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Relazione di Maria Grazia Mazzola, inviato speciale RAITRE, al seminario<br />

"L'associazionismo antiracket e la difesa delle imprese" dell’Università di Palermo e del<br />

centro-studi Pio La Torre, Palermo, Sala dei Baroni dello Steri, Lunedì 21 Febbraio 2005<br />

E’ il 10 gennaio 1991 quando l’imprenditore Libero Grassi dice no al racket delle estorsioni e lo fa<br />

in modo chiaro, civile e moderno: con una lettera della quale chiede pubblicazione al Giornale di<br />

Sicilia. Dice poche cose semplici e, ripeto, chiare, inequivocabili. “Volevo avvertire il nostro ignoto<br />

estortore - scrive Libero Grassi - di risparmiare telefonate minacciose, micce, bombe… Abbiamo<br />

deciso di non pagare e ci siamo messi sotto la protezione della polizia”.<br />

Una posizione netta: o bianco o nero. E Libero Grassi sceglie di stare dalla parte dello stato…<br />

...dice “ci siamo messi sotto la protezione della polizia”. Stai da una parte oppure da un’altra. E se<br />

paghi, alimenti la zona grigia, incrementi le telefonate anonime, le micce, le bombe. Se paghi la<br />

protezione emargini colui che non paga, lo rendi più debole, lo spingi nell’angolo. Non è vero che<br />

così ti fai gli affari tuoi, anzi ti stai facendo violentemente gli affari dell’altro emarginandolo…… e<br />

così è stato fatto con Libero Grassi.<br />

E noi giornalisti abbiamo un dovere in più: dare voce a quelli ai quali hanno chiuso la bocca…<br />

l’inchiesta, la ricerca della verità, lo scavo, andare a guardare là dove, in tanti, voltano la faccia,<br />

guardare là dove non si vede… lo scoop…. “To scoop” in inglese vuol dire ‘scavare’, non è<br />

sinonimo di un giornalismo che specula sulle sensazioni…. Letteralmente vuol dire ‘scavare con un<br />

cucchiaio…’, gli inglesi sono precisi…. Ed è questo che è chiamato a fare chi si dedica al<br />

giornalismo d’inchiesta: …scavare con gli strumenti della professione, studiare il territorio, i dati,<br />

ascoltare gli altri, analizzare i fatti senza fermarsi alla superficie, essere critici e severi come un<br />

chirurgo mai sordi alla sofferenza… E poi è necessario anche evocare la memoria, in un paese,<br />

come il nostro, dove spesso si vive come se fosse il primo giorno, cioè dimenticando la storia che ci<br />

si porta dietro. Quella della quale andare orgogliosi ma anche quella della quale è necessario a volte<br />

vergognarsi, quando riguarda il malaffare e la corruzione.<br />

Ecco, la storia…... E che cosa fa il presidente dell’associazione industriali di Palermo dell’epoca?<br />

Di fatto isola Libero Grassi, e lo fa pubblicamente con un’intervista, prendendo le distanze dal<br />

coraggioso imprenditore. Il 22 gennaio 1991 - appena 12 giorni dopo la sua denuncia - il presidente<br />

degli industriali di Palermo dice testualmente “Le buone famiglie tendono a tacere”… ...Se mi è<br />

consentito, questa frase mi evoca l’immagine della famiglia dove botte e tradimenti sono la regola<br />

tra le mura domestiche, ma poi quando si varca la soglia di casa ci si finge una famiglia esemplare<br />

...e magari fuori ci credono pure….e così il presidente degli industriali dell’epoca spiega che Libero<br />

Grassi ha scatenato una “tammuriata” - usa questo termine - cioè un rullo corale di tamburi, quindi<br />

ha fatto molto rumore, questo dice l’industriale, un rumore assordante, che ha richiamato troppa<br />

attenzione, che ha fatto apparire la Sicilia come terra di sola criminalità, dove l’industria non può<br />

vivere e svilupparsi, così dice quel presidente… ...un argomento questo troppo abusato anche di<br />

recente… ….comunque, così il senso della presa di distanza dell’industriale da Libero Grassi… o<br />

fai silenzio e pensi ai tuoi affari, o, se parli, e dici la verità, vai fuori dal circuito delle buone<br />

famiglie, il tuo posto è ai margini, e i guadagni sono magri... E magari da te non compro più, perché<br />

non sei come gli altri, non stai in silenzio e non ti fai gli affari tuoi……<br />

