costretti, <strong>per</strong> imposizione di quest’ultimo, <strong>ad</strong> assumere anche RAPISARDA Manuel,<br />

figlio di Gaetano”.

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