E il cronista che fa? Deve tacere, come si fa nelle buone famiglie? Non deve raccontare ciò che gli<br />

occhi e la coscienza registrano? Quello che ha verificato di persona? E quando la realtà è capovolta,


non deve dirlo, non deve mostrarlo? Un giornalista d’inchiesta non può far parte delle buone<br />

famiglie, meglio essere orfani e non appartenere ad alcuna famiglia, neanche adottiva, non si<br />

possono avere padrini se vuoi raccontare quello che vedi… …. Meglio avere come compagni di<br />

viaggio un taccuino carico di notizie vere e complete, documentate, d'interesse pubblico, queste<br />

sono le regole cui attenersi con rigore… ...meglio una telecamera ricca d'immagini inedite e già<br />

viste - perché a volte la realtà si ripete, la vediamo uguale a 10, a 20 anni fa, e anche quello bisogna<br />

dire. Meglio avere una telecamera che ha registrato le storie delle vittime dell’ingiustizia, del racket,<br />

dell’arroganza e degli abusi del potere, delle collusioni politiche con la mafia, perché la mafia senza<br />

la forza della politica sarebbe già stata sconfitta da tempo. E la storia lo insegna. La realtà cambia se<br />

noi la facciamo cambiare con gesti di quotidiana verità…<br />

E allora, bisogna, perché no? “tammuriare”. Facciamo rullare i tamburi della verità come ha fatto<br />

Libero Grassi, … il giornalista lo faccia con gli strumenti della sua professione, ciascuno con quello<br />

di cui dispone, ma dica la verità e quando non la dirà, sappia che sta isolando colui che la sta<br />

affermando. Se evadi il fisco e non paghi le tasse, la pressione fiscale si farà più pressante sul resto<br />

della collettività che le paga… Se non versi i contributi ai lavoratori, sei responsabile<br />

dell’impoverimento del più debole... Se non fatturi il materiale che vendi, penalizzi chi invece lo<br />

fattura e inquini il mercato….e allora il giornalista ha il dovere di andare a fare inchieste sul lavoro<br />

nero, sul lavoro minorile, sulla sicurezza nei posti di lavoro… ...ancora oggi si muore cadendo da<br />

un’impalcatura insicura, spesso nel silenzio e nell’indifferenza generali… ancora oggi rimangono<br />

insoluti molti delitti e …quanti! …i delitti dei colleghi assassinati mentre indagavano su un traffico<br />

d'armi, oppure in zona di guerra, non a caccia di sensazionalismi ma per raccontarvi la verità, per<br />

questo sono morti. Ancora oggi, dal 1970, non sappiamo chi si è portato via Mauro De Mauro<br />

mentre era all’opera con le sue inchieste, mentre cercava la verità sulla fine di Mattei. Sappiamo che<br />

è stata la mafia, ma a distanza di tutti questi anni non si è mai fatta piena luce. …E se Palermo ha<br />

oggi una fiaccola di resistenza civile ancora accesa, è anche grazie a quella generazione di cronisti<br />

coraggiosi e infaticabili del quotidiano "L'Ora" che ha fatto storia ….E' grazie a Mario Francese, a<br />

Beppe Alfano... Fava, Impastato …ancora non conosciamo i mandanti delle stragi…e poi ci sono<br />

familiari di vittime di attentati che attendono giustizia ancora dopo venti, trent’anni…che storia è<br />

mai quella che non include la verità, ma solo frammenti, barlumi? Che democrazia è, se non si<br />

scopre la verità e non si ha il coraggio di pubblicarla? Non possiamo permetterci di vivere da<br />

ingannati o da ciechi… ...Se paghi il racket, finanzi la potenza militare della mafia, assicuri lo<br />

stipendio agli uomini del clan, paghi gli abiti e le auto dei killer, degli estortori, con i tuoi soldi stai<br />

ingrassando l’organizzazione. E poi c’è un punto importante sul quale riflettere a lungo. L’indotto<br />

della mafia.<br />

Sul percorso di Libero Grassi, non solo la mafia, ma anche altri hanno seminato chiodi e vetri,<br />

sapendo che l’imprenditore portava i sandali e non le scarpe chiodate... ...Quando non si dice la<br />

verità, si mina gravemente il percorso proprio e quello degli altri… ...Le banche applicano<br />

all’imprenditore tassi d'interesse del 23%, un numero da capogiro, e cioè ben 6 punti percentuali in<br />

più rispetto ai tassi applicati agli altri industriali. Questa è storia e la storia deve essere ricordata.<br />

E la storia si ripete… …dopo l’inchiesta che ho curato per Report, “La mafia che non spara”, mi ha<br />

chiamato un industriale – del quale per ovvi motivi di riservatezza non posso fare il nome – e mi ha<br />

detto: “Finché abbiamo avuto il boss mafioso all’interno della nostra attività economica, le banche<br />

ci facevano credito… ...ora che lo abbiamo buttato fuori, ci stanno affamando e rischiamo di<br />

chiudere… ...la vostra inchiesta ha detto la verità e ora denuncerò anche questo…” E la verità può<br />

fare scandalo solo quando siamo circondati dalle bugie.<br />

C’è un principio evangelico che mi appassiona da molto tempo e dice così: “Le cose che ti sono<br />

state dette in segreto, di nascosto, al buio, tu gridale sui tetti, falle sapere alla luce del sole”. Parole


semplici ma chiare, questo ha raccontato Report, con un lavoro che è costato tre mesi e mezzo e non<br />

si è fermato alla superficie.<br />

I dati sui fenomeni sommersi si scovano, non si aspettano su un piatto d’argento né te li fai porgere.<br />

I dati sulle estorsioni si vanno a cercare. Ci vogliamo fermare al fatto che le denunce sono in calo?<br />

Il telefono antiracket tace, allora le estorsioni non ci sono più?<br />

La mafia non spara, allora è stata sconfitta?<br />

E come la mettiamo con gli indicatori delle inchieste giudiziarie dai quali emergono invece che si<br />

paga a tappeto? Basta guardare nei libri-mastri di cosa nostra, sul libro-paga sono in tanti,<br />

tantissimi, pagano anche i poveri. Il 70% è la media regionale in Sicilia di quanti pagano il pizzo.<br />

…E per un mafioso che va in carcere, è già previsto il passaggio di consegne; sono stati ritrovati<br />

anche i biglietti dove il mafioso scrive, senza scomporsi perché va in cella: “Dicci a Gino che<br />

quello non ha pagato e che ci deve ripassare il mese prossimo…” …c’è crisi di legalità, il cittadino<br />

non può avere fiducia nell’istituzione con il volto da Dott. Jekyll e Mr. Hyde... c’è bisogno di<br />

chiarezza, il rappresentante dell’istituzione non può andare a braccetto con il mafioso e neanche il<br />

politico… anche per questo i cittadini tacciono e non hanno più fiducia…<br />

E in quale paese democratico un’impresa di calcestruzzi, finché è stata proprietà del mafioso<br />

latitante e dei suoi figli, ha fatto affari a palate e quando, con fatica, lo stato la confisca, i suoi affari<br />

crollano? Perché nella città di Trapani il calcestruzzo dello stato gli imprenditori non se lo<br />

comprano più? Quegli stessi imprenditori che compravano lo stesso calcestruzzo allora dal<br />

mafioso… …come mai la stessa qualità di calcestruzzo prima era buona e ora non lo è più? E<br />

quell'impresa oggi rischia la chiusura con il licenziamento dei suoi dieci dipendenti… ...che<br />

sconfitta per la legalità sarebbe se la Calcestruzzi Ericina chiudesse! …Mi risulta che dopo<br />

l’inchiesta di Report,alcuni imprenditori sono ritornati dopo tempo, anni, a comprare in questi<br />

giorni il calcestruzzo dello stato. C’erano almeno trenta siciliani DOC intervistati nell’ambito<br />

dell’inchiesta sulla mafia e tutti hanno rifiutato la cultura del silenzio, hanno fatto affermazioni di<br />

verità, hanno esposto la propria faccia davanti alla telecamera contro la mafia, mettendo a rischio la<br />

propria incolumità. Sono loro che hanno fatto tanto rumore nell’inchiesta di Report, hanno scelto di<br />

“tammuriare”: imprenditori, insegnanti, magistrati, operai, esponenti delle istituzioni, familiari delle<br />

vittime. Hanno fatto sentire la voce e ci hanno raccontato che la realtà si è capovolta. Questa è la<br />

Sicilia degli onesti, quella che ha il coraggio di dire parole di verità. L’imprenditrice di Vicari<br />

taglieggiata dall’uomo di Provenzano, dopo avere denunciato, ha detto che in paese la guardano<br />

come se il male l’avesse fatto lei, perché ha denunciato!! Ha parlato, rotto il silenzio.<br />

Allora: è Report che ha capovolto la realtà, o è la realtà che risulta essere invece capovolta?<br />

Ed è talmente capovolta la realtà, che c’è un uomo di 72 anni, che si chiama Provenzano, ricercato<br />

da 42, accusato di essere il capo di Cosa Nostra, che è riuscito fino ad oggi ad anticipare sempre le<br />

mosse degli inquirenti e si fa beffa dello stato perché non lo prendono… …perché altri controllano<br />

il territorio più dello stato, nonostante che con grande sacrificio alcuni lo cercano. Questa è la verità<br />

e Report l’ha mostrato con un filmato inedito che ha anticipato un’importante operazione antimafia<br />

della procura di Palermo…<br />

Il vescovo Scola ha detto nei giorni scorsi che il servilismo dei giornalisti è peccato… E’<br />

un’affermazione molto importante, sempre, ma soprattutto in questi tempi.<br />

Perché se si vuol fare un’informazione libera, ci si fa comunque dei nemici, soprattutto se si indaga,<br />

se ci si chiede il perché… se mostri le bugie e gli inganni … …Diffido di quelli che vanno in giro


dicendo che in trent’anni di giornalismo non hanno mai avuto nemici né querele… ...mah! …vuol<br />

dire che da wotchdog, come chiamano gli inglesi il giornalismo di inchiesta, cioè cane da guardia,<br />

si sono trasformati in servant-dog, cani da compagnia! oppure ...ciambellani del re, quelli che<br />

reggono i microfoni al potente di turno e gli pongono una domandina a piacere, come si faceva alla<br />

scuola media… quelli che rifanno il trucco al re perché appaia in pubblico più bello, più<br />

rassicurante, più attraente… mentre in qualche angolo di qualche redazione ci sono giornalisti<br />

emarginati perché non manipolabili, non rassicuranti con le loro domande e con quel maledetto<br />

vizio di ficcare il naso dappertutto per chiedersi sempre: perché? Colleghi ai quali non è più<br />

consentito fare le inchieste, perché disturbano, richiedono tempi lunghi, fatica… e invece oggi tutto<br />

deve essere veloce e godibile subito, …le inchieste sono scomode, non rassicurano, e procurano<br />

nemici in alto… così partono le bordate. E’ un percorso ad ostacoli, spesso minato…<br />

Infatti il giornalismo d'inchiesta rischia di sparire, perché crea troppi problemi… ma rischia di<br />

sparire anche il giornalismo più semplice, perché la tendenza ormai è quella di tenere alla scrivania<br />

il redattore, facendogli cucire i pezzi con le notizie che gli arrivano, tenendolo distante dalla verifica<br />

diretta della strada… ...una specie di sartoria dell’informazione, una catena di montaggio, una<br />

fabbrica coreana della notizia, che sforna prodotti ben confezionati a buon mercato …ma quanto poi<br />

quelle notizie corrispondano alla realtà, questo è tutto da verificare… …E poi ci sono le querele...<br />

Le querele a volte sono legittime, ma ormai è accertato dallo stesso ordine dei giornalisti che la<br />

querela viene spesso usata come strumento d'intimidazione nei confronti del giornalista e quindi<br />

dell’informazione libera… ...soprattutto se fai certi nomi, se approfondisci certi argomenti… se<br />

sfiori cordate economiche o enti di rilievo …ti becchi comunque la querela… anche se poi si rivela<br />

infondata… ma, nel frattempo che la causa va avanti e passano gli anni, in redazione al giornalista<br />

sarà tolto quel caso che stava trattando, e su quell’argomento non potrà scrivere più… …almeno in<br />

alcune redazioni è così … e magari, se ha pestato troppo i piedi, gli tolgono anche la<br />

specializzazione… ...se è giudiziaria, e lo mettono a fare la cronaca delle persone scomparse, così<br />

non può più dare disturbo. ….Quanti colleghi hanno vissuto e vivono questi episodi!!!!<br />

Il potere e l’informazione o si scontrano o si sposano… questa è la storia ….o sei compiacente o fai<br />

informazione… ...A prescindere dalle conseguenze il giornalista deve esercitare il potere di verifica<br />

sulla realtà, sui poteri, sull’operato del governo, chi fa da contraltare? Chi guarderà dietro le quinte?<br />

Se sono tutti d’accordo, governo e giornalisti, assisterete ad un’informazione virtuale. La<br />

democrazia è in grave pericolo quando i ciambellani del re aumentano e i cani da guardia si fanno<br />

addomesticare! …e il problema non è la libertà d'informazione, perché la nostra costituzione la<br />

garantisce …il problema è l’informazione libera…… e quindi la libertà te la devi prendere... Allora<br />

l’informazione libera è una conquista quotidiana, una battaglia, la devi fare valere ogni giorno e<br />

ogni giorno puoi correre il rischio che ti spostino di scrivania, e le regole a tutela del giornalista<br />

nelle redazioni sono pochissime. Dunque il punto non è affermare dei principi teorici, oppure<br />

ostentare in qualche passerella bei discorsi intellettuali e accattivanti sul giornalismo …il problema<br />

è pratico. Se chiedono al giornalista di scrivere una cosa diversa da quella che ha visto, se ha<br />

deontologia, deve ritirare la firma e la faccia. Forse pochi sanno che il contratto nazionale di lavoro<br />

dei giornalisti lo prevede a tutela del giornalista e della verità, dunque anche a vostra tutela in<br />

qualità di utenti... ...Se il giornalista è autorevole e credibile, non può mentire e darsi alla<br />

propaganda... Il nodo è esercitare l’informazione libera, non esercitare le mandibole con belle frasi<br />

o fingere di non capire che è arrivato il momento di dire no. Ma quanti, poi, lo fanno??? Bisogna<br />

essere consapevoli che a volte è necessario pagare anche un prezzo e che l’omologazione dei servi<br />

sciocchi può arrivare a costare il pregiudizio di una costituzione che è costata il sangue dei padri<br />

fondatori...<br />

Voglio concludere con le parole di uno degli attuali simboli del giornalismo libero, Bill Kovach,<br />

che durante un incontro con gli studenti dell’Università Autonoma di Madrid, alcuni giorni fa, li ha


invitati a sviluppare il pensiero critico, non disfattista ma critico, di qualità, vero e credibile, al<br />

riparo da ogni propaganda… ...Kovach ha spiegato che l’invasione dell’Iraq è stata appoggiata<br />

grazie “al mondo virtuale di una minaccia imminente”, creata dagli Stati Uniti, con l’appoggio<br />

della stampa che non ha esercitato il suo potere autonomo di verifica… …sono convinta che la<br />

civiltà di un popolo si misura dal grado di informazione libera e vera che esso esprime.

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